Novembre è considerato il mese più malinconico dell'anno. Non solo perché si commemorano i cari defunti, ma perché le giornate si accorciano, le notti diventano più lunghe dei giorni, gli alberi perdono la chioma, i cieli sono grigi e con il morire della stagione, non sono pochi coloro i quali soffrono di un disturbo che i soliti anglosassoni hanno chiamato con l'acronimo di SAD (Seasonal Affective Disorder ovvero Disordine Affettivo Stagionale). Detto acronimo, guarda caso, in inglese significa "triste".
Tra le terapie in uso, specie nei paesi nordici privi di luce, vi è quella di esporre il paziente sotto forti lampade luminose che ne stimolano la serotonina, un neurotrasmettitore detto anche "ormone della felicità" in grado di regolare l'umore. Alzi la mano chi non ha mai sofferto di malinconia autunnale, specie dopo il ripristino dell'ora solare. La parola "melanconia" proviene dal greco melas "nero"e konis "polvere" (ovvero bile nera). Una sua variante cristiana è l'accidia, considerata dalla dottrina uno dei sette peccati capitali, dato che reca indolenza, passività e indifferenza. Poiché secondo la concezione di Ippocrate la bile nera veniva elaborata dalla milza, concezione rafforzatasi poi durante il Medio Evo fino all'età romantica, da qui la parola spleen (milza), un suggestivo termine impiegato da Baudelaire per indicare l'umor nero. Quattro sono infatti gli Spleen composti dal poeta ne "I fiori del Male". E ne citerò solo qua e là qualche frase, tratte da un paio della raccolta.
Ho più ricordi in me che se mille anni avessi/Un grosso mobile a cassetti stipato di bilanci/versi,lettere d'amore,di verbali,di romanze/e di pesanti ciocche di capelli avvolte da quietanze/non nasconde segreti quanto il mio cervello triste:/piramide ed immensa tomba/cela più morti che comune sepoltura/
Io sono un cimitero dalla luna aborrito/in cui vermi lunghi,come rimorsi,si trascinano/ e che sempre s'avventano sui morti miei più cari/
Sono un vecchio salotto, d'appassite rose ricolmo/
Dove alla rinfusa le mode sorpassate insieme giacciono...
II - Quando come un coperchio il cielo pesa
grave e basso sull'anima gemente
in preda a lunghi affanni, e quando versa
su noi, dell'orizzonte tutto il giro
abbracciando, una luce nera e triste
più delle notti; e quando si è mutata
la terra in una cella umida, dove
se ne va su pei muri la Speranza
sbattendo la sua timida ala...
Certamente in lingua originale è assai più efficace. Lo spleen, benché stato d'animo d' umor nero, è per Baudelaire la condizione necessaria per pervenire all'Ideale. Nella concezione baudelairiana Spleen et Idéal sono infatti intimamente congiunti. Pare che il poeta soffrisse fortemente di questo "disordine" ma che proprio per questo, ne avesse bisogno per raggiungere le sue sublimi idealità poetiche. Questo stato d'animo lo si coglie anche in Spleen di Parigi, un suo poemetto in prosa: Allora dimmi, che cosa ti piace, o bizzarro straniero? Io amo le nuvole ...le nuvole che passano...lassù... le nuvole meravigliose. Lo straniero passa quindi per due stati d'animo: da quello melanconico spaesato, a quello in cerca di ideali.
II - Quando come un coperchio il cielo pesa
grave e basso sull'anima gemente
in preda a lunghi affanni, e quando versa
su noi, dell'orizzonte tutto il giro
abbracciando, una luce nera e triste
più delle notti; e quando si è mutata
la terra in una cella umida, dove
se ne va su pei muri la Speranza
sbattendo la sua timida ala...
Certamente in lingua originale è assai più efficace. Lo spleen, benché stato d'animo d' umor nero, è per Baudelaire la condizione necessaria per pervenire all'Ideale. Nella concezione baudelairiana Spleen et Idéal sono infatti intimamente congiunti. Pare che il poeta soffrisse fortemente di questo "disordine" ma che proprio per questo, ne avesse bisogno per raggiungere le sue sublimi idealità poetiche. Questo stato d'animo lo si coglie anche in Spleen di Parigi, un suo poemetto in prosa: Allora dimmi, che cosa ti piace, o bizzarro straniero? Io amo le nuvole ...le nuvole che passano...lassù... le nuvole meravigliose. Lo straniero passa quindi per due stati d'animo: da quello melanconico spaesato, a quello in cerca di ideali.
