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17 May 2010

Lost in London

Ero a Londra proprio nell'ultima settimana della chiusura della campagna elettorale che poi avrebbe portato alla vittoria Cameron. Avevo lasciato simpatici e stravaganti ricordi della Swingin' London quando la visitai per la prima volta, ma l'ho ritrovata trasformata. In peggio, naturalmente. Cominciamo dalle cabine telefoniche, nel migliore dei casi chiuse col lucchetto e pasticciate con le bombole spray. Quei poveri double decker bus, simbolo della Londra allegra e spensierata che fu, arrancano penosamente senza nemmeno una corsia preferenziale in una marmellata di traffico. E allora sbuffano ansimano e si fermano ogni due per tre ad ogni semaforo rosso. E Dio sa se ce ne sono di semafori. Al cambio della guardia, i granatieri di sua Maestà si fanno le linguacce da sotto il colbacco di pelo, e si mettono a sghignazzare tra di loro come fossero dei goliardi alla festa di laurea, segno tangibile dell'insofferenza dei tempi per ogni tradizione. Biblioteche antiquarie, vestiti tradizionali in tweed, tessuti scozzesi Mc Gregor se ne vedono sempre meno nella Regent Street. Sì beh, c'è lo show-room di Burberry e di Aquascutum con il solito altissimo negrone in livrea, addetto alla sicurezza e le  vendeuses giapponesi, un po' come avviene da noi per Gucci. La famosa biblioteca antiquaria del N. 84 Charing Cross Road da cui trassero il film con Anthony Hopkins e Anne Bancroft è chiusa da tempo e sopravvive malapena una libreria con testi fuori catalogo, lì  nei pressi, a pochi abitati dopo. Ma a gestirla, manco a dirlo, è un italiano di nome Gino, persona simpatica e accogliente quando bagnata fradicia per l'immancabile acquazzone, andai a rifugiarmi là dentro a curiosare tra volumi obsoleti. I londinesi invece,  fanno fatica a essere gentili e chiedere loro informazioni sul nome di una via o di una strada significa rassegnarsi a ottenerne un breve segmento. E allora ti tocca fermare almeno un paio di altri passanti per completare il mosaico attraverso altri segmenti di info, e venirne a capo. Eravamo in tre: mia sorella, sua figlia e io e se ci ripenso ce n'erano cose che non quadravano fin dall'inizio. Al Bed & Breakfast sito in St. Pancras ci hanno  subito chiesto, non appena arrivate, il pagamento anticipato del soggiorno settimanale. Pezzenti, pensai tra me, il conto si chiede dopo il servizio. Ma dato che il servizio era piuttosto scadente, questi si sono cautelati subito, intascando. La  porta della nostra stanza si chiude dall'interno con un vecchio pomello di ceramica,  ma non si riapre. Così nella nostra prima mattina di risveglio in Inghilterra, dopo ripetuti goffi tentativi di aprire, siamo rimaste chiuse dentro. Mi affaccio alla ringhiera del balcone per cercare aiuto: inutile, perché gli inglesi tiran dritto senza alzare gli occhi. Chiamo HELP! e mi vengono in mente le parole dei Beatles (I need somebody help...) Finalmente quell'Alì Babà di magrebino inglesizzato che se ne stava flemmatico alla reception,  si affaccia e gli spiego la faccenda dalla finestra. La padrona arriva sul pianerottolo con un passepartout, ci apre e ci spiega che c'è una sicura che scatta automaticamente. Insomma, una serratura che era un vero gioiello della tecnica. Poi c''è la faccenda ben nota del bidet che gli inglesi non adoperano: pessima cosa, ma transeamus.


La metropolitana è fatiscente come un vecchio vespasiano con piastrelle ingiallite in confronto alla quale, quella di Milano è un vero salotto. Tra il mezzo pubblico sulle rotaie e il marciapiede c'è un profondo iato, nel quale se un bambino ci mette per sbaglio un piede, si rovina. Invece di porvi rimedio, c'è una voce robottizzata che ripete compulsivamente: " Mind the gap, mind the gap". E sistematelo questo "gap"!

Il cibo com' è noto fa schifo, perfino il pane di un  sandwich è precongelato e alla sera andavamo a rifocillarci da Casa Mamma, un ristorante italiano sito in St. Pancras dove ti portano l'olio extravergine in tavola e ti grattano il parmigiano col grattugino domestico direttamente sulla pasta cotta al dente: roba da non crederci. Qualcosa di commestibile a fine giornata, è pur sempre confortante.


Sui pullman non ti fanno salire se i posti a sedere sono occupati: motivi di sicurezza, dicono. Una buona cosa, ma poi non si capisce come mai i metrò siano pieni zeppi di gente di ogni colore e razza attaccati a grappolo alle maniglie e non applicano con rigore gli stessi "motivi di sicurezza". Per andare alle toilette delle metropolitane si paga mezza sterlina da mettere in una sbarra che se non l'azioni con la moneta giusta, non si apre. In caso contrario, te la tieni. La pipì voglio dire.

Ci sono bancomat  dappertutto e se ne possono trovare tre o quattro, appiccicati gli uni agli altri. Tutti lì a digitare e a smanettare soldi per la gioia delle loro banche d'affari. In compenso, non si trova un forno né un panificio. Le cattedrali e le chiese da visitare si pagano, of course. Westminster si paga, Canterbury pure, e parecchie sterline. Del resto se lì è stato assassinato St. Thomas Becket, figuriamoci se rinunciano a farne una fonte di lucro. Ci sono in vista i coltellacci appesi alle pareti, simboli del "murder in the Cathedral" ad opera dei soldati di Enrico II il Plantageneto. E' su questo orrendo sacrificio di un arcivescovo poi canonizzato dalla chiesa cattolica, che in fondo nasce la chiesa anglicana.

