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25 October 2023

Tu quoque, Verità?



CIAONE: ORMAI SIETE COME GLI ALTRI QUOTIDIANI 
Da 20 anni non leggevo giornali ,la vostra posizione equilibrata e di approfondimento sui sieri, mi ha permesso di comprarvi. Oggi però vi siete smentiti, Israele docet, risoluzioni ONU, trattato di Oslo, ecc. Avete perso equilibrio e approfondimento siete come il Corriere della sera, Repubblica e La Stampa. Non comprerò più La Verità. Ciaone. " (email firmata).


LA DIFESA ACRITICA DEL SIONISMO E' INGIUSTIFICABILE
Sono pentito di aver rinnovato l'abbonamento, vi pensavo diversi. Ma la vostra poco giustificata difesa a oltranza dei sionisti significa che non potete, o non volete, raccontare la storia vera . Non sono di sinistra, anzi, ma il vostro atteggiamento conferma quanto nel nostro Paese siamo manipolati, disinformati e ingannati. (email firmata).


CREDEVO CHE FOSTE ANTICONFORMISTI. VI TOLGO DAI SOCIAL
La presa di posizione sguaiata, urlata, isterica della Verità sulla vicenda israelo-palestinese non mi consente più di leggere questo quotidiano, che fino all'altro ieri ha rappresentato un argine alla visione unilaterale della realtà imposta dall'attuale sistema di potere politico-mediatico. Smetterò quindi di comprare il quotidiano e di diffondere sui miei (modesti) account social i vostri contenuti. (email firmata)


ISRAELE CRIMINALE. DA 70 ANNI MASSACRA I CIVILI
In quanto vostro abbonato, non ho potuto non notare un forte sbilanciamento della linea editoriale della Verità in favore di uno stato criminale, Israele, che sta brutalmente massacrando civili e bambini, e che da 70 anni sta facendo pulizia etnica di una popolazione a cui ha espropriato i territori. Vi informo che se non riverrò un maggior equilibrio e una maggior equidistanza del giornale nella vicenda israelo-palestinese, non rinnoverò l'abbonamento con voi (email firmata).

LINEA APPIATTITA. E' IL MOMENTO DI DIRVI ADDIO   
La vostra presa di posizione totalmente acritica e di parte in merito ai drammatici fatti del conflitto israelo-palestinese non vi rende migliori di altri quotidiani generalisti. Peccato. Non comprerò mai più una sola copia , come già fatto con Libero. (lettera firmata). 


CANTATE NEL CORO. VI SIETE GIOCATI OGNI CREDIBILITA'
Avevo creduto che la vostra testata avesse la capacità di staccarsi dal mainstream e di differenziarsi per l'oggettività usata nel riportare le notizie. Mi sbagliavo. Il tema Israele-Hamas è stato trattato con una miopia peggiore delle principali testate. Dal mio punto di vista avete perso la credibilità che nel tempo avevo avuto il piacere di constatare leggendovi. Avete perso un lettore (email firmata). 

