Qualcuno ha definito il teatro della Scala come il tempio artistico della massoneria. Una riprova è stata data quando ci fu il colpo di stato tecno-finanziario contro il governo Berlusconi nel 2011. Tutti ricorderanno che dopo la sua destituzione Napolitano che ebbe una parte attiva nel...chiamiamolo così "avvicendamento" del governo tecnico, si ritrovò poi alla Scala con Mario Monti e - guardate un po' - per l'occasione diedero il Don Giovanni di W. A. Mozart, autore notoriamente massone che venne iniziato alla Loggia Zur Wohltatgkeit (Per Beneficienza) nel 1791. E non lo scrive qualche "complottista", ma sta su una pagina ufficiale del Grande Oriente. Con l'allora Presidente della Repubblica e il neo Primo Ministro sul palco che assistettero belli rilassati al compimento della loro "missione". E con il convitato di pietra (o commendatore) dalla camicia insanguinata che davanti a loro intonava l'aria "Don Giovanni a cenar teco mi invitasti". All'evento scaligero svoltosi il 7 dicembre 2011 dedicai un post ricco di commenti intriganti che sono tornata a rileggere in questi giorni.
| Napolitano e Monti assistono al Don Giovanni di Mozart alla Scala (2011) |
Il 7 dicembre u.s, giorno di Sant'Ambrogio c'è stata, come è noto, la prima di "Lady Macbeth del distretto di Mcensk" di Dimitri Sciostakovic tratta dalla novella di Leskov. Premetto che di questo autore conosco solo un paio di cose: il concerto di Leningrado in linea coi dettami del realismo socialista. Ovvero, un’arte militante, adatta al mondo nuovo che si veniva costruendo nella neonata Unione Sovietica. E pure quel valzer N.2 che Kubrick inserì nel suo film "Eyes Wide Shut", che personalmente trovo assai deprimente, ma adatto all'atmosfera decadente del film. Pertanto mi ritengo una profana della sua musica.
Non starò a fare discussioni formali sull'Opera che è riuscita ad annoiarmi già al secondo tempo. E i tempi erano quattro. Qualcuno in questo sito mi ha già tolto le parole dalla tastiera: "Tutto, ma proprio tutto, depone a suo sfavore: durata impegnativa, trama feroce, linguaggio musicale che non fa prigionieri, nessuna melodia da canticchiare uscendo dal teatro".
Appunto! nessuna romanza da canticchiare, come avviene per il Melodramma italiano, ma qui siamo in URSS in un tempo in cui i furori della rivoluzione non si sono ancora sopiti, pertanto non vi sono dolcezze, non vi sono melodie.
Il resto è noia, nonostante la trama scabrosa, gli amplessi mimati, la protagonista pluriomicida (uccide il suocero, poi il marito, poi l'amante del suo ultimo compagno, ma poi si suicida in una catarsi di torce umane). Non mancano i soldatacci sovietici, le spie, i delatori e gli spiati, i due amanti diabolici con un lui in canottiera, boxer e calzini e una bella pancia in vista. "Realismo socialista" anche questo? La protagonista Katerina, del resto, indossava per parecchie scene un dimesso tailleur marrone che la faceva apparire a una commissaria del popolo piuttosto in sovrappeso.
Ma la cosa più triste e deplorevole è aver visto un Vespa e una Carlucci (le disgrazie non vengono mai sole) nel foyer, i quali si intendono di opera come io mi intendo di ingegneria aerospaziale, mettersi lì a pontificare sulla rappresentazione, forti dei loro saperi sui Bignami che sono stati costretti a ripassare la sera prima del debutto. Poi spunta il rapper Mahmood in livrea di lusso per la première, passando con disinvoltura del Rap, all'Opera. Né mancano attorucci da fiction televisive come Veronica Pivetti che inneggiava all'eroina così insubordinata al "patriarcato". Chi si volesse documentare sulla trama vada a questo link. Ma non è questo che mi interessa mettere in evidenza.
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| Il soprano americano Sara Jakubiak interpreta il ruolo di Katerina |
Quel che mi sconcerta è constatare che nessuno della stampa di sistema si è mai domandato il motivo assurdo per cui hanno bandito da concorsi internazionali fior di pianisti, solo perché russi. Hanno discriminato ed escluso artisti giovani e dotati, dalla partecipazione ai concorsi, identificandoli come fossero dei un rappresentanti ufficiali governo russo: una vera e propria aberrazione! E perché hanno di recente ostracizzato il russo Valery Gergiev a Caserta costringendolo ad annullare il concerto?
Perché hanno impedito a un relatore dell'Università Bicocca di Milano, di tenere la conferenza sul grande Dostoevskij? La scusa penosa era “evitare ogni forma di polemica in questo momento di tensione”. Per poi fare l'inutile balbettante retromarcia.
Ce n'era perfino per i gatti russi che non potevano partecipare all'esposizione felina, perché gatti dell'Est.
Insomma, in questi quattro anni sono avvenute le più grottesche ridicolaggini censorie, ma adesso, a sorpresa, si mette in scena un autore sovietico, il quale poi ebbe contrasti con Stalin che lo censurò, secondo il copione dei soliti scontri inter-ideologici fra "compagni"(le chiamano "contraddizioni in seno al popolo"). Un'opera poco conosciuta diretta da un regista russo (Vasily Barkhatov), col coro della Scala che cantava in russo, il soprano americano di origine polacca che gorgheggiava in russo.
Che cosa diavolo è cambiato? Si avvicina la Pax Americana nel conflitto russo-ucraino? O meglio, una Pax russo-americana? O si mette in scena un'eroina che uccide invece di venire uccisa come solitamente avviene nel Melodramma classico, per spirito di rivolta?
Ricordo la Carmen di Bizet che viene pugnalata da don José. Nell'opera di Verdi, Desdemona viene uccisa da Otello, per gelosia. La Aida viene sepolta viva col suo Radames. Mimì nella Bohème di Puccini muore di tisi. La Butterfly si fa harakiri, perché viene abbandonata da Pinkerton, l'ufficiale di marina degli Stati Uniti del quale era innamorata. Insomma, l'aver messo in scena un'opera con una provetta assassina, è da interpretare come la solita rivincita del femminismo sull'Opera che segnerebbe invece la caduta e la sconfitta delle donne? Certamente ci sarà anche questo elemento, ma, a mio avviso, non dev'essere l'unica ragione.
La scelta dell'Opera di Sciostakovic presenta diverse zone d'ombra, ma di sicuro chi ha deciso di mettere in scena un'opera ingombrante come quella, sa dove vuole andare a parare e quali messaggi, più o meno sottotraccia, vuole veicolare, dato che gli eventi della Scala vanno per il mondo. In ogni caso, anche questa volta, ci troviamo davanti a uno sconcertante "contrordine compagni".
III Domenica di Avvento




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