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17 April 2025

Roma senza papa




"Roma senza papa", è un romanzo di anticipazione teologica e di fantapolitica pubblicato postumo da Guido Morselli. Il romanzo è stato scritto nel 1966,  ma venne pubblicato nel 1974 dopo il suicidio dell'autore. Pur conoscendo grosso modo la trama di questo romanzo, confesso di averne letto solo degli stralci, ma di esserne stata incuriosita al punto da ripropormi di farlo integralmente. Conosco l'autore riscoperto postumo come "caso letterario" per aver letto altri suoi libri (nella fattispecie, Dissipatio HG e e Un dramma borghese).   Qui la trama  del libro citato, scritta con l'acutezza ironica di una vicenda che allora pareva surreale. La padronanza con cui Morselli si muove nei meandri delle dottrine teologiche, vere e immaginarie, della Chiesa, i magistrali ritratti di ecclesiastici di alto e di  basso rango, l’incessante invenzione satirica, fanno di quest'opera un felicissimo romanzo di ‘anticipazione teologica’. Morselli del resto, gode da tempo dell'attenzione di numerose pubblicazioni  da parte della critica letteraria. Da Valentina Fortichiari  che ha dato un grande contributo alla scoperta di questo caso letterario postumo, a Linda Terziroli  una  sensibile studiosa dell'autore, che ho avuto il piacere di conoscere. Qui, l'indagine di un'opera dimenticata, ma che oggi torna prepotentemente di attualità. Con una Chiesa sempre più sincretica e laica, le cui dispute teologiche somigliano ai dibattiti salottieri tra intellettuali di sinistra del film "La terrazza" (1980) di Ettore Scola, e con religiosi che assumono nel loro eloquio, psicologismi freudiani e sociologici, tralasciando ogni spiritualità: 

https://www.arateacultura.com/roma-senza-papa-di-guido-morselli-indagine-su-unopera-dimenticata/

 
La buonanima di Morselli, nato a Bologna ma di stanza a Varese, del quale ho pure visitato la deliziosa "casina rosa", ovvero la sua dimora-museo al limitar dei boschi sulle alture di Gavirate (dimora che aprono al pubblico ogni anno), non me ne vorrà, se non posso fare a meno di  accostare le vicende che stiamo vivendo a quanto ha descritto nel libro in tempi ormai lontani e non sospetti. E per descrivere il mio disappunto nel non comprendere le intenzioni dell'attuale papa, a ridosso della settimana pasquale  Incomprensibili le sue apparizioni assai irrituali. Sappiamo che la Via Crucis non la reciterà lui e che ha dato mandato al cardinale argentino Leonardo Sandri (salvo mutamenti successivi). Sul poncho a righe da campesinos indossato a San Pietro,  molti si sono già espressi (sottolineo l'articolo di Borgonovo sulla Verità e di Roberto Pecchioli). Sono d'accordo con loro quando asseriscono che non è un gesto di umiltà mostrarsi all'interno di San Pietro con la sciatteria dei pantaloni neri da parroco, i tubicini al naso e il poncho con la trama del "tarliso", ovvero quella rivestitura a rigoni dei materassi d'antan. Senza papalina in testa, senza anello e pure senza la croce in evidenza. E se si può e si deve provare  humana pietas per l'anziano sofferente dal volto gonfio per i probabili cortisonici assunti, è pur vero che soffriva anche papa Wojtyla, ma questo non gli impediva di indossare con dignità l'abito talare bianco fino alla fine, e di aggrapparsi al suo pastorale quale conforto spirituale, nei momenti di maggior sofferenza fisica. E cioè ai simboli del Pontificato. Quanto alla spoliazione dei simboli religiosi (la croce, il crocefisso, i colori della pianeta e dei paramenti liturgici del sacerdote quando officia la Messa, l'incenso, i salmi e i riti), mi pare pacifico che un cristianesimo deprivato dei suoi segni e dei suoi  simboli,  sia la palese rinuncia alla sua esistenza, poiché mai come in questi casi, la forma è sostanza. Arrivati a questo punto, non sappiamo nulla del calendario delle funzioni di questa settimana e della presenza di Bergoglio.  Questa strana indeterminatezza,  tanto fa pensare a una sorta di sedevacantismo coperto e tenuto segreto, e mi ricorda quando nel 2020 ci trattennero rinchiusi in casa senza poter onorare la santa Pasqua, senza alcuna spiegazione logica. Del resto, non dimentichiamo che la grande spallata alla chiesa venne assestata proprio in occasione della cosiddetta "pandemia", quando le porte delle parrocchie restavano chiuse, alcuni carabinieri salivano sull'altare maggiore per fare le loro reprimende a qualche preticello coraggioso (don Lino Viola), reo di voler officiare la Messa nel giorno sacro della Resurrezione. E quando io stessa mi intrufolavo di nascosto in qualche cappelletta di campagna rimasta aperta per misericordia, mi pareva di essere quasi un sopravvissuto personaggio da catacombe. E' con profonda tristezza che ho appreso la tragica notizia della domenica delle Palme insanguinata a Sumy in Ucraina. E ovviamente, per quella  serie ininterrotta di carneficine e di macerie senza fine che persiste  a Gaza, dove anche le piccole missioni cristiane vengono prese d'assalto e non risparmiate dalla violenza cieca e ottusa. Non se ne può più di sentire scuse meschine e crudeli come quella degli "scudi umani". Le vite umane sono vite umane e non porri che se ne tagli la testa, poi magari ricrescono.
 
 Giotto - La Resurrezione

In attesa che il mondo si riequilibri e scacci i demoni che lo rendono prigioniero, non rinunceremo, tuttavia,  alle nostre tradizioni, ai nostri riti, ai nostri simboli, a qualche strenna pasquale, ai dolci  fatti in casa (ogni regione ha i propri) da scambiarci insieme agli auguri ai nostri cari e ai nostri amici. Pertanto,  non possiamo rassegnarci a questo quadro di desolazione, poiché credo che arrendersi e darsi per vinti (anche se intorno a noi tutto congiura a  farci star male),  è impedire che avvenga il miracolo della vita e del mondo che si rinnova. 
Perciò,  Buona Pasqua a tutti!


San Roberto (giovedi santo)


11 April 2025

La visita dei reali inglesi. A che scopo?




E'  una domanda, quella del titolo, che ci facciamo in tanti. Scusate se i reali preferisco chiamarli "inglesi" riferendomi alla lingua, piuttosto che "britannici". E dato che il periodo che stiamo vivendo non è  dei migliori della storia, sempre carico com'è di incognite, di "emergenze" e  di incertezze, è legittimo avere qualche sospettuccio circa la loro visita in Italia. Non so voi, ma io alla favoletta del semplice viaggio romantico di Carlo e Camilla in Italia per il Ventennale  del loro matrimonio, non ci credo.

Dirò la verità. Ho visto le immagini dei reali in visita davanti ai nostri bei monumenti e mi ha contrariato molto cogliere la piaggeria del popolino italiota festante e indottrinato al protocollo di prammatica che lo vuole su modello  "italiani brava gente". Sempre pronti a mettere a testa in giù su modello Piazzale Loreto, il politico di turno sgradito, ma poi generosi in inchini, riverenze, baciamano, cerimonie, retorica a profusione per la famiglia reale inglese.

Mi hanno nauseato tutti quegli inchini, riverenze, banchetti,  schiere di ciambellani di corte che preparavano maxi-pizze e piadine; re Carlo che si aggira tra i cuochi con aria di falsa benevolenza. Le cornamuse  dei Royal Pipers al Quirinale. I brindisi, il regale banchetto di stato. Con il trattato di Cassibile ancora in corso, vedere il re d'Inghilterra e  sentire le cornamuse suonare all'impazzata dentro le sale del Quirinale, mi ha fatto un effetto ben poco gradevole. Della serie, quando l'Italia era una colonia inglese


Inoltre, c'erano bambini in fila come tanti Balilla che agitavano le bandierine dell'Union Jack britannico davanti alla scuola Manzoni, al passaggi dei reali. L'inquilino del Colle che ha smesso la cravatta per indossare il papillon di seta mentre regge lo strascico al re albionico, il quale, per l'occasione si è messo pure a piantare un albero per fare sfoggio della sua educazione al Green. Per non parlare del suo discorso in uno strascicato italiano alla Camera coi nostri politici  pateticamente sull'attenti e in preda all'ansia da Protocollo. E la sua consorte, sempre lì, rigida e impettita come una scopa rivestita a festa. Non riesce ad essere elegante e femminile nemmeno avvolta dai tessuti più preziosi. 

Non poteva mancare lo spettacolo aereo delle nostre Frecce tricolori che si intrecciano con le Red Arrows del Regno Unito.  Ma il culmine è  toccato durante l'ultimo giorno di  visita a Ravenna con le note  della canzone di Casadei  "Romagna mia" e tutti quei comunistoni romagnoli che mandano lì la vecchia partigiana d'occasione fatta girare per l'uopo come la Madonna  Pellegrina, la quale si inchina alla Corona. Tante lotte sociali per poi genuflettersi a reali nemmeno nostri. Insomma, ce n'è per tutti!  Resta l'enigma della visita... E il non detto, in politica, conta assai di più delle dichiarazioni ad uso telecamere. 

