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30 October 2025

La parrucca nella minestra










Non mi piace fare ripescaggi  di vecchi post e autocitarmi. Ma di fronte ai siparietti del crimine che imperversano a reti unificati, da mattina a sera, di fronte alla morbosità dei videotossicomani sempre più teledipendenti e telemorenti, i quali, più sono al sicuro sui divani di casa propria, più si improvvisano giallisti e Sherlock Holmes domestici, ho riesumato un mio vecchio post che risale a 15 anni fa (28 ottobre 2010) e che sembra appena scritto. 
Manca solo l'aggiornamento  sul caso Garlasco 2 (cioè 18 anni dopo) , che dal povero Stasi detto "il biondino con gli occhi di ghiaccio"  opportunamente mostrificato e che ha già scontato la pena, ora indaga e mette sotto accusa Andrea Sempio e la sua famiglia. Non mancano avvocati beoni, magistrati corrotti, guerre tra procure, testimoni mitomani e mendaci. Ma intanto nel corso del tempo, il capello nella minestra di cui al contenuto del post sottostante,  è diventata non solo una parrucca, ma le parrucche, tante parrucche.


" Cameriere, c'è un capello nella minestra. Vorrebbe cambiarmi il piatto per cortesia? ". E così che schizzinosamente ci comportiamo al ristorante quando per caso troviamo un capello nella portata servita. Ma di fronte alle intere parrucche che ci propinano quotidianamente durante i telegiornali a pranzo e a cena restiamo ammutoliti e continuamo a mangiare, imperterriti.
E' questa una gag del comico surreale Alessandro Bergonzoni durante l'ultimo spettacolo teatrale URGE. La parrucca nel piatto quotidiano si fa sempre più immangiabile, a causa dell'invadenza, della pervasività, della ripetitività compulsiva dei media. Si buttano come sciacalli sui fatti di cronaca nera e girano e rigirano il coltello nella piaga, servendoci quotidianamente, non solo parrucche, ma disjecta membra nella pastasciutta.
Si portano dietro la tanica di benzina e scatenano incendi, roghi e cortine fumogene là dove ci si aspetterebbe che venga fatta luce. Siamo alle armi di distrazione di massa dei perversori occulti.
E' accaduto col giallo di Novi Ligure (caso Erika e Omar), con Garlasco (caso Stasi), con Cogne (caso Franzoni) , col giallo di Perugia e l'omicidio a luci rosse del caso Knox-Sollecito. Riaccade in modo ancora più ridondante e più circense che mai con il caso Scazzi. E se non fosse per rispetto dovuto alla povera piccola Sara, vera vittima della tragedia, verrebbe da dire che i Tg, la vita in diretta di Sposini, il suo omologo concorrente pomeridiano di Barbara D'Urso su Mediaset, ci regalano un interminabile "scazzo" quotidiano. Uno crede di riposare le stanche orecchie, ma ecco che sul far della notte arrivano, puntuali, i cosiddetti approfondimenti di Vespa su Rai1, di Federica Sciarelli detta Sciacalli su Rai 3 in "Chi l'ha visto?", di "Matrix" su Mediaset.
Il primo, si è addirittura specializzato in plastici: c'era il plastico montano di Cogne, ora c'è il plastico mediterraneo di Avetrana, con tanto di villetta, garage, modellini di automobiline, palmizi formato bonsai. Insomma, un vero e proprio presepino attorno al quale ciacola il solito neghittoso pissichiatra Crepet, ospite in studio capace solo di far sfoggio di caldi e colorati pulloverini; la solita magistrata Simonetta Matone che non ne ha mai imbroccata una; poi c'è una bionda criminologa che pare una pornostar e una giornalista che non vede l'ora di promuovere il suo nuovo libro sui casi delittuosi consumati in famiglia. In diretta, Alessandra Graziottin, ginecologa, pissicologa, curatrice di rubriche sui rotocalchi rosa, tuttologa e via con la fuffa notturna. Ne avessero mai azzeccata una...Prima c'era don Michele, il mostro rurale.
In pochi giorni zio Miché è passato da carnefice a vittima di Erinni domestiche che lo nutrono con gli avanzi di cucina come un cane bastardo, lo fanno dormire in una sdraia da giardino, ma soprattutto lo fanno lavorare 14 ore al giorno come ai tempi degli junkers, mentre loro, le donne, danno ordini e riposano. Ora c'è da sbattere in prima pagina, la mostrona Sabrina, robusta strangolatrice di concetto, perché gelosa della cuginetta tenera e graziosa. Sopra a tutta la famiglia, mamma Cosima: sapeva e taceva; forse teneva bordone. E i media impazzano come se fossero - come se fossimo - tutti parenti stretti della Famiglia Addams pugliese: zio Michele, mamma Cosima, la cugina Sabrina, la cugina Valentina, mamma Concetta....
Signori, questo sarebbe il giornalismo odierno, ovvero il quarto e quinto potere. La Procura non è capace di trattenere le gole profonde, i cronisti si improvvisano inquirenti e siamo al pirandelliano Uno Nessuno Centomila. Frattanto si fa commercio clandestino di foto della casa del delitto con annesso garage, e Avetrana è diventata la nuova Las Vegas versione horror. Portateci anche i bambini, già che ci siete. Potrebbe diventare la nuova Gardaland delle Puglie.

Cameriere, mi cambi il piatto, per favore. La parrucca nella minestra proprio non la reggo più. Ma forse, oltre alla minestra, conviene buttare l'intera tv nella discarica.

https://sauraplesio.blogspot.com/2010/10/la-parrucca-nella-minestra.html


Una domanda alla quale non so rispondere: ma perché la gente è tanto attratta dal crimine, dal male e dalla cosiddetta "nera" che viene perfino  indicata ed esaltata come la Madre del vero giornalismo?

San Germano

21 October 2025

Libri abbandonati in stazione e analfabetismo di ritorno









Assistiamo sempre più spesso ad un nuovo fenomeno. Da quando esiste la Rete e  l'universo informatico, il libro ha perso sempre più interesse. Gente che fa a gara a disfarsi di libri divenuti improvvisamente ingombranti. Parenti di proprietari deceduti che non sanno più come disfarsi di libri avuti in eredità dal caro estinto. Nemmeno le biblioteche pubbliche li accettano più. Mi sono chiesta non senza sorpresa cosa è successo. La gente moriva anche prima, ma i libri non erano mai stati così superflui come oggi. E' successo che il mondo miniaturizzato dello smartphone ha preso il sopravvento sul mondo di Gutenberg. Mi piacerebbe sapere quanti tengono ancora in casa enciclopedie o dizionari per consultarli invece di ricorrere alla scadente Wikipedia. I libri invecchiano, le pagine ingialliscono e si strappano, le copertine si sciupano. Le librerie e cartolibrerie chiudono.. Sempre più spesso assistiamo a libri regalati e riposti nelle cassettine delle stazioni ferroviarie o dei parchi pubblici. Lo chiamano col solito ipocrita nome inglese di bookcrossing. Letteralmente, passalibro, giralibro. Pare che detto fenomeno provenga dagli Usa. Un modo pietoso e  forse un po' ipocrita di rendere circolare il caro vecchio libro caduto in disuso, nell'illusione che possa riavere una nuova vita. Qua e là si moltiplicano le iniziative delle stazioni ferroviarie collegate a bibliotechine comunali per incentivare lo scambio di libri...vagabondi. Ecco un esempio, nel Varesotto:
https://www.ferrovienord.it/2019/06/27/bookcrossing-via-a-libero-scambio-di-libri-nella-stazione-di-barasso-2/ 

Per carità, lodevole iniziativa, ma non facciamo finta di ignorare che le nostre stazioni ferroviarie non vengono presidiate da tempo, nemmeno più per l'emissione di biglietti e che i vandali a corto di cattive azioni, non di rado si attaccano anche ai libri per bruciarli su modello del racconto di fantascienza Fahrenheit 451. In questi casi, non c'è bisogno della dittatura del solito omino coi baffetti: basta già l'ignoranza e la brutalità diffusa.
Senza ignorare che anche gente simile, possiede un telefonino magari per filmare le loro infime prodezze vandaliche che poi mette in rete.
D'altro canto, si vive sempre più immersi in una bolla fatta di notizie, immagini, commenti, repliche ai commenti, like e dislike e la Rete si rivela sempre più un universo parallelo fatto di trappole e di inciampi. La lettura on line, stanca gli occhi, non consente concentrazione e non è fatta per essere memorizzata. Davanti a un articolo di approfondimento anche interessante, sono portata io stessa a dire: troppo lungo. E a stancarmi alla sua lettura, cosa che non avviene sulla carta. Si crede di imparare, ma poco dopo non si ricorda più nulla e  capita di  chiedere a sé stessi: dove ho letto, questo o quell'argomento? Dove ho preso la tale o tal altra notizia? Insomma,  il passaggio  estratto da un libro lo si segna col segnalibro, con una sottolineatura o con una cara vecchia orecchia piegata. Quello del web, svolazza e si dissolve su qualche Cloud. Il mondo delle informazioni ti entra in casa (infodemia), ma si è soli e dispersi nel mondo e il presunto sapere infinito del web, alla fine genera ignoranza e presunzione di saperla lunga.
Stiamo sprofondando nell'universo dell'immediato tipico degli insetti senza memoria, quella memoria che avevamo imparato a coltivare proprio dai libri. Il libro è già una selezione basata sullo spirito critico e saper discernere, selezionare, riflettere è un esercizio che richiede tempo e fatica: non ci sono scorciatoie! 
Le notizie  vengono esasperate e ingigantite per l'uopo, ma non importa più se siano vere o false... L'importante è che facciano rumore, tanto rumore. 
I bambini ai tempi del Digitale, dal canto loro, hanno disimparato a scrivere in corsivo. In compenso (ma meglio sarebbe dire "in scompenso") sanno digitare abilmente con una velocità supersonica i messaggi sulla tastiera accompagnati da piogge di emoticon. Il periodo dei confinamenti legati alla cosiddetta "pandemia", li ha già coartati all'isolamento e ad adattarsi alla finzione virtuale e immateriale del web, privandoli di veri contatti umani. 

