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16 November 2009

Il Somario parla inglese ma dimentica l'Italiano




Il grande scrittore e traduttore francese Michel Tournier dice che gli Inglesi sono i più disgraziati del pianeta, perchè esportando la loro lingua nel mondo, l'hanno perduta irreparabilmente. E io sono d'accordo. Specie dopo aver visto e sentito Trichet  della BCE, parlare Inglese con l'accento francese, poveretto! Come mai dalla lingua di Molière sono passati al Financial Language anche i francesi? E dov'è  finita la lingua di Shakespeare e di Milton, con tutte le sue sfumature e le sue sottigliezze ora che per il mondo si parla un povero e piatto inglese "veicolare"? Già questa parola che paragona una lingua a un mezzo di trasporto mi dà francamente sui nervi. 


Il nostro buon Somario Italiota di un mio post precedente non capisce ma si adegua all'AngloItaliese. Come? Usando un italiano contaminato e imbastardito di termini inglesi per sembrare più aggiornato e al passo coi tempi...Beh...non fatemi dire, "per sembrare più trendy", perché proprio non lo sopporto.  Magari non mette congiuntivi, o li mette al posto dei condizonali e viceversa. Non sa cos'è la consecutio temporum, scrive "celebrissimo" invece di "celeberrimo", scrive eccezzionale con due zeta, ma non rinuncia al solito inglese passepartout. "Ho fatto il planning della settimana. Devo partecipare a un briefing, con un brunch. Prenderò un volo low cost e poi ti mando delle news".

"Ci vediamo stasera a un Happy Hour per consumare un drink, mettiti l'abito più smart che hai nell'armadio e mi raccomando: che  il make up sia particolarmente glamour. Ti consiglio di ricorrere ad un centro di wellness".
Il computer col suo  informatichese  ci costringe poi a italianizzare verbi inglesi come "linkare", "loggare" o "bloggare"; ad aprire il "browser", fare "l'update" in luogo dell'aggiornamento. O un "refresh". Un orrore di Italiano dimenticato. Perfino le esclamazioni diventano angloamericane. Avete mai sentito nessuno dei vostri amici dire "WOW!?
Quanta  tristezza  mi fa  questa colonizzazione linguistica!
L'inglese te lo ritrovi nello sport con termini come "pressing", "dribbling"  (da cui il verbo angloitaliota dribblare), "assist", ecc. Ovviamente nel mondo degli affari e della finanza con "target" "input", "output" "budget", "spread". La psicoanalisi parla di "guilty feeling" invece che complesso di colpa e di "mobbing" invece di maltrattamenti sul lavoro. 
Anche i giornali fanno la loro parte: non sono più capaci di parlare di grandi "magnati" dell'industria o della finanza senza dire "tycoons". In politica il congresso di partito si chiama oramai "convention". Per non dire del summit internazionale!
Quando poi non sappiamo le corrette parole in inglese, ce le inventiamo. Come "stage" (pronunciato  steidz)  credendo che sia inglese, quando invece è francese. In francese, soprattutto pronunciato alla francese,  vuol dire "corso di formazione". In inglese significa  "palcoscenico". Un giorno una docente di Inglese madrelingua se la rideva per questo disinvolto uso di anglicizzazione generale made in Italy a proposito di stage  Al  che, incuriosita, le chiesi come si dicesse "corso di formazione" in Inglese e mi rispose"refreshment course". Imbarazzata domandai come mai nell'immaginario popolare italiano si continuasse a usare "stage" e "stagista" (per chi frequenta il corso).
"Per la stessa ragione che voi Italiani dite "una fiction" televisiva quando da noi si dice "tv movie".
Già,  a questo punto, tanto vale dire sceneggiato tv che almeno è una parola italiana e non  inglese maccheronico reinventato dai papaveri della RAI allo scopo di fare effetto.
Insomma gli Inglesi perdono l'Inglese, essendo diventata "lingua globalizzata". Anche gli americani  si inventano un ridicolo Italiano-che-non-c'è nel termine "pasta e fazul" (pasta e fagiol) o "spaghetti bolognaise"  e cioè inesistenti spaghetti alla bolognese, tenuto conto che Bologna è famosa per le tagliatelle o i tortellini o le lasagne, ma non necessariamente per gli spaghetti.   E gli Italiani parlano un pessimo inglese con termini addirittura taroccati, smarrendo irreparabilmente la lingua di Dante. Tanto varrebbe che ciascuno si tenesse la propria lingua e l'approfondisse meglio, invece di continuare a contaminare il proprio lessico con parole d'importazione, sfidando l'analfabetismo di ritorno.
Ma nel nostro volonteroso Somario  è previsto che domattina si vada a fare shopping invece che delle compere. Che i figli facciano un party di compleanno, invece della solita festicciola tra amici, che in serata si faccia un salto al pub in luogo del solito "ritrovo". E chi più ne ha più ne aggiunga. Ma le orecchie dell'animale di cui alla foto, si fanno sempre più lunghe.

45 comments:

Aldo said...

Nessie, permettimi di portare una testimonianza che probabilmente ti farà venire un travaso di bile.

Nel mondo della scuola sta diventando prassi comune inviare manipoli di docenti in "delegazione" all'estero. Ebbene, tra i requisiti previsti per poter partecipare alle "missioni" c'è la conoscenza certificata dell'inglese, senza la quale non è riconosciuto il diritto a partecipare (non che io abbia voglia di partecipare, intendiamoci, ma ne faccio una questione di principio). Ebbene, capita alle volte che docenti inglesi capitino qui da noi => credi che sia loro richiesta la conoscenza dell'italiano? Ma no! Figurati! Piuttosto, è loro riconosciuto il diritto ad avere un interprete tra i docenti locali, ovviamente senza che neppure a quest'ultimo venga attrivuita una qualche gratifica.