Sì, sì, c'è la cordialità e l'amicizia tra i popoli, l'Albione e la Londra dei Cospiratori che ha dato asilo politico agli esponenti del Risorgimento massonico come Mazzini. La stima per Garibaldi, eroe dei due Mondi. Ma alla luce del teatro bellico nel quale siamo immersi, è essere diffidenti, se penso che ci sia di mezzo il "riarmo" Eu e magari gli eventuali  preparativi bellici? O reclamare comunque un impegno maggiore nell'ambito del conflitto russo-ucraino?


We'll meet again- diceva l'allora giovane Regina Elisabetta (foto in bianco e nero) ai soldati in partenza durante la II Guerra Mondiale, parafrasando una nota canzone di Vera Lynn del 1939.  Affermazione ottimistica, dato che molti soldati non sopravvissero e non tornarono mai più a rivedere i loro cari. 

PS: Qui la scena finale del film di Stanley Kubrick "Il dott. Stranamore", dove riappare la canzone di Vera Lynn, in chiave parodistica e satirica, tra i disastri nucleari e il fungo atomico :

https://www.youtube.com/watch?v=RkpOSzcy0Vk

Santa Gemma

05 April 2025

Una democrazia sempre più à la carte




Una democrazia à la carte, come quella dei tiranni alla Caligola. Come quella dei feudatari quando decidevano chi poteva passare dal ponte levatoio, e chi invece doveva essere scaraventato giù dal fossato. Come hanno visto che i sondaggi in Francia favorivano  il Rassemblement National, ecco che è stata applicata subito la cura Thierry Breton contro la sua leader Marine Le Pen. Ricordate ciò che disse il citato Commissario europeo per il mercato interno?
«Abbiamo annullato il risultato delle elezioni in Romania, lo faremo altrove»: parole che sconvolgono.  Una dichiarazione di guerra, una promessa cui tener fede. Detto fatto. Con la Le Pen abbiamo un bel replay. Un replay sospinto con l'aiutino (in realtà aiutone) della magistratura francese, che si mostra degna compare della nostra. Breton ha ammesso, in un'intervista televisiva alla emittente francese BFM RMC dello scorso 9 gennaio che la Corte costituzionale rumena (CCR) è stata condizionata nella sua scelta di annullare le elezioni presidenziali dello scorso dicembre, dopo averle convalidate, dalle pressioni dell'UE. Solo perché al primo turno era in vantaggio il candidato di destra, euroscettico e contrario al continuo accrescimento di armi e finanziamenti della NATO, Călin Georgescu. La cura, con ogni evidenza, prosegue ora con Marine Le Pen. 
Marcello Veneziani parla,  sconsolato, di una democrazia dal "braccialetto elettronico"  secondo la quale, chi è contro questa Ue, viene considerato automaticamente un malvivente. L' ineleggibilità di Marine Le Pen, la definisce qualcosa di simile a una "castrazione chimica" per via giudiziaria.   Ora sta arrivando anche il turno di  AfD in Germania. Del resto non dimentichiamo che i non graditi, i "deplorevoli", non vennero respinti solo col caso Le Pen. Noi a casa nostra, già ne sappiamo qualcosa nell'ambito del commissariamento nel 2011-2012 con gli Androidi di Bruxelles, Monti e Fornero, acclamati da Napolitano, mentre il governo Berlusconi venne destituito. 
Chi invece la fa franca, sono personaggi come la von der Leyen, coi suoi poco limpidi trascorsi sui contratti con Pfizer e  i  suoi messaggi con Bourla cancellati e la sua faccia tosta con la quale è passata dalle siringhe alle bombe, senza pagare il suo "dazio". E di che dazio, dovrebbe rifonderci!

Non abbiamo nemmeno la grazia di avere un'opposizione decente, ma solo cialtroni che occupano la piazza con un'accozzaglia di sinistrati scappati di casa (tra i quali anche quegli stessi che hanno detto sì all'operazione riarmo), con gli immancabili Gianni e Pinotto (Bonelli e Fratoianni) abbonati a tutti i cortei, pur di fare rumore. Oggi anche al seguito del nuovo Masaniello pseudo-pacifista chiamato (non a caso) al plurale: Giuseppi. A ripensarci, quello di Trump di chiamarlo così,  fu un colpo di genio involontario. Come dire, l'uomo dalla personalità multipla passato camaleonticamente dal governo giallo-verde a quello giallo-rosso che oggi fa il Pifferaio Magico delle piazze multicolor, mentre ieri lui le piazze le vietava rinchiudendo 60 milioni di italiani in casa e applicava norme militari e paramilitari come "il coprifuoco" nei suoi Dpcm (non si poteva circolare dopo le dieci di sera) e riesumava una clausola come il "divieto di assembramento" che è  tipica delle dittature militari, facendo comminare multe perfino alla povera vecchina che osava varcare i cancelli di un cimitero per portare fiori ai suoi cari. Eravamo in piena Junta pugliese. O se vogliamo, la  Junta Appula.   Il gregge lobotomizzato, ora lo segue si agita, si contorce, strilla  a Roma. Junta Conte divenuto ormai padrone  assoluto del  Movimento 5 stelle, dopo aver sgominato Grillo e i suoi,  arriva in piazza Vittorio. Partono i cori: «Abbiamo un presidente, un presidente». E ancora «Conte, Conte». Ormai dismessi i panni cromatici precedenti, siamo al  terzo Giuseppi  che si dirige subito a parlare con i media. Massì, è inutile sperare che le pecore feroci (quelle stesse che invece di ribellarsi alla sua dittatura sanitaria, facevano la spia contro il  povero vicino di casa che osava festeggiare un compleanno), siano dotati di un po' di memoria: scurdammoce o' passato, e abbasso la guerra! Questa. Quelle missioni  precedenti dov'era lui al governo, invece sono state lautamente finanziate.


 
Chissà come si fregano le mani per la soddisfazione a Bruxelles, nel vedere cotanta plebe confusa, scomposta, beota, che non sa  più che pesci pigliare. Dicono che ci fossero pure alcuni "intellettuali" alla Travaglio, al suo seguito. Coi rinforzi circensi della Tik Toker Rita  De Crescenzo, l'eroina (si fa per dire) di Roccarasa. Hai voglia di continuare ad applicare il feudale  verdetto del "Tu sì, tu no", "Tu puoi governare, tu invece no". E  giù ponti levatoi con vittime scaraventate giù dal fossato.   

Conte e la De Crescenzo (foto realizzata con l'IA)

A proposito, la segretaria Tentenna  Elly Schlein dopo lunghe riflessioni ha inviato una delegazione piddiota al corteo pentastellato, con quel Boccia che nell'estate del 2020, voleva instaurare gli ausiliari per il controllo di chi metteva la mascherina e chi non la metteva, fuori all'aperto. Ma pochi se ne ricorderanno. Giuseppi da Volturara e Boccia da Bisceglie (entrambi pugliesi), vuoi scommettere che potrebbe rinascere la nuova Junta Appula? Sarebbe il peggiore dei miei incubi. 
Nel mentre, dai bastioni della Fortezza Europa, si continua con la democrazia à la carte. O se preferite, quella del "braccialetto elettronico". Ma su questi temi, nessuno manifesta. 

San Vincenzo Ferrer

29 March 2025

Paranoie belliche: zaini, kit di sopravvivenza e oro alla patria


Ormai è chiaro che  qui in Ue dobbiamo sottostare alla "dittatura delle donnette". E  non mi sento affatto rassicurata da questo "inferno rosa" che si agita contro tutti noi. Fuori i nomi, tanto per non restare sul vago: in primis, la baronessa Ursula von der Leyen (ha iniziato lei con la dittatura sanitaria prima, e con il concetto di "permacrisi" dopo; ovvero l'idea aberrante che dobbiamo aspettarci crisi permanenti). Senza contare il RearmEurope appena trasformato con la nuova etichetta Readiness 2030. Che è come dire pronti, partenza, via che il 2030 (ovvero l'anno degli espropri) è già qui.  Oltre a ciò,  Christine Lagarde la strozzina che dal FMI è passata alla BCE,  con dei dei mutui-cappio; l'estone Kaia Kallas, le cui proposte  irrazionali e il suo velleitarismo bellicista di chi vorrebbe attaccare la Russia,  hanno stancato perfino i suoi. Poi volendo arriva la Metzola da Malta, e ora sentiamo  pronunciare un nome che suona ben poco belga: né vallone né fiammingo, per intenderci.  Ovvero quello di   Hadja Lahbib, nome di origine berbera, tenuto conto che i suoi genitori sono degli algerini. Ma è Commissaria  europea per la parità e per la Gestione della crisi, più che integrata nell'apparato istituzionale, perciò si sente in diritto di spaventare  e intimorire con un video che parla di zaini, di kit di sopravvivenza e di rifugi entro i quali rimpiattarci come topi, in caso di "emergenza bellica".  Sempre in modalità "fate presto! fate presto!". Cosa mettere nello zaino della salvezza, secondo lei? Carte da gioco per passare il tempo (72 ore) in assenza di Netflix, fiammiferi, accendino, pilette, medicine e cibo in scatola. Per pagare, usare solo contanti in caso di guerra perché "la carta di credito diventa un pezzo di plastica". Tutto questo, mentre fino a poco tempo fa, ci intimavano di prendere persino un caffè e un gelato con "il pezzo di plastica". Nel mentre,  la rapace Lagarde, non fa mistero di voler introdurre quell'euro elettronico, previsto per questo autunno.  Ma la confusione, l'incoerenza e l'irrazionalità, il dispotismo ottuso e contradditorio,  sono le armi tipiche dei tiranni, e già li abbiamo visti all'opera durante i confinamenti  e le varie "misure" nel 2020-21-22. E' dunque questo il nuovo volto  della nuova Europa che avanza? Sono tutte buone ragioni per uscirne fuori a gambe levate.

