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02 January 2019

L'esercito dei Bimbiminkia



Primo post del 2019, giorno di S. Basilio. Non starò sulla notizia, ma su qualche nota di costume. O meglio, di malcostume.
Non si può  più andare da qualche parte a fare una passeggiata, che bisogna farsi largo  tra i selfomani dalle lunghe astine inalberate con orgoglio e vanto nei loro cellulari, come bandiere.
Praticamente una giungla di prolunghe col mini-monitor per scattare una foto o  farsi un selfie.  Ecco che la passeggiata si interrompe perché a qualcuno salta il ticchio di farsi una foto, o di farsela scattare,  tutti sorridenti e giulivi. E allora lì, ad aspettare che sia finita la scenografia del click, prima di poter passare e proseguire lo struscio. E si badi, non si tratta solo dei soliti giapponesi "clicckomani", ma  un po' di tutti.  Chiunque di voi, sarà ossessionato da parenti e amici che spediscono così,  tanto per condividere,  più foto e immaginette del necessario spesso insignificanti su qualunque cosa: hai trovato funghi? Li condivido e spedisco (Bip! Oh che bel fungo!);  hai pescato pesci? Te li mando (Bip! Oh che bel pesce!) . Il mio bambino è caduto giù dalle scale col triciclo e si è  fatto un bel livido in fronte: te lo mando in foto (Oh, poverino, che bel bernoccolo nero! Speriamo che guarisca in fretta). E così via.
E a proposito di questi ultimi, l'estate scorsa al mare mi ha colpito vedere bambinetti appena in età scolare che, davanti allo spettacolo pirotecnico della festa del Golfo, dopo un palio con regate, invece di guardare la bellezza dei fuochi d'artificio che si riflettono nell'acqua erano tutti intenti a smanettare nei loro tablet. In sostanza, la vera meraviglia non era più nel cielo, nei fuochi, nei colori e nel mare ma nel display. Mi è venuta una grande tristezza. Avrete pure visto come anche gruppi di amici adolescenti, invece di inventare giochi e forme di aggregazione tra di loro, sembrano essere quasi imprigionati ciascuno nelle bacheche dei social.
Un gruppo di cinque giovanissimi amici  da me scorti all'angolo di una strada di passaggio, avevano  il proprio smart ultimo modello e l'unica forma di conversazione tra loro era - manco a dirlo -  parlare di quel che vedevano in quel mini-schermo. Invece della "vita in diretta", abbiamo sempre più "vite indirette". Che generazioni verranno avanti? 
E' la domanda che inevitabilmente ci poniamo. Non c'è che dire:  non abbiamo mai avuto così poca comunicazione, come da quando c'è quest'ansia di comunicare e di rimanere sempre connessi e interconnessi. 

Smanettoni all'opera. Ovvero, l'arte di comunicare
Primati col telefonino
Credo pertanto sia giusto iniziare a porsi delle domande riguardo l’ossessione da social, da videochiamate  whatsappate e/o da whatsappare.  Le modalità con cui vengono utilizzati   accompagnati dal diffuso urgente bisogno di "condividere" qualsiasi cosa, immediatamente, come se altrimenti non si riuscisse a vivere appieno l’emozione di un accadimento, finisce col diventare inquietante. Sì perché i social media , come affermato anche dal sociologo Zygmunt Bauman, implicano l’esposizione, e di conseguenza il non avere segreti e il venir meno della propria privacy. Tutte carte che diamo deliberatamente in mano a un Grande Fratello Globale, il quale raccoglie una preziosa banca dati sul nostro conto, senza nemmeno aver bisogno di imposizioni. Del resto il patron di Facebook Mark Zuckerberg, non ha mai fatto mistero, di utilizzare questi dati. Spesso chi ha un profilo sui social, fornisce senza rendersene conto dati su hobby, preferenze, viaggi, sport praticati, gusti, disgusti, che poi vanno ad incrementare il Database globale.
Nei social network si può arrivare ad essere dipendenti dalla socialità virtuale, come una vera e propria droga (ed è infatti già da anni un fenomeno tenuto sotto controllo dagli psichiatri). Se trascorrete diverse ore al giorno incollati allo schermo (o display), o non riuscite a resistere all'impulso di  aprire le notifiche di status quando vi arrivano sullo smartphone o, peggio, quando siete in compagnia con altri, o addirittura a tavola con familiari ed ospiti, potreste cadere nella categoria. E allora è meglio correre ai ripari.
Secondo il sito One Mind le interazioni sociali ci gratificano. Non importa se siano reali o virtuali, il nostro cervello prova comunque un sentimento di appagamento; rilascia “ossitocina” e “dopamina”, responsabili della sensazione di benessere, e attiva il circuito della ricompensa. Allora che c’è di male nel provare piacere? Il problema è che, sulla carta, il cervello dovrebbe ricompensarci soltanto quando eseguiamo realmente delle azioni concrete  e per davvero meritorie. La gratificazione serve infatti a farci capire che stiamo seguendo la strada giusta, da ripetere in futuro. Ma nei social otteniamo la ricompensa senza aver fatto niente di concreto, senza aver compiuto un vero sforzo. E poiché il cervello è pigro (tende a risparmiare energia), finisce col preferire le interazioni virtuali a quelle reali.