L'impressione che si riscontra è che come te movi te rapinano per ogni dove. Perciò abbiamo lasciato Londra per rivolgerci al più tranquillo Kent. Andammo a Slapehurst e da lì a Sissinghurst per visitare il famoso White Garden, il giardino monocromatico dove tutte le piante e i fiori sono bianchi, della scrittrice aristocratica Vita Sackville-West, animatrice della stagione di Bloomsbury e amica della Woolf . Ma con mio stupore il decantato pullmino del National Trust alla stazione non si vedeva. Ci accontentiamo del pullman di linea, ma ce n'erano pochi e ci toccò attendere. Una volta scese, non si vedeva lo straccio di un pannello di indicazione. Non ci restò che chiedere a un cottage lì nei pressi e alla notizia che il castello col giardino erano a circa mezz'ora di strada a piedi, ci mettemmo di buona lena in cammino. Il posto era stupendo, ma due arpie falsamente zuccherose del National Trust con mille moine volevano farci iscrivere al loro consorzio. Gli Inglesi sono gentili solo quando ti vogliono spillare quattrini. Resistetti con la scusa che eravamo di passaggio per pochi giorni e ricordando loro che non avevano aggiornato la pagina informativa di Internet. Che provvedessero a mettere il pullmino, o a informare via Internet che era stato soppresso. Il ritorno dal Kent a Londra fu travagliato perchè c'era un vento freddo che ti penetrava nelle ossa. Attendemmo il bus che arrivò in ritardo con una scolaresca di adolescenti  e l'autista si rifiutò di farci il biglietto per "motivi di sicurezza", tentando di farci scendere. Arrabbiata intrattenni un lungo negoziato con lui imputandogli un ritardo di un quarto d'ora nonché la scarsità di mezzi a disposizione per chi, come noi, doveva prendere il treno per Londra alle 17 in punto in stazione. Alla fine cedette e si rassegnò a farci i tre biglietti.

Ma le cattive sorprese non finirono qui, perché durante gli spostamenti per la città sentii una contestazione analoga con una comitiva di spagnoli con l'autista del pullman rosso a due piani. Alla fine il capo-comitiva riuscì a spuntarla sulla sua spossante trattativa ma non risparmiò le sue contumelie contro "los Britanicos todos cavrones! ". Da lì, mi sono resa immediatamente conto che pretendere di omologare un'unica Europa è una stolida chimera. Roba da cavrones, appunto.

Notting Hill è sempre un rione grazioso con case signorili  dalle facciate dipinte in colori pastello, ma se qualcuno crede di trovarci dei tipi alla Hugh Grant, si sbaglia di grosso: in fatto di immigrazione Londra è messa tre volte peggio di noi. Il mercato di Portobello si divide in due: una parte ancora caratteristica della old England (con vecchi orologi, tazze da thé Royal Albert (nella foto) antiche macchine da cucire, vecchie stampe ecc. ) e nella parte più estrema, la solita paccottiglia di cineserie e di etnicismi vari.

Viene finalmente il giorno della partenza. Ma fino all'ultimo respiro non mancarono le sorprese. L'autista del bus-navetta del Victoria Station ci portò con un notevole ritardo all'aeroporto di Stansted. Alla faccia della puntualità inglese! L'impiegata della Ryanair registrò il mio bagaglio e  quello di mia sorella, ma arrivata al turno di mia nipote si rifiutò di registrarlo. Ci guardammo in faccia sgomente. Come? in uno stesso nucleo familiare, due componenti sì, e uno no?! Altre rissa, altra discussione, perché mancavano cinque minuti alla chiusura e c'era ancora lo spazio e il tempo per farlo. Andammo da un impiegato spagnolo che parlava correntemente l'Italiano, oltre l'Inglese il quale ci risolse il problema non prima di aver fatto quattro o cinque telefonate presso i suoi colleghi cavrones. L'ultimo ostacolo fu alla sicurezza. Avevo i pantaloni in tessuto idrorepellente adatto ai piovaschi londinesi, ma una brutta faccia da Margaret Thatcher con l'arco dentale stretto continuava a mettermi il metal detector dappertutto. Io aprivo e chiudevo cerniere per far vedere che erano metalliche: "It's zip, it's zip". Ma questa becerona non mi lasciava passare: "I know, I know", continuava a ripetere; ma non si sbrigava. C'era una musulmana intabarrata in un lungo chador la quale invece la fece franca e non si degnarono minimamente di passarla in ispezione: a questo servono le tanto decantate misure antiterroriste. Intanto annunciano l'ultimo avviso per il nostro volo e ancora una volta ci becchiamo un'ulteriore scarica di adrenalina. Ci ritroviamo per ultime in coda al cancello di imbarco e riusciamo a prendere l'aereo per il rotto della cuffia. Pur di imbarcarmi e ritornare a casa, mi passa perfino la mia conclamata paura del volo. Meglio impastarsi sul suolo italiano che vivere là.