                                                                 ******


Queste sono solo alcune delle lettere di protesta pubblicate da "La Verità". Seguono altri titoli di altrettante email: "Quella dei bimbi decapitati è una fake news", "Ora anche voi state dalla parte dei potenti", "Caro Belpietro, ti do un consiglio: ravvediti", "Ridateci un'informazione alternativa", "Sui bambini morti, reazione da cani di Pavlov", "Vi avviso: avete perso un abbonato", "Dopo questi articoli non vi leggerò più", eccetera. Il resto  delle lettere di protesta (due pagine), lo potete leggere sul cartaceo di La Verità  del 21 ottobre scorso. Come si può vedere, lettori affezionati a questo quotidiano rimproverano il direttore Maurizio Belpietro della sua metamorfosi ingenerata dal conflitto israelo-palestinese. Si può essere equidistanti perfino nel conflitto russo-ucraino come questo giornale ha fatto. Ma quando si tratta di Israele è obbligatorio schierarsi pro. Altrimenti come dice Sallusti, si diventa nénéisti, termine sprezzante che veniva usato contro chi, negli anni '70, dichiarava di non essere né con lo Stato né con le Brigate Rosse.  Per qualche giorno dalla pubblicazione delle lettere, la Verità si è calmata e ha ripreso temi a lei cari, dando spazio alla notizia del povero Paternò ucciso a poche ore dell'inoculazione e al pessimo verdetto da parte delle procure che non si sono sentite investite dal fare indagini sui veri responsabili.  Poi è ripreso il battage fatto di tifoserie unilaterali, forse nel timore di dover chiudere i battenti. Come suol dirsi, chi tocca i fili muore.  Temo a questo punto, che Belpietro che è sempre molto attento a tastare il polso e  ad ascoltare gli umori dei suoi lettori, non abbia capito che è finito da un pezzo il tempo nel quale essere filo-palestinesi era di sinistra, e filo-israeliani, di destra (o tuttalpiù radicali del fu Pannella).  A sinistra bruciavano le bandiere americane e israeliane nei cortei, una forma di demenza che non mi è mai piaciuta, giacché bruciare bandiere significa offendere sentimenti dei popoli e non i suoi dirigenti.  Il tono delle lettere di cui ho pubblicato solo una parte, perché costretta a ricopiare manualmente come un amanuense benedettino, dimostra che anche il lettore di destra (in questo caso, senza virgolette), ha un suo pensiero autonomo lontano dalle sirene mediatiche, e lo rivendica con orgoglio e fierezza al di là delle preoccupazioni di fare il gioco del nemico di sinistra. Non lo vedrete mai mescolarsi nei cortei pro Palestina insieme ai centri sociali e a esponenti del mondo islamico, o peggio, a incappucciati pro Hamas, ma vuole verità dalla Verità (scusate il bisticcio).  Equidistanza, lucidità ed equilibrio, capacità di approfondimento e di analisi senza essere costretti a tenere il freno a mano, oggi merce sempre più rara presso i media. 
Ricordo quando durante i confinamenti uscivo di casa per comprare l'unico giornale che ha saputo stare vicino agli Italiani segregati e puniti da un'emergenza fasulla quanto ingiusta e crudele. Quando la polizia sguinzagliata da Conte mi fermò, per chiedermi cosa ci facessi in giro, risposi loro, mostrando il giornale,  che come cittadina avevo diritto a procurarmi la libera informazione. Il poliziotto mi rispose abbozzando  una smorfia.  Ricordo quando Draghi impose il green pass anche per entrare nelle tabaccherie. La  tabaccaia mi teneva da parte La Verità e me lo porgeva all'ingresso. Pareva il foglio clandestino  di coloro i quali vivevano sfollati alla macchia. Spero  per  quelli della redazione, che non siano i  classici gloriosi tempi andati che mai più ritorneranno. Vedremo. 

San Crispino

20 October 2023

Le insidie del fantastico mondo di Barbie


Conosco già l'obiezione. Con tutti i disastri e i cataclismi che si abbattono per il mondo, ti metti a parlare di un filmetto frivolo come "Barbie"? Purtroppo sì, perché è un prodotto filmico che è riuscito a riportare nelle sale cinematografiche gente che le disertava da tempo. E pure a sbancare i botteghini. E i fenomeni di massa interessano sempre e comunque. Aspettatevi un'orgia di carinerie, di birigneo e birignao, di 50 sfumature di rosa (dal rosa confetto al rosa shocking, passando per il fucsia), di pellicciotti, costumini, berretti, borsette, camicie, nastri, scarpette, occhiali e suppellettili...tutti rigorosamente in rosa. Ma dietro a tutto ciò, non c'è la vie en rose: tutt'altro.  

Mi dicono che alle prime di Milano la gente - impazzita- entrava al cinema vestita in rosa o con qualche indumento in rosa bene in vista. Del resto, dopo  i confinamenti pandemici, è facile rincretinire le persone già sufficientemente provate: basta promettere un po' di evasione. 

