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28 February 2006

La sinistra abiura alla satira in nome dell'Islam

Dice Voltaire: "On a le droit de caricaturer Dieu". Noi non siamo dediti alle caricature sul sacro. Preferiamo asserire che abbiamo il diritto di sfruculiare un'altra divinità terrena: Madame la gauche. Dopotutto chi di caricatura ferisce, di caricatura perisce. Ma ricapitoliamo. Come partito a lungo all'opposizione la sinistra comunista e postcomunista ha sviluppato l'uso pervasivo della satira. Cominciò Fortebraccio ne l'Unità coi suoi corsivi al vetriolo.  Poi ci fu il giornale satirico Re Nudo  negli anni ''70 , manifesto della sinistra extraparlamentare diretto da Andrea Valcarenghi. Quindi  Il Male e Cuore. Quest'ultimo diretto da Michele Serra e poi da Sabelli Fioretti, ora transitati rispettivamente a Repubblica e Io Donna, il magazine del Corriere. Si sa, la satira paga e promuove pure carriere. Vignette satiriche De Sinistra (e perciò "intelligenti") per Gianelli, Vauro, Staino. Satira anche in tv con la Gialappa's, Serena Dandini, sempre così comicamente corretta e compiaciuta del suo stesso humour; Sabina Guzzanti e le sue crociate satirico-zapatere contro Oriana Fallaci e il suo cancro e contro il solito Berlusca col naso a clown. Uhmm! Quali impavide trasgressioni! Per non dire di Beppe Grillo che suda, urla e puzza  di sudore correndo come un pazzo da un capo all'altro del palcoscenico insultando selvaggiamente chi gli capita a tiro e aspergendo i suoi devoti con i suoi liquidi traspiratori. Amen.
Poi c'è Daniele Luttazzi il coprofilo-coprofago, dannunzianamente postlitteram e postdatato. Dario Fo dalla tripla pappagorgia mobile,  la cui satira a senso unico gli ha  fruttato un Nobel. Come pure il tosco guittone uscito dalle Case del Popolo comuniste e dalle emittenti rurali di Radio Vacca, Roberto Benigni, il quale ha guadagnato un Oscar per avere ridotto la Shoah a burletta. E non mancano priapi e satiri minori come quel povero minus habens di Dario Vergassola coi suoi pecorecci anatemi antiberluskaiser. Bisio a teatro declama che i bambini sono di sinistra perché dormono coi pugnetti chiusi:  che tenero paparino! 
In nome del diritto di satira a sinistra si marcia, si protesta, si fanno girotondi insieme ai GiroTonti,  sit-in ai Palaforum, si versano carrettate di merda davanti a Palazzo Grazioli (dove c'è il Presidente del Consiglio) , si mostrano le chiappe nude con qualche scritta irriverente, ci si fa vittime della censura. Si diventa carnefici e insolenti per cultura. Eppoi ...eppoi...
La guerra
quando sia progressista
perché invade
violenta non violenta
ma sia l'ultima
e lo è sempre per sua costituzione
 
tu dimmi disingaggiato amico
a tutto questo
hai da fare obiezioni?
 
