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30 December 2019

Cartoline di fine d'anno



Rieccoci. Come ogni anno siamo qui a fare bilanci su quanto è stato realizzato, su quanto resta da realizzare, sulle soddisfazioni ottenute, sulle immancabili delusioni (in politica sempre tante!).  Poi si riaffaccia la speranza di un anno migliore, speranza che è quasi diventata una consuetudine. A parte l'anomalia (unica al mondo, ma noi siamo degli originali) dei due Giuseppi (l'uno di un colore politico, che succede all'altro di altro colore con altra coalizione), qualche successo c'è stato: le Elezioni europee vinte dalla Lega,  come pure le elezioni in Umbria, la grande manifestazione sovranista a Piazza S. Giovanni a Roma, il ciclone hard Brexit  ai primi di dicembre. Successi guastati in parte,  da elementi di intralcio come le  futili sardine nutrite a mangime da Prodi (a sua volta insufflato da Soros), come in questa vignetta



Poi c'è stata la  recente penosa conferenza di fine d'anno di Giuseppi circondato da pungitopi e agrifogli,  dove ha prontamente e senza alcun pudore, sostituito il ministro della Pubblica Istruzione Fioramonti appena dimessosi, scorporando due dicasteri: la Azzolina nella scuola e il ministro per la Ricerca universitaria Gaetano Manfredi (attuale presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane).  Insomma, una poltrona per due, altro che crisi di governo! O meglio, due poltrone per un ministero scorporato in due ministeri. Del resto, due deve essere il numero preferito di Giuseppi!
 Non un giornalista che lo avesse messo in difficoltà, lì, Topo tra i pungitopi. Le domande che andavano per la maggiore erano quelle che sollecitavano la piena messa a regime dell'Agenda NWO. Quando andrà in porto la legge di fin di vita? (questa sì, è la madre di tutte le priorità). Quando ci sarà la liberalizzazione della cannabis? Perbacco: un vero e proprio "diritto umano" imprescindibile! A quando il matrimonio omosessuale? Ma questo, si sa,  è il livello infimo della nostra stampaglia. 

Questo è stato il mese di quell'ipoteca orrorifica sul nostro risparmio che chiamasi MES. Non mi soffermo perché già ne abbiamo trattato ad oltranza su vari post. Ma noi siamo comandati da camerieri della diarchia franco-tedesca, come nella foto sottostante


Per consolarci siamo perfino costretti a gioire di un successo che renderà le banche tedesche ancora più voraci verso noi poveri Pigs: la hard Brexit di BoJo e di Nigel Farage, il quale ha cavallerescamente rinunciato ad ogni ruolo politico pur di vedere il suo paese libero e sovrano. La libertà ci piace così tanto che arriviamo a esultare quando c'è qualche evaso dalla prigione Ue che taglia la corda. Anche se poi ci sarà "più corda" intorno al collo nostro.



So che nelle cartoline ci starebbe bene anche la stoccata contro Bergoglio e le sue continue omelie sugli immigrati che ci ammanisce a profusione perfino a Natale; so che dovrei tirare fuori la  memorabile foto in cui bacia le scarpe ai nigeriani,  ma qui la nausea e il voltastomaco hanno preso il sopravvento. E questa, perciò ve la risparmio. Come vi risparmio il silente canuto Uomo del Colle, regista di questo sconquasso che avrà il coraggio di raccontarci il Nulla infiocchettato di retorica, nell'immancabile discorso di fine anno.
Tra poche ore si brinda, si spera, si mangia, si canta, si sta con gli amici in allegria. L'anno che verrà,  forse non sarà né migliore né peggiore di quello che ci sta lasciando. Sarà semplicemente un altro anno. Ma prendiamolo così com'è, trasformandolo, per quanto ci è possibile, in quello che vorremmo fosse. 

Buon Anno!