Leggo oggi che la linea Ryanair ha ricevuto una multa da tremila euro dall'ENAC per aver trattato in modo pessimo i passeggeri durante l'emergenza della nube vulcanica a Ciampino: ben le sta, personalmente, la sconsiglio vivamente. Le sue hostess imbranate sembrano uscite da un call center, non sanno una parola di Italiano né di Francese né di altra lingua: just English. Siete sui nostri cieli, Bellezze, e vi beccate tutto il nostro traffico turistico con annessi denari: ergo svegliatevi e imparate qualche lingua! Io a casa vostra me la sono cavata. Reciprocità, o ottusi Albionici, reciprocità.

43 comments:

Anonymous said...

Sei simpaticissima in questo post.
Ti leggo sempre e ti sento un pò amica.

Enrico

Massimo said...

E' da un po' che manco dall'Inghilterra. Temo che la tua cronaca rappresenti la realtà della decadenza britannica. Una caduta verticale che ha le sue radici nella società multietnica che oggi imperversa in quello che fu un Grande Impero. Temo non basti il ritorno dei Conservatori al governo per invertire la rotta di collisione che la Gran Bretagna ha cominicato da un pezzo a seguire. Emblematici sono un paio di telefilm di produzione inglese: Law & Order U.K e Five Days. Rappresentano una Inghilterra ben lontana da quella che era la "mia" Inghilterra. God save the Queen !

dionisio said...

Bel pezzo, Nessie, di taglio letterario e, direi, con obiettività, non per piaggeria (lo sai che in queste cose non faccio sconti e so essere anche cattivo) di buona e sapida letteratura, intinta nel pepe della polemica e dell'indignazione. Che dirti, quanto al viaggio? Da tempo io rifiuto di tornare nei luoghi visti in gioventù, che era ieri ma quando ci torni oggi ti sembra siano passati secoli perché li trovi del tutto mutati e, ça va sans dire, in peggio, talvolta in modo terrificante. Quando andai in Egitto io la prima volta (per limitarmi a un solo esempio) le piramidi di Cheope e di Chefren stavano sole solette nel mezzo del deserto e le raggiungevi con uno scassatissimo ma romanticissimo taxi dopo un'ora e più di viaggio su una leccata d'asfalto sulla sabbia. Oggi ci arrivi quasi in metropolitana e le trovi assediate dai grattacieli, i grattacieli più orrendi che si possano concepire. Orribile scempio d'una suggestione che prima ti mozzava il fiato!
Credevo che il pezzo lo facessi per "Il Giardino". Dato il suo taglio letterario, potresti postarlo anche lì, per la gioia dei lettori che frequentano solo quel sito.

Angelo D'Amore said...

io manco a londra addirittura dall'eta' dell'adolescenza. ci andai a 16 anni con la scuola, in un college vicino regence park.
analitico il tuo post.
ma ti domando, un inglese che torna a sua volta in italia dopo 20 anni, come vedrebbe il nostro "bel paese"?...

Nessie said...

Grazie Enrico, e benvenuto nel blog.

Massimo, con tutto il rispetto per le monarchie, temo che la Regina sia parte integrante del problema. E da lunga data. In caso contrario non si tollererebbero i granatieri con le linguacce.
Nemmeno io credo che i tory salvino la rotta intrapresa. Certi percorsi sono irreversibili.

Nessie said...

Grazie Dionisio, ma l'argomento che ho in mente, ha a che fare col viaggio, ma in modo differente.
Un tempo, i viaggi, appannaggio di certe élites, avevano un ruolo iniziatico di formazione ed educazione.
Oggi con le compagnie aeree low cost, col turismo di massa, tutti pensano che viaggiare sia diventato facile come bere un bicchier d'acqua, ma il trattamento è di gran lunga peggiorato e nel frattempo il mondo si è appiattito e omologato, senza riservare più alcuna sorpresa che non sia sgradevole come la sequela di intoppi da me descritta.

Comunque hai ragione quando asserisci che non bisognerebbe mai tornare dove si ha avuto piacevoli ricordi.

galerius said...

Non sono mai stato in Inghilterra, ma per qualche ragione m'ha sempre dato l'idea di un "postaccio"...e questo divertente - e un po' amaro - brano di giornalismo me ne dà una conferma ;)
No, preferisco continuare a immaginare l'Inghilterra delle storie di fantasmi, di Sherlock Holmes e dell'Ispettore Barnaby...alla maniera di Des Esseintes : senza andarci, that is !
Grazie ancora per il tuo arguto diario di viaggio.

Nessie said...

Acuta la tua osservazione Angelo, e potremmo rispondere: è il progresso globale, Bellezza.
Per il momento però la cortesia degli Italiani coi turisti non la facciamo pagare.
Ho assistito coi miei occhi in una gelateria sulla Riviera ligure a un povero cameriere che si faceva in quattro per capire le esigenze di due protervi British che ordinarono birra e aperitivi con tartine, senza degnarsi minimamente di imparare a dire "birra piccola", "media", "grande" e a blaterargli in Inglese come se quello fosse stato il loro servo indiano.

Nessie said...

Sì, Galerius, in fondo è un "postaccio" iperglobalizzato dove trovi bancomat ogni due per tre, cambiavalute ad ogni passo, intere catene di Mc Donald, di King Burger, di altro franchising del tessile e del fast food, ma non trovi un forno né un panificio.
Se poi le tue conoscenze dell'Inghilterra sono solo letterarie, è evidente che la delusione sarebbe ancora più cocente. Qui di letterario ho visto poco.
L'unica nota positiva è che la National Gallery e il Victoria and Albert Museum, ha l'ingresso gratuito.

