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29 January 2011

Il colore e il profumo delle rivoluzioni

Qual era il colore  della rivoluzione georgiana? Rosa. E che profumo aveva? Quello delle rose. Che colore aveva la rivoluzione ucraina? Arancione. Che profumo aveva quella libanese? Quello  fragrante dei cedri. E quale fragranza,  quella tunisina? Di gelsomino. Quella iraniana? Verde. Quella birmana? Amaranto e oro, il colore delle tonache bonze. Ora il Belgio manifesta per le patitine fritte, mentre in Italia è sceso in piazza parecchie volte il popolo viola. Quest'ultimo non ha avuto una gran fortuna  (dicono che sia un colore che porti iella) perciò sarà bene che cambi tinta.
 S' incendia  l'Egitto, con una Hillary Clinton che suggerisce a Mubarak,  il suo  vecchio "alleato" di sempre, di sgombrare il campo, facendogli capire senza troppi giri di frase che è scoccata la sua ora. Della serie, dai nemici mi guardo io e dagli "amici" (d'Egitto) mi guardi Iddio. Nel caso del vecchio "faraone", Allah.
Si agita  pure l'Albania dove sono anni che il polo socialista e quello di centrodestra Berisha (entrambi ex comunisti del vecchio regime di Enver Hoxa) se le danno di santa ragione. Nel 1990 iniziò il passaggio dal regime comunista alla democrazia con un inizio di rivoluzione. Nel 1992 il partito comunista si organizzò nel partito socialista che vinse ma venne accusato di brogli. Nel 1992 nuove elezioni videro vincere i democratici di centro-destra con Sali Berisha Presidente, ma nel gennaio del 1997 l'Albania visse una guerra civile di tre mesi scoppiata a causa del fallimento di un particolare sistema finanziario in cui gli albanesi avevano investito parte dei loro risparmi. Entrambi gli schieramenti, quello socialista e quello democratico, si proclamano filoamericani e fedeli alla Nato, ma questo non impedisce loro di suonarsele di santa ragione. Questa volta però di colori non ce ne sono perché s' invoca il termine post-sovietico "trasparenza" (ricordate la Glasnost gorbacioviana?) . Ora anche la "moderata" Giordania con la sua monarchia ashemita insorge fino a far tremare re Abdallah e la sua splendida regina Rania.  E la protesta incendia anche lo Yemen.
Insomma, sembra di giocare a Strega comanda colore su scala planetaria. 
Qualche tempo fa (nel lontano 2007)  Milena Gabanelli a Report fece un ottimo reportage su come ti esporto una rivoluzione: un prodotto vero e proprio da poter visualizzare con magliette, palloncini, spille-distintivo, CD, coccarde, drappi e altri gadget. C'è un colore, un logo, una musica, degli slogan. E c'è un'associazione bipartisan statunitense, la  Freedom House (casa della libertà) con correlate le varie ong del  finanziere "filantropo" Soros, la più importante della quale si chiama Open Society Institute incaricate nel promuovere la rivoluzione in outsourcing.
Ma si dirà: - la Gabanelli è di sinistra. La sottoscritta non va troppo per il sottile in quanto a colori, quando si tratta di accertare i fatti: rosso, bianco o nero, purché il gatto acchiappi i topi e faccia buon reportage. Se un comunista mi dovesse dire che fuori piove e io dopo essermene accertata noto che è vero, allora prendo l'ombrello. Idem se fosse fascista. Veniamo dunque agli ombrelli.
Ecco cosa dice in studio la Gabanelli all'inizio della trasmissione Report:  
Nei paesi dell'est europeo da qualche anno sono spuntati dal nulla movimenti studenteschi che ribaltano governi col guanto di velluto. Ma fare le rivoluzioni anche se usi solo il computer costa un sacco di soldi. E' possibile che un gruppo di studenti dell'est, quindi immaginiamo squattrinati come tutti gli studenti, riescano a farne addirittura 4,  Ucraina, Serbia, Georgia, Kirghizstan? Sono da soli o c'è qualcuno che li movimenta? L'inchiesta girata in mezzo mondo è di Manon Loizeau.

Ed ecco cosa conclude alla fine della puntata:
Possiamo definirla l'evoluzione della guerra fredda, visto che dietro a questi movimenti c'è sempre una fondazione, una associazione americana, spesso ex militari, e i risultati ottenuti non sono pochi e tutti in paesi satelliti di Mosca. Sono movimenti così temuti che il Cremlino, per contrastarli, è stato istituito un ministero apposta : il ministero della controrivoluzione. Che qualcosa ha fatto perché tutti i finanziamenti stranieri provenienti da associazioni varie organizzazioni non governative. Vedremo se e come hanno inciso questi movimenti a fine anno quando ci saranno le elezioni.
Aree di conflitto nel mondo

La morale di questa favola "colorata" è che con i soli  Internet,  un pc e una tastiera, qualche blog, qualche social forum (facebook, twitter) non si fanno le rivoluzioni per il mondo. Ci vogliono ben altre spinte, coordinamenti e ben altri cervelli  organizzativi dietro a chi si agita. Tutto questo, anche se poi i regimi dittatoriali agonizzanti e ridotti  agli ultimi giorni della loro sopravvivenza, disattivano i server e i cellulari, quale loro ultima suicida  mossa da harakiri. Ma c'è chi disattiva i mezzi di comunicazione, c'è chi disattiva gli stati. Come recita lo slogan pubblicitario I believe in ONE world.

