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14 October 2024

Paradossi storici sul MO




Il conflitto israelo-palestinese (ma sarebbe più corretto dire oramai arabo-israeliano) rischia di diventare un'atroce guerra dei 100 anni. E quando le guerre diventano di durata secolare è difficile pensare che torti e ragioni stiano da una parte sola. Vale la pena di ritornare alla famosa dichiarazione di Balfour che spesso viene indicata dagli storici come l'atto fondativo dello stato di Israele. Ecco cosa scriveva il 2 novembre 1917 (e cioè durante la prima guerra mondiale) Lord Balfour a Lord Rothschild


Egregio Lord Rothschild,

È mio piacere fornirle, in nome del governo di Sua Maestà, la seguente dichiarazione di simpatia per le aspirazioni dell'ebraismo sionista che è stata presentata, e approvata, dal governo.

"Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adopererà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni".

Le sarò grato se vorrà portare questa dichiarazione a conoscenza della federazione sionista.

Con sinceri saluti
Arthur James Balfour»



Ordunque dal "focolare nazionale" siamo passati al focolaio permanente, ai roghi, ai bombardamenti e alle macerie.

Se Israele intende aprire una guerra contro l'ONU, vale la pena di ricordare che la sua "esistenza" la deve proprio alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU del 14 maggio del '48. Non che abbia mai amato l'ONU e tutte le sue appendici (Oms, Unesco, Unicef, Fao ecc.) ma dare delle persone "poco gradite" che devono sloggiare dalle ambasciate a coloro ai quali si deve la propria "esistenza", mi pare un altro di quei paradossi sui quali riflettere.

Cartina della spartizione dei territori tra arabi e israeliani nel '48

La risoluzione 1701 della missione UNIFIL dei caschi blu sulla linea di demarcazione detta "linea blu" venne concordata dalle parti  in conflitto nel 2006, durante il conflitto israelo-libanese. Alla missione partecipa un migliaio di nostri soldati. C'era allora al governo Ehud Olmert del partito di Kadima che dovette succedere ad Ariel Sharon, il quale venne irrimediabilmente colpito da ictus. E fu instaurata col consenso pieno dei due attori in gioco nel conflitto: Libano e Israele. In Italia c'era al governo la sinistra (Governo  Prodi).  Era ministro degli Esteri Tzipi Livni, colei che ha denunciato Netanyahu accusandolo di frode. 

Ora come è noto, l'Unifil non va più bene agli stessi che l'avevano caldeggiata e  dovrebbe sloggiare, perché  i nostri soldati rischierebbero di diventare "scudi umani" di Hezbollah. Il curioso è che per ora sono stati colpiti e feriti dal IdF, ovvero l'esercito israeliano. Sarà anche, come dicono dell'Unifil una "missione fallita"; sarà pure vero che le missioni di peace-keeping oltre ad essere onerose, non riescono mai a venirne a capo di nulla, ma chi deve smantellare la missione non deve  e non può essere Israele. La tempistica, in ogni caso, non può essere lei a deciderla in un territorio non suo. Credo che non sia piaciuta a nessuno l'esternazione carica di arroganza di Netanyahu, trasmessa in questi giorni in tv. E mi domando a parti invertite (sto parlando dei feriti, alcuni dei quali gravi) cosa sarebbe accaduto. 

Ma ecco intravvedere un altro cruciale paradosso. L'Italia ha versato la bellezza di oltre 2 milioni di euro per inviare armi a Israele. Ci mancherebbe solo che i nostri soldati venissero feriti e magari uccisi con le armi che noi stessi gli forniamo, sottraendoli ai nostri bilanci! Ma l'argomento embargo è argomento tabù, e non solo in Italia. In Ue, manco a dirlo, non trovano un accordo.  In Usa c'è la campagna elettorale e gli Americani, fuori dal loro cortile di casa, si girano dall'altra parte. Pur continuando, nonostante qualche sporadico mal di pancia, a foraggiare di  armi Israele. Non si può bofonchiare  generici appelli alla tregua, rispetto dei diritti umani e continuare ad armare le mani di chi non esita a colpire in modo indiscriminato creando atroci sofferenze sulla popolazione civile. E' di oggi un ulteriore accanito attacco sull''ospedale Al Aqsa di Gaza. Cenere su cenere. Sì, perché ora i fronti sono tre: Gaza, la Cisgiordania (già soffocata e ridotta all'irrilevanza dai pervasivi insediamenti dei coloni), il Libano. Poi ci sarebbe anche quello di cui non si parla ma che è già nei piani di Israele: l'Iran. Ma questa è un altro fronte e un'altra storia.

San Callisto papa

2 comments:

Anonymous said...

La cartina geografica del '48 non mi torna. Oggi questi poveracci rispetto ad allora, non hanno più niente, neanche le briciole. Inoltre mi suona derisoria la raccomandazione di Lord Balfour: "essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina".
E invece è proprio quello che hanno fatto. E se la passano male pure le comunità cristiane che vengono prese a pietre e a sputi durante le processioni.
Fabio

Nessie said...

Più che vero, sulle comunità cristiane. Mi è stato riferito durante un mio viaggio turistico in Israele. E in Libano i militari non stanno tanto a fare distinzioni se crepano comunità cristiane come "effetti collaterali" di droni e bombe. Anche l'entrata in Libano non è solo mirata a far fuori Hezbollah, ma mira a una destabilizzazione politica.
15/10