Eugenio Montale in una sua poesia lo chiama il Mal di vivere:
Ma certamente per i malinconici, o accidiosi o depressi o affetti dal male oscuro, o come vogliamo chiamarli, non è di conforto né di consolazione sapere che non sono pochi i personaggi famosi afflitti da questo male. In epoche più vicine alla nostra ne soffrirono pure persone di grande successo politico come Winston Churchill che nei momenti cupi della sua vita sognava di venire inseguito da un cane nero, e giornalistico come Indro Montanelli. Esistono rimedi senza dover sconfinare nella zona grigia degli psicofarmaci e sono l'Iperico (pianta di Iperione, il nome greco del Titano padre di Elio-Sole) che si assume anche in tisane e infusi. Grande è il valore simbolico di questa pianta dai bei fiori giallo-sole (il colore della luce che tanto piaceva a un melanconico cronico come Van Gogh - si pensi solo ai suoi girasoli o ai campi di grano). Capace di combattere gli stati depressivi, l'Iperico è anche un potente cicatrizzante. In fondo, a ben rifletterci, è come immettere piccole dosi di sole nel corpo di chi vede buio e non riesce a uscire dall'oscurità. Non di rado dunque anche la medicina e la farmacopea sono fatte di simboli e metafore proprio come le arti, la poesia e il linguaggio, dai quali indirettamente attingono.
Spesso il male di vivere ho incontrato/ era il rivo strozzato che gorgolia/ era l'incartocciarsi della foglia/ riarsa, era il cavallo stramazzato.
E' ancora in questa poesia del pittore-poeta Ardengo Soffici che la incontriamo per la "Via".
Palazzeschi, eravamo tre,
Noi due e l'amica ironia,
A braccetto per quella via
Così nostra alle ventitré
..........................
Finale
...Ma un organetto un po' sordo
si mise a cantare: Ohi Marì...
E fummo quattro oramai
A braccetto per quella via
Peccato! La malinconia
S'era invitata da sé.
Una poesia (qui il testo integrale) che parte allegra e scanzonata, ma che nel finale descrive come lo stato d'animo della malinconia crei quasi un effetto-imboscata per chi ne viene colpito.
Lo scrittore veneto Giuseppe Berto la descrisse come una discesa agli inferi nel suo romanzo "Il male oscuro" e per raffigurarne la nevrosi d'ansia che l'accompagna scrisse il romanzo senza punti né virgole, in un flusso di coscienza ininterrotto. Non ne soffrono solo i poeti e gli scrittori, ma anche gli artisti (pittori, scultori, musicisti). Ne soffrì Michelangelo, Caravaggio, Cellini, Albrecht Dürer e molti altri... Tutti figli di Saturno.
E' ancora in questa poesia del pittore-poeta Ardengo Soffici che la incontriamo per la "Via".
Palazzeschi, eravamo tre,
Noi due e l'amica ironia,
A braccetto per quella via
Così nostra alle ventitré
..........................
Finale
...Ma un organetto un po' sordo
si mise a cantare: Ohi Marì...
E fummo quattro oramai
A braccetto per quella via
Peccato! La malinconia
S'era invitata da sé.
Una poesia (qui il testo integrale) che parte allegra e scanzonata, ma che nel finale descrive come lo stato d'animo della malinconia crei quasi un effetto-imboscata per chi ne viene colpito.
Lo scrittore veneto Giuseppe Berto la descrisse come una discesa agli inferi nel suo romanzo "Il male oscuro" e per raffigurarne la nevrosi d'ansia che l'accompagna scrisse il romanzo senza punti né virgole, in un flusso di coscienza ininterrotto. Non ne soffrono solo i poeti e gli scrittori, ma anche gli artisti (pittori, scultori, musicisti). Ne soffrì Michelangelo, Caravaggio, Cellini, Albrecht Dürer e molti altri... Tutti figli di Saturno.
Il citato Dürer ne fece anche una famosa incisione a bulino dal titolo "La melanconia" (immagine in alto al centro del post), sulla quale sono state avanzate parecchie ipotesi e chiavi di interpretazione. Ma secondo la più accreditata, pare voglia indicare una condizione primitiva, come il primo gradino della conoscenza da perseguire in salita, uno stato d'animo di travaglio interiore assimilabile alla notte, alla "nigredo" dell'elemento ctonio (cioè, della terra). La donna infatti è cupa in volto e la scritta sul nastro sorretto dal pipistrello sembra indicare proprio questa condizione di "melanosi" e di "nigredo" paragonabile ad uno stato d'animo di pensosità travagliata.