26 January 2011

Veneziani, opinioni dietro le sbarre



IL GIORNALE - articolo di mercoledì 26 gennaio 2011
Legge sul negazionismo, non arrestiamo i pensieri di Marcello Veneziani
Al vaglio del ministro Alfano il reato di negazionismo. Ma Veneziani avverte: "Farebbe un dan­no alla libertà, alla verità e alla dignità di tutti coloro che patirono massacri, ebrei in testa".Ministro Alfano, lasci perdere il reato di negazionismo.
Farebbe un dan­no alla libertà, alla verità e alla dignità di tutti coloro che patirono massacri, ebrei in testa.
Ho sentito che ha istituito un gruppo per studiare un testo di legge.
Si fermi, la legge sarebbe iniqua, avreb­be effetti peggiori del male che vuol col­pire e chiederanno di estenderla ad altri negazionismi.
Un tunnel senza fine.
Le opinioni che negano la realtà stori­ca sono svariate, a volte avariate e diver­samente spregevoli; ma le opinioni non si puniscono col carcere.
Primo, perché le parole si condannano con le parole, gli atti con gli atti.
Secondo, perché pe­nalizzare le opinioni significa intimidi­re la ricerca storica che per sua natura è portata alla revisione dei fatti e dei giudi­zi.
Terzo, perché creerebbe intorno agli ebrei un cordone sanitario di intoccabi­li­tà che è pericoloso perché rischia di ca­povolgersi nel suo rovescio.
L'alone di immunità potrebbe scatenare desideri di infrangere il tabù, di violare l'inviola­bile e creare fanatismi di ritorno e anti­patie.
Quarto, perché crea il principio dell'ereditarietà delle colpe e delle tra­gedie, con dolorose contabilità, e il rea­to di complicità ideologica, due mostri giuridici dagli effetti devastanti ed esten­sibili.
Quinto, perché sarebbe ingiusto punire chi nega la Shoah e non punire chi nega altri massacri, precedenti o più recenti, di armeni e di kulaki, di russi e di cinesi, di vandeani e di indios, di giap­ponesi e di istriani, di colonizzati e di cri­stiani, e potrei a lungo continuare.
Non propongo di punire anche gli altri nega­zionismi, per carità, perché se affidia­mo pure il giudizio storico ai tribunali e se mettiamo storici e docenti sotto tu­tela del magistrato, oltre a uccidere la ricerca storica, avveleniamo la vita ci­vile e scolastica.
E devitalizziamo la giusta indignazione, l'impulso a repli­care con argomenti d i verità alle men­zogne.
Niente discussioni, basta la de­nuncia; al posto nostro ci pensa il giu­dice.
Capisco le ragioni  di questa pro­posta e perfino le convenienze, ma la­sci stare.
La storia fa troppe vittime nel suo corso per farne ancora, a bab­bomorto, 66 anni dopo.

Marcello Veneziani

Poesia parodistica di Huxley

Prima di tutto vennero a prendere i razzisti,e io stetti zitto perché odiavo i razzisti.


Poi vennero a prendere i negazionisti,
e io stetti zitto perché mi infastidivano i negazionisti

Poi vennero a prendere i revisionisti,

e io stetti zitto perché mi infastidivano i revisionisti.
Poi vennero a prendere i sessisti,
e io stetti zitto perché non tolleravo i sessisti.

Poi vennero a prendere gli omofobi,
e io stetti zitto perché mi facevano schifo gli omofobi.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto più nessuno a protestare…


- Giusto per parafrasare Bertolt Brecht, ricordando che già adesso è in vigore la legge Mancino sul razzismo.




25 January 2011

Intercettazioni: ma quanto ci costano!



Spiare ci costa. E tanto. Tremonti che è sempre così restio ad aprire i cordoni della borsa per Ministeri di prima necessità (Istruzione, Difesa, Interno, Beni Culturali, Ambiente)  dovrebbe saperlo. Qui in questo servizio del TG1 RAI edizione delle ore 20.00 andata in onda il 21 gennaio,  a cura di Marina Nalesso vengono riportare utili tabelle per sapere quanto ci costano le intercettazioni  telefoniche, procura per procura. Cliccare il video.

Ecco la spesa di massima.

Per il 2010 Milano parte con un budget di spesa di 32, 5 milioni di Euro. Il ministero anticipa 16,5 milioni ma si arriva ad aggiungervi sopra altri 36 milioni di Euro per un totale di 52 milioni di Euro.
Passiamo alla Procura di Roma dove vengono intercettate 4792 persone per un budget iniziale di 5 milioni e 200 mila euro. La Procura sfora di 250.000 euro in più su quanto preventivato.
Palermo a fine anno tocca un picco di 53 milioni di euro in più sul budget di spesa iniziale. Inutile dire, constatando le cifre che la parte del leone in materia di spesa tocca alla Procura di Milano che supera addirittura Palermo, una delle procure più esposte per fatti di mafia e criminalità organizzata, accumulando un debito di ben 73 milioni di euro. Milano batte dieci volte la spesa della Procura di Roma. 
Pronto, chi paga? E soprattutto da dove provengono queste tecnologie? e da chi vengono coordinate? C'è un ente supremo extra-territoriale preposto? Sono tutti interrogativi verso i quali i cittadini italiani dovrebbero esigere delle risposte chiare.
Intanto oltre l'82% di reati di natura criminogena resta impunito e oltre il 40% dei detenuti, restano in attesa di giudizio, mentre è fatto  di cronaca recente l'impunità  di cui godono i clandestini solo perché la magistratura si rifiuta di applicare una legge dello stato  sul reato di clandestinità contemplata nel pacchetto sicurezza voluto da Maroni.  Leggere qui.