Johnny 88 said...

Bel post Nessie, soprattuto la parte sulle risibili "misure di sicurezza" negli aereoporti. Per dirti quanto queste misure siano ridicole e totalmente ininfluenti mi basta raccontare quanto accaduto a mia sorella proprio a Londra pochi mesi fa. Beh, mia sorella s'era dimenticata di avere nella giacca lo spray anti-aggressione al peperoncino, ci credi che in tutti gli aereoporti (Venezia, scalo ad Amburgo e Londra) non l'hanno mai beccata? E dopo rompono per una cerniera metallica o per una bottiglietta d'acqua, ri-di-co-li.

Nessie said...

Le famose "misure di sicurezze" mi fanno semplicemente ridere, caro Gio. Sì, RIDICOLI! Come sono ridicoli a viaggiare solo coi passeggeri "seduti" per Londra sul pullman rosso a due piani, per poi stare ammassati, appiccicati come piselli in scatola, in metropolitana, dove, per l'appunto, hanno avuto un gravissimo attacco terroristico letale il 7 luglio 2005 scorso, proprio da uno dei cosiddetti "nuovi inglesi" di seconda generazione. Cioè da un pakistano. Rifaccio il tuo spelling: R-I-D-I-C-O-L -I!

Josh said...

Io non ci vado da tempo e penso non andrò più. E' una terra di cui avevo amato alcuni aspetti che non ci sono più ed era già in forte declino nei '90. Bel pezzo.... comunque farò mia l'idea di non tornare dove si avevano piacevoli ricordi...per evitare brutte cadute coi piedi per terra.

Simone said...

Ma io non so se sia colpa della globalizzazione,perchè a me son sempre stati un pò sulle p....
Cominciamo dal fatto che sembrano un pò rincoglioniti,poi con 'sto fatto che abbiamo perso una guerra,ogni volta sul tg1 ci scappa il collegamento dal ''nostro inviato a Londra'',che con cipiglio britannico ci elenca le nuove mode(leggi:cazzate) di Londra...
perchè la cosa strana è che confondono l'essere coglioni(si può dire,vero che si può dire?cavrones,cogliones...) con l'essere originali:ci deve essere qualche problema di traduzione dall'italiano all'inglese perchè quando io vedo dei coglioni sento dire dallo speaker del tg1 che sono originali,
riferisco nell'ordine quanto la mia instancabile memoria ha fissato dei servizi del tg1:
1)il servizio col cretino sul Tamigi che andava in ufficio a nuoto,crede di essere originale ma i topi del tamigi è da più di tre secoli che fanno così,comunque avrà modo di fraternizzare con i suoi nuovi compagni di viaggio e scambiare tante cose belle,tra cui un pò di english conversation and last but not least,la leptospirosi.
Comunque se è vero che gli autobus a Londra sono così in fondo non posso del tutto biasimarlo...in fondo anch'io in mezzo al traffico ho avuto di questi pensieri,solo che se si butta lui è originale e viene la tv a fare il servizio,se mi butto io nel Po sono un deficiente e chiamano la neurodeliri...
2)fra le altre amenità (televisive,perchè in Inghilterra non ci sono mai stato)ricordo distintamente il campionato di lancio in lungo del telefonino,perchè loro sì che amano davvero la conversazione(coi topi del Tamigi) e dunque vogliono mostrare come sono all'antica quindi spaccano della roba comprata,perchè come noto nell'antichità la roba che compravi e non volevi più usare la spaccavi in gare dementi,non tentavi di darla semmai a qualche tuo parente,o la tentavi di vendere:LA SPACCAVI,in qualche maniera suppongo originale.
3)la gara in Galles in cui tutti corrono spingendo il formaggio,se lo fanno in Sardegna è perchè sono dei bifolchi rincoglioniti che a furia di stare con le capre hanno perso la testa,ma se succede in Inghilterra,uh,arriva il ''nostro inviato da Londra'' per mostrarci quanto sono ''originali''.

E poi i beatles,amatissimi da mio padre,che a dire il vero,astutamente,hanno messo in giro voci che si drogavano e facevano canne per suggerire che in fondo non erano già così da piccoli,che era colpa della droga,ma guardando i servizi del tg1 ho avuto dei dubbi,e ora ipotizzo che nel famoso bagno della regina non si siano fatti una canna,bensì...
un bidet...
perchè in fondo i reali loro sì che sono cittadini del mondo e non seguono le usanze di questi barbari d'inglesi...

galerius said...

Sì, Nessie, i miei rapporti con Albione sono solo letterari e televisivi ( prima della marea americana degli anni '80 ho fatto ancora in tempo a vedere cose tipo Scusami Genio, Billy il bugiardo, I Sopravvissuti ).
Ma sì, mi sa che resto nella mia valletta. Tanto, tra le facce germano-celtiche dei miei concittadini, il paesaggio e - ahimè ! - il clima il mio pezzetto d"Inghilterra" ce l'ho già qui.

Nessie said...

Josh, è un'idea come un'altra. In fondo è brutto rovinarsi dei bei ricordi dove si è stati bene. Ma mi domando: ci saranno ancora sulla terra dei luoghi in cui è possibile rifugiarsi?

Nessie said...

