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30 June 2006

Commedia sexy-giudiziaria in una notte di mezza estate

Per motivi di ordine tecnico ho aggregato il post con il titolo di cui sopra, presso il blog Il Camper dell'amica e (consaura) Lontana http://ilcamper.splinder.com che ringrazio per l'ospitalità offertami. Perciò, per leggermi, potete transitare da quelle parti. Un po' di frescolino "canadese" ci farà bene, con questa calura. Un saluto a tutti
Nessie

29 June 2006

Buon Compleanno Oriana!

Happy Birthday Oriana! God bless you! E che  conservi a lungo te, e la tua  limpida intelligenza.

28 June 2006

Avviso ai navigatori

Questo blog, rimarrà momentaneamente sospeso, causa problemi informatici. A presto, spero.

                                                                                              Nessie

23 June 2006

Se L'Egitto è più vicino di Sestri Levante...

Ho partecipato ad una delle due giornate di Sestri Levante. Sulla seconda, mi sono documentata a mezzo materiali audio messi cortesemente qui a disposizione. Ho sentito alcuni brillanti interventi, prospettive allettanti sul futuro di Tocqueville, ma pareva di essere ancora situati in una piccola galassia protetta come un giardino ben recintato. Così non è né sarà ancora per molto. Non illudiamoci: nessun uomo è un'isola e nessun isola è autosufficiente e scollegata dal resto del globo.Come ho già scritto nel commento ad Abr - post: RiasSestriamoci II sento uno strano assordante tintinnio di manette che preoccupa alquanto. E ancor più, preoccupa la reclusione (commutata poi in arresto domiciliare) di un imprenditore finanziatore di due giornali come Libero (di area conservatrice) e Il Riformista (di area liberal e di sinistra garantista) a cui è legata anche la galassia dei blog de Il Cannocchiale: Giampaolo Angelucci. Tant'è vero che è sceso espressamente in campo Vittorio Feltri a scrivere il 21 giugno l'editoriale "Giù le mani da Libero" poiché di questi attacchi al cuore della libertà di stampa non se ne occupa né l'FNSI né l'Ordine dei giornalisti. Anzi...diciamo che se la stampa a lorsignori scomoda, si toglie di mezzo, tanto di guadagnato per loro.
 
Esiste inoltre una sorta di Gestapo islamica che è usa pubblicare nome cognome indirizzi, e magari anche foto di giornalisti e blogger non graditi: la cosiddetta Islamic Antidefamation League. E di questo a Sestri francamente non ne ho sentito parlare che durante la pausa del drink a tu per tu con qualche blogger, e a titolo puramente personale.Così, mentre si discetta amabilmente sulla funzione dei blog, quale strumento di pressione e pungolo della politica, mentre si parla di mainstreams e canali alternativi c'è chi, come è avvenuto in Egitto, è finito in galera proprio a causa del suo blog, reo di aver vilipeso il Presidente: il blogger 24enne Alaa Seif al-islam già premiato da Reporters without borders e  ora appena scarcerato. Mi si obietterà: macché galera d'Egitto, terra lontana! Ma siamo così sicuri che dopo la valanga delle intercettazioni e spiate orwelliane, l'Egitto qui in Italia sia più a levante di Sestri Levante?
 
Qualcuno magari fa un click nel sito sbagliato e si ritrova come il giovane Emanuele Filiberto (figlio di Vittorio Emanuele), un avviso di garanzia per tentato oscuramento o sabotaggio di un qualche sito  "intoccabile" de sinistra. Fantapolitica? Scenari alla Philip Dick o alla Ray Bradbury?! Può darsi...E' quel che mi auguro. Ma una cosa è certa: su Internet e le blogosfere tutti vorranno metterci le mani, in particolare a sinistra. Allora potrebbero cominciare blocchi, paletti, burocrazia "dirigista", e addio libertà e Città dei Liberi. Io sono persuasa che prima di sprofondare involontariamente nell'Infernet, magari a causa del nostro distratto ottimismo, dovremmo rifletterci attentamente. Prima che arrivi Settembre.  I colpi di mano sono sempre possibili nei territori  vergini (ancorché virtuali) d' esplorazione.
 