Così si chiedeva il povero Eugenio Montale in Satura I. E chi mai osa fare obiezioni di fronte al Moloch satirico-priapesco-pecoreccio-smitizzante-demitizzante- demistificante-dissacrante e dissacratorio di quelli che... Lo stato si abbatte e non si cambia?
Ma la mosca al naso, la vera mosca al naso mi è saltata nel leggere il trafiletto satirico di Sabelli Fioretti, sabato su Io donna (p.50).
Il Fioretti si stizzisce perché il giornalista Gigi Moncalvo come segno distintivo della sua trasmissione tv Confronti si fa il segno della Croce, scrivendo che trova disdicevole il suo uso pubblico e spettacolare. "Ogni volta che vedo un calciatore che si fa il segno della Croce prima di tirare un rigore spero sempre che sbagli", scrive l'ex giornalista di Cuore.  Beh, si vede che -  poverino -  è accecato, ammutolito, reso sordo da quel che succede di questi tempi. In nome dell'Islam si prosternano 5 volte al giorno con le terga rialzate nelle nostre piazze, sui nostri marciapiedi delle nostre città e perfino davanti ai municipi (luoghi laici); si devastano ambasciate, si bruciano chiese, si uccidono e sgozzano "infedeli". E allora cari Sabelli Fioretti, Michele Serra, Vauro, Staino & Co. ce la vogliamo fare una bella satiretta sopra? O la mosca al naso vi salta solo per segno della Croce?
 Adesso riscoprono  pure il senso del sacro per "gli altri" i compagnucci -ucci- ucci.  Conversione? Devozione?Rispetto? No, solo una gran fifa della fatwa e  perciò di  non poter portare a casa,incolumi, le proprie chiappe ben pasciute.
 Scherza coi santi e lascia stare i lestofanti - è il loro coraggioso motto.  E ditemi:  quale sarà la prossima canzoncina riveduta e corretta che intonerete? Canterete in coro evviva il Komunislam e la libertà ? Sì, con gente come questa,  j' ai le droit de caricaturer la gauche e  stavolta il corsivo è tutto mio. Beccatevelo. (Nessie)
                                                                                        
                                       

