Nessie New Logo

30 December 2019

Cartoline di fine d'anno



Rieccoci. Come ogni anno siamo qui a fare bilanci su quanto è stato realizzato, su quanto resta da realizzare, sulle soddisfazioni ottenute, sulle immancabili delusioni (in politica sempre tante!).  Poi si riaffaccia la speranza di un anno migliore, speranza che è quasi diventata una consuetudine. A parte l'anomalia (unica al mondo, ma noi siamo degli originali) dei due Giuseppi (l'uno di un colore politico, che succede all'altro di altro colore con altra coalizione), qualche successo c'è stato: le Elezioni europee vinte dalla Lega,  come pure le elezioni in Umbria, la grande manifestazione sovranista a Piazza S. Giovanni a Roma, il ciclone hard Brexit  ai primi di dicembre. Successi guastati in parte,  da elementi di intralcio come le  futili sardine nutrite a mangime da Prodi (a sua volta insufflato da Soros), come in questa vignetta



Poi c'è stata la  recente penosa conferenza di fine d'anno di Giuseppi circondato da pungitopi e agrifogli,  dove ha prontamente e senza alcun pudore, sostituito il ministro della Pubblica Istruzione Fioramonti appena dimessosi, scorporando due dicasteri: la Azzolina nella scuola e il ministro per la Ricerca universitaria Gaetano Manfredi (attuale presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane).  Insomma, una poltrona per due, altro che crisi di governo! O meglio, due poltrone per un ministero scorporato in due ministeri. Del resto, due deve essere il numero preferito di Giuseppi!
 Non un giornalista che lo avesse messo in difficoltà, lì, Topo tra i pungitopi. Le domande che andavano per la maggiore erano quelle che sollecitavano la piena messa a regime dell'Agenda NWO. Quando andrà in porto la legge di fin di vita? (questa sì, è la madre di tutte le priorità). Quando ci sarà la liberalizzazione della cannabis? Perbacco: un vero e proprio "diritto umano" imprescindibile! A quando il matrimonio omosessuale? Ma questo, si sa,  è il livello infimo della nostra stampaglia. 

Questo è stato il mese di quell'ipoteca orrorifica sul nostro risparmio che chiamasi MES. Non mi soffermo perché già ne abbiamo trattato ad oltranza su vari post. Ma noi siamo comandati da camerieri della diarchia franco-tedesca, come nella foto sottostante


Per consolarci siamo perfino costretti a gioire di un successo che renderà le banche tedesche ancora più voraci verso noi poveri Pigs: la hard Brexit di BoJo e di Nigel Farage, il quale ha cavallerescamente rinunciato ad ogni ruolo politico pur di vedere il suo paese libero e sovrano. La libertà ci piace così tanto che arriviamo a esultare quando c'è qualche evaso dalla prigione Ue che taglia la corda. Anche se poi ci sarà "più corda" intorno al collo nostro.



So che nelle cartoline ci starebbe bene anche la stoccata contro Bergoglio e le sue continue omelie sugli immigrati che ci ammanisce a profusione perfino a Natale; so che dovrei tirare fuori la  memorabile foto in cui bacia le scarpe ai nigeriani,  ma qui la nausea e il voltastomaco hanno preso il sopravvento. E questa, perciò ve la risparmio. Come vi risparmio il silente canuto Uomo del Colle, regista di questo sconquasso che avrà il coraggio di raccontarci il Nulla infiocchettato di retorica, nell'immancabile discorso di fine anno.
Tra poche ore si brinda, si spera, si mangia, si canta, si sta con gli amici in allegria. L'anno che verrà,  forse non sarà né migliore né peggiore di quello che ci sta lasciando. Sarà semplicemente un altro anno. Ma prendiamolo così com'è, trasformandolo, per quanto ci è possibile, in quello che vorremmo fosse. 

Buon Anno!

23 December 2019

Il Natale in affanno



Non so se è la mia impressione, ma ogni anno il Natale arriva sempre più di corsa e in affanno. Le pessime manovre finanziarie a ridosso delle feste, il MES e la consultazione intorno a questo meccanismo predatorio finita come sappiamo,  le stoccate contro gli Italiani, le cattiverie  di avversari (per non dire nemici) politici perpetrate a dispetto di un periodo dell'anno che ci vorrebbe migliori (si veda la malvagità di tricoteuse partenopea di Di Maio ansiosa di poter assistere all'esecuzione di Salvini). Per non dire del povero presepe sempre più bistrattato. Presidi di scuole che si rifiutano di festeggiare questa festività, dando ordini tassativi ai docenti di non turbare altri alunni di "altre religioni". E ancora,  fenomeni sempre più frequenti di vandalismo e  blasfemia, alcuni addirittura  con particolari vomitevoli che non cito per non rovinarmi il fegato.
Per contro i cittadini reagiscono come possono con presepi viventi, con aiuole dietro casa prese a prestito per allestire piccole mangiatoie col Bambin Gesù. Con casali abbandonati le cui vecchie stalle, rinnovano il miracolo della Natività. Ma soprattutto giardini, orti dietro casa, portici, androni è tutto un fiorire e rifiorire di presepi, quasi nel timore di perdere questi presìdi  (e non presidi come quello citato) di cristianità sempre più messa in pericolo. Mi viene in soccorso un bell'articolo dal titolo "La gioia del presepe tornante" di Marcello Veneziani comparso qualche tempo fa su "La Verità" che parla del presepe  e di come  ci fa rivivere il nostro albero genealogico con gli antenati, quelli che non sono più tra di noi, ma che ci hanno lasciato vividi ricordi di quando eravamo bambini.

Il giorno dell’Immacolata, a casa mia, facevamo il presepe. Era un rito domestico di edilizia sacra che da bambino mi dava gioia. Riprendevano vita dopo un anno di latenza i personaggi, il bue, l’asino, le pecore e le oche, la grotta e la stella cometa. Si rianimava di luce la casa, gremita di angeli, pastori, sacra famiglia, montagne di cartapesta, fiocchi d’ovatta a mo’ di neve, ciuffi di muschio, specchietti rubati alla vanità femminile per fungere da laghetti. Era un work in progress, il presepe. All’inizio non era visibile il Bambino nella culla e i Re Magi erano fuori inquadratura, lontani dalla meta. Due venivano col cammello, uno era a piedi ma con un cappotto di cammello. Gesù sarebbe planato nella culla la notte di Natale, previo processione domestica. E i Re Magi sarebbero arrivati alla grotta solo alla Befana seguendo il navigatore stellare, il giorno prima che il presepe fosse smantellato.

Gli angeli appesi sulla grotta con un fil di ferro pendevano serafici e minacciosi, a volte cadevano dalla precaria sospensione facendo strage di pastori e papere. Era un piccolo incanto, e mi piaceva essere assunto da mia madre, direttrice dei lavori, come operaio del presepe. 
Io invece, venivo assunta "operaia del Presepe" da mio padre che mi mandava a prendere il muschio in una località del mio paese che chiamavano "la Siberia", per via del freddo umido e della brina. Mi piaceva andare "in Siberia" a raccogliere "l'erbino" (come lo chiamavo col linguaggio fanciullesco) con le perle di brina sopra (la "sorella della neve", la definivo) .  E mi piaceva anche parlare col "fumetto"  tipico delle mattinate gelide con i miei amici di gioco ingaggiati anche loro come piccoli "operai del presepe"dalle loro famiglie, prima che l'impazzimento delle stagioni ci portasse via perfino  l'inverno rigido.

Il presepe ha subito negli anni un paio di assalti. Il primo fu quando fu trasformato in una specie di congresso dell’ONU, in cui il messaggio non era più la nascita di Gesù, la santa maternità, la famiglia ma la società multirazziale fusa; pace pace, no al razzismo, accoglienza global, amnesty international. Anche gli angeli apparivano un incrocio tra i caschi blu e il gay pride.
Il secondo è invece ancora più radicale e mira ad abolire il presepe perché, dicono, offende chi è di altra religione. C’è sempre un insegnante idiota che propone ogni Natale di cancellare il presepe. Continuo a non capire cosa ci sia di offensivo in un presepe (...)