L'inizio del film promette una nuova palingenesi con il brano  musicale "Così parlò Zaratustra" già adottato da Kubrick in "2001 Odissea". E' solo che invece di vedere i primati pelosi che scagliano per aria tibie e ossa spolpate, ci sono bambine che si ribellano alle bambole classiche, spaccando teste e facendo volare e gli arti. Volano teste di bambocci perché le femminucce si ribellano e non vogliono fare la fine delle loro madri: partorire nel dolore e allevare marmocchi nutrendoli, vestendoli e portandoli alle soglie della maggiore età con sacrifici.  Qualcuno ha voluto vedere in ciò, un'apologia all'aborto. Ma per fortuna, arriva lei, la bambola-Diva bella, elegante, raffinata, ben vestita, ben pettinata, ben truccata, super accessoriata,  nella quale le bambine possono proiettare le loro ambizioni e le loro vanità di future donne. Fu creata dall'imprenditrice Ruth Handler per la figlia Barbara alla quale voleva dare una bambola speciale, già ispirata a Lilli, una bambola tedesca bionda e longilinea. Il personaggio di Ruth compare da anziana, anche nel film prodotto dalla Mattel stessa, la ditta che ha fabbricato Barbie. Una multinazionale già presente da tempo sulla scena commerciale mondiale che si trasforma, per la bisogna,  in una Corporation cinematografica come la Fox o la Metro Goldwin Mayer, e che ha messo in piedi un'astuta operazione di marketing del tutto autoreferenziale. 

La trama è legata a un viaggio avventuroso tra lei e il suo boy-friend Ken, che escono dalla casa di bambole per affrontare il mondo reale. Ma nella Barbie Land ci sono tante altre tipologie di Barbie di varie etnie, e di converso nel Kendom (regno di Ken), varie tipologie di Ken di tutte le razze (si può dire?): dal wasp al latino, passando per l'orientale e l'africano, perché sì, il mercato non deve conoscere confini.  Insomma Barbie è e dev'essere all inclusive secondo la formuletta mercatista che - guarda caso  - è diventata poi  anche una formula del più trito politichese "progressista": inclusivo,  parola-tormentone che ormai ci esce dalle orecchie.  Nel magnifico mondo di Barbie c'è spazio per tutti, tant'è vero che vi partecipano un attore gay e un(una) trans.  Ma in mezzo a tanto glamour,  a tanto sfarfallìo e a tante stravaganze, passano quasi inosservati. Ecco un'altra furbata: inserirli in un caravanserraglio  multicolore in modo da renderli accettabili agli occhi di chi guarda.  Come leggero e superficiale è ogni tentativo di critica sociale che scaturisce dai personaggi. Nel rutilante mondo arcobaleno "barbista", c'è posto per tutti, tranne che per una donna incinta. Non si può, perché la maternità non sarebbe "trendy" né "cool" come si dice nel demenziale gergo anglofono. E poi la gravidanza guasta la linea, perciò, scordiamoci che possa esserci una Barbie-mamma. Del resto Barbie è tutto e alla fortunata bambina che la possiede non resta che sognare cosa farà da grande, grazie a lei : astronauta, manager, donna in carriera, avvocato, dottoressa, atleta, ecc. C'è solo l'imbarazzo della scelta. 


Barbie, prova ad aggiungere un altro elemento, ancora più delicato da gestire nei dialoghi, ovvero quello di critica sociale. Lo fa in maniera superficiale, perché, pur venendo rappresentata nel film come una forza antagonista, l'impresa Mattel è in ogni caso tra le case produttrici del film. Dal canto suo, l’azienda i cui top manager compaiono nel film mentre cercano di  fermare la loro diabolica invenzione in rosa,  si presta in maniera opportunistica a questo ruolo, consapevole comunque che l’intera produzione rappresenti un’enorme occasione di  business, grazie alla quale pagherà i suoi dividendi e incasserà i suoi utili.




La sceneggiatura di Barbie  firmata da Noah Baumbach,  pur con diverse trovatine pungenti, gioca secondo le regole del sistema mercatista  che vorrebbe mettere in discussione, finendo per bilanciare in maniera astuta e conciliatoria elementi di rottura e  con elementi di tradizione: la paura di tagliare fuori importanti "fasce di mercato" fa novanta e la si coglie per tutto il film che vorrebbe riuscire nell'impresa impossibile di piacere a tutti. Tu chiamale se vuoi, piacionerie di mercato.  E tanto peggio se poi ne verrà vietata la distribuzione in paesi come la  Russia o in Brasile. L'importante è che se ne parli.