La conseguenza è che l’uso massiccio dei social ci porta a diminuire sempre più le interazioni con la società reale. In altre parole, ci rende più antisociali.

Una cara amica lamenta comportamenti distratti e perfino scontrosi e irascibili nel marito da quando è diventato assiduo frequentatore di social, offrendo su FB la cosiddetta "amicizia" ad  oves et boves. Ci vuole una vita per farsi un vero amico ("chi trova un amico, trova un tesoro" è un proverbio che sta a  indicare la rarità del fenomeno) , ma sui social in un battibaleno si diventa amici di tutti. Il marito in questione si mostra apatico, assente ed estraneo a quanto avviene in casa e tutto intorno a lui, e non può fare a meno di "smanettare" sul suo smart, nemmeno in presenza di amici (veri) e di ospiti (veri) magari a cena da lui.

Il motivo è facile da comprendere i vari "like" (mi piace), che gli arrivano in "tempo reale", le varie richieste di "amicizia", quando sottopone ai social i suoi parti letterari, gli danno quella serie di “gratificazioni immediate” che in famiglia non trova. Ma il "tempo reale" non è il tempo umano, è un'altra finzione.
Un'altra situazione che caratterizza i nuovi mezzi tecnologici di cui si fa impiego è la re-infatilizzazione da parte di chi li usa.  Nel gergo di internet Bimbominkia (a volte riportato con la grafia bimbominchia e abbreviato con le sigle BMK) è un termine con connotazione negativa che indica un utente, spesso adolescente, di scarsa cultura e di modeste proprietà linguistiche. Si esprime con un linguaggio basato su errori sintattici e grammaticali, colmo di anglicismi spiccioli, frasi abbreviate da sigle e acronimi (è il caso di RIP, quando muore qualche personaggio famoso, in luogo di Riposa in Pace) e decorate da emoticon e altri simboli virtuali.




Si è inoltre soliti identificare come Bimbominkia una persona dal carattere infantile, autoreferenziale, arrogante, eccessivamente attaccata alla tecnologia e abituata a pubblicare numerosi selfie sulle reti sociali. Beh, con i social e gli smart e gli I-phone, siamo alla BimbominkioniZZazione di massa. Un altro selfie, un altro like, ad un altro post, come canta  la canzone-tormentone di Arisa e Lorenzo Fragola, L'esercito del selfie. Ma poi ci priviamo di contatti importanti, quelli veri. E si finisce quasi senza accorgersene, come quel povero ragazzo di Taiwan che trascorreva troppe ore nei social e che a causa di un guasto al pc, ha perso le "amicizie" e i "contatti" (virtuali). Allora si è sentito immensamente solo e l'hanno dovuto ricoverare d'urgenza per una forte crisi depressiva. Una volta interrotto il flusso incessante di immaginette sante, di emoticon, di like, di segnali sonori, lì a tenergli compagnia, dev'essergli sembrato qualcosa di disperante e insopportabile, sentirsi sprofondare nel silenzio della sua solitudine reale.   
Un'ultima cosa, dato che poi in questa strana matrix planetaria ci siamo dentro  un po' tutti: spesso siamo critici con gli altri, osservandone le ridicolaggini in corso, ma indulgenti con noi stessi adottando il solito comodo giustificazionismo del "posso smettere quando voglio".