Simone, molto simpatico il tuo intervento sulle stravaganti cronache inglesi dei nostri cronisti che fanno i British tarocchi. Il povero Giovanni Masotti è al centro di parecchie satire radiofoniche e giornalistiche tra le quali anche questa:

http://www.ilculturista.it/cultura/?p=3075

e comunque è vero che in Gran Bretagna sembra che non debba succedere nient'altro che stravaganze futili come quella del nuotatore in compagnia dei topi del Tamigi.
A proposito, a Trafalgar Square (foto in alto) ho visto uno di questi tipi che si è messo una calzamaglia similpelle e praticamente nudo con la bombetta in testa e gli stivali ha attraversato la piazza. Naturalmente nessuno si è scomposto. Non per nulla sono Inglesi.

Nessie said...

Eh sì, caro Galerius, mi sa tento che i veri Celti ce li hai nella tua piccola valle ;-)

Elly said...

Mh... sarà ma a me l'inghilterra non mi attrae proprio. Preferisco di gran lunga la scozia e gli scozzesi. Of course.

Insomma una vacanza quasi "horror". Bentornata. :*

Simone said...

Oh yes,ma la Gran Bretagna non ha un debito pubblico del 170% del pil queste cose succedono solo in Grecia o in Italia,ovvero i simpatici pigs,infatti su quel sito ho trovato ciò che veramente oversized,non il debito,bensì il gatto kitkong.
http://www.youtube.com/watch?v=mgAcRLy0ZDo&feature=player_embedded

Many thanks Mr Masciotti.

Anonymous said...

Ciao Nessie, che bel racconto! Un po' amaro forse, almeno per chi è stato da quelle parti conservandone un buon ricordo probabilmente dovuto al tempo trascorso.
Purtroppo visto quello che è successo negli ultimi anni e sta succedendo a causa di quella scuola poi dilagata o imposta a tutto il mondo abbiamo perso l'innocenza di certe visioni o verità.
Temo comunque che decadenza e degrado sempre più tangibili non riguardino solo loro.
Scarth

P.S. Posso dire tuttavia che la tipica cortesia che hai riscontrato, nel tempo, non è mutata.

Nessie said...

Sì Elly lo so che sei filo Irlanda e filo Scozia, ma non per niente tra loro e gli Inglesi ci furono non pochi conflitti protrattisi in tempi recenti. Del resto scozzesi e irlandesi sono cattolici; gli inglesi, invece, protestanti anglicani. E piaccia o meno, le religioni determinano le culture e i comportamenti, perfino i cibi e le usanze, dei popoli.

Nessie said...

Masciotti? Giovanni Masotti. Simone, se conosci l'indirizzo del suo parrucchiere, segnalamelo che lo passo ai miei amici:-)
Certo che essere strapagati dalla Rai come corrispondenti del UK per poi parlare dei gatti inglesi taglia XL, vuol dire proprio buttare quattrini nel WC.

A proposito, il gatto si chiama Socrate,nome del filosofo greco, guarda caso.

Nessie said...

E' vero Scarth, decadenza e degrado non riguardano solo loro, ci mancherebbe. Tuttavia la cultura trash, dark, horror, punk, skin ecc. dei suburbia l'hanno esportata per il mondo proprio loro. E sarebbe ingiusto non dargliene il diritto di primogenitura. Te le ricordi le prime gang giovanili rivali rocks e mods?
E del resto nel processo di globalismo sono ben più avanti di noi. Noi (per ora) non abbiamo ancora sostituito panifici, focaccerie, pasticcerie e forni coi bankomat. O ristoranti di buona cucina con squallidi fast food. Ma temo che ci arriveremo molto presto.
Sulla loro "cortesia" hai avuto esperienze anche tu?

Elly said...

Eh, bhe, gli irlandesi sono gli irlandesi. D'una gentilezza disarmante.

Ti dico solo che eravamo fermi sotto ad un lampione con la cartina di Dublino aperta e facevamo la conta in quale cattedrale andare, se prima quella di Saint Patrick o alla Christ Church. Una signora ci ha visti, si è fermata a chiederci se avevamo problemi a trovare il posto. E quasi quasi voleva accompagnarci direttamente lei. E poi la cortesia dei titolari dei Bed & Breakfast... Che gli irlandesi saranno pure rozzi, capoccioni, caotici e parecchio colorati, ma ti fanno letteralmente innamorare di loro e della loro terra.

Nessie said...

Elly, anche i popoli del Nord Europa sono gentilissimi. Parlo di danesi, svedesi, norvegesi. Tra l'altro l'hostess danese del mio viaggio in Danimarca sapeva parlare perfettamente oltre la sua lingua e l'Inglese, anche l'Italiano e il Francese.
Credo che quelle elencate (scortesia, protervia, egoismo, menefreghismo, spirito interessato ai soli quattrini) siano caratteristiche essenzialmente inglesi.
L'Inghilterra si colloca geograficamente in Europa ma è sempre stata un mondo "a parte".

Orpheus said...

Cara Nessie...ho letto con piacere il tuo resoconto del viaggio londinese...e ho sorriso amaro.
Ormai ovunque c'è un degrado indiscutibile.
D'altronde questa immane ondata immigratoria che ha invaso i nostri paesi, ha abbassato il livello di civiltà.
Non c'è nulla da fare: io l'ho visto a Firenze, ci sono tornata dopo tanti anni, e mi è venuto da piangere...
Quanto agli inglesi sono sempre arroganti...vedo, eppure hanno poco per cui esserlo.
Ciao mary

Anonymous said...