Margot Robbie, la bionda protagonista che  è  anche co-produttrice del film, interpreta la Barbie più canonica che ci sia: lo stereotipo della bambola di Mattel, che vive ogni giorno perfetto nella sua casa dei sogni a Barbie Land, sorridendo continuamente a 32 denti, tutti scintillanti, sfoggiando abitini frou-frou, molti dei quali a quadretti bianchi e rosa in stile BB anni '50.  

Ryan Gosling è un Ken bravissimo a fare l'allocco in Paradiso che vive di luce riflessa, con la zazzera biondo-rosata, i bermuda coloratissimi e i giubbini modaioli.  Ma per quanto ce la metta tutta a mantenere un basso profilo allo scopo di non oscurare la sua bella, alla fine è lui la vera star  che risalta nel film. Infatti Ryan-Ken balla, suona e canta a meraviglia (l'attore protagonista di La La Land è anche musicista e compositore). Il resto del film è prevedibilmente intriso di cultura woke e di femminismo elementare e didascalico che deve comprendere, ovviamente la guerra tra i sessi, quando i vari Ken,  cercheranno di riappropriarsi del patriarcato perduto, dedicandosi ai cavalli e alla vita da rancheros alla John Wayne (forse la scena più divertente del film), perché stufi del gineceo in rosa.  La leggerezza del musical e del film-giocattolo  non riesce però a cancellare la voglia di lanciare messaggi  gender fluid, da parte della regista Greta Gerwick, femminista dichiarata.  Ed è questo che alla fine rende il film diseducativo e inadatto a un pubblico di  bambini. La voglia di spensieratezza che ci trasciniamo dietro da tre anni a questa parte - anni cattivi e in cattività - anche questa volta viene vanificata dalla famigerata Agenda 2030, alcuni elementi della quale, riescono a far capolino qua e là, in modo intrusivo nella trama filmica. Si strizza l'occhiolino anche alla maternità surrogata e all'elemento transumano,  tanto per finire in banalità, quando Barbie, dichiaratamente asessuata e priva di genitali, nella scena finale si reca dal ginecologo in presumibile gravidanza. Ovviamente non sarà figlio di Ken né di nessun altro, ma solo figlio suo.  Questo, il film lo allude, ma  non ce lo dice apertamente. What a wonderful world!

Santa Irene

14 October 2023

Piccola antologia sul Medio Oriente



Dirò subito che non voglio imbucarmi in sterili partigianerie e tifoserie, se stare dalla parte degli israeliani o da quella dei palestinesi. Men che mai, dei tagliagole o dei "guerrieri di Dio" (Hezbollah).  Per dirla con le parole di  Veneziani,  "non mi infilo nella spirale astiosa delle accuse su chi ha cominciato, nella matrioska delle persecuzioni, un popolo assediato e circondato da paesi ostili che ne assedia e ne circonda un altro". 

Dirò solo che quando i conflitti durano troppo a lungo, c'è sempre un concorso di colpe. Come è colpevole un paese che tiene una leadership controversa come quella di Netanyhau per ben 17 anni, sfiorando alla fine, l'autocrazia. E se si critica Putin perché dura da troppo tempo, è altrettanto lecito criticare "Bibi, re d'Israele". Sulla Striscia di Gaza, alla sorveglianza israeliana non sfugge mai niente: né dal mare, né dal cielo né da terra. Resta quasi impensabile che non sapessero cosa stava preparando Hamas. C'è chi parla di LIHOP Let it happen on purpose (lascia che accada allo scopo). Ovvero, una sorta di  laissez- faire da parte del governo israeliano nei confronti delle grandi manovre di Hamas preparate con cura da tempo, per poi poter offrirgli la stura e il pretesto di feroci rappresaglie e di politiche delle mani libere sul piano militare. E tuttavia restano i morti sul campo e per quelli bisogna avere umana pietas . Restano gli ostaggi,  con  relative situazioni angosciose che nessuno di noi  vorrebbe vivere;  ma soprattutto restano i bambini, da ambedue le parti, da sempre vittime innocenti e silenti dei conflitti irrisolti.  Ecco qui una breve antologia di pezzi che mi sono piaciuti.  Sono spezzoni di articoli che potete consultare integralmente: 