Ho letto la lettera di Marina Berlusconi al Corriere della Sera. Su alcuni punti ha ragione, specie quando scrive: I libri sono da sempre efficaci anticorpi contro barbarie e totalitarismo, ma oggi assumono anche una funzione nuova: quella di anticorpi contro l’assottigliamento del pensiero imposto dallo smartphone, veri e propri strumenti di resistenza contro l’omologazione digitale.




Ma non vorrei che il suo grido di allarme contro le BIG TECH, senz'altro comprensibile in quanto editrice, nascondesse la voglia di imporre una authority esterna deputata, non si sa bene a che titolo, di vagliare che cosa è vero e cosa è falso. Una authority falsamente imparziale magari a caccia di bufale contro gli inevitabili inganni  truffaldini della IA. Se i "discorsi sull'odio" vanno stigmatizzati e sanzionati da chi e da quale commissione. Meglio vigilare che la toppa non diventi peggiore del buco. Per il momento, insegniamo ai più piccoli e alle giovani generazioni di fare a meno, quando è possibile, di quel falso talismano elettronico che serve a farli deconcentrare, a creare analfabetismo di ritorno oltre  a renderli dislessici e privi di manualità grafica. Ma occorre che gli esempi partano proprio dagli adulti, anch'essi vittime  reinfantilizzate di quel Paese dei Balocchi elettronici che ci circonda. Quanto ai libri,  mi auguro che ritornino quanto prima nelle case, negli scaffali e sui comodini, e non ghettizzati in cassettine da riserva indiana ferroviaria.

Sant'Orsola   





13 October 2025

Trumpone, che ganassa!


Volevo aggiornare con un altro argomento che non fosse l'accordo di pace, ma confesso che alla fine, sono rimasta incollata alle dirette di Trump alla Knesset israeliana e a Sharm el Sheikh. Devo dire la verità, se non ci fosse di che continuare a preoccuparsi per quanto non sta scritto sui fatidici 20 punti,  c'è perfino da ridere nel vedere la sua megalomania plateale con battute da commedia  grottesca all'americana con animazioni in stile Mars Attacks. Mancavano giusto i marziani con i dischi volanti e la musichetta country di Slim White che faceva scoppiare i loro cervelli di alieni, come cetrioli maturi. 

Bibi se la rideva compiaciuto e una volta tanto gli è riuscito perfino di perdere quella solita espressione grifagna da truce demonio. Elogi, laudi, complimenti, applausi e standing ovation per tutti. Per fortuna che ci sono io e non quel mentecatto di Biden o peggio quella nullità di Obama - era il leit motiv del  gran magnate. Gli ostaggi sono stati restituiti felicemente alle loro famiglie  dopo due anni di vita sotterranea, mentre quei due migliaia di detenuti palestinesi sui pullman tornavano giubilanti, a Ramallah, a Rafah o dove venivano scaricati. Si canta, si salta, si balla, ma qualcosa ancora non torna. Di tutto si parla, si scherza, si ride, si fanno promesse, ma quei 65.000 morti a Gaza, sembrano essersi,  come per incanto, volatilizzati.  The Donald annuncia grandi investimenti, da parte di paesi "ricchi e influenti", “che incontrerò ora in Egitto”. Poi scherza e aggiunge: “probabilmente se ne saranno già andati perché sarò in ritardo”. Ma il fondo è stato toccato allorché chiede al presidente Isaac Herzog presente, di concedere la grazia a  Netanyahu, già coinvolto in una serie di processi per corruzione, menzionandogli l’ottimo lavoro svolto da un premier, da considerarsi “uno dei più grandi in tempi di guerra”. Certo che si, si può anche fare strage di civili, ma poi, alla fin fine, che cosa sono 65.000 poveri disgraziati in confronto a un Mosè che traghetta il suo popolo eletto alla Terra Promessa? Che tra l'altro, è anche la terra di suo genero Jared Kuchner e di sua figlia Ivanka, la quale,  per ammissione del Presidente suo padre, si è "convertita".



Insomma, dopo lo show alla Knesset, si bissa con quello a  Sharm el Sheikh, con mille ringraziamenti ad Al Sisi l'Egiziano che li ha così generosamente ospitati, a Erdogan che è un duro di Ankara, ma con cui lui si intende a meraviglia; al principe saudita, all'emiro del Qatar. Ce n'è pure per Macron che chiama per nome (Emmanuel) il quale in questi giorni sta sbattendo le corna su Sébastien Lecornu  per i tentativi di dare vita a un governo che nessuno vuole.  Trump si chiede ad alta voce come mai che Emmanuel, di solito così esibizionista e narciso, se ne stia in disparte invece di esporsi come al solito, ad uso  telecamere. Risate generali dei presenti. Forse non ha seguito il vaudeville su Lecornu.

Complimenti a schiovere anche per la Meloni considerata una "bella donna" ma non si può dire, perché sennò mi rovinano la carriera - aggiunge Donald dando una battutina salace alla cultura woke. Una cosa è certa: Meloni era l'unica donna là in mezzo e la galanteria era d'obbligo. C'è pure un ruolo per Hamas che durante l'interregno, avrà incarichi di polizia. Insomma, Trumpone gasato come in preda alla cocaina dopo la Knesset monocamerale, a Sharm promette ricchi premi e cotillons per tutti. Pertanto,  non voleva più schiodarsi dal podio egizio. 




Passa il principe bin Salman con il mantello bianco e la kefiah regale e Trump lo guarda con un po' di invidia. Forse vorrebbe indossarne uno anche lui ed essere il nuovo Lawrence d' Arabia, il grande condottiero delle tribù  arabe. Diamogli un cammello.

Firmato l'accordo di pace (con molte incognite), a noi comuni mortali non ci resta che incrociare le dita e  sperare nell'eterogenesi dei fini. 

San Edoardo

03 October 2025

Nuovi incubi distopici: la Brit Card digitale









C'è del marcio in Gran Bretagna. E il Regno Unito si fa sempre più vicino al resto dell'Europa continentale, purtroppo. Del resto si è già distinto nel conflitto russo-ucraino quale potenza la più bellicosa e russofoba. Non è dunque un caso, che il 26 settembre scorso il governo del primo ministro britannico Keir Starmer abbia annunciato l’introduzione di un sistema di identità digitale obbligatorio per i lavoratori. La cosiddetta “Brit card” che diventerà indispensabile per chiunque voglia dimostrare il proprio diritto al lavoro entro la fine della legislatura, prevista per il 2029. Una misura che Downing Street presenta come necessaria per rafforzare i controlli sull’immigrazione e per rendere “più equo” il sistema migratorio, ma che in poche ore ha scatenato un’ondata di proteste senza precedenti. Davvero una bella idea, fare entrare oves et boves  nel proprio paese, per poi avere il pretesto di calare dall'alto restrizioni mediante sistemi di controllo digitali e sociali. L'esecutivo ha precisato che non sarà necessario portare con sé un documento fisico: l’ID sarà integrato in piattaforme digitali e potrà essere utilizzato anche per accedere a servizi pubblici come patente di guida, assistenza all’infanzia, welfare e dichiarazioni fiscali. Dettagli tecnici (biometria, governance dei dati) saranno definiti con consultazione pubblica e nuova legislazione. La mossa non è nuova, dato che ci aveva già provato l'ex primo ministro Tony Blair (guarda caso, porta lo stesso vero cognome di George Orwell - all'anagrafe Eric Arthur Blair). Tony Blair introdusse infatti una specie di registro nazionale che si chiamava Identity Cards Act 2006, in seguito contestata e abrogata nel 2010 dopo previa cancellazione dei dati.
La scusa di questa nuova Brit Card di Starmer è l'individuazione dei lavoratori clandestini per ridurre le sacche di lavoro nero, ma sappiamo già che si tratta di pietose foglie di fico. E dietro la retorica governativa, emergono le prime crepe: associazioni, giuristi e difensori dei diritti civili denunciano rischi concreti per la privacy, l’accessibilità e la libertà individuale.
Il malcontento è esploso immediatamente online. Una petizione che definisce la misura «un passo avanti verso la sorveglianza di massa e il controllo digitale», ha superato in poche ore le 2,4 milioni di firme. E se osservate adesso il link siamo già a 2 milioni e 777. E aumenta sempre più....La scadenza della petizione è fissata per il 9 gennaio 2026, e supera abbondantemente la soglia delle 100.000 firme che rende possibile un dibattito parlamentare. In diverse città si sono tenute parecchie manifestazioni spontanee, con cartelli che paragonano la Brit Card a un lasciapassare orwelliano per sorvegliare la popolazione. (fonte: L'Indipendente art. a firma Enrica Perucchietti).