 

Hadja Lahbib e il kit per la sopravvivenza

Questa Ue si  è messa di buzzo buono nella situazione di suicidarsi da sé e i peggiori "parassiti" (copyright Vance) noi  li abbiamo direttamente in casa. Non prima di aver fatto fuori i suoi cittadini che perseguita e malversa in tutti i modi. E se devo dirvi tutta la sacrosanta verità, al momento mi fanno più paura gli zaini, i kit per la sopravvivenza macronista, gli elmetti e la mimetica della von der Leyen, le cosiddette "linee-guida" a base di parole insopportabili come le 72 ore di "resilienza", di quanto non me ne faccia lo stesso Trump coi dazi e lo stesso di Putin messi insieme. Non so voi, ma io rivedo e riascolto  lo stesso pessimo film della pandemenza in salsa bellicista. Non prima di aver realizzato l'Agenda di Davos con la nuova etichetta da legge marziale Prontezza 2030. Cioè quando non avremo più nulla, ma faremo finta di essere felici. Sempreché saremo ancora vivi.

Passiamo dalle "donnette" agli "omiciattoli". Non poteva mancare Macron, i suoi scudi nucleari e le sue richieste di oro alla patria sotto forma di bond, le sue continue assillanti riunioni dei cosiddetti volenterosi  (diventati poi "rassicuratori"), nel tentativo di accreditarsi come leader del continente europeo.  Ma soprattutto la guerra è per lui la polizza assicurativa per la sua sopravvivenza politica, tenuto conto che non ha vinto le elezioni e ha un situazione ingarbugliata in casa. Perciò scatena la parodia bellica  un po' come in  quel filmetto di Brigitte Bardot, "Babette va alla guerra" dove si finge di sconfiggere i tedeschi,  in realtà grazie al supporto inglese. Meglio la Bardot di lui - si dirà. Non c'è dubbio, se non altro si occupa solo di animali.

L'Eliseo vuole ora una forza battezzata come "forza di rassicurazione" franco-bitannica, modo edulcorato per intendere soldati al fronte. Ma temo che saranno in molti a defilarsi. Del resto, mettersi al di fuori dell'ombrello americano per inseguire le velleità di Macron, potrebbe costarci caro. Appartiene al novero di chi sgomita per accreditarsi all'estero, poiché impopolare in patria, anche il primo ministro britannico Keir Starmer.  Macron e il bigio Premier laburista devono focalizzare bene se sono disposti a permettere che continui il massacro  dei popoli russo e ucraino, solo per non finire cecchinati, alle prossime elezioni. 

Leggo, non senza  un certo divertimento, che l'uomo dell'Eliseo avrebbe tenuto il 5 marzo scorso, un memorabile discorso alla nazione: "La Patrie a besoin de vous". In realtà è dei portafogli dei suoi cittadini che ha bisogno. Pertanto sarebbe pronto a creare un fondo di 450 milioni per finanziare le aziende del settore della difesa "su base volontaria". Un fondo sottoscritto da "piccoli risparmiatori" laddove il denaro investito non potrà essere mosso per 5 anni. Garanzie? Non se ne  conosce ancora il rendimento. Mi piacerebbe sapere in quanti si precipiteranno a sottoscrivere questi titoli, ma andiamo avanti.

 


Sullo sfondo, si agita  quello che viene già indicato  come il "Quarto Reich tedesco"; ovvero,  quelli che non fanno tante chiacchiere ma fiutano gli affari, e  si organizzano di conseguenza. Si parla, da parte di Berlino, di un fondo da mille miliardi, equamente ripartito fra opere, infrastrutture e mezzi militari nel cui programma ci sarebbero carri armati, caccia di ultima fabbricazione, bombardieri, sottomarini potenti e droni -  una mossa che deve aver fatto agitare Macron, smanioso  com'è di non essere da meno.  La narrazione che anima questo "armarsi con prontezza" è sempre la stessa: la Russia è pronta ad attaccare l'Europa, pertanto occorre aumentare la sua forza militare. I sacerdoti  tedeschi dell'Austerità e del  Rigore da "spread" (ve li ricordate?) ora scoprono che si può fare debito sano. Cioè bellico. Ursula benedice. 

Si ha l'impressione di dover essere costretti a nuotare in acque torbide infestate da alligatori con le fauci spalancate che non sappiamo come evitare. Più che "parassiti", tutti predatori e predoni.

San Secondo

21 March 2025

Un Manifesto alquanto sospetto




Ho letto in passato, e in tempi non sospetti il Manifesto di Ventotene scaricandomi il Pdf da Internet. Oggi tutti ne parlano alla luce di quanto è avvenuto qualche giorno fa alla Camera, ma tra quelli che sventolano la loro bibbia come è avvenuto durante il Michele Serra Pride, temo che pochi si siano presi la briga di analizzarlo nei singoli passaggi. Già, la parola "manifesto" dovrebbe insospettire e non mancano gli esempi: il Manifesto dei Comunisti di Karl Marx, il Manifesto quotidiano comunista, e via elencando. Perché in fondo un Manifesto, per sua stessa natura, è un documento fatto per non essere discusso. Basta l'ipse dixit.  Non mi stupisce pertanto, la squallida caciara alla Camera contro la lettura di alcuni passaggi critici della Meloni sul citato documento. Compagnucci e vetero-compagnucci in lacrime, manco fosse stato profanato il Vangelo, i quali intimavano la presidente del Consiglio di "inginocchiarsi", al cospetto di questi santi e martiri canonizzati dalla chiesa rossa che sono Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni. Spiccavano, fra tutti gli esagitati, Fornaro e Speranza, entrambi del Pd.
Arrivano pure le dietrologie sul fatto che la Meloni avrebbe abilmente gettato l'osso con una ricca polpa a questi ossessi per depistarli dai suoi problemi di compattezza politica all'interno della sua maggioranza, riuscendoci alla perfezione (versione di Giordano Bruno Guerri). 
Quale che sia stato lo scopo per cui Giorgia Meloni abbia voluto riprendere un tema relativo a un documento del 1941 (cioè di quasi 90 anni fa), personalmente reputo che prima o poi, una critica a questo "simulacro" andava fatta. 
La fece già Ida Magli nel silenzio più assordante la quale scrisse della vocazione autoritaria di Altiero Spinelli, uomo del Bilderberg.e fondatore insieme ad Agnelli dell'Istituto per gli Affari Internazionali Italiano. Qui  sotto potete leggere uno stralcio dal suo libro "La dittatura europea" (pag. 147 ed. BUR Rizzoli 2010) nel quale ne fa riferimento. Non mi risulta che fosse giunta qualche querela alla nota antropologa, per aver svelato le radici massonico-comuniste di Spinelli & Co. 

Pag.147 - Ida Magli su Altiero Spinelli (La dittatura europea)


Né è un mistero che l'edificio del parlamento Ue a Bruxelles abbia un'importante aula titolata Sala Spinelli ed un'altra sala sede dell'emiciclo, intitolata al massone di alto grado già ex primo ministro belga Paul-Henri Spaak (zio dell'attrice Catherine). Ma la natura elitaria ed elitarista del Manifesto di Ventotene permea per tutte le sue pagine. 
Spetterebbe secondo questo testo,  a un'élite organizzare le forze progressiste "attingendo visione e sicurezza, non da una preventiva consacrazione da parte della ancora inesistente volontà popolare, ma nella sua coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna".
E ancora: "Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo Stato, e attorno a questo, la nuova democrazia". Ecco dunque riapparire il mito del partito di classe che guida tutte le altre forze rivoluzionarie.
Quali tendenze avrà la nuova Europa preconizzata dai tre Re Magi di Ventotene?
 "La rivoluzione europea per rispondere alle nuove esigenze, dovrà essere socialista..."