Se questa non è colonizzazione culturale, non saprei in che altro modo definirla. Ma non finisce qui. Pensa ai dialetti nostrani.

Quando segui un programma televisivo, si dà per scontato che tutti gli Italiani debbano essere in grado di intendere un dialogo condotto in romanesco, o in napoletano, o in siciliano. Quelle poche volte che invece il dialogo è, per dire, in emiliano o in piemontese, gli attori si fanno in quattro per ripetere ogni battuta in italiano. E anche questa è colonizzazione culturale, un modo come un altro per farmi sentire forestiero in casa mia.

C'è poi la spinosissima questione degli uffici che il comune mette a disposizione degli stranieri (a spese del contribuente italiano), al fine di rendere loro possibile interloquire con la pubblica amministrazione nella loro lingua d'origine! Con questo siamo all'assurdo più totale e posso considerare compiuta la mia missione di istigazione all'infervoramento. Dopo queste poche scintille, attendo per godermi la tua deflagrazione che spero sia spontaneamente incontrollata nelle forme e nei contenuti.

Nessie said...

PROVOCATORE! :-) Ebbene, missione compiuta Aldo. Ce l'hai fatta a far tracimare il mio già colmo travaso biliare. Se siamo arrivati ai punti che racconti, siamo davvero al punto di non ritorno.

Quello della colonizzazione e infiltrazione del Sud nella cosa pubblica del Nord e dei reciproci dialetti, è un discorso a parte su cui mi riprometto di tornarci.

Per ora mi limito a parlare di Italiani. E la verità è che per gli stranieri sono sempre pronti ponti d'oro e tappeti di velluto. Mentre quando noi andiamo all'estero ci becchiamo calci in culo a mo' di timbri, e la gavetta per noi non finisce mai.
Qualunque soubrettina straniera in tv (anche quella prosciuttona americana, quella tal Wendy Windham bionda supervitaminizzata) è sempre ben accolta e surclassa magari ballerine nostrane che hanno anni di carriera alle spalle.
E che dire di quella Natascia Stefanjienko? parla l'Italiano come una mugika della Bielorussia, ma questo non le impedisce di fare degli sceneggiati tv (e non fiction).
Ma quel che mi preoccupa è la dismissione progressiva di nostra lingua italiana. Oggi in occasione della messa a regime del digitale terrestre della regione Lazio, ben 7 edizioni del Giornale Radio, hanno parlato di SWITCH OFF e non un cane che abbia usato la parola "spegnimento", per indicare che si spegne la tv generalista e se ne installa una digitale.

Lo PseudoSauro said...

Una volta si diceva: "Gli inglesi e gli americani hanno tante cose in comune, a parte la lingua". Sarebbe interessante fare il computo oggi di cio' che hanno ancora in comune... a parte la lingua, beninteso. :-)
La reinterpretazione odierna della lingua inglese, somiglia molto alle antiche pronunce nazionali di quella latina: quella francese con la tipica "u", quella tedesca con la "c" dura, etc. Il modello USA viene esportato su licenza, ma puo' essere reinventato localmente, tanto che l' "americanese" ritorna in USA dove viene accettato con benevolenza paterna. Gli inglesi (quelli che ancora conoscono la loro lingua), invece, sono ombrosi come al solito; fingono di non capire se lo spelling non e' piu' che corretto e ti guardano con aria di compatimento se dici "dainasti" invece che "dinasti". Pero' sono almeno 30 anni che dicono tutti "dainasti"... non se ne sono accorti, come del fatto che la sharia e' gia' parte integrante del common law. Si potrebbe dire che sono conservatori irrilevanti.

Limitatamente alla mia esperienza con i militari, devo confermare il povero buon Somario, purtroppo. Dacche' e' finita la coscrizione obbligatoria il linguaggio, che prima era riservato alla collaborazione NATO, e' ormai l'unico sopravvissuto. E' tutto in inglese. Anche la riorganizzazione dei reparti segue lo schema che gli americani hanno mutuato dagli inglesi. Ora ci sono reggimenti dove prima c'erano battaglioni; abbiamo corsi da "ranger" per i nostri vecchi Alpini... e via americanizzando. Anche le convenzioni interne, che dovrebbero essere tipicamente italiane, perche' non si sa mai chi potrebbe essere domani il nemico, sono sempre piu' "armonizzate" a quelle USA. Praticamente non abbiamo piu' una difesa autonoma: e' davvero una fiducia cieca nell' "alleato". E qui andrebbe ricordato che la costituzione USA vieta sul proprio territorio la permanenza di qualsiasi esercito straniero... ma noi siamo piu' "aperti", si sa. Noi abbiamo fiducia perche' non ci e' stato possibile fare altrimenti dall'ultima sconfitta.

Tornando alla lingua: se fino i cinesi parlano ormai inglese, non credo ci possano essere dubbi su quale sara' la lingua del futuro... e su quale fine faranno le lingue del passato.

Nessie said...

