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23 September 2018

Marine Le Pen sotto la dittatura eurosovietica




Correva l'anno 2008, giorno 23 del mese di luglio. Mentre molti Italiani erano in vacanza,venne ratificato al Senato il Trattato di Lisbona. Il 31 luglio, invece passò alla Camera. Sarà utile ricordare che detto trattato ci rende non più sovrani a casa nostra poiché confligge apertamente con la nostra Costituzione (della quale poi si finge ipocritamente di celebrare ogni anno l'anniversario). Come pure è utile ricordare che questo primo passo verso il Nuovo Ordine Mondiale (NWO) è stato votato da tutti i partiti presenti in Parlamento. Perché ricordo questo mesto anniversario decennale di un  Trattato europeo di 280 pagine, fatto apposta per essere incomprensibile ai più? Ricordate? Amato e Attali (tra gli autori del malloppo) si vantarono di averlo reso volutamente inintelligibile. E ci fecero capire senza giri di frasi che una volta penetrati nell'inferno Ue non sarebbe stato facile uscirne. Perfino Teresa May in queste ore ne sa qualcosa di ricatti post Brexit. E dire che  la GB ha ancora una bella potenza di fuoco a sua disposizione!

Sono costretta a riparlarne perché in questi giorni tutti i giornali danno notizia che il tribunale di Nanterre ha intimato che venga sottoposta a perizia psichiatrica Marine Le Pen, segretaria del Rassemblement National (ex FN).  Il pretesto come è noto è l'aver diffuso immagini cruente dell'Isis su twitter, immagini che già circolavano. Ma come è loro abitudine le procure giocano al "punirne uno/una per educarne cento". E mai a casaccio.
Chi non ricorda i manicomi dell'URSS sovietica riservati ai dissidenti? Bene, ci risiamo. Con la nuova Unione "sovietica" Europea si replica. E il bello è che sono ancora qui a depistarci parlando del pericolo del  "fascismo" e del suo ritorno.
Queste misure non saranno limitate alla  sola Francia, per chi non lo volesse capire. Sul sito di Blondet ci informano ...
...Sta infatti nascendo, nel silenzio generale dei media mainstream e dei governi, la Procura Europea: che ci toglierà la sovranità anche nel campo penale, con le conseguenze che non è difficile immaginare:

Salvini a rischio. Nasce Procura Ue. Potrebbe decidere su Italia e immigrazione

Così titola infatti Affari Italiani, il giornale online che (unico tra i media) ha dato il giusto rilievo alla notizia .

Ed ecco dunque il succo dell’articolo:























Un secco NO è invece arrivato da Danimarca, Irlanda, Polonia, Svezia e Ungheria che hanno deciso di non volere la Procura europea sui propri territori. Delle limitazioni ai nuovi magistrati sono stati inseriti anche dai Paesi Bassi che è uno dei Paese fondatori dell'UE. Quindi si poteva evitare questa ennesima ingerenza, unendosi agli Stati che si sono opposti, come la democraticissima Svezia.
Se avete guardato l'elenco di chi ha aderito ci trovate il nostro Paese, grazie allo zelo tempestivo di Renzi e Gentiloni. 

Ma se siete in vena di "ripassi storici" il Trattato di Lisbona contemplava già il mandato d'arresto europeo, tribunali dislocati non importa dove (ovviamente lontani da casa e in un paese straniero, purché "membro")  e udite udite! perfino la pena di morte. 
Con estrema ambiguità il Trattato non cita direttamente la pena di morte ma rimanda alla "carta dei diritti fondamentali" che nel suo articolo 2, prevede la pena di morte per reprimere "UNA SOMMOSSA O UN'INSURREZIONE". Nessun esempio è citato per definire il concetto di "sommossa o insurrezione". Ma se il popolo insorge… qualche buon motivo deve pur averlo… però si espone ad un assassinio legalizzato! Vi sentite ancora tutelati nel vostro  diritto di opporvi a qualcosa di ingiusto?
Ricordo agli smemorati (cioè la maggioranza degli Italiani) che il Trattato di Lisbona prevede tutti questi punti  e che gli oligarchi eurocratici lo stanno attuando a spron battuto. A meno che qualcuno non li fermi.

Ed ecco un'ulteriore rinfrescata di memoria.  Dieci anni fa fu ratificato il Trattato-capestro  mediante il voto favorevole della sinistra, della destra berlusconiana, dei centristi, mentre la Lega di Bossi e Maroni che in un primo momento volle astenersi, finì col seguire la corrente. Gli Italiani corsero al mare e la stampa di regime non ha mai insinuato il minimo sospetto di cosa fosse esattamente detto trattato. 
Chi furono  i fieri oppositori di questa nefandezza? Pochini. Ida Magli ne "La dittatura europea" (la poveretta lesse per noi le 280 pagine del famigerato trattato, onore al merito); Vladimir Bukovskij, (vedere suo libro EURSS da me recensito)Blondet, Solange Manfredi, pochi altri tra i quali,  più modestamente, anche  la sottoscritta. 
Perciò non c'è da strapparsi i capelli se poi nasce la Procura Unica europea che intima le perizie psichiatriche per la  Le Pen: era già tutto previsto e stava già tutto scritto.  
Forse gli eurocrati alla fine non riusciranno nei loro intenti criminogeni, ma questa è la lotta di Liberazione che ci attende per quel futuro che è già  qui.

