Marine Le Pen parla, in questa seconda parte del suo discorso, di aspetti importanti della sovranità, anche di quella alimentare e perfino di quella digitale, del furto dei dati, del cyberspionaggio, ma anche di valori più impalpabili come la cultura, il retaggio storico-linguistico-culturale. In particolare sull' eredità dei beni e il diritto di trasmissione-successione dei beni da padri in figli. Soprattutto lo scopo principale è ripristinare il Primato della Politica, dandole onore e sottraendola all'orrore finanziario-economicista che attraversa il nostro tempo. L'ultima parte in chiusura è dedicata al perché del cambiamento del nome da Front National a Rassemblement. E curiosamente i nostri cari media si sono concentrati solo su questa inezia, tralasciando tutta la parte "di sostanza" del suo discorso. Considero una parte importante di questo discorso, anche il volerla fare finita una volta per tutte col maggio '68 detto "maggio francese".
E a fronte di questi due totalitarismi (ll mondialismo e l'islamismo) la nostra risposta non è più né collettiva né nazionale. Ogni giorno, veniamo intimati a sottostare all'individualismo più sfrenato.
Ciascuno è invitato dal Nuovo ordine mercantile a obbedire solo ai suoi desideri, desideri illimitati e a volte lo si vede con la tolleranza insopportabile verso i delinquenti e le loro pulsioni.
Vi è una profonda regressione che ci porta verso una società immatura, una società che ignora che si diventa adulti quando si fa esperienza dei propri limiti
Non esiste una società senza limiti
Cinquant' anni dopo, i sessantottari panciuti e brizzolati conoscono la loro apoteosi con la società edonista promessa dal mondialismo. Loro che falsamente ma scientemente avevano confuso l'autorità con il dominio, loro che hanno fatto ritirare le pedane sulle quali si ergevano le cattedre per mettere il maestro al livello dell'alunno, possono rallegrarsi di una società senza ostacoli, una società nella quale l'individuo assoluto non conosce che una regola di vita: vivere per sé stesso con il danno collaterale del disprezzo per gli altri, l'indifferenza per la gente, l'incoscienza per l'avvenire, il sentimento di poter godere senza costruire, quello di consumare senza trasmettere.
Non stupisce che
Cohn-Bendit si sia riconosciuto nel progetto di Macron e l'abbia sostenuto.
Non esistono società senza principi.
Il 28 aprile faremo a Parigi un incontro sul tema "5
0 anni dopo: finiamola col maggio '68", poiché finirla col maggio 68 fa parte del nostro progetto.
La trasmissione dei beni, virtù cardinale delle nostre società fin dalla notte dei tempi, viene cancellata e nessuno si stupisce più se una residenza negli USA abbia più valore di una nazionalità quale criterio di applicazione del diritto di successione ai figli francesi. (ndr: allusione al caso dell'eredità di Johnny Hallyday dai quali stanno fuori i figli francesi).
"Vietato vietare", dunque tutto diventa un diritto, compreso il diritto a un figlio che sfocia nella maternità surrogata (GPA = Gestation pour autrui). Cioè negli uteri in affitto, pratica moralmente distruttrice che mira a fare del bambino l'oggetto del commercio e quindi un oggetto di consumo.
Questa mercantilizzazione del mondo che vorrebbero imporci ci è insopportabile.
Pensate, il rapporto che dà conto sul morale delle famiglie riposa esclusivamente sulla loro voglia di consumare.
Si tratta forse unicamente di "morale" quando l'INSEE (ndr: l'Istat francese) decide di fare entrare il traffico di droga nel calcolo del PIB (il Pil d'oltralpe), cioè della ricchezza prodotta?
Siamo in piena inversione dei valori.E non può esistere una società senza valori.
Poiché la GPA (utero in affitto) non è che l'inizio.Già vediamo sorgere la promessa di controllare, attraverso la tecnologia genetica, le caratteristiche intellettuali e fisiche dei bambini, e sopprimerli se è il caso, fin dalla nascita. Il culto della "performance" come la concorrenza generalizzata, eretti a valori assoluti, inciterà numerosi genitori a cedere a questa tentazione
Infine, oltre a ciò, si porrà la questione del
TRANSUMANESIMO, cioè alla fabbrica su scala quasi industriale di bebé "migliorati".