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| Mistero e malinconia di una strada (De Chirico) |
E' un tema che ha attraversato anche la pittura dal Rinascimento fino ai nostri giorni. Edward Munch, grande cantore espressionista degli stati d'animo esistenziali (L'Angoscia, L'Urlo) ha composto un dipinto intitolato Malinconia (immagine più sopra). Un topos ricorrente anche in uno stupendo famoso dipinto di De Chirico che ha colpito non poco l'immaginario collettivo dal titolo "Mistero e malinconia di una strada", quello dell'ombra della bambina che gioca col cerchio in un viale solitario.
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| Iperico o erba di San Giovanni |
Ma certamente per i malinconici, o accidiosi o depressi o affetti dal male oscuro, o come vogliamo chiamarli, non è di conforto né di consolazione sapere che non sono pochi i personaggi famosi afflitti da questo male. In epoche più vicine alla nostra ne soffrirono pure persone di grande successo politico come Winston Churchill che nei momenti cupi della sua vita sognava di venire inseguito da un cane nero, e giornalistico come Indro Montanelli. Esistono rimedi senza dover sconfinare nella zona grigia degli psicofarmaci e sono l'Iperico (pianta di Iperione, il nome greco del Titano padre di Elio-Sole) che si assume anche in tisane e infusi. Grande è il valore simbolico di questa pianta dai bei fiori giallo-sole (il colore della luce che tanto piaceva a un melanconico cronico come Van Gogh - si pensi solo ai suoi girasoli o ai campi di grano). Capace di combattere gli stati depressivi, l'Iperico è anche un potente cicatrizzante. In fondo, a ben rifletterci, è come immettere piccole dosi di sole nel corpo di chi vede buio e non riesce a uscire dall'oscurità. Non di rado dunque anche la medicina e la farmacopea sono fatte di simboli e metafore proprio come le arti, la poesia e il linguaggio, dai quali indirettamente attingono.
San Leonardo






23 comments:
Soffro anch'io del disturbo della luce. E ne soffro fino alle feste natalizie per tutto il periodo. Comincio a stare meglio quando cambia il calendario e siamo in gennaio col solstizio dove le giornate iniziano piano piano ad allungarsi. L'iperico non l'ho mai provato ma magari comprerò l'erba essiccata in erboristeria per qualche tisana. Ma a mio avviso, la cura migliore sarebbe, potendolo fare, quella di emigrare nei paesi caldi e luminosi. Bel post!
Grazie. Del disturbo della mancanza di luce, in misura maggiore o minore, ne soffriamo quasi tutti. La luce stimola la serotonina detta anche "ormone della felicità" e perciò va a influire direttamente sull'umore. Certo che sì, che potendolo fare, il cambio di geografia (paesi del Sud ) sarebbe la cura più immediata ed efficace. In mancanza di ciò, vanno bene pure le lampade al quarzo. Ma c'è il rischio di beccarsi tumori alla pelle, se si esagera.
7/11
È (anche...) per questo motivo che "loro" oscurano il sole con dei droni scambiati per aerei "normali".
Vogliono deprimere, oltre che a fare ammalare.
Un popolo depresso non si ribella.
Oltre all'iperico, consiglio anche la "Melissa moldavica".
Mi stavo chiedendo di cosa avresti parlato. E immaginavo già che in un modo nell'altro avresti parlato degli "invisibili" :-).
"Vogliono deprimere, oltre che a fare ammalare". Se ti deprimi, al 90% ti ammali pure, perché come saprai, la depressione fa abbassare gli anticorpi. Perciò, in alto i nostri cuori, anche a novembre.
Dove la si trova la melissa moldavica? Sempre in erboristeria?
7/11
L' "Acqua di Melissa" originale, a base di Melissa moldavica, si trova nei negozi di chiese/santuari dei Carmelitani scalzi. È un loro brevetto del '700. Credo un po', da loro, in tutta Italia. A Venezia, agli Scalzi, accanto alla stazione e a Verona, alla basilica di santa Teresa. Oppure si può ordinare in alcuni siti romeni (siti in italiano) come Liki24, ma anche altri. Non amo fare pubblicità, ma molti prodotti, validissimi, comprati all'estero, costano anche un decimo (!) rispetto all'Italia. Il paese più caro d'Europa per farmaci e integratori. Bisogna difendersi ed arrangiarsi...