20 June 2006

Maledetti amerikani condannati in contumacia

La procura di Roma ha decretato un rinvio a giudizio per il marine Mario Lozano, attualmente "irreperibile", accusato dell'omicidio volontario di Nicola Calipari nonché di tentato duplice omicidio e "offesa a interessi politici dello Stato" secondo l'art. 8 del codice Penale,  nel  4 marzo 2005 al check point di Bagdad. Condanna in contumacia dunque, visto che il nome e le generalità del soldato americano sono emerse da una decriptazione fatta da un giovane di Bologna (di cui la stampa, chissà perché,  non fornisce il nome) sugli omissis del rapporto redatto dalla Commissione d' inchiesta statunitense. C'è chi parla addirittura di hackers per poter effettuare la decriptazione e quindi, paradossalmente, di servirsi, da parte della Procura,  dell'"illegalità" per poter procedere legalmente contro il marine: un paradosso.
 
L'America ha le sue buone ragioni per pensare che allo stato attuale in Ue (e l'Italia non fa certo eccezione alla regola) non prevalga la buona fede nei suoi confronti.
In molti hanno deplorato la sua decisione di ritirarsi dal trattato costituente della Corte penale internazionale, firmato a Roma nel 1998 e in vigore dal 1° luglio del 2002. Ma,  come scrive acutamente Revel ne L'ossessione antiamericana,  "viste le menzogne grossolane, le favole ridicole, le accuse immaginarie che ogni giorno sfigurano la politica americana, si può prevedere che migliaia di Procuratori in tutto il pianeta si sarebbero immediatamente levati per esigere la comparizione davanti alla Corte penale della totalità dei dirigenti americani e dei membri del Congresso, per crimini contro l'umanità. L'equo funzionamento di un'istanza così delicata come un tribunale internazionale, suppone in tutte le nazioni firmatarie di tale trattato, un minimo di buona fede le une verso le altre. L'America ha le sue buone ragioni per pensare che non prevalga la buona fede nei suoi confronti".(p.277).
 
Aggiungiamo all'"ossessione antiamericana" europea e italiana,  il rendez-vous del Partito dei complottisti dell'11 settembre (Partito trasversale islamista e panislamista di sinistra e di destra - quello che per intenderci paragona gli americani ai Goering e ai Goebbels che si sarebbero autoesplosi nelle loro Twin Towers, autoincendiati e autoammazzati a migliaia,  per poi avere il pretesto di entrare in guerra) e allora avremo un quadro completo del perché gli USA sono costretti all'unilateralismo anche quando, in realtà, avrebbero bisogno di alleati, per la loro guerra antiterrorista.
Ma dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Iddio. E dagli Alleati invece, pure. Specie se di casa nostra.
Perciò, go ahead, America! Splendida e solitaria.

15 June 2006

Solstizio d'estate: la trama delle lucciole ricordi?

La trama delle lucciole ricordi
sul mar di Nervi, mia dolcezza prima?
(trasognato paese dove fui
ieri e che già non riconosce il cuore).
 
Forse. Ma il gesto che ti incise dentro
io non ricordo; e stillano in me dolce
parole che non sai d'aver dette.
 
Estrema delusione degli amanti !
invano mescolarono le loro vite
s'anche il bene superstite, i ricordi
son mani che non giungono a toccarsi.
 
Ognuno resta con la sua perduta
felicità, un po' stupito e solo,
pel mondo vuoto di significato.
Miele segreto di chi s'alimenta;
fin che sino il ricorso ne consuma
e tutto è come non fosse stato.
 
Oh come poca cosa quel che fu
da quello che non fu divide!
                                       Meno
che la scia della nave acqua da acqua.
 
                                                     Camillo Sbarbaro - da Versi a Dina
 
 
Nessun commento. Nessuno di quelli tipici dei nostri insegnanti quando riuscivano a  spezzarci la magia e l'incanto di una poesia, in modo che questa a poco a poco sparisse, si estinguesse. I poeti hanno il dono di far prevalere "lo stupore" su quell'eccesso di concettualizzazione e su  quella tendenza a teorizzare su tutto che con Internet (di concerto con altri media) ha raggiunto livelli mai toccati prima. E mi chiedo se è ancora possibile lasciar spazio al lampo della sopresa, per evitare - come scrive acutamente Raffaele La Capria nel suo elzeviro sul Corriere (Corpo a corpo con l'astrazione) -  che idee e concetti si stacchino da terra e volino tra le nubi come palloncini cui s'è spezzato il filo.  Ma intanto, improvvisamente, le stagioni si avvicendano, e l'estate,  "stagione estrema" che "dà oro ai più vasti  sogni", è qui... (Nessie)
 