Alcuni stati sembrano lavorarci sopra per selezionare individui con il 200 di QI. Proprio come le grandi aziende alimentate dai profitti generati dai social network.
Alcuni dirigenti con l'assicurazione multimiliardaria, si sono dati il modesto (
si fa per dire) obbiettivo
della morte della morte.
Si gioca a mosca cieca sul bordo di un precipizio.
La Scienza scatena su di noi il mito prometeico di rendere l'uomo uguale a Dio.
Lo si vede, salvo ammettere la barbarie tecnologica, che il mondo che sta per arrivare non può affidarsi alle leggi di mercato per regolarsi.
Al rischio di esaurire il pianeta a cui si ingiunge di fornire rendimenti non superiore al 2 o 3% che sono quelli offerti dalla natura, e del 15 e 16% che sono invece quelli imposti dall'economia finanziarizzata, la mondializzazione vede il trionfo dell'Ordine mercantile che riduce l'essere umano allo
stato di merce e l'individuo alla sua sola capacità di produrre e consumare.
- Il Salariato, è un lavoratore pagato per la sua missione: La Legge del Lavoro di Macron ha gettato le basi di questo anti-modello sociale.
- Il Pensionato, non è più produttivo e può dunque essere l'oggetto di una vessazione fiscale e diventare la mucca da latte del governo.
- Il Consumatore,è sottomesso al sacro dogma del mercatismo che fa penetrare a casa nostra derrate prive di norme sanitarie, che bara con gli OGM nei prodotti e fa pascere le vacche nutrendole con mangime animale.
La riappropriazione delle risorse non tocca solo i beni vitali come la terra, l'acqua, l'aria, ma gli esseri viventi con semenze geneticamente modificate per esseri sterili e gli agricoltori asserviti,permettendo così alle grandi multinazionali di controllare l'alimentazione del pianeta.
Questa appropriazione degli esseri viventi è anche l'appropriazione dei caratteri genetici di tutte le specie ai fini industriali. E questo è già iniziato.
Se il bel principio di libertà è invocato dai mondialisti, non è per liberarci ma per deregolamentare, cioè imporre la legge del più forte e asservire tutti gli altri.
Il Modello Macron non conduce a una liberazione, ma ad una alienazione.
Un individuo che non è attaccato a niente né a una storia né a un progetto collettivo, non ha avvenire, è un uomo solo, un uomo vulnerabile, ma per Macron e i suoi amici di Davos, diventa allora un uomo finito, adatto a seguire docilmente la mandria della mondializzazione.
La società di Macron è una società dove il cittadino è esposto a molteplici insicurezze.
Insicurezza sociale con il principio del dipendente usa-e-getta o il progressivo disfacimento delle protezioni sociali;
Insicurezza del potere d'acquisto con salari contrattuali che possono essere abbassati dagli accordi aziendali, con il CSG che taglia improvvisamente le pensioni o, ad esempio, il racket degli automobilisti;
Insicurezza economica con l'installazione di una distorsione generalizzata della concorrenza tra prodotti francesi e importati e una distorsione nel traffico di servizi tra i lavoratori francesi e quelli distaccati.
Insicurezza giuridica con la complessità e l'instabilità delle norme, dei regolamenti, della retroattività delle leggi e della giustizia sempre più lontane dal contendente; insicurezza giuridica anche perché a livello mondiale viene creata
l'extraterritorialità della legge americana; ma anche attraverso accordi di libero scambio, gli organi arbitrali privati impongono le loro decisioni che saranno superiori alla legge dei nostri stati.
Insicurezza patrimoniale con il riorientamento autoritario del risparmio verso investimenti finanziari o la caccia al proprietario immobiliare perché in una società nomade tutto deve spingerci alla mobilità e quindi in questo caso, essere piuttosto "inquilino" che proprietario: questa è la logica delle due misure incrociate che sono la riforma dell'ISF e l'estinzione della tassa immobiliare.