Se per punire uno Stato tu colpisci un popolo e sgozzi innocenti, tu non fai la guerra, ma compi uno sterminio. Se per punire un terrorista tu uccidi la sua famiglia, tu non fai la guerra né fai giustizia, compi uno sterminio. Se uccidi gente nelle case, mentre dorme, mangia, inerme e spaventata, tu non fai la guerra, fai uno sterminio. Se li fai morire come topi in gabbia, per asfissia o togliendo loro tutto ciò di cui vivono, costringendoli ad uscire per poi massacrarli, tu non stai combattendo una guerra, tu li stai sterminando. Lo sterminio è il grado peggiore dell’odio e della violenza, più della guerra, perché non combatte contro un nemico ma elimina tutta l’umanità che si muove all’interno dell’obbiettivo. Non vuole batterlo, ma cancellarlo. Col sottinteso che il nemico faccia altrettanto. E se elimina pure i bambini vuol dire che vuole sradicarlo, ne vuole impedire la ripopolazione futura. Col sottinteso che il nemico faccia altrettanto. E se elimina pure i bambini vuol dire che vuole sradicarlo, ne vuole impedire la ripopolazione futura. La guerra ha le sue regole, qui l’unica regola è portare qui l’unica regola è portare al massimo livello di estensione e crudeltà il male che si vuol fare. (fonte: https://www.marcelloveneziani.com/articoli/non-e-guerra-ma-sterminio/)

Utente Tobi dal forum del blog di Gioia Locati ospitato su Il Giornale. 

Il premier israeliano Netanyahu, in grosse difficoltà per i suoi guai con la giustizia m, le divisioni politiche di Israele e l'insofferenza della popolazione nei suoi confronti, sembra che abbia beneficiato di questo attacco "a sorpresa" di Hamas contro Israele. Infatti, dopo la strage, Israele sembra aver di nuovo trovato unità politica e consenso della popolazione. Questo permetterà a quello che in molti definiscono un diavolo, di incrementare ancor di più le restrizioni contro il popolo palestinese, e di trucidarne una parte con l'intento di combattere Hamas (che non e' da identificare con i palestinesi). Sopra ho scritto attacco di Hamas "a sorpresa" virgolettato perché in realtà i servizi segreti di altre nazioni, soprattutto egiziani, avevano avvisato le autorità israeliane di qualcosa di grosso imminente contro Israele. Avvertimento stranamente ignorato nonostante la fonte autorevole. Ma, al di la' dei molti altri dubbi su come sia stato possibile che una nazione che vanta servizi di intelligence capillarmente infiltrati a Gaza (e nel resto del mondo), sia stata colta di sorpresa. In realtà, come lo stesso Netanyahu aveva ufficialmente dichiarato, Hamas gli serve (come pretesto per poi prendersela con i palestinesi ed evitare che possano formare uno "Stato indipendente".

Poi c'è un rimando di Tobi al sito Piccole Note sull'ecatombe annunciata: 

L'attacco di Hamas nel deserto del Negev


Non sempre sono d'accordo con Cesare Sacchetti, ma qui nel suo sito La cruna dell'ago, ha fatto un'intelligente analisi sulla nascita di Hamas, il suo ruolo di gruppo islamico radicale nei cosiddetti "negoziati" di pace al posto della laica e socialista Olp di Arafat; ma soprattutto sul ruolo messianico-identitario  del sionismo, e di converso, del mondialismo di tante associazioni ebraiche internazionali e sovranazionali -  due fronti, non di rado, in contrapposizione tra di loro:

Prima di questa crisi, Netanyahu si trovava proprio nel mezzo di una vera e propria tempesta politica.

Le piazze erano invase da mesi da manifestanti della sinistra israeliana ritenuta molto più vicina a George Soros, americano di origini ebraiche, che non ha una grande passione per lo stato di Israele in quanto la sua è una visione più internazionalista e globalista e che non riconosce nessun particolare primato tra le nazioni allo stato ebraico.

