Ne aveva già fatto ampio cenno l'antica e intramontabile signora Oriana Fallaci, sui suoi tre libri profetici. Da allora la degenerazione iconoclasta che potremmo tranquillamente chiamare la "denatalizzazione" è sempre andata progressivamente crescendo di anno in anno. Varie ne sono le cause, concause, fattori ed effetti. La decristianizzazione consumistica e progressiva delle società occidentali che trasforma il Natale in un Luna Park con un'industria circense fatta di luminarie di dubbio gusto e di Babbi Natali made in China che penzolano come impiccati dai balconi; l'ateismo, il laicismo e il materialismo galoppante. Il multiculturalismo contrabbandato come il migliore dei mondi possibili, dove secondo certe anime belle, è possibile eliminare i conflitti interreligiosi, bandendo il sacro e il simbolico dalla nostra società. L'invasione islamista, ma non solo. Fatto sì è, che in Italia ci riduciamo a impedire canti, recite e presepi a scuola, in presenza anche di un solo bambino musulmano. In Gran Bretagna si decide di non chiamare nemmeno più il Natale col suo nome poiché nella parola inglese c'è quel Christ di Christmas che potrebbe dare fastidio ai fautori di altre religioni. E negli USA si continuano a spostare e a riposizionare alberi di Natale dall'atrio degli aeroporti se passa qualche turista che non gradisce. E' perfino accaduto che un rabbino fondamentalista dalla barba folta e dalle trecce abbia preteso che sotto ogni albero venga posta per par condicio la menorah, cioè il candeliere ebraico. Siamo al delirio della "correctness". Mentre anche qui, gli auguri di Buon Natale sono stati sostituiti col generico e commerciale Buone Feste o Auguri . A scuola, alcune maestre povere di spirito, modificano Gesù con virtù, nei loro cantici e ben sappiamo qual è l'ideologia laicista che sta alla base di tanta stupidità. E Il campionario di scristianizzazione progressiva che pervade l'Occidente si infittisce di anno in anno fino ad aver bisogno di inviare le firme a Napolitano (sperando che non si faccia prendere la mano dal suo ateismo ) per tutelare il diritto, mai stato così "sacrosanto", di dire Buon Natale senza doversene vergognare. Ora è nato addirittura un sito www.natalesiamonoi.it che promuove la salvaguardia delle tradizioni natalizie, ormai confinate in una mortificante riserva indiana. Vogliamo scherzare? Vogliamo renderci conto che tutta questa intolleranza (ma anche odio e profonda disistima di noi stessi) favorisce prima di ogni altra cosa l'immediata capitolazione dell'Occidente? Vogliamo ricordarci che questa spoliazione e svestizione dei simboli religiosi nonché successiva messa al bando delle tradizioni, canti , presepi ecc. favorisce il motto islamista e fondamentalista "porteremo Dio nella terra senza Dio"? Questo, da parte occidentale si chiama "cupio dissolvi" . E cioè desiderio di dissoluzione. E dissolvendoci, fatalmente ci estingueremo. Mobilitiamoci contro tutti gli "iconoclasti" di vario colore politico, di tipo socioeconomico (vedi alcuni supermercati che bandiscono le statuine dalle loro vendite) religioso e confessionale. L'assedio e poi la caduta di Costantinopoli iniziò proprio così: con l'iconoclastia. Ovvero con la distruzione delle immagini sacre. Perciò, BUON NATALE a tutti i visitatori, naviganti e blogger. Non ci resta che ripetercelo fino alla fine dei nostri giorni. Perché non ci venga sottratto quanto ci è caro.
16 December 2006
12 December 2006
TFR, ovvero come Ti Frego i Risparmi
Non parlo quasi mai di economia su questo blog: c'è chi lo sa fare assai meglio di me e con maggiore competenza. Del resto ci vuole poco. Però i quattro conti della serva li so fare anch'io. All'interno della rapinosa e rovinosa Finanziaria (che, ricordiamo, contempla ben 65 tasse, tra balzelli e tutto il resto) c'è anche l'esproprio proletario del Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Ovvero, di ciò che si chiama comunemente la liquidazione. E cioè, quell'accantonamento che le aziende mettono da parte per i lavoratori quando decidono di dimettersi. Come si sa, la Finanziaria contempla il congelamento della suddetta liquidazione, la quale viene poi sottratta alle aziende per andare a riempire il buco nero dell'INPS, per i cosiddetti "fondi pensione". Sentite un po' le obiezioni della Trimurti sindacale CGIL , Cisl e Uil, quando gli imprenditori lamentarono l'impossibilità di poter impiegare parte di questa "liquidità" ai fini aziendali (ristrutturazioni, manutenzione e ampliamento locali, anticipi ecc.) . "Ma no, la liquidazione è dei lavoratori e basta e perciò NON SI TOCCA!".