Per i sigg
. Attali e Macron anche il
patrimonio deve essere nomade
Insicurezza fisica con l'esplosione della delinquenza e la minaccia permanente del terrorismo, una delinquenza che non si vuole veramente sradicare, un terrorismo che non si osa nemmeno nominare;
e un disegno di legge che libererà i trasgressori nelle nostre città e delle campagne con i fallaci pretesti del sovraffollamento carcerario.
Insicurezza culturale con l'invasione dei nostri paesi da parte di grandi migrazioni popolazioni completamente incontrollate, che creano da noi aree di illegalità, con l'importazione di costumi e regole contrarie ai nostri valori e in particolare ai nostri principi di laicità o del rispetto della libertà e dell'integrità delle donne.
Le anime belle pensavano che la maggior parte delle persone emigrasse qui da noi per godere delle nostre libertà; in realtà portano a noi i loro tabù, i loro divieti.
Questi loro costumi ci vengono ora imposti ovunque: per strada, nell'impresa, a scuola, negli ospedali, nelle mense, sulle spiagge.
Insicurezza digitale che vede, di fronte all'inerzia dell'Unione Europea, i giganti americani di Internet, i
Gafa, cioè i giganti di Internet (
Google, Apple, Facebook, Amazon), impadronirsi e conservare i vostri dati personali, quelli delle nostre aziende e quelli dei nostri stati. Questa appropriazione, che, come ci ha ricordato Steve Bannon ieri, raggiunge non solo la nostra sovranità nazionale, ma anche la nostra sovranità digitale.
Siamo in procinto di perdere la guerra dei dati.
Per quanto riguarda il terrorismo, l'Unione europea non ha capito che questa guerra era preordinata.Quando acquisti un libro su Amazon, il
software ti offre immediatamente i libri che ti potrebbero piacere.Questo incrocio di dati abilitato dall'intelligenza artificiale consente già a queste aziende di conoscerti intimamente, totalmente, meglio dei tuoi parenti, meglio di quanto tu conosca te stesso, per vendere questi dati, senza il tuo consenso, per generare centinaia di miliardi. Sono progettati per indovinare e anticipare i desideri del consumatore e prevedere ciò che comprerai prima ancora che tu lo sappia.
È un grande pericolo per voi, per la vostra libertà d'inviduo, perché siete tracciato commercialmente come una preda durante un safari. È un pericolo ancora più grande per il paese che vede tutti gli scambi delle nostre imprese strategiche o delle nostre amministrazioni, in balia di queste multinazionali.
Noi crediamo nella politica, nel primato della politica.
In un momento in cui è di moda depoliticizzare tutto nel nome della fatalità dell'economia, per disprezzare la politica e le politiche, per screditare la voce politica, noi crediamo che la volontà politica non sia mai stata così vitale, in quanto essenziale per salvaguardare le nostre libertà.Accettare che la politica si riduca a gestire le conseguenze dannose delle regole imposte dal mercato globale e ultra liberalista è muoversi verso un
totalitarismo economico.
Solo la politica può essere un regolatore legittimo.
Solo la politica è compatibile con un processo democratico.
Solo la politica è in grado di imporre al feudalesimo del mercato un giusto ordine, il rispetto dell'interesse generale e la libertà individuale.
Pensiamo, al contrario di Macron, che il peggio sarebbe il
laissez-faire, lasciare che le leggi del mercato governino a rischio di vedere le nostre libertà diventare virtuali come il loro mondo.
Ci tocca quindi inventare nuove regole.
Queste nuove regole dovranno toccare l'economia, le grandi migrazioni dei popoli, il sociale, la tecnologia, la scuola, la cultura e infine tutti gli ambiti politici.
Noi preferiamo il "noi" all' "io" e crediamo che l'Essere è preferibile all'Avere,
Siamo il partito delle fedeltà, fedeltà ai nostri impegni, al nostro Paese, alla nostra cultura, al nostro popolo ai nostri valori di civiltà.
Noi opponiamo alla società materialista delle multinazionali e dei banchieri, la comunità dei sentimenti, del senso di appartenenza che ci lega al passato e ci lega al futuro in una
comunità di destini - quella sensazione fraterna che unisce i francesi l'uno all'altro, indipendentemente dalla loro origine, indipendentemente dal loro colore di pelle, indipendentemente dal loro livello sociale.