19 September 2018

Rimpatri: si fa ma non si dice



Occorre innanzitutto premettere che rispetto alle stagioni estive del duo Renzi-Gentiloni, gli sbarchi sotto questo governo sono drasticamente diminuiti. Ma esistono due problemi delicati dei quali è consapevole anche il nostro Ministro dell'Interno: 1) il problema dei rimpatri dei non aventi diritto 2) il problema di piccoli barchini velocissimi che scaricano drappelli di illegali col metodo mordi-e-fuggi provenienti in prevalenza dalla Tunisia.

Passiamo alla prima delle due questioni. I rimpatri andrebbero effettuati con operazione dette "coperte". Sbandierare troppo con la scusa di farsi pubblicità e promozione elettorale prossima ventura non va bene, perché può dar addito a contromosse da parte delle forze immigrazioniste, boicottaggi e perfino eventuali operazioni di sabotaggio. Costoro sono capaci di tutto, pur di mettere paletti di intralcio e fare ostruzionismo. Ecco perché occorre non attirare i riflettori mediatici nel fare. E' successo di recente che...
...accompagnati da un piccolo esercito di un centinaio di poliziotti a Fiumicino per essere espulsi e rimpatriati, sette tunisini partiti dal centro di espulsione di Torino, e altri otto provenienti da altri centri, sono stati «rilasciati» dopo ore di attesa in aeroporto perché l’areo per la Tunisia si era guastato e non poteva essere riparato.
Invece di utilizzare i C-130 dell’aeronautica per mandarne via centinaia alla volta, li imbarchiamo su voli di linea con scorte à la Saviano: 7 alla volta. 

Alle 9 del mattino si è scoperto che l’aereo previsto per il trasporto degli immigrati aveva un guasto al motore». Morale: missione non compiuta e fuggi fuggi degli immigrati.

Ne dà conto Voxnews con relative proteste da parte di Eugenio Bravo del sindacato di polizia Siulp che amaramente commenta:

«Assistere a una siffatta débacle dell’espulsione – aggiunge Bravo – lascia uno scoraggiante retrogusto di improvvisazione e di imbarazzante situazione grottesca, nonostante gli sforzi della politica di affrontare il fenomeno dell’immigrazione e l’impegno delle forze dell’ordine.

Occorre pertanto essere vigilanti. Le forze immigrazioniste potrebbero, per paradosso, creare un sabotaggio all'aereo pur di mettere in difficoltà il Ministero dell'Interno.  Del resto non è un mistero che ci siano degli "intellò" della sinistra mercenaria (io la chiamo così) i quali si augurano perfino la morte di qualche immigrato durante i loro rischiosi tragitti,  pur di poter gettare la colpa a Salvini. Sono arrivati al punto più basso di meschinità d'animo immaginabile. Le soluzioni a tutto ciò ci sono. O meglio, ci sarebbero: rimpatrio mediante aerei militari. (l'Italia possiede i 22C 130).

Sì, ma ecco un altro possibile inghippo. Operazioni "coperte" con una Digos infiltrata e bucherellata come un gruviera, sarebbero davvero possibili? E' calcolato che in Italia ci sono oltre 600.000 clandestini e che i vari Oseghale attendono per la loro vera espiazione e punizione  un "decreto Pamela". Qualcosa di efficacemente irreversibile va fatto quanto prima. 

A parte ciò, c'è una questione della quale vado complimentandomi con Massimiliano Fedriga, il governatore del Friuli-Venezia Giulia, piccola virtuosa realtà a statuto speciale. E' da un pezzo che sta facendo presidiare i confini a Est. Più o meno da quando è stato appena eletto.
Quella del Friuli è la porta della nuova rotta di trafficanti”. A Pesek, sul confine tra Friuli-Venezia Giulia e Slovenia, gli agenti pattugliano i valichi alla caccia di passeur e clandestini che sbucano dai sentieri come formiche.
Non è facile essere ovunque e lo affermano perfino i poliziotti: 232 chilometri di frontiera non si tappano neppure con l’esercito. Ma quei "migranti" che “in fila e in silenzio” scavalcano il confine sono l’altra realtà di un flusso che sta tornando a preoccupare le autorità. Non solo quelle italiane. “Da qui può passare di tutto: armi, clandestini, droga”, dice un agente che ha passato del tempo su quelle montagne. Al confine tra Bosnia e Croazia le organizzazioni umanitarie hanno contato qualcosa come 4 mila persone intenzionate a raggiungere l’Europa. La destinazione finale non è necessariamente l’Italia, ma è dal nostro Belpaese che occorre passare per sperare in futuro di andare altrove.
Ecco perché Salvini e il governatore Fedriga hanno messo in campo un piano per incrementare i pattugliamenti. L’intento è frenare un esodo meno pubblicizzato  di quello dei barconi, ma ugualmente significativo di immigrati, quello che attraversa la rotta balcanica e approda in Italia dopo aver valicato il confine con la Slovenia.



Fedriga, dal canto suo è da questa estate che sta lavorando bene sul fronte dell'Est. Con quella faccia un po' così... da bravo ragazzo, con la sua gentil cadenza veronese, si sta invece rivelando un tenace e laborioso governatore. A Gorizia e dintorni, invece, i numeri sono ancor più significativi. E non solo dal lato del flusso migratorio. Gli agenti nel luglio scorso hanno identificato 5119 persone, di cui n. 913 stranieri, hanno individuato 9 immigrati senza documenti, controllato 2651 veicoli, sequestrato droga, effettuato 224 posti di controllo e denunciato a piede libero 33 persone. “Oggi finalmente facciamo quello che bisognava realizzare già tanti anni fa – conclude il poliziotto - Solo che prima la sicurezza era considerata un costo. Ora la musica è cambiata”. (fonte il Giornale).