Ciao Nessie, nulla di particolare ma a suo tempo avevo constatato quella certa e diffusa asprezza di modi che hai notato anche tu. Ogni tanto mi chiedo se non sia una sorta di impostazione culturale più che di carattere individuale. Confermo poi come avete già osservato l'affabilità, la cortesia, l'ospitalità di irlandesi e scozzesi. Sono popoli che hanno sofferto molto e sappiamo come. La stessa cosa per l'area scandinava. Gli unici che come modi a volte ho trovato un troppo simili agli inglesi sono i tedeschi tranne che nella Germania meridionale (provare la Foresta Nera per credere).
Scarth

Nessie said...

Proprio così Mary, i flussi migratori hanno creato una sensazione di appiattimento generale in tutta Europa. Vai a Londra e credi di essere in un Milanone appena un po' più ingrandito. Una cosa è certa, i pianificatori di questo obbrobrio, non riusciranno a farci trangugiare a lungo questa pasticca di m...a.
Aggiungici la scortesia inglese, e il resto non può che essere scoraggiante.

Nessie said...

Scarth, se devo dirti la verità in Baviera ho trovato gente gentilissima e affabile. Per il resto la Germania la conosco poco a parte qualche città (Francoforte, Stoccarda), ma i tedeschi, benché gente dura, amano l'Italia e non vedono l'ora di fiondarsi da noi da tempo immemorabile. Inoltre si sforzano di parlare in Italiano. Il che è non è poco ed è sintomo di disponibilità mentale, rispetto ai British malmostosi.

Aldo said...

Un resoconto davvero carino, mi hai divertito con questa specie di tragicommedia. Hai il senso dell'ironia e sai trasmetterlo a chi legge, non c'è dubbio.

Ho notato, tra le altre, questa frase: «L'impressione che si riscontra è che come te movi te rapinano per ogni dove. [...] Gli Inglesi sono gentili solo quando ti vogliono spillare quattrini.» Non so perché, ma mi ha ricordato molto da vicino l'atmosfera che si respira in posti come la riviera ligure, o le Alpi valdostane... :)

Anche «mi sono resa immediatamente conto che pretendere di omologare un'unica Europa è una stolida chimera» mi ha riportato immediatamente alle nostre Italie e alla loro unità tanto decantata quanto forzosa.

Insomma, il tuo bel post serve anche a ricordarci che il detto secondo il quale «tutto il mondo è paese» (ma qualche pezzetto di mondo è un paese messo un po' peggio degli altri) è un sempreverde che probabilmente non tramonterà mai.

Aldo said...

Nessie: «[...] un povero cameriere che si faceva in quattro per capire le esigenze di due protervi British che ordinarono birra e aperitivi con tartine, senza degnarsi minimamente di imparare a dire "birra piccola", "media", "grande" e a blaterargli in Inglese come se quello fosse stato il loro servo indiano.»

Avrei da portare una bella testimonianza che riguarda un analogo asservimento linguistico ai "dominatori" inglesi nell'ambito del mio ambiente di lavoro (una scuola, come ben sai), ma ora purtroppo non ho tempo. Magari questa sera.

Nessie said...

Rispondo al tuo secondo commmento Aldo. Il cameriere italiano che faceva il "servo indiano" dei due Inglesoni, è il risultato atavico della sconfitta italiana nella IIa guerra mondiale. E come dicevano i Romani, "Vae victis!", anche se a distanza di tempo. La proliferazione dei corsi di lingua Inglese in Italia e nel mondo, idem. Per loro la lingua è un business assai migliore che per noi il Colosseo e S. Pietro.
Almeno una volta nella vita, tutti i giovani studenti vanno in Inghilterra a imparare l'Inglese.
Loro lo sanno, e non si sforzano affatto di imparare la lingua del paese ospitante(in questo caso l'Italia).
I tedeschi imparano almeno il lessico della sopravvivenza e al ristorante, in viaggio e al bar, si rivolgono in Italiano. Loro no.
Tienine conto anche a scuola.

Quanto al primo commento, è vero che tutto il mondo è paese, ma ai casini di casa propria, siamo più abituati che a quelli a casa d'altri. Inoltre il Regno Unito (UK) ha avuto da tempo il fenomeno della decolonizzazione e dei flussi migratori dai loro ex territori ben prima di noi.
Uno dice: ma almeno voi avete fatto i dominatori, perciò ora ve li ribeccate indietro. Noi invece, che c'entriamo? E perché dovremmo emulare il loro modello?

Inoltre c'è questo loro essere contemporaneamente dentro e fuori dalla Ue che non reca nulla di buono, perché possono fregarci come vogliono. Leggi qui sul Sole 24 ore, a proposito della finanza tossica (i cosiddetti "hedge funds") che guarda caso, ha come sede proprio Londra:

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2010/05/regole-hedge-fund-ecofin_2.shtml

E' un articolo un po' tecnico, ma penso che arriverai comunque a tirarne le debite conclusioni.

Nobile di Treviso said...

Londra e' finita...Non mi piace piu', la detesto. Calciatori, veline piu' cretine delle nostre (et il faut le faire...) stranieri (leggi pakistani ed altri musulamni) arroganti che la fanno da padrone, criminali, puttane russe....Bon, e' vero ci sono alcuni quartieri belli non esageriamo. Pero' non posso che darti ragione.
Per quanto riguarda la Ryanair (societa' irlandese) e' effettivamente una compgania di M***a con la maiuscola ,ma come si dice: you pay peanuts you get monkeys.Detto questo credo che O'Leary sia un genio!
E pensare che mio cognato e' uno dei Directors della compagnia...