Il nostro progetto poggia su tre pilastri essenziali:
Trasmissione, Protezione, Libertà.
La trasmissione, è normale per quelli che si considerano eredi di una civiltà, di un paese, di una cultura. Questa eredità dei secoli, sarà un giorno l' eredità ai nostri figli. La trasmissione ci crea degli obblighi. E' un dovere sacro.
Ma è anche il diritto di un intero popolo alla
continuità storica, riconosciuta del resto dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite del 2006 sui popoli autoctoni. E' la saldatura tra le generazioni, ma anche una condivisione tra i vivi.
Rifiutare la conservazione del sapere accumulato, sottoporsi a massicci trasferimenti di tecnologie, organizzare la frattura dell'identità attraverso la
tabula rasa è una sconfitta del pensiero, tanto quanto un tradimento della comunità nazionale. Per i nostri figli, la non trasmissione del loro patrimonio, vale a dire etimologicamente dei " beni ereditati dai loro genitori" è un
esproprio, una mutilazione, una lobotomizzazione.
La trasmissione non riguarda solo il patrimonio materiale, ma anche il patrimonio immateriale e impalpabile che costituisce l'anima del nostro popolo, la sua lingua, le sue tradizioni, i suoi valori, le regole di vita e di funzionamento che si è dato, la sua identità, il suo gusto per la vita e quindi la sua aspirazione a progettarsi nel tempo. Senza trasmissione, non ci sono più paesi, ma solo un conglomerato di individui sparsi che la retorica sul "vivere insieme" e le spese rovinose della politica municipale non riusciranno mai ad amalgamare.
La nazione come sentimento nazionale sono valori belli da insegnare.
La trasmissione è con l'istruzione il primo dovere della scuola. Restaureremo le scuole, gli insegnamenti fondamentali e nell'interesse dei nostri figli, l'autorità dei maestri, così come vigileremo alla trasmissione dei nostri antichi saperi, all'espansione della nostra lingua e cultura e più largamente a tutto ciò che attiene alla genialità francese.
Il secondo pilastro del nostro progetto è la protezione.
Noi siamo la forza politica che si è data per compito primario, quello di proteggere i Francesi.
Dobbiamo, pertanto, arrestare il
declassamento programmato delle
classi medie che vedono il loro potere d'acquisto erodersi sotto l'aumento delle imposte e dei prelievi forzosi. Quel declassamento generalizzato che fa sì che gli unici che pensino ancora che i loro figli avranno una vita migliore siano gli immigrati.
Siamo i difensori degli operai, degli impiegati e di questi infelici agricoltori sacrificati all'altare del libero mercato mondiale e della concorrenza sleale. Siamo i difensori degli umili ai quali esprimiamo la nostra solidarietà nazionale.
Siamo i difensori, e pure gli ultimi, della Repubblica francese, svuotata del suo contenuto dalle successive rinunce e che, anno dopo anno, è sempre meno indivisibile, sempre meno laica, sempre meno democratica e sempre meno sociale, i cui leader parlano in inglese, la cui bandiera è obbligata a lasciare il posto alla bandiera europea, il cui motto è relegato a iscrizioni svuotate della loro sostanza che sono ancora mantenute su alcuni frontoni pubblici, il cui principio " il governo del popolo, dal popolo e per il popolo "è stato sacrificato all'altare della capitolazione in nome delle istanze sovranazionali.
Siamo i difensori del servizio pubblico, la cui immagine, per troppo tempo appannata dall'oltranzismo sindacale, ha offuscato il suo scopo essenziale: garantire l'uguaglianza tra i cittadini e la protezione dei deboli, per offrire a tutti i francesi ovunque vivono sul territorio, il diritto di educarsi, di muoversi, di curarsi. I Francesi hanno la sensazione di pagare sempre di più per prestazioni sempre più scadenti.
In Francia, ad eccezione degli ecclesiasti, non ci si veste in tenuta religiosa per le città.
In Francia, non ci si bagna vestiti nelle piscine pubbliche.