In campo, in Friuli, Fedriga ha schierato da tempo anche la Guardia forestale: "Per intensificare il presidio del territorio, nel pieno rispetto delle competenze di ognuno. Credo però che, specie in un contesto così difficile, ognuno debba, secondo le proprie possibilità, apportare un contributo concreto alla lotta all'immigrazione clandestina". I movimenti nell'Europa dell'Est fanno crescere dei dubbi sul presidente turco Erdogan: "Diciamo che, nonostante i miliardi intascati dalla Turchia, non escludo un alleggerimento dei controlli. Del resto, la rotta è quella".
 Del resto il sultano di Ankara ci ha già fatto vedere voltafaccia d'ogni tipo.  E continua...

L'obiettivo, di Fedriga e Salvini, è il medesimo: fare rispettare la legalità. Un esempio: in agosto scorso una sessantina di migranti hanno occupato un tratto di lungomare di fronte a piazza Unità per dormirvi e bivaccare per le spiagge.Grazie al pronto intervento del Viminale, i primi trenta sono stati allontanati da Trieste. Credo che una tempestività simile non abbia precedenti nella storia del Paese. Tutto ciò va più che bene. Ma occorre saper lavorare a riflettori spenti e tacere: è il motto di chi si vuole impegnare per riportare a poter credere e sperare in questo disastrato paese. Anche questa operazione dell'Est avrebbe dovuto essere un'operazione "coperta" per evitare poi che si creino scenari da "Campo dei Santi", offrendo così,  un comodo megafono vittimistico alle forze immigrazioniste.  E invece siamo qui a parlarne.

Cari Governatori,
agite tempestivamente, ma imparate a  promuovere le vostre azioni solo 30 giorni prima delle campagne elettorali, se non volete essere fermati. Siamo in una guerra, combattuta con "altri" (e più sleali) mezzi. Basti pensare solo alle Procure.  Siatene consapevoli, se volete salvare il vostro lavoro,  salvare voi stessi e  aiutare a salvarci. 

15 September 2018

Avviso al M5S sulla sovranità limitata





Nigel Farage il leader indipendentista dell'Ukip, siede al Parlamento Europeo (fino a che la Brexit andrà pienamente  a regime) nel gruppo l'Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, (EFDD), insieme al M5S e ad AfD (Alternative für Deutschland). Ma ascoltate bene in questo video  con traduzione italiana, questo simpatico folletto britannico  cosa dice a proposito del voto anti-Orban e che differenza tra lui e i pavidi pentastellati! Chiama in causa i soliti "non eletti" che  pretendono dare lezioni di democrazia e dichiara a chiare lettere che l'attuale Ue applica la stessa dottrina della "sovranità limitata" di Leonid Breznev ai tempi dell'URSS.  Potremmo aggiungere, dal canto nostro, che invece dei cingoli di Mosca, ci manda le navi con i nuovi invasori allogeni. Qualcuno malignamente sostiene che sono i 5 stelle a sedere dove c'è Farage, nell'illusione di mettersi una coccarda da mosche cocchiere che dia loro lustro.  O come si dice nello slang ciclistico, a fare da "succhiaruote".
Credo che il Movimento 5 stelle dovrà meditare e riflettere a fondo sull'aver fatto mancare i suoi voti a Orban per difenderlo dagli attacchi degli eurocrati e dalla micidiale trappola della verde olandese  Judith Sargentini sul famigerato art. 7.  del Trattato di Lisbona. 

 Mi risulta che Di Maio abbia avuto toni forti contro la legge sui copyright votata in questi stessi giorni al parlamento europeo ( in particolare sugli art. 11 e 13 che vuole emendare) chiamandola senza tanti preamboli un copyright da usarsi "come una mannaia dei diritti dei cittadini." (post:  "Salviamo la rete dal bavaglio europeo" comparso sul Blog delle Stelle).


Molto bene. Ma non c'è nulla di peggio che non avere una visione d'insieme e prendere i vari provvedimenti dell'Eurocrazia come separati gli uni dagli altri, a seconda della propria convenienza. Si ricordino i pentastellini che l'Europa che hanno rigettato nel provvedimento della "censura mascherata" da protezione per i diritti d'autore, è la stessa Ue della "politica di gendarmeria" (parole di Di Maio), che se la prende con un premier, un governo legittimamente eletto da un popolo sovrano per presidiare i confini e salvaguardare l'integrità del suo territorio; un premier reo solamente di non aver fatto gli interessi dell'oligarca  Soros & affiliati e di aver chiuso alle Ong. Nel mentre, si ripassino (o si studino, se è il caso)  un po' di Storia per sapere cosa ne ha passate l'Ungheria sotto il regime comunista sovietico e tempo prima, con l'invasione islamica del XVI secolo.

Se sono così gonzi da credere che la politica della "redistribuzione delle quote migratorie" un tanto al chilo porti lontano, ebbene allora non hanno capito che questo non smaltirebbe affatto "il traffico umano", ma al contrario, lo incentiverebbe. Con grande danno per l'Europa e per l'Italia che si ritroverebbe ad essere il corridoio di passaggio di incontrollabili alluvioni umane. Orban lo ha capito Salvini lo ha capito. I 5 stelle, no.