Ma noi qui in Italia, di che ci stupiamo? Non abbiamo forse già fatto l'amara e tragica esperienza del green pass, che lungi dall'accertare chi era immunizzato e chi no (secondo lo stolido Draghipensiero che ne magnificava le virtù taumaturgiche), serviva in realtà a schedare e a  discriminare i cittadini escludendoli dal consorzio civile, dal lavoro e dagli studi, dalle biblioteche, dai luoghi pubblici, penalizzandoli se non si erano vaccinati? Ora con questo nuovo incubo distopico si parla addirittura di interconnettività multifunzionale (fascicolo sanitario, aerei da prenotare, treni, prenotazioni sanitarie, lavoro, studi, transazioni bancarie, ecc.). E del resto noi non siamo messi benissimo se in questa Ue sempre più matrigna si parla di Digital Identity Wallet, ovvero il portafoglio elettronico che l’Unione europea vorrebbe introdurre per armonizzare l’accesso ai servizi pubblici e privati degli Stati membri, previsto per il 2026 e del quale nessuno parla. Sono argomenti intorno ai quali c'è la massima segretezza mediatica - chissà perché.
A livello ufficiale, l’UE presenta il progetto come uno strumento di "semplificazione" informatica e un passo avanti verso la sburocratizzazione. Mentre Starmer utilizza la sua narrazione dell'immigrazione illegale, dell'individuazione del lavoro nero fatto dai clandestini. Ma a giudicare dalle imponenti manifestazioni, gli inglesi non se la bevono e temono una violazione e intrusione nelle loro vite, timori per la centralizzazione dei dati sensibili, possibilità di abusi da parte delle autorità e vulnerabilità informatiche che potrebbero trasformare l’identità digitale in una minaccia per la loro riservatezza. 
Sul piano politico si oppongono a questa card, Reform UK, il partito di Nigel Farage che ha già ironizzato su quel Brit che precede card, denunciandone al contrario,  tutta la natura antinazionale; i Conservatori e una parte della sinistra laburista legata a Jeremy Corbyn; i Liberal Democrats ne respingono la natura obbligatoria. In effetti, trasforma i cittadini in "utenti" privi di ogni identità reale.
Vedremo se i popoli dell'Europa continentale saranno altrettanto determinati e svegli dei cittadini britannici, quando tra non molto, toccherà a noi.
Un'ultima cosa. Non facciamoci l'illusione peregrina che i cosiddetti Brics siano migliori del "marcio Occidente". In Cina esiste da tempo il sistema di "credito sociale" e Putin, dal canto suo, utilizza molte tecnologie di sorveglianza universale made in  China. 

San Gerardo


23 September 2025

Smotrich e la destra messianica israeliana


Ho conservato alcuni trafiletti del Corriere della Sera che come giornalone della borghesia,  ha i mezzi per spedire i suoi inviati direttamente nelle zone calde del Medio Oriente, e confesso di essere rimasta di sale alla lettura di un certo articolo.  Il contenuto non proviene da giornaletti di nicchia o della cosiddetta controinformazione, ma dal Corrierone di solferinica memoria. Mentre proliferano per il mondo occidentale le associazioni e i comitati contro l'antisemitismo, razzismo come la ADL (l'Anti-Defamation League), la Licra (Lega Internazionale contro il Razzismo e l'Antisemitismo) - quella che tentò di censurare i libri di Oriana Fallaci, mentre non ci facciamo mancare anche in Italia le commissioni contro l'odio che sanzionano, bacchettano, querelano, censurano se lo ritengono il caso;  mentre aumentano i bavagli e le mordacchie per tutti noi, un noto esponente della destra messianica  e talmudica israeliana, in nome del suo credo confessionale, si permette di dire scelleratezze dal sapore volgarmente suprematista e razzista. I virgolettati che cito sono estratti dall'articolo di Francesco Battistini comparso sul Corriere della Sera di venerdì 19 settembre. Colgo l'occasione per fare un plauso a lui, ad Andrea Nicastro, Davide Frattini per i loro lucidi reportage, nonostante vengono ospitati da un quotidiano mainstream, legato ai cosiddetti poteri forti. Quel che mi stupisce è che le emittenti tv, sempre pronte a fare da cassa di risonanza per qualsiasi inezia, a organizzare salotti, siparietti, teatrini e talk show per un nonnulla, non ritengano di darvi importanza. E se uno non legge il pezzo, non ne sa niente, perché la scrittura è meno potente e immediata della tv. Tacciono al riguardo,  i Porro, i Del Debbio, le Gruber, le Annunziate. Strano, eppure si tratta di mainstream, dopotutto.  

Bezalel (un nome che richiama Belzebù) Smotrich, di origini ucraine e figlio di un rabbino ortodosso, è un leader dell'estrema destra che guida il Partito sionista religioso, un piccolo partito che ha solo 7 seggi alla Knesset, il Parlamento israeliano. E' un  colono, ministro delle Finanze del governo Netanyahu. "E' così religioso, lui che è avvocato, da far prevalere la Bibbia sui codici" - ci informa Battistini. 

E aggiungiamo noi, che i confini ideali della sua terra promessa sono quelli dell'Antico Testamento, perciò c'è poco da discutere con uno come lui che agisce nel nome di Geova e confonde la politica con la sua personale teologia. E poi ci lamentiamo della teocrazia dei barbuti ayatollah dalle lunghe sottane e dai turbanti?  

"Detesta talmente l'Autorità palestinese, da preferirle Hamas. E questo mattatoio di  Gaza, non vedere l'ora di spianarlo tutto e trasformare la Striscia in una miniera d'oro"  (il corsivo è suo)". Lui, del resto definisce Gaza "una manna immobiliare". Per costui l'unico arabo buono è l'arabo morto. 
"Le sue parole sono pietre sì, ma tombali: su ogni possibilità di dialogo. Contrario a qualsiasi negoziato su Gaza, favorevole all'annessione totale dei territori palestinesi" -  prosegue Battistini. 
Del resto, lui  i Territori non li chiama Cisgiordania o West Bank.  ma li nomina usando i termini messianici di Giudea e Samaria. Ha un suo facsimile in queste sparate, il ministro ultranazionalista Itamar Ben Gvir,  ministro della Sicurezza Nazionale - quello che è andato a fare preghiere per la "vittoria" su  Gaza, passeggiate, e  cantici sulla spianata delle moschee insieme agli ebrei ortodossi e che pensa già al Terzo Tempio di Salomone (qui il video).  Una mossa che non andrebbe di certo nel senso della pacificazione tra le tre religioni monoteiste. C'è da rimpiangere lo status quo di Solimano, un capolavoro di diplomazia in grado di saper resistere nel tempo, che consentiva il libero accesso ai luoghi di culto di tutte le religioni. 

Ben Gvir alla Spianata delle moschee


Estraggo ancora dal Corriere: 
"Una volta assistendo alla nascita del settimo figlio, sbottò per una palestinese ricoverata: "E' naturale che mia moglie, in ospedale, non voglia partorire accanto a chi dà alla luce un bambino che , fra 20 anni, potrebbe uccidere il suo". Beh, non c'è che dire: si porta avanti!
"Un altro giorno, gli chiesero che cos'avrebbe fatto a un bambino palestinese che lancia pietre: "O gli sparo, o lo espello o lo imprigiono". 
Ce n'è anche per i cristiani: "Non posso legittimarli. Il Signore è uno, non 30. Ha creato il mondo e a noi ebrei ha dato la Torah". 
Del resto, mi è stato detto da fonti accreditate di cristiani in Terra Santa che spesso i coloni sputazzano come lama e tirano pietre all'indirizzo delle processioni cristiane durante le festività di rito (ci sono gli inoppugnabili video su YouTube). 
Per concludere invoca un biblico diluvio di fuoco sui campi profughi palestinesi: "Cancellerai il ricordo di Amalek da sotto il cielo e non c'è posto per loro sotto il cielo".
Pratica pure il "tanto peggio tanto meglio" e preferisce Hamas all'ANP, dando in un certo senso ragione a  quei "complottisti" che dipingono Hamas come un  brand made in Israel. "Meglio Hamas dell'Anp: col suo terrorismo fa sì che nessuno vorrà mai uno stato palestinese". Capito? Lo ha detto lui. 
Ma i palestinesi resistono e combattono e  su questo lui che dice? "Metteremo la pena di morte, anzi, mi iscrivo al concorso per diventare boia". 

Sbagliato però pensare che Benjamin Netanyahu sia ostaggio suo e  di Ben Gvir come lascia trapelare certa stampa, pena la caduta del suo governo e che il povero primo ministro  israeliano, non abbia altra scelta che prestarsi al loro gioco. Sono tutte facce di una stessa cinica crudele medaglia. 