22 February 2006

Che cosa nasconde la trappola dell'islamofobia

La mia tesi è che l'islamofobia non può essere considerata reato, ma semplicemente una sorta di riflesso condizionato di tipo pavloviano, dovuto all' umano istinto di conservazione. Ad azione corrisponde reazione. Qualcuno dopo il crollo delle Twin Towers ha scritto che si sono salvati i claustrofobici, quelli che soffrono di paura per gli ambienti chiusi, i quali si sono fatti numerosi piani a piedi, evitando gli ascensori. Fobia deriva etimologicamente dal greco phòbos, cioè timore. Si ha timore degli spazi aperti (agorafobia), di quelli chiusi (claustrofobia), dei microbi e delle malattie (patofobia), dei ragni (aracnofobia), e di numerose altre cose. E allora perché ascrivere una fobia (ovvero un timore) nei reati da perseguire a norma di legge come hanno fatto numerose leghe islamiste nei codici civili e penali dei paesi occidentali che li ospitano? E' noto che il MRAP, un'associazione islamico-francese intentò un processo contro Oriana Fallaci accusata di "islamofobia" , accusa contro la quale lei si ribellò, confutandone le motivazioni. L'islamofobia non è infatti una forma di razzismo. Nessuno accusa gli islamici di essere dei couloured people, nel qual caso lo sarebbe. E nemmeno di essere devoti al Profeta. Nel qual caso sarebbe persecuzione religiosa. Si ha invece paura di una religione che può essere interpretata in modo letterale, integrale, pervasivo, integralista e totalizzante. Oltre che totalitario. Detto in altri termini, di una religione che si fa dittatura politica, sociale e culturale. Se l'imbelle Europa del '38 seduta a Monaco avesse sofferto di nazifobia, si sarebbe forse salvata, perché la paura mette spesso in moto reazioni di salvaguardia nel mondo animale come in quello umano. Sappiamo invece come è andata: lord Chamberlain tornò in patria con in tasca l'ottimismo a buon mercato e in testa l'illusione che i nazisti non avrebbero mai attaccato l'Inghilterra. Dunque, anche il non voler vedere le cose per quello che sono è già in sé una forma di paura: la più insidiosa, poiché è un voler negare a sé stessi i pericoli in atto. Quindi, paradossalmente, non c'è peggior paura di non saper riconoscere le cose che fanno paura. Sul blog de ll Camper di Lontana (link qui a fianco) c'è una dichiarazione di islamici canadesi sulla libertà d'espressione, subdola quanto scivolosa (post: Manifestazione a Montreal e a Toronto per le vignette del 12 febbraio). La parola islamofobia fa la sua comparsa ufficiale nei documenti della politica araba, da parte dei 57 paesi della Conferenza islamica, secondo l'ottimo articolo di Mario Sechi per il Giornale del 19 u.s. "Il diktat arabo dell'Onu", e usarla come ipotesi di reato, favorirebbe il disegno del grande califfato, l'idea-chiave di Al Qaeda e di altri fondamentalisti i quali tengono sotto pressione i regimi arabi. Il blog Parbleu! di Jeanne e Emile de la Penne ha attentamente analizzato le ricadute eventuali di una risoluzione Onu di questo tipo: dichiarazione dei diritti dell'uomo dimezzata, limitazione della nostra libertà di stampa e di espressione, arresto del processo di democratizzazione in MO nonché del processo di emancipazione femminile all'interno dei loro stessi popoli (cfr: post del 21c.m. DhimmiONU).