 Non lo capiamo nemmeno noi. Il presepe ci rimanda alla nostra infanzia, alle zie che preparavano qualche  buon dolce casereccio, alle nonne che tiravano il collo a un galletto tenuto in serbo proprio per il pranzo natalizio, quando si era forse meno spendaccioni, ma si sapeva apprezzare le buone cose  genuine, quelle che si mangiavano "solo a Natale". Ecco, forse questo vuol dirci Veneziani nel suo articolo: il presepe è l'insieme de nostri antenati redivivi, i Lari, custodi del focolare; è   la famiglia  quella che oggi purtroppo fa acqua da tutte le parti,  ritrovata e riunita al desco  anche se per pochi giorni.  Il presepe è l'Elogio della Lentezza contro la vita ansiosa e ansiogena dei nostri giorni che trasforma il Natale in una bolgia mercantilista. Pertanto, ci rimanda a quando ancora esisteva qualcosa che oggi è scomparso: l'educazione all'Attesa, impartita ai bambini.  La  capacità di saper aspettare un evento, magari accompagnato poi da  un unico regalo quale premio  e non da montagne di pacchetti da scartocciare nevroticamente sotto l'albero come nei film hollywoodiani. Un unico dono a ricompensa di quella lunga Attesa che però ci rendeva capaci di apprezzare la gioia semplice, quella che richiede più impegno del dolore.

Buon Natale a tutti i lettori e internauti. 

17 December 2019

Nessun dialogo coi nemici degli Italiani




Giorno di S. Lazzaro. La sparata di Salvini e ancora più quella di Giorgetti, grida vendetta al cospetto del Signore. Gli impediscono di fare una legittima campagna elettorale mandandogli addosso più che "sardine" dei veri e propri siluri, allo scopo di togliergli agibilità politica. La magistratura "rossa" ha aperto un fascicolo per fermarlo in ogni modo sulla questione già "prescritta" dei voli di stato. Ora rischia anche 15 anni di carcere  da parte della Procura di Catania, per aver impedito gli sbarchi.   I media lo dileggiano come  è avvenuto nella trasmissione " In mezz'ora" con il bisonte-Annunziata che chiama "coglioncino" il suo maglioncino a giro collo, i vignettisti di sinistra lo ritraggono a testa in giù come Mussolini in Piazzale Loreto e lui che fa? Cerca il dialogo con queste forze per un eventuale governo di "salvezza nazionale"? Ovvero con quelle stesse forze politiche che ci hanno condotto a quel disastro che sta sotto i nostri occhi?
Ricordo che tutti i governi di "solidarietà nazionale", di "salute pubblica" o di "salvezza" che dir si voglia, hanno portato all'Italia e agli Italiani, una jella tremenda, per chi se ne fosse scordato. Non ultima allo stesso Berlusconi con quel famigerato "patto della crostata" con D'Alema. E se proprio vogliamo ricordare  un'altra sconfitta inanellata, ecco pronto il Patto del Nazareno tra il sinistro Renzi e Berlusconi. Finito a carte quarantotto come sappiamo.

Sono d'accordo con l'amico Massimo che prima di me ha fatto un post dal titolo "Non si dialoga con il nemico, lo si combatte e basta".

Coi nemici si tratta solo quando li si è sconfitti -  insegna la Storia. C'è ancora tanto da fare, troppo, per perdersi via in questi machiavellismi di dozzina. Ci sono in ballo i "decreti sicurezza", sempre più in forse e in via d'abrogazione. Bisogna lottare contro una tassazione-capestro su tutti i settori.  Occorre ripristinare anche una sovranità alimentare perduta, dato che ora i paesi "forti" della Ue stanno di fatto boicottando il made in Italy coi semafori rossi nei confronti dei nostri prodotti d'eccellenza (vedi la faccenda del Parmigiano Reggiano) . Occorre non abbandonare l'ipotesi del ripristino di una moneta nazionale, attraverso la consulenza di Borghi e Bagnai, due cavalli di razza.

E' doveroso recuperare la nostra identità sempre più ferita, a fronte del proseguimento incessante di sbarchi e di ipotesi di società del meticciato.
 La coerenza paga sempre, mentre le incongruenze e le digressioni disorientano e  allontanano dall'elettorato e da quel popolo che si vorrebbe difendere. Inoltre si dà un'impressione di arrendevolezza come è avvenuto per Berlusconi che da quella sinistra con cui avrebbe voluto aprire delle trattative, si è preso solo delle sonore sberle, e che gli ha mandato addosso branchi di tori inferociti (dalle toghe rosse alla teppaglia dei centri sociali).

Vengo a Giorgetti, anzi, al Giorgètti, come lo chiamano dalle sue parti. L'uomo non mi piace e non ne ho mai fatto mistero. Non mi piace che abbia lavorato nella Commissione dei Saggi per Napolitano, non mi piace la sua amicizia per Draghi, non mi piace la sua "cuginanza" con Ponzellini, banchiere bolognese che fu allievo di Prodi, non mi piace la sua laurea alla Bocconi e la sua attiguità a Monti; non mi piace che sia riuscito nell'incredibile impresa di perdere la roccaforte originaria della Lega:  proprio Varese,  sua città natale e  già culla di quel partito, per permettere di  lasciar insediare a Palazzo Estense il piddino Galimberti, il quale sta letteralmente massacrando la città con parcheggi a pagamento dappertutto e ridicole piste ciclabili nel centro urbano, piste rimaste completamente deserte e inutilizzate, ma che restringono la carreggiata adibita ai veicoli.  Sta tutta qui la genialità del machiavellico Giorgetti?


L'ultima sua sparata riguarda i suoi "Perché no?" su Draghi presidente della Repubblica e in seguito, del Consiglio. Ecco qui il succo dell'intervista a "La Stampa" del numero 2 della Lega:
https://www.fanpage.it/politica/giorgetti-come-salvini-pensa-a-mario-draghi-come-premier-di-un-governo-demergenza-why-not/

Ricordo che Draghi (uomo Goldman Sachs)   è l'uomo del Britannia, colui che fece spezzatino per i privati dei nostri migliori asset nazionali;  è colui che fece innestare il pilota automatico a questa Ue affinché portasse avanti la sua famigerata Agenda.  Mario Draghi è colui che diede una cura letale contro la Grecia, cura  che ha causato bambini e  anziani morti per denutrizione (nascosti  perfidamente dal Corriere della Sera negli articoli dell'attuale vice-direttore Federico Fubini, il  quale ha successivamente ammesso di averlo fatto per frenare l'euroscetticismo diffuso)
Il "Perché no?" di Giorgetti trova una risposta ironica in un'omonima canzonetta di Battisti:" Scusi Lei, ci ama o no?".

13 December 2019

Vince hard BoJo e la GB dice per sempre No



Questa mattina mi sono svegliata e mentre fuori nevicava, sorseggiando il caffé, finalmente una buona notizia. Non direttamente per noi, ma per il Regno Unito che ora potrà procedere finalmente e senza intralci verso la hard Brexit. Gli eurocrati hanno messo in campo una potenza di fuoco contro la Gran Bretagna, attraverso il chierico rosso Jeremy Corbyn e altre componenti filo Ue legate al "remain", cercando fino all'ultimo di indurla a un secondo referendum che disattendesse il risultato  del primo. Ma lì, a differenza che nell'Europa continentale, non c'è trippa per gatti. Anzi, tenuto conto delle simpatie di BoJo per gli animali e le sue foto di rito col cagnolino, non c'è mangime per cani.
Sì, le hanno tentate davvero tutte e hanno prolungato l'osceno gioco sporco fino all'ultimo; non ultimo, anche con l'intervento della Corte Suprema, versione inglese della nostra magistratura, sentenza che lo stesso Johnson aveva così commentato: "La sentenza della Corte suprema “dimostra il disprezzo per la democrazia e l’abuso di potere”. Ma almeno da quelle parti ci si può rifare col  voto,  anche quando i sondaggi danno cocente sconfitta per chi si oppone alla Brexit. Non c'è un presidente che pratica giochini di Palazzo per favorire i suoi, cosa non da poco. Non è come da noi, che, più si è impopolari, più si è odiati (si può ancora dire? o  forse devo dire in modo più soft "detestati"), più si resta in sella anche se, in realtà, il governo perde pezzi da tutte le parti, come in queste ultime ore.
Come nelle peggiori tradizioni anche in GB  i media globalisti (cioè quasi tutti) non hanno fatto che soffiare col mantice, raccontando la favoletta degli inglesi pentiti del referendum e della voglia assoluta di ridiscutere tutto col "remain".  Panzane dimostratesi ancora una volta,  non vere. In ogni caso, la data dove prenderà avvio la Brexit è il 31 gennaio. 