Oppure uno la melissa se la può anche coltivare.
https://www.bloomling.it/sativa/melissa-moldavica-bio
L'iperico è un arbusto che si può tenere in giardino ed è molto decorativo, coi suoi bei fiori gialli. Tende ad essere un po' invasivo, ma si può potare. Poi si possono fare essiccare i fiori come si fa con la camomilla matricaria.
https://www.ilgiardinodegliangeli.net/iperico-erba-di-san-giovanni
7/11
La melanconia é forse il sentimento più complesso a descriversi "malattia dell'anima" e/o nel contempo "musa" dell'artista, da secoli fonte d'ispirazione nella letteratura, nell'arte, nella filosofia. Per me é quella venatura di tristezza che rende il carattere di una persona orientato verso la pace, la solitudine, l'introspezione.
Come l'autunno é la fine dell'esplosione estiva e preludio del sonno invernale, stagione in cui la natura si ripiega su se' stessa per prepararsi alla rinascita primaverile.
Non per niente i poeti si sono sempre interessati alla melanconia, come hai fatto osservare, perché dall'introspezione che da essa scaturisce sono nate opere immortali.
Leopardi, che di melanconia se ne intendeva, la definiva "l'amica della verità, la luce per discoprirla, la meno soggetta a errare" , ma anche sorella della noia, e assieme le dichiarava alleate del pensare e del sentire poetico.
Io non trovo sia "sorella" della noia, ma concordo sul fatto che la melanconia, aiuti l'essere umano ad acquisire una maggiore consapevolezza di sé stesso.
Alice
Niente di più vero e hai colto nel segno sulla duplicità della malinconia o melanconia, Alice. Ovvero "malattia dell'anima" e "Musa dell'artista". Giusto aver citato Leopardi e per lui questo "sorella della noia", fa pensare alla concezione cristiana dell'accidia, da me citata nel post. Ma non dimentichiamo che al di là di questi grandi poeti, scrittori e artisti, nelle persone comuni può sfociare nella depressione. Inoltre va ricordato che si chiama così anche quella economica che stiamo attraversando.
Insomma, la depressione socio-economica porta depressione. Perdona il bisticcio.
7/11
Osservo che la Melanconia di Durer (1514) e quella di Munch (1891) riprendono la stessa posa e lo stesso atteggiamento ripiegato su se stesso da parte della donna come quello dell'uomo. Eppure sono passati parecchi secoli tra la prima incisione di Durer e il dipinto del pittore norvegese.
Con ogni evidenza ci sono problematiche umane che si ripetono e si rinnovano nel tempo. Non è facile trovarvi delle soluzioni.
Secondo me siamo diventati maledettamente impazienti e non sopportiamo più zone d'ombra nella nostra vita. Novembre è depressivo? Certo, impariamo ad aspettare che passi.
Dario
@ Dario. Giusta osservazione, quella dell'atteggiamento pensoso della donna nella Melanconia di Dürer così come dell'uomo nel dipinto di Munch. Ma dopotutto gli esseri umani possono essere allegri, tristi, riflessivi, gioiosi, vitali e flemmatici ecc. La gamma dei comportamenti umani è sempre quella.
Quel che è maledettamente vero è che la vita di ciascuno di noi è fatta di luci come di ombre, e che le stagioni sono pur sempre quattro: quelle più luminose e quella più grigie e ombrose. E che non siamo più capaci di saper aspettare. Forse i contadini lo sapevano fare assai meglio di noi, dato che non perdevano il contatto coi cicli della natura.
8/11
"La malinconia e' la cifra segreta delle poesie di Antonia Pozzi, e in esse mi sembrano riflettersi alcuni motivi tematici della grande musica schubertiana: quella delle sonate per pianoforte, e in particolare quella della sonata in si bemolle D.960[...] nella interpretazione di Clara Haskil e quella dei lieder[...] nella interpretazione di Elisabeth Schwarzkopf.