Giorno di Padre Pio

18 September 2025

La Turchia fra grattacieli e minareti


Come va la guerra? O meglio, le guerre? Ma soprattutto, a che punto sono? Meglio non pensarci. Riflettevo mentre ero via, avendo volontariamente ignorato le notizie sui media, che una delle ragioni per cui si viaggia è quella di cercare di sostituire col movimento, quello spazio che ci viene costantemente negato. E' inutile illuderci, non abbiamo presa sui fatti che ci piombano addosso. Sono arrivata in Turchia con tutti i miei pregiudizi sui turchi. E il bello è che la realtà, ha dato ragione al pregiudizio. Ultimamente sono circondata da parenti e conoscenti che divorano telenovelas turche pensando ingenuamente che la realtà sociale di quel paese sia aderente alle serie. Questi sceneggiati fatti in serie, li chiamano dizi caratterizzati dalla lunghissima durata degli episodi, produzioni costose con riprese principalmente girate in ambientazioni reali per le strade e nei palazzi di Istanbul o sullo sfondo geografico della Cappadocia (anche la maggior parte degli interni sono girati senza ricorrere agli studi televisivi); una fotografia dai colori ipersaturi; estrema attenzione all’aspetto estetico degli interpreti; trame ricche di triangoli amorosi, tensioni familiari e contrasti tra classi sociali differenti, che spesso hanno alla propria radice storie tratte dal canone mediorientale tradizionale (il Tascabile).  
Recep Tayyip Erdogan, pur disprezzando i dizi e i valori che rappresentano, ne comprende l’utilità per espandere il proprio soft power e ristabilire l’egemonia culturale turca. 


Un fenomeno, quello delle telenovelas turche, che porta con sé anche una coda turistica di centinaia di migliaia di argentini e brasiliani, che a partire dal 2017 volano a frotte verso Istanbul, per visitare dal vivo le ambientazioni delle proprie serie televisive preferite. Probabilmente con la speranza inespressa di incontrare di persona qualcuna delle nuove icone  oramai divenute celebrità globali che vi appaiono.

Ma torniamo coi piedi per terra. Sbarchi e imbarchi in aeroporti sono strettamente controllati con l'introduzione (per me pessima e intrusiva) dei dati biometrici e dei body scanner come da noi. La sindrome del "terrorismo internazionale" usato come paravento per privare delle libertà è pressoché simile alla nostra. Ma quel che mi ha colpito di più è l'aumento esponenziale delle donne velate. Mi dicono che prima non era così, che c'erano più ragazze vestite all'occidentale. Certamente  non aiutano i paesi mediorientali e dell'Asia Centrale confinanti con la Turchia come la Siria, l'Arabia Saudita, l'Afghanistan, l'Iraq tutti fortemente destabilizzati da guerre devastanti e da cambi di regime, da miseria e  da crisi economiche che sospingono legioni di immigrati con donne dal velo integrale nero a svolazzare come corvi funesti per le strade di Istanbul, di Smirne, di Ankara e di altre città. E pure Erdogan mostra in pubblico la moglie col veletto, certamente più discreto di quello iraniano o dell'Arabia Saudita, ma pur sempre tale. Così molte ragazze impiegate negli uffici pubblici, alla cassa di bar e ristoranti e  luoghi pubblici vari, lo indossano. Per non farlo scivolare giù lungo i capelli, mettono una sorta di postiche in alto. 

A proposito di velo integrale e altri stracci beduini, mi capita di recarmi alla toilette e di notare che  passano davanti un paio di scurbatt nere (come le chiamano a Milano) che ovviamente non rispettano le code. Uscite dal bagno la scurbatta  fa scorrere l'acqua del lavabo e che ti vedo mentre si lava le mani? Dal polso salta fuori un rolex d'oro sul polso destro e numerosi bracciali scintillanti fatti a cerchi su quello sinistro. Roba da restarci secca. Comprarsi un vestito un po' più  decente e presentabile, ma soprattutto meno maleodorante, no? Insomma, il contrasto fra l'oro e gli stracci neri è per lo meno, sgomentevole. 

La città di Istambul (un tempo Bisanzio e poi Costantinopoli) è notoriamente bella, specie nel centro storico. Santa Sofia. è una chiesa un tempo bizantina convertita in una moschea. La basilica di Santa Sofia è uno dei più grandi esempi superstiti di architettura bizantina. Il tempio stesso era così riccamente e artisticamente decorato, che Giustiniano, una volta completati i lavori, esclamò: "Salomone, ti ho superato!" . Giustiniano stesso curò la realizzazione della cattedrale, la più grande mai costruita fino a quel momento e per i quasi 1000 anni successivi. Purtroppo, con la recente riconversione in moschea, le immagini sono state proibite nel tempio. A malapena sopravvivono alcuni mosaici bizantini che emergono miracolosamente dall'intonaco con parti mancanti.


Mosaico bizantino in Santa Sofia

Tralascio la descrizione della Moschea Blu  e di quella di Solimano il Magnifico che ho comunque visitato sopportando l'odore di scarpe da ginnastica sudaticce sugli scaffali interni (ma perché non mettere le scaffalature fuori dai locali?), per parlare delle 5 preghiere al giorno e durante la notte di muezzin dalla voce sgraziata e di minareti che pervadono tutto il paesaggio turco. Tanti, appuntiti e acuminati che svettano verso il  cielo come se volessero marcare il territorio. Di contro, lo sviluppo delle loro metropoli è soffocante con grattacieli su modello americano (alcuni con facciate in cristallo), cartelli e insegne pubblicitarie. Le distanze tra una regione e l'altra sono siderali, dato che la Turchia (per buona parte, in Asia Minore e solo un pezzetto, in Europa) ha una superficie che è due volte e mezzo a quella dell'Italia. L'Anatolia è una regione povera e depressa, notoriamente terra di immigrazione, dove vivevano e vivono, molte comunità greche, ben descritte dal regista Elia Kazan nello splendido film "Il ribelle dell'Anatolia". Si tratta di un vasto altopiano brullo, privo di coltivazioni, attraversando il quale, ci si sente persi in una No Man's Land. Mi dicono che Erdogan non faccia nessuna agevolazione di prestiti agricoli per questi poveri contadini sempre più costretti a cedere i loro appezzamenti di terreno a prezzi di sottocosto per recarsi in città, trovarsi un tetto sopra la testa e fare lavori modesti magari sottopagati. 

Kemal Atatürk, eroe nazionale turco fondatore e primo presidente della repubblica (dal 1923 al 1938) almeno aveva fondato la banca dell'Agricoltura concedendo prestiti agevolati in caso di calamità naturali e per il rinnovo degli attrezzi. Del resto, non c'è edificio importante, dove non sventoli il severo ritratto di Atatürk, scolpito perfino in alcune rupi di montagne, la cui effige ricorre costantemente nella loro moneta, una Lira turca sempre più svalutata. Una delle poche cose buone che i turchi (e penso non solo i turchi) riconoscono ad Erdogan, è di aver chiuso la fly zone agli israeliani, interrompendo le relazioni commerciali con loro, a causa delle stragi a  Gaza, Cisgiordania, e ora delle provocazioni in Qatar a Doha. Ma, data l'indole instabilmente levantina del Sultano, riuscirà a tenere fermo il suo proposito? 

Il Gran Bazar di Istanbul è sovraccarico di mercanzie d'ogni tipo: da spezie d'ogni genere, a tessuti; da calzature, a vestiario, passando per sfarzose gioiellerie, tappeti, eccetera. Non c'è cosa che non sia in vendita, ma i turchi sono invadenti, insistenti e non ti puoi fermare a guardare e a riflettere che saltano fuori almeno in due o tre, ti chiamano dentro i loro locali (evitate di farlo), ti mostrano mercanzie d'ogni genere promettendo sconti favolosi che quasi mai si avverano. Non c'è griffe d'alta moda, di pelletteria e di accessori che non sia taroccata o taroccabile. Si vedono articoli con il logo dei due cerchi intersecati di Chanel, il marchio di Dolce e Gabbana, di Prada, di Louis Vuitton, di Armani, di Gucci,  un po' dappertutto. Non manca poi il cosiddetto Italian Sounding, insegne in Italiano che promettono specialità  gastronomiche di un Made in Italy  tutto fasullo. Insomma, un'autentica fiera dei Tarocchi. Esistono negozi e spacci in cotone prodotto in Turchia (un buon cotone - devo dire) specializzati in contraffazioni raffinate perfino di Burberry e Lacoste, una vera e propria arte degli inganni che spesso attrae turisti un po' gonzi, convinti di fare affari e di ottenere forti ribassi. 


I misteriosi camini delle Fate in Cappadocia

Oltre a città, custodi di attrazioni storiche e artistiche, appena fuori dal centro storico si viene immersi in un'urbanistica caotica e abusiva da far venire i brividi. Ma per fortuna la Turchia dispone di  vasti paesaggi selvaggi e suggestivi come la Cappadocia, nota per i Camini delle Fate. Ovvero piramidi di terra con morfologia tipica formata da un prisma verso l'alto, composte da  tufo estremamente friabile, sormontato da un cono dello stesso materiale, ma più compatto, che protegge la roccia sottostante. Queste formazioni rocciose sono credute fatate, in quanto secondo la leggenda, i massi di basalto più scuro che fungono da cappuccio sulla sommità, furono posati da divinità celesti. Alcune di queste sculture naturali,  sembrano grossi funghi dotati di cappello. Ne ho fotografati parecchi. Qualcuno di questi è stato commutato in alloggio e Bed & Breakfast, come avviene anche da noi a Matera. Così, come sono suggestive a Pamukkale, le cascate pietrificate  coi depositi di carbonato di calcio stratificati  di benefiche terme che nel tempo e a causa del cambiamento climatico, si sono ritirate. Detta località è tutta bianca come la neve e la  chiamano "il castello di Cotone". 


