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25 February 2024

Una nuova Stasi digitale globale



L'argomento sulla sorveglianza e videosorveglianza universale è già stato trattato su questo blog quando questo processo era solo agli inizi. Lo feci nel 2010 a proposito dei body scanner installati negli aeroporti col pretesto della "lotta al terrorismo internazionale", e nel 2011. Da allora però, le cose sono precipitate. Oggi si parla addirittura di abilitare quanto prima sugli smartphone le nostre carte di identità, patenti, tessere sanitarie, certificato elettorale, mandando al macero quelle cartacee.  Un universo smaterializzato a base di avatar,  di App da scaricare, di punteggi da ricaricare. Con il rischio nemmeno troppo remoto, di furti di identità. 
Gli scontrini fiscali? Inquinano anche quelli e creano rifiuti (figurarsi, minuscoli come sono!) , pertanto vanno sostituiti con pagamenti digitali anche per un caffè o una brioche. Caffè digitale, brioche digitale, gelato digitale, eccetera. Esiste, a tal proposito, un saggio sociologico di Shoshana Zuboff che è già diventato un classico della moderna sociologia. Non l'ho letto integralmente, ma solo qualche pagina riportata in altri testi, il cui  titolo è  "Il capitalismo della sorveglianza", ma a mio avviso, stante così le cose, più che di capitalismo (ormai in fase di smaterializzazione anche questo), si dovrebbe parlare di Finanza comunista della sorveglianza. Sì, perché siamo precipitati nell'era delle de-industrializzazione e smantellamento degli asset con conseguente fine del lavoro,  e della de-agricolturizzazione sostituita da parchi eolici e fotovoltaici. Tutto ciò che è reale, tangibile e che dà lavoro dev'essere smantellato a beneficio dell'ambiente. Ovvero di un' entità astratta che si chiama Pianeta -  quasi una divinità mitologica a nome Gaia. Questo lo si è visto in modo brusco e accelerato durante i confinamenti da "pandemia" (procurata). Smart working, didattica a distanza e altre bellurie tecnologiche, pensate appositamente per venire controllati e per distaccare con violenza l'uomo dal posto di lavoro e dai luoghi di  studio (scuole, università e Atenei). Ovvero da fonti di lucro e di guadagno nel caso del lavoro, e da luoghi di aggregazione sociale, di crescita intellettuale e di  interscambio culturale, nel caso dello studio. Anche l'essere umano è diventato improvvisamente superfluo e si parla senza tanti riguardi, di ridurre la popolazione mondiale. Come, senza troppe inibizioni, si parla di "rapporto di fine vita" per coloro i quali aspirassero a diventare vegliardi longevi.
Le cosiddette smart cities (città intelligenti) sembrano pensate apposta per un ferreo controllo sull'individuo: niente mezzo privato, negozi a portata di mano, mezzi di locomozione "sostenibili" (parola insopportabile) come biciclette e monopattini. Tragitti brevi e controllabili. Nel quadro dello smantellamento di tutto l'esistente (deindustrializzazione, imposizioni climatiche e falso ecologiste contro la CO2), la Ue ci prepara la sua partecipazione alla IIIa GM che sussidiamo con l'invio di armi. E tutti sappiamo che quando ci sono guerre alle porte, le libertà diminuiscono e si restringono a vista d'occhio. Mentre l'ossessione ecologista, di fronte a bombe a grappolo, sparatorie, missili, droni, cannonate con tutti i residui di piombo e uranio, all'improvviso pare svanire. 