Ricordo che l'URSS di allora si chiamava per l'appunto Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. E che la Ue ha avuto a lungo dirigenze ed euro-commissari socialisti, facendo uso di termini come "troika", "commissari", "tecnici", di bolscevica memoria. Ci manca solo la "duma" (parlamento, in russo), tenuto conto della natura burlesca del parlamento europeo in cui i parlamentari hanno diritto di parola solo per pochi minuti. Ricordo che per il ReArm-Europe, hanno privato detto parlamento del ruolo decisionale, limitandosi ad una consultazione formale, priva di valore. Ma ecco il passaggio più specificamente comunista di tutto il Manifesto: 

"La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio...". 
 
Capirete bene che in un contesto di indebitamento generale degli attuali stati europei e della discussione su come spalmare il debito fino a farne un Debito Unico (questa è l'idea), il passaggio storico sugli espropri degli immobili suona sinistro come una campana a martello.
Perfetto! Questo è dunque l'atto fondativo dell'attuale Ue, contro il quale non si può ricorrere né discutere, altrimenti si è dei pericolosi "fascisti"  di ritorno con tanto di camicia nera e di braccino alzato. 

Non ci vuole la sfera di cristallo per prevedere nuovi cortei azzurro-stellati da parte degli "splendidi settantenni" come Michele Serra e Nanni Moretti con l'aiutino dell'altro settantenne Benigni e dei suoi "comiziacci" sempre così comicamente e giullarescamente corretti che tanto piacciono a  Mattarella. Tutti in piazza, i vecchi e i nuovi rossi tinti di azzurro stellato come tante Madonne Pellegrine, con meeting e raduni a spese dei cittadini dei vari comuni. Poi magari, tutti insieme appassionatamente per una visita guidata all'isola di Ventotene, che per l'occasione diventerà un'acclamata mèta turistica per tour operator in cerca di luoghi ameni, con tanto di "pacchetti d'agenzia". Repubblica-Elkann avrà già pronti i suoi opuscoletti su Ventotene da distribuire durante il tragitto, insieme ai  fatidici cestini delle merende di cigiellina memoria.

21 marzo S. Benedetto (Primo giorno di Primavera)


17 March 2025

Eutanasia, finta compassione e cultura della morte




A questo tema delicato del fine vita ho già dedicato alcuni post durante il caso Englaro e purtroppo mi tocca ritornarci. Aborto, eutanasia, guerre guerreggiate più o meno per procura, sieri genici...fanno tutti parte integrante di un unico malvagio disegno: i piani neomalthusiani di Davos e dintorni. Inoltre, varare un'eutanasia di stato è quanto mai pericoloso per i risvolti politici ed etici che può presentare. Vi ricordate Milosevic, morto "suicidato"? Sì, beato a chi se l'è bevuta! Esiste sempre un'ombra di ambiguità e  di mistero nel referto di suicidio di personaggi  politicamente "scomodi".

Non ci siamo fidati degli ospedali ai tempi della "pandemia", figuriamoci se c'è da fidarsi in questi casi con un tema così delicato come l'eutanasia chiamata col nome "ossimorico", ipocrita e fuorviante di "suicidio assistito", dal momento che chi assiste l'aspirante suicida, in realtà collabora alla sua morte. E non è esente da un qualcosa che rassomiglia molto a un omicidio. Si può ancora pensare? Si può ancora dire? 
L'eutanasia è in realtà un'arma caricata e messa bene in vista sul comodino. Un depresso cronico può essere più facilmente incoraggiato ad usarla. Un anziano malato, sarà indotto a togliersi di torno prima possibile, perché sarà il primo ad auto-considerarsi un peso insostenibile per sé e per gli altri.
Non a caso, si iniziò a parlare di questo tema così delicato ed eticamente sensibile ai tempi della grande crisi sanitaria,  con uno Speranza già fautore di questa pratica ...senza speranza.

Ci sono da segnalare le fughe in avanti  di Attilio Fontana, governatore della Regione Lombardia, che arde dalla smania di non sembrare abbastanza "moderno" e non vuole farsi superare dal suo collega piddino Giani in materia eutanasica. Ma non doveva essere competenza dello stato e non già delle Regioni? Se passano certi "tavoli tecnici"  regionali dove nei fatti, alle strutture sanitarie locali viene dato mandato sulla possibilità di certe pratiche, avremo una sorta di eutanasia à la carte , a seconda delle regioni. In proposito, non scherza nemmeno Zaia che spinge per la sua regione in eguale direzione, come pure Fedriga.  Così, avremo destra e sinistra unite nella lotta per la dolce morte. Quasi come ai tempi della Sars-Cov2 quando  tutti i presidenti di regione, facevano a gara a chi ne vaccinava di più, a chi ne rinchiudeva di più in casa, a chi ne controllava di più e a chi applicava con più solerzia le misure repressive. Da sinistra a destra, da Nord a Sud.
Non importa se governatori di un colore politico e di un altro - contrapposizioni nelle quali credono ormai solo i più gonzi, dato che tutti finiranno col buttarsi nel lucroso supermercato della morte.  Complimenti o Governatori! 
Così come tutto lascia pensare che improvvisamente aumenteranno  i "casi disperati" (complici i  media con la loro assillante ridondanza) sul tipo della paziente "Serena", nome di fantasia di una signora lombarda 50 enne affetta da sclerosi multipla progressiva. Casi che tanto piacciono a Marco Cappato, il Caronte traghettatore alla "morte dolce"; già autore del pronunciamento 242 del 2019, più noto, per l'appunto, come "sentenza Cappato". In tutto ciò, non manca né mancherà chi ci guadagna. Si tratta di associazioni attive nell'accompagnamento e assistenza al suicidio, con sempre più iscritti. Una molto famosa è la svizzera Exit che conta 150.000 iscritti.  
A proposito di radicali, mi urge aprire una parentesi. Marco Pannella fu un convinto eutanasista ante litteram, ma  -  guarda caso - non se ne servì per accorciare le sue sofferenze dovute alla sua malattia, fruendo fino all'ultimo respiro della possibilità di cure adeguate. Intendiamoci, fece bene, come fa bene Emma Bonino, eutanasista e abortista anche lei. Ma noto in tutto ciò, molta ipocrisia e un' ideologia laicista bigotta non dissimile a quella di certi cattivi preti. Della serie, fate quel che diciamo noi, ma non fate ciò che facciamo noi. In altre parole, predicare bene e razzolare male. La compagnia del "Et si omnes ego non" si allunga Oltralpe con Jacques Attali , mentore di Macron, per il quale dopo i 65 anni gli esseri umani dovrebbero togliersi di torno, poiché ritenuti improduttivi. Nel frattempo l'Eminenza grigia del rampollo Rothschild ha superato la boa degli 82 anni. In Olanda esiste anche l'eutanasia per i bambini con malformazioni.  Ciò significa che quando si mette in moto una simile deriva, poi finisce con  l'allargarsi a tutte le fasce anagrafiche. Si dia perciò uno sguardo a cosa è successo in tutti i paesi nei  quali è stata legalizzata l'eutanasia. Dapprima si è cominciato con pochi casi in condizioni stringenti e disperate: malati terminali, sofferenze insopportabili, casi limite.  Ma un po' alla volta tutti i paletti sono caduti e la platea degli "aventi diritto" (ovvero del diritto a morire) si allarga ai depressi, in un contesto di nascite zero, di guerre e di stragi (ovvero in un paesaggio mortifero) laddove hanno trovato un altro temibile sistema per "alleviare le sofferenze" con una falsa e fasulla compassione.  Non è escluso che avanti così, verrà censurato e magari sanzionato chi si oppone alla morte di stato definita "buona" e "dolce", giacché stiamo vivendo purtroppo, e non da oggi, anche l'Eutanasia del Diritto. 


 
Da ultimo, ecco giungere in soccorso  a detta causa, anche il cinema, mediante opportune finestre di Overton che cascano a fagiolo. Pedro Almodovar ha vinto il Leone d'oro al festival di Venezia con il film "La stanza accanto" (2024)  che tratta per l'appunto, di questo angoscioso delicato tema.  Il cinema è scivolato progressivamente da fabbrica del sogno a vetrina del Mondialismo. Il nuovo dogma cinematografico è indottrinare, manipolare le menti, accettare l'inevitabilità di certi nefasti fenomeni. Non c'è più spazio per la dilatazione dei sogni ad occhi aperti in una sala buia. E anche il recente film del citato regista spagnolo, ne è la riprova. 

Santa Gertrude di Nivelles

10 March 2025

(ri)Armiamoci e Partite!