In Francia, si può credere o non credere, si sceglie la religione che si abbraccia, o si può uscirne.
In Francia, le donne si vestono come vogliono senza essere importunate.
In Francia, si stringe la mano alle donne.
In Francia, quando si è stranieri si rispettano le nostre leggi e il nostro popolo.
In Francia se si delinque e si è stranieri, si deve prendere un aereo di rimpatrio.
Nel nostro paese che è stato dilaniato da spaventose guerre di religione, è stato trovato un equilibrio e la laicità è un valore che fa parte del patto sociale e quindi della nostra identità.
Dato che noi crediamo che la Francia non si limiti a qualche grande metropoli e che il ruolo dello stato è di offrire a ciascuno uguaglianza di opportunità, di servizi, noi difendiamo le zone rurali dimenticate che subiscono la soppressione dei servizi di pubblica utilità.
.Non consentiremo la privatizzazione dilagante né delle nostre forze di pubblica sicurezza a favore di società private con assunzioni incontrollate, né del SNCF (Société Nationale des Chemins de Fer
Français), a beneficio di una concorrenza che investirà in linee redditizie e lascerà i finanziamenti francesi impossibili su piccole tratte - ultime costole che irrigano la nostra ruralità.
Nel contesto dell'esplosione di un crimine sempre più violento, che si estende fino alle campagne più remote, il lassismo di stato è irresponsabile: la polizia, la gendarmeria, le guardie carcerarie, i poliziotti municipali e i nostri soldati contribuiscono tutti alla nostra sicurezza e alle nostre famiglie. Queste forze devono essere sostenute, devono essere riconosciute e l'appoggio della nazione deve essere totale.
Ecco perché il nostro esercito deve essere ridimensionato e la nostra politica estera fondata sul rispetto di tutte le nazioni, ed essere lo strumento della pace, di difesa dei nostri interessi vitali e d'influenza del nostro paese. Nell'ambito del terrorismo, siamo gli unici a chiedere che l'atto terroristico non sia più considerato un atto di delinquenza ordinaria, ma un atto di guerra.Questo cambio di approccio inverte tutto.
In effetti, aprirebbe la strada a un trattamento speciale con procedure specifiche, con giurisdizioni specializzate, come la Corte per la Sicurezza dello Stato che chiediamo, e la reclusione con regole speciali adattate alla pericolosità degli islamisti.
Infine, se dovesse accadere che questi barbari perpetuassero crimini in Francia o sui Francesi a causa del lassismo del governo, riterremmo Macron e il suo ministro dell'Interno, responsabile di questi crimini.
E poiché parliamo di protezione, sono obbligata a tornare sulla sovranità digitale della Francia. Vi ho detto, in un mondo di dati digitali, quelli che producete navigando o pubblicando su Internet, e che costituiscono una ricchezza essenziale, che la Francia si trova nella situazione di una colonia dalla quale depredare materie prime. Perché, ad esempio, non esiste un Google francese o europeo? Perché un continente come l'Europa è dipendente dai software americani e presto cinesi che captano, spiano le attività economiche delle persone?
Lasciare andare i nostri dati all'estero è ad un tempo disastroso per la nostra economia e suicida per i nostri interessi strategici.
Non è forse una nuova prova della pochezza dei nostri governi falsamente competenti e dell'Unione europea, Cavallo di Troia del mondialismo e degli interessi americani?
Chiediamo che questa questione della sovranità digitale diventi una grande causa nazionale, proponendo qualche misura immediata. Serve informare meglio gli utenti francesi sul recupero dei propri dati personali non appena essi convalidano le condizioni generali d'uso.
Armonizzare la legge digitale a livello nazionale creando un codice che includa sia la legislazione europea, sia la legislazione nazionale e gli standard esistenti.
Stabilire l'obbligo di memorizzare i dati personali nei server in Francia, senza trasferimento. Sviluppare soluzioni di software liberi nelle pubbliche amministrazioni, nelle università, scuole e incoraggiare il loro utilizzo presso il grande pubblico.
Aprire a livello europeo, con tutti i paesi che lo desiderano, un progetto di cooperazione digitale volto a preservare la sicurezza e la sovranità dei nostri stati e la libertà dei nostri cittadini.
