Tra poche ore si terrà il Consiglio europeo che riunisce ben 28 paesi. "Non c'è ragione di credere che si possa raggiungere rapidamente a un accordo" per la riforma del regolamento di Dublino sull'asilo: questa, l'indicazione giunta da fonti di corridoio europeo alla vigilia del summit dei leader Ue che si occuperà del tema migranti. A quanto si è appreso, il vertice dovrebbe chiedere alla prossima presidenza di turno dell'Ue, cioè all'Austria, di proseguire il lavoro avviato, ma senza fissare una scadenza precisa perché non ci sono le condizioni. Inoltre come è prevedibile, la parte del leone la farà il tema immigrazione, tema fortemente divisivo e suscettibile di creare ben poca coesione tra gli stati-membri, sebbene saranno costretti a parlare anche di temi economici, chiedendo all’Europa una maggiore equità fiscale e di mandare un segnale sul fronte economico.
Ma analizziamo un po' nel concreto la piattaforma di Conte che la "Nuova Bussola" ha intitolato in modo tra l'ironico e il pessimistico Decalogo per (non) governare i migranti .
Sarà in grado di respingere le varie insidie? Debole e ingenua a mio avviso, poiché nella sintesi non vuole l'indipendenza e l'autonomia dell'Italia, ma pensa di trovare una soluzione proprio nella fonte principale dei nostri guai: l'Europa, quel grosso pesce che puzza sempre dalla testa. Vediamoli uno ad uno, questi punti.
1. Intensificare accordi e rapporti tra Unione europea e Paesi terzi da cui partono o transitano i migranti e investire in progetti. Ad esempio la Libia e il Niger, col cui aiuto abbiamo ridotto dell'80% le partenze nel 2018.
Si tratta di una strada certo da percorrere ma nella consapevolezza che l’Africa non assomiglierà tra pochi anni alla Svizzera e che investire milioni o miliardi in quel continente non significa creare necessariamente sviluppo considerando i regimi e la corruzione endemica che caratterizzano quei Paesi. Semmai la leva degli aiuti finanziari andrebbe considerata come “bastone”, non come “carota”, per condizionare la concessione di aiuti allo stop ai flussi e ad accettare il rimpatrio dei propri connazionali giunti illegalmente in Italia e in Europa.
2. Centri di protezione internazionale nei Paesi di transito. Per valutare richieste di asilo e offrire assistenza giuridica ai migranti, anche al fine di rimpatri volontari. A questo scopo l'Ue deve lavorare con Unhcr e Oim. Perciò è urgente rifinanziare il Trust Fund Ue-Africa (che ha attualmente uno scoperto complessivo di 500milioni di euro) che incide anche su contrasto a immigrazione illegale su frontiera Libia-Niger.
I Paesi di transito dei migranti, e in particolare Libia, Tunisia e Algeria, hanno detto chiaramente di non voler accettare la presenza di hot spot o campi di accoglienza sui loro territori per non incentivare i traffici di esseri umani che arricchiscono una criminalità che costituisce un serio problema di sicurezza per quegli Stati che considerano tutti i migranti “illegali da espellere”. Sarà quindi possibile incentivare solo il rimpatrio dei migranti da questi Paesi a cura delle agenzie dell’ONU come già accade in Libia.
3. Rafforzare le frontiere esterne. L'Italia sta già sostenendo missioni Ue (Eunavfor Med Sophia e Joint Operation Themis) e supportando la Guardia Costiera Libica: occorre rafforzare queste iniziative.
Un’ottima idea, ma per fare cosa? Solo se queste forze coopereranno con la Guardia Costiera di Tripoli per riportare in Libia i migranti soccorsi in mare avrà un senso potenziarne le flotte che finora hanno solo contribuito a portare in Italia 750mila clandestini dal 2013.
4. Superare Dublino. Nato per altri scopi, è ormai insufficiente. Solo il 7% dei migranti sono rifugiati. Senza intervenire adeguatamente rischiamo di perdere la possibilità di adottare uno strumento europeo veramente efficace. Il Sistema Comune Europeo d'Asilo oggi è fondato su un paradosso: i diritti vengono riconosciuti solo se le persone riescono a raggiungere l'Europa, poco importa a che prezzo.
Dublino è in realtà un falso problema poiché se anche tutti i Paesi Ue accettassero le quote di ripartizione esse riguarderebbero solo i migranti a cui l’Unione riconosce l’asilo. Cioè iracheni, siriani (ancora per poco, la guerra all’Isis sta terminando) ed eritrei, cioè nazionalità che rappresentano una porzione infinitesimale dei clandestini giunti in Italia per lo più dall’Africa Occidentale, dal Bangladesh e dal Pakistan. Occorre invece tornare alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951 che consente a chi fugge da guerre e persecuzioni di chiedere asilo dai campi dell’Onu posti al di là dei confini delle zone di guerra, ma non consente di rivolgersi a criminali per attraversare illegalmente frontiere e raggiungere l’Europa.
5. Superare il criterio Paese di primo arrivo. Chi sbarca in Italia, sbarca in Europa. Riaffermare responsabilità-solidarietà come binomio, non come dualismo. È in gioco Schengen.