Ce lo chiede l'Europa

Quando nacque questo blog correva l'ormai lontano anno 2005 e ci fu chi criticava questo logo del poliziotto Ue con lo scudo a 12 stelle e il manganello sguainato, posto in calce a sinistra del blog,  poiché considerato troppo "aggressivo". Esagerata! - mi dissero. Prima di me, la buonanima di Ida Magli venne considerata una paranoica complottista per aver smontato tutto ciò che allora veniva magnificato sul grande progetto Ue, nel suo saggio "Contro l'Europa" (1997) e "La dittatura europea" (2010). Come osa questa vecchia pazza smontare un simulacro che affratella le genti e con la "pax" mercantile nata sulle ceneri di Norimberga, garantisce ai popoli pace, benessere, stabilità, prosperità, ricchezza? I suoi libri, editi per Rizzoli, non ebbero grande diffusione e nessuna promozione pubblicitaria. La moneta unica e i parametri di Maastricht furono fin da subito quei tabù che nessuno poteva scalfire. Man mano che questa Grande Matrigna si espandeva fino a diventare - come si dice per una Banca d'Affari - too Big to Fail,  ecco affacciarsi inquietanti quesiti: siamo sicuri che l’Europa sia quel paradiso terrestre promesso? Il tenore di vita è davvero destinato a migliorare? E la disoccupazione a diminuire? E la cultura delle minoranze che spesso hanno la meglio sulla maggioranza, è in sé cosa sempre buona e giusta? E la nostra identità messa sempre più in precarietà, che fine farà? E l'immigrazione sempre più invasiva? Ci sarà più libertà, giustizia sociale e più democrazia? Qual è, in sostanza, il senso dell’Europa in questi 25 anni? In particolare di questa Europa...  



L’Ufficio elettorale centrale della Romania ha respinto la candidatura alle elezioni presidenziali del candidato sovranista Calin Gergescu con conseguenti disordini in Romania dopo che la commissione elettorale rumena ha rifiutato la sua  candidatura. Non esiste una valida ragione se non che Calin Georgescu non è uno dei soliti fantocci globalisti e vorrebbe fare gli interessi del suo Paese. Ma mentre ci indigniamo di ciò, dimentichiamo che la stessa Ue organizzò un commissariamento nel 2011-2012 per "sostituire" il governo Berlusconi (piaccia o meno, legittimamente eletto) con gli Androidi economici di Bruxelles a nome Mario Monti ed Elsa Fornero. Quindi,  alla fin fine, anche quello romeno è  scenario déjà vu. Non entro nel merito del Capitolo Immigrazione su cui ho fatto dozzine di post e di come questa, da invasiva, minaccia di divenire "sostitutiva", con conseguente degrado, insicurezza cittadina e decomposizione sociale nelle nostre città. E che dire delle norme sanitarie uniche con protocolli unici, quali risposte al "virus unico" con sieri non testati e mandati nel circuito distributivo, col pretesto dell'emergenza e del solito ansiogeno "fate presto! fate presto"? 

L'ultima minaccia è l'euro digitale previsto da Christine Lagarde per il prossimo ottobre. Dalla moneta battuta senza stato, alla moneta virtuale e smaterializzata dai pericolosi clic. Ma in mezzo c'è la guerra dei tre anni, i miliardi per il riarmo decretato dalla von der Leyen  (800 miliardi) col pretesto che la Russia potrebbe aggredirci. Le guerre sono sempre una risposta molto comoda alle crisi del capitalismo finanziario e questa in corso che abbiamo finanziato anche noi con le sanzioni contro la Russia (sanzioni in realtà dirette contro noi stessi), non è  certamente la prima.  

In buona sostanza, la spesa bellica (e ancora di più le guerre) rappresentano una sorta di “keynesismo militare” che, come prevede la versione originale di Keynes, si basa sulla spesa pubblica per sostenere l’economia capitalistica. Soltanto che tale spesa, invece di essere indirizzata verso il settore civile (infrastrutture, welfare state, ecc.), è indirizzata verso quello militare.  (Domenico Moro)

Assisteremo quindi a una "riconversione" di vari settori di quel che resta della nostra industria in funzione dell'industria pesante degli armamenti? Ma il curioso è che parlano di "riarmo" (Rearm Europe), quando dal dopoguerra ad oggi ci è stata promesso un irenico "mai più" sulle ceneri del "Male Assoluto" e della IIa Guerra Mondiale, altro "rimedio" sanguinoso alla crisi della Finanza. Ora a  portare scalogna e a peggiorare il quadro, salta fuori Prodi, uno dei peggiori scherani di questo sistema (colui che ci impose pure la tassa per entrare nella gabbia europea), affermare che occorre "l'esercito unico europeo ", quale "primo passo necessario". E' proprio vero che le disgrazie non vengono mai sole! Un'ultima cosa: la Meloni di fronte a questo disastro ne fa solo un problema semantico: "Non chiamatelo riarmo". Come no?! 

Ursula Bomb der Leyen o Ursula von der Bomben? 


Massì, chiamiamolo "calesse", o gambo di sedano. Ursula in divisa da Sturmtruppen invece, a differenza di lei,  parla chiaro, lo chiama per nome, e non fa nemmeno più mistero di affermare che se nei 27 stati della Ue, vince un candidato sgradito che non dà sufficienti garanzie di "democraticità", si possono invalidare le elezioni. E' già successo, dopotutto. In nome della "democrazia" si può invalidare, annullare e spazzar via la democrazia.  Così come in nome della Pace Mercantile, si deve fare la Guerra.   

San Macario

04 March 2025

Morire per Kiev? No, grazie



Abbiamo assistito alla messa in onda di quella che oramai passerà alla storia come  "l'anatomia di un disastro" relativo a Zelensky, la cui petulanza e smisurata presunzione lo portò a far uscire fuori dai gangheri perfino il vecchio Sleepy Joe, il che è tutto dire. Figurarsi con un caratteriale come Trump! Per quanto però il personaggio Zelensky mi risulti indigesto, come sgradevoli sono i suoi toni, la sua eterna richiesta di armi, di quattrini, di logistica, di appoggi, di baci e abbracci, delle sue mise militari ostentate anche davanti al Presidente della più grande superpotenza del mondo, davanti a Re Carlo del Regno Unito, così come davanti al Papa, non posso dimenticare la mano e le mani che lo hanno incoraggiato a intraprendere questo conflitto della disperazione -  guerra che non poteva essere vinta. Così come non posso dimenticare come  lo abbiano convinto a metterci i suoi morti, mentre loro (gli Anglo)  mettevano denari, logistica e armamenti. C'è chi dice che a Istanbul nel 2022 a un passo dagli accordi, Boris Johnson si fosse messo di mezzo precipitandosi a Kiev a convincere obtorto collo Zelensky a combattere fino all'ultimo ucraino.
Combattere la Russia finché non si otterrà la vittoria” sta  ormai scritto negli annali.  https://www.officinadeisaperi.it/materiali/ucraina-cosi-la-guerra-poteva-finire-subito-da-il-fatto/

Ma la cosa che mi preoccupa di più, è lo strappo americano verso un'entità irrilevante come la Ue, con conseguente aumento di esborso di spese militari europee. Intendiamoci, se io fossi americana mi andrebbe molto bene il motto "America first" con relativo ritiro dalla Nato e dai vari carrozzoni internazionali succhia-soldi. Ma la nuova "Pax Americana", peraltro non ancora varata, non sarà la nostra pace, ma la loro e per i loro tornaconti. In primis, neutralizzare il Dragone cinese e riportare la Russia in ambito europeo. Come pure la "guerra dei dazi" appena  scatenata. Non va dimenticato. C'è  solo da augurarsi che alcuni dei loro tornaconti, possano coincidere coi nostri.  
Noi, come ho già detto  altre volte, siamo ancora sotto la cortina di ferro (passatemi la metafora) della Ue. Ma non posso dimenticare che questa Nave dei Folli detta Ue con annesso il  premier canadese e un inviato turco, si sia trasferita armi e bagagli a  Londra (patria della City e longa manus di questo conflitto) a chiedere lumi ad un premier britannico, il quale oltretutto con la Brexit del referendum 2016, si colloca al di  fuori dall'Unione. E se dovesse passare la purga Ursula dello scudo difensivo, del riarmo europeo di 800 miliardi, dell'esercito unico europeo e di altri soldi da rastrellare dalle tasche dei cittadini per armarsi a sostegno dell'Ucraina, arrivando perfino a fare "deficit" dopo averci estenuato per decenni con la garrota del 3% che non si può e non si deve sforare (i famigerati parametri di Maastricht), allora SI', c'è davvero di che preoccuparsi! E'  questo il nostro vero interesse nazionale: non mandare l'Italia a gambe all'aria più di quanto non sia già. 

Chi non muore a Bruxelles si rivede a Londra

Da dove pensiamo che li preleverebbero questi soldi? Ma è ovvio: dal "risparmio privato" delle formichine italiote, dalle pensioni sempre più messe in precarietà, e dalle casette di proprietà costruite con grande sacrificio, dopo aver ingrassato le banche coi ns. mutui - immobili già da tempo nel mirino e già considerati "bottino di guerra".  Arrivo perfino a dire, che preferirei una svolta trasformista (l'ennesima)  pro Trump da parte della povera Meloni che non sa più come venirne a capo,  piuttosto che dover "morire per Kiev".
Tra l'altro, oggi mi è arrivata una bolletta della luce a dir poco stellare, per colpa di questa sporca guerra e del cosiddetto "mercato libero". E come a me, a migliaia di italiani. Sono tre anni che gli stipendi e le pensioni non crescono, che i prezzi dei generi alimentari sono sempre più alle stelle. Morire per Kiev è una medicina amara che nessuno di noi vuole  più trangugiare. In altre parole, in tre anni abbiamo già dato. 