23 December 2019

Il Natale in affanno



Non so se è la mia impressione, ma ogni anno il Natale arriva sempre più di corsa e in affanno. Le pessime manovre finanziarie a ridosso delle feste, il MES e la consultazione intorno a questo meccanismo predatorio finita come sappiamo,  le stoccate contro gli Italiani, le cattiverie  di avversari (per non dire nemici) politici perpetrate a dispetto di un periodo dell'anno che ci vorrebbe migliori (si veda la malvagità di tricoteuse partenopea di Di Maio ansiosa di poter assistere all'esecuzione di Salvini). Per non dire del povero presepe sempre più bistrattato. Presidi di scuole che si rifiutano di festeggiare questa festività, dando ordini tassativi ai docenti di non turbare altri alunni di "altre religioni". E ancora,  fenomeni sempre più frequenti di vandalismo e  blasfemia, alcuni addirittura  con particolari vomitevoli che non cito per non rovinarmi il fegato.
Per contro i cittadini reagiscono come possono con presepi viventi, con aiuole dietro casa prese a prestito per allestire piccole mangiatoie col Bambin Gesù. Con casali abbandonati le cui vecchie stalle, rinnovano il miracolo della Natività. Ma soprattutto giardini, orti dietro casa, portici, androni è tutto un fiorire e rifiorire di presepi, quasi nel timore di perdere questi presìdi  (e non presidi come quello citato) di cristianità sempre più messa in pericolo. Mi viene in soccorso un bell'articolo dal titolo "La gioia del presepe tornante" di Marcello Veneziani comparso qualche tempo fa su "La Verità" che parla del presepe  e di come  ci fa rivivere il nostro albero genealogico con gli antenati, quelli che non sono più tra di noi, ma che ci hanno lasciato vividi ricordi di quando eravamo bambini.

Il giorno dell’Immacolata, a casa mia, facevamo il presepe. Era un rito domestico di edilizia sacra che da bambino mi dava gioia. Riprendevano vita dopo un anno di latenza i personaggi, il bue, l’asino, le pecore e le oche, la grotta e la stella cometa. Si rianimava di luce la casa, gremita di angeli, pastori, sacra famiglia, montagne di cartapesta, fiocchi d’ovatta a mo’ di neve, ciuffi di muschio, specchietti rubati alla vanità femminile per fungere da laghetti. Era un work in progress, il presepe. All’inizio non era visibile il Bambino nella culla e i Re Magi erano fuori inquadratura, lontani dalla meta. Due venivano col cammello, uno era a piedi ma con un cappotto di cammello. Gesù sarebbe planato nella culla la notte di Natale, previo processione domestica. E i Re Magi sarebbero arrivati alla grotta solo alla Befana seguendo il navigatore stellare, il giorno prima che il presepe fosse smantellato.

Gli angeli appesi sulla grotta con un fil di ferro pendevano serafici e minacciosi, a volte cadevano dalla precaria sospensione facendo strage di pastori e papere. Era un piccolo incanto, e mi piaceva essere assunto da mia madre, direttrice dei lavori, come operaio del presepe. 
Io invece, venivo assunta "operaia del Presepe" da mio padre che mi mandava a prendere il muschio in una località del mio paese che chiamavano "la Siberia", per via del freddo umido e della brina. Mi piaceva andare "in Siberia" a raccogliere "l'erbino" (come lo chiamavo col linguaggio fanciullesco) con le perle di brina sopra (la "sorella della neve", la definivo) .  E mi piaceva anche parlare col "fumetto"  tipico delle mattinate gelide con i miei amici di gioco ingaggiati anche loro come piccoli "operai del presepe"dalle loro famiglie, prima che l'impazzimento delle stagioni ci portasse via perfino  l'inverno rigido.

Il presepe ha subito negli anni un paio di assalti. Il primo fu quando fu trasformato in una specie di congresso dell’ONU, in cui il messaggio non era più la nascita di Gesù, la santa maternità, la famiglia ma la società multirazziale fusa; pace pace, no al razzismo, accoglienza global, amnesty international. Anche gli angeli apparivano un incrocio tra i caschi blu e il gay pride.
Il secondo è invece ancora più radicale e mira ad abolire il presepe perché, dicono, offende chi è di altra religione. C’è sempre un insegnante idiota che propone ogni Natale di cancellare il presepe. Continuo a non capire cosa ci sia di offensivo in un presepe (...)