Vera e sacrosanta ragione. Perchè i padroni (termine obsoleto da feudalesimo) devono accedere a denari non loro? Già, ma al povero trombatissimo lavoratore si pone un quesito di non scarsa importanza: è meglio essere turlupinato da un privato o dal pubblico? Se un'azienda fallisce dove vanno i mei soldi? E se invece lo Stato-Moloch è indebitato fino agli occhi, e l'INPS è una voragine fallimentare come la Ferrovie o le Poste, dove vanno i mei soldi?
Poi arrivarono a più miti consigli e a concedere un lasso di tempo agli imprenditori per questo "congelamento". Per forza, sennò ci andava di mezzo l'economia stessa che rischiava di asfissiare, e gli imprenditori avrebbero dovuto indebitarsi fino agli occhi presso le Banche. Cosa che a Lorsignori del Sindacato e dei partiti di governo, in fondo non dispiace. E così i lavoratori dovranno vedersela con l'INPS. Ovvero con lo Stato stesso. E che fare allora se lo Stato diviene il "collettore coatto" delle tue liquidità? PADRONI IN GALERA, è uno slogan che non si potrà mai più urlare nei cortei, visto che il loro padrone diventa il Governo. Cioè l'Unione. Al massimo si potrà ripetere stancamente il solito GOVERNO LADRO, anche se non piove.
La Trimurti di Lotta e di Governo lo sa. Perciò li fa preventivamente marciare contro se stessi. Fischietti in bocca e via col fiiiii... fiiii...fiiii! tutti in corteo. Ma qualcosa non quadra più. Finalmente arrivano fischi alla Mirafiori per i vertici sindacali. Epifani se la sta vedendo brutta anche per la riforma delle pensioni. Il gioco comincia a essere sporco, troppo sporco... tant'è vero che si vede. Non si possono fare i suggeritori-consulenti del governo, e nel contempo, i difensori dei lavoratori. Sono circondata di amici e conoscenti di sinistra che si lagnano molto contro queste manovre definite "losche", "sudicie", disoneste" (cito loro) e a loro danno.
"A che sindacato sei iscritta?" chiedo a una dipendente pubblica di mia conoscenza.
"Alla CGIL", risponde.
"E perchè paghi le quote mensili di iscrizione?"
"Per tradizione, per affetto. Perché l'ho sempre fatto..."
"Lo sai che ti stai lamentando contro le tue stesse scelte?"
"Sì, lo so..."
"Perchè lo fai? Perché non ti dimetti? Perchè non mandi una raccomandata per disdire le quote associative? E' così semplice... Perché deleghi il tuo futuro a chi poi lo dissiperà? In quei denari c'è tutta la tua esistenza lavorativa...".
Silenzio sepolcrale. La mia amica non risponde più e fissa lo sguardo nel vuoto.
"Ma quei soldini che la CGIL ti preleva mensilmente dalla busta paga, sono proiettili che poi ti colpiranno nel vivo dei tuoi stessi interessi", provo a suggerire. "Perché concorri a dare forza a chi la userà contro di te?". Parole al vento, naturalmente. E la mia amica di sinistra nemmeno sa che ho parafrasato una frase del "loro" Antonio Gramsci contro la stampa della grande borghesia. Più o meno in origine, la frase era: "Ma quel soldino che getti via per comprare un quotidiano d'informazione è un proiettile che la borghesia getterà contro di te". Era la sua campagna di promozione per l'Unità, il quotidiano organo di partito del PCI. E cioè degli operai.
I lavoratori iscritti alla Trimurti sindacale soffrono di un antico male oscuro che si chiama "sindrome di Stoccolma". Sono innamorati dei loro carcerieri. In questo caso, i guardiani delle loro tasche e delle loro risorse economiche.
"Come farai quando avrai bisogno di un anticipo sul TFR per accedere a un mutuo-casa o ad una spesa importante per la tua famiglia? Lo sai che non avrai più accesso a quel denaro, almeno fino a quando lo stabiliscono loro?".
Credete forse che sia stata in grado di fornirmi una risposta? Qualche volta, Davide ha osato sfidare Golia. Ma in Italia nessun Davide è abbastanza temerario da sfidare il colosso sindacale. Eppure, quando non c'è onestà, ogni colosso finisce sempre con l'avere i piedi d'argilla.