San Casimiro



24 February 2025

Le nuove squame del Drago

 


Tutti voi avrete preso atto della nuova mutazione genetica di Mario Draghi. C'è da trasecolare nel rimarcare come sia passato velocemente dallo Zenit al Nadir. L'occasione gliela ha fornita D.J.Vance nel suo discorso sull'Europa, discorso riportato integralmente su molti siti. E' stata per Draghi, una vera e propria folgorazione sulla Via di Monaco. 

Sembrano lontani i tempi (non più di tre anni fa) quando in veste di Presidente del Consiglio, a proposito della guerra in Ucraina disse che lo  stop alle forniture russe "non è oggetto di discussione".  "Se ci propongono l'embargo sul gas e se l'Unione europea è uniforme su questo, noi saremo ben contenti di seguire". Poi venne la sua storica  frase: "Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace. Di fronte a queste due cose, cosa preferiamo: la pace oppure star tranquilli con l'aria condizionata accesa tutta l'estate?". Frase pronunciata durante la conferenza stampa dopo l'approvazione del DEF. Ricorre oggi il terzo anniversario dell'entrata in guerra a supporto dell'Ucraina, una guerra che ha avuto oltre mezzo milione di morti lasciati sul campo, molti milioni spesi per gli armamenti, sacrifici richiesti agli italiani, per poi sentirci dire quel che già sapevamo dall'inizio: che l'Ucraina non vincerà mai. Entrambe (la cosiddetta "pandemia" e la guerra russo-ucraina) le hanno battezzate "emergenze"; ed entrambe, per una curiosa coincidenza, presero avvio in febbraio. Draghi in quattro e quattr'otto sciolse de facto, l'"emergenza pandemica" per proclamare "l'emergenza bellica", con delibera del Consiglio dei Ministri del 28 febbraio 2022. Suona beffardo che ieri sera e  oggi i palazzi delle istituzioni e tutti i monumenti si tingano di giallo e azzurro, i colori della bandiera ucraina, in supporto ad una resa fatta con "le vite degli altri". A ciascuno la sua manifestazione di piazza pro Ucraina (destra e sinistra disunite, ma vicine nei colori  da esibire, in una sorta di cromatismo bipartisan). 


Palazzo Chigi

E oggi che ci dice l'ex presidente della BCE?  "Non possiamo dire di NO a tutto, altrimenti bisogna essere coerenti, e ammettere di non essere in grado di mantenere i valori fondamentali per cui questa Unione europea è stata creata" (fonte: Italia Oggi)

Insomma, anche i draghi, quando conviene, indossano il manto d'agnello ad uso gonzi creduloni. L'antologia delle sue frasi proverbiali è rimasta bene impressa nella memoria collettiva allorché divenne Presidente del Consiglio dei ministri non eletto, ma nominato da Mattarella il 3 febbraio 2021, durante il delicato periodo della cosiddetta "pandemia": "Non ti vaccini, ti ammali, muori e fai morire", fu il suo indimenticabile terrifico memento mori. "Il Green pass è una misura con la quale i cittadini possono continuare a svolgere attività con la garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose", è un'altra delle sue famose frasi ad effetto, smentita clamorosamente dalla pratica di vita quotidiana. Infatti di gente che girava con green pass e che si contagiò e ri-contagiò ugualmente, c'era pieno zeppo il mondo smentendo il suo macabro pseudo-scientismo da circolo Pickwick degli eletti possessori di marchio verde - quello che  rende invulnerabili. Prelevo ancora dal suo Zibaldone rettiliano: "E' una misura che dà serenità, non che toglie serenità". Come è noto, l'instaurazione del pass,  fu la continuazione della pratica del confinamento giuseppino, con altri mezzi. Infatti prima con Conte, gli italiani vennero chiusi dentro (cioè in casa). Con lui, vennero chiusi fuori (cioè fuori dal consorzio civile, dal lavoro, dagli studi, dalle biblioteche, dai negozi, dai bar, dai ristoranti, dai mezzi pubblici, dalle palestre, dalle piscine). Sai che serenità! Roba da togliere il sonno. 

Anche i draghi però si aggiornano e cambiano pelle, pardon, squame, a seconda dello Spirito dei Tempi, lo Zeitgeist, come direbbero i filosofi tedeschi. Certamente il ciclone Trump - comunque la si pensi - deve aver sconvolto non poco i suoi piani. "Oggi Draghi, ex candidato a tutto, è un superconsulente alle strategie Ue per gente che di strategie non ne ha" (Francesco Bonazzi). 

Ma il curioso è che lui, l'emblema di questa Europa dirigista e repressiva che ci tormenta, venga  ripescato, riaccreditato e riverniciato a nuovo (si fa per dire)  nei giorni in cui il peso diplomatico della Ue, sprofonda a livelli mai visti. E allora quale sarebbe la sua medicina taumaturgica per contrastare i dazi trumpiani?  Per tutta risposta, usa un linguaggio calcistico il Nostro e  chiede di agire a tutti i membri della Ue "come un sol stato". Sbaglio o è sempre la stessa vecchia ricetta del "ci vuole più Europa?". Sì, perché sembra avere in mente la fine del diritto di veto dei singoli stati e l'adozione del principio di maggioranza, tutta roba che ci schiaccerebbe seduta stante, privandoci di ulteriore autonomia. Tra gli effetti speciali esibiti, ecco che prevede che saremmo soli a difendere  questa Europa e che "il mondo confortevole è finito". Di grazia, quale sarebbero i comfort di cui abbiamo finora fruito e abusato? Ce li elenchi, per favore. Da quando siamo entrati in questo catastrofico XXI secolo e con questo, nella moneta unica e nei parametri di Maastricht, sinceramente non abbiamo mai avuto un attimo di respiro, di calma, di quiete, di vero benessere. Poi passa, nel suo recente discorso all'Europarlamento, a ipotizzare una sorta di Troika dal volto umano: "Dobbiamo abbattere le barriere interne, standardizzare, armonizzare, semplificare le normative nazionali e spingere per un mercato dei capitali più basato sull'equity". Ci avete forse capito qualcosa? E ora, meraviglia delle meraviglie, si mette pure a parlare di sostegno e di rilancio dell'industria chimica e della siderurgia. Ma il Green Deal di gretina & soci, la lotta per la "sostenibilità" ambientale che fine hanno fatto? 

Servirebbero 800 miliardi di investimento l'anno - dice-  e personalmente, mi piacerebbe proprio sapere da dove li prelevano. Non vorrei che si attaccassero "al risparmio privato" delle solite formiche italiche o al fatto che gli Italiani hanno il vizio assurdo di averci le casette di proprietà e che pertanto occorre uscire bruscamente dalla "zona comfort". Se la Ue è costretta a ripescare un 77enne che parla ad un parlamento di un'entità spettrale fatta di uomini-ombra, significa che è messa proprio male. Ah, dallo Zibaldone draghesco dimenticavo di prelevare il suo celebre "Whatever it takes", osannato per ogni dove manco fosse un distillato di saggezza economico-filosofica. 

Uno slogan a futura memoria per  ricordare il transito terrestre del  Drago multiforme? L'uomo che non ebbe bisogno di parlare per ottenere scroscianti applausi dai cronisti in sala-stampa. 

San Etelberto



15 February 2025

Fronti del porto triestino


E così alla fine i portuali triestini, i ribelli non violenti che tanto lottarono contro il green pass, perfino quelli che si erano vaccinati ma non lo volevano esibire, sono stati puniti. Il metodo è sempre quello di punirne pochi (sei) per educare tutto il resto dei portuali. Ma tanto basta per vedere l'atteggiamento subdolo e canagliesco di chi sta in alto. Una notizia passata del tutto inosservata dai media generalisti con l'eccezione di La Verità nell'articolo di Angela Camuso comparso martedì 11 febbraio scorso.
Mentre sei dei portuali di Trieste sono stati messi sotto processo per la dimostrazione anti-greenpass del 18 ottobre 2021 sotto il governo Draghi. Dove oltretutto furono docciati con gli idranti in una fredda mattina mentre si inginocchiavano a pregare. Cinque rinvii a giudizio e un rito abbreviato. Senza contare quelli che persero il lavoro e non furono più reintegrati, come lo stesso Stefano Puzzer il leader spirituale del movimento, che per mantenersi ha dovuto cambiare lavoro. I capi di imputazione sono a dir poco surreali, perché furono gli agenti di polizia ad essere stati minacciosi con gli scudi mentre avanzavano verso dei poveracci inginocchiati col rosario.
Tutto questo, mentre per centri sociali e anarchici, abbiamo assistito a ben altri scenari come quelli di agenti bersagliati da lanci di cartelli stradali, bombe carta, lancio di oggetti contundenti, insulti e sputi, con numerosi poliziotti feriti gravemente.
E allora da dove proviene tanto accanimento? ci sono tante risposte. Uno dei messi sotto indagine (Riccardo Macciotta di anni 59) poi prosciolto commenta con rammarico il fatto che suo figlio Daniele (26 anni) faccia invece parte della retata dei messi sotto processo: 
"La verità è che con questo processo hanno pescato nel mucchio per dare un segnale esemplare: era aumentato talmente il clamore mediatico su questa protesta che l'hanno voluta interrompere, incutendo il terrore per le conseguenze, Dopo il terzo giorno che eravamo là stava arrivando gente da tutta Italia e questo avrebbe potuto avere grosse ripercussioni sulle politiche sanitarie adottate dalle nostre autorità". (fonte cit.)