 Il progetto di una grande Stasi (l'ex organizzazione di spionaggio e sicurezza della DDR) a carattere  digitale mondiale è coadiuvato e supportato egregiamente dalle tecnologie informatiche, da algoritmi e IA. 
Non c'è più bisogno di vedere nastri da registrazione e uomini con la cuffia che spiano, origliano, fanno i Guardoni del Sociale dalle finestre come nel film sulla DDR "Le vite degli altri". 
In realtà le vite altrui sono già da tempo, le vite di tutti. Solo la banale videosorveglianza cittadina posta agli angoli delle strade è in grado di fotografare i nostri volti, i nostri movimenti e sapere perfino quanto tempo sostiamo davanti alle vetrine dei negozi. I varchi elettronici fotografano le nostre targhe automobilistiche, pronti a multarci al minimo sgarro (il passaggio con un giallo di un semaforo sospetto che lo fa durare solo poche frazioni di secondo, per poi far scattare subito il rosso). Ma non basta. Nel mondo degli avatar, degli ologrammi  e delle immaginette sul display del telefonino, eliminare la carta d’imbarco aerea e i documenti d’identità, per quanto digitalizzati o memorizzati nello smartphone o nello smart watch, e salire su un aereo usando semplicemente il nostro volto come lasciapassare, è diventata la nuova sfida dei viaggi intercontinentali. Diverse iniziative negli aeroporti di tutto il mondo e per opera di alcune compagnie aeree stanno rendendo la prospettiva dei dati biometrici, sempre più usuale, con il nome di Face Boarding, già installati nell'aeroporto di Linate e di Fiumicino
La scusa aurea? Sicurezza e lotta contro il "terrorismo internazionale".



Torno alle smart cities . Quest'anno ne sono state selezionate 64 tra le varie europee. Per l’Italia partecipano Catania, Firenze, Pescara, Emilia Romagna – Rete Svezia, Unione Comuni della Grecia Salentina e per la Lombardia: Mantova, Busto Arsizio e la vicina Legnano.

 I programmi sono chiari: decarbonizzazione e riduzione della CO2, crescita sostenibile e transizione verde, energie rinnovabili e altre sòle ripetute ad nauseam dall'eurocrazia.  Una riflessione particolare merita il cenno all'economia circolare, focalizzata su un deciso aumento del controllo e  della differenziazione dei rifiuti. Anche qui sta prendendo piede una sorta di polizia dei rifiuti urbani, una micro Stasi quotidiana nella Big Stasi digitale mondiale. 
A tal proposito, mi risulta che i comuni lombardi di Busto Arsizio e di Legnano stiano mettendo allo studio l'ipotesi di un microchip sulla spazzatura: meno ne fai, più sei un cittadino ecologicamente corretto. Paga meno tasse sullo smaltimento rifiuti il "virtuoso" ecologista; paga più tasse il "consumista" sprecone. La Cina, con il suo "credito sociale", la sua algocrazia e con i suoi microchip,  non è mai stata così vicina. 
Ma non dovevamo esportare la democrazia  presso altri popoli perché da noi ce n'era già abbastanza? 

II domenica di Quaresima


NB: Sulla biologia sintetica, il 5G, le nanotecnologie, la sorveglianza dei corpi  mediante la medicina "da remoto", il Transumanesimo indotto dell'uomo cyborg segnalo questo video contenuto in questo link:

19 February 2024

Bertolaso e il patentino a punti del buon salutista




Bertolaso, assessore al Welfare della Regione Lombardia ne ha pensata una bella: il patentino a punti del buon salutista virtuoso. Per ridurre i costi della Sanità, sulla scia del famigerato green pass, ecco un'altra trovata che rassomiglia tanto al credito sociale alla cinese in salsa sanitaria: più sei obbediente, più fai controlli e screening, più punti avrai sulla tua tessera sanitaria."Premialità" è il nuovo magico neologismo usato da Bertolaso, basato sugli "incentivi": "ingressi nei centri termali di altissima qualità" nonché "ski pass gratuiti sui comprensori montani". Premi per i buoni e obbedienti, castighi per i cattivi e disobbedienti. Dalla cultura della prevenzione si passa quindi alla subcultura della colpa, come ai tempi della tragica Pandefarsa. Perciò, se ti ammali è perché hai disobbedito ai moniti dello "Stato terapeutico".
Così, dal diritto alla Sanità, si passa al dovere e all'obbligo di essere sani con tanto di meccanismo automatico di premi e di castighi. Senza contare il fatto che i nostri dati, vengono riutilizzati dalle grandi multinazionali farmaceutiche, grazie alla interoperabilità dei dati già promossa dal governo Draghi. Il quale Draghi, per chi non ha la memoria di un insetto come molti sembrano avere, fece consultare i nostri fascicoli sanitari dal Fisco per multare chi rifiutava l'inoculazione. Parlo di quei famigerati 100 euro che continuano a far slittare in avanti (ora sono stati rinviati fino al 31 dicembre di questo 2024) senza cancellarli definitivamente, ad opera dell'Agenzia delle Entrate. Inoltre i dati sono il nuovo "oro" moderno dei quali le grandi corporation chimico-farmaceutiche (e non solo) vanno ghiotti. Basta un clic, e il superstato etico-terapeutico tiene in ostaggio i nostri corpi. Complimenti davvero per la trovata geniale!
Il nostro corpo deve diventare l'ultima frontiera del loro controllo e della loro predazione, che si spinge fino ad avere su di noi diritto di vita e di morte. Così, mentre si fingono interessati alla nostra salute mediante  premi e "premialità" (parola orrenda!) sono sempre loro ad aprire laboratori regionali per l'eutanasia (detta ipocritamente, la dolce morte). Rifiutiamo tassativamente ogni forma di simili scelleratezze! Per approfondire il concetto di "biosicurezza" che le élite ci stanno imponendo attraverso i loro servi (non importa se "di destra" o "di sinistra"), ecco questo illuminante breve scritto di Giorgio Agamben comparso nel 2020 che citando Foucault e Patrick Zylberman scrisse:

 
Patrick Zylberman aveva descritto il processo attraverso il quale la sicurezza sanitaria, finallora rimasta ai margini dei calcoli politici, stava diventando parte essenziale delle strategie politiche statuali e internazionali. In questione è nulla di meno che la creazione di una sorta di “terrore sanitario” come strumento per governare quello che veniva definito come il worst case scenario, lo scenario del caso peggiore. È secondo questa logica del peggio che già nel 2005 l’organizzazione mondiale della salute aveva annunciato da “due a 150 milioni di morti per l’influenza aviaria in arrivo”, suggerendo una strategia politica che gli stati allora non erano ancora preparati ad accogliere. Zylberman mostra che il dispositivo che si suggeriva si articolava in tre punti: 1) costruzione, sulla base di un rischio possibile, di uno scenario fittizio, in cui i dati vengono presentati in modo da favorire comportamenti che permettono di governare una situazione estrema; 2) adozione della logica del peggio come regime di razionalità politica; 3) l’organizzazione integrale del corpo dei cittadini in modo da rafforzare al massimo l’adesione alle istituzioni di governo, producendo una sorta di civismo superlativo in cui gli obblighi imposti vengono presentati come prove di altruismo e il cittadino non ha più un diritto alla salute (health safety), ma diventa giuridicamente obbligato alla salute (biosecurity).

Tutto ciò si è puntualmente verificato e lo abbiamo già vissuto sulla nostra pelle, ma è sciocco illudersi che questo incubo sia finito. 
Per chi volesse approfondire il concetto di Biosicurezza, consultate questo link di Agamben. 




Senza dimenticare, per rimanere in tema, la brutale deriva che sta avvenendo sotto il governo Macron in Francia, governo che vara la censura su che fa propaganda contro i vaccini Covid e affini. Con tre anni di carcere e 45.000 euro di multa per chi critica trattamenti terapeutici "ritenuti sicuri" dallo stato. Cosa hanno in mente di confezionare? E' evidente che se dovesse passare un simile provvedimento da regime di Pol Pot, andrebbe a farsi benedire la libertà di cura, di espressione, di ricerca scientifica, e il microbiologo più bravo ma non ortodosso al mondo, Didier Raoult, (obiettivo principale dell'omiciattolo Macron) diventerebbe il moderno Galileo contro la nuova Inquisizione biopolitica. La scienza al servizio del potere produce solo mostri e orrori.