Hai sentito il raglio del Somario, o Sauro?
Interessante testimonianza anche questa tua, come già quella di Aldo. E il travaso tracima...Gli Alpini che fanno i "Rangers" è da scompiaciarsi. Forse arruoleranno Chuck Norris quale loro allenatore.
I cinesi già parlano perfettamente inglese. Ma la cosa più patetica è aver sentito Jean-Claude Trichet fare come l'Ispettore Clouseau della Pantera Rosa. Passare tutti questi anni a combattersi con gli Inglesi (Giovanna d'Arco docet) per poi parlare l'Inglese finanziario convenuto.
Si vede che così come esiste il colore dei soldi, esiste anche la lingua dei soldi.

andrea c said...

l'italiano è una lingua debole. e lo è in quanto creata a tavolino sulla base del toscano in vista di una diffusione a mezzo tv che ha effettivamente avuto luogo solo nel secondo dopoguerra.
perchè a mio modo di vedere a parte le felici eccezioni che si chiamano magari ungaretti o montale, sta di fatto che la lingua italiana nella pratica è giovanissima.
la politica sabauda del "abbiamo fatto l'italia, ora facciamo gli italiani" (politica che, oltretutto, ha rovinato la penisola) si sta ampliando nel "abbiamo fatto l'europa, ora facciamo gli europei" (politica che, oltretutto, sta rovinando il continente).
si tratta di uno sradicamento culturale gravissimo. e in ultimo, mi piacerebbe ricordare che il mio dialetto (mea culpa non conosco la situazione degli altri)è riconosciuta fra le lingue minoritarie europee fin dal 1981 (Rapporto 4745 del Consiglio d'Europa); è inoltre censita dall'UNESCO (Red book on endangered languages) tra le lingue meritevoli di tutela ed è riconosciuta dalla Registration Autority per lo standard ISO 639-3.
dato che in questo caso però si tratta di difendere la nostra identità, e non di togliere crocefissi, nessuno se n'è interessato.

Nessie said...

Andrea C non capisco perché mai l'Italiano che tutti parlavamo e scrivevamo fino a poco tempo fa dovrebbe essere una lingua debole, mentre i dialetti che sono vernacoli domestici dovrebbero essere più forti. Qui siamo nel regno dell'arbitrio assoluto. Sarebbe invece assai più interessante dire chi l'ha indebolito. Ed è questo il tema del mio post.
Quanto a Montale e a Ungaretti, con tutto il mio rispetto e consideraazione per la loro poesia, non sono loro ad aver dato sul piano letterario, diffusione alla ns. lingua. O a curare il passaggio tra il latino e il volgare come fece Dante, la scuola provenzale, la scuola siciliana o la stessa poesia religiosa di Francesco D'Assisi e di Jacopone da Todi.
Credo che la storia della nostra lingua, vada rivista un po' più accuratamente, anche se un blog non ne può essere la sede.

claudio said...

sugli Inglesi: "
Pero' sono almeno 30 anni che dicono tutti "dainasti"... non se ne sono accorti, come del fatto che la sharia e' gia' parte integrante del common law. Si potrebbe dire che sono conservatori irrilevanti".

penso che non ci sia una descrizione migliore sugli Inglesi. Si dovranno rassegnare al pessimo inglese mondialista. E magari di questo passo anche a mettere il burka alla regina.

andrea c said...

no non mi azzarderei mai a dire che i dialetti sono lingue più forti dell'italiano (anche se la stessa classificazione "dialetti" è sminuente trattandosi in molti casi di lingue regionali e non di dialetti derivati dalla lingua di stato).
nutro rispetto per Dante e per gli autori di lingua volgare (che naturalmente però adoperavano una lingua molto dissonante da quella che parlavamo o scrivevamo fin a poco tempo fa, pur rappresentandone una forma embrionale).
quel che intendevo dire è che la diffusione effettiva della lingua italiana è avvenuta in tempi recentissimi, anzi in alcune zone questa viene ancora recepita quasi come lingua secondaria rispetto ad una lingua madre dialettale.
secondo me questa diffusione artificiosa ha contribuito ad indebolire la lingua italiana e, anche se in misura molto minore rispetto a quanto successo all'inglese, ad "appiattirla".
è una questione marginale magari ma che penso dovesse essere evidenziata, non intendevo uscire fuori tema e se l'ho fatto me ne scuso.

Lo PseudoSauro said...

Il raglio del Somario percorre tutta la vallata...

Sono stato sulle generali, perche' i dettagli sarebbero ancora piu' disperanti... ma l' "armonizzazione" delle FFAA e' iniziata subito nel primo dopoguerra, insieme con la dismissione della Difesa nazionale. E' stata, soprattutto, un'operazione estetica, in quanto, sostanzialmente, siamo stati totalmente smilitarizzati.

Ad esempio: l'adozione del colore kahki al posto del grigioverde, il taglio delle divise, il basco amaranto per le truppe aviotrasportate (come gli inglesi), l'armamento di risulta e la cronica scarsita' di munizionamento: un po' come per le truppe afgane o iraqene oggigiorno, che forse sono messe un po' meglio di come eravamo noi, ma solo perche' devono combattere la loro brava guerra civile. Anzi, l'esercito libanese era forse quello che ci somigliava di piu' per demoralizzazione ed inefficienza: entrambe indotte dall' "alleato", naturalmente.

In Italia sono riusciti a farci odiare il servizio militare e ci hanno gradatamente portato all'esercito di volontari per disperazione. Ed ora che siamo ben "armonizzati"... possiamo -- anzi "dobbiamo" -- fino uscire dai confini nazionali... per combattere le guerre altrui, o fare da sagome/pretesto con i colori dell'ONU, su cui il nuovo "alleato" si allena quotidianamente al tiro al bersaglio. E' quindi ovvio che qualcuno ritenga indispensabile conoscere l'inglese... Personalmente, credo che il sottoporre la truppa ad un piccolo intervento nella zona del pube darebbe risultati piu' interessanti e rapidi che non lo studiare le lingue.