Ora il Regno Unito dovrà versare alle sanguisughe della Ue qualcosa come 40 miliardi di euro di buonuscita, ma ormai la sua strada è tutta in discesa. Da quelle parti si sono presi visione della "Giungla", il dormitorio di Dunquerque e Calais, fatto di tendopoli e di bivacchi di clandestini ammassati nella peggior mancanza di igiene. Un'isola è facile da invadere,  e non hanno fatto mistero, che mentre manterranno "diritti acquisiti" per i cittadini europei che lavorano da quelle parti (ovvero la parte più "qualificata" e con "crediti) , ci sarà una stretta verso l'immigrazione illegale.

Nigel Farage, leader indipendentista dell'Ukip e alleato elettorale di Johnson
Ma questo successo elettorale  è stato possibile, grazie alla generosità di Nigel Farage dell'UKIP , già fautore della Brexit no deal  che  ha offerto un'alleanza di ferro a Boris Johnson, per una cordata  che si è rivelata vincente. Se  Farage avesse corso da solo, avrebbe sottratto  utili voti a BoJo col rischio di fare avanzare Corbyn. Questa alleanza tra i due è stata vivamente caldeggiata da Trump, il quale parlando con Farage ebbe a dire: "'So che voi due finirete per fare qualcosa di straordinario".  Insomma ha prevalso quello spirito pragmatico inglese che da noi fatica ad affermarsi, tutti intenti come siamo a difendere il "particulare" guicciardiniano.


BoJo, l'eccentrico signore col cagnolino
E qui da  noi? Certamente hanno fatto carte false per rifilarci il Mes, trovando i numeri necessari per farlo passare alle due camere. I vari motivi li abbiamo già analizzati in precedenti post. Tra questi, le banche tedesche fameliche in previsione della partenza della Gran Bretagna, le quali hanno caldeggiato una "riforma" restrittiva di detto meccanismo, che le favorirebbe. Altro che "mercato delle vacche" come strilla l'inconsistente Di Maio in queste ore, hanno compiuto costoro! Pur di non perdere l'occasione di mostrarsi ancora più servi e nemici della Patria, i nostri politicuzzi di dozzina, si sarebbero venduti anche la loro madre.

In questo momento però, beato almeno a  chi ce la fa, a chi riesce ad evadere da questa gabbia di pazzi.
Poiché, come disse Shakespeare in Re Lear, "sciagurati quei tempi in cui i matti guidano i ciechi!”

Giorno di Santa Lucia


08 December 2019

Il governo malfermo e l'opera iettatrice




Pare che il governo sia stato in procinto di esplodere e che il Giuseppi sconsolato sia ricorso a Mattarella, per venirne a capo. Dall'alto del Colle un cavillo per non scioglierlo si trova sempre.  L'uomo del Colle - si sa - non ama le elezioni, specie dopo questi ultimi sondaggi perdenti per il suo partito.  I duellanti sono soprattutto il PD e la cosa "viva" renziana. Ma anche il PD e i 5 stelle non vanno d'amore e d'accordo.  Secondo  Il Tempo, "nella serata di ieri dopo colpi di scena, tavoli chiusi e riaperti, uscite di Conte per incontri istituzionali con il presidente del Ciad e con il presidente Mattarella, il premier ha annunciato la ritirata sulla prima impostazione della Manovra. È il vero punto di svolta è proprio in quell’incontro al Colle dove Conte, spossato dalle trattative della giornata, ottiene una sorta di lasciapassare per evitare l’implosione dell’esecutivo. Anche se Conte ha puntualizzato: «Con Mattarella nessun accenno alla tenuta della maggioranza». Uhmmm...Excusatio non petita, accusatio manifesta. Insomma, il governo si è salvato a pochi secondi dall'esplosione. E ancora una volta, grazie al Tessitore Canuto.   Più che la tessitura, però poté la Tosca in mondovisione alla Scala. Ve la immaginate una crisi nel bel mezzo della prima alla Scala con la musica diretta da Chailly? Non si può fare, dato che anche la politica vive di immagine.

"Dopo l'approvazione del ddl ci sarà un clima diverso e molte sono le risorse in cantiere", ha rassicurato Giuseppi il Bugiardino che dopo aver ,di fatto, ritirato quasi interamente la stretta fiscale, ha detto: "È una menzogna che sia la manovra delle tasse". Ma qui lo sappiamo: in realtà le menzogne le dice solo Giuseppinocchio.
Intanto ieri sera, Mattarella, melomane e appassionato di lirica si è recato in grande spolvero alla Scala ad assistere a "La Tosca" di Puccini, durante la fatidica (e per molti fatale) première di Sant'Ambrogio.  Perché fatale?
Ricordo che  sull'aria del Don Giovanni di Mozart cadde la testa a Berlusconi: erano sul palco i  suoi due spietati "esecutori" Napolitano e Monti, ad assistere alla caduta del Grande Dissoluto.  Il che, mi lascia ben sperare. La Tosca, forse per le sue atmosfere cupe, sanguinarie e delittuose,  è un'opera considerata menagrama e iettatrice per molti artisti della lirica. Alcuni tenori, molto famosi, si rifiutarono di  eseguirla. Diciamo la verità: anche Mattarella con la sua andatura da vecchia scopa incassata ha l'aria di uno iettatore e la Tosca è proprio la sua opera...in nero. Naturalmente, come nell'ormai consueta New Italian Banality, anche in questa occasione  sono stati sparse forzature ideologiche sul "ritorno del fascismo", sulla "Tosca femminista" modello #Metoo, sulla caduta dell'"uomo solo al comando" e altre mediocrità insopportabili da bieco scontato "sinistrume".
E  il risorgimentale "Viva Verdi!", è diventato, a comando, un nauseante "Viva Mattarella".

Due parole sull'opera: il soprano Anna Netrebko nella scena in cui pugnala il suo seduttore, il tiranno Scarpia, sembrava una macellaia che scannava qualche quarto di bue.  Non è sfuggita la stecca nell'aria assai popolare di "Vissi d'arte". Ma ormai la "stecca" è diventata una metafora ben più allargata che invade tutti i campi.



Ma torniamo al governo. Siamo al toto-scommesse. C'è chi scommette che durerà fino al 2023, ma anche chi cadrà a breve.
"C'è voglia di elezioni anticipate, scrive l'astuto Bru-neo Vespa nel suo editoriale su Il Giorno. E la cosa potrebbe avvenire prima di una nuova legge elettorale visto che "il vecchio sistema fa gola anche a chi lo nega: a chi vince, perché vince di più; a chi perde, perché perde di meno. È vero che il referendum autunnale (a esito scontato) delegittimerebbe il Parlamento appena eletto, ma come diceva Andreotti tirare a campare è meglio che tirare le cuoia". (fonte : Libero).

Se proprio devo scommettere anch'io, penso che prima delle nomine delle partecipate il governo non cadrà. Prima le nomine, poi la caduta. La partita si sposterà sulle grandi partecipate pubbliche i cui vertici - in particolare quelli di Eni, Enel, Leonardo, Terna, Poste e Enav - scadranno con l'approvazione del bilancio 2019. Insomma una strada tutta in salita sulla quale pesa l'incognita politica e governativa. Ma è pur vero che è pronto il grande banchetto spartitorio.