San Mansueto


11 February 2024

De Immundo






Vorrei parlare di  un altro tipo di dittatura, subdola,  insinuante che va estendendosi nel nostro quotidiano, quella del Brutto, del malgusto e disgusto, alla quale ci vogliono assuefare con ogni mezzo. E' già insopportabile vedere che il pessimo gusto si è diffuso nella società, ma la cosa peggiore è imporlo in modo martellante attraverso media, rotocalchi, campagne pubblicitarie e programmi tv, film, piattaforme tv. Roberto Pecchioli ci ha scritto in proposito, un lungo articolo carico di spunti e suggestioni, ma penso che ciascuno di noi abbia, nel suo quotidiano qualcosa da osservare, nel merito. Capita di vedere in giro donne in età avanzata con capelli tinti di rosa, di viola e di azzurro  che indossano gonnelloni sgargianti come le piume di un fagiano o attillatissimi leggings, e che ad un cenno di appunto critico si sollevano stizzite : "Embé?  che c'è di male? Oggi io mi sento così". Ecco  dunque  un nuovo dogma, farsi avanti: ciascuno è come si sente. 
La fine (per fortuna) della sagra sanremese del Malgusto ci ha mostrato culone in sovrappeso felici di mostrare le grosse chiappe rivolte ai telespettatori quale terapia d'urto anti "body shaming" (ovvero la vergogna del proprio corpo). 
 

Ragazzi che sembrano mettersi in testa gli scovolini del water per farci capire che lo si fa per allegria. Un conduttore che cambia giacca ogni due per tre con lustrini, paillettes da luminarie di Santa Rosalia e la faccia da Bafometto dei tarocchi.  Il sorriso è talmente stereotipato da sembrare quasi un ghigno. Carampane gonfiate e siliconate simili a mascheroni da fontane, cantanti uomini con la gonna perché si sono svegliati al mattino con il pallino di dover esibire la loro parte femminile. Ma tralasciamo pure il palcoscenico...

In fondo, basta aspettare all'uscita di una scuola superiore per vedere alunni con orride magliette coi teschi e scritte in inglese, pantaloni col cavallo così basso che impedisce la deambulazione di chi li indossa; ragazze e ragazzi tatuati, borchiati e orecchinati col piercing al naso o sul labbro, o all'ombelico, messo  in bella mostra. "Rozzi cibernetici signori degli Anelli, orgoglio dei manicomi" cantava, non senza ragione, Battiato in "Shock in my town".
A tutto ciò, fa riscontro la bruttezza e la bruttura del linguaggio, l'uso costante del turpiloquio e della parolaccia usata ormai come intercalare o interiezione. Le facce scure, torve e l'atteggiamento aggressivo sempre pronto alla rissa. Avete notato che alzare i decibel della voce per farsi sentire anche da vicini occasionali è diventata la norma? Così come è diventata norma,  far ascoltare imbarazzanti conversazioni che dovrebbero rimanere riservate, al  telefono cellulare, divenuto sempre più una sorta di  irrinunciabile microchip nonché amplificatore delle nevrosi. E' come se tutti quanti si sentissero immersi in uno di quei volgarissimi talk show dove tutti si danno sulla voce, si scannano come galli da combattimento beccandosi l'un l'altro creste e bargigli -  galli che starnazzano in un pollaio di reclusi incattiviti. Ma soprattutto,  in simili circostanze, non può  venire mai alla luce nessuna verità, poiché è quello lo scopo precipuo di buttarla in caciara. 
La bruttezza e la bruttura del paesaggio urbano si estende a edifici, muri, treni e altro: 

L’ambiente circostante si adatta perfettamente all’umanità disfatta che vi deambula: edifici brutti, parallelepipedi, cubi di vario colore o di nessun colore, muri e treni imbrattati da ogni genere di ghirigoro, arte di strada, street art, dicono , poiché parole e concetti devono essere biascicati in globish. Naturale che idee e visioni del mondo siano quelle che sono. (da Fenomenologia woke di Pecchioli)