35 comments:

Anonymous said...

Hey! I know this is somewhat off topic but I was wondering
if you knew where I could find a captcha plugin for my
comment form? I'm using the same blog platform as yours and I'm having trouble
finding one? Thanks a lot!

Nessie said...

No, I know nothing about captcha plugin, so I can't help you.

Eloisa said...

Bell'articolo che fa riflettere. Da quando mia figlia mi ha regalato uno di quegli smartphone multi-funzione, la mia vita è cambiata. In peggio. Ogni due minuti è un bip-bip, una foto, un messaggio pubblicitario, un invito alla chat.
Come suol dirsi, è il progresso, Bellezza.

Nessie said...

Grazie. Purtroppo sì, è così: questi sono i prezzi del Progresso il quale favorisce la
bimbominkionizzazione di massa. Per il momento resisto ancora con uno stravecchio cellulare Nokia che serve solo come telefono. Così come resisto alla tentazione di registrarmi su FB. Molti amici blogger che hanno iniziato con me, hanno poi preso il volo per andare lì.
Ma, come suol dirsi, MAI DIRE MAI: non è mai tardi per rincoglionirsi.

Eleonora said...

Ciao nessie, ho perso la tua mail. Non so se lo sai ma Marshall è venuto a mancare il 20 dicembre. Mi ha scritto sua figlia nel mio ultimo post. Ti ho scritto qui ma, ovviamente, puoi anche non pubblicare questo commento.

Nessie said...

Sì Eleonora lo sapevamo già io e Massimo. E sua figlia è passata qui sul blog a dircelo. Era il giorno 22 e trovi il triste annuncio nei commenti del mio post "Soros, il loro uomo dell'anno" (21 dicembre). Ora magari passo da te e ti metto l'email. Ciao Buon Anno.

Anonymous said...

Il problema non è tanto la comunicazione, ma la comprensione. I mezzi di comunicazione permettono di coprire distanze prima inimmaginabili, ma a che ti servono se nessuno ti capisce ? Invece il livello più basso lo capiscono tutti, quindi si mantengono lì. Sembra un sistema fatto apposta per fare atrofizzare il cervello.

IL SAURO

Nessie said...

Sauro, non so in quale sito ho reperito l'informazione che i Padroni del Discorso si sono messi in mente, attraverso questi mezzi tecnologici, di far perdere una quantità smisurata di tempo a tutti (in primis ai giovanissimi) per accelerare questa "atrofizzazione" del cervello.
Se trovo il link te lo metto, perché vale la pena di approfondire il discorso. L'immagine che ho posto dei ragazzini smanettatori che non parlano, non interagiscono e non conversano più tra di loro, tutti presi dai loro smart, la dice lunga.

Nessie said...

PS: senti, senti chi parla! Le aziende come la APPLE dopo aver brevettato le invenzioni diaboliche ora fingono pure di correre al riparo e lanciare l'allarme che sui social si perde troppo tempo:

https://www.socialmedia.it/2018/07/apple-facebook-instragram-e-il-tempo-sprecato-sui-social/

Hanno la faccia come il didietro.

Anonymous said...

Gran bel post, Nessie, complimenti.
Anche io ho vecchio cellulare Nokia senza connessione. Lo porto sempre dietro sul lavoro (mi è molto utile) e in viaggio. Quando sono a riposo, come in questi giorni, lo lascio volentieri a casa.
Il tuo post mi ha fatto tornare alla mente una scena della quale fui testimone diversi anni fa: due ragazzi che seduti su due panchine diverse, una di fronte all’altra, a quattro-cinque metri di distanza, si scambiavano messaggini (ancora non c’erano gli smartphone). “Comunicavano” così: scambiandosi sms…
Allora pensai che avevamo toccato il fondo, ma più il tempo passa e più mi accorgo di quanto mi sbagliassi. Eravamo appena all’inizio e non alla fine. Il peggio deve ancora arrivare…
(no caste)

Alessandra said...

E che dire delle compagnie telefoniche (tutte) che da un po’ di tempo a questa parte propongono pacchetti con minuti illimitati di telefonate più 50 GB a 6,99 o 7,99 € al mese?
Un ulteriore incentivo a stare ore attaccati allo smartphone.