Riporto ora, tanto per rimanere in tema,  un significativo corsivo di Filippo Facci dal titolo "Onnipotenti".
I giudici hanno deciso che saranno i giudici a decidere se il presidente del Consiglio sarà impedito a recarsi dai giudici. I giudici hanno deciso che la legge sul biotestamento esiste già. I giudici hanno deciso che una bambina di Varese chiamata Andrea, nome tedesco, non potrà chiamarsi Andrea ma dovrà chiamarsi Sara. I giudici hanno deciso se una persona sia un uomo o una donna. I giudici arrestano o no, sequestrano conti bancari, fermano cantieri, giudicano se stessi e cioè altri giudici, non pagano per i propri errori, decidono se questo articolo è diffamatorio, se una conversazione debba finire sui giornali, se un bambino possa vedere il padre. I giudici rappresentano l'unico potere non riformato di questo Paese e sono palesemente corresponsabili della propria invasività nella vita pubblica, indisposti tuttavia ad ammettere un benché minimo ruolo nei malfunzionamenti che li coinvolgono. I giudici sono in grado di neutralizzare, svuotare, piegare qualsiasi legge che li riguardi e che riguardi le velleità originarie del legislatore su qualsiasi problema..... (da Libero del 14/1/2011)

Sui reati d'opinione e il reato di "negazionismo" in discussione, leggere l'ottimo post di Massimo "Opinioni e idee non sono reati".

20 January 2011

Il caso Berlusconi e le vite degli altri

Perché così fan tutti (o almeno, buona parte lo fa) ma solo di Mr. B si viene  a sapere sempre tutto? Alludo al binomio sesso-potere vecchio quanto è vecchio il mondo.
E' chiaro che quei servizi di sicurezza che avrebbero dovuto proteggerlo sono a libro paga di altri paesi, apparentemente alleati, ma in realtà interessati a tenerci sotto scacco. Che le tecnologie spionistiche prodotte "altrove" alla fine ci rendono schiavi proprio dei tecnici e dei consulenti delle aziende che le hanno prodotte in quegli stessi paesi, diciamo così "esteri". Una cessione di sovranità, anche questa.
Che l'uomo in questione sia farfallone, che sia affetto da megalomania pantagruelica, che non sia un modello di discrezione, di continenza né di morigeratezza  ben lo sappiamo. Che perservera nel farsi del male, pure. Chi non ricorda l'antefatto dello scandalo estivo di Villa Certosa in Sardegna, dove Berlusconi stesso ebbe a dire che era più "bucata" di un formaggio gruviera? Tutti ricorderanno l'immagine del leader della repubblica ceca Topolanek in costume adamitico, attorniato di discinte donzelle sul bordo della piscina. Per il resto mi pare che già altri sulla stampa e sul web abbiano posto l'accento sull'accanimento giudiziario del pool milanese e dell'incompetenza territoriale di Milano rispetto a Monza. Ma questi - si dirà -  sono solo dettagli tecnici.