Intendiamoci: i nostri militari sono seri e, con il loro comportamento, non si rendono nemmeno conto di cercare il riscatto dopo decenni di autoflagellazione, ma la motivazione e' la stessa che hanno ormai gli americani con in piu' l'illusione di "liberare" qualcun altro cosi' come siamo stati "liberati" noi.

Ora si vede bene come siamo "liberi"... ci hanno espropriato della moneta, del territorio ed ora fino della lingua. Pure i nostri soldati devono fare i "migranti" per sopravvivere.

Massimo said...

Ottima accusa, anche se nella mia esperienza personale non vedo ancora questo proliferare di termini inglesi, almeno nel parlare comune "con gli amici".
Credo anche io che meriterebbe una campagna pubblicitaria l'uso del corretto termine italiano (che esiste e rende molto meglio di quello importato) e magari nel nostro piccolo possiamo cominciare quando scriviamo in questa sede.

Quanto alla pubblica amministrazione, non è da poco tempo che rilevo la proliferazione del linguaggio "alla Totò".
Ma su questo la Lega avrebbe individuato una corretta soluzione: impiegati, funzionari e dirigenti locali come priorità nelle assunzioni.

Forse una spiegazione: spaghetti alla bolognese. Credo in genere si riferisca al condimento, il "ragù di carne" tipicamente bolognese (lo stesso che si mette nelle lasagne).

Anonymous said...

L'inglese/americano, Nessie, è la lingua della globalizzazione, come il greco lo fu per l'ellenismo, il latino lo fu per l'impero romano, realtà che all'epoca apparivano, agli occhi dei contemporanei, incrollabili e granitiche. Ai nostri occhi, attualmente, la globalizzazione appare trionfante e vincente, mentre, in realtà mostra alcune crepe, prima fra tutte il problema energetico (vedi picco del petrolio, di cui, per la prima volta, cominciano a parlare anche giornali molto diffusi e molto anglosassoni, come il Guardian). Per non parlare di un futuro mondo multipolare, di cui si inizia a sentir parlare sempre di più.Certo, non sappiamo quello che ci riserverà il futuro ma, secondo me, non tutti i giochi sono ancora fatti, cioè non siamo certo arrivati alla fine della storia, come strologava il buon Fukuyama. Paola.

Nobile di Treviso said...

Ottimo article, dear Nessie.
la invention delle palabre e' ormai una question di fashion.

galerius said...

Anche a me danno un gran fastidio e un gran nervoso questi termini inglesi ( a volte usati in maniera impropria ), specialmente quando non ve n'è alcuna necessità ( perchè chiamare fiction uno sceneggiato, meeting un incontro eccetera ? ).
In altri casi sarei più elastico, come nel caso di "dribbling", parola che racchiude un insieme di azioni per descrivere i quali sarebbe necessario in italiano l'uso di più verbi.

Del "buonismo" anche linguistico cui accenna Aldo s'è avuto un esempio la scorsa estate qui in provincia di Torino ( e dove se no ? ) quando qualcuno ha proposto corsi di cinese per le maestre, naturalmente per comunicare coi figli dei cinesi immigrati...la cosa è poi fortunatamente caduta nel dimenticatoio.

sarcastycon said...

Nessie
non hai tenuto conto del premio nobel per la letteratura prof."che c'azzecca"....
ciao
Sarc.

Unknown said...

bellissimi i tuoi pezzi, non me ne perdo uno. Saluti
alberto tafuri

Nessie said...

Cari Amici, ho avuto problemi col pc e ho abilitato solo ora i vs commenti. Scusatemi, appena posso vi risponderò singolarmente.

galerius said...

Nemmeno io, come Massimo, conosco persone che si esprimano comunemente in "anglo-italiese", per fortuna. E' più che altro un vezzo dei mezzi di comunicazione, di chi agisce nelle pubbliche relazioni, delle industrie e così via ; di sicuro non della gente comune, che al 99% parla ancora come mangia.
Però...qui in paese c'era un negoziante che aveva chiamato il suo esercizio " X ( nome del padrone ) Shop"...

Nessie said...

Sauro, se è per questo è obbligatorio per i piloti l'adozione dei comandi in lingua inglese. Sia per i civili che per i militari.

Massimo e Galerius, anch'io per mia fortuna conosco gente che non parla in questo modo. Però proliferano le insegne dei negozi con delle trovatine angloitaliote davvero divertenti. Pensate che c'è una lavanderia dalle mie parti che si chiama QUICK SEC!
Ora se voleva dire lavaggio a secco rapido, avrebbe dovuto usare QUICK DRY. Invece la fantasia italiana l'ha portato a scrivere SEC ;-)

Nessie said...

Paola l'ho già premesso all'inizio del post che l'Inglese è la lingua della globalizzazione. Ma a differenza delle altre culture che citi, non lascerà tracce di cultura e civiltà durature, tenuto conto l'economicismo di cui è intriso.
Circa il mondo "multipolare" previsto dai futurologi, francamente per dirla alla romana "non me ne po' fregà de meno". Che il mondo sia "globalizzato" e/o "multipolare", il risultato per il nostro fazzolettino di terra italiana sarà sempre lo stesso. E' certo che saremo penalizzati. E già lo siamo fin d'ora.

Nessie said...

Andrea C, l'Italia è già di per sè un paese dove esiste una sorta di multiculturalità regionale pittoresca e positiva. Tra un valdostano (che parla il patois francese) e un sudtirolese, un friulano e un siciliano o un sardo ci sono differenze profonde di dialetti, culture, tradizioni e cibi, usi e costumi.
Non avevamo di certo bisogno di importare tutto questo marasma multikulti da altri continenti.
Ma i nostri governanti non ci arrivano a capirlo.