Fino ad allora...E lucevan le stelle ed olezzava la terra. 



01 December 2019

#StopMES ! e sarà un dicembre caldo...



Domani Conte sarà  costretto a presentarsi alla Camera. Doveva essere il 10, ma le famose "fesserie" sul Mes  che secondo lui,  circolano in giro, lo hanno costretto ad anticipare. Vedremo se riuscirà a smentire tanti e tanti "fessi" tra i quali veri e propri luminari di economia. E non parlo solo di Borghi, Bagnai, Giacché, Rinaldi, Sapelli e molti altri, ma pure di molti aderenti ai 5 stelle.   Per non di dire di uomini di Banca come Visco, Patuelli e Cottarelli, che paventano rischi per i titoli di stato e parecchie altre criticità. Non è un mistero che  tra i grillini ci sia la fronda capeggiata da Paragone, anche se personalmente, non credo che si dimetterà. Ma comunque  questo Mes ha creato un bel "Mess" che in Inglese significa "casino". What a Mes(s)!  E' proprio il caso di dirlo.
Qui sopra l'inoppugnabile esplicito messaggino di Salvini all'Avvocaticchio voltagabbana di Volturara (un nome, una garanzia), mostrato con orgoglio nella foto di rito che riprende da sinistra Borghi, Salvini e Bagnai. Ma qui c'è anche  un importante antefatto riportato da Libero:


E' un mercoledì mattina. La seduta 192, come si legge nel resoconto parlamentare, comincia alle 9,35. C' è l' aria condizionata, perché siamo al 19 giugno. Nella guerra che si è scatenata in queste ore tra Matteo Salvini e il premier Giuseppe Conte, proseguita ancora ieri, bisogna tornare a quel mercoledì di metà giugno: prima della pausa estiva e della rottura del governo gialloverde. Come prassi, il presidente del Consiglio, in prossimità di un vertice europeo, viene a riferire al Parlamento. Conte spiega che, tra l' altro, si parlerà della riforma del trattato sul Meccanismo europeo di stabilità. La bozza in discussione, ricorda, è il frutto in un vertice del dicembre 2018. A proposito dei ruoli tra Commissione e Mes spiega che il fondo, «se necessario, potrà seguire e valutare la situazione macroeconomica e finanziaria dei suoi membri, compresa la sostenibilità del loro debito pubblico». Lega e M5S hanno dubbi. E li illustrano, senza molti convenevoli. Parla per primo Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera: «La riforma prospettata è pericolosa».

Ricorda che la Lega si è opposta, a suo tempo al Fiscal Compact e al voto sul Fondo salva-Stati (ndr. 2012). «Ma l' evoluzione che si sta pensando è ancora più spaventosa», dice, perché il Fondo salva-Stati «ha già dimostrato che cos'è: andate a chiederlo ai bambini greci! È quello strumento che, con i soldi di tutti, è stato utilizzato per salvare le banche francesi e tedesche che avevano fatto speculazione finanziaria in Grecia sulla pelle della gente, andando a chiudere gli ospedali, andando a privare la Grecia delle infrastrutture strategiche, andando a tagliare i diritti sociali in quel Paese». Qui, si legge nel resoconto, scattano gli applausi dai banchi della Lega e del M5S. «E ora noi vorremmo far sì che tale strumento entri nei Trattati europei? (...)

«Non s'ha da fare» - Francesco D' Uva, capogruppo del M5S, non è da meno: «Avallare nella sua forma attuale la riforma del Trattato del Mes significherebbe legittimare proprio quelle stesse regole fiscali che stiamo criticando da anni» 
Tutti d'accordo - Conte, nella replica, dà ragione a Lega e M5S: «Ritengo sia un buon suggerimento quello di invitare», e cita la risoluzione della maggioranza, «"a promuovere, in sede europea una valutazione congiunta dei tre elementi del pacchetto di approfondimento dell' Unione economica e monetaria"». Perciò esprime parere favorevole alla risoluzione 6-00076, firmata dai capigruppo di Lega e M5S. Un documento che impegna il governo «a non approvare modifiche che prevedano condizionalità che penalizzino quegli Stati membri che più hanno bisogno di riforme strutturali e di investimenti, e che minino le prerogative della Commissione europea in materia di sorveglianza fiscale». La risoluzione è approvata.
Fin qui il passato. Ma la polemica è destinata a continuare almeno fino a lunedì, quando Conte riferirà al Parlamento. (fonte Libero).

Con un bel ciocco di legno ho costruito un Burattino...


GiusepPinocchio cercherà, com' è suo costume,  di arrampicarsi sugli specchi e di negare l'evidenza, inventando qualche supercazzola sul "pacchetto" a scatole cinesi del nuovo Mes che conterrebbe varie voci, tra le quali l'Unione Interbancaria. Ma qualche colpo di scena che potrebbe inchiodarlo alle sue falsità, al suo doppiogiochismo e a dichiarazioni mendaci, può saltare fuori. 
Il resto di questo mese, sarà affannoso come è ormai consuetudine delle consorterie di Bruxelles, le quali sono anni che ce la mettono tutta per rendere infelici i nostri Natali, quei Natali che vorrebbero persino cancellare dal calendario, per parlare  sempre e solo del modo con cui estorcerci più  quattrini possibili.
Nel frattempo, tanto per non perdere l'abitudine eccoci ai soliti attentati jihadisti ai mercatini o nelle zone più affollate di qualche metropoli  europea. E' toccato a Londra con un certo Kahn che dice di essere "inglese", solo perché nato in GB.  Un'altra dimostrazione (l'ennesima) che non si regalano le cittadinanze-premio né diritti di suolo. Ma anche la rispostina prevedibile alla Brexit di Boris Johnson.  Poi c'è il solito jihadista accoltellatore in Olanda. e perciò prepariamoci a qualche altro attacco, a sorpresa. 
Coraggio! Domani è un altro giorno, si vedrà....

Sui banchi della Lega oggi 2 dicembre è comparso un Pinocchio

23 November 2019

Nelle fauci del MES



Dalle sardine siamo passati agli squali. Ogni anno l'Italia si sbriciola per colpa delle alluvioni, e si sta come d'autunno sugli alberi le foglie. Non paghi di calamità più o meno naturali arriva pure la Troika  o chi per lei (è il caso di Moscovici) che fa sibilare la  sua immancabile frusta. Lo dice anche Alberto Bagnai. 

È arrivato l'autunno, cadono le foglie e arrivano puntuali i ricatti di Bruxelles. L'ultimo, per ora, è quello del Commissario europeo agli Affari economici – per fortuna uscente – Pierre Moscovici, secondo cui la riforma del MES sarebbe indispensabile per eventuali salvataggi delle banche. Moscovici lascia intendere che coinvolgere il Parlamento in una riflessione più approfondita metterebbe a rischio la stabilità finanziaria in Europa. I fatti però dimostrano che sotto il profilo dei salvataggi bancari la riforma è inutile", ha detto il senatore della Lega e presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato.

"Il Mes già nella sua forma attuale – ha aggiunto – può salvare le banche, tanto è vero che lo ha già fatto. Il suo primo programma di intervento fu il salvataggio delle banche spagnole nel 2012, effettuato senza le ulteriori condizioni vessatorie che la riforma in discussione propone. Moscovici non può ignorare questo fatto, il che rende sospetta la sua difesa di una proposta che amplifica, anziché attenuarlo, il circolo vizioso fra debito pubblico e bilanci bancari, adombrando ristrutturazioni del debito sovrano in caso di ricorso al Mes" (fonte: Fanpage). Ricordo che la Lega votò contro l'attuazione del Mes.