05 December 2006
Anche Ferrara tira la volata a Casini?
Qualcuno avrà notato l'atteggiamento oltremodo defilato assunto da Giuliano Ferrara circa la manifestazione del 2 a Roma. Mentre Libero si sgolava e si spolmonava a caratteri cubitali nello scrivere TUTTI A ROMA, nelle giornate precedenti l'evento, e con dettagliate cronache in quelle successive, Ferrara taceva. Diciamo la verità, Il Foglio non si è sprecato. Rimando al post del 4 di Calamity Jane "Quando Ferrara non ci azzecca" dove riprende il tema della Grosse Koalition, bizzarro minotauro da sempre caldeggiato da Giulianone http://calamityjane.splinder.com/post/10122370 .
La realtà invece va diversamente. Il popolo della destra, è stanco di inciuci . E di pastrocchi, pure. Noi non siamo la Germania e il nostro maggioritario è una creatura di recente conio. Come pure l'alternanza. Cinque anni a me, e voi a casa. Cinque anni a te, e noi a casa. Forse perché ci siamo sciroppati 50 anni di dittatura soft DC, dato che come alternativa avevamo quella hard e filosovietica PCI, e dunque c'era poco da scegliere. Forse perché abbiamo accettato tutte le angherie e le alchimie partitiche possibili e immaginabili (monocolore, bipartito, tripartito, pentapartito, lo sgoverno di solidarietà nazionale)... Ebbene, ora vorremmo che ce la facessero facile facile.
Su Giulianone sono d'accordo con Oriana Fallaci. Persona assai intelligente e acuta, ma sopravvive in lui qualcosa di intimamente bolscevico.Del resto, come ho già detto, un marxista è per sempre. Inoltre come neoconvertito traghettato a destra, sente il bisogno di dimostrare a se stesso d'essere più realista del re. E non sempre ci prende. Di tanto in tanto fa pure il Machiavello invece di pensare a fare il giornalista, nobile professione , in USA, assai più temuta e rispettata del politico. Ma chissà perché in Italia, sotto sotto i cronisti sognano sempre lo scranno! O di fare i suggeritori dei politici. Inoltre è bastancontrario da morire e la sua sete di protagonismo lo porta talora a fare delle giocate assai rischiose.
Breve excursus della sua carriera: ex FGCI e figlio di Maurizio Ferrara,che fu direttore dell'Unità; prese parte ai moti di Valle Giulia. Poi fervente craxiano, scrisse il libello "Lettera da un traditore" (Laterza) dove spiegò le ragioni del suo riformismo e del suo distacco dal PCI. Lavorò in veste di conduttore nella RAI di Guglielmi. Rimase accanto a Craxi anche nell'ora della disgrazia (e cioè di Tangentopoli); anche quando tutti i topi (Amato in testa) fuggivano dalla nave. Di questo bisogna dargliene merito. Quindi, in epoca recente si fece berlusconiano, neocon con tendenze teocon. Ma anche lì prese le distanze da Marcello Pera, per rivalità tra teoconneries (passatemi l'argot francese, che vorrebbe dire teocoglionerie).
Fulminato sulla via di Ratisbona, ebbe la cotta per Ratzinger, ma ora comincia già a stufarsi e a dare segni di evidente stizza, specie dopo il viaggio in Turchia. Voleva un papa politico e si accorge che è solo un teologo e un religioso che bada alla sua missione pastorale. Per completare l'identikit psicologico, credo che Ferrara adori la fuga da se stesso.Che poi è un po' come la fuga del cavallo morto (vabbé, in questo caso dell'Elefante) E non appena sembra assestarsi in una determinata dimensione ufficiale, ecco che scalcia nervosamente e trova mille pretesti per complicarsi la vita smarcandosi da sé. Il che, data la stazza, non è facile. Qualcosa di sé, ciascuno finisce pur sempre col trascinarsi dietro.
Ierisera 4 dicembre è andato in onda a Otto e mezzo, su La7 una puntata di appena mezz'ora che aveva per ospite d'onore Pierferdy Casini. Mai sentito niente di più deprimente in vita mia. Ma come?! Un evento come la manifestazione a Roma liquidata in poche righe dal direttore de Il Foglio (giornale di destra con all'interno tante di quelle penne di sinistra, che difatti piace molto a quei sinistri che aspirano a diventare un po' destri). E Casini s'incasinava democristianamente parlando, nel solito linguaggio paludato e doppiopettaro di un alchemico politichese, per farci capire che lui è per il modello tedesco. In nessun paese democratico al mondo si mette in discussione una premiership che ha la maggioranza dei suffragi come quella del leader di Forza Italia. Solo in Italia, chi ha percentuali da prefisso telefonico si smarca, si dissocia, ricatta eppoi magari si fonda l'ennesimo partitino dello Zero Virgola. Che palle! E che palle quell' Otto e mezzo dove si vedono sempre troppe facce di sinistra, troppi ammiccamenti verso i politici più furbi, con un Giulianone che ripete :"Io vorrei capire... ". "Mi faccia capire..." agitando le mani a carciofo ed espandendosi nel sedile.