Nessie said...

Grazie Alberto e Mango.

Sarc, parli del molisano da Bisaccia? Ma quello non vorrai mica metterlo tra i glottologi, per caso? :-)

Anonymous said...

Mi sembra, Nessie, che alla fine concordiamo:l'inglese è la lingua della globalizzazione, processo in pieno svolgimento, qui ed ora, ma per il futuro? Le variabili in gioco sono tante, e chi aveva previsto, col crollo del muro di Berlino, la fine della storia, è già stato smentito. Io resto dell'idea che la globalizzazione potrebbe anche invertire la sua marcia, in un mondo temporalmente neanche poi tanto lontano. E allora si che l'inglese, come dici giustamente tu, non lascerà tracce, nella cultura mondiale. Sarà stata una moda, prepotente, pervasiva, ultra sponsorizzata, ma passeggera. Sarò un'illusa, per carità,ma, ripeto, per me, i giochi non sono assolutamente fatti. Resta solo da vedere quale sarà il prezzo da pagare, soprattutto dal punto di vista economico ed energetico. Paola.

Nessie said...

Mah, speriamo Paola. Ma forse noi non faremo tempo a vederne i risultati.
Chiarisco il mio pensiero sulle lingue straniere (compreso l'Inglese, quando è espressione di una grande cultura e letteratura) verso il quale non ho nessuna ostilità nè pregiudizio. E' l'Inglese dei poeti come T.S. Eliot o dei romanzieri come Thomas Hardy, H. Fielding o Emily Bronte. L'inglese esportato è invece quello piatto, povero, prefabbricato e alla portata di chiunque.
Quello che serve a compilare una lettera commerciale stereotipata sul tipo di : "Cari Signori, abbiamo ricevuto una partita del materiale già stabilito da accordi e abbiamo trovato dei difetti, nel campionario che ci avete messo a disposizione ecc. ecc." .
In questo senso concordo con Michel Tournier: i primi a essere dei poveri disgraziati privi di una VERA lingua, oggi sono proprio loro.
E ovviamente tutti noi, poveri plagiati che andiamo dietro al fenomeno.

Orpheus said...

Ciao Nessie...sono stremata, ma finalmente il"martirio" é finito e da domani potrò riprendere la normalità.
Come tu sai anch'io ho parlato di questo argomento sul Giardino e la penso come te,
Purtroppo nel nostro vocabolario entrano termini come 'shopping' e ne escono altri come protervia, garrulo, fragranza...
Questa é la cosa sbagliata, di per sè l'inglese è una lingua facile e quindi ben venga, come lingua da usare all'estero.
Ma a casa nostra dovremmo tenerci stretta la nostra lingua.
Il perchè é ovvio, rappresenta la nostra cultura e quindi le nostre radici.
Ciao mary

Nessie said...

Più che giusto Mary, tanto più che gli Inglesi viaggiano per l'universo mondo senza degnarsi di imparare nemmeno come si dice "buongiorno" nelle lingue dei paesi in cui vanno.
Temo comunque che ormai la faccia da padrona anche la pigrizia mentale di trovarsi delle espressioni già belle e pronte in un linguaggio fortemente sintetico.
Pensa a quante parole ci vogliono per dire "cocktail", ad esempio. Il corrispettivo sarebbe infatti: "mescolanza di liquori con eventuali bibite, con o senza ghiaccio e miscelate in apposito contenitore". :-). Eppoi vuoi mettere come è più facile dire "shaker", invece di contenitore?

Ovviamente ci sarebbe anche da discutere sullo stile di vita che porta a consumare prodotti che provengono da OltreManica e OltreAtlantico. Ma questa è altra storia.
Già che ci sono segnalo ai lettori il tuo post sulle parole italiane del nostro vocabolario da salvare:

http://esperidi.blogspot.com/2009/10/la-lingua-italiana-cambia-parole-che.html

Anonymous said...

Questo argomento mi pare superato dagli eventi, il fatto vero è che siamo sempre nel pensare, quando ora è necessario sapere, molti dal pensiero padanista visitano il tuo sito, ora dico loro di smetterla di pensare da computer biologici, da dentro di voi, dal profondo del cuore sapete, anche se è duro ammetterlo che la Lega ha tradito in lungo ed in largo le persone che credevano in lei, in due casi molto, ma molto importanti, per prima cosa sappiamo che ha votato per il massonico "Trattato di Lisbona" giustificandosi con una scusa da gatto che si arrampica sui vetri. Poi in questi giorni ha votato la fiducia sulla privatizzazione dell'acqua (un bene naturale), altra mascalzonata della confraternita del "Nuovo Ordine Mondiale" ed ora fa finta di raccontarci di essere il baluardo contro quello che vuol dare il Fini ( suo compare di governo) agli extracomunitari, in pratica regalare questo paese all'Islam integralista e lasciarli fare la loro epurazione etnica nei nostri confronti, uno dei massimi divertimenti dei Frà Massoni. Non illudetevi il Bossi con la balla della riforma federalista, che io chiamo hypnosis mentale padana, cederà ai suoi alleati del PDL il salvacondotto per le concessioni politiche degli stranieri.
Attraverso la politica dei piccoli passi e con i messaggi subliminali televisivi ci stanno preparando il pacco. Non ci stanno solo fregando, ci stanno annullando in toto, questo sappiamolo!!!

Bossi ha ceduto su tutti i fronti per cosa??? Forse è un servo dei massoni?? La frequentazione di Tremonti, quello dell'Aspen institute la dice lunga!