Questi problemi, a nostro avviso, sono eminentemente complessi e, di fronte a monopoli che godono di un notevole potere finanziario, richiedono la mobilitazione di risorse di cui solo uno stato o un gruppo di Stati possono disporre.
Il terzo pilastro del nostro progetto è la libertà
Da parecchi anni ciascuno di noi ha la sensazione che una sorta di coperchio è stato messo sulla nostra società. Il politicamente corretto costringe ad aderire alla tirannia della conformità. Le parole sono tabù. Le verità anche obiettive sono censurate come mostrare le atrocità di Daesh. Il governo prepara una legge sulle fake news con un controllo della parola pubblica in periodo elettorale, un tentativo di messa sotto controllo di internet. Macron decisamente più a rimorchio di quanto non voglia apparire, crede di doversi allineare a una misura liberticida che gli Eurocommissari vorrebbero imporre su tutta Europa. Difenderemo la libertà d'espressione su Internet come la difendiamo per chiunque subisca delle pressioni per essersi espresso liberamente, che si tratti del giornale Le Monde il quale si è visto minacciare sulla raccolta pubblicitaria per aver contraddetto un gruppo finanziario, sia che si tratti di un individuo o partito politico privato del contro bancario per aver denunziato certe pratiche del sistema finanziario.
Viviamo, in materia di libertà economica, una logica paradossale. Da una parte i grandi gruppi godono della stessa libertà di una volpe nel pollaio.
Dall'altra, i piccoli vengono sottomessi ad angherie insopportabili nella quotidianità che penalizzano il loro sviluppo.
Anche in questo caso, dobbiamo mettere a posto nuove regole improntate sul pragmatismo e sull'efficacia.
Le piccole e medie imprese sostengono la Francia e devono a loro volta, essere sostenute e aiutate ad espandersi. E' quel che chiamiamo patriottismo economico che è legittimo e che metteremo in opera, poiché in un contesto di guerra economica tutti lo applicano.
Il miglior servizio che può essere dato agli imprenditori è di lasciarli lavorare e se lo stato deve intervenire è agevolando un ambiente economico favorevole a tutti: oneri ragionevoli, semplificazioni amministrative, incentivi per ricerca, innovazione ed esportazione, impianti di trasmissione, reti di trasporto adeguate, connessione dei territori, formazione iniziale e continua del personale, sicurezza giuridica e fisica in particolare e, naturalmente, legale e commerciale concorrenza leale ...
Parallelamente crediamo in uno
stato stratega, cioè a uno stato capace di dare impulso per supportare l'iniziativa privata : è stato il caso di France Télécom divenuta la sociétà privata Orange, sarà il caso dei progetti industriali nel settore "oro blu" (il mare) o per gli investimenti colossali che necessitano di intelligenza artificiale o ricerche sull'energia.
Sul diritto del lavoro, anche se alcuni punti meritano di evolvere, non crediamo che una precarietà del lavoro salariato così come appare dalla "legge sul lavoro" (
Loi Travail), sia una soluzione accettabile. Non vogliamo coinvolgere il dipendente contro l'azienda.La precarietà del lavoro che presentano sotto il termine moderno di "mobilità" deriva, a sua volta, da quello spirito nomade che ho denunciato prima. Allontana affettivamente il dipendente dall'impresa.
Per noi, una legge sul lavoro è prima di tutto una legge contro il
dumping sociale, pratica ambientale, profondamente ingiusta, ma anche una legge sull'innovazione e la ricerca: è così che difenderemo meglio il lavoro, il valore a cui siamo profondamente attaccati. Il lavoro deve essere incoraggiato come parte di un'importante riforma fiscale che includerà
l'esenzione fiscale per gli straordinari.
In un paese in cui l'Assemblea nazionale è così poco rappresentativa ridotta a caricatura, difenderemo la libertà del popolo, vale a dire concretamente l'eguale diritto per i cittadini di scegliere i loro deputati attraverso il voto proporzionale nelle elezioni legislative.
In Europa, difenderemo la libertà della nazione con la libertà di tutte le nazioni del continente.
