« Torno dal mio trasferimento di lavoro in Grecia con la sgradevole senzazione di un viaggio nel tempo. La situazione che vivono loro in questo momento si presta bene a fare da esempio per quello che ci aspetta entro breve?
Uno stato che fallisce e si accartoccia sotto il peso dei propri debiti non è un bello spettacolo da vedere. Molto di quello che ho toccato con mano fa male. Gli occhi e lo scoramento di alcuni colleghi locali mi hanno lasciato decisamente toccato.
L’entropia al lavoro è palpabile anche se ogni cosa cerca di resistere al decadimento, dalle persone, alle automobili, dalle centinaia di palazzi abbandonati alle file di negozi vuoti interrotte a volte da sgargianti shop di prodotti improbabili (decine le profumerie del centro di Patrasso – inspiegabile).
Il mio collega greco è un funzionario pubblico. Gli hanno aumentato il prelievo fiscale sullo stipendio, ridotto lo stipendio stesso del 20%, poi del 30%, ora del 40%. Fortunato in effetti rispetto a quelli che semplicemente non hanno più stipendio o lavoro. I tagli arrivano ovunque, hanno già intaccato le pensioni, molti non ne hanno più una perché lo stato non le può pagare.
Nel progetto europeo che seguiamo assieme lui doveva lavorare con 6 municipalità della sua nazione, solo che ora non esistono più, dei circa 1.500 comuni esistenti ne sono stati conservati circa 300, immaginate le conseguenze pratiche e burocratiche di cambiamenti di questo tipo eseguiti praticamente dal giorno alla notte.
Succederà anche qui?
Sono convinto che progressivamente succederà anche qui (so che già ora molti comuni italiani sono in sofferenza estrema, probabilmente molti saranno commissariati o accorpati frettolosamente nei prossimi anni), sarebbe così utile prepararsi, sarebbe davvero meno doloroso arrivare pronti a questi momenti, sarebbe addirittura piacevole.
Invece pare proprio che ovunque, in mancanza di un sistema di facilitazione e accompagnamento adeguato, si continui a preferire non sapere fino a che la tegola non cade anche sulla tua testa.
Sul lungomare di Patrasso ho scorto famiglie con bambini che vivono ormai stabilmente negli scatoloni lungo la strada. Ripeto fa male. Forse è nulla se pensiamo alle centinaia di migliaia di persone che, ad esempio, muoiono di sete ora in Corno d’Africa, però…
Quando chiedi come sarà il futuro scopri che nessuno in Grecia ha molte speranze. Come si può veramente uscire da una situazione di debito come la loro? Come dice spesso Pierluigi non si può, se non decidendo di cambiare completamente gioco, magari facendo come stanno facendo in Islanda.
Quello che mi spaventa ancora di più è vedere che quel paese sembra non avere risorse proprie. È vero che su ogni casa ci sono impianti di solare termico (pochissimo fotovoltaico invece, almeno dove sono stato io), sulle montagne molte pale eoliche, ma tutto il resto è petrolio.
Cibo e materie prime che arrivano da altrove. Mi spiegano che perfino il ricavato del turismo in larga parte è risucchiato lontano e non viene ridistribuito nel paese.
L’Italia come la Grecia?
Sì e no. Da un lato è molto probabile, mi verrebbe da dire quasi sicuro, che sul piano economico finiremo in modo simile. È una questione di tempo, potrebbe essere subito o fra un po’. Dall’altro, per fortuna, il nostro paese ha tante risorse in più e per quanto ci siamo dati un bel po’ da fare a rovinare e inquinare tutto, resta ancora tanto.
Guardando Atene dall’aereo, invece, non riuscivo proprio a immaginare la Transizione di un posto come quello. La città è attaccata come a una mammella a un’immensa e puzzolente raffineria, con le petroliere stracariche in attesa in rada.
Suggerimento
Muovetevi ora. Gli unici in grado di fare qualcosa siete voi. In Grecia erano sconcertati dal fatto che le misure prese dal nostro governo fossero così simili a quelle inutilmente già prese dal loro. “Ma non avete già visto che non funziona? E voi siete così grandi, se crollate voi chi vi salva?”.
È come quando il povero Obama invoca lo spostamento del limite massimo del debito, a che serve poi? A fare aumentare il debito ancora un po’ in attesa di una crescita che non si potrà più fare. A spostare il problema di qualche mese, anno?
Ieri sera me ne stavo seduto al parco con i bambini, era così fresco dopo i 40 gradi di Atene, mi guardavo intorno ed era chiaro che basterebbe raccontarsi una nuova storia e tutto cambierebbe in un attimo. In realtà è così facile, tutti gli ostacoli principali sono proprio dentro le nostre teste.
Ascoltavo le conversazioni ai tavolini e molti parlavano della crisi, ma ancora pochi la capiscono davvero. Così dopo essersi lamentati della situazione cominciano a inveire contro le auto blu e gli stipendi dei parlamentari.
Ecco queste sono le “storie sbagliate” che fanno sì che non si cambi nulla. I collegamenti che sembrano logici, ma che ci impediscono di pensare alle cose utili. Le auto blu sono da far sparire e costi della politica possono certamente essere ridotti, ma questo non ci salverà dalle conseguenze nefaste della fine dell’era del consumo.
Pagherei volentieri il doppio ogni parlamentare se fossero là a costruire un futuro di equilibrio e rilassata felicità. Ma se non lo fanno loro, facciamolo noi e ricordate che non esiste protezione da questa fase storica senza una solida rete sociale attorno.
Se posso darvi un consiglio, cercate di chiarirvi bene le idee sulle ragioni di questa crisi, e subito dopo cominciate a parlarne con il vostro vicino di casa. È un buon inizio per un nuovo paradigma.
Il secondo consiglio è di non stare tanto lì a cercare di fare previsioni precise sul futuro, lo scenario generale è abbastanza chiaro, ma ragionare sui dettagli è impossibile. E tanto non vi serve.
Fate il massimo che riuscite a fare per costruire la vostra resilienza e quella della vostra comunità a partire da ora, siamo comunque in ritardo di 30 anni, ma ogni azione nella giusta direzione regala tempo per le azioni successive, più fate più tempo ci sarà per fare, più fate più sarà un percorso allegro e liberatorio invece di una lotta contro le avversità.
Non c’è nulla che dovete aspettare, il momento giusto era negli anni settanta, ora ogni indugio accelera il processo e aumenta la fatica necessaria. E quando vi accorgerete che è pure divertente… beh, chi vi fermerà più…».
da:
http://blog.ilcambiamento.it/ioelatransizione/2011/07/20/grecia-viaggio-nel-futuro/