Sono interpretazioni straordinarie che fanno magicamente rivivere la malinconia struggente e la dolcezza stremata della musica schubertiana." In Eugenio Borgna, Le.intermittenze del cuore,p.83
ROSASPINA
Nel caso di Antonia Pozzi, come anche in quello di Sylvia Plath (entrambe poetesse) si tratta di una malinconia che poi sfocia nel suicidio:
https://www.rivistaclandestino.com/antonia-pozzi/#:~:text=Moriva%20il%203%20dicembre%20la,disse%20che%20mor%C3%AC%20per%20amore
Non è da augurarsela.
Qui anche sul caso Sylvia Plath:
https://www.raicultura.it/letteratura/articoli/2019/12/Sylvia-Plath-una-vita-difficile-34e6bddf-21ef-4a63-91b3-05c4904750fd.html
Sì, poi ci sono pure musicisti melanconici come il Schubert che citi e pure Ciaikovsky.
9/11
Non voglio scomodare dei termini alti come "malinconia" con gli esempi illustri che avete citato, ma quando arriva questa stagione e per tutto il periodo di dicembre, anch'io sono pervaso da uno strano disagio. In particolare, mi danno fastidio in dicembre le luminarie da Luna Park, lo sfoggio esagerato di merci e mercanzie in vetrina, la confusione, l'atmosfera di falsa allegria ecc.
La cosa che mi manda più in bestia, è che non sono ancora archiviati Ognissanti e i Morti, che già vendono addobbi natalizi, un modo anche questo per liquidare e banalizzare la festività più bella e attesa dell'anno. Che barba!
Fabio
Già, che barba!!! Da noi, capita di vedere vendite di addobbi addirittura in ottobre. Si portano avanti! E dato che quasi tutti questi materiali provengono dalla Cina, mi sa tanto che sia tutto quanto dumping mercantile cinese che invade preventivamente il nostro mercato.
Per il resto, sono d'accordo con te. Il disturbo della luce detto SAD può durare per tutto dicembre anche perché la "notte più lunga che ci sia" è proprio quella del 13 dicembre (Santa Lucia, non a caso la santa della luce, specie nei paesi nordici).
10/11
Leggendo la poesia di Ardengo Soffici, mi viene in mente che la malinconia, quando non se ne è ubriachi come cantava la tanto brava quanto tormentata Mia Martini, può servire a distinguere i veri amici da quelli di comodo, poiché i primi continuano a passeggiare insieme a noi anche nei momenti meno felici. Non a caso in inglese l'espressione "fair-weather friends" indica quelle persone che ti stanno accanto quando conviene e spariscono quando incappi in un periodo negativo.
Questi sono i giorni della cosiddetta estate di San Martino, che ci stanno regalando qualche ora di luce e di lieve tepore, che svanisce con l'iniziare del pomeriggio.
Credo che la poesia "Novembre" di Giovanni Pascoli - nemmeno lui ha avuto una vita spensierata … - rappresenti bene lo stato d'animo che caratterizza, a quanto leggo e vedo, molti di noi in questo periodo.
https://libreriamo.it/poesie/novembre-di-pascoli-poesia-inganno-solitudine/
(10/11)
Alessandra, non a caso ho messo il link del testo integrale della poesia di Soffici, pittore (di cui ho visto una sua bella mostra) e poeta futurista. Vale la pena di leggerla tutta perché lui impiega una tecnica cinematografica nel descrivere la via animata. Sembra quasi ci sia una cine-camera in movimento sui personaggi, animali e oggetti. Poi si mette a suonare l'organino ...e zac! Con questo, ecco che arriva come un'intrusa, pure la malinconia.
Pascoli è un grande poeta, ma qui su questa "Novembre" riesce ad essere addirittura straziante. Un po' come quell'altra dell'uccellino notturno, l'assiuolo, quello che fa "chiù".
https://www.libriantichionline.com/divagazioni/giovanni_pascoli_assiuolo
Belle, ma non è consigliabile leggerle quando uno è già giù di corda, per conto proprio.
10/11
PS: vera la faccenda che citi degli amici che ti stanno accanto quando conviene e spariscono nelle ore più tristi. Ma purtroppo, è quasi la regola.