 Non lo capiamo nemmeno noi. Il presepe ci rimanda alla nostra infanzia, alle zie che preparavano qualche  buon dolce casereccio, alle nonne che tiravano il collo a un galletto tenuto in serbo proprio per il pranzo natalizio, quando si era forse meno spendaccioni, ma si sapeva apprezzare le buone cose  genuine, quelle che si mangiavano "solo a Natale". Ecco, forse questo vuol dirci Veneziani nel suo articolo: il presepe è l'insieme de nostri antenati redivivi, i Lari, custodi del focolare; è   la famiglia  quella che oggi purtroppo fa acqua da tutte le parti,  ritrovata e riunita al desco  anche se per pochi giorni.  Il presepe è l'Elogio della Lentezza contro la vita ansiosa e ansiogena dei nostri giorni che trasforma il Natale in una bolgia mercantilista. Pertanto, ci rimanda a quando ancora esisteva qualcosa che oggi è scomparso: l'educazione all'Attesa, impartita ai bambini.  La  capacità di saper aspettare un evento, magari accompagnato poi da  un unico regalo quale premio  e non da montagne di pacchetti da scartocciare nevroticamente sotto l'albero come nei film hollywoodiani. Un unico dono a ricompensa di quella lunga Attesa che però ci rendeva capaci di apprezzare la gioia semplice, quella che richiede più impegno del dolore.

Buon Natale a tutti i lettori e internauti. 

17 December 2019

Nessun dialogo coi nemici degli Italiani




Giorno di S. Lazzaro. La sparata di Salvini e ancora più quella di Giorgetti, grida vendetta al cospetto del Signore. Gli impediscono di fare una legittima campagna elettorale mandandogli addosso più che "sardine" dei veri e propri siluri, allo scopo di togliergli agibilità politica. La magistratura "rossa" ha aperto un fascicolo per fermarlo in ogni modo sulla questione già "prescritta" dei voli di stato. Ora rischia anche 15 anni di carcere  da parte della Procura di Catania, per aver impedito gli sbarchi.   I media lo dileggiano come  è avvenuto nella trasmissione " In mezz'ora" con il bisonte-Annunziata che chiama "coglioncino" il suo maglioncino a giro collo, i vignettisti di sinistra lo ritraggono a testa in giù come Mussolini in Piazzale Loreto e lui che fa? Cerca il dialogo con queste forze per un eventuale governo di "salvezza nazionale"? Ovvero con quelle stesse forze politiche che ci hanno condotto a quel disastro che sta sotto i nostri occhi?
Ricordo che tutti i governi di "solidarietà nazionale", di "salute pubblica" o di "salvezza" che dir si voglia, hanno portato all'Italia e agli Italiani, una jella tremenda, per chi se ne fosse scordato. Non ultima allo stesso Berlusconi con quel famigerato "patto della crostata" con D'Alema. E se proprio vogliamo ricordare  un'altra sconfitta inanellata, ecco pronto il Patto del Nazareno tra il sinistro Renzi e Berlusconi. Finito a carte quarantotto come sappiamo.

Sono d'accordo con l'amico Massimo che prima di me ha fatto un post dal titolo "Non si dialoga con il nemico, lo si combatte e basta".

Coi nemici si tratta solo quando li si è sconfitti -  insegna la Storia. C'è ancora tanto da fare, troppo, per perdersi via in questi machiavellismi di dozzina. Ci sono in ballo i "decreti sicurezza", sempre più in forse e in via d'abrogazione. Bisogna lottare contro una tassazione-capestro su tutti i settori.  Occorre ripristinare anche una sovranità alimentare perduta, dato che ora i paesi "forti" della Ue stanno di fatto boicottando il made in Italy coi semafori rossi nei confronti dei nostri prodotti d'eccellenza (vedi la faccenda del Parmigiano Reggiano) . Occorre non abbandonare l'ipotesi del ripristino di una moneta nazionale, attraverso la consulenza di Borghi e Bagnai, due cavalli di razza.

E' doveroso recuperare la nostra identità sempre più ferita, a fronte del proseguimento incessante di sbarchi e di ipotesi di società del meticciato.
 La coerenza paga sempre, mentre le incongruenze e le digressioni disorientano e  allontanano dall'elettorato e da quel popolo che si vorrebbe difendere. Inoltre si dà un'impressione di arrendevolezza come è avvenuto per Berlusconi che da quella sinistra con cui avrebbe voluto aprire delle trattative, si è preso solo delle sonore sberle, e che gli ha mandato addosso branchi di tori inferociti (dalle toghe rosse alla teppaglia dei centri sociali).