Pamukkale: le cascate pietrificate


Le mongolfiere sono diventate il simbolo della Cappadocia e c'è chi si alza alle 4 di mattina per salirci sopra, non prima di aver sborsato 300 euro. Perché, a proposito di soldi, i turchi sono abili a richiedere pregiata valuta "forte" straniera come Dollari ed Euro. Ma i turisti volano  spensierati sulle mongolfiere che sovrastano le valli lunari della Cappadocia, scenari dove hanno girato alcuni film. 

Una cosa che deve risultare irritante per i poveri Greci, è vedere nei dépliant e opuscoli illustrativi turchi, il Cavallo di Troia dell'Iliade  e  la città di Ilio (Troia) col nome turco di Truva. Come pure, dover ascoltare dalle guide turistiche turche, i racconti di leggende e miti greci incastrati nella narrativa storica turca, manco fosse tutta roba loro. Efeso, città greca con vestigia e resti del periodo alessandrino è diventata turca dopo aspre battaglie e aggressioni dell'Impero Ottomano contro la Grecia. E anche Smirne è diventata Izmir.  Per fortuna c'era la Serenissima a impedire che gli Ottomani si pappassero anche Creta (Candia o la Candea per i Veneziani) e le 7 isole joniche come Corfù, Cefalonia, Itaca, Zante e altre tre. 

Non è andata così, per Cipro suddivisa in due da un muro che suddivide la parte greca da quella turca, un vero e proprio muro della Vergogna. 

La Casa di Maria

La Madonna di Efeso sulla Collina degli Usignoli, divenuta luogo di  grazia e di  pellegrinaggio cristiano chiude il mio viaggio con una sorgente di acqua che dicono miracolose da me bevuta e con cui mi sono lavata il viso. Dicono che la Madonna abbia vissuto lì, negli ultimi anni della sua vita fino alla morte. Nella cappelletta-santuario dove non lasciano scattare foto coi telefonini, c'è un prezioso rosario offerto da Papa Ratzinger che transitò  in quel luogo suggestivo fatto di verde, di acque zampillanti e di quiete. L'ultima grande regione visitata è l'Egea, decisamente la più verde, la più coltivata a ulivi, fichi, alberi da frutta che conduce verso il mare con stupendi litorali.

Appena sbarcata in Italia, non prima di venire sottoposta ai soliti controlli, rieccoci schiacciati dal mondo addosso: Gaza rastrellata con attacchi terrestri e occupazione di carri armati rovina per rovina, macerie per macerie. Essere umano per essere umano. E vengo pure a sapere dell'uccisione del povero Charlie Kirk da parte di uno dei soliti balordi americani senza causa. Troppo lavoro per la Madonnina addetta ai miracoli, lassù, sulla Collina degli Usignoli. 

Santa Sofia (per curiosa coincidenza)

05 September 2025

20esimo anno di blog




Quest'anno ricorre il 20esimo del mio blog. Di questi tempi, è un traguardo importante. Lo misi in piedi esattamente il 14 settembre del 2005. I motivi per cui scrivo non sono di certo per  "stare sulla notizia", come si dice nello slang giornalistico. Siamo bombardati da notizie ogni mezz'ora. Semmai è quello di tirare fuori quei filoni solitamente trascurati o nascosti dalla ridondanza della cosiddetta informazione.  Ho cercato nei miei pezzi (non mi piace chiamarli post) di sottolineare quanto viene messo nelle colonne più marginali della stampa. O tra parentesi. Oppure, omesso del tutto. Non so se ci sono sempre riuscita. Ma soprattutto ho tentato di aprire una finestra sulla nostra cultura, identità, radici e stili di vita e su tutto quanto mostriamo di non avere abbastanza a cuore. E' un po' questo il mio leit-motiv : me ne sono accorta rileggendo qualche pagina del mio archivio. Rileggendo vecchi pezzi mi sono però resa conto che quello che ieri sembrava vero, si dissolve come la neve al sole, nel giro di pochi anni. Gli attentati "islamici", ad esempio sono stati il più delle volte dei false flag. L'immigrazione è la bomba umana e demografica manovrata dalle élite per sostituirci e metterci in difficoltà e  precarietà in casa nostra. Le guerre sono lo strumento della finanza per attuare rapine ai danni dei popoli e sottometterli come schiavi alle regole della "ricostruzione" (la loro). Oltre che ad attuare feroci piani malthusiani e neomalthusiani per la riduzione della popolazione. Come pure, le pulizie etniche  Per un momento (parlo degli inizi di questo blog) fummo tutti "fallaciani", ma la stessa Oriana non si rese conto che i suoi libri non piacevano nemmeno a chi tentava di difendere. La strega doveva bruciare ad ogni costo,  e le copie dei suoi testi dovevano essere ritirate tanto dal MRAP islamico  (Mouvement contro le Racisme et pour l'Amitié des Peuples) che dalla ADL (l'Anti Defamation League ebraica). Del resto lo scopo del blog è anche quello di mettere in atto una costante modifica, rettifica e auto-rettifica di quanto ieri pareva vero, e successivamente rivelatosi...fallace. 

Certamente fu più brava Ida Magli a individuare nelle inarrivabili ramificazioni massoniche di questa Ue, lo strumento di quel Nuovo Ordine Mondiale che tanto soffoca i popoli e frantuma le nazioni. L' immigrazionismo come strumento di decomposizione sociale e di frantumazione dell'unità culturale dei popoli, in prima luogo e di invasione coatta nonché di istigazione a scontri interetnici, in secondo luogo. Il fine ultimo, è la sostituzione delle masse autoctone con quelle allogene. La libera circolazione degli uomini, delle merci e dei capitali, quale dogma del fondamentalismo mercatista, prima che facessero macchina indietro con i "dazi" attuali (ovvero una guerra commerciale mascherata da "protezionismo" messa in atto per ripianare i debiti americani). Il mercato come unica regola di vita, imposto con una cieca quanto ottusa fede che è diventata sempre più terroristica nei confronti di chiunque tenti di contrapporvisi. Altri acceleratori di questo becero egualitarismo livellante sono il matrimonio omosessuale, l'eutanasia, le fecondazioni in vitro e gli espianti d'organi, i quali danno vita ad un autentico mercato internazionale illegale di criminali al suo servizio

Ma nemmeno questa brava antropologa poteva immaginare dove si sarebbero spinti gli oligarchi (in questo caso, oligarchi sanitari) durante il cosiddetto periodo "pandemico". Libertà calpestate, cure vaccinali inflitte con la forza, ricatti sul lavoro (se non ti vaccini, perderai il lavoro, perché solo chi offre il braccio alla patria è degno di poter lavorare), imposizione di false narrazioni attraverso martellanti bollettini della Paura. Non so se sono riuscita a tenere accesa la fiammella della Libertà e della ricerca del Vero, ma è  questo lo scopo precipuo del mio lavoro. Non ho mai cercato di accettare raccolte pubblicitarie (che pure mi sono state offerte) per mandare avanti questo sito e in fondo la censura di due post da parte del team di Google, sono da considerare due piccole medaglie da appuntare al mio petto. 
Andiamo avanti con questa piccola finestra sul cortile di un mondo sempre più distorto e di un'umanità sempre più allo sbando. Si accettano miracoli, anche se per ora non se ne vedono all'orizzonte.

Santa Teresa di Calcutta






28 August 2025

La strage dei negozi di prossimità




Vi sarà capitato di osservare che nelle città italiane, piccole, medie e grandi, nei villaggi, nei paesi, si assiste a una silenziosa desertificazione del commercio al dettaglio.  Dove c'era un'edicola, ora c'è una serranda che la chiude e la impacchetta come un fantasma grigio e nero. Chi vuole un quotidiano, è costretto a comprarlo nei supermercati.  Dove c'era una rivendita del pane e dei commestibili, troverete locali vuoti. Idem per l'abbigliamento, forse tra i settori più penalizzati. Anche gli esercizi che forniscono servizi (ferramenta, lavanderie, cartolerie, ecc.) bisogna andarseli a cercare almeno due comuni al di fuori del proprio. Il commercio di vicinanza ha visto un calo significativo negli ultimi dieci anni, con stime che indicano la chiusura di oltre 140.000 negozi tra il 2012 e il 2023/2024 (fonte Agi). 
Le cause principali di questa tendenza sono l'ascesa del commercio on line, la concorrenza della grande distribuzione (outlet, supermercati, centri commerciali, catene di globalizzazione), l'aumento di affitti e tasse, e le difficoltà burocratiche per chi vuole ottenere una licenza. La crescita dello shopping online ha certamente avuto una forte incidenza sulla chiusura dei negozi con l'aumento di affitti e tasse e le difficoltà burocratiche rappresentano un peso insostenibile per molte di queste attività. Specie poi, se l'esercente è italiano. Scorciatoie e agevolazioni, invece, per l'aspirante esercente straniero.
Questo fenomeno porta a un rischio di "desertificazione commerciale" nelle città, specialmente nei centri storici laddove botteghe e piccoli laboratori artigianali avevano una funzione di animazione, di punto di riferimento e di ritrovo del borgo stesso che nel Bel Paese costituisce una sorta di biglietto da visita, una carta di identità . E mentre i borghi (anche quelli di notevole impatto storico e richiamo turistico) languiscono, avrete notato qualcuno di quei lugubri veicoli di Amazon sempre più  simili a carri funebri, che lanciano la merce bella impacchettata davanti ai cancelli o ai portici delle abitazioni. Si infilano dappertutto, perfino nelle località fuori mano. Il picco delle vendite on line, lo si è realizzato, come è facile intuire, durante  i confinamenti sanitari della cosiddetta "pandemia".  Lì, c' è stata una grande manna dal cielo per i  grandi distributori del e-commerce globale. Ed è lì che è stata assestata una consistente mazzata contro il commercio al dettaglio. 