Le piazze erano in rivolta contro il governo per il progetto di riforma della giustizia del governo che assegnerebbe molti più poteri di controllo all’esecutivo verso la magistratura. La riforma, se approvata, consentirebbe a Netanyahu di controllare completamente i giudici più vicini oggi al mondo della sinistra israeliana.


                                                                   *****

Dopo questa breve rassegna,  un consiglio come quello che davamo ai tempi della crisi sanitaria che ci ha funestato per tre anni, della guerra in Ucraina, dei cataclismi climatici: state lontano dalla tv e dai media, anche questa volta precettati h.24 con dirette estenuanti su Gaza e il Medio Oriente, con le solite smentite, conferme, rismentite, col gonfiamento di dati sui morti, con le fake news da ambo le parti (in guerra la vera vittima è la verità).  In questi giorni, sembra quasi che non ci sia più consentito averci una nazione nostra,  una vita nostra con dei problemi nostri. E invece poi scopriamo ogni giorno che ce n'è a iosa nel nostro quotidiano. Magari basta andare all'ufficio postale dietro casa, per rendersi conto che nel giro di poche settimane,  invece di 5 sportelli, ne sono rimasti malapena due e che si passa una mattinata da schifo solo per ritirare una raccomandata. Che fine faranno i funzionari rimossi? arriva la robotica e non avremo più servizi umani  per gli esseri umani?   
Domandine che valgono per Giorgia la "sovranista" del Mozambico. Sarà banale, sarà egoista, ma sono anche questi i problemi dei quali vorremmo sentire parlare, prima che ci cadano addosso come un dato di fatto ineluttabile e irreversibile. 

San Callisto


10 October 2023

Tema libero. Ovvero, scrivete quel che volete...




Quando da ragazzina gli insegnanti mi concedevano il tema libero, era per me una vera festa e pensavo con gioia che finalmente avrei scritto quel che volevo con pensieri e parole in libertà. Il curioso è che poi i voti migliori li prendevo con il tema vincolato da un titolo. Insomma, un tema....a tema.  Ma fa lo stesso,  il tema libero era pur sempre un momento di svago. 
Un brutto mal di schiena mi impedisce di passare troppo tempo sul computer. Perciò, in attesa di stare meglio, mi è venuta un'idea : scrivetelo voi il vostro post, parlando di quel che volete. Di argomenti non ne mancano. E non è detto che bisogna per forza parlare di politica o come si dice nel gergo "stare sulla notizia" del giorno. Anzi..."stare sulla notizia" il più delle volte significa farsi dettare l'Agenda dai soliti media. Perciò, fate conto di riempire voi il vostro foglio bianco...



Giorno di San Firmino 


03 October 2023

Il caso di Max Del Papa (e di altri meno conosciuti)


L'estate scorsa sono rimasta colpita da una cassiera di un piccolo minimarket che conoscevo, ridotta in sedia a rotelle dopo malapena 20 giorni dall'inoculazione (la terza). Ma in particolare, mi colpisce la difficoltà di molte persone, nell'ammettere la relazione tra l'ictus, malori improvvisi, turbo cancro, linfomi, miocarditi, pericarditi ecc. e il siero mRNA. "Forse", "è probabile" "potrebbe essere..."...anche chi è stato fortemente danneggiato, sembra parlare con la langue de bois dei diplomatici. Perché? cos'hanno da perdere a esternare con chiarezza i loro timori? Ovviamente, non tutti, per fortuna.  Ma per molti, va così. E vale ancora la pena di far circolare il film dal titolo "Gli Invisibili",  per coloro i quali non lo avessero visto. Costituisce pur sempre un monito del quale tenere conto. 

https://rumble.com/v1x4rdm-invisibili-documentario-sulle-reazioni-avverse-da-vaccino-covid.html

Ho letto l'intervista al giornalista Max Del Papa su La Verità del 28 settembre scorso a firma Carlo Cambi. Poi alcuni suoi articoli su Il Giornale d'Italia.  Max Del Papa scrive anche sul sito di Nicola Porro, il quale impazza tutte le sere su rete 4 con un programma di attualità dal titolo "Stasera Italia" al posto della Palombelli.  Inoltre mantiene ogni lunedì il suo talk "Quarta Repubblica". Mi chiedo cosa gli costa trovare un piccolo spazio per il collega danneggiato (presumibilmente anche amico), e mettere finalmente in primo piano la notizia che di siero si muore, ci si ammala o si può risultare gravemente danneggiati? Glielo impedisce la Casa Madre che fa capo al Biscione? non gli darebbero più la conduzione dei programmi? Mah...