Vengo a Giorgetti, anzi, al Giorgètti, come lo chiamano dalle sue parti. L'uomo non mi piace e non ne ho mai fatto mistero. Non mi piace che abbia lavorato nella Commissione dei Saggi per Napolitano, non mi piace la sua amicizia per Draghi, non mi piace la sua "cuginanza" con Ponzellini, banchiere bolognese che fu allievo di Prodi, non mi piace la sua laurea alla Bocconi e la sua attiguità a Monti; non mi piace che sia riuscito nell'incredibile impresa di perdere la roccaforte originaria della Lega:  proprio Varese,  sua città natale e  già culla di quel partito, per permettere di  lasciar insediare a Palazzo Estense il piddino Galimberti, il quale sta letteralmente massacrando la città con parcheggi a pagamento dappertutto e ridicole piste ciclabili nel centro urbano, piste rimaste completamente deserte e inutilizzate, ma che restringono la carreggiata adibita ai veicoli.  Sta tutta qui la genialità del machiavellico Giorgetti?


L'ultima sua sparata riguarda i suoi "Perché no?" su Draghi presidente della Repubblica e in seguito, del Consiglio. Ecco qui il succo dell'intervista a "La Stampa" del numero 2 della Lega:
https://www.fanpage.it/politica/giorgetti-come-salvini-pensa-a-mario-draghi-come-premier-di-un-governo-demergenza-why-not/

Ricordo che Draghi (uomo Goldman Sachs)   è l'uomo del Britannia, colui che fece spezzatino per i privati dei nostri migliori asset nazionali;  è colui che fece innestare il pilota automatico a questa Ue affinché portasse avanti la sua famigerata Agenda.  Mario Draghi è colui che diede una cura letale contro la Grecia, cura  che ha causato bambini e  anziani morti per denutrizione (nascosti  perfidamente dal Corriere della Sera negli articoli dell'attuale vice-direttore Federico Fubini, il  quale ha successivamente ammesso di averlo fatto per frenare l'euroscetticismo diffuso)
Il "Perché no?" di Giorgetti trova una risposta ironica in un'omonima canzonetta di Battisti:" Scusi Lei, ci ama o no?".

13 December 2019

Vince hard BoJo e la GB dice per sempre No



Questa mattina mi sono svegliata e mentre fuori nevicava, sorseggiando il caffé, finalmente una buona notizia. Non direttamente per noi, ma per il Regno Unito che ora potrà procedere finalmente e senza intralci verso la hard Brexit. Gli eurocrati hanno messo in campo una potenza di fuoco contro la Gran Bretagna, attraverso il chierico rosso Jeremy Corbyn e altre componenti filo Ue legate al "remain", cercando fino all'ultimo di indurla a un secondo referendum che disattendesse il risultato  del primo. Ma lì, a differenza che nell'Europa continentale, non c'è trippa per gatti. Anzi, tenuto conto delle simpatie di BoJo per gli animali e le sue foto di rito col cagnolino, non c'è mangime per cani.
Sì, le hanno tentate davvero tutte e hanno prolungato l'osceno gioco sporco fino all'ultimo; non ultimo, anche con l'intervento della Corte Suprema, versione inglese della nostra magistratura, sentenza che lo stesso Johnson aveva così commentato: "La sentenza della Corte suprema “dimostra il disprezzo per la democrazia e l’abuso di potere”. Ma almeno da quelle parti ci si può rifare col  voto,  anche quando i sondaggi danno cocente sconfitta per chi si oppone alla Brexit. Non c'è un presidente che pratica giochini di Palazzo per favorire i suoi, cosa non da poco. Non è come da noi, che, più si è impopolari, più si è odiati (si può ancora dire? o  forse devo dire in modo più soft "detestati"), più si resta in sella anche se, in realtà, il governo perde pezzi da tutte le parti, come in queste ultime ore.
Come nelle peggiori tradizioni anche in GB  i media globalisti (cioè quasi tutti) non hanno fatto che soffiare col mantice, raccontando la favoletta degli inglesi pentiti del referendum e della voglia assoluta di ridiscutere tutto col "remain".  Panzane dimostratesi ancora una volta,  non vere. In ogni caso, la data dove prenderà avvio la Brexit è il 31 gennaio. 