 
Confermo. In quei giorni sono stata testimone di un via vai di certi miei vicini di rione, i quali dalla Lombardia si recavano a Trieste a portare solidarietà ai portuali triestini in lotta. Per un momento Trieste era diventata il faro d'Italia e la protesta suscitava simpatia ed euforia. Ma non è l'unica spiegazione.
In molte altre manifestazioni non autorizzate - di quelle che si fanno oramai quasi ogni sabato contro il governo - abbiamo visto ben altre situazioni di piazza: agenti colpiti da lanci di sassi, da bulloni e altri oggetti contundenti, da cartelli stradali divelti e poi lanciati contro di loro o contro le caserme come giavellotti, da bombe-carta, coperti da insulti irripetibili. Di contro, le forze dell'ordine umiliate, ammutolite, impalate lì a subire a lungo violenze dai facinorosi, senza reazioni adeguate. In quei casi, non si pescava nel mucchio a casaccio ma si prelevavano solo i veri responsabili. Emerge la solita doppia morale: poliziotti forti, protervi e arroganti coi deboli, deboli con i violenti e i facinorosi. Perché?

Va spiegato che l'area portuale di Trieste è sotto la giurisdizione dell'Hhla ovvero Hamburger Hafen und Logistik Ag (società con sede ad Amburgo), primo porto ferroviario d'Europa e principale porto della Germania, che ha investito nella Piattaforma Logistica di Trieste, una delle più grandi opere marittime costruite in Italia negli ultimi 10 anni, diventandone il primo azionista .Un nuovo partner europeo per la Piattaforma Logistica di Trieste, città che diventa snodo importante per l’integrazione delle reti logistiche e portuali tra porti del Nord e Sud Europa.
Hamburger Hafen und Logistik Ag (Hhla), operatore del porto di Amburgo,  è diventato così, dal 2021 il primo azionista della Piattaforma Logistica. Tutti i dettagli, qui: 
Per rendere più romantica la cosa c'è chi si attacca al passato asburgico di Trieste quando l'impero austro-ungarico necessitava del suo naturale sbocco al mare. Il Porto Franco di Trieste ha una storia ricca e complessa, iniziata nel XVIII secolo. Fondato nel 1719 con Carlo VI d'Austria, il porto franco di Trieste fu istituito per trasformare la città in un importante emporio commerciale. Questo status speciale contribuì a far diventare Trieste il porto più rilevante dell’Impero Austro-Ungarico, attirando mercanti e stimolando il commercio internazionale.
Ma la realtà di oggi è ben più prosaica degli antichi fasti asburgici: le mani delle multinazionali sull'hub portuale triestino che non voleva disordini di sorta, perché Business first e gli affari sono affari. In altre parole, i poveri cari portuali, bastonati, docciati e ora sottoposti a processo, furono colpevoli di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Oltre - beninteso - ad aver impugnato una causa sanitaria che scotta ancor oggi e che a tutt'oggi permane un inviolabile tabù. Sull'area portuale di Trieste, nei fatti non nostra, ci sarebbe molto altro da aggiungere. Per parte mia, ho sempre amato questa città-cerniera della Mitteleuropa ricca di fascino, di storia, di cultura ma anche di tremendi contenziosi e  di irredentismi con la Storia - contenziosi in parte non ancora risanati. Lo abbiamo visto anche in questi recenti giorni in occasione della giornata del Ricordo, con la foiba di Basovizza profanata da scritte comuniste slovene. Sembra il ritorno del Rimosso.
Ma torniamo al porto.


Ci saranno, per i nostri discendenti, libri di storia che scriveranno come sono andate per davvero le cose in quel memorabile giorno del 19 ottobre 2021 al Molo 17 sotto il governo Draghi? O dobbiamo rassegnarci alle imposture e menzogne passate, presenti e postume? Ricordo a tale scopo che la Rai mandò in onda una fiction dal titolo "Blanca" (nome della poliziotta protagonista) dove si mandò in onda un totale rovesciamento della realtà di questi fatti in un'accozzaglia di imposture ben assemblate. Ne parlammo qui in un post del 2023. Le accuse contro quei poveretti hanno tutta l'aria di essere un feroce ribaltamento dei fatti. Pare, secondo l'articolo della Camuso, che sia stato inquisito anche uno di questi poveracci, reo di aver dato un calcio a un candelotto lacrimogeno per terra, già esploso. Ma la cosa peggiore, a mio parere, è averli divisi e isolati dalla comunità degli altri colleghi portuali e l'aver fatto passare tanto tempo (quattro anni) prima di colpirli nuovamente questa volta, per mezzo della repressione giudiziaria, contando sull'oblio e sullo spegnersi del focus sulla protesta. 

San Faustino

09 February 2025

Tappi di plastica legati made in EU




Capisco che in un mondo sprofondato in tragedie quasi quotidiane, occuparsi di facezie come i tappi colorati legati alle bottiglie di acqua minerale, può suonare fatuo. Ma se c'è una cosa che mi manda in bestia è essere assetata e avere quel detestabile filetto di plastica rosa (o di altro colore) che collega il tappo al collo della bottiglia. Il getto d'acqua non è omogeneo, diventa uno spruzzo che si perde in giro e spesso viene involontariamente versato sulla tovaglia. Ce lo ordina l'Europa? E' un decreto passato con una velocità supersonica e le multinazionali delle acqua minerali si sono immediatamente adeguate. O forse è vero il contrario: le multinazionali ordinano alla Ue, e il parlamento obbedisce e decreta? Poco importa se è nato prima l'uovo o la gallina.. Non è un errore di produzione, quel filetto plastificato tagliente che tiene unito il tappo al collo della bottiglia, affinché non si disperda nell'ambiente. È un obbligo deciso dalla Commissione europea a partire dal luglio 2024 e recepito dall'ordinamento italiano che ha suscitato qualche malumore. Tra i malumori, c'è anche il mio.

Insomma, come al solito ce lo chiede (anzi, ci obbliga) l'Europa e noi ci ritroviamo a rigirare quel filetto di plastica, a strapparlo via, a tagliuzzarlo e a cestinarlo per non vedere lo spruzzo d'acqua zampillare in giro in modo maldestro. 
Questa sera ho assistito a  una scena gustosa in tv. C'era  Landini assetato  dopo uno dei suoi comizi sindacali con in mano la bottiglietta di plastica da mezzo litro, mentre cercava di bere alla garganella girando il tappo di plastica che gli si  spostava in bocca al posto dell'acqua. Ben ti sta - ho pensato. Lui e la sinistra hanno sempre fatto gli ecologisti modello Gretina e ora beccatevi il tappo di plastica direttamente in bocca. E comunque le immagini di chi beve goffamente a canna, nonostante il tappo, ormai fanno parte dei più grotteschi deliri eurocretini, la cui antologia fotografica sta facendo il giro del web. 
Cercar di bere nonostante il tappo


Dicono per giustificarsi che col tappo legato salviamo l'ambiente. Eppure mi pare sia diventato una triste metafora della nostra condizione di paese a sovranità limitata: tenuti a freno, imbottigliati, svuotati, cestinati e ridotti a materiale di riciclo...
Unica magra consolazione fra le tante angherie eurobabbee (piccole, medie e grandi) confezionateci da quando siamo entrati in Ue e nella moneta unica è  il fallimento della farina di insetti e del cosiddetto "novel food", ovvero gli insetti a colazione. Materiali che con mia immensa soddisfazione, giacciono invenduti negli scaffali dei supermercati.