Innanzitutto cos'è il Mes? Acronimo italiano di Meccanismo Economico di Stabilità. In Inglese è ESM. Viene comunemente indicato anche come Fondo Salvastati e, per dirla in soldoni, è una specie di FMI made in Europe. 
Un organo "tecnico" con 160 dipendenti a solida guida tedesca e con a capo Klaus Regling, un tedesco tanto per cambiare.  Il Mes è già una fregatura in sé,  fin da quando è uscito, in quanto è un Superstato di Polizia Fiscale non soggetto a indagini da parte della magistratura e al di fuori del Parlamento europeo, del quale già scrissi in un post del 2011. Figuriamoci ora che lo vogliono riformare in modo "più stringente".  L'Italia ha versato già 15 miliardi e si è impegnata per un totale di 125,4 miliardi. In teoria dovrebbero accedere al Fondo tutti gli stati in difficoltà che hanno versato il loro accantonamento.  Ma in pratica le cose vanno diversamente. Se non si è in regola coi parametri di "stabilità" europei e si ricorre a questo Fondo che succede?
Si può accedere al Fondo, ma si viene "commissariati" e non si può decidere del nostro futuro: è il Fondo che decide le nostre politiche economiche chiedendoci una "ristrutturazione del debito". In cosa consiste tutto ciò? Nel concedere prestiti "precauzionali" aventi accertate garanzie. In che modo? Col BAIL-IN. E chi sono i garanti? Ma i poveri risparmiatori, naturalmente.  In pratica se dovesse passare una "riforma" del Fondo Salvastati (o Mes), tutto ciò genererebbe una distruzione del risparmio privato. Pagherebbero i risparmiatori mettendoci direttamente le mani nei conti-correnti come fece "nel  suo piccolo" Amato con quel famigerato 6 x mille dopo la speculazione sulla lira del 1992, intentata da Soros.
MES o ESM o Fondo Salvastati: in realtà fondo salva Banche a scapito dei risparmiatori



Uno dei creatori del Mes è quel Roberto Gualtieri non a caso, applaudito dalla Lagarde (oggi a capo della BCE)  dopo  la sua nomina a ministro dell'Economia del nuovo governo giallorosso. E ora è lo stesso Gualtieri a  perorare la causa della sua "riforma" in modo ancora più stringente. Perfino Patuelli dell'Abi è sul piede di guerra e dichiara che se le condizioni del Mes si alterano, si comporterà di conseguenza ("Smetteremo di acquistare titoli di stato").
Conte dichiara di non aver ancora firmato.  Salvini e Meloni giustamente non si fidano. In ogni caso è bene vigilare e richiedere tutte le spiegazioni del caso  su come si sia finora compromesso, perché Moscovici sta  riportando un'altra versione al Corriere parlando di accordi di giugno. E pure Tremonti nella sua intervista a La Verità, nella quale  spiega che la crisi del 2011 non fu causata dai bilanci pubblici ma dalle banche tedesche e francesi.   Pertanto Giuseppi il Pinocchio dovrà venire a riferire in Parlamento il 10 dicembre prossimo, mentre Gualtieri al Senato riferirà il 27 di questo corrente mese.

La riforma del Mes può ancora essere bloccata dal Parlamento, dicono.  Ma si troveranno i numeri favorevoli al  suo blocco? Mi pare già di vedere i "dissociati", "gli astenuti", gli "assenti" e i franchi tiratori...E' un film già visto.

Aggiornamento di oggi 27 novembre. 

Qui il  video durissimo di Claudio Borghi alla Camera dove è esplosa una rissa. Gualtieri  oggi al Senato ha definito il MES già un accordo "chiuso" e "inemendabile" in sfregio alle funzioni del Parlamento, grazie al Giuda Conte che ha preparato il suo piatto venefico già a giugno, scavalcando il Parlamento sovrano:



https://www.youtube.com/watch?time_continue=282&v=F6fruBczDGY&feature=emb_title

#STOPMES!



Anche Meloni intima a Conte di venire a riferire subito e al più presto a riferire a quel Parlamento che mostra di aver disprezzato.


18 November 2019

Il Passo delle Sardine



 Giorno di S. Oddone. Stiamo all'erta perché le elezioni regionali  in Emilia-Romagna sono  una partita pesante. E' ingenuo pensare che si tratti solo di localismo e di eventuali risultati amministrativi e perciò parziali, che non vanno a intaccare il quadro politico generale. Si tratta di più, di ben di più: è in gioco lo sfaldamento del partito erede del comunismo sovietico che è uscito pressoché intatto da Tangentopoli con la sua potente (ma non gioiosa) "macchina da guerra". E ora quella partita non vuole perderla a nessun costo. Pertanto spuntano come funghi, movimenti apparentemente spontanei, ma in realtà ben pilotati, all'insegna dei "presidi antifascisti",  dei  sit-in democratici, cortei spontanei di protesta della cosiddetta  "società civile".Temono pertanto,  che cada il Muro dell'Emilia-Romagna con annessa Val D'Enza e Bibbiano. Per questo sono così preoccupati da evocare e richiamare banchi di sardine impazzite, quale nuovo logo.
E' successo non più tardi di giovedi sera davanti al PalaDozza a Bologna, dove Matteo Salvini ha lanciato la candidatura di Lucia Borgonzoni alle elezioni regionali in Emilia RomagnaE' nata così tutt'altro che "spontaneamente" la nuova stagione di rivolta contro il dilagare del centrodestra, col nuovo simbolo del movimento: le sardine. Il flash mob, organizzato in piazza Maggiore da Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa, è stato, alla faccia dei giovani piddini e/o comunque collaterali al Partito,  una pugno nello stomaco alla democrazia. Scendere in piazza per "negare l'agibilità politica" ai partiti rivali dell'opposizione, non può essere preso come esempio democratico  ma dovrebbe essere condannato da tutti, "giornaloni" in primis, che invece mostrano con benevolenza di credere alla favoletta dei "movimenti spontaneisti" e dei "cittadini bolognesi" che si mobilitano per conto proprio.

Ma qui di spontaneo non c'è niente. Finalmente  dopo poche ore si dipanano le nebbie anche se non ci voleva molto a capirlo. L'articolo di Vivardelli sul "Giornale" fa luce su chi c'è dietro al movimento delle sardine, con tanto di nomi e cognomi. Giovani di area piddina, movimenti falso-civici come " Emilia-Romagna Coraggiosa", la lista di Soros che sostiene il bis del governatore Stefano Bonaccini, Elly Schlein e Roberto Morgantini delle Cucine popolari. Poi c'è la giovane Samar Zaoui leader delle "sardine" (d'acqua dolce) modenesi, e via cespugliando. 
La sinistra sempre si serve dei cespugli in nome dell'"antifascismo" più becero e protervo - quello che, in realtà, impedisce agli altri partiti rivali l'agibilità politica ed elettorale, sancita da quella Costituzione che è "la più bella del mondo" solo a giorni alterni. Il messaggio è sempre questo: se non parlate tanto meglio. Se non avrete nemmeno uno spazio né un teatro a disposizione per spiegare il vostro programma, tanto meglio per noi, poiché il Bene siamo noi. Pertanto Bologna è  "cosa nostra". 

Come suol dirsi, piazza (Maggiore) piena, urne vuote e a favore della Lega. Ma quel che mi indigna di più sono i cronisti e i mezzibusti Rai nonché i pennivendoli dei "giornaloni" che parlano dell'"altra Bologna", di "società civile" e altre panzane. Soros aveva già preavvertito che si sarebbe attivato a dare una mano, e una lista a sostegno di Bonaccini esiste già : "Emila-Romagna coraggiosa".
Non dimentichiamo però che lui si sente quasi "bolognese" per aver ricevuto proprio a Bologna da Prodi la laurea honoris causa e per essere stato azionista della Coop. Ce ne siamo scordati?
Perciò...sniff! sniff!... più che odore di sardine grigliate, queste insurrezioni puzzano lontano un miglio di gente come lui. Lui (e quelli come lui) è uno Stregone nel promuovere "eventi" rivoluzionari mondiali e/o pseudo tali. Prepara gadget, loghi, colori, crea immagini-simbolo che poi fanno il giro del mondo. Dopo i nomi dei fiori (rose, gelsomini) dopo i colori (arancione, amaranto, verde, viola) , ora tocca ai pesci. So che lui sogna perfino  la rivoluzione dello "storione" (tanto per dire) contro Putin, ma mi sa che da quelle parti se la possa scordare! Intanto però  si esercita da noi, una piazza ben più facile.
Comunque consoliamoci, le sardine sono i pesci più fessi che ci siano : infatti abboccano in massa abbagliate dalle lampare e si acchiappano a retate.

