EURSS, ovvero
Unione Europea delle
Repubbliche Socialiste Sovietiche. Un libro, di
Vladimir Bukovskij e Pavel Stroilev edito per
Spirali che è già realtà. Non è quella che si dice una rassicurante lettura da consumare sotto l'ombrellone estivo, ma uno strumento prezioso che ci aiuta a capire quale potrebbe essere il destino per chi ancora si ostina a propinarci l'Ue dei 27 come l'unica via per salvarci dal tracollo. Vladimir Bukovskij che conobbe giovanissimo la prigione, l'ospedale psichiatrico e i lager sovietici a causa della sua strenua ed ostinata opposizione al regime, ci mette in guardia: nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma. E il socialismo non è morto, come comunemente si crede, sotto il peso del crollo del Muro nel '89. Si è solo trasformato. Come? Traghettandosi nell'Europa-Eurss che Gorbaciov chiamò, non a caso, "
la Casa Comune Europea". Ovvero la versione un po' più raddolcita dell'Unione Sovietica, una sorta di "avanzo della guerra fredda". Parecchie sono infatti le affinità.
"Questi "commissari del popolo" che nessuno ha eletto ma che si scelgono e si eleggono da sé, come un tempo avveniva al Politiburo, noi non li possiamo cacciare. Hanno stipendi astronomici, non pagano le tasse e sono praticamente inamovibili ", scrive Bukovskij. Il quale non solo dispone di informazioni di prima mano e di testimonianze affidabili, ma essendo vissuto nell'URSS del bolscevismo, sa perfettamente che il comunismo poteva solo trasformarsi nel "menscevismo" socialista e socialdemocratico della II Internazionale, se voleva sopravvivere al suo stesso fallimento. Sappiamo che l'Europarlamento conta attualmente 750 membri eletti dai cittadini europei. Di questi 750, ogni parlamentare ha diritto d' intervento per 6 minuti. E che può fare un politico in sei minuti? NULLA. In compenso ricevono 500.000 euro l'anno, i costi del loro staff, dell'autista, dell'interprete (ognuno vuole conservare la propria lingua) ai segretari, portaborse, e in aggiunta di ciò pure 200.000 euro l'anno per altre spese extraparlamentari. In più - ci riferisce ancora l'autore - ogni singolo paese è subissato da direttive della Commissione Ue, una più ridicola dell'altra. L'ultima della quale, ad esempio, è una direttiva che imponeva a tutti gli allevamenti di maiali di munirsi di mangiatoie colorate, perché gli animali non intrissero.
In compenso, ci intristiamo noi euroscettici (e chi scrive è tra questi) nel constatare come la pianificazione per la perpetuazione del socialismo in Occidente fosse già stata preparata nei dettagli da Alessandro Natta segretario del PCI fin dal 1986, in visita da Gorbaciov di cui Bukovskij e Pavel Stroilov, hanno ben trascritto i colloqui intercorsi, dopo averne salvati i file, a loro rischio e pericolo.
L'abbraccio che strangolaNatta spiegò a Gorbaciov che il socialismo era in crisi, che era loro dovere morale salvarlo e che l'unico strumento per farlo era impossessarsi del progetto europeo, rivoltandolo ai loro fini. Analoghe fedeli trascrizioni Bukovskij ha effettuato per Willy Brandt, cancelliere tedesco, per Felipe Gonzales, per Mitterand, per Jacques Delors e Ken Livingstone tutti a colloquio con la nomenklatura sovietica. Sfilano nel libro, tutti gli interventi trascritti di questi vati del socialismo eurobabbeo, a Mosca in ginocchio da Gorby.
Il loro comune progetto era trasformare l'Europa in un unico blocco socialista con l'aiuto delle altre forze cosiddette progressiste. Per ciò che concerne il nostro paese, su indicazioni dello stesso Natta, anche dei cattolici popolari (quelli che da noi chiamamo ormai col termine montanelliano di "cattocomunisti"), già a partire dal '86.
Ecco perché Bukovskij va in giro a tenere coraggiose conferenze per cercare di convincere la gente come noi, che occorre fermare questo progetto, perché altrimenti le conseguenze saranno pesantissime, come già lo furono nell'URSS.
"Con la differenza" afferma laconicamente l'autore durante un suo meeting a Pordenone nell'ottobre 2006, "che coi soldi che si sono fatti andranno al sole delle Bahamas, mentre noi finiremo sotto i ponti ". E se entrare nell'Ue ci costò la famigerata e mai restituita "tassa sull'Europa" da parte di Prodi, è sicuro che uscirne sarà ben più catastrofico.
I popoli baltici sono quelli più vigili e non si faranno ingannare, poichè già sono passati sotto il peso di questa cortina. E a detta di Bukovskij, pure la Polonia, che in questi giorni vediamo particolarmente ribelle nei confornti del Trattato con in prima linea i due coraggiosi gemelli Kaczynski.
Il destino dell'EURSS è solo il suo allargamento, l'espansione. Poiché o si allargano, o è la fine. Il nostro esimio Romano Prodi già eurocrate della prima ora, e che non a caso ha fondato l'attuale coalizione politica col nome di "Unione" (nomen-omen) , nel suo discorso di congedo da presidente della Commissione, disse che i piani di espansione dell'Ue comprendevano la Turchia, il Medio Oriente e i paesi del Maghreb.
Questo spiegherebbe fin troppo bene perché nell'attuale Ue costituisce tabù parlare di "quote di ingresso" e di politiche migratorie restrittive, ed è obbligatorio accettare passivamente lo stato multietnico e multiculturale senza fiatare. E ora constatiamo che perfino "identità" è diventata una parola tabù.
Europol ed opinioni in manetteE come non affrontare con timore e tremore il cosiddetto mandato d'arresto europeo, con tanto di polizia europea (l'Europol), con l'autorizzazione a perseguire crimini di "razzismo" e "xenofobia"? Bukovskij sa bene che per crimini di questo genere non può esservi definizione precisa e che qualsiasi dissenso potrà essere criminalizzato e fatto rientrare sotto questa categoria.
"Uno si chiede quanti ex ufficiali della Stasi e quanti loro colleghi dell'Est europeo troveranno lavoro all'Europol" ci ammonisce.
Mastella non ha perso tempo a fare proprie le direttive forcaiole dettate dall' Ue col suo ddl che prevede 4 anni di reclusione, di cui si è già parlato su questo blog.
Eppure Tony Blair in questi giorni prima di uscire di scena e passare il testimone al suo successore Gordon Brown, ci ha dato una brillante prova di quanto ancora sappia essere patriottico: non ha voluto rinunciare alla Common Law, ovvero all'impianto giuridico britannico, per abbracciare quello europeo. Mentre i servi sciocchi di casa nostra (Prodi e D'Alema) erano intenti a svendere i nostri interessi cedendo gli ultimi brandelli di sovranità nazionale e facendo pressione affinché i fieri polacchi facessero altrettanto.
"Se il XX secolo ci ha insegnato qualcosa, è innanzitutto che ogni utopia finisce in Gulag. Non ci resta che aspettare, e vedremo quale sarà il Gulag dell'Unione Europea", conclude amaramente.
Tuttavia un filo di speranza esiste ancora. E Bukovskij ce lo indica nell'ultima parte del libro. Non ve lo riveliamo, perché è giusto scoprirlo dopo averlo letto fino all'ultima riga.