L'avrete capito, non più tardi di ieri, oggi e domani:
non marceremo sotto la bandiera stellata della UE. Gli preferiamo la moltitudini di bandiere nazionali che sono il frutto di una storia e il simbolo della
diversità tra i popoli, le culture, le nazioni e gli stati. Sono la realtà vivente del nostro continente. Noi non siamo anti-europei, siamo in opposizione alla Ue, cioè all'organizzazione federale dell'Europa.
E direi pure che è proprio perché ci riteniamo europei che siamo contro una Ue che infrange con i suoi fallimenti, i suoi metodi, il suo disprezzo per gli esseri e i popoli, il bell' ideale europeo. E grazie alle nazioni che la compongono sarà rispettosa dell'identità dei popoli, della loro cultura, della loro protezione sociale, sarà diversa e libera.
Sotto l'impulso del Prof. di diritto
Gilles Lebreton abbiano intrapreso una
nuova redazione dei Trattati. Questo progetto "Unione delle Nazioni Europee" (l'UNE) descriverà concretamente le istruzioni che metteremo in pista.
Nello stesso tempo, per dissipare le preoccupazioni sulla transizione dall'UE all'UNE, descriveremo ulteriormente la fase di transizione, le sue modalità legali, tecniche, politiche e diplomatiche.
Questo progetto mira a conferire sovranità a ciascuno stato nel quadro di una cooperazione libera, revocabile e flessibile.
L'Europa della sovranità nazionale sarà l'Europa del rispetto. La propaganda di Bruxelles ci dice che l'Unione europea significava pace: abbiamo la prova con l'esempio che vuole
la guerra in Irlanda, cercando di rompere l'equilibrio tra la parte settentrionale e meridionale dell'isola. L'UE sta cercando di riattizzare un conflitto così difficile da estinguere. Per provare a imporre il suo modello, l'Unione europea è pronta a tutte le violenze, a tutte le brutalità, a tutti i cinismi. Questo modello federativo è in crisi. Anche gli europei lo ammettono pubblicamente. Come nella vecchia Unione Sovietica, ripetono che se l'UE non funziona è perché non c'è abbastanza UE.
Noi pensiamo che ci sia troppa UE e non abbastanza Francia.
In occasione delle prossime elezioni europee ci sarà l'Europa delle Nazioni contro la Commissione europea. Per la prima volta possiamo pensare di espugnare la cittadella di vetro nella quale sono rintanati i grigi commissari di Bruxelles. Questa riconquista delle nostre libertà può partire dall'interno, dal Parlamento europeo. Noi stiamo dalla parte della Storia. Macron che tenta di usurpare la modernità nuota contro il senso della storia.
In tutto il pianeta, le persone aspirano alla protezione nazionale e alla difesa della propria identità a immagine delle più grandi nazioni del mondo, dall'India alla Cina, dalla Russia agli Stati Uniti, o dalla più piccola come l'Austria o l'Ungheria. Quattro anni fa in Italia, un giovane uomo di età inferiore a quarant'anni, Matteo Renzi, prese le redini d'Italia con una professione di fede volontariamente eurobeota.
Tutto ciò si commenta da sé. Lui era quello che dichiarava :
« La tradizione europea ed europeista rappresenta la parte migliore dell'Italia, come pure la certezza di avere un futuro ».
Un referendum e quattro anni dopo, i nostri alleati della Lega sono alle porte del potere. Segno evidente che assistiamo alla caduta del Macron italiano.
La vittoria dei popoli delle nazioni europee è uno degli obiettivi che perseguiamo per queste elezioni europee. Può quindi avere una portata considerevole perché il problema è di un'importanza assolutamente sottovalutata da un sistema sicuro che i partiti eurofederalisti dell'EPP e del PSE manterrebbero il loro potere in virtù di una legge divina.
In questa elezione due progetti si affronteranno: quello dell'UE difeso da Macron e sostenuto da Juppé e Cohn-Bendit, e il nostro, quello che presenterà la grande coalizione dei nazionali di cui il nostro movimento sarà il cuore e pure cuor battente. Tra i due non ci sarà nient'altro.
