Nessie New Logo

18 June 2024

Macron le Saboteur



Abbiamo tutti visto durante il G7 in Puglia, l'atteggiamento tracotante di Macron che cercava di riprendersi la scena dopo la batosta che ha pressoché polverizzato il suo partito. Abbiamo  visto come abbia usato l'aborto quale grimaldello per far saltare il tavolo da gioco, mettendo in imbarazzo la Meloni e ostentandone (ricambiato) tutto il disprezzo. In primis dirò un'ovvietà che tale dovrebbe essere per tutti: l'aborto non è un diritto umano. Tanto meno universale. E non funziona nemmeno come mezzo  "antifecondativo", poiché  tutti sanno che esistono pillole e altri mezzi anticoncezionali preventivi più collaudati e  assai meno pericolosi per la donna. Poi, a proposito di "sensibilità", termine del quale si fregia Macron, mi piacerebbe sapere che ne sa lui di questi temi, dato che ha scelto di non avere figli sposando un'anziana moglie-maman. Un po' di imbarazzo dovrebbe provarlo anche colui che lo bacia e lo abbraccia di continuo, magari in funzione "antimeloniana".  In realtà, in funzione anti-italiana.

 Ma vengo al sabotaggio dichiarato e riportato da varie testate mainstream, del quale l'uomo dell'Eliseo sembra pure vantarsene. Curioso, dopo aver fatto l'interventista laddove parlava apertamente di spedizioni di soldati francesi che affondano gli stivali sul terreno russo, ora si dichiara lanciatore di granate contro gli avversari politici.  Ecco dunque la frase-clou dopo aver dichiarato lo scioglimento del Parlamento a seguito della  sconfitta elettorale e  aver annunciato la data di nuove elezioni legislative per il 30 giugno e il 7 luglio. La frase con la quale Macron si gioca l’ultima carta ponendo tutti di fronte alla paura di vedere al governo il giovane Jordan Bardella, delfino di Marine Le Pen del Rassemblement National.  Con aria di sfida rilancia: 

"Se il caos mi preoccupa? Al contrario. L’ho preparato da settimane e sono entusiasta. Ho lanciato loro una bomba a mano disinnescata fra le gambe. Ora vediamo come se la cavano…”. 

Fioccano risposte dei  francesi sui social altrettanto puntute contro di lui, che gli danno del piromane.  Un piromane che per l'occasione, si fa pure terrorista. Inoltre circola un florilegio di vignette che lo ritraggono come il novello Nerone in procinto di bruciare Roma, mentre contempla in estasi lo spettacolo da lui prodotto.  Pare che per qualcuna di queste, sia scattata la censura. Ma intanto, si incendiano di proteste anche  le piazze, e le  roccaforti tradizionalmente di sinistra come come Lorient in Bretagna, città portuale di commerci marittimi e di pesca,  che votano per il Rassemblement. Non solo, ma anche in Francia come da noi, cresce l'astensione e la protesta contro la Ue.  I "complottisti" dicono già che, a creare marasma in caso di vittoria delle forze identitarie,  ci manca solo il solito attentato "islamico" e qualcuno si aspetta già un Bataclan  bis.

Un po' di chiarezza sulla storia di questo personaggio che è stato consulente economico per il governo socialista di Hollande. Prima di entrare alla Banca Rothschild, il giovane Emmanuel, diventato ispettore delle finanze dopo la Scuola nazionale di amministrazione (ENA), è stato assunto nel 2007 dall’economista Jacques Attali in seno alla Commissione per la liberazione della crescita francese. Quest’ultima era appena stata creata dal presidente eletto, Nicolas Sarkozy, affinché gli suggerisse delle vie di riforme.

Inoltre è un epigono del citato oligarca Attali suo mentore che ne appoggiò la candidatura presidenziale - colui che ebbe a  dichiarare: “L’eutanasia sarà uno degli strumenti essenziali del nostro futuro”, spiega, aggiungendo che “in una società capitalista, delle macchine permetteranno di eliminare la vita quando questa sarà insopportabile o economicamente troppo costosa“. (fonte: Il Primato Nazionale)

La stampa svizzera su Macron parla chiaramente dell'affaire Nestlé-Pfizer ("Ha negoziato per Nestlé il rilevamento della filiale nutrizione di Pfizer. Ciò gli ha consentito di diventare milionario”); quella italiana invece NO e si limita a  soffermarsi sui suoi screzi con la Meloni.  Qui nel collegamento, viene ben spiegata tutta una serie dei suoi  complicati maneggi finanziari che rivelano una smodata e inarrestabile ambizione accompagnata da cinismo: 

https://www.swissinfo.ch/ita/politica/presidenziali-francesi_macron-il-banchiere-della-svizzera-nestl%c3%a9-all-eliseo/43154376