Ma    vengo alla questione eminentemente politica. Berlusconi per i poteri cosiddetti "forti" è una mina vagante, perchè è vero che fa il piacione con tutti, ma poi cerca di fare di testa propria. E mi pare che l'affare Gazprom con la Russia sia la testimonianza palese della sua autonomia in politica energetica. Gli Usa non hanno gradito. E non solo l'ambasciatore entrante dell'amministrazione Obama, David Thorne, ma anche l'ambasciatore Spogli della precedente amministrazione Bush. Inoltre ci sono stati anche accordi con l'Algeria e con la Libia di Gheddafi - altri giri di valzer non graditi ed  ebbe a lamentarsene lo stesso Luttwak sul Corriere della Sera, tanto per citare le fonti.
Del resto fu proprio Spogli a dire con fare minaccioso: "Gli Usa non staranno certo a guardare".
Perché ci dimentichiamo di questi dati importanti che ci offrono non una, ma "la chiave" per antonomasia?
Alcuni siti  web hanno fatto più volte raffronti tra Berlusconi e Mattei, in particolare in occasione dell'attentato al Duomo che gli costò lo sfregio.
Se non lo si può uccidere allora bisogna sopprimerlo con "altri mezzi": scandali in serie, gogna mediatica internazionale, processi a raffica, cortei viola dipietreschi, sit in moralistici degli "indignati speciali", non ultima anche la corrente finiota all'interno del PdL, pagata dai "poteri forti" e che doveva servire a fargli mancare la fiducia in Parlamento.   
Mr. B.  ha sparigliato le carte nei confronti dei passeggeri di riguardo del Britannia (1992) e della "gioiosa macchina da guerra" postcomunista, l'unico partito rimasto intatto dopo Tangentopoli, mentre tutti gli altri erano ridotti a lumicino.
Lo spezzatino degli asset italiani era già semi-sbranato con Ciampi, Amato e Prodi.
La discesa in campo del Berlusca è stata la variante che ha spiazzato non pochi squali in agguato pronti a papparsi il resto. Per chi ha la memoria corta, vale la pena di ricordare che l'accanimento giudiziario è iniziato da subito con l'avviso di garanzia al Maschio Angioino a Napoli, nell'anno 1994. Allora escort e scandali a luci rosse non ce n'erano ancora, ma la Magistratura doveva già fermarlo ad ogni costo. Il resto è cronaca recente: pentiti di mafia, Spatuzza con le sue "spatuzzate", ora perfino la strage del 1993.
Scusate, e poi cos'altro?
L'attuale scandalo a luci rosse (affaire Ruby)  lasciato cadere in prima istanza e ripreso poi dopo la pausa natalizia,  è solo la prosecuzione di questo accanimento giudiziario. E quando sarà esaurito questo, ne inventeranno altri ed altri ancora. Ma qualcuno ha già deciso per noi, che la "democrazia" è merce da esportare lontano dall'urna elettorale, con giochi di potere marci, come l'invenzione della corrente  finiota utile a creare un cavallo di Troia dentro il PdL per mandarlo a ramengo.C'è stata la vittoria e la riconquista della fiducia il 14 dicembre scorso e il Cav pareva ancora in piedi? No problem, si sono messi in atto nuovi stratagemmi. Leciti o meno: la Consulta col blocco del legittimo impedimento e le varie Ruby con accusa di concussione e prostituzione minorile, il peggior reato da far sapere al mondo secondo l'intoccabile carta dei diritti Onusiani.
Intanto gli speculatori stranieri stanno già lustrando le loro fauci verso l'Italia, prossimo bocconcino prelibato, dopo Grecia e Irlanda. Via il Cav, si può fare, amigos!
Aggiungo inoltre che lo slogan "anche il privato è politico" è un vecchio slogan sessantottino diventato tristemente reale, grazie non solo al fasullame di quel solito sinistrese che ierisera, davanti a Palazzo Chigi facevano  "gli indignati speciali", ma che ha trovato una fertile applicazione negli States, da dove proviene. Dirò di più: è l'applicazione stessa del "totalitarismo", contrario ad ogni spirito liberale.
Tutti sanno che è necessario andare al gabinetto per ogni essere umano. Ma se un leader politico viene ripreso mentre siede sulla tazza del WC, questa non è più "operazione trasparenza", ma è un atto autoritario e totalitario.Quindi, basta un' oltraggiosa campagna di stampa ("democratica" anche quella) per depotenziare e destituire dalle proprie attribuzioni politiche chi è stato legittimamente eletto, trasformandolo in un volgare zimbello.
Vorrei  qui ricordare che anche la DDR si chiamava "repubblica democratica". Ed era proprio quella che spiava costantemente "le vite degli altri", anche quando andavano alla toilette o giacevano in alcova. Villa S. Martino ad Arcore è stata presidiata e intercettata con un' intera rete sofisticatissima di spie e microspie, tracciando i cellulari degli ospiti che entravano e venivano. E questo da un anno e oltre. Beh, non venitemi a dire che il Muro è caduto e che le nostre vite siano libere. L'universo orwelliano è una realtà. E se accade a una persona che detiene le leve del comando politico, figurarsi a noi comuni mortali!
E' evidente che  per l'attuale politica italiana, occorre andare oltre Berlusconi. Ma contestualmente a ciò, dobbiamo liberarci di una magistratura dai metodi Stasi pronta a rovesciare i risultati elettorali scaturiti dalle urne. In particolare, dobbiamo smascherare quei poteri nazionali e internazionali, che se ne servono come una ghigliottina,  di concerto con la stampa mondiale in mano ai monopoli finanziari. Dapprima fu il presidente Leone, poi Craxi, poi Andreotti, poi Berlusconi. La saga malefica continua.... se nessuno la fermerà. Finito Berlusconi, saranno controllati i prossimi (vedere articolo di Mario Sechi) . Si accomodino pure. Intanto la magistratura italiana per ottenere credibilità e autorevolezza, sarebbe bene che spiegasse ai cittadini i seguenti dati:
- L'82% dei reati  di natura criminogena resta impunita , il 40% dei detenuti è in attesa di processo. Inoltre  parliamo dei supporti super-tecnologici e dei relativi prezzi, costati 80 milioni  di euro (stime del Corriere) solo per spiare.