Ora il Regno Unito dovrà versare alle sanguisughe della Ue qualcosa come 40 miliardi di euro di buonuscita, ma ormai la sua strada è tutta in discesa. Da quelle parti si sono presi visione della "Giungla", il dormitorio di Dunquerque e Calais, fatto di tendopoli e di bivacchi di clandestini ammassati nella peggior mancanza di igiene. Un'isola è facile da invadere,  e non hanno fatto mistero, che mentre manterranno "diritti acquisiti" per i cittadini europei che lavorano da quelle parti (ovvero la parte più "qualificata" e con "crediti) , ci sarà una stretta verso l'immigrazione illegale.

Nigel Farage, leader indipendentista dell'Ukip e alleato elettorale di Johnson
Ma questo successo elettorale  è stato possibile, grazie alla generosità di Nigel Farage dell'UKIP , già fautore della Brexit no deal  che  ha offerto un'alleanza di ferro a Boris Johnson, per una cordata  che si è rivelata vincente. Se  Farage avesse corso da solo, avrebbe sottratto  utili voti a BoJo col rischio di fare avanzare Corbyn. Questa alleanza tra i due è stata vivamente caldeggiata da Trump, il quale parlando con Farage ebbe a dire: "'So che voi due finirete per fare qualcosa di straordinario".  Insomma ha prevalso quello spirito pragmatico inglese che da noi fatica ad affermarsi, tutti intenti come siamo a difendere il "particulare" guicciardiniano.


BoJo, l'eccentrico signore col cagnolino
E qui da  noi? Certamente hanno fatto carte false per rifilarci il Mes, trovando i numeri necessari per farlo passare alle due camere. I vari motivi li abbiamo già analizzati in precedenti post. Tra questi, le banche tedesche fameliche in previsione della partenza della Gran Bretagna, le quali hanno caldeggiato una "riforma" restrittiva di detto meccanismo, che le favorirebbe. Altro che "mercato delle vacche" come strilla l'inconsistente Di Maio in queste ore, hanno compiuto costoro! Pur di non perdere l'occasione di mostrarsi ancora più servi e nemici della Patria, i nostri politicuzzi di dozzina, si sarebbero venduti anche la loro madre.

In questo momento però, beato almeno a  chi ce la fa, a chi riesce ad evadere da questa gabbia di pazzi.
Poiché, come disse Shakespeare in Re Lear, "sciagurati quei tempi in cui i matti guidano i ciechi!”

Giorno di Santa Lucia


08 December 2019

Il governo malfermo e l'opera iettatrice




Pare che il governo sia stato in procinto di esplodere e che il Giuseppi sconsolato sia ricorso a Mattarella, per venirne a capo. Dall'alto del Colle un cavillo per non scioglierlo si trova sempre.  L'uomo del Colle - si sa - non ama le elezioni, specie dopo questi ultimi sondaggi perdenti per il suo partito.  I duellanti sono soprattutto il PD e la cosa "viva" renziana. Ma anche il PD e i 5 stelle non vanno d'amore e d'accordo.  Secondo  Il Tempo, "nella serata di ieri dopo colpi di scena, tavoli chiusi e riaperti, uscite di Conte per incontri istituzionali con il presidente del Ciad e con il presidente Mattarella, il premier ha annunciato la ritirata sulla prima impostazione della Manovra. È il vero punto di svolta è proprio in quell’incontro al Colle dove Conte, spossato dalle trattative della giornata, ottiene una sorta di lasciapassare per evitare l’implosione dell’esecutivo. Anche se Conte ha puntualizzato: «Con Mattarella nessun accenno alla tenuta della maggioranza». Uhmmm...Excusatio non petita, accusatio manifesta. Insomma, il governo si è salvato a pochi secondi dall'esplosione. E ancora una volta, grazie al Tessitore Canuto.   Più che la tessitura, però poté la Tosca in mondovisione alla Scala. Ve la immaginate una crisi nel bel mezzo della prima alla Scala con la musica diretta da Chailly? Non si può fare, dato che anche la politica vive di immagine.

