La quarta autocertificazione da parte di un Gabrielli capo della Polizia che lo annuncia col sorrisetto sarcastico, a cui se ne annuncia una probabile quinta versione, cosa che ha fatto infuriare Nicola Porro (vedere video), ci riporta a un problema cruciale: ogni volta che il popolo si mostra responsabile, paziente e obbediente, si stringe ancora un po' di più il cappio, per vedere quanto è in grado di sopportare ancora. Sembrano esperimenti di sociobiologia, quelli visti nel film di Alain Resnais "Mon oncle d'Amérique".
Il sindaco Emanuele Antonelli (FI) di Busto Arsizio, vuole sperimentare i droni e pure le "ronde di sorveglianza" con l'ausilio di cittadini che si offrono "volontari" per l'eventuale "caccia all'untore". Il pretesto? C'è ancora troppa gente in giro.
Vi ricordate tutte le accuse sulle "ronde padane" contro i clandestini? Fascisti, razzisti, xenofobi...Beh, sugli Italiani, invece si può fare. Ovvero, si può fare contro il passeggiatore solitario probabile "asintomatico". Leggere la notizia qui.
Del resto la telefonia mobile privata si è già prestata a introdurre nei nostri smart, un geolocalizzatore a nostra insaputa, fatto passare per "aggiornamento" in collaborazione con le "autorità" governative. L'immagine di droni ed elicotteri visti in tv nei TG su due innamorati, inconsapevoli rei di ammirare il panorama marino dalla scogliera sul lido di Ostia, la cattura di un nuotatore solitario nel fiume Brenta, mi pare che poco o nulla abbiano a che fare con il reale "pericolo di contagio". Volendola dire tutta, purtroppo i posti dove ci si contagia di più, per paradosso sono gli ospedali, dove si manda allo sbaraglio senza attrezzatura sanitaria (mancanza di respiratori, mascherine farlocche, scarsità di camici, di guanti, calzari insufficienti e inadatti ecc.) i nostri eroici dottori, infermieri e assistenti coi risultati catastrofici di una guerra: bollettini quotidiani dei contagiati e dei deceduti. E' chiaro che la nostra attuale mancanza di libertà può durare finché se ne vedono i frutti: le guarigioni in massa da Covid 19. Se invece il nostro sacrificio sarà vano, non potranno osare sequestrarci per mesi in casa. E già che ci siamo, che dire del controllo sul web già allo studio, mediante "consulenti cinesi" che coi loro software, spìano la popolazione dei blog, forum di discussione, social per rilevare idee non conformi? E' questo modello di dittatura cinese, la democrazia che ci promettete?
Pubblico questo splendido articolo di Enrica Perucchietti, saggista, scrittrice e giornalista che meglio non avrebbe potuto descrivere quanta libertà abbiamo finora già perduto. E se è vero che c'è il pericolo mortale del virus, allora sorge un'altra domanda non meno inquietante: chi ci salverà dal pericolo di un nuovo totalitarismo magari di matrice sanitaria?
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«In lontananza un elicottero volava a bassa quota sui tetti, si
librava un istante come un moscone, poi sfrecciava via disegnando una
curva. Era la pattuglia della polizia, che spiava nelle finestre della
gente. Ma le pattuglie non avevano molta importanza. Solo la
Psicopolizia contava».
(George Orwell, 1984)
Monitoraggio dei contagiati e dei loro contatti attraverso geolocalizzazione; dispiegamento dell’esercito nelle strade; utilizzo dei droni per spiare chi esce di casa senza motivo o si riunisce
provocando assembramenti pericolosi per la diffusione del contagio di
Covid-19; creazione di gruppi sui social per segnalare i presunti trasgressori.Con il Parlamento chiuso, lo stato di eccezione sta aprendo a un’area grigia che legittima il ricorso alla sorveglianza tecnologica, creando un pericoloso precedente. Pezzo per pezzo, si rischia di andare verso una deriva autoritaria, come hanno messo in guardia numerosi filosofi, politici e osservatori in questi giorni,come spiegavo in questo articolo.
Ma c’è un altro punto che dovrebbe preoccuparci, ossia la reazione impulsiva, isterica e a tratti fanatica, che stiamo avendo di fronte all’emergenza.