17 January 2011

Tunisia: pane, rivoluzione, golpe e altro

La Tunisia è a due passi da noi, perciò nel bene e nel male  ci riguarda. I fatti di quanto è accaduto sono stati riportati da tutti i giornali, le possibili cause e conseguenze, invece no. Se analizziamo i tumulti avvenuti con occhio romantico non possiamo che applaudire al concetto che, "la storia del passato ormai ci ha insegnato che un popolo affamato fa la rivoluzion" (dal giornalino di  Giamburrasca in versione canzonetta di Rita Pavone). Quando però si vede che in una stesso periodo di tempo insorge l'Algeria, ci sono tumulti e attentati contro i copti in Egitto, la Giordania scende in piazza contro il re Abdallah, insomma quando improvvisamente siamo agli orchestrali impazziti del film di Fellini "Prova d'orchestra" e che questa orchestra sembra suonare tutta all'unisono, allora gatta ci cova. Chi ha interesse a destabilizzare tutta l'area del Nord Africa? 
Nei giorni scorsi a sparare erano soprattutto i poliziotti dei corpi speciali, mentre l'esercito è rimasto ai margini; non si è mai davvero impegnato nella repressione; altrimenti i morti si conterebbero a migliaia e non a decine. Forse ha ragione chi pensa che la rivolta sia stata usata dallo Stato maggiore, il quale ora si appresterebbe a controllare il Paese, magari dietro un leader fantoccio, si chiede Marcello Foa nel suo blog sempre ricco di interventi interessanti.
Inoltre ricordiamo la cricca militare di Ben Ali, di Bouteflika in Algeria,   il vecchio "faraone" Mubarak e il colonello Gheddafi sono vecchi rottami residui della Guerra Fredda, quando l'Urss estendeva la sua longa manus nei paesi arabi. Quindi non sono più funzionali allo sviluppo mercantile e mercatista voluto dalla Ue e a  quel Nuovo Ordine Mondiale  di cui si va magnificando le virtù.
Lungi da me, a scanso d'equivoci, il voler sostenere dei rottami militari e per di più anche corrotti. Come pure il voler minimizzare le ragioni dell'aumento spropositato dei prezzi sui generi di prima necessità in Tunisia fino a rischiare fame ed esasperazione presso la folla inferocita.
Le ragioni "oggettive" per  scatenare delle rivolte  ci sono sempre.
Ma alle rivoluzioni che spuntano come funghi, che hanno nomi di piante, di fiori e  di colori e che il più delle volte vengono aiutate e supportate dall'esterno come merce da "esportazione", visti i risultati nei paesi baltici, francamente non credo più.
E del resto, ragionando secondo il nostro tornaconto  ecco alcuni possibili effetti riscontrabili per noi Italiani su almeno quattro fronti:
  •  I nostri contratti commerciali in particolare relativi alle forniture di petrolio subiranno modifiche ancora non si sa bene come.
  •  I patti stipulati da Maroni sugli sbarchi dei clandestini dalla Libia, saranno vanificati. E a che pro rispettarli, visto che l'obiettivo delle maestranze Ue come lady Ashton (la Mrs. Pesc insediatasi a Bruxelles) sono quelle di facilitare la circolazione e il flusso dei lavoratori disoccupati verso  di noi, garantendo lo stesso trattamento di welfare riservato ai lavoratori comunitari?   
  •  La già difficile e incontenibile politica migratoria subirà un'ulteriore accelerazione, con tutti gli effetti devastanti che sappiamo circa l'illegalità diffusa, dal momento che hanno aperto le galere tunisine, facendovi fuoriuscire la peggior feccia.
  •  L'istruzione e la formazione professionale dei lavoratori tunisini (disoccupati ed occupati) attraverso il programma europeo "TEMPUS"; l'accesso degli studenti al programma europeo sarà garantito dal programma "Erasmus Mundus".

In cambio, il nuovo partner africano "avanzato" e  debitamente "democratizzato" per l'uopo, dovrà impegnarsi a concretizzare nel proprio territorio nazionale i buoni propositi delle "liberalizzazioni", delle "armonizzazioni" delle politiche energetiche, della circolazione dei capitali e dello sviluppo dei servizi finanziari, ecc.
A bruciapelo, una domanda politicamente assai scorretta: a noi che ce ne viene di buono da  tutta questa "rivoluzione tunisina" che chiamano già col nome poetico di "rivoluzione dei gelsomini"?