Scrive su You Yube un commentatore, proprio sotto un video di Farage: 

Il M5S deve capire una cosa: essendo giovane è stato votato da gente non radicata da anni, quindi non mi stupirebbe se cadesse di colpo più in basso del PD in caso di elezioni... Il PD resiste ancora per i fedelissimi della Sinistra storica! Ma il M5S è stato votato da gente che ha delle aspettative... Se le aspettative vengono deluse in un attimo evapora... (luca silvestri). 

Niente di più vero. I piddioti hanno dalla loro, ancora un bel po' di vecchie mummie religiosamente appecoronate sulle vecchie glorie del vecchio comunismo (pur con tutte le sue mutazioni), a sostenerli. I 5 stelle no, e Di Maio non può nascondersi dietro la "polizza Mattarella". E' stato lui infatti  a dichiarare che con Mattarella ha un'assicurazione sulla vita, in caso di eventuali strappi o fughe in avanti di Salvini, in quanto l'Uomo del Colle non scioglierebbe mai le camere e darebbe altri "mandati esplorativi" (a un  Pd derenzizzato?)  per nuove eventuali coalizioni. Pertanto il suo Movimento rimarrebbe comunque in sella.
Penso che Mattarella al momento attuale, non sia in grado di assicurare nemmeno se stesso e se la presunta carica innovativa dei 5 stelle si limita a nascondersi dietro l'ombra del Quirinale, allora è il caso di dire: poveri noi! 



Con la mossa anti-Orban, i 5 stelle si smarcano non solo dalla linea governativa (non possono sempre invocare il contratto come "foglia di fico" anche quando viene giù il mondo), ma anche dal EFDD di Farage.

12 September 2018

Viktor Orban denuncia il ricatto della Ue




L'assemblea del parlamento Ue ha approvato la risoluzione della deputata verde Judith Sargentini, chiedendo di aprire per la prima volta la procedura  d'infrazione prevista dall'articolo 7 del Trattato in caso di violazione dei diritti fondamentali come democrazia, Stato di diritto e diritti umani contro l'Ungheria di Orban. Il testo è stato approvato con 448 voti a favore, 197 contrari e 48 astenuti.  Tra i voti a favore anche quelli del M5 stelle. Contrari, la Lega. Per attivare la procedura era necessaria una maggioranza dei due terzi dei voti espressi, oltre alla maggioranza assoluta dei deputati europei. E' la prima volta che l'Europa applica sanzioni contro uno dei suoi paesi membri. Ecco il testo completo dell'intervento di Orban al parlamento europeo. 

Signor Presidente, cari Deputati,

So che avete  già espresso il vostro giudizio, so che il rapporto sarà votato dalla maggioranza di voi, e so che la vostra opinione non verrà cambiata dal mio intervento. Eppure sono venuto qui prima di voi perché non siete solo sul punto di  giudicare un governo, ma un paese e un popolo. Giudicherete un'Ungheria che fa parte della famiglia dei popoli cristiani in Europa da 1000 anni. Un'Ungheria che con il suo lavoro e quando è stato necessario, con il suo sangue, ha preso parte alla scrittura della nostra formidabile storia europea. Un'Ungheria che si ribellò e prese le armi contro il più grande esercito del suo tempo, l'esercito sovietico, e subì un grande martirio per la libertà e la democrazia e quando fu necessario, aprì i suoi confini con i suoi compagni in disgrazia della Germania dell'Est.

L'Ungheria ha combattuto per la libertà e la democrazia. Sono qui e vedo che quelli che accusano l'Ungheria, sono quegli stessi che hanno ereditato la democrazia, che non hanno mai dovuto correre rischi personali in nome della libertà, ed è loro che oggi vogliono condannare, i  combattenti per la libertà ungherese, democratici e anti-comunisti.

Cari deputati,
Sono qui oggi e difendo la mia patria perché per gli ungheresi, la libertà e la democrazia, l'indipendenza e l'Europa sono questioni d'onore. Per questo vi dichiaro che la relazione prima di voi, sta aspettando l'onore dell'Ungheria e del popolo ungherese. Le decisioni concernenti l'Ungheria sono prese dagli ungheresi durante le elezioni parlamentari. Non  stabilirete nulla di meno che il popolo ungherese non sia degno di fiducia nel definire i propri interessi. Voi pensate di sapere meglio degli ungheresi ciò che è bene per loro.

Ecco perché devo dire che la relazione è irriguardosa verso gli ungheresi. Questo rapporto mostra due pesi e due misure, è un abuso di autorità, va oltre i limiti delle sfere di competenza e il suo metodo di adozione contravviene ai trattati.

Cari Deputati,
Per noi la democrazia e la libertà dell'Ungheria non sono questioni politiche, ma morali, e  siete in procinto, attraverso l'espressione della vostra maggioranza di incollare un'etichetta su un paese e su un popolo.

Assumerete una pesante responsabilità nel prendere, per la prima volta nella storia dell'Unione europea, la decisione di escludere un popolo europeo dal processo decisionale dell'Europa.

Voi  priverete l'Ungheria dal rappresentare i propri interessi nella famiglia europea a cui appartiene.Abbiamo e avremo dibattiti nel merito.
Abbiamo concezioni differenti sul carattere cristiano dell'Europa, il ruolo delle nazioni e delle culture nazionali.
Consideriamo il principio e la missione della famiglia in modo diverso e la nostra opposizione è frontale alla questione della migrazione.


Se desideriamo veramente l'unità nella nostra diversità, le differenze non possono servire da pretesto per stigmatizzare un paese ed escluderlo dalle decisioni congiunte.
Non ci abbasseremo mai per mettere a tacere quelli che non sono d'accordo con noi.

