Mi ha incuriosito un post di Giampaolo Rossi (l'Anarca), il quale quand'era nell'aggregatore
Tocqueville scriveva cose insolite e non conformi al pensiero corrente, forse perché allora non era preoccupato di "stare sulla notizia". Parla di Camille Paglia, saggista, critica d'arte. Ecco il titolo "
La lesbica antigay Camille Paglia e il coraggio della libertà"
Seguono vari paragrafi qui sintetizzati:
Femminismo -
È femminista ma disprezza il femminismo contemporaneo che definisce “malato, indiscriminato e nevrotico” e lo rincorre con spietata ironia
Sinistra - Camille Paglia è di sinistra ma riconosce che “i Democratici che pretendono di parlare ai poveri e ai diseredati, sono sempre più il partito di un’élite fatta d’intellettuali e accademici”.
Lesbica - Camille Paglia è lesbica ed in molte interviste ricorda la sua attitudine giovanile transessuale, eppure ammette che “i codici morali sono la civiltà. Senza di essi saremmo sopraffatti dalla caotica barbarie del sesso, dalla tirannia della natura”.
Insomma, letta così sembrerebbe una versione conservatrice del "non solo ma anche" di veltroniana memoria. O del "qui lo dico e qui lo nego" di un tal Lucio Smentisco.
Vengo al dunque. Camille Paglia della quale ho letto il suo saggio più importante dal titolo "Sexual Personae" del 1990 pubblicato dalla Einaudi, è una brillante critica e storica dell'arte, traccia parallelismi iconografici azzardati, crea volutamente sensazionalismo, secondo metodo e stile da lei stessa dichiarati in questo modo: "Il metodo a cui mi attengo è una forma di deliberato sensazionalismo: cerco di contemperare l'intelletto col sentimento stimolando nel lettore la più ampia gamma di risposte emotive", nella sua galleria di dramatis personae assunte come "modelli sessuali", da Nefertiti a Emily Dickinson,
Allieva di Harold Bloom, crea paradossi, epigrammi, riflessioni, classificazioni di archetipi davanti all'immagine, estrapolando liberamente e in modo eterodosso, dalla storia dell'Arte e della Letteratura. Si può leggere ed è piacevole, certamente. Ma da questo a prendere le sue opinioni politiche quali modelli per esercitare il nostro legittimo diritto di critica su certi temi scottanti, ce ne corre!
Consideriamo inoltre il fatto che qui in Europa siamo assai più viziati degli Americani in fatto di cervelli fini: abbiamo illustri critici d'arte di livello anche superiore alla Paglia. Penso a Jean Clair in Francia, al nostro grande critico artistico e letterario Mario Praz, a Roberto Longhi, a Federico Zeri e a tanti altri studiosi che non hanno mai avuto bisogno di "far clamore" per venire apprezzati.
Ma torniamo al su citato post. Vogliamo criticare le lesbiche e il loro concetto di femminilità, maternità e di coppia?Allora smettiamola di servirci delle lesbiche (magari dissidenti) e usciamo allo scoperto. Vogliamo criticare gli omosessuali? smettiamola di servirci dell'opinione di omosessuali "divergenti" per legittimare la nostra critica (della serie, "io ho un amico gay che però la pensa come me"), nel timore di sentirci appiccicare l'etichetta di "omofobo" (ve lo diranno lo stesso). Vogliamo criticare l'ateismo laicista e la messa al bando dei simboli religiosi cristiani nel nostro paese?
Finiamola di servirci dell' "ateo di turno" (
magari devoto) per non passare per bigotti, nell'illusione di dare maggior forza e più peso al nostro pensiero.
Vogliamo criticare il femminismo? Smettiamola di servirci della femminista del dissenso.
Vogliamo criticare l'islam? Smettiamola di usare l'islamico illuminato e "moderato" che ha la fortuna di accedere ai media cosiddetti occidentali, facendocene paravento nell'illusione di evitare l'accusa di "islamofobia" (
ve la rifileranno ugualmente).
Non ci piacciono le politiche di Israele? Basta con la faccenda dell'amico ebreo antisionista. O del rabbino antisionista pronto per l'uso così, per paura di essere etichettati "antisemiti", (
intanto lo diranno lo stesso e comunque). Come pure vi daranno dell'
anti-americanista incallito nonché ostile alla "democrazia", se osate criticare le politiche aggressive della Casa Bianca.
Così facendo,
ci facciamo scudo umano di minoranze nel timore di doverle criticare direttamente e senza orpelli retorici. Ci auto-censuriamo nel nostro libero
esercizio della critica, rinunciando all'avventura straordinaria di un pensiero umano non imbrigliato. Per la felicità dei gonzi che vanno dietro con i peana e le laudi sperticate all'indirizzo di quella "gran donna" nonché spirito illuminato e discernente di Camille Paglia solo perché, pur essendo "de sinistra" dice "qualcosa di destra", pur essendo gay ne dice peste e corna, e così via (
leggere i commenti dal blog G.P.Rossi).
G.P. Rossi nel suo post, usa un personaggio anomalo in tutto che però vorrebbe essere dannatamente normale e fa acrobazie dialettiche per farcelo sapere. Non gli è venuto in mente che anche questo potrebbe essere una forma di "sensazionalismo" di ordine mediatico da parte dell'astuta scrittrice, allo scopo di far parlare di sé? Camille Paglia con il suo "prendo le distanze da me stessa in quanto minoranza nella minoranza", ci è riuscita benissimo: nella stampa statunitense, così come nella nostra.
Il famoso Non solo, ma anche... comunque lo si rigiri, è una litania retorica che deve finire. A sinistra come a destra. Come pure, nel caso della Paglia, fate quel che dico io, ma non fate quel che faccio io.
Per oltre dieci anni la Paglia ha convissuto con l'artista Alison Maddex e ha adottato pure suo figlio. Un'antesignana dunque di quello "stepchild adoption" che si vuole introdurre in Italia.
Mi aspetto - visti i presupposti - una "dissociazione" tardiva del tipo: ho adottato il figlio di un'altra donna, ma sono contro le adozioni gay. Qui lo dico, qui lo faccio e qui lo nego.
Che coraggio ci vuole nel fare qualcosa di non conforme alla natura per poi parlare male della sua stessa categoria e di quelli che, come lei, fanno altrettanto?
C'è forse bisogno di ricordare che, come scrive Solženicyn,
il declino del coraggio è stato sempre considerato, sin dai tempi antichi, il segno precorritore della fine?