Esiste, ovviamente, la  bruttezza e le brutture della politica, ma quelle ormai, sono date per scontate e nessuno reagisce più a nulla.  Ma la cosa più triste è che viene sempre avanti il cretino socialmente imposto come se lo aveste scelto voi. Qualche volta capita pure che siano gli Italiani stessi in preda alla disperazione, a votarlo.  E' capitato al  giullare Grillo e tutti seguirono il suo Movimento, dato che di un comico si fidarono di più che  di un politico. I risultati emersi sono stati chiari: il Comico, in fatto di disastri, è riuscito nella non facile impresa di superare perfino il Politico.  Per rimanere in tema, è stato un comico ucraino a trascinare il suo popolo in una guerra devastante, i cui danni li stiamo ancora pagando tutti noi. Così, tanto per ridere, anche se allo stato attuale, c'è ben poco da ridere.
La colonna sonora a tutto questo sconquasso, è una brutta musica assordante (il rap e il trap), priva di ogni melodia e armonia con testi simili ai graffitari dei cessi pubblici.  Del resto, siamo quotidianamente sommersi da immondizie musicali, anche al tavolo  di una Caffetteria, mentre sorseggiamo una bevanda, perché il rumore deve imperversare dappertutto, senza tregua, come uno spazio acustico che va riempito ad ogni costo. Pessima letteratura nelle librerie dove soubrette sul viale del tramonto raccontano le loro scorribande erotiche del buon tempo che fu.  O magistrati a fine carriera scrivono di corruzione.  Brutto cinema,  sempre meno "fabbrica del Sogno" e sempre  più vetrina e megafono del sistema e della famigerata Agenda mondialista 2030 (fatte salve poche eccezioni).
 In Usa è da molto tempo che imperversa la cosiddetta cultura del "risveglio" (woke). Il governo Biden si è avvalso della collaborazione di un ingegnere gender fluid in tutù da ballerina classica e tacchi a spillo.  Si tratta, per l'appunto, di un  trans, vice-segretario aggiunto per lo smaltimento alle scorie nucleari, legato al suo governo. E pazienza se poi da loro buttano giù qualche statua del generale Lee, eroe sudista della Guerra di Secessione, perché da noi va ben peggio.  
I danni che procurano da noi gli attivisti di Ultima (de)Generazione sono di maggiore entità, dato che in Italia tutto è patrimonio storico-archeologico e   tutto è artistico. La dittatura dell'Immondo che si fa sempre più monnezza diffusa, prevede di muovere guerra senza frontiere al Bello e al Vero,  in un'ottica simile alle pozioni e agli intrugli delle  tre Streghe del Macbeth scespiriano. Bello è Brutto, Brutto è Bello, sghignazzano con sarcasmo le tre streghe per poi sparire nella nebbia. Deve essere questo il Nuovo Ordine Estetico. Tutto ciò, calato nella realtà, fa certamente a pugni con la ragione e  ci rende sempre più sgomenti, poiché il  rovesciamento dei modelli di vita, dei criteri e dei valori è diventato parte integrante della subcultura che respiriamo. Perfino il culto dei cibi e  dei buoni piatti dei quali siamo sempre stati  apprezzati ambasciatori nel mondo con pietanze che sembrano dei ricami gradevoli alla vista, oltre che buoni al palato, viene messo a dura prova col nuovo orrorifico cibo Frankenstein a base di cavallette e grilli fritti, scorpioni arrostiti, farine di vermi. Perché credete che lo facciano? Per umiliarci e trattarci da animali quali non siamo,  per privarci della nostra anima e tradizione, oltre a costituire un monito palese sugli scaffali per un'imminente carestia, quale "nuovo" cibo di eventuale rimpiazzo, in caso di "emergenza" da essi stessi procurata. 


Lontano è il tempo in cui san Bonaventura predicava la delectatio. Docere et delectare: a lungo l'arte ha avuto come fine di arricchire lo spirito e di deliziare i sensi. L'arte contemporanea sembra aver cambiato completamente registro. L'età del disgusto è subentrata all'età del gusto: esibizione e desacralizzazione del corpo, svilimento delle sue funzioni e delle sue forme visibili, mutilazioni e automutilazioni, fascinazione per il sangue, gli umori corporali e gli escrementi, coprofilia, coprofagia...  (da De Immundo di Jean Clair). 


Credevate forse che gli orrori si limitassero ad essere relegati nei musei d'Arte Moderna  sotto il nome di "installazioni" o ready made, con  barattoli contenenti materiale organico ad opera di avanguardie bislacche,  felici di praticare la destrutturazione della figura umana e del paesaggio? Macché, fuori dai musei, c'è la democrazia e  ciascuno, nel suo piccolo,  si sente portatore di "monnezze" in proprio. E se ne vanta pure, portando a spasso il "capolavoro" di se stesso, in cerca di uno sguardo compiaciuto e di approvazioni che disgraziatamente, non tardano mai a farsi sentire. 