13 January 2011

Il mantra sui lavori che gli Italiani non vogliono più fare

A cosa serve assumere immigrati? Semplice, a  mandare a spasso e a sbattere sul lastrico gli Italiani. "Perché i datori di lavoro preferiscono gli immigrati tanto da rimpiazzare gli edili italiani, magari competenti e qualificati? Sulle motivazioni sono tutti d'accordo: sindacati, imprenditori, operai. Il lavoratore straniero è più condizionabile", dice Camillo Ranza, presidente della Cassa edile di Milano, Lodi e Monza, "mentre quello italiano è culturalmente più pronto a far valere i propri diritti". Per saperne di più sul tema continuare la lettura di questo articolo preso dal blog Euroholocaust.
Un refrain ripetitivo fino alla nausea: i-lavori-che-gli Italiani-non-vogliono-più-fare. E' un ritornello di sinistra che però piace tanto anche alla destra. Ma chi ha architettato la globalizzazione ha pensato a tutto: perfino alla vulgata e ai luoghi comuni da metterci in bocca. E' singolare constatare come oltre ad avere promosso sfracelli quotidiani da oltre 20 anni, abbia anche preparato una mentalità comunemente diffusa ad accettarli passivamente come "necessari" e "inevitabili". Siamo al famoso "esercito globale di riserva" già preconizzato da Marx e perfettamente realizzato su scala planetaria. Intanto gli Italiani sono "indolenti", "fancazzisti" nonché "bamboccioni", tutta gente da rimpiazzare in fretta. Poi, a quanto pare, sono tutti  "comunisti" e pure "cigiellini". Se così fosse, Berlusconi non avrebbe vinto le elezioni per tre volte di seguito, perché non è vero che a votarlo sono solo i nababbi, gli imprenditori e le classi sociali più abbienti.
E siccome gli extracomunitari danno fastidio  solo se ad assumerli è il vicino di officina, reo di  fare concorrenza "sleale", ecco comparire la sindrome NIMBY (Not in my backyard) anche nella piccola e media impresa. Della serie, io posso farlo,  tu no. Può quindi capitare di conoscere il padroncino o il piccolo imprenditore o l'artigianello del Nord Italia che sconsolato allarga le braccia e dice. "Per forza, ho trovato solo questo". Nel 85% dei casi non è vero. Ha voluto assumere di proposito solo il manovale extracomunitario perché lo paga di meno. Per ora. Ed è obbligatorio aggiungere il "per ora", dato che i sindacati sono già in agguato con i loro tesseramenti e indottrinamenti. Poi magari se ne infischia se  costui trasforma la sua officina in una moschea pregando verso la Mecca e interrompendo il lavoro più volte al dì, come mi è capitati di vedere davanti ai cancelli della vecchia CAGIVA (fabbrica di motociclette)   di Varese. E fa male.  Intanto però cominciano a evidenziarsi i primi guasti e le prime crepe nel vicentino e nel padovano: extracomunitari africani a spasso a ciondolare perché nel frattempo il datore di lavoro ha delocalizzato altrove. E questi si arrangiano come possono: o fanno il "nero" o cadono nell'illegalità spacciando alla stazione e dintorni. Ma a casa loro non ci tornano.  
Sulle meravigliose opportunities offerte ai giovani Italiani dalla New Economy ci ha fornito la sua testimonianza appassionata Josh nella sezione commmenti del post sottostante.  Emerge da questi interventi e dalla vivacità di questo dibattito alcuni dati rilevanti:
  • Per trovare un lavoro (anche umile) un Italiano deve fornire currucula, pezze d'appoggio,  trafile burocratiche e corsi professionali che invece non sono richiesti agli allogeni, inviati direttamente per il tramite dei consolati in accordo con le associazioni industriali.
  • La scuola è diventata per i giovani Italiani un'area di parcheggio lungo a dismisura per ritardare ad hoc l'inserimento nel mercato del lavoro e creare una psicologia poco adatta alla praticità quotidiana.
  • La precarizzazione del lavoratore autoctono è inversamente proporzionale alle progressive sicurezze e diritti per il lavoratore allogeno.
  • Incentivazione del controllo demografico presso gli autoctoni (pillola, aborto ecc.), politiche familiari carenti  per poi lanciare surrettiziamente l'allarme "invecchiamento della popolazione" e giustificare così il ripopolamento allogeno
  • Incremento demografico presso gli allogeni, incoraggiato dalle ricongiunzioni familiari con clan parentali numerosi.
  • Vuota retorica sulla presunta "integrazione" e disinteresse totale per le eventuali lotte tra i poveri autoctoni e quelli allogeni. Incuria e insensibilità per gli effetti devastanti dei flussi migratori.
Ecco questi sono solo alcuni punti importanti su cui riflettere prima di intonare il ritornello dei "lavori-che-gli-Italiani-non vogliono-più-fare". Poi però non si capisce perché né come mai, quando andiamo all'estero ci fanno ponti d'oro, lodano la nostra intraprendenza e creatività e si realizza appieno il solito scontato "nemo propheta in patria".

Io un'idea ce l'avrei : vogliono trasformarci di nuovo negli emigranti con le pezze al sedere che eravamo oltre mezzo secolo fa, e recidere  il legame affettivo che abbiamo con il nostro Paese.  E tutto questo mentre  Napolitano si bea di vuoti e melensi cerimoniali sui 150 anni dell'Unità d'Italia, con tanto di drappi tricolore al vento. 

 













11 January 2011

I consumi diminuiscono ma nessuno ci spiega perché

I TG del dopo le vacanze natalizie si abbandonano a sconsolate statistiche sul calo dei consumi degli Italiani, sulla crescita zero, sul PIL che non sale e sui redditi invariati che perdono il potere d'acquisto. Belle scoperte! E'  tutto un bollettino di guerra, però  non c'è nessuno che ci spieghi veramente perchè. Non scriverò cifre e statistiche Istat perché mi annoiano.
Per cominciare,  la crescita. Come si fa a crescere se ci smantellano tutte le realtà produttive italiane (i cosiddetti "asset")? Come si fa se delocalizzano le nostre industrie  manifatturiere in giro per il globo, nel nome della tanto decantata "globalizzazione"? Infine se devono "venire avanti" i cosiddetti paesi "emergenti" (soprattutto Cina, Corea e India)  è evidente che hanno pensato di rottamare i paesi un tempo più ricchi, tra i quali il nostro.   E' il principio dei vasi comunicanti: se sottrai del liquido al vaso A è evidente che sarà più pieno il vaso B. Lo capiscono anche i bambini, ma non ce lo vogliono dire. Intanto il calo del fatturato ci ha fatto regredire di 25 anni indietro nel tempo, ma nessuno lo vuole ammettere, altrimenti sarebbe uno scacco matto  per la tanto declamata  Ue, messa in piedi col proposito di renderci più ricchi e più sicuri.