Aldo said...

Grazie per le tue (assennate) risposte. Dal canto mio, come promesso, ti segnalo molto brevemente una situazione "curiosa" che si verifica nella mia scuola. Quando l'ho fatta presente nei luoghi opportuni, sono stato guardato con tanto d'occhi, come se le mie osservazioni fossero giusto quelle di un piantagrane patentato e nulla più.

Con i progetti didattici internazionali d'ambito europeo che anno per anno prendono sempre più piede, capita che alcuni docenti vengano chiamati a spostarsi in sedi site all'estero. Quando succede, tra i requisiti indicati nel bando è presente la conoscenza certificata ed ineludibile della lingua del paese ospitante.

Quest'anno, a seguito dell'istituzione di un corso ad indirizzo musicale, si è deliberato di dare accesso agli studenti ad una certificazione internazionale attestante il livello di preparazione specifica raggiunto (a mio avviso una sonora buffonata, ma tant'è). Il commissario che si occuperà degli esami del caso proviene, guarda caso, dall'Inghilterra. Ebbene, la mia scuola provvederà a fornirgli un interprete, giacché non conosce una sola parola di italiano! Inevitabilmente, l'interprete sarà un'insegnante di lingue "nostrana" che avrà pure la bella soddisfazione di non vedere un euro per la propria estemporanea (e non gradita) prestazione.

Personalmente una situazione di questo genere mi fa arricciare il pelo sullo stomaco: perché diamine a quel docente in trasferta non è stata richiesta, come prassi consolidata, la conoscenza della lingua del paese ospitante? Lo trovo un "dettaglio" che trasuda tracotanza da ogni poro. Bah... evidentemente sono troppo all'antica.

Michelle said...

Mamma mia, e a quanto pare i malmostosi siam noi oltremanica eh!
Se c'e' qualcosa di cui il suo articolo abbonda sono le banalita' cara Nessie.
Questo posto e' fantastico semplicemente perche' gente pesante, lamentosa e triste come Lei per fortuna non visita spesso.
Godetevi la cafonaggine italiana e la pessima qualita' di vita di Milano anche per me.

Best Regards :)
Michelle

Nessie said...

Signora o signorina Michelle,
prima di tutto l'Italia ha cento città piccole medie e grandi e non si limita solo a Milano.
Poi le rispedisco volentieri al mittente
la sua accusa di cafonaggine, specie per chi entra a casa d'altri per la prima volta con giudizi non richiesti.
E' chiaro che dato che sono "banale" e "cafona" non avrà altri diritti di replica.
Si tenga i suoi best regards, non so che farmene.

Nessie said...

Ma no che non sei troppo all'antica Aldo, mi sembra ovvio che un "cafone" inglese che viene nelle nostre scuole, dovrebbe sapere almeno un po' di Italiano. Madre lingua va bene, ma questo non impedisce di mostrarsi minimamente edotto del paese ospitante. Checchè ne pensi la maleducatissima signorina di cui sopra. Ma la ragione non riscuote mai applausi, a quanto pare. Non te la prendere più di tanto.

Nessie said...

Sottoscrivo Mango! Mi spiace per tuo cognato, ma pensa che ora Ryanair vuol far pagare perfino la pipì sull'aereo nei bagni. Hai capito a cosa servono le low cost? Il tuo bagaglio eccede di mezzo Kg sulla franchigia dei 15? e allora paghi. Tanto vale prendere i voli di linea.

Lo PseudoSauro said...

Non ti dimenticare che si deve un minimo di rispetto a chi ci ha liberato in aeternum dalla pesantissima incombenza di avere un governo nazionale che funzioni decentemente... salvo poi accusarci tre volte al di', di avere governi tipo Zimbabwe... purtroppo - e sottolineo "purtroppo" - l'Italia ha goduto del rispetto degli inglesi solo durante il Ventennio. Sono passati da affermazioni - tipo quella di sir Winnie - "Mussolini e' il piu' grande legislatore vivente; se fossi in Italia sarei senz'altro dei suoi", al "Malino assoluto" post Hitler. Che poi era un fervente ammiratore dell'Impero britannico pure lui, a dispetto delle balle spaziali che ci hanno ammannito nel dopoguerra.

L'orgoglio britannico e' scaduto come la grandeur francese. Chi di Antifascismo ferisce... Che se ne facciano una ragione, ma non solo, dato che questo mondo di cacca l'hanno voluto loro per primi. Le piacevolezze del fabianesimo ora le possono godere anche in casa, senza bisogno d'allontanarsi troppo.

Per parte mia, confermo cio' che hai scritto fino nelle virgole, anche se e' da tempo che non varco la Manica. Le caratteristiche di un popolo sono pressoche' ineliminabili. Dato che, secondo loro, noi rischiamo solo di migliorare grazie all'immigrazione, si puo' solo sperare che cio' funzioni anche un meridiano prima del nostro.

Mi riservo di cambiare idea quando vedro' il BNP al governo.

Siamo nelle stesse condizioni degli anni '30, e sempre per gli stessi identici motivi, ma questi ci danno ancora lezioni di bon ton.

Lo vedono, o no, come sono ridotti?

Nessie said...