"Dopo l'approvazione del ddl ci sarà un clima diverso e molte sono le risorse in cantiere", ha rassicurato Giuseppi il Bugiardino che dopo aver ,di fatto, ritirato quasi interamente la stretta fiscale, ha detto: "È una menzogna che sia la manovra delle tasse". Ma qui lo sappiamo: in realtà le menzogne le dice solo Giuseppinocchio.
Intanto ieri sera, Mattarella, melomane e appassionato di lirica si è recato in grande spolvero alla Scala ad assistere a "La Tosca" di Puccini, durante la fatidica (e per molti fatale) première di Sant'Ambrogio.  Perché fatale?
Ricordo che  sull'aria del Don Giovanni di Mozart cadde la testa a Berlusconi: erano sul palco i  suoi due spietati "esecutori" Napolitano e Monti, ad assistere alla caduta del Grande Dissoluto.  Il che, mi lascia ben sperare. La Tosca, forse per le sue atmosfere cupe, sanguinarie e delittuose,  è un'opera considerata menagrama e iettatrice per molti artisti della lirica. Alcuni tenori, molto famosi, si rifiutarono di  eseguirla. Diciamo la verità: anche Mattarella con la sua andatura da vecchia scopa incassata ha l'aria di uno iettatore e la Tosca è proprio la sua opera...in nero. Naturalmente, come nell'ormai consueta New Italian Banality, anche in questa occasione  sono stati sparse forzature ideologiche sul "ritorno del fascismo", sulla "Tosca femminista" modello #Metoo, sulla caduta dell'"uomo solo al comando" e altre mediocrità insopportabili da bieco scontato "sinistrume".
E  il risorgimentale "Viva Verdi!", è diventato, a comando, un nauseante "Viva Mattarella".

Due parole sull'opera: il soprano Anna Netrebko nella scena in cui pugnala il suo seduttore, il tiranno Scarpia, sembrava una macellaia che scannava qualche quarto di bue.  Non è sfuggita la stecca nell'aria assai popolare di "Vissi d'arte". Ma ormai la "stecca" è diventata una metafora ben più allargata che invade tutti i campi.



Ma torniamo al governo. Siamo al toto-scommesse. C'è chi scommette che durerà fino al 2023, ma anche chi cadrà a breve.
"C'è voglia di elezioni anticipate, scrive l'astuto Bru-neo Vespa nel suo editoriale su Il Giorno. E la cosa potrebbe avvenire prima di una nuova legge elettorale visto che "il vecchio sistema fa gola anche a chi lo nega: a chi vince, perché vince di più; a chi perde, perché perde di meno. È vero che il referendum autunnale (a esito scontato) delegittimerebbe il Parlamento appena eletto, ma come diceva Andreotti tirare a campare è meglio che tirare le cuoia". (fonte : Libero).

Se proprio devo scommettere anch'io, penso che prima delle nomine delle partecipate il governo non cadrà. Prima le nomine, poi la caduta. La partita si sposterà sulle grandi partecipate pubbliche i cui vertici - in particolare quelli di Eni, Enel, Leonardo, Terna, Poste e Enav - scadranno con l'approvazione del bilancio 2019. Insomma una strada tutta in salita sulla quale pesa l'incognita politica e governativa. Ma è pur vero che è pronto il grande banchetto spartitorio.

Fino ad allora...E lucevan le stelle ed olezzava la terra. 



01 December 2019

#StopMES ! e sarà un dicembre caldo...



Domani Conte sarà  costretto a presentarsi alla Camera. Doveva essere il 10, ma le famose "fesserie" sul Mes  che secondo lui,  circolano in giro, lo hanno costretto ad anticipare. Vedremo se riuscirà a smentire tanti e tanti "fessi" tra i quali veri e propri luminari di economia. E non parlo solo di Borghi, Bagnai, Giacché, Rinaldi, Sapelli e molti altri, ma pure di molti aderenti ai 5 stelle.   Per non di dire di uomini di Banca come Visco, Patuelli e Cottarelli, che paventano rischi per i titoli di stato e parecchie altre criticità. Non è un mistero che  tra i grillini ci sia la fronda capeggiata da Paragone, anche se personalmente, non credo che si dimetterà. Ma comunque  questo Mes ha creato un bel "Mess" che in Inglese significa "casino". What a Mes(s)!  E' proprio il caso di dirlo.
Qui sopra l'inoppugnabile esplicito messaggino di Salvini all'Avvocaticchio voltagabbana di Volturara (un nome, una garanzia), mostrato con orgoglio nella foto di rito che riprende da sinistra Borghi, Salvini e Bagnai. Ma qui c'è anche  un importante antefatto riportato da Libero:


E' un mercoledì mattina. La seduta 192, come si legge nel resoconto parlamentare, comincia alle 9,35. C' è l' aria condizionata, perché siamo al 19 giugno. Nella guerra che si è scatenata in queste ore tra Matteo Salvini e il premier Giuseppe Conte, proseguita ancora ieri, bisogna tornare a quel mercoledì di metà giugno: prima della pausa estiva e della rottura del governo gialloverde. Come prassi, il presidente del Consiglio, in prossimità di un vertice europeo, viene a riferire al Parlamento. Conte spiega che, tra l' altro, si parlerà della riforma del trattato sul Meccanismo europeo di stabilità. La bozza in discussione, ricorda, è il frutto in un vertice del dicembre 2018. A proposito dei ruoli tra Commissione e Mes spiega che il fondo, «se necessario, potrà seguire e valutare la situazione macroeconomica e finanziaria dei suoi membri, compresa la sostenibilità del loro debito pubblico». Lega e M5S hanno dubbi. E li illustrano, senza molti convenevoli. Parla per primo Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera: «La riforma prospettata è pericolosa».

Ricorda che la Lega si è opposta, a suo tempo al Fiscal Compact e al voto sul Fondo salva-Stati (ndr. 2012). «Ma l' evoluzione che si sta pensando è ancora più spaventosa», dice, perché il Fondo salva-Stati «ha già dimostrato che cos'è: andate a chiederlo ai bambini greci! È quello strumento che, con i soldi di tutti, è stato utilizzato per salvare le banche francesi e tedesche che avevano fatto speculazione finanziaria in Grecia sulla pelle della gente, andando a chiudere gli ospedali, andando a privare la Grecia delle infrastrutture strategiche, andando a tagliare i diritti sociali in quel Paese». Qui, si legge nel resoconto, scattano gli applausi dai banchi della Lega e del M5S. «E ora noi vorremmo far sì che tale strumento entri nei Trattati europei? (...)

«Non s'ha da fare» - Francesco D' Uva, capogruppo del M5S, non è da meno: «Avallare nella sua forma attuale la riforma del Trattato del Mes significherebbe legittimare proprio quelle stesse regole fiscali che stiamo criticando da anni» 
Tutti d'accordo - Conte, nella replica, dà ragione a Lega e M5S: «Ritengo sia un buon suggerimento quello di invitare», e cita la risoluzione della maggioranza, «"a promuovere, in sede europea una valutazione congiunta dei tre elementi del pacchetto di approfondimento dell' Unione economica e monetaria"». Perciò esprime parere favorevole alla risoluzione 6-00076, firmata dai capigruppo di Lega e M5S. Un documento che impegna il governo «a non approvare modifiche che prevedano condizionalità che penalizzino quegli Stati membri che più hanno bisogno di riforme strutturali e di investimenti, e che minino le prerogative della Commissione europea in materia di sorveglianza fiscale». La risoluzione è approvata.
Fin qui il passato. Ma la polemica è destinata a continuare almeno fino a lunedì, quando Conte riferirà al Parlamento. (fonte Libero).

Con un bel ciocco di legno ho costruito un Burattino...


GiusepPinocchio cercherà, com' è suo costume,  di arrampicarsi sugli specchi e di negare l'evidenza, inventando qualche supercazzola sul "pacchetto" a scatole cinesi del nuovo Mes che conterrebbe varie voci, tra le quali l'Unione Interbancaria. Ma qualche colpo di scena che potrebbe inchiodarlo alle sue falsità, al suo doppiogiochismo e a dichiarazioni mendaci, può saltare fuori. 
Il resto di questo mese, sarà affannoso come è ormai consuetudine delle consorterie di Bruxelles, le quali sono anni che ce la mettono tutta per rendere infelici i nostri Natali, quei Natali che vorrebbero persino cancellare dal calendario, per parlare  sempre e solo del modo con cui estorcerci più  quattrini possibili.
Nel frattempo, tanto per non perdere l'abitudine eccoci ai soliti attentati jihadisti ai mercatini o nelle zone più affollate di qualche metropoli  europea. E' toccato a Londra con un certo Kahn che dice di essere "inglese", solo perché nato in GB.  Un'altra dimostrazione (l'ennesima) che non si regalano le cittadinanze-premio né diritti di suolo. Ma anche la rispostina prevedibile alla Brexit di Boris Johnson.  Poi c'è il solito jihadista accoltellatore in Olanda. e perciò prepariamoci a qualche altro attacco, a sorpresa. 
Coraggio! Domani è un altro giorno, si vedrà....

Sui banchi della Lega oggi 2 dicembre è comparso un Pinocchio