I sieri mRNA (i cui ricercatori vengono premiati in queste ore con tanto di Nobel),  sono serviti a fragilizzare la popolazione italiana che da sana e longeva, è diventata cagionevole e malaticcia. Inoltre vaccinare a epidemia in corso, secondo il grande Montagnier, significa dar luogo a mutazioni del virus dette "varianti". E difatti...
Da ultimo, gli stregoni me(r)diatici  di tv e carta stampata hanno il ruolo di continuare a tenere in vita il virus depotenziato un po' come fecero gli spagnoli con el Cid morto, ma legato saldamente al cavallo, per spaventare i nemici in battaglia. Tutti ricorderanno la scena finale del film  di Anthony Mann con Charlton Heston nel ruolo del Cid, morto ma l'espressione ieratica in volto,  l'arma in resta e l'armatura luccicante nel sole, mentre i Mori si spaventavano e scappavano via a gambe levate. Beh, le chiacchiere mediatiche intorno al virus-fuffa in vista delle prossime campagne autunnali e invernali, hanno esattamente questa funzione. 

El Cid

 Ma torno a Max Del Papa e prelevo direttamente alcuni stralci dai suoi pezzi giornalistici.

Mi chiama l’amico Giulio Cainarca, direttore di Radio Libertà, mi fa raccontare la mia vicenda: una caduta dallo scooter, la spalla che si spappola e in pronto soccorso un medico ha uno scrupolo, ordina una tac addominale, non si sa mai e così vedono che sono pieno di linfonodi e da quelli, per varie tac, biopsie, ipotesi e controipotesi, concludono per un linfoma e/o mieloma: ben che mi vada, mi aspettano mesi di chemio. L’intervista viene riprodotta su youtube ma in poche ore se non minuti, giusto il tempo di accorgersene, sparisce... 
Qui sotto l'intero articolo: 


E ancora quest'altro articolo su  come fanno a negare ancora le correlazioni dopo decine di migliaia di morti, di ammalati:
Te lo chiedi sempre, poi arriva il giorno che non te lo chiedi più, perché di conferme ne hai avute troppe: ma io scrivo, io butto la vita per questa gente qua? Per quelli che, essendo tu malato seriamente, ti dicono che sei malato anche di mente perché hai osato ipotizzare un legame tra il tuo linfoma o mieloma e il vaccino Covid? Quelli che ti danno del vigliacco, “tu mi dovevi salvare invece hai taciuto”, dopo due anni che denunci e che racconti le nefandezze sanitarie e vaccinali? Sì, io ho buttato la vita per questi qua. Sì, forse problemi del genere uno che scrive, che si espone di mestiere non dovrebbe porseli, fanno parte del lavoro. Ma cosa diranno questi campioni di equilibrio e di empatia, adesso che anche l’Ema, anche la magistratura europea ha confermato il legame tra sieri genici e conseguenze gravi e magari letali? (continua qui)

Siamo arrivati alle porte della stagione autunno-inverno 2023-2024. E c'è bisogno di rilanciare le campagne vaccinali, risvegliando nel popolo, ogni fiducia spenta. E allora cosa c'è di meglio che assegnare un magnifico Nobel a quei due stregoni che hanno salvato l'umanità per aver inventato il siero mRNA - quello che salva vite, impedisce la morte per Covid e magari vi salverebbe pure dai tumori?  Conclusione amara, ancorché condivisibile,  quella di Del Papa: 

mi fanno schifo i due premi Nobel che hanno escogitato un’arma di distruzione di massa e la chiamano salvezza dell’umanità perché ha permesso a qualche colosso farmaceutico di fare trilioni in breve tempo negoziandoli coi governi e coi poteri sovranazionali come l’Europa della schifosissima baronessa Ursula.

Come non dargli ragione?  Spero che la sua accorata testimonianza non resti isolata e che il muro dell'omertà si infranga definitivamente. 

San Gerardo