Un tempo quando i popoli dominatori e invasori non riuscivano ad aver ragione sui popoli ribelli ricorrevano allo ius primae noctis. E cioè, non potendo conquistarli e annettersi il loro territorio, vi penetravano attraverso il ratto delle loro donne. E, attraverso il ventre delle loro donne, li espropriavano della paternità e della loro prole. Ora invece, per espropriarci del nostro diritto all'autoctonia e alla sovranità hanno inventato lo ius soli (diritto di suolo) o ius loci (diritto di luogo) da contraporre allo ius sanguinis. Attenzione, a pag. 256 compare questa voce all'interno del malloppo delle 280 pagine dell'Unione: il loro programma. E così recita: riformare la legge sulla cittadinanza legandola per i nuovi nati, allo "ius soli". Una norma che, si guardi la coincidenza, è proprio quella richiesta dalla Consulta islamica. Che cosa accadrebbe se la norma che vuole la sinistra venisse approvata? Che basterà che una qualsiasi donna islamica clandestina e incinta arrivi in Italia a partorire e il suo bambino diventerà automaticamente italiano, ancorché clandestino. E che tutto ciò creerà uno stravolgimento demografico e identitario nel giro di pochissimo tempo.
Il meccanismo dello ius loci è stato introdotto negli USA, perché erano una vasta landa disabitata che aveva bisogno di braccia da lavoro e di venire in fretta ripopolata. Così pure come nella Francia spopolata durante le guerre napoleoniche.
Ma torniamo a noi in Italia. Chi ha rischiato la pelle e il sangue, per costruire una nazione libera e unita, chi ama il proprio paese e ha lottato di generazione in generazione per vederlo migliorato con i propri sacrifici e quelli dei figli, ha o no il diritto di sentirsi a casa propria? ed esiste o no il diritto (antropologico-culturale) di autoctonia? Io sono convinta che sangue e luogo siano, in realtà, due concetti inscindibili. Ci sono volute 3 guerre di Indipendenza più due Guerre Mondiali per liberarci dall'invasore austro-ungarico prima e nazifascista poi. Inoltre, una guerra di Liberazione per affrancarci dalla tirannide fascista del nemico interno. Conta o non conta tutto ciò? O vogliamo forse illuderci che chiunque possa prendere d'assalto questo piccolissimo nobile e antico paese, accapararrarsi in fretta e furia un certificato di cittadinanza, diventi automaticamente italiano? E tutto ciò, grazie alla dabbenaggine delle leggi multiculturaliste atte a ripetere il modello "Londonistan" della Gran Bretagna, con il suo 88% di musulmani che affermano di non sentirsi inglesi. O magari, copiare il modello Olanda dove, per fare posto alle comunità islamiche, sono gli olandesi a doversene andare. E se sbagliano gli altri paesi UE dobbiamo sbagliare anche noi, così, tanto per "armonizzarci"?. Con ciò, non sono nemmeno sfiorata dal dubbio che la deputata olandese Ayan Hirsi Ali, somala di nascita, non possa essere un'ottima cittadina che fa onore all'Olanda più di tanti pavidi olandesi stessi. Né dubito minimamente che il cittadino Magdi Allam, sebbene nato in Egitto, non possa essere un ottimo italiano più di tanti altri italiani. Ma qui siamo a un terzo diritto difficilmente ascrivibile sulla carta: il diritto all'italianità "elettiva" o di elezione. Una sorta di italianità della mente, del cuore, della cultura ed educazione. Scrivere in Italiano, parlare italiano, pensare italiano, e mettere a repentaglio la propria vita per difenderne i valori democratici, vorrà ben dire qualcosa!
Detto ciò, per scendere nel pratico, fintanto non vi è sicurezza per le 611 moschee, e verso quanti penetrano clandestinamente nel nostro Paese (foraggiati magari da Al Qaeda che ha il trust della migrazione clandestina) è bene tenerci il nostro ius sanguinis e fare come la piccola Svizzera: ingressi col contagocce e moschee monitorate. Per il bene e la sicurezza di tutti, (cristiani e di altre confessioni). E per evitare una libanizzazione precoce del nostro territorio che creerebbe nel giro di poco tempo uno stravolgimento identitario pressoché irreversibile.
Stiamo attenti, però, alle trappole linguistiche politicamente corrette del falso progressismo già in agguato: diranno che nella nozione di "sangue" si nasconde qualcosa di intrinsecamente razzistico e di "nazista" a priori. Diranno che la logica dello ius sanguinis è un anacronistico e controproducente ostacolo all'emancipazione sociale, economica e culturale del nostro Paese nel contesto sempre più plurale e globalizzato. E scatteranno tutte le sante alleanze del caso: sinistra e sindacati, alcuni settori della destra demagogica e populista, certi vescovi incalliti multiculturalisti alla card. Martino o Tettamanzi e ovviamente la solita Caritas.