Signor Presidente,

Vogliono escludere un paese che ha anche fornito una risposta chiara alle elezioni europee. Nel 2009, il 56% e nel 2014, il 52% ha votato per noi.

Signore e signori,
Siamo il partito coronato  dal  maggior successo in questo Parlamento europeo. I nostri oppositori socialisti e liberali ovviamente non sono entusiasti del nostro successo, ma vendicarsi degli ungheresi perché non hanno votato a maggioranza per loro non è né rispettoso né europeo.
Inoltre, questo rapporto è stato scritto da persone che non sono al corrente di una serie di fatti  elementari. Come riconosce la relazione, è stato annullato l'invio di una delegazione in Ungheria, vale a dire che prenderanno una decisione senza un'indagine corretta dei fatti. Il rapporto contiene 37 errori reali e ogni membro ha ricevuto ieri un documento di 108 pagine.

Cari deputati, 

La nostra Unione è tenuta  insieme dal fatto che i nostri dibattiti sono regolati da regole, io stesso, a nome dell'Ungheria, ho concluso accordi e fatto compromessi con la Commissione, sulla legge sui media, sul sistema legale, e anche su alcuni punti della nostra costituzione.

Questo rapporto calpesta gli accordi presi anni prima. Ma se  si può fare una cosa del genere, allora perché stringere accordi con qualsiasi istituzione europea? Quello che state facendo è per l'Unione e il dialogo costruttivo, un duro colpo.
Ogni nazione e ogni stato membro ha il diritto di decidere come organizzare la propria vita nel proprio paese. Difendiamo i nostri confini e solo noi decideremo con chi vivremo. Abbiamo costruito una barriera e arrestato centinaia di migliaia di migranti. Abbiamo difeso l'Ungheria e abbiamo difeso l'Europa.

Oggi è il primo momento nella storia dell'Unione europea nel quale  una comunità condanna le proprie guardie di frontiera.

Signor Presidente,

Parliamo francamente. Vogliono condannare l'Ungheria perché gli ungheresi hanno deciso che la nostra patria non sarà un paese di immigrazione. Con rispetto, ma con la massima fermezza, rifiuto le minacce delle forze pro-immigrazione, il loro ricatto e  la diffamazione nei confronti dell'Ungheria e degli Ungheresi, tutti basati su menzogne.

Vi informo rispettosamente, quale che sia la  decisione  che prenderete, che l'Ungheria non cederà al ricatto, l'Ungheria difenderà i suoi confini, fermerà l'immigrazione clandestina e difenderà i suoi diritti, se necessario, anche contro di voi.

Noi ungheresi siamo pronti per le elezioni europee del prossimo anno, dove finalmente le persone saranno in grado di decidere il futuro dell'Europa e saranno in grado di riportare la democrazia nella politica europea.

Grazie per l'attenzione.

https://visegradpost.com/fr/2018/09/11/viktor-orban-denonce-le-chantage-de-lue-discours-complet

(Traduzione di Nessie).
Quando i carri armati provengono da Ovest

09 September 2018

Eversione, sovversione, rivoluzione: qualche chiarimento





Qualche chiarimento sul termine usato da Magistratura Democratica nei confronti di Salvini. Le dichiarazioni cosiddette "eversive" fatte da Salvini sarebbero l'aver ricordato che mentre lui è stato eletto dai cittadini(vero), loro non sono stati eletti da nessuno (verissimo). La verità non è "eversiva", e voler negare l'evidenza non li porterà lontano. Il problema è che la casta dei togati oggi mette paura ai cittadini italiani ma non viene stimata né ammirata. E' finito da un pezzo l'idillio di Tangentopoli, con le signore della Milano-bene che sfilavano coi palloncini bianchi.  Si stima e si rispetta qualcuno che ispira fiducia, non chi incute spavento. Ma come abbiamo potuto arrivare a quanto è oggi sotto i nostri occhi? Una manovra a tenaglia contro un ministro della Repubblica che si snoda da Agrigento (passando per Palermo) per aver impedito gli sbarchi di clandestini della motonave Diciotti. Mentre  a Genova  bloccano tutti i conti  (anche le donazioni a futura memoria) alla Lega per impedirle di esistere, di avere quell'agibilità politica propria a tutti i partiti.  A Sud si priva Salvini della sua libertà (rischia l'arresto), mentre in una città del Nord  si provvede all'esproprio di quel denaro senza il quale è impossibile muoversi.  Tutto ciò ha l'aria di costituire il fuoco di sbarramento di un'artiglieria. I rischi sono alti e Salvini rischia la reclusione. Ma il vulnus inferto a noi cittadini è altrettanto grave, perché il nostro voto è stato buttato  con disprezzo e protervia nella pattumiera.

Salvini mostra la busta recapitatagli dalla Procura 

Come ho già avuto modo di scrivere la vera "eversione", ma anche "sovversione" (tenuto conto che entrambi i termini stanno a significare che mirano al rovesciamento dell'ordine costituito) è in realtà  uno strapotere giudiziario che soverchia, imbavaglia e impedisce alla politica (nella fattispecie alla "buona politica") di poter essere operativa ed efficace per noi elettori. Riceverne il mandato ed eseguirlo: è questo lo scopo di un parlamentare legittimamente eletto.  In particolare se poi questo è anche titolare di un dicastero di peso come quello  dell'Interno. Le conseguenze del gesto della lobby giudiziaria saranno esiziali per la democrazia e già fin d'ora se ne vedono gli effetti:


  • Sfiducia nelle elezioni, tenuto conto che intanto il risultato può essere sovvertito a proprio bell'agio.
  • Sfiducia nel comune senso di giustizia. Un individuo, una collettività e un paese senza questo  sentimento non possono vivere.
  •  Sfiducia nelle istituzioni.