Stiamo infatti adottando quegli stessi atteggiamenti che Orwell descriveva in 1984: ci stiamo trasformando in psicopoliziotti, delatori pronti a intraprendere la caccia all’untore e ad attaccare
con violenza inaudita e urlo purificatore (che ricorda i due minuti d’odio orwelliani) chiunque non rispetti secondo noi i provvedimenti o contro coloro che osano dissentire.
Stiamo infatti adottando quegli stessi atteggiamenti che Orwell descriveva in 1984: ci stiamo trasformando in psicopoliziotti, delatori pronti a intraprendere la caccia all’untore e ad attaccare
con violenza inaudita e urlo purificatore (che ricorda i due minuti d’odio orwelliani) chiunque non rispetti secondo noi i provvedimenti o contro coloro che osano dissentire.
La politica sta alimentando questa deriva a tratti paternalistica e a tratti fanatica invitando non tanto al rispetto delle regole, che è sacrosanto, quando alla cieca obbedienza: dovremmo chiederci se dallo
stato di diritto non stiamo scivolando verso uno stato autoritario.
Stiamo infatti adottando quegli stessi atteggiamenti che Orwell descriveva in 1984: ci stiamo trasformando in psicopoliziotti, delatori pronti a intraprendere la caccia all’untore e ad attaccare
con violenza inaudita e urlo purificatore (che ricorda i due minuti d’odio orwelliani) chiunque non rispetti secondo noi i provvedimenti o contro coloro che osano dissentire.
Stiamo infatti adottando quegli stessi atteggiamenti che Orwell descriveva in 1984: ci stiamo trasformando in psicopoliziotti, delatori pronti a intraprendere la caccia all’untore e ad attaccare
con violenza inaudita e urlo purificatore (che ricorda i due minuti d’odio orwelliani) chiunque non rispetti secondo noi i provvedimenti o contro coloro che osano dissentire.
La politica sta alimentando questa deriva a tratti paternalistica e a tratti fanatica invitando non tanto al rispetto delle regole, che è sacrosanto, quando alla cieca obbedienza: dovremmo chiederci se dallo
stato di diritto non stiamo scivolando verso uno stato autoritario.
i rischi di certe deviazioni per salvaguardare il benessere e il
futuro della collettività. E invece, in questi giorni, sembra impossibile prendere posizione e mostrare come si rischino certe derive autoritarie. Pena il discredito collettivo, i messaggi di
biasimo, gli insulti e le minacce.
Premesso che non è mia intenzione minimizzare l’emergenza né criticare il decreto come ho più volte sottolineato, stiamo però assistendo a una esacerbazione del clima di terrore che spinge la popolazione ad adottare comportamenti di sottomissione che ricordano gli effetti inquietanti del celebre esperimento di psicologia sociale condotto nel 1961 dal professore statunitense Stanley Milgram, che indagò sul livello di obbedienza di persone a cui veniva ordinato di fare del
male ad altri esseri umani con l’elettroshock.
L’esperimento Milgram dimostrò che è probabile che le persone comuni, dietro gli ordini impartiti da una figura autoritaria, arriverebbero a fare del male a un altro essere umano innocente fino al punto di
ucciderlo, e che l’obbedienza all’autorità è radicata in tutti noi,per il modo in cui siamo cresciuti da bambini.
Oggi la paura per l’emergenza sanitaria sta portando da un lato al ricorso a misure liberticide, dall’altro alla costituzione di una specie di psicopolizia in cui sono gli stessi cittadini a vestire i
panni dei delatori (tipo Stasi), pronti a segnalare chiunque secondo i loro parametri non rispetti le norme. Si sta creando una sorta di caccia all’untore di manzoniana memoria (ricordate La colonna infame?) con la segnalazione virale dei comportamenti ambigui e la creazione su
Facebook di gruppi ove segnalare gli eventuali trasgressori dei divieti e quindi chi esce di casa (senza sapere se ha le proprie buone ragioni oppure no). Insomma,la paura sta trasformando in solerti delatori, novelli psicopoliziotti, i cittadini, fomentati dalla politica che invoca misure sempre più stringenti, persino liberticide.