 I dati e  le fonti  di questa desertificazione commerciale,  si possono reperire dalla Confesercenti e dalla Confcommercio. Eccone alcuni, sebbene non ancora aggiornati al 2025

Dati di Confesercenti:
Dallo studio di Confesercenti del 2024 si evince che sono cessate 140.000 attività commerciali in Italia negli ultimi 10 anni.
Dati di Confcommercio:
Dalle analisi di Confcommercio, nel periodo 2012-2024 sono sparite 118.000 attività al dettaglio. 

Tuttavia, le associazioni dei commercianti e artigiani non ci dicono che in realtà è in atto da tempo un progetto concentrazionario e  centralizzatore lobbistico che mira a liquidare tout court, lo stile di vita italiano. Infatti lo spopolamento dei piccoli comuni  dovuto anche al calo delle nascite, è inversamente proporzionale alla nascita di "città parallele" - quelle che Marc Augé chiama "non luoghi". Ovvero false cittadelle commerciali alienanti sempre più simili a delle Disneyland che ricordano l'ingannevole Paese dei Balocchi di Pinocchio. Lì, i  consumatori re-infantilizzati e zombificati  per l'uopo, si aggirano per reparti con sguardo inespressivo, tra le merci.
Fanno parte di questo malsano progetto anche le sperimentazioni sulle "smart city", dette anche "città intelligenti", altri ghetti commerciali creati bell'apposta per controllare i cittadini e non fare muovere le persone al di fuori di un certo perimetro, con la scusa "green" di frenare l'inquinamento e la CO2 nelle città. La Milano di Sala ne è già un tragico esempio.

C'è inoltre la questione non secondaria dell'impatto urbanistico, territoriale e sociale. La chiusura di molti negozi  di prossimità porta a una desertificazione commerciale delle città, con un impatto negativo sulla qualità della vita nei quartieri (si pensi solo a bambini ed anziani) con conseguente perdita d'identità delle nostre città. Non dimentichiamo inoltre che ogni negozio, ogni bottega, ogni esercizio che chiude i battenti,  crea  quasi automaticamente zone di degrado con graffiti e scritte con bombolette spray sulle saracinesche e sui muri adiacenti. Non ultimo, si assiste a bivacchi sotto i portici, a zone franche di gente dedita allo spaccio e al malaffare, accompagnati da sporcizia varia (bottiglie e lattine vuote sparse in giro, cartacce, ecc). 
Il dettagliante aiuta a mantenere ordine, bellezza, pulizia. Spesso orna il suo habitat con  zone dehors ornate da fioriere e composizioni floreali che sono parte integrante dell'arredo urbano.  Insomma, tutto ciò che di bello abbiamo sempre dato per scontato nei nostri centri piccoli e grandi, rappresenta una forma di civile presidio del territorio, oggi -ahimè -  messo sempre più  in precarietà. E non basta farne solo una questione di "ordine pubblico" con qualche agente in divisa lì piantonato nei pressi.

C'era una volta un'edicola....

Forse mi sono distratta, ma non mi pare che questo governo autodefinitosi "sovranista" e "identitario" stia spingendo per il mantenimento e la conservazione di quella che è una cifra specifica del cosiddetto made in Italy proprio a partire dal ripristino delle botteghe storiche, delle arti e dei mestieri, attuando magari opportune agevolazioni per un settore tanto in sofferenza. 

Sant'Agostino

19 August 2025

Minima Immoralia: sul ponte sventola bandiera bianca

 


Il ministro Schillaci dagli occhi sempre abbassati e dallo sguardo sfuggente, si è guadagnato in questi giorni da Mario Giordano (La Verità), il titolo di Badoglio della Sanità. Sul ponte sventola bandiera bianca e la resa a Big Pharma appare più che evidente. Per non colpire direttamente i dott. Serravalle e Bellavite, rispettivamente pediatra ed ematologo,  i quali hanno un curriculum di tutto rispetto, ha buttato tutto quanto a carte 48. Ma è evidente che ha ceduto alle pressioni della mai scomparsa Cupola sanitaria dedita alla "caccia all'Untore". Al secolo, caccia  ai  "no vax", termine mediatico coniato allo scopo di disprezzare e attaccare un marchio di infamia addosso a chi desidera vederci chiaro e analizzare con prudenza e competenza gli effetti avversi (che sono tanti) dei vaccini. Forse l'Orazio Ponzio Pilato voleva far passare inosservata, la sua manovra occulta ferragostana, tra bollini rossi e neri della canicola che assopisce le menti, allerte Caronte e allerte traffico, ma alla fine non c'è riuscito.
Quanto a Meloni, non basta dire che tutto ciò (ovvero la manovra di scioglimento del cosiddetto Nitag)  "non è stato concordato" e che non si inserisce nel "pluralismo". Non si tratta di idee politiche a confronto, ma di vaccini dei quali si vogliono ad ogni costo, coprire tutti i guasti e tutte le controindicazioni del caso. Ma con ogni evidenza, questo tipo di  lotte non dà la stessa visibilità delle passerelle americane alla Casa Bianca,  con i cosiddetti "volenterosi".  Già, "lei viaggia, trottola per il mondo, non si capisce bene a che fine " (copyright Max Del Papa).  



Ho sempre nutrito una certa sfiducia verso chi parla senza mai guardare negli occhi il proprio interlocutore, e la mossa di Schillaci ne è, in qualche senso, un po' una conferma. Ha ceduto alla pressione delle cupola sanitaria di questi giorni e, per non metterci direttamente la faccia, si è unito ai corifei dei sicofanti scatenati che volevano ad ogni costo la testa di quei due poveri medici malcapitati facendo come Alice nel Paese delle Meraviglie: ha scompaginato il mazzo di carte buttandole tutte per aria. "Meglio tutti che due" è stato lo stolido commento-tweet di Claudio Borghi della Lega. Ci vuole un gran cervellone per fare simili affermazioni! E' mai possibile che non capisca che nel mucchio i codardi si nascondono meglio? Sì, la liquidazione di questo Nitag, un acronimo mai sentito nominare prima, ovvero il gruppo tecnico consultivo nazionale delle vaccinazioni, rappresenta una vittoria dei Soloni finto-competenti che ci rinchiusero in casa per un virus curabilissimo con farmaci d'ordinanza.
Dicono che questo ministro della cosiddetta Salute proveniente dal Comitato Tecnico Scientifico (CTS) dei due precedenti governi detti "emergenziali" (Conte 2 e Draghi) sia stato voluto da Mattarella. Se fosse vero, sarebbe la dimostrazione palese che l'"erba voglio" non cresce neppure nei giardini dei presidenti del Consiglio eletti a stragrande maggioranza, e che i suffragi non cambiano lo stato delle cose. Dicono altresì che anche nella decisione di sciogliere questo organismo consultivo, ci sarebbe lo zampino del Colle. Ovviamente, non ne abbiamo le prove. Ma che simili decisioni, facciano  oggettivamente (e non solo oggettivamente) il gioco della cupola sanitaria legata a Big Pharma, mi pare evidente. Basta leggere sulla stampa, le dichiarazioni indignate e malevole dei Burioni, dei Bassetti, della Russo, di Filippo Anelli dell'Ordine dei Medici e compagnia cantante.  Ce ne dà conto il dott. Daniele Giovanardi, ex vice Presidente e Segretario dell’Ordine dei Medici di Modena, in questo post per Il Giornale d'Italia, su come le istituzioni pubbliche sanitarie siano controllate e corrotte da Big Pharma. Se tutto ciò dovesse essere accertato (ma mi chiedo da chi, visto lo stato della nostra magistratura), sarebbe bene che il ministro Tentenna dallo sguardo sfuggente, si facesse da parte. Sogno di una notte di fine estate. 