 
 
 

12 June 2006

Il bigio Biagi e la caduta del biagismo

Biagi nel senso di Enzo.  Pesante caduta di stile la sua, ma non solo. C'è  in ballo molto di più. C'è un tipo di giornalismo che non ho mai condiviso da tempi memorabili - quello che pontifica su cosa sia la cosa giusta e quella no. Quello che taglia con l'accetta e cuce grossolanamente con lo spago del ciabattino, senza mai rendersi conto della complessità dei fenomeni. Quello che fa del luogo comune popolare e delle frasi fatte e rifritte messe in piedi coi ritagli della più defunta letteratura giornalistica, un tipo di giornalismo anacronistico ma dannoso: il biagismo. C'è in lui qualcosa di untuoso, simile ad una sorta di  parroco manicheo di paese. Di quelli che assolvono gli amici e gli amici degli amici dalle peggiori magagne,  ma che sprofondano all'inferno chi non fa parte della sua parrocchietta. Non mi piacque già ai tempi di Craxi e del craxismo. Il Bettino, per inciso, non mi è mai stato simpatico. Ma constatare l'atteggiamento maramaldesco di Biagi che quasi ogni giorno si accaniva contro di lui dalle colonne del Corriere, mi produceva l'orticaria. Non a caso, ai gracchiamenti del corvo Enzo, fece seguito la furiosa stagione di Tangentopoli, che finì col distruggere  Craxi, i socialisti, una parte della DC, lasciando in piedi  e intatto, il PCI. Il resto è attualità.
 
Cinque anni di articoli livorosamente anti-berlusconiani sul Corriere per ogni giorno del Domineddio del calendario gregoriano. E continua...Continua anche ora che l'ex Premier non governa più. Continua perché il bigio Biagi deve fare il pretoriano del suo amico e concittadino Romano Prodi, per consolidarne mediaticamente, la risicata maggioranza. Infatti, anche ieri ha scritto il suo bravo compitino della domenica (11 giugno) sul Corriere nella sua rubrica Strettamente personale contro un'opposizione (cioè la CdL) che confuta la politica di immediato ritiro dall'Iraq in settembre, perché  è settembre il mese del ritiro già stabilitio anche da Berlusconi. Perciò cos'avrebbe il Berlusca da agitarsi? Con una differenza: che l'ex Premier avrebbe concordato il ritiro con gli Alleati nei tempi, nei metodi, nel contingentamento. Prodi, Parisi e la sua cricca dei Roger Rabbits, invece se ne vanno alla chetichella, coda tra le gambe, contro il parere degli alleati. L'ha guardato o no il filmato in tv dell'incontro fra Parisi e Rumsfeld, l'impareggiabile cronista? E lo sa o no che un buon cronista dovrebbe pungolare chi governa in luogo di maramaldeggiare contro l'opposizione?Poi gli articoli ottusamente misogini da talebano dell'Appennino bolognese contro la Moratti, rea di candidarsi a sindaco di Milano, in luogo di ricamare davanti alle finestre di casa sua o di fare la calza. Infine l'articolo assai deplorevole sull'Espresso del 5 giugno (titolo "Se un ebreo si fa Goering") contro l'editore ebreo Andrea Jarach, colpevole, secondo il  "fulminante" biagipensiero di essere cattivo ebreo  in quanto "non di sinistra" e di schierarsi nella squadra della Moratti (ovvero la donna-che-non-fa-la-calza).
 
E allora che ti fa don Enzino da Bologna? Stabilisce i parametri della Jewish Correctness (la sua)  prendendo quale foglia di fico il solito Moni Ovadia (il quale non gode delle simpatie degli israeliani, poichè dichiaratosi varie volte antisionista e contro la politica di Israele); poi distribuisce premi agli "ebrei buoni" e castighi a quelli "cattivi", sulle colonne del settimanale L'Espresso.Il resto è cronaca puntualmente dettagliata sui blog di Deborah Fait e di Liberali per Israele, ma a cui il Corriere e i giornali del gruppo Debenedetti-Caracciolo si sono  guardati bene dal dare rilevanza. E cioè,  è scattata la querela da parte di Andrea Jarach, presidente dell'Associazione YAD VASHEM. Il ricavato del risarcimento danni andrà a favore delle manutenzioni della Stazione Centrale di Milano , alla fondazione Beresheet Lashalom e al memoriale dello YAD VASHEM di Gerusalemme.Per parte mia, ogni volta che il Corriere ospita Biagi, evito di acquistarlo e lancerei uno slogan : BIGIAMO Il BIGIO  BIAGI! Non sappiamo ancora se la fine del biagismo è  vicina. In molti ce lo auguriamo. Niente è eterno, nemmeno i veleni gratuiti, l'ipocrisia e la falsità.