10/11
A proposito di estate di San Martino, oggi era una giornata tiepida e non si può fare a meno di pensare alla bella poesia del Carducci che porta il titolo del santo. A differenza di quella del Pascoli però, in contrapposizione al paesaggio autunnale fatto di nebbie, di "irti colli", di mareggiate e di "stormi di uccelli neri", c'è l'allegria del borgo, il mosto e il vino novello, il profumo degli spiedi con carni saporite e il cacciatore di fischietta sull'uscio di una trattoria. La cito perché mentre era una delle poesie facili da imparare a memoria, oggi non c'è più uno scolaro né uno studente che la sappia recitare.
Rosaspina
Altri tempi, altre scuole, altri insegnanti e altri poeti, Rosaspina. Mandare a memoria non è più da considerarsi una virtù. Non si può fare a meno di rilevare il diverso tono su come i due poeti affrontino lo stesso tema: novembre, la natura che attenua i suoi colori e l'estate di san Martino. Più mesto quello di Pascoli, quasi un quadretto di sapore vivace e vitale , quello di Carducci. Eppure anche lui ha avuto enormi dispiaceri familiari (la tragica scomparsa del figlioletto e di suo fratello).
11/11 (San Martino)
Carducci è un grandissimo. basta ricordare Pianto antico, Il bove, Davanti San Guido, e La leggenda di Teodorico (la mia preferita).
Pascoli mi sembra non sia riuscito a librarsi verso altri lidi.
Grazie per questo importante pezzo, c'è bisogno come il pane di arte e poesia.
Oreste
Grazie a te, Oreste. In tempi non troppo remoti si pensava che la poesia discendesse dal sacro. E si mandavano a memoria le poesie come fossero preghiere. A parte la sua militanza nella massoneria, Carducci resta uno spirito assai battagliero e pugnace (Odi barbare). Sì, bella la leggenda di Teodorico e anche quella sulla morte di Alarico!
"Davanti San Guido" è stato anche un mio percorso di viaggiatrice tra il citato paese, Bolgheri e Castagneto Carducci. E' sempre molto pittoresco vedere quel viale interminabile di "cipressetti", ormai secolari che costeggiano la vasta tenuta della Gherardesca. E anche la statua di sua Nonna Lucia a Bolgheri.
Viceversa Pascoli è più mite, ma a volte cade nel patetismo. A me piaceva l'Aquilone e l'Ora di Barga. Tra l'altro, ho visitato la sua casa a Castelvecchio nella Garfagnana. Nel suo studio, lavorava su tre tavoli: uno per le poesie in Italiano, un altro per le traduzioni in latino e un altro ancora per il greco. Erano comunque dei dotti.
12/11
Si, effettivamente quelle poesie di Pascoli sono pesanti e da tenere da parte quando si è già emotivamente provati. E concordo con voi su quelle di Carducci.
Già ai miei tempi, alle superiori non si imparavano più a memoria le poesie, si facevano solo la parafrasi e un po' d'analisi.
Questo, credo, per abituarci alla superficialità e alla banalità.
Il quadro di De Chirico "Malinconia di una strada" mi colpisce ogni volta che lo guardo: mi è rimasta impressa fin dal primo sguardo, l'ombra della bambina che gioca con un cerchio che si dirige verso la sagoma di una statua che si staglia e sembra quasi ergersi sulla strada.
(13/11)
Mi scuso per la lunga attesa in moderazione, Ale, ma stamattina è stata per me una mattinata molto impegnativa.
"Già ai miei tempi, alle superiori non si imparavano più a memoria le poesie, si facevano solo la parafrasi e un po' d'analisi.
Questo, credo, per abituarci alla superficialità e alla banalità." E' probabile che sia come dici. Del resto, la memoria è un serbatoio di emozioni e imparare a memoria non è solo fare il pappagallo - come dicono i destrutturatori della scuola.
Il dipinto di De Chirico "Mistero e malinconia di una strada" pare facesse parte della collezione Lingotto della famiglia Agnelli e che sia stato trafugato e messo al sicuro chissà dove, mettendone bene in evidenza una falsa copia. Come sai, c'è una lotta per l'eredità e Margherita Agnelli ne rivendica la successione. Ora sta indagando la Guardia di Finanza.
Ma a parte ciò, lo trovo anch'io un dipinto misterioso e affascinante...L'ombra della bambina che forse gioca a sua volta con un cerchio-ombra. L'ombra di una statua in una piazza vuota dove c'è una specie di vagone fermo, dipinto in basso in disparte. Tutto è fermo e tutto è in stato di quiete e di stasi. Forse l'Artista vuol dirci che non siamo che ombre di passaggio, chissà...
13/11
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