Voglio tornare però sul termine "eversore", "eversione" ed "eversivo" che ricorre in queste ore. Entrambi i termini "eversivo" e "sovversivo" stanno a significare - come già scritto sopra -  miranti al rovesciamento dell'ordine costituito. Curiosamente però il primo dei due,  è  molto usato a sinistra che sembra dargli una valenza ben più grave e peggiorativa di "sovversivo", "sovversione". Perché? Semplice, perché storicamente i "sovversivi" erano i "rossi". E allora le ribellioni comuniste vengono tollerate anche se violente, in quanto animate da una dottrina detta  di " giustizia sociale", in qualche modo ritenuta riparatrice. Ecco perché il "sovversivo" che spacca vetrine o lancia oggetti contundenti contro la polizia, viene quasi subito rilasciato.


Diego Fusaro (verso  il quale nutro pure simpatia) non fa che citarci Antonio Gramsci come il giustiziere calpestato dall'attuale regime mondialista e "turbocapitalista". Sbaglia. Se oggi siamo arrivati all'impossibilità di avere una vera alternanza anche a nuovo governo avviato, è proprio per eccesso di gramscismo e di occupazione delle "casematte" gramsciane come Magistratura, Funzione Pubblica, scuola, università e atenei, ricerca scientifica, Rai tv, cinema, teatro e  altro ancora. Molto lavoro di occupazione di tutti questi gangli è stato effettuato nel corso di decenni e decenni. Come abbiamo potuto ridurci in questo stato? Come abbiamo potuto consentire che ci scippassero perfino il voto? E in nome di quale "terzietà" e presunta superiorità di quale Ente?
Ci siamo arrivati proprio perché c'è stata prima Mani Pulite. A forza di non reagire  ai soprusi ci fanno trangugiare dosi sempre più massicce e letali di veleno. E' la strategia della tortura progressiva. Spodestare con l'uso della forza il tiranno è salutare per un popolo degno di questo nome e lo diceva perfino S. Tommaso d'Aquino. Il popolo italiano non l'ha fatto, non ha cercato né la sua salvezza né la sua salute. Forse in cuor suo, sperava che la "salvezza" gli venisse  proprio dai giudici, deputati a fare le "rivoluzioni" per conto loro: una scorciatoia  rivelatasi del tutto fallace e ingannevole.

Un pensiero "dietrologico" (in realtà storico, dato che la storia è costretta a una disamina del passato) su Mani Pulite. Le vicende di Mani Pulite - lo si è scoperto dopo diversi anni - avevano, come promotori e gestori, le grandi oligarchie internazionali: i banchieri del panfilo Britannia, i servizi segreti americani e inglesi, le consorterie finanziarie, le corporation,  e via di seguito.

Tutti uniti nel progetto di distruggere il sistema economico italiano caratterizzato da una forte componente pubblica che andava privatizzata e fatta passare in mani straniere. Nasce, col pretesto di ovviare alla "corruzione" dei "grandi carrozzoni di stato",  il Mito delle Privatizzazioni al quale si sono sottomessi di buon grado anche molti esponenti "di destra", visto come la panacea del risanamento dei conti. Come ho spiegato molte altre volte, le privatizzazioni funzionano in regime di sovranità nazionale. In caso contrario, diventano strumenti di esproprio e di  ulteriore cessione di sovranità, oltre che di sfruttamento e ricatto per chi vi lavora (le delocalizzazioni numerose inferte alle multinazionali, accompagnate da drastiche riduzioni del personale).
Oggi  si ha l'impressione che le cose stiano un po' diversamente: gli Stati Uniti hanno un'amministrazione  detta "populista" e quindi in teoria, vicina al nostro governo.
Credo che l'azione contro Salvini sia da considerare una questione interna con l'appoggio di qualche nostalgico della globalizzazione alla Soros, duro a morire. E' chiaro che abbiamo anche noi, come Trump,   il nostro"Deep State" all'italiana e un po' provinciale, che cerca di eliminare un governo che minaccia di toccare i privilegi delle varie corporazioni e gruppi d'interesse che lo compongono.
La questione di ridurre drasticamente le migrazioni con il loro largo giro d'affari e la costellazione di Ong, Onlus che vi campa sopra, l'eventuale  nazionalizzazione delle autostrade deve aver fatto drizzare i capelli in testa ai Signori della cupola e probabilmente li ha spinti ad agire. Ma soprattutto  emerge che anche la lobby giudiziaria è parte integrante del disegno eurocratico e ne è in qualche modo "la testa d'ariete" in Italia. Non dimentichiamo che la stessa Mani Pulite era transnazionale (Clean Hands). 

Due cose sulla presunta "autonomia e indipendenza  della magistratura" di cui si riempie la bocca in queste ore il ministro di Grazia e Giustizia Bonafede.  Funziona un po' come "l'indipendenza delle banche": alla fine comandano loro e impongono la loro legge, quella del più forte. Quella che non devi mai reagire né criticare, perché intanto sono loro ad aver "il coltello dalla parte del manico". Superior stabat...Magistratura.  E ne sanno qualcosa anche singoli cittadini  non necessariamente politici quando incappano, per sventura,  nelle sue spire kafkiane. (il caso Tortora,  il caso  del povero Gigi Sabani morto di tumore, il caso Zornitta).