07 June 2006

Le ali di piombo di Adriana Faranda

Questo è il sequel ideale del mio post precedente su D'Elia. Da più parti sui blog si scrive provocatoriamente che l'Italia è una repubblica fondata sul terrorismo. Come non essere d'accordo? Bisognerebbe pure aggiungere che l'amnesia è il peggior difetto degli Italiani e che sovente, è già di per sé, una forma di "amnistia silenziosa", di indulgenza plenaria di fatto. Se c'è una classe politica cinica come quella attualmente al governo, che ne approfitta a piene mani è perché sa di poterlo fare. Sa che non c'è una società civile che possiede gli anticorpi per respingere certe iniquità. Ora, l'intelligentzia rossa legata ai Premi letterari, ci vorrà far digerire la pasticca di fiele del terrorista-giallista Cesare Battisti, facendolo partecipare a qualche premio Strega o Campiello. Nel frattempo la Rizzoli (gruppo Corsera), immemore del suo limpido e specchiato martire del terrorismo, il caro Walter Tobagi, giornalista caduto sotto il piombo della mano assassina di Marco Barbone (da tempo in libertà) e della sua complice Caterina Rosenzweig, ha pubblicato il libro "Il volo della farfalla" di Adriana Faranda, personaggio di spicco della colonna delle Brigate Rosse che prese parte al sequestro e all'omicidio di Aldo Moro, allora Presidente del Consiglio. Moralità, etica e deontologia vorrebbero, che chi, come il gruppo RCS-Corriere della Sera ha subìto una perdita e un lutto tanto devastante a causa di quegli anni di piombo i quali non possono mai venir condonati, non avrebbe dovuto pubblicare gli scritti della Faranda. Ma in economia, sia sa, tutto quanto fa pecunia. La cosa più deplorevole, tuttavia, è che l'ex-brigatista si lamenta delle rimostranze che i parenti delle vittime del terrorismo hanno manifestato nei suoi confronti.
Meglio di me, ha espresso il suo sdegno l'intellettuale, critico e scrittore Giuseppe Scaraffia sul magazine femminile IO DONNA del Corriere di sabato 3 giugno.Un trafiletto, dal titolo La visibilità di Adriana messo a pag. 22 certamente necessario, ma non ancora sufficiente a rendere piena giustizia del fenomeno.

Neanche in catene, e sarebbe proprio il caso di dirlo, fossi l'ex brigatista Adriana Faranda, deplorerei (in una delle tante interviste con foto) che i parenti delle vittime del terrorismo contestino l'eccessivo spazio dato dai media agli ex-terroristi.I nostri codici, nati in epoche in cui il penchant dei media per qualsiasi personaggio fuori norma era ancora impensabile, garantiscono tutto tranne che, in effetti, il rispetto per i morti. Non si tratta di legge del taglione, ma di contrappasso adeguato alla fattispecie: chi ha tolto una vita non dev'essere più visibile, non lo merita più. Deve perdere la faccia, come l'ha persa col suo comportamento. Vogliono, come la Faranda, spiegare le radici della loro violenza? Lo facciano seduti di spalle come Hitchcock, con la voce elettronicamente modificata, senza che trapeli la loro identità. Vogliono scrivere? Non firmino. L'oscurità è una pena mite, ma indispensabile. La Faranda si sente rifiutata? Non pensa che è il minimo che le possa capitare? (G.F.)

Ad onta dell'oblìo verso chi delinque e del risalto mediatico dato, le ali della farfalla Adriana Faranda non potranno spiccare il volo, poiché macchiate di sangue, che è greve come il piombo di quegli anni. Il bene è leggero e avanza coi piedi delicati (Nietzsche).Dunque, ciò che non è bene, non può volare alto. Non penso perciò, possa avvenire una resurrezione letteraria per questi personaggi.
E la farfalla, fatalmente, rimarrà con le ali trafitte dagli spilli, fissa in una teca. Senza alcuna metamorfosi.