Noi però possiamo già vedere fin d'ora come stanno andando le cose nel mondo anche senza tutto ciò. Innocue vignette (molte delle quali falsificate proprio da quegli imam che le hanno propagate nelle moschee) scatenano uni'iradiddio: roghi alle ambasciate, numerosi morti e feriti, pretese (soddisfatte) di licenziamento di giornalisti e direttori di giornali, boicottaggio merci danesi, e di recente, gli stessi fatti libici con la crisi nel nostro governo che si è sentito in dovere di regalare a Gheddafi le dimissioni di un suo ministro per accontentarlo. In risposta al nostro appeasement , il rogo alla nostra Ambasciata e alle nostre chiesette.
Di fronte a tanta furia iconoclasta ce la sentiamo di dire "io non sono islamofobico"? Ce la sentiamo di ripetere pappagallescamente la favola dell'islam buono e dell'islam cattivo che è un po' come la vecchia storiella del poliziotto buono e di quello cattivo? Siamo sicuri che islam e Occidente possano essere compatibili, glissando sui sacerdoti uccisi, sui cristiani africani perseguitati e ammazzati in Nigeria, Sudan; su quelli del Pakistan e dell' Indonesia ? Possiamo noi dimenticare quel che avvenne anni prima nel vicino Libano allorché le chiese e i cristiani maroniti furono attaccati (a casa loro) dagli "ospiti" palestinesi, riducendo il LIbano (detta Svizzera del MO) in un colabrodo di scontri interetnici e religiosi? Possiamo fingere di non vedere che in Serbia i templi ortodossi vengono presidiati dai soldati della Nato contro la barbarie iconoclasta islamista? E che Theo van Gogh è stato scannato come una bestia proprio nella sua città d'Europa? Possiamo non constatare che ogni qualvolta esce un film, un libro, o c'è un attore (Omar Sharif) che interpreta un ruolo a lorsignori non gradito, ecco spuntare la solita fatwa di morte puntuale come la morte? Possiamo ignorare che in Europa 10 persone del mondo giornalistico e culturale vivono già sotto scorta, perché minacciate?
Sì, io rivedico la mia libertà di aver paura poiché non è reato, ma una semplice reazione ad un pericolo imminente. Perché non voglio vivere a contatto di una cultura e di una religione che mi privi delle mie libertà, che si insinui subdolamente nelle maglie delle leggi di uno stato di diritto allo scopo di renderle più restrittive. Rivendico il diritto di guardarmi intorno con circospezione su una metropolitana, un autobus o un treno perché può succedere quel che è già successo a Madrid come a Londra. Ma soprattutto perché non sopporto che i nuovi nazisti tinti di verde godano dell'arbitrio di uccidere,decapitare, rapire, sequestrare, incendiare, perseguitare, ricattare, far licenziare i direttori dei giornali o far dimettere ministri eppoi pretendere qui da noi, che non se ne parli neppure. Così come pretendere (e ottenere) che i nostri governi si scusino con loro scucendo denari, mettendedoci la mordacchia col solito ricatto della islamofobia, e facendo applicare da parte della Magistratura, leggi e provvedimenti che di fatto legittimano le loro stesse iniquità, in nome della political correctness . In altre parole, che i carnefici si facciano "vittime" ribaltando astutamente i ruoli all'interno di un'Europa smarrita e priva di radici identitarie.
Chiesi una volta a Enzo Bettiza, un vero liberale a 24 carati, durante la presentazione del suo ultimo libro: "Che cosa le fa maggiormente paura di quest'epoca apocalittica che stiamo attraversando?"
"Mi spaventa l'indifferenza rispetto a tutto quel che stiamo vivendo". Come non essere dalla sua parte?