Nostra Signora di Lourdes


02 February 2024

La rivolta dei Contadini




Quando su questo blog parlammo tra i primi della rivolta degli agricoltori tedeschi, francesi e olandesi, nel post "Il pane e la neve" (3 gennaio) i nostri media ignoravano ancora il fenomeno. Pareva una sorta di omertà italiota ed eurobabbea a reti unificate: tacere, minimizzare, eludere parlando d'altro. I blocchi e i presidi c'erano anche allora, ma le nostre emittenti televisive avevano deciso di ignorare il fenomeno. Adesso i TG, i Talk show, gli approfondimenti vari non possono fare a meno di correre forsennatamente, con la lingua fuori, dietro ai contadini per recuperare il tempo perduto. Questo accodarsi al corteo dei trattori, alla ricerca di interviste e scoop, personalmente, mi genera un certo fastidio. Perciò, posso capire la rabbia di questi poveretti, costretti a fare giornate di blocchi coi trattori, portarsi da mangiare pagnotte, salami e vino, lì ai caselli delle autostrade per avere più visibilità. Ai trattori con bandiere di nazioni si è aggiunta finalmente anche l'Italia col suo tricolore. Lollobrigida credeva che bastasse darsi l'etichetta di Ministro per la Sovranità Alimentare, per ammansirli. Ci ha pensato la Ue che ha bloccato la sua legge contro la carne sintetica. a far sapere CHI COMANDA davvero. Ora si sono mobilitati anche gli agricoltori italiani e alcuni sono già arrivati a Bruxelles sotto il Palazzaccio della Ue insieme ai loro confratelli di altre nazionalità. Qualcuno,  in linea con Coldiretti, altri più irriducibili e determinati,  per far capire che non è con la solita elemosina degli incentivi, dei rinvii e delle deroghe che si ottiene la salvaguardia di un bene prezioso come l'agricoltura, senza la quale non si mangia e non si vive.

Veniamo alla Francia, il paese più agricolo d'Europa, ma anche il più avanzato in fatto di lotte. L'Esagono infatti è quasi tutto pianeggiante e collinare, fatti salvi il Massiccio centrale, le Ardenne e il versante francese delle Alpi. La Francia vinicola del Bordolese, la Francia opulenta della Borgogna, la Francia dell'Occitania, della Provenza, la Francia di Normandia, della Val de Loire, della regione Champagne-Ardenne, è tutta una coltivazione, una coltura e un allevamento di bovini che pascolano placidi per la campagna. "Eh la vache!" è un'esclamazione che rientra spesso nelle conversazioni di qualche bontempone francese. Perfino l'avverbio di modo impiegato nel francese gergale per indicare una quantità notevole è "vachement". "C'est vachement beau!c'est vachement joli!c'est vachement sale!". Noi diremmo  forse "tremendamente", ma non ci sogneremmo mai di dire "vaccamente". Alla mia domanda divertita sul perché usassero un avverbio così bizzarro, mi venne risposto con semplicioneria: "Parce qu'on a beaucoup de vaches". 
Potete quindi immaginare cosa significhi per loro, vedersi buttare per aria l'agricoltura e l'allevamento di mucche che adorano quasi quanto gli Indiani e che sono parte integrante del paesaggio francese. 

Le "Jacqueries" sono state le prime rivolte contadine dell'Età feudale del tardo Medio Evo, parola proveniente da Jacques Bonhomme, il soprannome sarcastico che i nobili davano ai contadini. Jacquerie, è una parola presa a prestito  da loro, usata anche nella nostra lingua che ha assunto ormai un significato esteso per indicare tutte le ribellioni, anche quelle non necessariamente agricole. Non sono rari gli intellettuali e filosofi francesi in queste ore che si schierano dalla parte degli agricoltori-allevatori. Alcuni dichiarano con orgoglio di essere figli di contadini. Potremmo noi pensare di avere figure umili e nel contempo fiere, in grado di superare i reciproci steccati ideologici per difendere il loro patrimonio agricolo? Sinceramente, ne dubito. 