Sbagliato definirlo semplicemente un "francese" che odia il suo popolo. Gli uomini di finanza sono apolidi. E i  veri patrioti francesi lo detestano cordialmente organizzando contro di lui sit-in di proteste settimanali. Del resto,  chiamano sprezzantemente lui e la sua combriccola di androidi della finanza "La Macronie". Lui lo sa, e promette di lanciare una bella bomba a mano disinnescata tra le gambe dei "populisti" e dei sovranisti. Per vedere l'effetto che fa e se riescono a venirne a capo (s'ils en sortent), dato il pochissimo tempo lasciato loro a disposizione per organizzare nuove elezioni legislative e reti di importanti alleanze. Chi può parlare con protervia di dissoluzione della patria, se non un alieno rancoroso che ben poco ha a che fare col suo suolo natio? 

Come spesso avviene, a proposito di  tiranni si sprecano teorie psicologiche sulle sue patologie.  Il philosophe Michel Onfray parla di lui come di un "sadomasochista che gode della sofferenza che infligge al suo popolo". Non di rado fa i  bagni di folla per il piacere di sentirsi contestare e  detestare. Come dire? Intanto sono io che comando fino al 2027. 

Lo psichiatra Adriano Segatori parla di un rapporto non cresciuto con la sua Prof "seduttrice" e manipolatrice, divenuta poi la sua moglie-madre. E della sua personalità narcisista e megalomane, tipica di "uno psicopatico con deliri di onnipotenza". 


Comunque sia, la risposta non può che essere politica: è bene farla finita con personaggi così aridamente "tecnici" e "tecnocratici" zelanti esecutori della famigerata Agenda 2030, capaci di fare strame della democrazia del proprio paese e che sognano di distruggere le nazioni dal proprio interno. 

Per parodiare un verso della Marsigliese 

Contre nous de la Macronie

L'étandard sanglant est levé

Perciò, per il 30 giugno e il 7 luglio, non mi resta che augurare al popolo di Francia,  aux armes Citoyens!

 giorno di San Calogero

10 June 2024

Colleville-sur-Mer, l'altra faccia del D-Day






E' difficile contrastare l'attuale retorica bellicista con le ragioni della pace senza  dover cadere, magari inconsapevolmente, nella retorica pacifista. Proverò a ricordare che gli interventisti da salotto come Renzi e la sua voglia di emulare Macron-Napoléon (in queste ore alle prese col cataclisma elettorale del Rassemblement National), come Molinari di Repubblica e come l'onnipresente Mieli, non sono in grado di manovrare nemmeno una cerbottana o una fionda, ma si esaltano, sobillano e aizzano alla guerra contro la Russia, con il solito codardo appello dell'armiamoci e partite. Tenterò di far presente che quando le bolle speculative esplodono e il debito mondiale detenuto dagli Usa cresce a dismisura, per le élite non c'è nulla di meglio che una bella guerra. La guerra (possibilmente mondiale) è l'occasione unica per un vero e proprio Grande Reset.

Perché scoppiano le guerre? - mi chiedevo quando ancora liceale, ero alle prese coi manuali di storia. Certamente non mi sarei mai accontentata nemmeno allora, della semplicistica spiegazione ripetuta più volte da Bergoglio, secondo cui devono arricchirsi le fabbriche e i trafficanti d'armi. Troppo banale per essere considerata l'unica ragione. Le guerre deflagrano per una quantità imprecisata di motivi: per espansione territoriale, per l'accaparramento di materie prime che una certa potenza pensa di prelevare da altri paesi;  per sottrarre zone strategiche situate in posti chiave o in zone geografiche favorevoli al predomino (l'Eurasia nella dottrina Mackinder). Per la sete di predominio degli uomini di nazioni già ricche, per avidità, per rapacità, per odio fra fazioni...