San Giovanni Eudes




12 August 2025

Un altro bavaglio, un altro mattone nel muro

 


Ma non dovevano essere gli identitari che sventolavano il rosario? Ma non erano quelli che dovevano mettere al primo posto gli interessi nazionali e l'indipendenza dai poteri sovranazionali? Parlo della Lega, dei leghisti et similia.
Finalmente si dipanano le nebbie e si viene a sapere perché Salvini ha ottenuto il premio dell'amicizia Italia-Israele. Ovvio, sta lavorando per loro, per questo lo incoraggiano con un bel premio. Ho letto che il luogotenente leghista Massimiliano Romeo in Parlamento ha avviato la discussione sul disegno di legge che mira a introdurre  nientemeno che “Una legge che in realtà va ben oltre la prevenzioni delle discriminazioni, con articoli che sembrano scritti apposta per criminalizzare critiche e manifestazioni contro Israele. La proposta mira infatti a introdurre la contestata definizione di antisemitismo prodotta dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA), che identifica come tali, non solo critiche e manifestazioni contro le persone ebree, ma anche contro «le istituzioni della comunità», e quindi contro lo Stato ebraico".  (Fonte: L'Indipendente)


In altre parole, se questo ddl 1004 dovesse passare così com'è, ci si ritroverebbe alle prese con un'estensione più dettagliata della già criticabile e criticata Legge Mancino, giudicata da molti un "obbrobrio giuridico". Affrettiamoci dunque a criticarla e a contestarla prima del suo varo istituzionale, perché potrebbe scattare una censura ancora più demenziale:  non solo per chi stigmatizza le azioni politiche dello stato di Israele, ma anche per chi esercita il suo legittimo diritto di critica verso i  suoi "migliori amici", come Matteo Salvini e alleati. E' certamente un ddl altamente sospetto quello che cade a ridosso di una strage e di uno sterminio di un povero popolo. Ed è  alquanto sospetto che cada durante l' ulteriore escalation dichiarata da Netanyahu, sull'occupazione di Gaza City, prevista per la data fatidica del 7 ottobre. Dopo aver ascoltato la sua conferenza-stampa vien da chiedersi: perché finora cosa avete fatto col vostro esercito, i vostri droni, le vostre bombe, i vostri carri armati? Esiste ancora qualche brandello di libertà sulla Striscia dove un povero popolo è stato fatto sloggiare per ben 8 volte da una parte all'altra in un territorio molto piccolo e in una continua mesta erranza fatta di morituri? Qualche tassello di terra non violata tra le macerie di oltre il 92 per cento di abitazioni bombardate e le cataste di morti, esisterebbe dunque ancora? Qualche sopravvissuto a cui sparare?...

Intanto ieri sono stati assassinati cinque giornalisti facenti capo ad Al Jazeera, impegnati nel reportage di guerra, anche se in questo caso, parlare di guerra non è la parola giusta, dato che vi è accanimento sui civili (donne, uomini, bambini, anziani). Genocidio, massacro, carneficina, pulizia etnica, semmai. A voi la scelta  del termine più consono. E non è una questione semantica, ma di morti tangibili e verificabili. Vogliamo scommettere che diranno che TUTTI i cronisti assassinati erano agenti di Hamas? Oppure che si è trattato di un altro "errore tecnico"? In questo secondo caso, almeno hanno dichiarato chiaro e tondo che si tratta di un raid mirato

Intanto in detto ddl  1004 già presentato al Senato verranno proibite manifestazioni a favore della Palestina, meeting e raduni. Non ho mai partecipato a nessuno di questi raduni,  ma  trovo che vietarli sia un abominio anti-costituzionale, un pericoloso precedente destinato a far crescere ancora  di più rabbia, aumento della conflittualità e delle contrapposizioni. E' questo che vuole Matteo Salvini? Si vede che glielo hanno ordinato a Tel Aviv.  Sì, perché l'articolo 3 del testo arriva addirittura a negare l'autorizzazione a qualunque manifestazione critica contro Israele. Tradotto: "Vietato per legge criticare Israele e il suo governo". Nessuna leadership politica nazionale e internazionale che sia, nessuno stato democratico,  ha mai goduto del privilegio di una simile canonizzazione!

Molto più astuta  di lui, la sua collega Giorgia Meloni. La stessa che mentre implora la fine della tragedia di Gaza, si premunisce affinché il suo governo continui a fornire armi a Israele, quando perfino il tedesco Merz ha deciso di porre fine alla forniture. 

Capisco che Salvini ministro delle Infrastrutture, sogni il Ministero dell'Interno, ma qualcuno deve ricordargli che un ministro dell'Interno esiste già e che il suo titolare si chiama Piantedosi. E invece che fa questo omaccione dallo scarso intelletto? Si candida a fare il Ministero della Repressione e del manganello nonché il neo-funzionario della Polizia del Pensiero. Un altro mattone nel muro della segregazione mentale. Un altro bavaglio ben peggiore della mascherina, durante la dittatura sanitaria. Proviamo un po' a fare un'operazione inversa e a parti invertite: che avrebbe detto la Lega d'antan, se una simile nefandezza l'avesse fatta  o solo proposta, la sinistra?

E invece no, e invece queste mordacchie ideologiche e liberticide sarebbero politiche altamente "nazionali" ed "identitarie", di un frustrato ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, aspirante al più alto Ministero della Repressione. 

San Ercolano


05 August 2025

Alla fiera del West




Niente di nuovo sul fronte occidentale. Credevo che fosse finita la Paurocrazia da pandemia indotta, ma mi sbagliavo. Ora arrivano  le zanzakiller e  dopo la Dengue, c'è quella del Nilo. Vien voglia di parodiare quella canzoncina di Branduardi sul topolino comprato da un babbo al figlioletto: "Alla fiera del West/ per due soldi una zanzara mio padre comprò". 
Speravo, pur non credendoci, che la smettessero di terrorizzarci con qualche nuova malattia, ma cosa volete mai, perfino il Nilo ha un Ovest e un Est. E pure un titolo inglese: West Nile. Perbacco, che sciccheria! in Inglese mette anche più paura!
Nessuno indaga sui decessi per "malori improvvisi", sulla miocarditi e pericarditi perfino in seno ai bambini, sulla frequenza dell'autismo, sui turbocancri che divorano molti cittadini in questi ultimi anni, in concomitanza con quanto non si può scrivere, perché c'è la censura Ue, ci sono i fact checker, gli algoritmi, il DSA e che il demonio se li sprofondi. Ma sulla zanzara dell'Ovest del Nilo, rieccoli tutti visibili e in pompa magna. C'è perfino Rezza o meglio, Rezza 2, ex dirigente di ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità  nonché volto noto durante la "pandemia" e  attualmente professore di Igiene e Sanità Pubblica presso l'Università Vita e Salute del San  Raffaele.  Per non dire di Pregliasco che gufa già sulla "sottovalutazione" dell'infezione. A volte ritornano, anche i luminari, ringalluzziti da nuovi e più importanti incarichi. Così come tornano i bollettini virali. Ritornano le schizofrenie comunicative: iniziare piano piano, facendo spallucce e facendo finta di sottovalutare il fenomeno, perché intanto finora muoiono dei vecchietti con "patologie pregresse". Poi piano piano si va in un crescendo rossiniano in stile "Gazza Ladra", con tanto di numeri sempre aggiornati e in aumento; con la frequenza dei bollettini, con spostamenti di zone del centro-Sud, al Centro e poi al Nord (il Veneto),  con cartine geografiche le cui zone sospette si allargano a macchia d'olio. Si muore più di diabete, ma che volete mai? West Nile, West Nile... Fa pure rima. 
E' promesso un passaggio in parlamento da parte del ministro della cosiddetta Salute per eventuali protocolli da adottarsi. Si contano già sette decessi, concentrati principalmente tra Lazio e Campania.   Crisanti rilascia un'intervista sul Corriere  nella quale ci dice che i repellenti per zanzare tipo Autan, funzionano a meraviglia. Mica lo sapevamo, neh? Così come le disinfestazione da attuarsi rigorosamente durante i mesi primaverili.  Poi ci sono le zanzariere. Altra grande scoperta dell'acqua calda. Ne muoiono di più per diabete, ma tant'è! In fondo ce lo aveva promesso Ursula che ora sta per capitolare in singolar tenzone, che avremmo vissuto in una Ue fatta di  "permacrisi" (termine  da lei stessa coniato).  Crisi, permacrisi, Crisanti, crisantemi. O come recitava  il poeta Toti Scialoja  

Una zanzara di Zanzibàr
andava a zonzo, entrò in un bar,
«Zuzzerellona!» le disse un tal
«mastica zenzero se hai mal di mar».

Sant'Osvaldo




28 July 2025

Glavlit, ovvero quando la propaganda sovietica sbarca da noi




La vicenda di Valery Gergiev, il direttore d'orchestra russo a cui hanno rifiutato la direzione artistica alla Reggia di Caserta, ha aperto una sorta di vaso di Pandora. Ci è toccato perfino di dare ragione a Vincenzo De Luca (con il quale abbiamo conti in sospeso per il suo comportamento da caporale sanitario durante la cosiddetta "pandemia") quando, fino all'ultimo, ha cercato di non prestarsi alla preclusione ideologica di negargli l'incarico. Mai vista una mobilitazione e una caciara così rumorosa e meschina come quella dei 30 premi Nobel, come pure la stessa moglie di Navalny, più tutto il circo mediatico, tutti facenti pressione affinché lo spettacolo alla Reggia di Caserta venisse annullato.. E non è finita. Tutta questa orrida canea del "dàgli all'artista" (specie se putiniano), ora si è estesa anche a un pianista ucraino russofono a nome Alexander Romanovskj. Il sindaco di Bologna  Matteo Lepore è, con ogni evidenza, fedele ai 18 pacchetti di sanzioni Ue con un ipotetico nuovo 19esimo pacchetto da applicarsi: quello dei boicottaggi artistici. 
In passato, all'inizio del conflitto russo-ucraino a ben pensarci, ne abbiamo viste anche di peggio. Conferenze di critica letteraria su Dostoevskij e Tolstoj, rinviate e annullate perché considerate "non in linea". In questa sorta di demenza collettiva ci sono dentro tutti: sinistra e destra. Sì, perché anche il ministro della Cultura Giuli (sempre più Giulivo) ha detto e fatto la sua parte di corbellerie.