Ho detto un'infinità di volte che oggi (e in molti casi anche nei tempi passati) sono le élites a fare rivoluzioni. Vedere il libro di Christopher Lasch.  Ma i "Padroni del Linguaggio" sono riusciti ad attribuire un significato positivo a questa parola, anche quando lascia macerie, feriti, moribondi e morti  in campo. A cominciare dalla pubblicità quando lancia un prodotto reclamizzato come  "rivoluzionario", per indicare un prodotto con effetti "straordinari", praticamente "miracolosi".  Scrive in proposito Alexander Solgenitsin nel suo celebre discorso alla Vandea"Contro ogni rivoluzione", discorso che è ormai  diventato una lectio magistralis da imprimere nella mente: 



Ci si è a lungo rifiutati di ascoltare e di accettare le grida uscite dalla bocca di coloro che morivano, che venivano bruciati vivi: i contadini di una regione laboriosa, per cui sembrava che fosse stata fatta la Rivoluzione, ma che questa Rivoluzione oppresse e umiliò fino in fondo, ebbene sì, questi contadini si rivoltarono contro di essa.

Che ogni rivoluzione scateni negli uomini gl’istinti della barbarie più elementare, le opache forze dell’invidia, della rapacità e dell’odio, i contemporanei l’avevano capito bene. Pagarono un tributo molto pesante alla psicosi generale…

La stessa parola “rivoluzione” (dal latino revolvo), significa “riportare indietro”, “tornare”, “riprovare”, “ridestare”, nel migliore dei casi mettere sottosopra: una sfilza di significati poco invidiabili. Ai nostri giorni, se la gente attribuisce a qualche rivoluzione l’epiteto di “grande” , lo fa solo per circospezione, e molto spesso con molta amarezza…(...)

E ancora: 

Mai, a nessun paese, potrei augurare una “grande rivoluzione”…La Rivoluzione sovietica…ha trascinato il nostro popolo nell’abisso della perdizione. Mi dispiace che non ci siano qui oratori che possano aggiungere quel che ha insegnato loro alla resa dei conti l’esperienza della Cina, della Cambogia, del Vietnam, e ci possano spiegare quale prezzo hanno pagato questi paesi per la rivoluzione.

E' chiaro allora che la Magistratura in Italia rappresenta il braccio armato di questa "rivoluzione" globalista e mondialista, un vero e proprio cantiere di demolizione di tutto l'esistente. In pratica, esiste  una sorta di guerra sorda  e "non  dichiarata" che passa per il tramite delle "procure".  Morti, numerosi suicidi,  malati di cancro dopo aver subito lunghissimi ingiusti processi: è questo il macabro scenario del quale è costellato il paesaggio italiano  dopo Tangentopoli e quello successivo.
E allora qual è il rimedio? Il voto? Nuove elezioni? No, è tutto inutile perché cercheranno di prevalere, di soverchiare e di schiacciare ogni personaggio politico che sollevi giuste istanze dalla parte dei cittadini. Loro ormai hanno per referente, non la Patria, ma l'ONU.  Non il diritto nazionale, ma quello mondiale. Pertanto ci saranno altri conflitti fra  i vari corpi istituzionalli dello stato. 
Se all'interno della corporazione giudiziaria ci saranno magistrati onesti, non ideologizzati, ebbene, è ora  che si facciano avanti e combattano coraggiosamente contro gli abusi e le incongruenze di  chi fa strame del diritto,  come stiamo assistendo in  questi giorni. In caso contrario, sarà la popolazione a dover provvedere a ripristinare l'equilibrio di quella bilancia delle Giustizia che ora è sbilenca. Ma non sarà indolore per nessuno. Ecco perché è preferibile e auspicabile  una soluzione istituzionale. 

04 September 2018

Tre piccioni per una nuova crisi libica



Nell'era globale non è più di moda dichiarare guerra: la si fa. Prima si attacca e poi si dichiara. Meglio se poi  la si fa fare agli altri, per procura. E in Libia il materiale umano per scatenare "guerre per procura", con tutte le milizie che vi pullulano, non manca di certo. Tripoli, più che "bel suol d'amore" è tornata ad essere suol di scontri e di sangue. Si combatte infatti dalla scorsa settimana, quando sono iniziati scontri molto violenti tra tribù rivali e, nonostante diversi tentativi di mediazione, è solo in queste ultime ore che si è raggiunta una tregua. Vedremo quanto durerà.
La capitale libica è controllata dal governo del primo ministro Fayez al Serraj, appoggiato dall’ONU e sostenuto con convinzione dall’Italia, prima dai governi Renzi e Gentiloni e oggi dal governo Conte. Nonostante quello di Serraj sia oggi il governo riconosciuto dalla cosiddetta  "comunità internazionale", il primo ministro non può contare su un proprio esercito e per garantire la propria sicurezza deve fare affidamento a quelle milizie armate che gli sono fedeli.  Gli scontri sono cominciati quando Tripoli è stata attaccata da sud da un gruppo di milizie guidate dalla Settima Brigata, considerata vicina al principale avversario di Serraj, cioè il generale Khalifa Haftar, l’uomo che controlla di fatto la  parte orientale della Libia e che vorrebbe controllare tutto il paese. Haftar è appoggiato, manco a dirlo,  dalla Francia di Macron, che da tempo sta cercando il modo di riprendersi il suo spazio in Libia, a scapito degli interessi italiani.
Due sono i motivi del contendere tra il governo italiano Conte-Di Maio-Salvini e quello francese: la data delle elezioni  voluta da Macron per il 10 dicembre, data stabilita nel corso di un vertice  che  Macron organizzò a Parigi, un incontro con l’inviato dell’ONU in Libia, Ghassan Salame, e diversi leader libici. I partecipanti si accordarono per tenere nuove elezioni il 10 dicembre, decisione che - come è noto -  fu presa escludendo dall'incontro l’Italia. In quell'occasione si risentì perfino quello stuoìno di Gentiloni, ma come recita l'adagio, chi pecora si fa, il lupo se la mangia.