Che effetto fa,  come è avvenuto nei giorni scorsi, celebrare uno sbarco che è costato migliaia di vittime da ambo i fronti come quello di Normandia, in occasione della ricorrenza dell'Ottantesimo anno? Se si osservano le passerelle dei  reali britannici e dei vari capi di stato dai media mainstream, sembra quasi  che  fosse  stata solo un'impresa eroica di tipo hollywoodiano priva di effetti collaterali: le migliaia di morti lasciati sul campo.
Recatevi a vedere il cimitero americano militare di Colleville-sur-Mer e vedrete croci a perdita d'occhio  (quasi 10.000) che degradano in bianche fughe fino alla falesia sul mare. Migliaia di morti in giovane età le cui salme vengono affidate ai venti dell'oceano e al fragore delle onde, perché sì, questi crudeli e cinici Signori della guerra, devono imporre le loro missioni di morte, a  chi si affaccia alla vita. Che cosa avranno raccontato a quei ragazzi per indurli alla morte? Che andavano ad esportare la democrazia contro l'Uomo coi Baffetti e il suo sodale Mascellone italiano? Curiosamente oggi stanno trasferendo i "baffetti" assassini anche a Putin, il Vilain di turno che serve a legittimare un altro bagno di sangue e a rompere il tabù della pace duratura, troppo duratura. E' per lo meno sgomentevole la dichiarazione di Stoltenberg secondo cui se abbiamo avuto 75 anni di pace,  ora sarebbe tempo di dissotterrare l'ascia di guerra. Ed ecco che si affaccia l'idea angosciosa del sacrificio inutile. Dell'inutile spargimento di sangue dei vincitori come dei vinti. Dell'assurdo sogno americano sull'esportazione di una democrazia a suon di bombe, magari sui civili. Sogno infranto e incubo reale non ancora finito, a quanto pare, alla luce della consapevolezza odierna secondo cui i modelli democratici dovrebbero essere perseguiti in proprio, nazione per nazione. 
Altrettanto sgomentevole è leggere editoriali come quello che è apparso su Repubblica-Rothschild dal titolo "Ogni generazione ha il  suo D-Day". Come dire: è arrivato il momento che possiamo dimostrare di essere tutti quanti degli Eroi. Fesserie stratosferiche! Una celebrazione come quella che vede Zelenski a capo di una nazione come l'Ucraina distintasi per aver collaborato coi tedeschi durante la II Guerra Mondiale, presenziare la cerimonia con l'aureola del martire, non può che avere come risultato una sgradevole sensazione di rigetto. Rigetto per l'ipocrisia e la falsificazione palese della Storia in sfregio ai suoi documenti e testimonianze. Inoltre, con che coraggio si parla di negoziati di pace nell'imminente  G7 che si terrà nei pressi di Brindisi dal 13 al 15, impedendo alla Russia di sedere al tavolo delle trattative quale potenza direttamente cointeressata al conflitto? Falsificare la storia per impedire la verità: la Russia sovietica di allora - piaccia o meno - fu anch'essa tra gli attori combattenti contro il nazifascismo e lasciò pure il suo elevato tributo di morti sul campo.  C'erano pure Mattarella e Scholz, presidenti di nazioni che ebbero in passato due dittature che travolsero il Novecento, i quali presenziavano con solennità all'evento memorialistico, manco avessero avuto legioni di soldati morti al loro seguito nell'impresa che avrebbe liberato il continente europeo. Insomma, siamo alla parata delle facce toste e delle mosche cocchiere!

La sera del 6 giugno Rai Movie ha mandato in onda - per non smentirsi - la proiezione del film "Il giorno più lungo", una pellicola fortemente propagandistica con un cast stellare dove i migliori attori furono pagati tutti quanti a 25.000 dollari (con l'eccezione di John Wayne che ne pretese 250.000 per via di certi contenziosi pregressi con il ricco produttore ebreo Darryl Zanuck). Le imprese paracadutistiche come la memorabile discesa alla Sainte-Mère-Eglise con l'immagine del parà John Steele rimasto impigliato nel campanile della chiesa, non furono solo rocambolesca finzione filmica. Quelle immagini fecero il giro del mondo e oggi rappresentano un'attrazione turistica per quel villaggio normanno che ha lasciato appeso il manichino del paracadutista alle guglie della chiesa, quale ricordo dell'avvenimento.