16 February 2006

Il bavaglio alla stampa, le querele islamiste e l'iconoclastia

Ieri 15 febbraio è stata una giornata particolare per la stampa che forse proprio da ieri potrebbe essere meno libera. E non solo perché è stato querelato il direttore di Libero da parte dell'Ucoii, ma perché la querela si è estesa ad altri giornali: il Corriere della Sera, la Stampa, la Padania. E a qualche programma tv: "Otto e mezzo" (La7) e "Controcorrente". Con l'eccezione del giornale di Feltri e della Padania, perfino sulla querela, è scesa la congiura del silenzio. Il Corriere ha relegato la notizia a pag. 10 in un trafilettino di spalla che sembra l'avviso di un cagnolino smarrito. Frattanto continua il mega show della campagna elettorale, ma gli italiani hanno la sensazione sgradevole che ciò di cui si evita di parlare è proprio quanto sta loro a cuore. Me l'ha detto il mio panettiere. Me l'ha detto il mio giornalaio. Me l'ha detto la parrucchiera e il salumiere sulla piazzetta del mercato. Bruciano le ambasciate europee e noi li lasciamo fare? Ma come?! Uccidono un prete mentre diceva Messa e noi li lasciamo fare? Querelano i direttori dei giornali che riproducono le vignette e noi li lasciamo fare? C'è come un senso di rabbia, di frustrazione e di impotenza in queste domande ricorrenti, le quali non possono trovare risposte nel reality show della politica. Men che meno dei partiti di sinistra. Ma anche la destra ha le sue responsabilità. Come quella brutta Consulta istituita dal Ministro Pisanu che dà legittimità all'UCOII (una filiale italiana della Fratellanza Musulmana d'Egitto), "dormendo coi serpenti", come dice Magdi Allam, la quale legittima di fatto la sua autoreferenzialità e il "comunitarismo", un fattore di disgregazione della nostra società nelle sue basi. In modo astuto quanto insidioso quelli dell''Ucoii si eleggono a rappresentanti unici di tutti i musulmani d'Italia, in quali in larga parte (il 90, 95%) non frequentano le loro moschee. E non appena investiti improvvidamente dal Ministro di questo ruolo, non hanno perso tempo con i loro attacchi alla stampa. Agiranno infatti sul piano civile, ovvero puntando alla grana. Ma anche penale, ovvero per l'applicazione della Legge Mancino che punisce "discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi" fino a 18 mesi di carcere. Inutile replicare ai dhimmi che viaggiano anche per i blog e i forum e ai loro stolti quesiti: "Volete forse che brucino ambasciate e provochino disordini anche qua da noi? Non è meglio che ricorrano alle vie legali?". Beh le vie legali alla Jihad sono la strategia soft e occidentale (cioè l'altra faccia) di quello che fanno in altri paesi. Sono una sorta di via giudiziaria al jihadismo, sfruttando abilmente le falle e le contraddizioni lasciate aperte: Magistratura schierata, burocrazia farraginosa, possibilità di risarcimenti pecuniari che non puzzano mai nemmeno a loro. Queste, le risposte evidenti che saprebbe dare anche un bambino.
Haram e iconoclastia islamica
Ma c'è un fenomeno ancora più inquietante di questa loro invasione di campo e avanzata sistematica: l'esportazione della loro iconoclastia. Ritenere cioè cosa deve essere considerato "haram" (peccato) e cosa no. Da oscurare o no. In altre parole, costringerci a guardare il mondo con i loro stessi occhi. Riprodurre un'immagine che circola su altri mass-media, fa parte del diritto di cronaca e di informazione. Nel mondo occidentale l'immagine si alimenta, come scrisse Walter Benjamin, della sua stessa riproducibilità. Se ciò ci viene impedito in nome della loro religione, che ne sarà della nostra civiltà? Tutto ciò si abbatterà fatalmente nel cinema, nel teatro, nei dipinti, nei libri che scriviamo e che leggiamo, nella cultura e nell'informazione in una sorta di neo Inquisizione dalla longa manus che agisce e reprime attraverso le vie più subdole e insidiose: ora violente ora soft. Non voltiamoci dall'altra parte: schiena dritta! Da oggi in poi potremmo essere tutti meno liberi di prima. Dipende da noi. Sarà dura. Ma possiamo farcela solo se non ci lasceremo intimidire e intimorire. E so che Feltri, Ferrara e altri giornalisti chiamati in causa, non si lasceranno sottomettere.