05 June 2006

Se Caino diventa "intoccabile" e va al potere

Spiacente ma non sono d'accordo coi radicali di "sinistra" (cioè la Rosa nel Pugno) e nemmeno con quelli di "destra" (cioè i Riformatori liberali) nel minimizzare il caso Sergio D'Elia, ex terrorista di Prima Linea. Vediamo di ricapitolare. Il quotidiano Libero è stato il primo ( e l'unico) a dare rilievo a una cosuccia che non è propriamente di poco conto: un segretario alla Camera è stato a capo dell'organizzazione terrorista Prima LInea; condannato a 30 anni, ridotti poi a 25 e scontati effettivamente in 12, per un assalto a un carcere nel quale è stato ucciso il poliziotto Dionisi. La legge e legge e così va in Italia.
Poi - dice lui - si è ravveduto al punto da considerarsi un anarchico ottocentesco. A parte il fatto che gli anarchici ottocenteschi non erano del tutto inoffensivi, come si vuol far credere. Certo, rispetto ai terroristi odierni erano bombaroli di quarta. Ma pur sempre bombaroli. Ma poi, analizziamo un po' cosa scrive il novello Bresci nostrano che ha ottenuto pure un ombrello in casa radicale, grazie all'associazione da lui fondata su misura: "Nessuno tocchi Caino".
Mi rifiuto di credere che qualcuno pensi davvero che terrorista sia il termine giusto, vero o esatto per dire non solo quello che io sono oggi, ma anche quello che sono stato ieri. La mia identità politica e la mia lotta degli anni '70 possono essere approssimate alle idee "libertarie" di un anarchico dell'800. Quanto al comunismo, era secondo il D'Eliapensiero un nobile sentimento.
Insieme ai miei compagni, ero cresciuto con l'idea che fosse possibile cambiare il mondo (...) pensavamo fosse a portata di mano, il paradiso in terra. Poi contraddicendosi da sé, scrive sulla lotta armata:
La ritenemmo il mezzo necessario per accelerarne l'avvento". Ma va là?!? Il mondo è pieno di criminali che credono di operare per il bene altrui, in nome di una qualche insana utopia, la quale non è precisamente pacifica come quella di Tommaso Moro o Tommaso Campanella. In detta lettera, il D'Elia, ovviamente non spende una parola di pentimento né di commiserazione per quel povero poliziotto ucciso e per la sua vedova. Così per garantirsi oltre a quella legale, anche una sorta di immunità morale l'ex organizzatore di Prima Linea, fonda pure l'associazione che si batte contro la pena di morte (quale? tenuto che in Italia non si sconta nemmeno la galera?!?) - quel "Nessuno tocchi Caino" che sembra occuparsi solo di chi delinque.
Ma come scrive sagacemente Michele Brambilla, nella Bibbia "nessuno tocchi Caino" lo dice Dio, non lo dice né può dirlo, Caino stesso. Sarebbe un controsenso. E se uno stato che si batte per il reinserimento nella società, diventa pure uno stato che garantisce a chi ha commesso delitti, una carica istituzionale di prestigio, vuol dire solo una cosa: siamo al relativismo etico totale, al lassismo, al nichilismo e al soggettivismo del "così è se vi pare". Siamo alla solita vetusta e logora teoria dei "compagni che sbagliano" che mi spiace, ma è stata indirettamente sposata pure dalla vedova D'Antona, oggi parlamentare diessina, la quale dichiara davanti alle telecamere che bisogna perdonare e inserire. Contenta lei... - si dirà.
Tuttavia, uno Stato simile trasmette un pessimo messaggio ai suoi cittadini: il reato paga. Ovviamente i giudici come Di Pietro e D'Ambrosio, oggi parlamentari dell'Unione, non avranno nulla da eccepirvi. Si può marcire in galera solo per evasione o frode fiscale. Mentre per chi delinque e sopprime l'altrui vita in nome di un'utopia che credeva paradisiaca, è giusto affidargli un "reinserimento istituzionale" (si chiama così) nelle più alte cariche dello stato, con ricchi e sostanziosi emolumenti e benefit pensionistici.Ma allora, se nessuno tocca Caino, vuol dire che tutti "i caini" di turno possono sentirsi "intoccabili". Come Al Capone o come i mafiosi. Alla faccia di Abele, degli innocenti, del loro silenzio che chiede solo una vera giustizia. Concludendo, fuori D'Elia dal segretariato della Camera dei Deputati. Ci sono tante altre professioni meno in esposizione di questa. Che vada a lavorare altrove.