Un principio che al lato pratico vale ben poco poiché, come ha ribadito la cancelliera Angela Merkel, non si può consentire al migrante illegale di scegliere lo Stato dove venire accolto perché da un lato tutti punterebbero ai Paesi del Nord Europa che offrono un welfare più ricco e dall’altro questa iniziativa alimenterebbe ulteriori flussi migratori illegali.
6. Responsabilità comune tra Stati membri sui naufraghi in mare. Non può ricadere tutto sui Paesi di primo arrivo. Superare il concetto di 'attraversamento illegale' per le persone soccorse in mare e portate a terra a seguito di Sar. Bisogna scindere tra porto sicuro di sbarco e Stato competente ad esaminare richieste di asilo. L'obbligo di salvataggio non può diventare obbligo di processare domande per conto di tutti.
La misura, per essere efficace, dovrebbe prevedere che i migranti illegali soccorsi in mare da imbarcazioni civili o militari di ogni nazionalità debbano essere riportati negli Stati da cui sono salpati: Libia, Tunisia, in misura minore Marocco e Algeria. Solo i respingimenti assistiti e successivi rimpatri consentiranno di chiudere le rotte dell’immigrazione illegale.
7. L'Unione europea deve contrastare, con iniziative comuni e non affidate solo ai singoli Stati membri, la 'tratta di esseri umani' e combattere le organizzazioni criminali che alimentano i traffici e le false illusioni dei migranti.
Per raggiungere questo obiettivo occorre però rifarsi al "modello australiano" con campagne d’informazione nei Paesi di partenza tese a scoraggiare i flussi migratori illegali abbinate allo stop di ogni forma di accoglienza per chi giunge clandestinamente in Europa e al supporto alle forze locali per sbaragliare le gang di trafficanti.
8. Non possiamo portare tutti in Italia o Spagna. Occorrono centri di accoglienza in più paesi europei per salvaguardare i diritti di chi arriva e evitare problemi di ordine pubblico e sovraffollamento.
Aumentare i centri d’accoglienza e distribuirli in tutta Europa è impossibile per l’opposizione di molti Stati membri Ue e costituirebbe comunque una forma di
accoglienza che incentiverebbe nuovi flussi invece di scoraggiarli.
9. Contrastare i movimenti secondari. Attuando i principi precedenti, gli spostamenti intra-europei di rifugiati sarebbero meramente marginali. Così i movimenti secondari potranno diventare oggetto di intese tecniche tra paesi maggiormente interessati.
L’accoglienza diversificata in Europa non impedirebbe a chi è stato destinato a Italia, Grecia, Spagna o Portogallo di cercare di raggiungere con ogni mezzo il Nord Europa in cerca di migliori prospettive e di un welfare più generoso.
10. Ogni Stato stabilisce quote di ingresso dei migranti economici. È un principio che va rispettato, ma vanno previste adeguate contromisure finanziare rispetto agli Stati che non si offrono di accogliere rifugiati".
E dove la mettiamo la sovranità nazionale? Il diritto ad esempio dell’Ungheria e degli altri stati del Gruppo di Visegrad (tutti democratici e con governi votati dagli elettori) di non accogliere immigrati illegali e soprattutto islamici? Nessuno Stato Ue dovrebbe accogliere migranti economici giunti illegalmente mentre le quote d’ingresso vanno riservate a migranti legali (se necessari) selezionati in base al diritto di sceglierne la provenienza privilegiando persone di cultura, etnia e religione meglio integrabili nel tessuto nazionale invece di subire i diktat dei trafficanti o di Bruxelles. (fonte: La Nuova Bussola).
Tra poche ore andrà in onda il solito teatrino del tutti contro tutti, modello la Cantatrice Calva, la pièce di Jonesco autore del teatro dell'Assurdo. Perché in verità gli immigrati nessuno li vuole, ma ciascuno tira l'acqua al proprio mulino e vorrebbe scaricarli al vicino di casa più prossimo, come si fa con lo smaltimento rifiuti.
Occhio Italia! abbiamo una Triplice asse dalla quale dobbiamo difenderci: Francia, Spagna, Germania. E ora l'ultima furbata ci arriva anche dall'Austria, paese detto "euroscettico". Dove li buttiamo quelli che provengono dalla Germania?
Ma sì, buttiamoli al di là del Brennero. Cioè da noi. No, non può funzionare. Occorre tagliare la testa al ...Pesce. Meglio, buttarlo via tutto quanto. Se è vero che le dittature durano un ventennio, ebbene dovremmo essere quasi alla fine, anche di questa dittatura europea.
Sullo stesso tema: "L'Italia farà da sola, il vertice segna la fine dell'Europa". (La Nuova Bussola).
Ma sì, buttiamoli al di là del Brennero. Cioè da noi. No, non può funzionare. Occorre tagliare la testa al ...Pesce. Meglio, buttarlo via tutto quanto. Se è vero che le dittature durano un ventennio, ebbene dovremmo essere quasi alla fine, anche di questa dittatura europea.
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