14 February 2006

Les liaisons dangereuses tra comunisti italiani e Islam

La foto ripresa da Siro è eloquente: l'ex-sindaco diessino di Cremona Paolo Bodini stringe la mano a Khalid Khamlich direttore amministrativo del centro islamico di Cremona, in galera per aver costituito una cellula di Al Qaeda con due piani di attentati: alla metropolitana milanese e al Duomo di Cremona. E' una foto che sembra avere quasi un valore metaforico: io, postcomunista, ti salverò dal carcere! E infatti andò a testimoniare per lui. Potete vederla su http.//siro.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=853830 del 13 febbraio. Suo post: "La stretta di mano". Ma c'è dell'altro. Il disobbediente Francesco Caruso, compare di Casarini negli espropri proletari, negli assalti anti G8 in funzione di casseur delle città nonché vicino al Campo antimperialista (gli urlatori ai cortei di 10, 100, 1000 Nassiriya) , si  presenta nelle liste di Rifondazione Comunista con Bertinotti. Marco Ferrando, il negazionista dello stato di Israele (afferma in un'intervista al Corriere che Israele è uno stato artificiale  e legittima le lotte terroriste chiamandole "resistenza"), è pure lui nelle liste di Rifondazione.
Inoltre circola la voce che il PdCI di Diliberto voglia candidare Roberto Hamza Piccardo dell'UCOII nelle sue file. Insomma limitarsi a parlare di "armata Brancaleone" è fare loro un gran bel complimento perché almeno il personaggio di Gassman faceva ridere. Questi invece  non solo fanno pena, ma  sono pure pericolosi per la democrazia. Sappiamo che Oliviero Diliberto ha esposto manifesti con giovani sorridenti in kefiah con la scritta ORGOGLIOSI  DI ESSERE COMUNISTI.  Sappiamo che ha stretto la mano a Nasrallah il capo degli Hezbollah libanesi. Che è buon amico di Mohammed Nour Dachan, presidente dell'UCOII. E sappiamo anche che per lui, un terrorista non è tale , visto che si prodigò per fare estradare dagli USA,  Silvia Baraldini quando fu Ministro di Grazia e Giustizia (oltre che stringere la mano all'Hezbollah). Perciò, la candidatura di Piccardo sarebbe il coronamento ideale alle sue liaisons dangereuses con i terroristi. E se così fosse,  e venissero eletti "questi bravi ragazzi" (good fellows) vorrebbe dire che in Parlamento avremmo i fiancheggiatori di Hamas e gli emissari italiani dei Fratelli musulmani d'Egitto.
Esiste una propaganda subdola di D'Alema quando va in tv nei confronti nei confronti degli elettori più sprovveduti, circa i suoi infidi alleati: "Rinforzate la componente riformista, cioè noi dei DS, e sarete al riparo da questi rischi".
 Allora vale la pena di ricordare a D'Alema e ai suoi , che quel Bodini,  ex sindaco di Cremona sopra citato,  è ora candidato al Senato  per i Ds. Che il sindaco Domenici di Firenze (dei Ds anche lui)  è noto per essersi speso con ogni mezzo per impedire che Oriana Fallaci venisse premiata accettando invece di istituire a Firenze un premio "Mezza luna d'oro" organizzato dagli islamisti e già conferito al giudice Clementina Forleo (la stessa che scarcerò i terrristi di Ansar al Islam). Che la Banca Monte dei Paschi di Siena (Banca dei DS)  è stata la principale finanziatrice della moschea di Colle Val d'Elsa sorta nel bel mezzo del dolce paesaggio tosco, notoriamente paesaggio architettonicamente rinascimental-cristiano.
Inoltre va ricordato quel che è avvenuto nel collegio del Mugello durante le elezioni del '96. I voti che mancarono a Diliberto vennero trasferiti dai Ds al suo partito, il PdCI, in una sorta di soccorso elettorale rosso. Ovvero quelli in esubero diessini furono dati in cadeau ai cugini più rossi. Perciò votare per i Ds, illudendosi che sia il male minore, è pura utopia.
A questo punto ci si chiederà: ma cos'hanno in comune i materialisti atei di derivazione marxista e gli islamici?
1)L'antiamericanismo 2) L'antisionismo 3) La concezione universalista e terzomondista (il comunismo illiberale e antiliberale col sole dell'avvenire per i popoli fratelli, loro; la Umma islamica,  gli altri) 4) Una sorta di giustificazione morale  per i metodi di lotta  terroristi.
Infine il cinismo di entrambi nel servirsi l'uno dell'altro per pervenire ai propri scopi egemonici, supportandosi a vicenda.
Perciò se abbiamo davvero a cuore le sorti del nostro Bel Paese,  RIFIUTIAMO I CAVALLI DI TROIA in Parlamento, negando il voto alla coalizione di sinistra.