Non ci voleva un genio per capire che il collateralismo dei movimenti (coi nomi dei colori, dei fiori, piante, dei palloncini e ora dei pesci) è sempre "cosa loro": prima contro  il Berlusca c'erano i "girotondi", poi le femministe del "se non ora quando?", poi ancora i movimenti "viola".  Ieri l'altro quel falsone di Cuperlo ha fatto pure finta di essere sorpreso e di prendere le distanze dicendo che non era carino "mettere sopra il cappello" a un movimento così spontaneo, nato da un "flash-mob". Seeee! Ma davvero ci prendono così per fessi???



Qui frattanto, c'è un'immagine per me consolatoria sulle sardine. Certo che per fare una rivolta anti-Salvini potevano trovare un'altra metafora un po' più "vincente" e  convincente. Senza contare che le metafore ittiche (vedi "la scatoletta di tonno" più volte invocata da Grullo e grulloti, presa a campione per trasformare il Parlamento), portano  una iella tremenda.  Per loro.  Tonni, o sardine che siano.



15 November 2019

Come è triste Venezia!

Titanic Venezia. C'è solo da pregare. 



Acque terrificanti  fino a 1 metro e  90. Buio nelle case e impianti elettrici saltati
La nuotata che ha fatto il giro del mondo. 

Qualcuno se la gode sguazzando anche nelle tragedie. Mah...!
Saranno danni incalcolabili per i commerci, il turismo e gli esercizi




La Serenissima  annegata e sprofondata dalla solita zavorra di inchieste giudiziarie, burocrazia, lungaggini, inefficienza che rendono  irrealizzabile qualsiasi progetto di sviluppo e di protezione dell'ambiente.




Conte  poteva fare a meno di venire a fare passerella in laguna. Perché non dice ai Veneti (e agli Italiani) che l'Europa non permette di fare deficit nemmeno coi nostri soldi? Nemmeno stornando una parte di quel Fondo Salvastati che versiamo? nemmeno nelle tragedie e calamità?
Intanto qui il numero solidale per salvare Venezia, che è unica in tutto il mondo. E' come se avessimo  uno scrigno di cose preziose che lasciamo in balia del mare.
 Invia un SMS al 45500



Giorno di S.Alberto Magno

09 November 2019

La Caduta del Muro e il lato oscuro della Globalizzazione






SS Oreste e Dora. Ricorre  oggi come è noto l'anniversario della Caduta del Muro.  Oggi sono passati trent'anni da quel fatidico 9 novembre 1989. Ma questa, purtroppo, non sarà mai una data da poter ricordare con la stessa esultanza con cui si festeggiò la fine della IIa guerra mondiale e con essa la caduta del nazifascismo. Perché? Perché non tutti i muri cadono per portarci gioia e letizia.


  •  La caduta del Muro ha dato la stura alla globalizzazione e al mercatismo internazionalista, che è un'altra rivoluzione su scala mondiale.
  • Ha permesso alla Ue di creare e allargare l'area mercantile di Schengen, col risultato che ora insieme ai capitali e alle merci ci sono anche flussi incontrollati di uomini dai vari angoli del pianeta (moldavi, romeni, rom solo dall'Est, migrazioni dal Sud del mondo, specie dall'Africa e dall'Asia ecc.)
  • Dopo la caduta sono subito nati i "transcomunisti", e "postcomunisti", neoconvertiti al mercato unico di un mondo unico.
  • Le etnie tenute insieme con la forza totalitaria e dispotica delle dittature comuniste, hanno dopo la caduta del Muro, ripreso a farsi guerre e guerriglie nei Balcani e nelle ex Repubbliche socialiste sovietiche. Poi rivoluzioni colorate dette "delle repubbliche baltiche" che puzzano lontano un miglio di bruciato in quanto sponsorizzate da qualche magnate-speculatore (Soros e non solo). Guerre in Medio Oriente (Siria) con l'entità terrorista come l' Isis, a sua volta manovrata da forze destabilizzatrici.


Poiché nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma. E anche il comunismo si è subdolamente trasformato nell'ambiguo passaggio from Marx to Market. 
Sia Massimo Fini nel suo pamphlet sull'antimodernità "Il vizio oscuro dell'Occidente" (del 2002 e con grande anticipo rispetto alla crisi attuale) che Giulio Tremonti nel capitolo "Il lato oscuro della globalizzazione" del suo saggio "La Paura e la Speranza", sono consapevoli che l'homo oeconomicus è un retaggio delle rivoluzioni industriali inglesi, poi illuministe, poi francesi, poi bolsceviche, e che il "mercatismo" attuale è la faccia ferocemente fondamentalista del vecchio liberalismo-liberismo, con al suo interno qualche costola di marxismo, apportata opportunamente dai transcomunisti e socialisti. "Il mercatismo", è "utopia-madre della globalizzazione ne è il motore ideologico: i liberali drogati dal successo appena ottenuto nella lotta contro il comunismo; i postcomunisti divenuti liberisti per salvarsi, i banchieri travestiti da statisti (ovvero i cosiddetti "illuminati fanatici"); gli speculatori-benefattori (allusione a Soros e a Bernard Madoff?!), e i più capaci pensatori di questo tempo, gli economisti, sacerdoti e falsi profeti del loro credo". (Giulio Tremonti in La Paura e la Speranza).

Per entrambi, "il Paese dei Balocchi"(Massimo Fini) o "la cornucopia dell'abbondanza" (Tremonti) si è trasformata da sogno in un incubo, il cui uomo, ridotto a Grande Consumatore, a una mera scheggia di PIL, è uomo a taglia Unica dal Pensiero Unico. "Noi non produciamo più per consumare, ma consumiamo per produrre" scrive Massimo Fini " Il meccanismo non è al nostro servizio, ma noi al suo...".

Megabanche, tecno-finanza, universalizzazione e deresponsabilizzazione (due concetti intimamente legati del capitalismo su scala planetaria) slegate da tutto e da tutti , hanno creato il crack delle bolle speculative. La "tempesta perfetta" è partita dalla tecno-finanza, ma andrà ancora avanti con le carte di credito (che in USA sono in realtà, sempre più carte di debito).


"Tutto si è sviluppato dentro la "meccanica perversa" del "meno rischi più guadagni", perché con le nuove tecnologie finanziarie gli operatori, più trasferivano a terzi i loro prodotto, più facevano profitti" . I Subprime, i prestiti a rischio concessi negli USA, impacchettati e fatti circolare per il mondo, sono solo il primo anello di una lunghissima catena di fuga dal rischio e di corsa ai profitti. Una fuga e una corsa fatta di tanti altri strumenti (vehicles, collateralized debt obligations, derivatives, monolines, hedge funds ecc. ). Strumenti diversi tra loro, con un comune denominatore: l'essere operati e operabili fuori da ogni controllo (...) (ancora Tremonti op. cit, il quale oggi preconizza una crisi ancora peggiore di quella del 2008). Pare infatti che le banche tedesche non se la passino troppo bene.

O meglio, siamo nel perverso gioco del "bolla su bolla". E non è escluso che la prossima "bolla" sarà "verde" o "bio".
"E' come essere dentro un videogame: arriva un mostro, lo batti, e mentre tiri il respiro ne arriva un secondo. E poi un terzo ancora più grande, e un quarto. Il primo mostro sono stati i mutui e in qualche modo sono stati gestiti. Ora sta arrivando il secondo, le carte di credito, che in America sono carte di debito, e anche questo potrebbe essere gestito. Si sta avvicinando il terzo mostro: i finanziamenti alle imprese, inclusi i corporated bond in scadenza. E sullo sfondo si profila il quarto mostro, i "derivati" (Tremonti al Corriere della Sera - intervista a Mario Sensini).