Padani siate liberi, siate voi stessi, mettete da parte le credenze del passato diventate consapevoli!!!

MC202

Nessie said...

MC202, hai letto l'etichetta del post? Cultura. Dunque sto parlando di come certi termini inglesi abbiano perfino marginalizzato numerosi termini del vocabolario della lingua italiana. Ovvio che poi io ospiti anche interventi generali e generici che allargano il discorso, come fai tu.
Ma per stare al tuo discorso, è chiaro che non siamo così stupidi e che abbiamo capito perfettamente che anche la Lega ciurla nel manico (Lisbona docet); e che ora un bene prezioso e indispensabile come l'acqua, grazie al decreto Ronchi passerà nelle mani delle multinazionali . Una vergogna che è stata possibile anche grazie al silenzio-assenso leghista.
Se hai pazienza, ne parlerò nello specifico nel mio prossimo post.

Anonymous said...

Sono imtervenuto in questa discussione, poichè siamo oltre l'allarme rosso, sono in gioco le nostre vite, qualcuno vuole cancellarci da questo mondo e lo fa usando tutti i metodi più fetidi e loschi, lo so che quì tratti un altro tema, ma ho usato questo post come quando si suonava l'allarme delle sirene nelle città durante la seconda guerra mondiale qualche istante prima del bombardamento aereo nemico.....

Stanno arrivando e vogliono farci molto male grazie non solo ai sinistri ma anche ai GianFuffa, ai Babilonani ed agli Albertrini di Cassano Magnago che sono lo zerbino del Nuovo Ordine Mondiale!!!

Sono in gioco le nostre vite e sono un bene prezioso, ricordiamocelo bene tutti.

e scusami se sono intervenuto un pò così

ciao Nessie!!
MC202

CloseTheDoor said...

Siamo passati dall'English al "Globish" (ormai organizzano convegni per studiarlo)

E sì, gli unici al mondo a non capire l'inglese globale sono proprio gli Inglesi ;-)

CloseTheDoor said...

Sempre sull'arretramento : la faccia oscura dei tagli Tremonti alla scuola

http://www.superabile.it/web/it/CANALI_TEMATICI/Scuola_e_Formazione/Il_punto/info-50176047.html

Anonymous said...

Cara Nessie,
come puoi immaginare, poiché la lingua inglese fa parte del mio lavoro mi guardo bene dall'usare termini inglesi quando non sono strettamente necessari.Certo non sostituisco "bar" con mescita o "garage" con autorimessa né "cocktail" con con coccotello:sappiamo che i regimi totalitari, fra le altre insensatezze criminali, hanno sempre avuto l'arroganza di dirigere le poliche culturali, linguistiche in questo caso.Il Fascismo non fece eccezione(mi viene in mente anche il defunto Breznev che, pur non avendo mai scritto un rigo in vita sua,si spacciava per Secondo Giornalista dell'URSS:il primo chi era? Ma Lenin naturalmente!Chiusa parentesi sulle follie linguistiche dei dittatori).Non sta a noi decidere se è giusto o sbagliato che una lingua diventi globale, veicolare etc.Sono cose che succedono a prescindere dalla volontà dei parlanti.Certo anche il latino dei poeti classici non era parlato alla stessa maniera in Dacia o in Pannonia dai rozzi abitanti autoctoni!.L'esterofilia - e quindi l'abuso di parole straniere meglio se inglesi da usare in tutti i contesti, meglio ancora se a sproposito:per "stupire" l'ascoltatore con la propria "dottrina"-va di pari passo con il provincialismo, con l'ignoranza, con la povertà spirituale di chi ricorre a simili mezzucci.A me- che cerco di tenere ben distinte le due lingue a seconda degli ambiti in cui mi muovo- chi usa in maniera impropria ed esibizionistica dei termini inglesi non indispensabili( o angloitaliesi come speakeraggio, feederaggio etc) fa venire in mente un pugile che, orgoglioso della propria forza bruta, fa sfoggio dei suoi bicipiti anche per raccogliere una margherita(per fare un altro esempio: è patetico dire "turnover" oltre tutto pronunciandolo sbagliato, quando in italiano esiste l'eccellente "rotazione"(ricambio etc).Buon pomeriggio da Occidentale

Nessie said...

MC202, grazie a te del passaggio.

Ciao Close, a quando il lieto evento? :-). E' quasi tempo se non erro...

Temo che il Sauro li abbia fotografati in modo efficace, gli Inglesi, in quanto "conservatori irrilevanti" : arricciano il naso se sbagli una sillaba di spelling ma ora si devono tenere tutti questi "coatti globish" che parlano inglese come vacche spagnole.

Nessie said...

Spero, caro Occidentale, che tu abbia colto il senso più profondo del post. Ovvio che per ciò che mi riguarda, non ho nostalgie mussoliniane quand' era in voga chiamare Courmayeur nell'italico Cortemaggiore. Il che fa pure pensare alla benzina, ma non all'ameno luogo montano della Val d'Aosta. O quando sempre il Duce costringeva quelli che avevano un cognome che finiva per consonante a metterci in aggiunta una vocale in più. Es: Renato Rascel che fu costretto a chiamarsi Rascele. :-).
Però, occorre rilevare che la vicina Francia adotta molta cautela prima di inserire i neologismi inglesi nel suo intoccabile Grand Larousse. Gli accademici di Francia si riuniscono e tengono in frigorifero ogni neologismo per almeno 5 anni, prima di adottarlo con disinvoltura.
Saranno dei parrucconi un po' sciovinisti, ma è sempre meglio dello sbracamento e della sudditanza che abbiamo noi, subito pronti a usare termini di cui non conosciamo nemmeno la provenienza.
I primi tempi me la ridevo quando li sentivo dire "planche à voile" invece di "wind surf".
Oggi invece mi rendo conto che perdere la propria lingua, significa essere vicini alla Caporetto prossima ventura. E che loro, a differenza di noi , fanno almeno qualche tentativo per tenersela.
Prendi, a campione un rotocalco o un articolo di un giornale e divertiti a contare, quanti termini inglesi ci sono in ogni articolo italiano. Naturalmente l'equivoco diventa un "misunderstanding", e aspettare in panchina si scrive "stare in stand by".
Un'ultima nota: non capisco perché il Commissario tecnico di una squadra di calcio, si chiama "il Mister". Misteri... :-)

Anonymous said...