11 February 2006

La deriva islamista contro le religioni d'Occidente

Ovvero ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio. In questi giorni assistiamo ammutoliti e costernati  a una pagina di storia che credevamo  relegata nei manuali scolastici : quella della persecuzione e martirio dei cristiani. Prima in aree lontane del mondo, e ora a noi vicine. Ma anche a chiacchiere confuse e balbettanti da parte delle gerarchie ecclesiali cattoliche e di certi settori del rabbinato ebraico a proposito delle vignette. Diciamo la verità, un prete cade mentre stava officiando la Messa nella chiesa turca di Trebisonda e si finge da parte di autorità politiche (ma anche religiose) di non capire che questo è un assassinio  islamista. Un altro viene aggredito a Smirne al grido di "Vi uccideremo tutti: Allah akbar!" e si glissa via. La sensazione diffusa è che quello di don Andrea Santoro sia un cadavere ingombrante per la campagna elettorale in atto. E che le parole reciprocità religiosa,  sicurezza dei luoghi di culto cristiani che dovrebbero essere pronunciate con fermezza dai nostri governanti nei confronti di quegli stati islamici con cui commerciamo e che sosteniamo finanziariamente, siano parole  tabù in nome dell' economicamente corretto.  Per ciò che concerne le dichiarazioni delle autorità religiose cito le parole prese dal Foglio (9 u.s.) nell'articolo "Ma che strano martire" relativo alla presa di posizione ufficiale della Chiesa: "Qualcosa che più che dolore somiglia alla preoccupazione, alla prudenza, al riserbo, al pudore" "Sentimenti contigui e amici del sentimento matrice chiamato paura".  Insomma, per Ferrara, qualcosa di analgesicamente parrocchiale e non di pastorale. Né è sufficiente, per sciogliere questo dubbio, la commozione del cardinale Ruini durante la cerimonia funebre e la promessa di canonizzare quanto prima il povero don Andrea Santoro, assassinato nella sua chiesa come un novello Thomas Beckett  di una moderna tragedia di T.S. Eliot.
In Francia il rabbino Sitruk capo delle comunità ebraiche francesi, rilascia sconcertanti dichiarazioni sul fatto che non si sarebbe mai dovuto pubblicare quelle vignette, suscitando le giuste rimostranze del filosofo ebreo-francese André Glucksmann il quale ha replicato al rabbino e  a chi la pensa come lui, che farebbero bene a capire che "se cediamo si introduce la sharìa in Europa". Nessuno ha sentito la voce di questo rabbino durante i numerosi episodi di antisemitismo nelle banlieus francesi, né a proposito delle squallide e becere vignette antisemite che circolano sui siti islamici.
Analoghe e sconcertanti affermazioni da parte del cardinale Silvestrini nel Corriere del 3 u.s,  il quale durante un'intervista al Corriere, pareva polemizzare quasi di più sui vignettisti che sui fondamentalisti che hanno reagito in modo feroce e barbarico emettendo fatwe di morte. Una posizione sostanzialmente cerchiobottista ripresa da Navarro-Valls, il portavoce vaticano. Silenzio assordante, invece, per i martiri cristiani di Indonesia, delle chiese bombardate nel Pakistan e  in Iraq,  e nei villaggi incendiati nel Darfur (con le sole voci isolate di padre Bernardo Cervellera, di Don Mazzolari e di don Luigi Padovese - sentinelle di punta in queste zone a rischio).  Silenzi pure per le sordide vignette anticristiane che circolano in rete da parte degli islamisti.
Inutile invocare un rigido spartiacque fra religione  e politica, chiesa e stato. Non è,  e non è mai stato, per nessun paese  democratico, un Rubicone così chiaro e distinto, ma sempre  frutto di un negoziato oltre che di una civile  convivenza. Ma è anche inutile cercare di salvarsi in corner con vecchie categorie come laici e religiosi, credenti e non credenti, come ho già letto su altri blog. Poiché, come ricorda Glucksmann, ci sono atei (o laici)  codardi e atei  (o laici) coraggiosi. Credenti codardi e credenti impavidi. Politici pavidi e pusilli (la maggioranza), e religiosi che lo sono altrettanto. Con poche eccezioni per gli uni e per gli altri. Vorrei pertanto citare le affermazioni di Giorgio Israel sul Foglio del 7 u.s. "Dodici vignette fra tante" - Quelli che dicono non disegnare il volto di Dio invano, poiché mi pare di illuminante preziosità.
"Quelle autorità religiose cristiane ed ebraiche, che credono di poter restaurare un maggiore rispetto per le loro religioni, e per la religione in generale, accodandosi all'offensiva islamica, cadono in un trabochetto e compiono un tragico errore. Essi dimenticano che l'islam integralista non ha alcuna intenzione di difendere la libertà religiosa, bensì soltanto l'intangibilità e la supremazia della propria".
Pertanto, anche i nostri religiosi d'Occidente siano più consapevoli che la libertà di culto è figlia delle società moderne, democratiche, liberali e non dell'ottuso e cieco  fideismo teocratico islamista, il quale, al contrario, l'azzera, la cancella e ne sopprime le vestigia. E sappiano trovare per tutti (credenti e non credenti) le giuste parole vibranti e coraggiose di cui si ha bisogno in queste ore. Tutto questo, a prescindere dall'esistenza di vignette o meno.  Inutile auspicare un'azione di riverbero positiva per condurre le pecorelle smarrite all'ovile a fronte della secolarizzazione galoppante dell'Occidente, sfruttando per sé stessi, la lunga scia del fanatismo religioso islamista delle zone retrograde del mondo.
"Perciò" - conclude Israel - "se il mondo religioso occidentale confonde la difesa della propria causa, della lotta contro l'irreligiosità  e  contro il relativismo morale, con la lotta contro le vignette, contribuisce così a distruggere le basi della società, accodandosi , magari senza rendersene conto, a una deriva integralista".
Ecco le parole che io stessa stavo cercando quando mi furono mosse obiezioni benevole da  Pseudosauro , da Bisquì ,  dalla cara amica Mary del blog di Orpheus e  da Armatexon. Le ha dette per me, Giorgio Israel -  un laico assai rispettoso dell'elemento religioso nella vita pubblica e civile. Io di migliori e di più efficaci  non avrei saputo trovarne.