Vorremmo capire anche noi, perché dopo una giornata come il 2 dicembre dove la brava gente che al sabato porta i figli in pasticceria o va per negozi (copyright: Vittorio Feltri) molla inaspettatamente casa, lavoro, meritato riposo e famiglia per essere giù al corteo, beh... vorremmo proprio capire perché i mass media italioti archiviano il tutto in fretta e furia, per fissarsi stolidamente sulle quisquilie. E di che ci parlano di così importante?... WoW! Ma di Casini. E della sua faccia da saponetta...Tu quoque, Julianus?
03 December 2006
L'Italia s'è destra e nessun dorma
Luna crescente a piazza S. Giovanni in Laterano. Nessun dorma. E non solo perché questa è l'aria della Turandot cantata da un tenore prima del discorso di Berlusconi. Ma perché i bus people provenienti da ogni parte d'Italia, non hanno dormito (o dormito assai malamente) per due notti: quella di venerdi 1 e di sabato 2. Hanno affrontato ogni tipo di disagi ( scioperi e perfino tratti d'autostrada interrotta e chiusa) per esserci. Ed eccoli tutti lì i Right People. Parola che in Inglese vuole dire di destra e giusto. Impiegati, artigiani, piccoli imprenditori, casalinghe, lavoratori autonomi, popolo delle partite IVA, commercianti, operai, studenti e ceti popolari. E insieme con loro, figli, nonni, zii e nipoti. Bravi ragazzi con la faccia di quei figli a modo che ogni genitore vorrebbe avere. E belle ragazze dai capelli lunghi, lisci e puliti in abbigliamento sobrio. Niente piercing, anelli al naso, jeans sdruciti con lo sbrego che mostra brandelli di carne tatuata o ombelichi pinzati con anelli e chiodi. Signore distinte, signori in giacca e cravatta o in pratici piumoni, con dialetti e accenti, i più diversi, di un'Italia multiregionale, multiprovinciale, multimunicipale e anche un po' multicampanilista. E' questa la "multiculturalità" (da non confondere col multiculturalismo) che mi piace, di un'Italia che mi strapiace. Tutti convenuti in piazza S.Giovanni in cortei paralleli e coloratissimi, che si snodavano, gremivano la città, per riannodarsi premendo da più vie. Ovunque un tripudio di bandiere: tricolori di FI, bianche e azzurre di AN, bianche e verdi della Lega, e perfino i Serenissimi dal Veneto col leone incazzato che sfodera la lama del pugnale verso l'alto; i Riformatori Liberali, i vecchi Repubblicani. Partenza alle 14, 30 dal Circo Massimo fino in piazza S. Giovanni (la piazza dei sindacati e della sinistra) . In testa al corteo noti esponenti della nomenclatura politica della CdL: da Guzzanti a Pera, a Quagliarello, a Mantovani a Massimo Teodori, lo storico americanista. Il bagno di folla, si sa, non potevano mica perderselo...
Ma sarebbe un errore strumentalizzare le energie di questi neofiti del corteo, provenienti da ogni parte della Penisola, motivati dalla voglia di esserci, di contare, di partecipare. Perciò, signori politici di destra: osservateli, compiacetevi per il successo della riuscita manifestazione. Ma che nessun dorma. 2 dicembre, una data importante. Fine del partito di plastica, del partito virtuale, del partito dei videodipendenti. Da oggi, è ufficiale: esiste una destra vera fatta di elettori "in carne e ossa" che riufiutano le etichette dispregiative di coloro che fingono di non vedere e di non sapere. E quando parla il Silvio redivivo dopo il malore, il boato di folla è addirittura assordante. E lui, che chiamano "Il Silviaccio" (accio: un dispregiativo, portafortuna, perché venne usato - guarda caso - anche per papa Wojtyla, ma poi quel Benigni che lo inventò, dovette pure andare a umiliarsi a Canossa, presso quello stesso gigante in abito talare ) lui, sa toccare le corde giuste per accendere la piazza, le menti e i cuori di questi 2 milioni e oltre di italiani. E che importa se l'indomani ci sarà la guerra delle cifre, per minimizzare la portata di questo evento! Io li ho viste coi miei occhi queste moltitudini di persone allegramente composte ed educate. O se, l'opposizione parlerà di CdL divisa, per via di un vanesio Casini in meno, che si fa il suo partitino a Palermo, se lo canta e se lo conta.