Sainte Mère Eglise, il manichino del paracadutista appeso

 Curiosamente la vera assurdità della guerra è racchiusa nelle battute finali del film. Un soldato ferito (Richard Burton), che guarda il suo commilitone morto ai suoi piedi e che confida a un ranger (Richard Wagner) disperso accanto a lui : "Io sono ferito, lì c'è il morto e tu sei disperso" - una sintesi mirabile di che cosa è una guerra.  Mentre il ranger capitato da non si sa bene quale sconosciuta spiaggia, chiede attonito: "ma almeno abbiamo vinto o no?". Uno straniamento tipico di chi è reduce da una battaglia, ma non conosce il risultato complessivo del teatro bellico che lo attornia. 
L'altra faccia del D-Day è il silenzio delle moltitudini di croci di Colleville, tra cielo, mare, verde e vento, le incisioni coi nomi sulle croci in un luogo di eterno riposo dove gli ufficiali graduati e i soldati semplici sono sepolti insieme. C'è spazio anche per i nomi dei soldati dispersi, raccolti nell' apposito memoriale in una sala interna. Il tempo passa, le generazioni si avvicendano e i discendenti di questa immensa Spoon River militare situata davanti all'Atlantico forse non sapranno nemmeno più perché e per chi sono morti i loro predecessori. Ma ancor oggi, questi drammi dell'umanità non sono finiti.

Pointe du Hoc, uno dei luoghi dello sbarco in Normandia

Se potessero parlare quelle povere anime degli estinti, chiederebbero, come il soldato disperso del film, ai potenti della terra in visita per l'Ottantesimo anniversario: ma abbiamo vinto o no?
Sì, perché in guerra non vince mai nessuno, nemmeno i dominatori con la loro lunga scia di sangue dietro di loro. La pace, invece conviene, non tanto per obbedire a una retorica pacifista che non è nelle mie corde, ma perché in tempi di  pace vince la civiltà e la prosperità;  pertanto, vinciamo tutti. Ma vallo a far capire!

Giorno della festa della Marina






01 June 2024

Lupi, agnelli e favole elettorali


E' iniziato il baraccone delle illusioni e delle favole elettorali,  perciò in questo periodo, mi tengo ben lontana dalle tribune elettorali, dai talk show e dai comizi. Ho già enucleato i motivi, nel corso di questo blog, che mi fanno disertare le urne per queste elezioni europee, nel cui Parlamento, i deputati hanno 10 minuti per parlare una tantum e percepiscono 25.000 euro al mese più prebende varie.

Ecco alcuni dei motivi per NON votare che riassumo in questo quadro sinottico: 

  1.  Questa Europa doveva garantirci pace, benessere e prosperità ma ci ha portato guerre alle porte di casa, miseria e impoverimento
  2. E' fatta di nominati e non di eletti
  3. Ha una terminologia che ricorda la Duma sovietica (Troika, Eurokomissar, tecnici)
  4. E' stata messa in piedi come Unione di Banche private e nasce solo all'insegna del peggior materialismo mercatista
  5. Ha imposto una moneta unica a cambio fisso che è moneta battuta senza stato (l'Euro)
  6. Non pone vincoli all'immigrazione di popoli provenienti da altri paesi, ma anzi li incoraggia e sanziona quegli stati che vi si oppongono, secondo i piani dell'ONU (e prima, piano Kalergi)
  7. Pretendeva portare libertà ma ha imposto beceri divieti e imposizioni ad ogni livello (nell'industria, nel lavoro, nell'agricoltura e nel cibo, nel turismo,  nelle abitazioni, nell'uso delle automobili, nel commercio e nell'istruzione). 
  8. Sta imponendo anche la Salute Unica (One Health) e ha imposto coattivamente vaccinazioni con contratti poco chiari, coperti da segreto militare, ai paesi membri
  9. Dirama nei suoi programmi l'agenda di Davos e del World Economic Forum 
  10. E' nemica acerrima del Cristianesimo mentre incoraggia un pluriconfessionalismo che serve a destabilizzare e a favorire disgregazione sociale.
  11. Applica la censura nella rete e nella libera informazione sempre più controllata dai loro burocrati supervisori.
  12. Ha usato la leva finanziaria per mettere in  grave difficoltà alcuni paesi membri (lo spread, i rialzi dei tassi che ora, in prossimità delle elezioni ha abbassato surrettiziamente)
  13. Ricatta quei paesi e quei leader che si oppongono ai suoi soprusi
  14. Crea il vincolo esterno attraverso Trattati che vanificano gli Statuti dei paesi sovrani, le loro leggi e il loro stato di diritto (Trattato di Maastricht, Trattato di Lisbona)

Per queste e per altre ragioni, non mi recherò alle urne elettorali per un' entità che ha scelto di togliere sovranità, indipendenza e libertà ai popoli e alle nazioni. E che ora sotto l'ombrello Nato, e su mandato angloamericano, intende trascinarci in una guerra che nessuno vuole - un'avventura senza ritorno in Terra Incognita. 

S. Giustino