06 February 2006

Dietro alle vignette, c'è del marcio in Medio Oriente

Dietro alle immaginette blasfeme sul Profeta si nascondono dei piani nefandi. Amleto sarebbe costretto ad ammettere che c'è del marcio in MO. Assaltare la sede dell'Ue a mano armata, invadere, devastare e bruciare le ambasciate scandinave; boicottare i prodotti danesi,  pretendere e ottenere il licenziamento di Lefranc da France soir, lanciare fatwe contro l'illustratore danese e contro i giornalisti europei rei di aver ripreso i disegni (compreso il nostro Vittorio Feltri), tirare il Vaticano per la tonaca manco fosse il rappresentate d' Italia e pretendere che emetta scomuniche contro le caricature può sembrare delirio paranoide. E lo è. Ma non è tutto. Dietro c'è un piano ben preordinato. Gli ulema, gli sceicchi (Al Qaradawi)  e i mullah sanno usare i mass media e le tecnologie comunicative che l'Occidente ha messo loro a disposizione: network, Internet, cellulari. E con questo fanno credere quel che vogliono. Perfino che in Danimarca si dà alle fiamme il Corano: un'ignobile calunnia in stile Goebbels. In realtà alcuni pezzi del mosaico non tornano. Perché scatenare tanta ira post-datata di 4 mesi (le vignette risalgono a settembre)? Perché Hamas ha vinto le elezioni e ha bisogno di battere cassa con l'UE. Sa bene che l'Europa vorrebbe garanzie circa la sua attività terrorista, prima di scucire denari - garanzie che Hamas non può e non vuole dare. E allora meglio ricattare con violenza brutale e usare l'arma del boicottaggio. Come banditi in stile "o la borsa o la vita". Poi c'è un altro curioso episodio: da dove vengono tutte queste bandiere "crociate" danesi? Chi va in un'ambasciata a rubarle al massimo ne trova due o tre. Idem se ci si reca nei negozi di bandiere e stendardi. Da dove saltano fuori? E' evidente che questa macabra sceneggiata è stata preparata con mesi di anticipo. C'è un ulteriore "pezzo mancante" del puzzle: com'è che le ambasciate francesi sono state risparmiate dalle fiamme e gli estremisti si sono limitati a chiedere il licenziamento di Lefranc? E come mai le varie polizie (specie quella siriana) hanno lasciato fare, tranne che per l'ambasciata francese dove hanno caricato  i domostranti a mano bassa?  Semplice: monsieur Chirac è sempre stato ottimo amico di Hezbollah siriano e libanese. Inoltre, a detta del giornale Il Foglio, il Mossad israeliano avrebbe già intercettato trattative sottobanco tra Quai d'Orsay, la sede del Ministero Affari Esteri francese, ed esponenti di Hamas. Hamas offre la "hudna" (cioè, in senso islamico, una tregua che non garantisce la pace, ma il riarmo) e il governo francese sta cercando di prendere in esame la cosa. Poi c'è la mina vagante Ahmadinejad. Il quale ha alle  costole l'AIEA  che farà rapporto al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. E allora niente di meglio  per lui, che usare pretestuosamente le vignette  un po' come Bismarck usò il falso di Ems per entrare in guerra con la Francia: tanto per fare la voce grossa e avere delle carte da giocarsi nelle trattavie sul nucleare.  Tutto questo mentre noi stiamo stolidamente  a chiederci nei nostri mass media: è giusto pubblicarle o non è giusto? E' corretto o non  corretto? Penoso l'editoriale cerchiobottista di Pier Luigi Battista sul Corriere. Della serie, la libertà d'espressione non si tocca, però le vignette contro Maometto sarebbero l'omologo di quelle antisemite contro gli ebrei e perciò razziste. Ma Battista li ha mai visitati i siti islamisti e le  disgustose  e razziste vignette antisemite di copyright arabo, senza dover evocare quelle dei lontani anni '30?
 Frattanto il Vaticano attraverso i cardinali Tonini e Silvestrini propina discorsi alla camomilla nella speranza di allontanare lo spettro di uno scontro religioso. Errore! L'uccisione di Don Andrea Santoro, mentre si trovava in chiesa in Turchia al grido di "Allah Akbar", non lascia più margini di equivoci nemmeno a chi è cieco.  Come si vede dietro alle vignette c'è in gioco una posta assai grossa. Israele lo sa. Gli USA pure. Gli europei, invece, sbigottiti e perplessi si nascondono dietro ad un amletico : "To publish or not to publish"? Beninteso, nessuna deroga per le vignette che devono comunque circolare liberamente sui giornali, per i blog,  nei siti e per ogni dove. Consapevoli però, che questo è un gran bel pretesto per gli islamisti, determinati più che mai ad estorcerci quattrini e ad ottenere altri salvacondotti e vantaggi . Per loro. Perciò è scoccata l'ora del redde rationem: inutile continuare a nutrire il caimano nell'illusione di venire risparmiati.