Veniamo ai consumi. Anche questi sono legati alla manifattura del buon tempo che fu. Li avete provati i nuovi capi di vestiario con i tessuto made in China o India o Bangladesh o Shri-lanka? Costano cari e dopo una lavata sono da buttare. Perché gli Italiani dovrebbero buttare via i loro quattrini per mettersi addosso dei capi tarocchi in nome della "crescita"?
 I saccentoni alla Marcegaglia, pensano forse che non sappiamo fare raffronti tra i fini capi di abbigliamento che avevamo e quelli di cui dispongono attualmente i negozi e i centri commerciali? Perciò, meglio rammodernare i capi "antichi" con opportuni ritocchi,  e lasciar perdere la fuffaglia che ci invade. Stessa cosa dicasi per borse, scarpe e tutto quanto compravamo made in Italy, quando erano per davvero fatti e manufatti in Italia. Ora che abbiamo perso sovranità produttiva, mettono - chissà perchè -  bandierine tricolori dappertutto, stampano magliette e felpe con scritte italiane come "La Gazzetta dello Sport", ma vi accorgerete che dopo aver frugato il capo  in lungo e in largo, compare l'etichetta (piccolissima e ben nascosta) "Made in Honduras". O tute da ginnastica made in Turkey.

Vettovaglie e oggettistica per la casa. Anche qui le sorprese non mancano. Caffettiere moka express fabbricate nei più svariati paesi esotici. E se vi serve una caffettiera con l'omino coi baffi (cioè italiana-italiana), allora la pagherete il triplo delle altre.  Porcellane per piatti, tazze e tazzine e bicchieri fatti altrove. Pentole con marchi italiani che non si trovano più perché nel frattempo le ditte sono fallite. Ascoltate questo video e ne saprete di più perfino sui leggendari mastri vetrai di Murano, i quali si sono piegati a far fare altrove il loro lavoro, per il quale erano famosi nel mondo. Operazione Marco Polo all'incontrario, con la sigla Made in Murano ma fabbricati in Cina come merce contraffatta. 

Agro-alimentare. Ribelliamoci all'Ue che incoraggia la frode alimentare, l'inganno e vuole smantellare i nostri  prestigiosi marchi alimentari come il Parmigiano Reggiano, il prosciutto di Parma ecc. Ora - figurarsi un po' - si produce  addirittura il formaggio Asiago del Wisconsin, il Lambrusco della California o il Parmesan nella Baviera. La Ue tollera il finto e il falso europeo fabbricato altrove dagli extra-europei, ma in compenso protegge gli "originali" extracomunitari come potete ben leggere qui. Un ennesimo esempio di mondo rovesciato.

Sì,  i consumi calano non solo perché c'è meno disponibilità di denaro (come in effetti c'è),  ma anche perché almeno su qualcosa siamo rimasti degli affezionati patrioti: ai nostri prodotti alimentari e al nostro cibo "fatto in casa",  ai marchi di elevata qualità , come ai nostri manufatti e ai buoni prodotti italiani di lunga durata, con buona pace per la fuffa e la paccottiglia da quattro soldi che ci viene imposta dal mercato globale. La Confindustria, la Confartigianato e la Confcommercio, prima si accorgeranno del fenomeno di riluttanza a farci ingannare meglio sarà.
C'era una volta in Italia...

08 January 2011

Lady Gaga, o la necrofilia al potere



Di Lady Gaga (o Lady GaGa) e della sua musica non ne so niente se non quei tormentoni che ci propina la Tim nei suoi spot, i quali ti entrano nel cervello più per la loro insopportabilità e per l'avversione che creano, che perché risultano gradevolmente orecchiabili. Ma dallo show biz non c'è da aspettarsi  nulla  se non la fiera del cattivo gusto e un horror kitsch senza fine che però continua a mietere proseliti. Dopo Madonna che fa il lancio delle mutande, dopo Jako che si tocca il pacco, dopo i Rolling Stones che pisciavano davanti ai distributori di benzina e che ricorsero agli Hells Angels per uccidere quel povero negro in concerto continuando imperterriti a cantare "Let it Bleed"  (Lascialo sanguinare) la frontiera del pop era un po' giù di tono e non sapeva più cosa andare a scovare. Vabbé c'è stato Jimi Hendrix e le sue slinguazzate alla chitarra, Janis Joplin con la sua voce da eroinomane estenuata, Jim Morrison e i suoi lazzi osceni sulla scena. E alzi la mano chi non ha mai avuto un poster in camera  sua di questi eroi dell'autodistruttività. E se non ce l'aveva in camera propria perché i genitori non glielo permettevano, ce l'avrà sicuramente avuto un amico o un vicino di casa. Non voglio fare il ripassino della storia del rock e del pop  da quando è stato creato, fino ai nostri giorni. E nemmeno stigmatizzare il  dogma dell'underground statunitense "sesso droga e rock & roll", visto che da allora siamo sprofondati sempre più all'inferno.  