Siamo così partiti dalla caccia al runner, divenuto il perfetto capro espiatorio, contro cui proiettare le ansie collettive e la paura della morte che ci attanaglia e si amplifica con l’autoisolamento. Poi si è
passati a dubitare e sviluppare paranoie sugli asintomatici, nuova frontiera dell’untore. L’asintomatico può essere chiunque e rappresenta l’incubo sociale perfetto. Pertanto chiunque esca, sia in giro per le strade, va segnalato alla psicopolizia, la sua identità e il suo comportamento sbattuti pubblicamente sui social: esso non ha solo trasgredito alle regole si è anche macchiato di psicoreato (Lo psicoreato non comporta la morte: lo psicoreato È la morte). Ha osato dissentire. Ha osato comportarsi in modo alternativo rispetto a quanto decretato dall’autorità. Si vuole, proprio come in 1984, che la mente di ognuno si pieghi all’autorità, si affidi ciecamente ai dettami che vengono importi dall’alto:
Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare.
Ortodossia e inconsapevolezza sono la stessa cosa. (George Orwell,
1984)
male ad altri esseri umani con l’elettroshock.
L’esperimento Milgram dimostrò che è probabile che le persone comuni, dietro gli ordini impartiti da una figura autoritaria, arriverebbero a fare del male a un altro essere umano innocente fino al punto di
ucciderlo, e che l’obbedienza all’autorità è radicata in tutti noi,per il modo in cui siamo cresciuti da bambini.
Oggi la paura per l’emergenza sanitaria sta portando da un lato al ricorso a misure liberticide, dall’altro alla costituzione di una specie di psicopolizia in cui sono gli stessi cittadini a vestire i
panni dei delatori (tipo Stasi), pronti a segnalare chiunque secondo i loro parametri non rispetti le norme. Si sta creando una sorta di caccia all’untore di manzoniana memoria (ricordate La colonna infame?) con la segnalazione virale dei comportamenti ambigui e la creazione su
Facebook di gruppi ove segnalare gli eventuali trasgressori dei divieti e quindi chi esce di casa (senza sapere se ha le proprie buone ragioni oppure no). Insomma,la paura sta trasformando in solerti delatori, novelli psicopoliziotti, i cittadini, fomentati dalla politica che invoca misure sempre più stringenti, persino liberticide.
Siamo così partiti dalla caccia al runner, divenuto il perfetto capro espiatorio, contro cui proiettare le ansie collettive e la paura della morte che ci attanaglia e si amplifica con l’autoisolamento. Poi si è
passati a dubitare e sviluppare paranoie sugli asintomatici, nuova frontiera dell’untore. L’asintomatico può essere chiunque e rappresenta l’incubo sociale perfetto. Pertanto chiunque esca, sia in giro per le strade, va segnalato alla psicopolizia, la sua identità e il suo comportamento sbattuti pubblicamente sui social: esso non ha solo trasgredito alle regole si è anche macchiato di psicoreato (Lo psicoreato non comporta la morte: lo psicoreato È la morte). Ha osato dissentire. Ha osato comportarsi in modo alternativo rispetto a quanto decretato dall’autorità. Si vuole, proprio come in 1984, che la mente di ognuno si pieghi all’autorità, si affidi ciecamente ai dettami che vengono importi dall’alto:
Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare.
Ortodossia e inconsapevolezza sono la stessa cosa. (George Orwell,
1984)
E infatti in questi giorni i social sono diventati un rigurgito di violenza contro chi si permette anche solo di dissentire, di criticare le misure sempre più stringenti (per esempio il ricorso alla sorveglianza tecnologica). Costoro vengono insultati, minacciati, rei appunto di pensare male, come se con il loro pensiero critico potessero mettere a rischio l’intera collettività. Possiamo ben dire che, annebbiati, anzi schiacciati dal peso della paura, la ricerca della sicurezza sta portando sempre più persone ad accettare di affidarsi a misure autoritarie e repressive pur di tornare a sentirsi appunto sicuri. E citando ancora Orwell, sarebbe bene ricordare che Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si stabilisce una dittatura nell’intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell’intento di stabilire una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione. Il fine della tortura è la tortura. Il fine del potere è il potere. https://enricaperucchietti.blog/2020/03/23/dalla-cieca-obbedienza-alla-delazione-come-la-paura-ci-trasforma-in-psicopoliziotti/ |