Ci risiamo con le tagliole e le mordacchie. Ne parla Andrea Morigi su Libero nell'articolo "Sarà vietato dire "immigrato"" di sabato 21 aprile. L'idea non è nuova. Con la scusa della buona educazione, del politicamente corretto, della paura di ferire le suscettibilità altrui, l'informazione sarà bonificata, epurata, emendata. Siamo alla purezza che ci epura e che si autocensura. In caso contrario, potrebbero fioccare querele fulminanti e accuse di diffamazione a mezzo stampa. Gli immigrati nelle sedi sindacali vengono già chiamati "migranti" come uccellagione di transito. I terroristi iracheni e afghani, sono dei "miliziani", "insorti" o "insorgenti". I tagliagole talebani, semplici "sequestratori" o "rapitori" quasi come i loro compari dell'Aspromonte e della Barbagia. Dunque ora nasce " La carta di Roma", che francamente sembra piuttosto la marcia su Roma delle parole a svantaggio totale dei giornalisti che devono fare i gargarsmi e sciacquarsi la bocca (pardon, la penna) prima di scrivere. L'Ordine Nazionale dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa hanno deciso divulgarne i contenuti : sei pagine fitte fitte di nominalismi ed eufemismi fatti con lo scopo di imbavagliare il diritto di cronaca. Questa carta "romana" dei doveri, spunta al Convegno sulla Libertà di informazione, organizzata da Stampa Democratica a Palazzo Marino alla presenza del garante della privacy Francesco Pizzetti (sì, quello che in 24 ore ha deliberato il decreto salva-Sircana, il braccio destro di Prodi, per toglierlo dai guai di essere stato sorpreso adescare un travestito).
Andiamo avanti col dizionario delle parole perbene. Si consiglia di sostituire il termine "clandestino", con "immigrato irregolare". E guai a fornire identità, generalità o nazionalità di passeggeri che approdano illegalmente (ma si potrà ancora usare quest'avverbio? o risulterà offensivo?), nelle nostre coste. Attenzione poi a sparare i titoli dei giornali e dei Telegionali in modo da non indispettire alcuni:"potrebbero essere rintracciati da agenti dei regimi da cui sono scappati", si scrive sulla Carta. Ci piacerebbe sapere se anche i trafficanti di Al Qaeda devono subire questo dolce trattamento in guanti di velluto. Pare che sulla stesura di detta carta ci sia lo zampino di Laura Boldrini dell'alto commmissariato dell'ONU.
C'è rimasta male, la signora, quando il tunisino Azouz è stato incriminato ingiustamente per la strage di Erba. E allora avrebbe preso carta e penna per scrivere ai professionisti dell'informazione per impartire lezioncine morali. Ma signora Boldrini, dello sputtanamento a mezzo stampa degli autoctoni nati e cresciuti in Italia, che ne dice? Per accontentare l'ONU, le teste d'uovo dell'informazione hanno così lavorato alla Carta di Roma. Mettendo il bavaglio a se stessi.
Il clima è già quanto mai favorevole alla repressione di pensieri e parole: c'è in corso il ddl Mastella sull'antinegazionismo (si veda qui il mio pezzo del 27 gennaio scorso in archivio) che usa gli ebrei (alcuni dei quali favorevoli al provvedimento, altri contrari) come foglia di fico per tarpare le ali a tutti, e che prevede la reclusione fino a 4 anni per chi parla di superiorità di cultura, civiltà, razza e sesso. C'è pure la proposta di reato di islamofobia da parte di 57 paesi arabi all'ONU con le relative Gestapo islamiste dei singoli paesi che le ospitano (MRAP, IADL ecc.) le quali premono in questa direzione (mio post del 22 febbraio 2006 "Che cosa nasconde la trappola dell'islamofobia"). Il tutto, mentre nei loro paesi si continua bellamente a sgozzare e a decapitare "gli infedeli" senza che i 57 stati arabi muovano un dito.
E ora, eccoci al decalogo del politicamente corretto secondo il buon cronista - decalogo da distribuire a testate e a network televisivi. A proposito, si potrà scrivere EURABIA in futuro? o finiremo nelle grane?
NdR: Ci scrive Andrea Morigi di "Libero":
"D'accordo sui commenti. Tranne che per un equivoco: Stampa Democratica è proprio la componente sindacale contraria alla "Carta di Roma". La denuncia è arrivata al loro convegno, infatti, come un allarme sul restringimento delle libertà di stampa".
Lo ringraziamo per la precisazione e ne prendiamo atto.