Cara Nessie, per il tuo quesito, posso aiutarti. Parecchi anni fa, l'allenatore di non so quale squadra italiana era inglese e i giocatori si rivolgevano a lui chiamandolo mister e così lo chiamavano anche nelle interviste. Ovviamente, grazie alla nostra esterofilia idiota, credo, pompata, anche in questo caso dai giornalisti, da allora si cominciò ad indicare l'allenatore delle squadre di calcio come mister. Sempre meglio, comunque, dell'orribile coach con cui, da un pò, si indica l'allenatore delle squadre di pallacanestro (non basket). Paola.

Anonymous said...

Cara Nessie,
certo che ho colto il senso più profondo del tuo Post ma come avrai notato da miei interventi precedenti ho la tendenza- ingiustificata-ad allontanarmi leggermente dal tema proposto.Sarà l'Alzheimer incombente.Mentre scrivo, sento alla TV l'orrenda parola "fiction".Una volta si diceva film, telefilm, sceneggiato, tutte parole decenti, italiane o italianizzate da decenni pur essendo anglosassoni.Ma ora imperversa "fiction", la parola che più detesto, se piegata all'uso becero che ne fa la stragrande maggioranza degli italiani.So anche che non soffri di nostalgie filofasciste(né filocomuniste!).Il mio era o voleva essere un discorso puramente linguistico: ho citato i tiranni del passato perché volevano interferire anche sul piano del linguaggio (del resto, Nerone pretendeva di essere ascoltato quando leggeva i suoi versi).Non so se ricordi che io sono filofrancese(se proprio bisogna essere filo- qualcosa)e quindi, pur amando la lingua inglese che mi dà da lavorare ho sempre approvato l'atteggiamento dei francesi che con riluttanza accettano di farsi colonizzare dall'inglese, troppo ricca essendo la loro tradizione linguistico-culturale :)
Buona serata da
Occidentale

galerius said...

Non la definirei tanto una questione di pigrizia mentale, Nessie, quanto di praticità...la lingua parlata tende alla sintesi, quando è possibile. In certi casi "settoriali" l'uso di una parola straniera può avere un senso.
Non ce l'ha in tantissimi altri, come oggi al tg3 Piemonte, dove a proposito di una trattativa tra industrie dolciarie la commentatrice parlava di "rumors"...i cari vecchi "voci" o "indiscrezioni" non vanno più bene ?!

Il nazionalismo linguistico di Mussolini può forse far sorridere al giorno d'oggi ( anche qui in valle è pieno di cognomi valdesi di origine francese italianizzati, Rivoir che è diventato Rivoira, Pasquet Paschetto e così via ), ma sta di fatto che i democraticoni "fransé" hanno fatto esattamente la stessa cosa a Briga e Tenda.

OT La faccenda dell'acqua è andata di traverso anche a me...

Lo PseudoSauro said...

Nessie: infatti in Europa si usavano codici diversi prima della guerra... ma, volendo, anche dopo :-) Per la stessa ragione per cui lo scartamento ferroviario russo era piu' largo di quello europeo: perche' non fosse utilizzabile nell'eventualita' di un'invasione. Il caso dello standard NATO non fa differenza, non foss'altro che non si capisce piu' quale sia ora il nemico da cui difendersi...

Il Somario sta globalizzandosi pure lui, povera bestia, ma molto modestamente, il sauro "apologizzava" gia' 5 anni fa...
capisco che considerarlo un precursore e' poco darwinisticamente corretto, ma qui si puo' facilmente trovare l'anello mancante... basta andare a leggereselo. :-)

I commenti sono tutti interessanti, tanto da non sapere quale scegliere... onde, per non far la fine dell'asino di Buridano -- che in casa del Somario dovrebbe pur essere di casa -- tento un riassunto:

l'inglese globale e' ormai obbligatorio; che piaccia o meno a "les anglais", e' un fatto sgradevole per noi, ancor piu' che per loro, di cui faremmo tutti quanti volentieri a meno (se potessimo). Finalmente trovato un punto d'accordo con gli inglesi, che si fa? Si ripristina l'inglese originale o si torna al latino classico?

L'Italiano e' un fatto, non una forzatura risorgimentale. I filologi che conoscono robaccia tipo "io sao ke kelle terre..." sono certamente in grado di approssimare una datazione anche senza l'ausilio del C 14 :-) Lo sviluppo di tutte le lingue italiche e' simile con solo un paio di eccezioni. C'e' una cosuccia da studiare bene, per evitare strafalcioni: non so come si dice nella lingua globale, ma una volta era "filologia romanza"... langue d'oc e d'oil sono un riferimento senza il quale non avremmo avuto nemmeno Dante e colleghi...