Tuttavia la rivalità tra Italia e Francia non è solo politica, ma economica e industriale. Negli ultimi anni di guerra civile, l’ENI, la più importante azienda energetica italiana, è stata l’unica società internazionale in grado di produrre e distribuire petrolio e gas in Libia, grazie soprattutto ad accordi con milizie locali che le hanno garantito sicurezza e protezione. Dalla scorsa primavera, però, la TOTAL, principale azienda energetica francese, è tornata a muoversi nel paese, con acquisizioni e partecipazioni societarie che potrebbero portare la produzione francese in territorio libico a 400 mila barili di greggio al giorno nei prossimi tre anni. La Total è un vero e proprio colosso che detiene perfino la Golden Share ( in italiano :  «azione dorata») e cioè  quella quota del capitale sociale, che attribuisce al detentore particolari privilegi di tipo governativo.  E' assai probabile che Micron sia stato pungolato dal colosso Total per allargarsi in Libia; ma intanto,  cosa c'è di meglio di una "guerra di interessi", spalleggiata da una grande e grossa Corporation, per ripulirsi pure dagli scandali dopo l'affaire Benalla, e  rialzare magari l'indice di gradimento, tenuto conto che la sua popolarità è sprofondata? Ce lo dicono i sondaggi. 

"Non metti la tua uniforme di poliziotto stasera?"
Chi ha visto il film "Sesso e potere" (Wag the Dog) di Barry Levinson, avrà notato che la storiella del presidente che per far dimenticare gli scandali sessuali, scatena una guerra a uno staterello senza importanza come l'Albania, si riferiva all'allora presidente Bill Clinton e al sexgate con la Lewinski. Beh, è il caso di dire che tutto il mondo è paese e che ora a sfruttare a suo vantaggio lo "scandalo sessuale" tocca alla Francia.  Ma non è tutto. Una destabilizzazione in Libia è suscettibile di scompaginare il governo giallo-verde e il nuovo corso di Salvini sull'immigrazione che non piace di certo all'Unione Europea, la quale teme il sorgere di  un precedente pericoloso in materia di sovranità nazionale  e ripristino dei confini. Niente di meglio allora,  che scatenarci addosso i cuginastri d'Oltralpe che già hanno fatto bottino di tanto nostro "made in Italy", grazie alla dabbenaggine dei governi precedenti ad essi venduti.
Inoltre dopo il voto del 4 marzo, la strategia italiana sulla pax mediterranea ha iniziato a ingranare. Per il governo di Giuseppe Conte è arrivata pure la benedizione di Donald Trump per una cabina di regia sul futuro della Libia, tanto che Italia e Stati Uniti dovrebbero -  a meno di gravi imprevisti -  organizzare in autunno una conferenza internazionale per il futuro del Paese. Per questo Macron si è mosso come un fulmine di guerra e ha subito messo la Libia nel mirino e nella sua agenda internazionale. Qualcuno ora accusa il governo Conte di non essere stato altrettanto tempestivo.  Personalmente, non mi sento di gettare la croce a dei neofiti inermi che oltretutto devono affrontare dei "guerrafondai" di professione come i francesi. L'Italia sta perdendo terreno in Libia perché si ostina a voler combattere come un gentiluomo circondato da una banda di teppisti.
 Non dimentichiamo che anche Hollande scatenò una guerra nel Mali e che il volto della Francia non ha mai smesso di essere colonialista (protettorati e Territori d'Oltremare detti Dom Tom).

No, dopo il 2011 di Berlusconi, costretto suo malgrado dalla Nato, da Obama, da Napolitano e da Sarkozy a  muovere guerra a Gheddafi,  questa nuova crisi libica non è una coincidenza fortuita e lo sa bene anche Salvini che lo ha lasciato intendere nelle sue aspre dichiarazioni: «Sono preoccupato , penso che dietro ci sia qualcuno. Qualcuno che ha fatto una guerra che non si doveva fare, che convoca elezioni senza sentire gli alleati e le fazioni locali, qualcuno che è andato a fare forzature, a esportare la democrazia, cose che non funzionano mai. Spero che il cessate il fuoco arrivi subito».

Micron  soffiando sul fuoco di questi disordini tra tribù contrapposte, acchiappa i due classici piccioni con una fava: ci ruba le commesse petrolifere e ci manda qui un bel po' di "profughi di guerra" (conflitto scatenato bell'apposta). Torme di disperati che-non-si-possono-rifiutare, dato che come, vuole la narrazione, stavolta "scappano da una guerra". Guerra vera. In questo modo riuscirebbe ad abbassare anche l'indice di popolarità del governo giallo-verde sul tema "immigrazione", presso i suoi elettori, dato che non potrà mantenere le promesse.
Se poi di piccioni vogliamo vedercene tre, ci sarebbe anche lo scandaletto con Benalla e i suoi favoritismi che in caso di mosse vincenti, ça va sans dire,  verrebbe cancellato.