Sauro, ho scoperto che ora ci sono anche gli immigrati naturalizzati inglesi che se la tirano da British. Te lo ricordi quello strano soggetto che perché era a Londra per lavoro, ogni due per tre metteva sempre anglicismi SNOB nei suoi commenti in italiano? Che tristezza! Ierisera c'era quel pesce freddo da porzione di Fabio Fazio sulla rete 3 che invece di dire "tutto esaurito" diceva "sold out".
Bisognerebbe aggiornare il "somario" :-).

No, non lo vedono come sono ridotti.

Michelle said...

Non so quale siano le sue capacita'in materia di lingua inglese ma ho i miei seri dubbi che siano up to scratch. Non si e' mai visto ne sentito che per ragioni di sicurezza non si possa viaggiare in piedi su un double decker, l'unico posto dove non si puo' stare in piedi e' il TOP DECK, mentre se sta sotto non c'e' problema. Ogni giorno ci sono 8000 autobus attivi in tutta la citta', son sicuro che con uno spirito d'osservazione meno filtrato da cliche' e vecchi adagi se ne sarebbe potuta rendere conto tranquillamente. Per quanto riguarda panetterie e affini forse le farebbe bene anche esplorare qualcosa al di fuori di zona 1 che notoriamente e' una trappola per turisti a parte alcuni luoghi di grosso pregio. Se avesse messo il naso in una zona qualunque appena fuori dal centro (zona 2 per intenderci) avrebbe visto che la vita di quartiere che si fa qua e' anche meglio di quella che si fa in molte aree di Milano. Parchi e verde in abbondanza e solo nella mia pur lunga via ben 7 panettieri piu' una bella pescheria, il macellaio, delle belle piccole librerie indipendenti. Constato invece con gran dispiacere che l'unico posto dove posso fare la spesa quando torno in Continente sono mostruosi ipercoop, esselunghe etc.
Parlando di cibo le vorrei ricordare che la ricchezza culinaria di Londra non ha eguali, non a caso e' la citta' detentrice del maggior numero di stelle Michelin ed e' possibile mangiare cibo da qualunque parte del mondo a prezzi piu' che decorosi, naturalmente da un italiano che arriva a Londra e non aspetta altro che andare a mangiare in un ristorante italiano forse non dovrei aspettarmi cotanto senso d'avventura.
SIC! E' proprio vero che molto spesso si vede solo cio' che si vuole

Michelle said...

L'ho punzecchiata nell'orgoglio vedo.

UNKNOWN PLEASURES :)


Michelle

Nessie said...

Un errore informatico ha scaravantato il suo commento nel cestino dei rifiuti. Forse avrei dovuto lasciarglielo, perché mi pare il posto giusto. Detesto i codardi che si nascondono dietro ai nick mostrandosi disinibiti e insolenti come non oserebbero mai fare "de visu". Ma sono gli inconvenienti del web.

Se ha bisogno di questi "piaceri sconosciuti" è bene che si prenda un baldo giovanottone e che vada a sollazzarsi dietro a qualche cespuglio di Hyde Park, poveretta.

Se non crede alla mia disavventura di Slapehurst dove l'autista dopo averci fatto attendere un'ora non voleva farci i biglietti né accoglierci sul bus e lo attribuisce al mio inglese abborracciato, allora sappia che anche infarcire la lingua italiana dei suoi ridicoli anglicismi, quando esiste un vasto vocabolario di termini corrispettivi, è scrivere in un Italiano approssimativo. Magari trovare un inglese in Italia che spiaccichi qualche frase di Italiano! Personalmente non ne ho mai incontrato uno. Né come principiante assoluto né tanto meno, con il livello intermedio.
E' inoltre ovvio che se avessi avuto il tempo di soggiornare a Londra per un periodo più lungo di una settimana, avrei trovato i panettieri e i forni di cui parla.
Il fatto che la guida Michelin indichi Londra tra le città più ricche di ristoranti internazionali vuol dire poco e non fa che confermare la mia impressione: a Parigi si trova innanzitutto cucina francese. Poi anche cucine "internazionali". In GB, no, semplicemente perché la cucina dei "nativi" è una non cucina ed è piuttosto disgustosa. Dunque gli inglesi sono costretti a internazionalizzarsi. Ma l asi giri come si vuole, il fatto è che in quella "trappola per turisti" non avrei voluto starci un sol giorno di più. E sul mio blog ho diritto di scrivere le impressioni che mi pare e piace di viaggi e soggiorni anche brevi. In fatto di cattive e superficiali impressioni cariche di pregiudizi e non ben documentate sull'Italia , gli Inglesi non sono secondi a nessuno : basta leggere il Guardian o l'Economist, per accertarsene. Altro che innocenti blog!
Dubito inoltre che lei sia una vera inglese, ma solo una trollazzona italiana che risiede da quelle parti e che ha imparato a stronzeggiare più di un albionico. Se dovesse essere così, trovo questo tipo di snobismo particolarmente deprimente.
Quanto ai supermercati tipo Esselunga e ipercoop, constato che è così ignorante da non sapere che sono stati introdotti proprio dagli angloamericani, nel nostro Paese, dal boom degli anni '60 in poi. Si informi meglio: i primi supermercati alimentari li impiantò Nelson Rockfeller e si chiamavano SMA (super mercato alimentare), aggregati a La Rinascente.

Non ho altro da aggiungere se non che non desidero più ospitarla su questo spazio.