"Vesti la giubba e il tuo volto infarina"... Così recita il libretto de "I Pagliacci" di Ruggero Leoncavallo. Nel caso di Zapatero, leader spagnolo la cui virilità non sembra certamente quella di Antonio Banderas, "vesti la kefiah". Quanto al suo volto, non ha bisogno di essere infarinato. Protesta la comunità ebraica con accuse di "antisemitismo" per l'esibizione del tradizionale copricapo reso famoso da Yasser Arafat
come simbolo di "resistenza" del suo popolo, che il leader spagnolo ha sfoggiato con ostentazione facendosi fotografare insieme al giovane palestinese che gliene ha fatto dono durante il convegno socialista ad Alicante. Non
bastavano le posizioni del governo spagnolo a proposito del conflitto
israelo-libanese. Ci mancava anche una fotografia il cui valore
iconografico e simbolico è stato sottolineato con riprovazione pure dal
quotidiano El Mundo, giudicandola inopportuna.
Resta da capire perché la comunità ebraica spagnola si stupisca tanto.
Dopotutto Zapatero è riconoscente ai suoi sponsor elettorali, no?
Non è forse stato "democraticamente" eletto subito dopo la strage di
Atocha del 11 marzo 2004? Sarebbe andato con tanta disinvoltura al potere senza le temibili bombe?
Ovvio dunque che Zap indossi la kefiah,
simbolo del terrorista Arafat e dei suoi successori, e ringrazi i suoi supporters per averlo
aiutato ad andare al governo.
29 July 2006
Zap veste la kefiah e ringrazia...
18 July 2006
Sismi, Arma, Gdf: spoil system all'italiana
14 July 2006
Zizou le voyou: voilà la France
Voyou nel senso di teppa. Ma nessuno osa scriverlo ed è tutto un "osanna" di ovazioni. A cominciare da BHL (Bernard-Henri Lévy), il Gigi Rizzi dei philosophes che in un delirante articolo lo ha paragonato a un semi-dio greco cui è consentito perdere la testa. Dietro alla capocciata degna di un pastore sardo dell'Anonima Sequestri di Zizou, mi sa che la testa sono in molti ad averla persa: Chirac, Villepin, le gazzette sportive francesi e Le Monde, il quotidiano della gauche au caviar che parla di Materazzi come del solito "rital". Cioè "terrone". A quanto pare, si va in cerca di razzismo solo se di marca "rital". Quella "gaulois"e "gauchiste" nessuno se la fila.
Stamattina a Zurigo la FIFA ha convocato Materazzi per vederci chiaro: in caso di offese scatterebbe l'art. 54 che prevede alcuni giorni di squalifica. Capirai, che dare del "figlio di mignotta" a un collega del campo avversario, è un'ingiuria inedita. Sai quanti altri calciatori da squalificare...
Sappiamo bene che la Fifa è composta dall'asse Platini-Blatter, uno che ci ama così tanto che
non è nemmeno venuto a porgerci la coppa.
Frattanto gli eurobabbei tifano "beur", inventandosi la sparata dell'islamofobia, frutto dei loro deliri ideologici. E tra questi di casa nostra, non mancano Bertinotti e Rina Gagliardi che su Liberazione scrive di queste perle di saggezza:
"Si può dire sommessamente che un figlio della banlieue ha una dignità da difendere che vale perfino la perdita di un titolo?".
Per fortuna è stato Zidane in persona a smentire il macchinoso teorema ideologico nella sua intervista a Canal Plus.
Quanto alla Francia, andare (magari attraverso la Fifa) à la recherche de la grandeur perdue, a partire dai piedi fino ad arrivare alla crapa di un calciatore, merita solo un verdetto inalienabile: Blackboulée par un coup de boule. Che in slang del gioco delle bocce, significa TROMBATA da una capocciata.
I giochi sono fatti et... rien ne va plus.