Santa Apollonia

04 February 2025

Uscire dall'OMS non sarà una passeggiata




Uscire dall'OMS (anche se sulla scia delle decisioni trumpiane) non sarà una passeggiata per noi. Intanto bisogna vedere se in USA le grandi lobby farmaceutiche legate direttamente alla finanza consentiranno al governo Trump di attuare una politica sanitaria indipendente. Risulta pure che intorno a Bobby Kennedy jr, abbiano già scatenato l'intero suo clan parentale al completo (notoriamente il clan Kennedy è  dem). Ma non mettiamo ostacoli alla Provvidenza. 
Scendiamo piuttosto sul pratico e più nello specifico parliamo di noi, cioè della periferia dell'Impero.  Già si parla di divisioni all'interno della coalizione  di maggioranza, con un Tajani, solitamente "atlantista di ferro", che in questo caso, però si smarca pure da Washington. "Forse in un mondo globalizzato un'istituzione simile è indispensabile",  ha commentato infatti lo stesso Tajani su "Affari italiani".
In ambito leghista Salvini  sui social si esprime così: l'Italia non deve più avere a che fare con un centro di potere sovranazionale - profumatamente finanziato dai contribuenti italiani - che va a braccetto con le multinazionali del farmaco. Usiamo quei 100 milioni per sostenere i malati in Italia e finanziare i nostri ospedali e medici!".
Una proposta sulla quale per il momento Fratelli d'Italia e Forza Italia si mantengono tiepidi. Quindi, cominciamo già a dire che mentre la Lega spinge, gli altri partiti di governo frenano. Inoltre, c'è da fidarsi di una Lega che dopo le sparate di Salvini  può  vantare solo i soliti Borghi e Bagnai, mentre tutti gli altri tacciono? C'è da fidarsi di governatori a caccia di terzi e quarti mandati come Zaia che si è mostrato più accanito di un piddino alla Boccia durante il periodo pandemico? O peggio, di un Fedriga legato indissolubilmente all'immagine dei  poveri portuali triestini docciati dagli idranti della polizia  alle 6 del mattino? 
Ma andiamo avanti. 
A fugare ogni dubbio e a togliere le illusioni, ci pensa il ministro della Salute Schillaci, passato alla cronaca, come Orazio "Ponzio" Schillaci, la cui arte di lavarsi le mani è ormai cosa nota. E' noto che l'attuale ministro della Salute facente parte del passato ISS, abbia lasciato alle strutture ospedaliere la  libertà di organizzare come vogliono, ogni eventuale "emergenza" sanitaria. Ciò significa che vediamo mascherine, distanziamenti, dinieghi e limiti di visite parentali e pure ospedali che richiedono certificati di avvenuta vaccinazione ai ricoverati, a seconda del capriccio dei dirigenti. Siamo dunque ancora in piena anarchia legislativa, a discapito degli assistiti.  
Ma ecco cosa dichiara il ministro stesso al Sole 24 ore a proposito dell'OMS. “Dobbiamo rafforzare il ruolo dell’Italia e del nostro modello nei consessi internazionali perché isolarsi non rappresenta una strada percorribile per affrontare le complesse sfide sanitarie globali del nostro tempo. Il nostro obiettivo dev’essere contribuire a rendere più efficace e trasparente la governance mondiale della salute, nell’interesse dei cittadini e dell’intera comunità internazionale”.
Inoltre nella citata intervista, minimizza i versamenti del nostro paese all'OMS arrivando a smentire quanto affermato da Salvini sui 100 milioni di stanziamenti a detta organizzazione:
 
“Faccio chiarezza sugli stanziamenti : l’Italia partecipa all’Oms attraverso il versamento annuale di un contributo obbligatorio che nel 2024 è stato pari a circa 18 milioni di dollari. Nello stesso anno ha inoltre versato contributi volontari per un totale di circa 7,8 milioni di dollari, destinati a finanziare le priorità del Programma di lavoro, come approvato dall’Assemblea mondiale della Sanità a cui partecipa. Questo finanziamento ci colloca al 19° posto tra le nazioni dell’organizzazione”.

E allora? Dov'è il problema? Se anche versassimo pochi spiccioletti, uscire da un carrozzone burocratico, corrotto, mendace, diretto da personaggi come Tedros Ghebreyesus e sussidiato da altri magnati del calibro di Bill Gates è sempre un affare per una nazione che vorrebbe avere le mani libere  in materia di politiche sanitarie, di libertà di ricerca e di cure. 
Serve altro? Sì che serve altro...
 
Schillaci e Bassetti


Pare che il ministro Orazio Schillaci abbia investito Centomila Euro in azioni di otto aziende farmaceutiche, tutte quotate alla borsa di New York. Sono nel portafoglio di titoli del nostro ministro Tentenna con qualche sospetto di eventuale "conflitto di interessi". Ne parlano molte testate mainstream e non solo qualche sparuta testata "alternativa". Qualche fonte? Il Fatto, Affari italiani
Pertanto, lasciamo ogni speranza a noi che vorremmo uscire dal carrozzone Oms. A proposito, Speranza (quello con la S maiuscola, ministro della Sanità dei due peggiori governi Conte e Draghi) ha ripreso a promuovere il suo libro piantonato dalla Digos che se ne sta lì  a difenderlo da ogni eventuale contestazione, nonché dal servizio d'ordine piddino. E' accaduto a Villafranca di Verona. Ave o Spes, morituri te salutant.
Le ultimissime di Speranza: Tachipirina e vigile attesa sarebbe stato inventato dai "no vax" 




San Gilberto

28 January 2025

Il solito "atto dovuto" per la Meloni


Chissà perché l'avviso di garanzia all'indirizzo di  Giorgia Meloni, del ministro della Giustizia Nordio, del ministro dell'Interno Piantedosi e del sottosegretario  di Stato con delega alla Sicurezza Alfredo Mantovano, mi ricorda  tanto un film già visto. Per l'esattezza mi pare di tornare al 1994 quando Berlusconi a un vertice internazionale (G7)  che si tenne al Maschio Angioino di Napoli, venne a sapere dai giornaloni (non i suoi) che era indagato. 

Premetto che non ho votato per Giorgia Meloni alla quale non ho mai risparmiato critiche (specie nell'ambito sanitario con un ministro che si mostra troppo pilatesco), ma questa faccenda sembra proprio una storiaccia italiana basata sul principio di ritorsione. Tu fai una bella riforma della Giustizia che si basa sulla separazione delle carriere e io ti fermo su un'altra faccenduola: il rimpatrio del generale libico Almasri, con l'accusa di favoreggiamento e peculato

Confesso che mi aspettavo ritorsioni giudiziarie sulla faccenda dell'Albania e della "deportazione" dei cosiddetti "migranti", ma con la magistratura palamara, non si sa mai dove si vada a parare. Detto prigioniero libico era accusato dalla Corte Penale Internazionale di crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Devo ammettere che qualche sospettuccio ce l'ho. Perché la Corte dell'Aja ha esitato così tanto a spiccare mandato d'arresto e Almasri ha potuto gironzolare indisturbato per mezza Europa? 

"Purtroppo questa vicenda si inserisce in una cosa piuttosto brutta che è la guerra tra la politica e la magistratura - ha spiegato Mario Giordano in tv - In una vicenda che è determinata da una ragion di Stato interviene una magistratura a fare una denuncia addirittura per peculato per l'uso dell'aereo di Stato che è sinceramente surreale". 
E che altro dovevano riservargli? un volo di linea Alitalia? In ambienti leghisti si chiedono: «Perché Almasri a 150 chilometri dall’Aja non interessava? Perché è diventato un soggetto da fermare soltanto quando è arrivato in Italia?».
Insomma, si fa sempre più strada  il sospetto che sia stato un bel pacco ben confezionato con la scritta "Destinazione Italia".
Ricordate il caso Ocalan il leader curdo del PKK arrestato nel 1999 ? C'era allora al governo Massimo D'Alema e anche a lui confezionarono il bel  "pacco" a sorpresa. E che pacco!  I curdi convenuti da ogni dove, ululavano per le piazze del centro di Roma che pareva diventata piazza Kurdistan.  Ocalan venne impacchettato e rinviato al mittente presso il  governo turco dal quale era ricercato per attentati terroristici e separatismo. 
Riporto questo  episodio che risale a quasi 25 anni fa, per ricordare che in quel frangente non mi risulta che ci fossero magistrati che emisero "avvisi di garanzia" o "atti dovuti" all'indirizzo di Baffino per mancato diritto d'asilo, il quale rilasciò e rispedì via il Curdo. Poi col suo solito fare sprezzante e sussiegoso non si degnò di dare spiegazioni alla stampa adducendo i soliti "motivi di sicurezza". D'Alema poté concludere in santa pace la sua carriera politica e ora da pensionato si dà alla coltivazione delle vigne (sette ettari in Umbria) e dell'uva da buon vino che egli stesso produce.  
Altri tempi, altri "pacchi a sorpresa". Ma soprattutto, altri rapporti  tra magistratura e politica. 
Vedremo gli sviluppi del nuovo  caso Meloni e del cosiddetto "atto dovuto" (o voluto?) verso il suo esecutivo. E' curiosa anche la tempistica dell'avvenimento. Non fa in tempo a tornare in patria da prestigioso incontro con Trump e Musk che già arriva l'avviso di garanzia. Ma forse siamo troppo sospettosi. 

San Tommaso d'Aquino