Ho pescato a caso due filosofi: il cattolico Robert Redeker e l'ateo anarco-libertario Michel Onfray, e in entrambi i casi - pur nelle loro  reciproche differenze - ho colto l'orgoglio e la fierezza di essere e di sentirsi figli di agricoltori e di operai agricoli, rivendicando in modo irrinunciabile, il loro legame con la Madre-Terra. Traduco e riporto un pezzo da Le Figaro su quanto scritto da Robert Redeker, già noto al pubblico italiano per aver difeso strenuamente la lectio magistralis di papa Ratzinger a Ratisbona, il quale parla di una vera e propria "sollevazione del popolo della terra":


La crisi agricola non è soltanto la crisi dell'economia agricola, è soprattutto, analogamente alla crisi della scuola, una crisi di civiltà. La scuola e l'agricoltura stazionano ai fondamenti della società. Ne assicurano la sua continuazione: trasmissione della cultura, per la scuola, trasmissione della vita biologica, per l’agricoltura. Ma, trasmettendo la vita, l’agricoltura, come la scuola trasmette nello stesso tempo dei valori, un' idea della Francia, un' anima collettiva. Il punto comune della scuola come dell'agricoltura è l'immersione nel passato. Scuola e agricoltura ci riconducono, come attraverso radici che scavano l'humus dei secoli, il passato e i suoi valori nel presente. Esse nutrono il presente del succo che estraggono nel passato. Senza dubbio è necessario vedere in questa fedeltà al passato la ragione per spingere a una modernità che si vuole sradicata e autorizzata a ridurre l'una e l'altra, la scuola e l'agricoltura, allo stato di fantasma. (...)

https://www.lefigaro.fr/vox/societe/robert-redeker-la-revolte-des-agriculteurs-est-le-veritable-soulevement-du-peuple-de-la-terre-20240128


Interessante anche la denuncia accorata di Michel Onfray, che ricorda come la Francia in fatto di agricoltura, abbia dato a questa Europa, assai più di quanto non riceva di ritorno. "La rivolta degli agricoltori è espressione di una Francia che rifiuta il vassallaggio all'Unione Europea". E nel suo video-intervista, che consiglio vivamente di ascoltare, parla di una vera e propria volontà di distruzione del Contado (la destruction de la Paysannerie) da parte delle lobby ecologiste, volontà nascosta dietro il concetto mistificatore di "sostenibilità",  di salvaguardia dell'ambiente, nonché  di riduzione delle emissioni di CO2. Con la fine dell'agricoltura si ha, secondo Onfray, la fine della civiltà medesima. 



Ho messo in giustapposizione due filosofi di tendenze diverse, con un'unica costante: l'amore per la propria terra, civiltà e Patria, e l'aver compreso che "agricoltura" (ovvero coltura dei campi) è essa stessa,  a partire dalla parola, identità, cultura e civiltà.

Mentre ci compiacciamo che i contadini coi loro trattori, stiano finalmente cingendo d'assedio il Palazzaccio di Bruxelles, i pennivendoli e intellò di casa nostra, sono già pronti a mettere il colore politico alle proteste: "fascisti", "no vax", "estremisti", schiavi come sono - per usare le parole di Michel Onfray - di una obsoleta visone marxista che vuole vedere nel contadino un padroncino ottuso, miope, attaccato alla terra e sostanzialmente, un  piccolo borghese ("petit bourgeois") attaccato allo status quo. 

Occorre fare attenzione, però, che questa mobilitazione  non faccia la fine dei Gilet Gialli, i quali hanno lottato strenuamente, ma poi non sono riusciti a uscire da quel movimentismo, privi  com'erano di un'organizzazione politica alle spalle e di una leadership forte e determinata.  E perciò, movimento  destinato a scemare e a defluire. Il Sistema non aspetta altro che poter infiltrare al proprio interno agenti provocatori (i casseurs, i black  bloc) o, di converso,  pompieri sindacali destinati a portare le lotte sul binario morto di quel sindacalismo agricolo, tanto caro alle istituzioni. Quello che non porta a casa (o meglio, in cascina) un bel niente.

*video di  Michel Onfray https://www.youtube.com/watch?v=hZKjgIPmfys

Giorno della Candelora