Un transito di un par de milioni d'anime per Roma che non lascia porcheria al suo passaggio: niente bottiglie molotov, petardi, stracci beduini con cui coprirsi il volto, niente dita innalzate a mo' di P38. Niente apologie di reato o parole livorose d'odio verso le Forze dell'Ordine, è una vera lezione di democrazia, di legalità e di civiltà. In corteo c'era pure una rappresentanza di poliziotti rimasti privi di incentivi economici e sguarniti di parecchie unità nei contigenti, a causa dei tagli della Finanziaria . Certo, la creatività popolare sul Prodi-Mortadella, su Visco il Dracula della Transilvania, sulla Turco che si fa le canne, si è scatenata in un interminabile corteo allegorico con cartelli, striscioni, canti e slogan dei più pittoreschi, ciascuno con un'idea originale. I giornali ne hanno dato cronaca.
Ma torniamo nella piazza pavesata a festa di migliaia di drappi, con palloncini, aerei che ronzavano sul cielo con la scritta "Silvio ci manchi". Tutto molto ingenuo - obietteranno quelli dalla puzza al naso permanente. Come ingenuo diventa il barboncino tenuto in braccio da una giovane coppia di coniugi con al collo la coccarda tricolore di FI. Meno naif invece, se i cani vengono portati in corteo con il fazzoletto rosso falcemartellato a mo' di collare, come mi è capitato parecchie volte di assistere.
Dopo l'incisivo discorso del Berlusca sul primato della società e della famiglia sullo Stato-Moloch, parla Fini. Dignitoso anche il suo discorso contro gli odiocrati dall'invidia sociale permanente. E pure Bossi che non si dilunga troppo perché, dopo la sua malattia fa fatica a parlare, ha sparato la sua bordata di cannonate.
Il sole tramonta a piazza S.Giovanni. Nasce la luna. La folla aumenta e i cortei provenienti da più parti delle città pigiano per entrare.
"Guardate lassù! " indica un signore proveniente da Bari col soprabito blu slacciato "E' spuntata la luna! Luna crescente!"
"Embé?" gli risponde un altro lì accanto, " Gobba a ponente, luna crescente...si sa".
"Ma vuol dire che è di buon auspicio, stupidone mio, no?!" Che qualcosa sta per cambiare..." .
E ora francamente comincio a crederlo anch'io, vista la deflagrazione di entusiasmo collettivo, davvero contagioso. E la gioia, si sa, esige un impegno ben più grande della malinconia.
"A se peu no, andà avanti inscì", gli fa eco un' altra signora con accento altomilanese.
Dilegua, o notte!
Tramontate stelle!
Tramontate stelle!
All'alba vincerò! Vincerò! VINCEROOO'!
Aumenta il climax, e tutti improvvisano il loro DO di petto collettivo a piene ùgole insieme al tenore sul palco. I comizi incendiano i cuori e gli italiani lì convenuti, sembrano riscoprire le antiche passioni civili e l'onore perduto della politica. Poi l'immenso corteo si scioglie, ciascuno dei convenuti, arrotola la sua bandiera e se ne torna ordinatamente al suo mezzo. Bus 480 regione Lombardia, quello che mi porterà dritto a casa insieme a una cinquantina di pellegrini. In autostrada la luna, vista dal finestrino, è cresciuta ancora di un pezzetto e ora sembra quasi piena, appena velata. Osservo il percorso e il rientro silente dei "Longobardi" alla loro brumose destinazioni: Sondrio, Brescia, Bergamo, Varese, Cremona, Mantova e Milano in tanti altri bus. Per la seconda notte nessuno dorme e sul mio bus se la contan su , la loro indimenticabile giornata, adagio... per non disturbare, mezzo in Italiano e mezzo in dialetto. Un altro pezzo di autostrada interrotta e chiusa al traffico con obbligo di percorrere un tratto di via Emilia, eppoi alla fine il meritato rientro.
Bravi anche a noi che abbiamo attraversato l'Italia, spaccandoci un po' la schiena. Vincerò?Vinceremo?...Direi di sì. Dopotutto, adesso l'alba non è più così lontana.
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