Conclude Massimo Fini nel suo pamphlet:

"Lo scontro del futuro non sarà quindi fra destra e sinistra (ndr: infatti la globalizzazione ne azzera le distanze e i significati intrinsecamente ideologici e culturali), fra un liberalismo trionfante e un marxismo morente - questo lo sappiamo. Non sarà nemmeno quello scontro di civiltà fra Occidente e Islam, preconizzato dallo studioso americano Samuel Huntington. Il terrorismo alla Bin Laden sarà con ogni probabilità una parentesi - magari una lunga parentesi - che aiuterà l'Occidente a rafforzare la propria egemonia, a completare il delirio dell'unico modello mondiale, assorbendo, integrando, innocuizzando, distruggendo ogni altra cultura. Non ci saranno guerre di civiltà perché ne rimarrà una sola, la nostra. Ma è all'interno di questa che arriverà lo scontro vero, il più drammatico e violento: fra le élites dominanti fautrici della modernità e le folle deluse, frustrate ed esasperate, di ogni mondo, che non ci crederanno più, avendo compreso alla fine, che lo spirito faustiano, lo spirito dell'Occidente, opera eternamente il Bene ma realizza eternamente il Male.


Dunque più "crepuscolare" la visione di Massimo Fini, seguace di Spengler, più "risorgista" quella di Tremonti che come politico e uomo di governo, non può che cercare d' infondere speranza. Ma i punti di partenza tra i due sono molto simili e non poche sono le analogie nell'analisi di un fenomeno inafferrabile come la globalizzazione.



Ecco quanto ha  da aggiungere la sottoscritta.  Il Mercato che ha al suo servizio i comunisti di ieri, l'Ue che il grande dissidente russo Vladimir Bukovskij appena scomparso,  chiamava non a caso "un avanzo di  Guerra Fredda" nel suo libro EURSS Il mercato che si regola da sé secondo la taumaturgica visione liberista? Panzane grossolane!
Senza uno stato-gabelliere e collettore di imposte per conto Ue (in altre parole, uno stato-Troika con governi-Troika come quello attualmente in carica) non  è possibile realizzare alcun "pareggio di bilancio", un eufemismo  ipocrita per dire "austerità" strozzina, quella che ha già strangolato la Grecia e che ora ripete il suo tragico copione per noi (come già aveva fatto il Governo Monti). Ecco perché, crollando la Cortina di ferro, quel Muro che prima separava i due mondi, oggi per paradosso,  ci rivela un mondo che è un po' la continuazione con altri mezzi, di quello stesso modello liberticida: il mondo unico (One World), col mercato unico (One Market) dal Pensiero Unico, magari sorretto dalla dittatura delle "minoranze" sulla maggioranza.  Se poi i governi-troika "non eletti" promuovono la Santa Inquisizione della Santa Commissione contro l'Odio per bloccare sul nascere ogni legittimo esercizio della critica, ecco che allora gli spettri del passato si materializzano  tornando più che mai a  rivivere.
E a nulla serve invocare "Più Europa", come sta declamando in queste ore Mattarella. Non si può lasciar credere alla gente che il Problema-Europa, rappresenti la Soluzione ai nostri mali.

 Un esempio di faccia tosta del PD: il Muro del comunismo  erano loro, e ora  fingono di averlo abbattuto. Sono senza vergogna!

04 November 2019

Nasce la commissione contro l'Odio




Giorno di S. Carlo Borromeo. Liliana Segre ha ottenuto il laticlavio proprio da Mattarella che è presidente schierato di una parte politica ben precisa: il PD. In queste ore in cui sostiene il ribaltone giallorosso, tutto fa fuorché il PdR "super partes".Quasi tutti i senatori a vita fanno parte della scuderia di sinistra e servono come stampella di riserva in caso di risultati risicati sul filo di lana. Li hanno messi lì bell' apposta. Non credo proprio che la Segre sia stata "strumentalizzata", come viene ventilato da  più parti,  senza il suo consenso. I duecento deprecabili che l'hanno insultata  nei social avrebbero benissimo potuto essere identificati dalla PolPosta, denunciati e perseguiti individualmente, in luogo di essere presi "a campione" e a pretesto per instaurare una commissione-bavaglio.  Così non è stato. Tira una brutta aria, se per impedire concetti come "identità", "patria", "nazione",  "sovranità", "incolumità e sicurezza dei cittadini" si tira in ballo una Santa Inquisizione, col pretesto dell' antisemitismo: significa che siamo al ricatto morale. L'opposizione avrebbe dovuto essere ancora più drastica nell'opporsi e non bastava solo l'astensione. Consoliamoci con il fatto che in Senato astenersi ha lo stesso significato del "votare contro".  Per fortuna c'è stata una grande sollevazione di opinionisti, intellettuali, giornalisti, politici, cittadini contro la cosiddetta "Commissione Segre" e tutto lascia pensare che farà la fine di tante altre commissioni: finirà nell'oblio e tra  quelle pagine della nostra storia da mandare al macero.

Il tweet di Maria Giovanna Maglie: 

 Mariagiovanna Maglie
@mgmaglie
Commissione contro l’odio : non vi fate fregare. Si dice contro razzismo e antisemitismo,e siamo tutti d’accordo. Ma quando si parla di nazionalismo, etnocentrismo, pregiudizi, stereotipi, che cosa  significa? Difendiamo la libertà di espressione, no  a censura di regime.

Marcello Veneziani : Che brutta aria che si respira...

Il ragionamento lo conosciamo e già si applica ad altri contesti: si comincia così e poi si arriva a Hitler, ai campi di sterminio… Parli di identità, di revisione storica, di cultura delle differenze, di patriottismo e di nazioni, e l’Alto Commissariato al Mondo Uniforme ti può dire: così cominciavano anche i ragionamenti, che so di Breivik o delle SS. Come dire che chi parla di uguaglianza è sulla strada per diventare un terrorista rosso o un seguace di Stalin. E’ l’estensione della norma e del criterio che inquieta e fa scattare l’allarme libertà. (continua integralmente qui).

Silvio Berlusconi: Né razzisti né illiberali

Il divieto di praticare, a incoraggiare, di propagandare il razzismo o la sopraffazione non può intaccare la libertà di opinione. Il confine è sottile ed è una delle questioni decisive della libertà e della democrazia.


E quando lo stato comincia ad occuparsi dei sentimenti o delle virtù, chiunque abbia a cuore quell'antico valore, oggi sempre più malinteso, chiamato libertà (soprattutto d'espressione e manifestazione del pensiero) deve sentire un brivido lungo e freddo assai, corrergli giù  per la schiena. Una delle più grandi conquiste delle democrazie occidentali, è stato proprio introiettare l'idea che il diritto è a-sentimentale.

Anche Alessandro Meluzzi ha parlato di psicopolizia:


https://voxnews.info/2019/11/01/meluzzi-commissione-segre-e-regime-di-psicopolizia-video/#respond



Ora, senza nulla voler togliere ad un atto certamente spregevole, ma che si circoscrive alla dimensione di un riprovevole teppismo verbale, ci sarebbe da chiedersi perché, invece, non si inaugurano commissioni per porre fine al silenzioso stillicidio di violenze contro anziani, deboli ed indifesi nelle loro povere abitazioni, in questi ultimi anni troppe volte assassinati da quelle tanto coccolate “risorse” straniere, costituite da una pletora di rumeni, slavi, albanesi o nordafricani che, per arrotondare i propri introiti da spaccio e furto, non hanno esitato a prendere di mira, a scopo di rapina, tanti anziani italiani soli e indifesi.




