Ci sono usciti dalle orecchie in questi mesi le invettive e gli strepiti dei cortei femministi contro il cosiddetto Patriarcato. E credo che la domanda che in molti si saranno fatta è: ma lo sanno almeno queste sciamannate che significa? Lo avranno letto qualche saggio di antropologia? Chissà...Poi in tv all'ora di pranzo e di cena ci sbattono in faccia omiciattoli tremebondi che dormono con l'orsetto di pelouche, che assumono psicofarmaci e che quando la fidanzata dice di volersi laureare, vanno in escandescenza, ne controllano ossessivamente i movimenti più ovvi e banali durante la giornata, temono che abbia delle amiche, la fanno a pezzi con coltellate e allora mi chiedo come mai un simile personaggio non fosse stato oggetto di una perizia psichiatrica, ma deve passare per un antico "patriarca" del Far West in stile John Wayne quando faceva lo zio Ethan tra i coloni in "Sentieri selvaggi" - personaggio sulle cui gesta si può anche dissentire, ma che non massacrava donne. Perciò, di che stiamo parlando? Di una società rurale e parentale che non esiste più, dal momento che la figura del padre sembra essersi evaporata nell'etere cosmico. Un'altra cosa importante constatata da Marcello Veneziani e da Francesco Borgonovo con i quali spesso concordo è che, per paradosso, è proprio la "società senza padri" che, produce mostriciattoli smidollati quanto potenziali assassini incapaci di assumersi ogni responsabilità come nei casi di cronaca nera che ci siamo sorbiti da mattina a sera a reti unificate, con tanto di relativi talk di sedicente "approfondimento" nei quali non manca mai il super-esperto.
E allora, mi assale il sospetto che avessero bisogno di un modello negativo "mostruoso" e mostrificato da sbattere in prima pagina. Il patriarca dei tempi andati serve a coprire disturbi psichici e perizie non eseguite.
Presa dallo sconforto per tanto sfoggio di ignoranza di piazza prendo enciclopedie e dizionari Treccani e cerco: "In antropologia, tipo di sistema sociale in cui vige il 'diritto paterno', ossia il controllo esclusivo dell'autorità domestica, pubblica e politica da parte dei maschi più anziani del gruppo. La famiglia estesa dominata dal patriarca sarebbe stata, secondo alcuni antropologi evoluzionistici dell'Ottocento (H.J.S. Maine, N.-D. Fustel de Coulanges), l'istituzione centrale della società primitiva basata sulla parentela".
"In sociologia, il patriarcato è un sistema sociale in cui gli uomini (particolarmente quelli anziani) detengono in via esclusiva il potere nella società, tanto nella sfera domestica, quanto in quella pubblica, in termini dunque di leadership politica, autorità morale, privilegio sociale e controllo della proprietà privata. In ambito familiare, il padre o la figura paterna esercita la propria autorità sulla donna e i figli. Tale modello sociale ha inoltre carattere patrilineare, il che significa che i beni familiari e il titolo vengono ereditati dalla prole maschile".Bene, mi si dica in quale parte d'Italia sopravvivono ancora simili modelli, se non nelle enclave di immigrati afro-islamici dove questo genere di cultura (ma sarebbe meglio chiamarla sub-cultura), non solo viene tollerata, ma addirittura incoraggiata da sinistre e femminismo mediante politiche migratorie particolarmente permissive e lassiste. Ricordo brevemente i casi di Hina Salem e di Saman Abbas. Queste ragazze che volevano vivere all'occidentale, furono barbaramente trucidate - occorre aggiungerlo - non solo per mano dei padri, con sgozzamento rituale (quello che si riserva agli "infedeli"), ma col consenso e la partecipazione attiva delle loro madri. Quindi l'argomento è ben più complesso di come viene semplificato e banalizzato da facili slogan.
Il Patriarcato? Non c'entra nulla con queste casistiche e si perde nelle notti dei tempi. Ragazze che andate in piazza, leggetevi qualche saggetto di antropologia in più, prima di strillare nonsensi.