 "La scelta libera e insindacabile assunta dalla Direzione della Reggia di Caserta trova il mio pieno e convinto sostegno: pur nel rispetto dovuto alla eccezionale qualità artistica dell’evento, l’annullamento del concerto diretto dal maestro Gergiev, anche alla luce di una sopraggiunta strumentalizzazione ideologica di parte, obbedisce a una logica di buon senso e di tensione morale volta alla protezione dei valori del mondo libero". 
Peccato che alla Reggia di Caserta, la scelta di respingere l'evento, non sia stata libera né insindacabile ma fortemente condizionata. 

Reggia di Caserta - Palazzo Reale

E' inutile sottolineare che dopo la caduta del Muro e la fine della Guerra Fredda (9 novembre 1989), uno spirito malefico si è sparso per il mondo occidentale, uno spirito di nome Glavlit, ovvero la propaganda Urss  con tanto di censura sempre all'opera, versione sovietica del Minculpop. I nostri intellettuali della stupidità bipartisan parlano di "fascismo" e di "nuovo Minculpop", quando invece i frammenti di Guerra Fredda e di becero sovietismo stanno  ogni giorno, sotto gli occhi di chi non vuole vedere. Nessuno infatti vuol ricordare che da quando la Ue è andata a regime (mai termine fu più consono), ci siamo ritrovati dentro a restrizioni di ogni tipo, Pensiero Unico, e misure liberticide anche sul web (il DSA, il Digital Service Act), con siti che vengono censurati e chiusi su modello cinese (altro regime comunista ancora in auge). Già a partire dal linguaggio (Troika, Eurokomissar, tecnici) non si possono non rilevare le analogie con l'Urss. Ricordo infatti che i "tecnici", secondo Lenin e Trotstky, erano  denominati i nuovi politici sorti nella  Duma dopo la rivoluzione bolscevica. E non dimentichiamo i "passaporti interni" tra un comune e l'altro sotto il governo Conte 2, durante l'emergenza del virus. Ovvero la "propiska" sovietica, da lui chiamata "autocertificazione". I francesi, durante i confinamenti la chiamavano "attestation", cioè la solita zuppa. 
Nel romanzo di  Boris Pasternak "Il dottor Zivago",  il protagonista Jurij, sensibile medico-poeta, per  potersi recare con la sua famiglia, nella sua casa in campagna a Varikyno da Mosca, ebbe bisogno di una "propiska". E buon per lui che a firmagliela fosse il suo fratellastro Evgraf , un importante commissario del popolo. Senza quel salvacondotto non avrebbe potuto muoversi. Gli italiani hanno avuto la loro propiska da scaricarsi dal computer (ovvero un passaporto interno) per poter transitare da un comune all'altro, e non se ne sono nemmeno accorti. 
Chi scrive non è certo filo-putiniana e in quanto a Putin, non è sicuramente da considerarsi una mammoletta, né vorrei andare a vivere sotto il suo governo. Ma salta agli occhi che 18 pacchetti  di sanzioni contro la Russia, più tutte le vessazioni contro artisti di chiara fama, rei di essere russi o filo tali, sia una forma di odiosa "Glavlit", verso la quale anche il governo Meloni si è piegato. Specie se poi analogo trattamento non lo si è ancora visto mettere in atto per l'altro despota carnefice di Tel Aviv, Benjamin Netanyahu.

SS Nazario e Celso

21 July 2025

La croce della chiesetta di Gaza è rimasta salda


Nonostante il male (a mio avviso volontario e non "errore tecnico") inflitto a questa modesta chiesetta è accaduto un piccolo miracolo: la sua croce di pietra bianca è rimasta salda e ben ferma. Lo fa notare il Vicario della Custodia di Terra Santa padre Ibrahim Faltas. Tre persone sono morte, dieci sono i feriti, tra i quali padre Gabriel Romanelli.  Ma la tempestività e  determinazione con la quale il Patriarca Latino card. Pierbattista Pizzaballa e il patriarca ortodosso Teofilo III, si sono precipitati a Gaza sotto le bombe, con tutti i rischi del caso, è un segno molto forte che parla da sé. Quando le cancellate si sono aperte dietro ai due patriarchi in tonaca sono passate 500 tonnellate di cibo, farmaci, bende e medicamenti stipati sui Tir. E immediatamente è arrivata la telefonata del papa che ha monitorato l'evento, passo dopo passo.

Ho letto un articolo di Silvana De Mari, comparso su "La Verità"  di domenica 20 luglio che mi ha letteralmente indignato, dato che sembra uscito dall'ufficio stampa del governo Netanyahu, da tanto è ottusamente fazioso. Intanto lei sposa subito la tesi che tutto sia avvenuto "per errore", cosa tutta da dimostrare, dato che "l'errore tecnico" da parte dell'esercito israeliano era già accaduto nel 2023, errore che ha ucciso una madre e una figlia, nell'attimo in cui la prima si apprestava a dare soccorso alla seconda.  Poi fa l'elenco di tutti i cristiani uccisi nelle zone calde, lamentandosi che  questi morti non facciano notizia com'è invece avvenuto per l'episodio della Sacra Famiglia di Gaza. Seguono cifre, numeri di chiese date al fuoco, di cristiani torturati, stuprati, imprigionati nel mondo (Corea del Nord, Somalia, Yemen, Libia, Sudan, Eritrea, Nigeria, Pakistan, Iran, Afghanistan, Arabia Saudita e Myanmar). Tutto vero, ma resta il fatto che la Sacra Famiglia e la piccola missione di 500 cristiani a Gaza, rappresenta un presidio di civiltà, di grazia, di mitezza e di carità che in quel contesto fatto di morte, di dolore e di distruzione accanita,  assume oggi più che mai, un valore simbolico morale e spirituale elevatissimo. Bisogna essere miopi per non constatarlo. Dava così fastidio al furore e alla crudeltà dell'Idf un piccolo esemplare luogo di culto come la Sacra Famiglia? Avevano forse paura che sfamassero qualche bimbo palestinese in più?  

La De Mari, diventata ormai una sorta di Oriana Fallaci fallita, dimentica un altro particolare importante: i cristiani di Terra Santa, hanno diritto a presidiare il culto nei territori laddove il cristianesimo è nato e mi domando che razza di cattolica sia lei, che ignora o sottovaluta questi passaggi storici. Esiste lo status quo che risale a Solimano, un decreto detto firmano che autorizza a  presidiare a orari e giorni alterni i luoghi religiosi. Le comunità cristiane d'Oriente nel Santo Sepolcro, oltre ai Latini (rappresentati secondo lo Statu Quo dall'Ordine francescano), sono gli Ortodossi Greci, gli Armeni, i Copti, i Siriaci e gli Etiopi.

Parlavo poc'anzi della valenza simbolica di una piccola chiesa bombardata con tre morti e 10 (c'è chi dice 12) feriti. E certamente la sottoscritta non può essere accusata di svegliarsi all'ultimo momento dato che ha già scritto numerosi post contro la carneficina dei Gazawi in atto da anni che ha accumulato cataste di cadaveri di bimbi arabo-palestinesi, vecchi, donne, uomini. La cosa incredibile è  che quando si difende la preziosità e l'unicità della vita e delle vite umane, salta fuori il solito nesci ad accusarmi di "sinistrismo". In queste ore questi poveri disgraziati infelici vengono costretti nuovamente a spostarsi con ordini perentori di evacuazione, da Nord a Sud e viceversa, manco fossero topi e non  uomini. Chi invece ha aspettato questo sciagurato evento che -  con grande disappunto della De Mari -  ha fatto finalmente il giro del Pianeta, è stata Giorgia Meloni che ha fatto in extremis, un commento di riprovazione. Se si svegliava prima era molto meglio per lei. Inoltre ha avuto un'altra occasione d'oro per fermarsi a riflettere circa il Memorandum di cooperazione militare con una potenza aggressiva e bellicosa, togliendovi l'automatismo di rinnovo che scade in aprile 2026.  Il suo governo non lo ha fatto. In 142 (cioè la maggioranza) hanno votato alla Camera a favore del mantenimento di tale Memorandum. Dovranno renderne conto alla Storia. 

Ma torno agli uomini di tempra e non agli omiciattoli o alle donnette. 


Pizzaballa ha portato la Chiesa oltre le unanimi parole di condanna internazionali: esserci, a Gaza, materialmente, con le braccia spalancate, esserci con il proprio corpo, mentre gli attacchi dell’Idf continuano, e ancora ieri sono stati uccisi altri civili palestinesi.
Esserci: oltre ogni parola, come se ognuno di quei morti, di quegli sfollati, fosse un fratello, o un figlio. (fonte: Avvenire).

Il Patriarca latino è un bergamasco pugnace e non se ne andrà mai  da quei territori. Chi lo ha conosciuto asserisce che non si farà intimorire dalla ferocia di chi ha la forza, ma non la ragione. E ieri ha celebrato, impassibile e solenne, la santa Messa sotto le bombe e i missili, raccogliendo in preghiera i suoi fedeli. Che il buon Dio ce lo conservi.


Lorenzo da Brindisi