Cosi' stando le cose, non me la sento piu' di relegare l'italianizzazione forzata dei vocaboli stranieri tra le tante forzature del Fascismo. Va dato atto a quella gente che era dotata di una certa preveggenza. A meno che non ci si voglia rassegnare alla triste realta' odierna considerandola un incidente e non quella che e', ovvero, una meta perseguita da almeno un par di secoli. Al che, dovremmo onestamente ammettere di essere stati assai bene "coglionati" per parecchio tempo. Ne' ci servira' a molto questa nuova consapevolezza.

Il guaio e' che una lingua non e' solo uno "strumento" come vuole il "mondo libero"... ma soprattutto un modo di pensare. Quindi provo orrore al pensiero di un'Europa ridotta alla semplicita' critica degli USA. E peggio ancora, se penso ad un'Asia che sa ragionare usando contemporaneamente due codici cosi' profondamente diversi fra loro. E' facile intuire chi l'avra' vinta alla fine...

Chi pensa che il futuro sara' molto peggio di come lo immaginiamo noi, ha quasi sicuramente ragione. Purtroppo.

Un pensiero per Closethedoor, che sta per donare un figlio alla Patria :-)

Nessie said...

Grazie per l'imperscrutabile mistero del Mister, Paola ;-). Sempre meno peggio di coach, certo, ma comunque una forma di esterofilia incomprensibile.

A proposito di calcio devo fare un FT (Fuori Tema che sostituisce l'inglese OT, tanto per essere rigorosi). Com'è che questi poveri irlandesi devono essere sempre presi per il sedere? Mandare in finale 'sti stronzi di francesi che fanno un goal con la mano, è semplicemente contrarissimo a ogni regola del calcio. Non è che anche qui la solita Blatta ci covi?

Nessie said...

Caro Occidentale, anch'io sono più tendenzialmente filo-francese visto che la nostra lingua proviene dalla Langue d'Oc e Langue d'Oil. Quindi secondo quella filologia romanza invocata dal Sauro nel suo chilometrico lenzuolone, c'è più parentela di linguaggi. Tuttavia ciò non mi esime di vedere i difetti dei nostri cari cuginetti d'Oltralpe.
Non seguo affatto il calcio che, anzi, mi dà fastidio, ma impossibile non aver notato due episodi calcistici a dir poco disgustosi: la zuccata di Zidane contro il povero Materrazzi al Mondiale in Germania (un gesto da vero burino banlieusard) e il fallo con la mano della recente partita con l'Irlanda:

http://www.corriere.it/sport/09_novembre_19/irlanda_stampa_trapattoni_ff6c9a78-d4e4-11de-a0b4-00144f02aabc.shtml

Con che coraggio la Francia OSA andare in finale con un'ingiustizia simile? Ovvio che in questi casi, io sia per l'anglofona Irlanda e per il nostro Trap :-).

Si attende anche questa volta la presa di posizione dello stolto quanto arrogante e protervo damerino Bernard Henri Lévy, che non perderà neanche questa volta, una buona occasione per TACERE. Lo fece per difendere Zizou le Voyou, lo rifece per difendere l'assassino seriale (4 omicidi) nonché terrorista Battisti.

Nessie said...

"Il nazionalismo linguistico di Mussolini può forse far sorridere al giorno d'oggi ( anche qui in valle è pieno di cognomi valdesi di origine francese italianizzati, Rivoir che è diventato Rivoira, Pasquet Paschetto e così via ), ma sta di fatto che i democraticoni "fransé" hanno fatto esattamente la stessa cosa a Briga e Tenda".

Galerius e Sauro, se andate al Louvre vedrete che quei "democraticoni" dei nostri cugini con l'eterna puzza sotto il naso che li contraddistingue, chiamano i nostri geni come se fosse roba loro: Titien, sta per Tiziano; Michelange, sta per Michelangelo, Léonard, Raphael ecc.
Senza contare tutto il bottino artistico che si sono trafugati.

Anonymous said...

Riprendo un attimo il tuo Ft, Nessie. Anch'io, in quello che è successo in Irlanda-Francia, vedo la mano (e mò ci vuole) della Blatta. Le squadre multietniche, le squadre del futuro, secondo i lor signori mondialisti della Fifa, devono essere sempre favorite rispetto alle squadre identitarie, anche perchè devono lanciare, al mondo il messaggio subliminale che multietnico è bello e vincente. Consoliamoci con l'attacco di bile che la Blatta si prese la sera della finale mondiale 2006 Italia-Francia. :-)Paola.

galerius said...

Acc...! Ci sono cascato anch'io : "OT"...e pensare che quando sono intervenuto nei forum ho sempre rigorosamente detto "fuori tema". Piccole, insidiose abbreviazioni !

Nessie said...

Eh, eh, era come mi immaginavo Paola ;-). A buon intenditor...

Nessie said...

Galerius, quella degli acronimi è un'altra bella trappoletta linguistica :-) Pensa, ad esempio al NIMBY (not in my back yard).

Neo-Machiavelli said...

Per l’Unesco 248 lingue sono a rischio estinzione. Altri credano che è importante salvare vocaboli, termini, dialetti, lingua italiana pura lontana dei neologismi. Per me sarebbe più importante eliminare del linguaggio comune, tutte le lingue meno una,(globish?), ridurre molte parole e inventare altre, o meglio ancora, inventare dell’abbreviazione per quelli nuovi concetti importanti per i quali manca un termine. Per esempio: TIL=time is life, tempo è vita.
Cito nel mio blog: TIL=time is life, tempo è vita, lingue, dialetti, Unesco, ONU, Neo-ONU, globish, Neo-globish http://neo-machiavelli.ilcannocchiale.it/post/2443286.html .