Non sono un'esperta in medicina, Ma come molti di voi, sono in grado di riconoscere un bravo medico di cui ci si può fidare, da un distributore automatico di ricette che nemmeno ti guarda o da un ciarlatano. "I bravi medici dei quali ci si può fidare" sono andati in pensione. Alcuni sono morti. Per il resto, occorre avere fortuna, e saper pescare nel mazzo. Ricordo con affetto il medico-condotto di famiglia quando ero piccola. Gli bastava uno sguardo, una tastata di polso e di schiena con lo stetoscopio che da bambina mi divertivo a sfilargli dalle orecchie prendendolo per un giocattolo, per fare una diagnosi senza bisogno di rilasciare "impegnative" cartacee sulle varie analisi da eseguire presso i laboratori. Ora gli ambulatori dei medici detti "di base" non rispondono al telefono. Come non rispondono al telefono i numeri di pubblica utilità sanitaria. E' questo il vero dramma che mi raccontano amici che hanno avuto la sventura di venir colpiti dal Covid: sentirsi soli e spaventati da una pessima informazione di stampo terrorista, anche a fronte di una malattia curabilissima. Nessuno arriva a domicilio a monitorare e i protocolli di cura tuttora in funzione, sono a dir poco da killeraggio con la solita Tachipirina e la "vigile attesa". Se la malattia si aggrava, il paziente può finire all’ospedale quando ormai è tardi, e allora neppure la terapia intensiva può bastare.
I medici, fatte salve le dovute eccezioni, fanno orecchio da mercante e si limitano a qualche ricetta on line. La cura, per chi ha la fortuna di riceverla, è quasi esclusivamente "telefonica". Non si tasta, non si ascolta la respirazione né il battito cardiaco. Insomma, la medicina non è quasi più "in presenza" (grande assente è il corpo), se non pagando profumatamente degli specialisti. Se poi ci sono volontari di associazioni al di fuori dei canali ufficiali (vedi i gruppi Ippocrate.org e http://terapiadomiciliarecovid19.org ) i quali si sono coraggiosamente presi cura del malato, nonostante i veti, beh, questo fa parte della grande fortuna di alcuni pazienti. Ma - lo ripeto - sono ancora eccezioni.
Un'amica che ha avuto una sciatalgia quasi invalidante, cerca il suo medico di famiglia al telefono, per avere la ricetta di un antidolorifico per la sua schiena. Mi ha raccontato di aver fatto in una giornata ben 12 tentativi, per contattarlo: tutti andati a vuoto. Sconsolata, si rivolge alla Guardia Medica. Dopo un buon numero di tentativi, anche questi, andati al vuoto, finalmente le rispondono. Lei espone il problema e quelli: "Come va la respirazione? Ha controllato il saturimetro? Magari le consiglio di fare un tamponcino". "Tamponcino"? chiede lei con voce arrabbiata. "Ma sto crepando dal mal di schiena e non mi passa nemmeno con le punture di Voltaren, che c'entra il tamponcino? Non ho mica il Covid?".
E a proposito di "tamponemania" ecco che è accaduto a un mio conoscente già colpito dal Covid nell'inverno appena passato. E' andato di recente a farsi fare un test sierologico per analizzare la sua carica immunitaria, in presenza della quale, se troppo elevata, non deve fare il vaccino, per le ovvie ragioni che rischia una malattia autoimmune. Il test rivela che aveva molto anticorpi lasciategli dalla malattia da cui era guarito. Ma all'istituto diagnostico gli dicono che già che c'era, doveva fare un ulteriore tampone. Per che cosa, visto che lo aveva già fatto mesi prima alla fine della malattia ed era risultato "negativo"? Per fargli spendere ancora un po' di soldi? Per continuare a tracciarne lo stato di "immunità"? Lascio a voi le conclusioni....
Si prevedono molte morti da "lockdown", ma nessuno tra i medici che si affacciano in tv, ne parla. Né parlano di tutte le altre patologie trascurate e marginalizzate. Si accettano cifre in proposito, quelle cifre ormai squadernate h.24 solo per il Covid. Morti per non aver potuto curare altre patologie di cui l'enciclopedia medica è strapiena. Eppure fino a qualche anno fa, si riempivano tutti la bocca con la parola "prevenzione": campagna di prevenzione contro il tumore, prevenzione di qua, prevenzione di là. Prevenire è meglio che curare o operarsi, e così via. Pochi cittadini si permettono oggi di fare seria prevenzione: c'è il Covid. I posti letto per altre malattie sono in lista d'attesa: c'è il Covid. Se hai bisogno di uno specialista, poniamo, un ortopedico, è capace di chiederti preventivamente un tampone anche se devi curare un femore: c'è il Covid.
Insomma abbiamo la Medicina Unica con la Malattia Unica: una Medicina Covidcentrica, forse la fine della vera Medicina, quella che eravamo abituati a conoscere e che ci è stata brutalmente strappata. E poiché il Covid è, secondo la loro concezione manichea, il nuovo "Male Assoluto" e guai a chi lo nega o ridimensiona, ecco di contro apparire il "Bene Assoluto": il vaccino. Vaccino salvifico pervenuto a Natale e "sceso dalle stelle" come il Messia, e inoculato a Pasqua come la Resurrezione. E' ancora sperimentale e ci vogliono cinque anni per testarne gli effetti collaterali, ma che importa? Per Aspera ad Astra(Zeneca). E i morti per trombosi, sono solo "effetti secondari". E' stato fatto rilevare da équipe di scienziati che vaccinare con epidemia ancora in corso, crea nuove "varianti", poiché il virus muta. Uno scenario da fanta-incubo per tenerci intrappolati in questa Matrix in eterno.
L’Italia permane un paese da perenne coprifuoco, un paese che ha occultato l’assenza di un piano pandemico aggiornato, ha imposto mediante il suo ministro della Mala Salute, il divieto di effettuare autopsie nella primavera 2020 e poi ha fatto cremare alla spicciolata i cadaveri delle vittime, cioè le prove materiali di una strage imputata al virus, ma in realtà causata, in buona sostanza, dall’assenza di terapie efficaci, da protocolli sbagliati, dalla mancanza di vere cure. Ma soprattutto, di una vera medicina territoriale e domiciliare. E' tempo di infrangere questo nodo di Gordio, se vogliamo metterci in salvo.
Giorno di Santa Zita