 Così dai Queen si passa alle Drag Queen. E da queste a Lady Gaga. Morte, sangue, sesso, horror, messaggi subliminali, lavaggi del cervello e manipolazioni sul sesso estremo da far praticare ai minori. L'ultima trovata è il costume da macelleria rivestita di bistecche penzolanti o di pelle scuoiata di fresco da animali, tutta grondante e sgocciolante di sangue. Guardate queste immagini e leggete questo post da Stampa Libera L'Avanguardia dell'inferno. "Indubbiamente, indossare un drappo di carne di animali morti sul corpo e portarlo in scena è quasi una ammissione pubblica che, o sei un pazzo o un qualche tipo di adoratore di morte (o forse entrambi)".

Gaga, the Illuminati puppet

Siamo dunque entrati nell'epoca delle disiecta membra e della loro feticistica adorazione.
 Il motto, anzi, il dogma che scaturisce da queste performance, è "purché se ne parli". E difatti se ne parla e Vogue si contende pure la copertina  della pop star "imbisteccata", con altri magazine. Tutto calcolato: perfino le reazioni degli animalisti.
Dopotutto anche questi sono modelli di "democrazia" da esportare in giro per il mondo, no?   Un tempo si moriva per la patria. Oggi invece si va a morire in Afghanistan o in Iraq per l'esportazione di una lady Gaga. Magari come soneria, jingle e logo di qualche compagnia  di telefonìa mobile. A ciascuno il suo feticcio.

05 January 2011

Carlà fa pressioni a Lula su Battisti?



Cherchez la femme. Lo scrissi qualche giorno fa sul blog dell' amico Giovanni, che Carlà ci covava. Che Carla ci cova. Ora ci sono le prove oggettive che la Bruni avrebbe telefonato personalmente a Lula, di non estradare Battisti, qui. Lo ha rivelato il presidente dell'Associazione Familiari Vittime del terrorismo, Bruno Berardi.
Sulla dottrina Mitterand e sui suoi sostenitori, sul perché perdura ancora sotto il sarkozismo, bisognerebbe chiederne conto agli amichetti radical-chic della moglie di Sarkò, già protettrice della brigatista  Marina Petrella. Un bel curriculum, dunque.
Carlà fu compagna di vita di quel filosophe-play boy  Raphael Enthoven con cui  ebbe un figlio. Raphael è a sua volta figlio di quel Jean-Paul Enthoven, editore della casa editrice Grasset, docente e maitre à penser. La disinvolta Carlà (che come dice la perfida Natalia Aspesi, "non ha mai sbagliato un letto") è passata con nonchalance dall'alcova del padre a quella del figlio, conosciuto durante una cenetta di famiglia dove scattò il coup de foudre:  s' invaghì del  bel Raphael, sottraendolo alla giovane moglie Justine Lévy.
Quest'ultima (che poi si vendicò di lei in apposito romanzo di sputtanamento dal titolo "Rien de grave" pubblicato in Italia dalla Frassinelli) è la figlia di quel Bernard-Henri Lévy (acronimo BHL) già propagatore dei "diritti umani" a favore del pluriomicida Battisti, fatto da lui passare per grande "penna" solo perché scrive qualche giallo. Battisti  è amico suo e di  tutta questa intelligentzia gauchiste da salotto.
Dunque tra un letto parentale e l'altro, Carlà ha trovato pure il tempo di occuparsi di politica. Vediamo come e con che risultati…
Confesso che ho quasi nostalgia della Francia della Regence, quando le favorite venivano relegate all'alcova. E scritto da una donna, è tutto dire, ma tant'è….
Carlà frequenta questa élite e  si applica con zelo très intellectuel a perorarne le istanze (e non solo le stanze).
Sì, perché è ora di dire che questa benemerita lobby propaga in Francia l'immagine di un'Italietta "fascista" che in quegli anni di piombo, in realtà, se la sarebbe cercata. Che i morti ammazzati, non sono semplici vittime, ma complici del "sistema". E quindi – a detta loro – i terroristi comunisti, sarebbero stati degli eroi  "liberatori". Forse questo può aiutare a capire meglio il clima politico  d'Oltralpe.
Ma c'è dell'altro.

Berlusconi ha buoni rapporti commerciali col Brasile e in questa guerra commerciale francese contro di noi (anche Sarkò - guarda caso -  fa ottimi affari con Lula) l'affaire Battisti e la sua mancata estradizione, cade giusto a fagiuolo e viene usata cinicamente come grimaldello per estrometterci da importanti trattative in corso tutto a vantaggio della Francia. Ciò non toglie che l'assassino terrorista Battisti, debba essere estradato in Italia, come Giustizia comanda.
Quanto alla pseudodestra sarkoziana, beh…lo sappiamo che al suo interno è piena zeppa di socialisti, zelanti custodi della mai morta dottrina Mitterand.
Sulla stessa repentina ascesa politica  di Sarkò, che veniva indicato già un anno prima dal settimanale statunitense "Newsweek" come il futuro nuovo Napoleone di Francia quand'era un emerito signor Nessuno, c'è ancora molto da indagare.
Quanto alla Première Dame, meno male che ha rinunciato alla cittadinanza italiana. Non ci tengo proprio ad averla in questo già disastrato Paese che pullula di minus habentes come Sergio D'Elia ( ex di Prima Linea e attivista dell'associazione Nessuno tocchi Caino)  Sansonetti e Ferrero. Come "cittadina italiana", servirebbe solo a incrementare il bel numero citato .