I partiti del vecchio mondo che hanno prosperato per decenni su un'ambiguità sono oggi attraversati all'interno da nuove divisioni.
A breve termine sono votati, sia all'implosione interna sia alla dissoluzione elettorale.
Il loro collasso in Europa ci permetterà di affrontare la sequenza delle prossime elezioni: locali - municipali / dipartimentali / regionali - con nuove prospettive.
Intendiamo istituire un'organizzazione rinnovata, più decentrata, con più pratiche collegiali e ulteriori opportunità per i membri, di esprimersi. In origine eravamo un partito di protesta, poi con il nostro ingresso nelle assemblee, siamo diventati un partito di opposizione. Non ci devono essere dubbi agli occhi di tutto ciò che ora siamo un partito di governo.
E poi dobbiamo attuare alleanze perché sotto la Quinta Repubblica, che si basa su un sistema di voto a due turni, è difficile vincere senza un'alleanza: lo abbiamo visto alle regionali.
Di fronte all'opinione, nei confronti di eventuali o anche dei futuri partner che aspettano questa rifondazione per unirsi a noi, non dobbiamo aver paura di affrontare la questione del nome del movimento.Voglio dirlo subito, non è mia intenzione proporvi il cambiamento del nostro emblema: la fiamma.
Noi conserveremo dunque la nostra fiamma stilizzata così elegante, moderna e riconoscibile.
Per ciò che riguarda il cambio di nome, non potevamo decidere durante il congresso se volevamo che tutti i membri potessero esprimersi. Perché abbiamo sempre avuto nel cuore del nostro progetto il rispetto della gente, del loro voto, del referendum, perché abbiamo combattuto nelle elezioni presidenziali sotto il motto "Nel nome del popolo", non posso immaginare nessun altro modo di organizzare votazioni di tutti gli aderenti su questo argomento e mi atterò alla loro decisione.
Il nome "Front National" porta una storia epica e gloriosa che nessuno dovrebbe smentire, ma sapete che è per molti francesi, anche in buona fede, un freno psicologico per unirsi a noi o semplicemente per votare . La parola "fronte" ha una connotazione di opposizione, ed era certamente giustificata per un'organizzazione che, negli anni '70, partiva da quasi nulla, era combattuta da tutti e decise di aprire un cammino nazionale nella giungla politica.
Abbiamo dovuto "fare fronte", è vero. Ma si "fa fronte" contro qualcosa o qualcuno, raramente PER o CON.
Ho molto riflettuto e mi sono a lungo consultata. La parola "nazionale" mi sembra imperativa, perché la nazione rappresenta per tutti noi il cuore del nostro impegno e del nostro progetto.Questo è ovvio per noi. Ma non basta. Nell'ora in cui la Francia vive una ricomposizione politica deve esprimere la nostra volontà di coalizione (rassemblement).
Segna l'esigenza assoluta di una nazione unita nella difesa della sua identità, prosperità sicurezza, libertà. Ma questo sarete voi a deciderlo e a votarlo.
Trasformare il FN in polo di coalizione per diventare maggioritario.
Questo obiettivo era quello delle "Generazioni Le Pen" quando assunsi la presidenza nel 2002.
Vorrei concludere ricordandovi le parole del grande soldato francese Hélie Denoix di Saint Marc che ho citato all'inizio del mio intervento:"Tutto è conquistato, tutto è meritato". "Se nulla viene sacrificato, nulla si ottiene."
Ecco signore e signori, amici miei. In tutti i progetti, in tutti i grandi viaggi - e nelle epopee politiche non si deroga alla regola del conoscere l'obiettivo, la via, i mezzi. Il nostro obiettivo è chiaro, è il governo. Il nostro percorso sono queste quattro elezioni che saranno altrettanti pioli di una scala da salire. I nostri mezzi sono una strategia al servizio di una bella e grande visione politica in grado di riunire coloro che amano la Francia , la sua storia con passione e vogliono dargli un futuro.
Viva la Repubblica! Viva la Francia!
http://www.frontnational.com/videos/discours-de-marine-le-pen-au-congres-du-front-national-a-lille/
(sintetizzato e tradotto da Nessie)