Paolo Becchi sul caso Liliana Segre

A che cosa si riferisce la senatrice Segre quando parla di «razzismo» e «istigazione all' odio»? Davvero alla discriminazione a danno degli ebrei in generale e degli ebrei italiani? Ad attacchi sul territorio a sinagoghe o profanazioni di tombe in cimiteri ebraici? O non, piuttosto, alle politiche contro l' immigrazione clandestina che la Lega vorrebbe portare avanti, al «prima gli italiani», che la senatrice identifica - a nostro avviso del tutto impropriamente - come parole d' ordine «razziste»?
«Prima gli italiani» non ha nulla a che vedere con gli ebrei e l' antisemitismo. Né con una ideologia "razzista". È la semplice voglia di nazione che da Nord a Sud la Lega sta incarnando con crescente successo popolare. Qual è dunque lo scopo di questa Commissione? (...)

(...)Vorrei concludere con una ultima considerazione, che mi costerà la crocifissione. La senatrice Segre - consapevole o meno - si è prestata ad una azione che Kant avrebbe definito immorale: quella di usare l' antisemitismo - la vergogna storica di quanto accaduto - in modo del tutto strumentale. Lo scopo, la giusta difesa degli ebrei da ogni forma di discriminazione, si è trasformato in mero mezzo, in un mezzo che con quella difesa non ha nulla a che fare. L' antisemitismo diventa il grimaldello per reprimere, punire e condannare ogni posizione politica che, pur non avendo nulla a che fare con esso, possa essere semplicemente tacciata di essere "politicamente scorretta". Non rendendosi tra l' altro conto che in questo modo è proprio "il male assoluto" ad essere banalizzato. No, senatrice Segre: non ha reso un buon servizio, neppure agli ebrei.

------------------------------------------------------------------------------------

Una cosa è certa. Non si sono sentite elevarsi grida manzoniane  sulla discriminazione, contro il razzismo antibianco quando Pamela  Mastropietro è stata fatta a pezzi e i suoi poveri resti sono stati infilati in due valige trolley, e quando la povera Desirée Mariottini è stata violentata da un gruppo selvaggio, stuprata a morte. Non mi si venga a dire che il branco selvaggio non lo ha fatto, in quanto "bianca" e in quanto giovane donna, quindi per queste bestie, una preda. Vorrei dire alla signora Senatrice: che cosa sono queste se non manifestazioni  concrete (e non opinioni) d'odio vero e di violenza  vera nonché efferatezza bestiale?

31 October 2019

Frugano l'oro nei nostri cassetti





C'è una notizia di questi giorni comparsa su alcune  agenzie di stampa (Ansa, Adnkronos) e su altri giornali  di economia e finanza che mi ha incuriosito, ma anche insospettito. Hanno calcolato in media quanto oro e quanti preziosi possediamo nei cassetti o nelle casseforti delle nostre case.  Insomma mentre non sappiamo esattamente dove sia finita la riserva aurea dell'Italia (c'è chi dice che giaccia nei caveaux della Fed) , c'è chi invece tratta gli Italiani da nuovi custodi di  tante piccole Fort Knox. A che scopo? Senz'altro nel mercato dei finanziamenti hanno scovato anche questa ghiotta  opportunità per gli istituti di credito:

I gioielli degli italiani, ricevuti in regalo, alle volte in eredità o acquistati, rappresentano un piccolo tesoro spesso sottovalutato. Ogni italiano infatti, possiede in media 7 oggetti di valore tra gioielli e beni preziosi per un totale di circa 64 grammi di oro e un valore stimato di duemila euro (2.064,00 euro). Preziosi che si trovano in casa, magari custoditi nei portagioie, nascosti in qualche cassetto e che , il più delle volte vengono poco usati o indossati. Il 37% infatti usa meno di 5 preziosi almeno una volta l’anno.  (ADNKronos- Un tesoretto di 2000 tra gioielli e oro nelle case degli Italiani)

Se da un lato l’82% del campione è consapevole che i propri gioielli rappresentino una ricchezza e un’importante risorsa, pur non sapendo quantificarne il valore, solo il 30% considera i propri preziosi come un valore economico, mentre il 52% li lega spesso a ricordi o occasioni speciali, considerandoli molto più che semplici oggetti. (ndr: fanno inchieste e proiezioni statistiche anche sui nostri sentimenti e ricordi!). 

Ma questi oggetti possono rappresentare una garanzia per ottenere un finanziamento attraverso un prestito con la formula del credito su stima, che è ancora attualissima, nonostante le sue origini risalgano al XV secolo. A confermarlo sono i dati forniti da Assopegno (Associazione Italiana degli Istituti di Credito su Pegno): in Italia il business del credito su pegno vale circa 800 milioni di affidamenti e un taglio medio del prestito concesso di 1.500 euro. Un servizio, che secondo i dati Doxa-Affide conosce il 69% degli italiani e una forma di prestito a cui si rivolgerebbero 8 connazionali su 10 in caso di necessità .

Poi nell'articolo ecco la conclusione volutamente "rassicurante":

"Il credito su stima è la formula ideale di prestito per gli ottimisti, perché permette di accedere a un credito in tempi rapidissimi, senza fornire ulteriori garanzie se non il bene stesso, con modalità di restituzione del capitale prestato certe e garantite”, sostiene Andreas Wedenig, Direttore Generale di Affide -è anche per questo che 124.000 persone ogni anno si affidano a questa secolare forma di finanziamento, riuscendo nel 95% dei casi a riscattare i beni impegnati”. 
Mmmh, voi ci credete?

Secondo la testata INVESTIRE, il  profilo tipo di chi ricorre al finanziamento su pegno sono  quarantenni, appartenenti a una classe medio bassa, secondo quanto riferisce Wedenig. Non sempre la necessità spinge alcuni a questa forma di credito: alcune persone decidono di depositare i propri beni nei caveau, magari durante le vacanze estive, per poi riscattarli al ritorno versando il capitale insieme agli interessi dovuti, un prezzo decisamente inferiore rispetto a una cassetta di sicurezza. E ancora, arrivano in Affide chi vuole far valutare oggetti di valore, come gioielli, argenti, orologi e monete (la valutazione è gratuita).

Perché trovo inquietanti queste notizie?  Sarò sospettosa ma ora il governo-Troika degli abusivi nonché cravattari strozzini senza ritegno alcuno, potrebbe servirsi  di  queste inchieste statistiche per calcolare anche i gioielli di famiglia degli italiani da inserire nello status patrimoniale ISEE. Ordini di scuderia da Bruxelles? Come non si sa, ma durante la grande crisi (indotta, come tutte le crisi) del 2011-2012 con a capo Monti e gli androidi della Ue, molti poveracci furono costretti a vendersi i piccoli tesori di famiglia (catenine, bracciali, orecchini, anelli e orologi ecc.) per pagarsi i debiti o anche per pagare le bollette e i consumi. Da lì sono risaliti a una campionatura. 
C'era una volta il segreto bancario.
Quando non te li fanno rubare dagli zingari specialisti in effrazioni alle porte e alle finestre, ci pensano le banche. Una cosa è certa: ci lasciano il dubbio amletico se è meglio correre rischi con i rom, o con le banche, alle quali molti ingenui cittadini, affidano in custodia nelle cassette di sicurezza i loro ricordi di famiglia, più o meno preziosi. Come minimo servono per fare "inchieste statistiche", rendendo palese il proprio status di polli da spennare e spolpare. Del resto sono riusciti anche a sapere quante volte all'anno ci mettiamo quel collier regalato magari da un marito a una moglie in occasione di un anniversario. Quante volte ci mettiamo quegli orecchini di perle, quante volte sfoggiamo quell'anello di fidanzamento che ora invece giace nel cassetto. Inoltre che ci stanno a fare quei regali della Prima Comunione dei vostri bambini se ora sono cresciuti?

 Osservate e ascoltate questo breve spot sui nostri  tesoretti: loro sanno anche quello che noi non sappiamo:
 http://vs.ansa.it/sito/video_mp4_export/o20191018143837589.mp4

Il Grande Fratello si è già messo in azione, ci guarda ci spia, ci scruta, fa i conti nelle nostre tasche e  fruga pure nei nostri più reconditi nascondigli della casa.

Giorno di Santa Lucilla