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21 October 2025

Libri abbandonati in stazione e analfabetismo di ritorno









Assistiamo sempre più spesso ad un nuovo fenomeno. Da quando esiste la Rete e  l'universo informatico, il libro ha perso sempre più interesse. Gente che fa a gara a disfarsi di libri divenuti improvvisamente ingombranti. Parenti di proprietari deceduti che non sanno più come disfarsi di libri avuti in eredità dal caro estinto. Nemmeno le biblioteche pubbliche li accettano più. Mi sono chiesta non senza sorpresa cosa è successo. La gente moriva anche prima, ma i libri non erano mai stati così superflui come oggi. E' successo che il mondo miniaturizzato dello smartphone ha preso il sopravvento sul mondo di Gutenberg. Mi piacerebbe sapere quanti tengono ancora in casa enciclopedie o dizionari per consultarli invece di ricorrere alla scadente Wikipedia. I libri invecchiano, le pagine ingialliscono e si strappano, le copertine si sciupano. Le librerie e cartolibrerie chiudono.. Sempre più spesso assistiamo a libri regalati e riposti nelle cassettine delle stazioni ferroviarie o dei parchi pubblici. Lo chiamano col solito ipocrita nome inglese di bookcrossing. Letteralmente, passalibro, giralibro. Pare che detto fenomeno provenga dagli Usa. Un modo pietoso e  forse un po' ipocrita di rendere circolare il caro vecchio libro caduto in disuso, nell'illusione che possa riavere una nuova vita. Qua e là si moltiplicano le iniziative delle stazioni ferroviarie collegate a bibliotechine comunali per incentivare lo scambio di libri...vagabondi. Ecco un esempio, nel Varesotto:
https://www.ferrovienord.it/2019/06/27/bookcrossing-via-a-libero-scambio-di-libri-nella-stazione-di-barasso-2/ 

Per carità, lodevole iniziativa, ma non facciamo finta di ignorare che le nostre stazioni ferroviarie non vengono presidiate da tempo, nemmeno più per l'emissione di biglietti e che i vandali a corto di cattive azioni, non di rado si attaccano anche ai libri per bruciarli su modello del racconto di fantascienza Fahrenheit 451. In questi casi, non c'è bisogno della dittatura del solito omino coi baffetti: basta già l'ignoranza e la brutalità diffusa.
Senza ignorare che anche gente simile, possiede un telefonino magari per filmare le loro infime prodezze vandaliche che poi mette in rete.
D'altro canto, si vive sempre più immersi in una bolla fatta di notizie, immagini, commenti, repliche ai commenti, like e dislike e la Rete si rivela sempre più un universo parallelo fatto di trappole e di inciampi. La lettura on line, stanca gli occhi, non consente concentrazione e non è fatta per essere memorizzata. Davanti a un articolo di approfondimento anche interessante, sono portata io stessa a dire: troppo lungo. E a stancarmi alla sua lettura, cosa che non avviene sulla carta. Si crede di imparare, ma poco dopo non si ricorda più nulla e  capita di  chiedere a sé stessi: dove ho letto, questo o quell'argomento?. Dove ho preso la tale o tal altra notizia? Insomma,  il passaggio  estratto da un libro lo si segna col segnalibro, con una sottolineatura o con una cara vecchia orecchia piegata. Quello del web, svolazza e si dissolve su qualche Cloud. Il mondo delle informazioni ti entra in casa (infodemia), ma si è soli e dispersi nel mondo e il presunto sapere infinito del web, alla fine genera ignoranza e presunzione di saperla lunga.
Stiamo sprofondando nell'universo dell'immediato tipico degli insetti senza memoria, quella memoria che avevamo imparato a coltivare proprio dai libri. Il libro è già una selezione basata sullo spirito critico e saper discernere, selezionare, riflettere è un esercizio che richiede tempo e fatica: non ci sono scorciatoie! 
Le notizie  vengono esasperate e ingigantite per l'uopo, ma non importa più se siano vere o false... L'importante è che facciano rumore, tanto rumore. 
I bambini ai tempi del Digitale, dal canto loro, hanno disimparato a scrivere in corsivo. In compenso (ma meglio sarebbe dire "in scompenso") sanno digitare abilmente con una velocità supersonica i messaggi sulla tastiera accompagnati da piogge di emoticon. Il periodo dei confinamenti legati alla cosiddetta "pandemia", li ha già coartati all'isolamento e ad adattarsi alla finzione virtuale e immateriale del web, privandoli di veri contatti umani. 

Ho letto la lettera di Marina Berlusconi al Corriere della Sera. Su alcuni punti ha ragione, specie quando scrive: I libri sono da sempre efficaci anticorpi contro barbarie e totalitarismo, ma oggi assumono anche una funzione nuova: quella di anticorpi contro l’assottigliamento del pensiero imposto dallo smartphone, veri e propri strumenti di resistenza contro l’omologazione digitale.




Ma non vorrei che il suo grido di allarme contro le BIG TECH, senz'altro comprensibile in quanto editrice, nascondesse la voglia di imporre una authority esterna deputata, non si sa bene a che titolo, di vagliare che cosa è vero e cosa è falso. Una authority falsamente imparziale magari a caccia di bufale contro gli inevitabili inganni  truffaldini della IA. Se i "discorsi sull'odio" vanno stigmatizzati e sanzionati da chi e da quale commissione. Meglio vigilare che la toppa non diventi peggiore del buco. Per il momento, insegniamo ai più piccoli e alle giovani generazioni di fare a meno, quando è possibile, di quel falso talismano elettronico che serve a farli deconcentrare, a creare analfabetismo di ritorno oltre  a renderli dislessici e privi di manualità grafica. Ma occorre che gli esempi partano proprio dagli adulti, anch'essi vittime  reinfantilizzate di quel Paese dei Balocchi elettronici che ci circonda. Quanto ai libri,  mi auguro che ritornino quanto prima nelle case, negli scaffali e sui comodini, e non ghettizzati in cassettine da riserva indiana ferroviaria.

Sant'Orsola   





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