Nessie said...

Grazie mille No caste. Quel che scrivi trova la piena conferma in quel che mi ha appena detto oggi una vicina di casa su suo figlio di 11 e sua figlia di 14 anni: si scrivono i messaggini con gli amici in stretto rapporto di contiguità come quelli che vedi nella seconda fotografia del post (Smanettoni all'opera).

E' con ogni evidenza una generazione che si scrive di continuo tra di loro, senza tuttavia saper scrivere in Italiano. In buon Italiano.
Vero, poi che "il peggio deve ancora arrivare". Del resto quando abbiamo genitori che portano bambini di 11 anni a sentire un rapper che canta (si fa per dire) graffiti da latrina che ti vuoi aspettare?

Nessie said...

Ciao Ale, un'altra caratteristica dei Bimbiminkia DOC è quella di conoscere a menadito tutte le offerte all inclusive , tutti i "pacchetti" delle varie compagnie telefoniche. E sanno fare una comparatistica dettagliata tra Vodafone, Wind, Tim ecc. come nessun altro. Poi ci sono quelli che sono iscritti a più social e passano il loro tempo a raccontare le caratteristiche e i limiti di FB rispetto a Twitter, a Instagram,a Pinterest ecc. ecc.
Hanno, con ogni evidenza, una quantità illimitata di tempo da buttare.

Anonymous said...

Ci vuole una vita per farsi un vero amico
E spesso lo si perde appena le "circostanze della vita" cambiano.
Questo succede sempre per qualsiasi tipo di amicizia anche "seria", ma statisticamente posso dire che dei miei "veri amici" incontrati nella mia intera vita di 4 ( di numero) che sono stati me ne resta UNO ( ma questo grazie a skype perché , sempre per "le circostanze della vita" fisicamente ci incontriamo sempre meno di frequente.. :-))

Ma questo dipende molto di più dal cambiamento sociale che da l'abuso degli "strumenti sociali". Viviamo dinamiche sociali rapide ed estese su tutto l' intero orbo terracqueo , niente viene approfondito e ogni riflessione è bandita.
Ma la colpa non è di "internet". Internet è meraviglioso ,oggi puoi trovare e leggere di tutto, quando invece un tempo , da ragazzo " assetato di conoscenza ", mi ricordo andavo a leggere la "libreria di casa " di un mio amico di famiglia più ricca della mia ,che io al massimo potevo solo saltare il cinema per comprarmi un "pochet"
ws

Nessie said...

Sull'amicizia. Mi riferivo al "dare l'amicizia" agli sconosciuti di FB e alla superficialità delle community (virtuali) on line di cui i ragazzini sono avidi. Mi pareva così chiaro!
Su Internet nessuno ne nega l'utilità, ma qui stiamo parlando di "abuso" da connessione e non di uso.
In Francia a scuola hanno vietato l'uso dei cellulari, in Italia invece non li puoi ritirare, perché quasi quasi violi "un diritto umano". Un mio amico professore in biologia mi ha raccontato che lui se ne infischia e li ritira ugualmente. Al che un ragazzetto suo alunno, non appena preso un bel voto durante l'interrogazione: "Prof, me lo ridà indietro il mio smart che devo comunicare la bella notizia ai miei genitori?".

"No, lo farai quando tra poco la lezione è finita e te ne andrai a casa", è stata la risposta risoluta del professore.

Che significa? Che per quel ragazzo si rende urgente dare la notizia "in tempo reale" (un'altra falsità del nostro tempo) e che non è più capace di aspettare i tempi più opportuni.

Anonymous said...

Fa un certo effetto a pensare all'Italia industrializzata di pochi decenni fa che era capace di progettare il sottomarino nucleare Marconi e il missile balistico Alfa e a quella deindustrializzata di ora che come massima produzione ha selfie, tatuaggi e piercing...
Poi si potrebbero fare alcune considerazioni su effetti collaterali e varie tipologie di "bimbiminkia" in circolazione indotte dalla ingegneria sociale in atto. Quella che mi impressiona di più è il fanatico, completamente privo di qualsiasi dubbio o capacità critica, che non si discosta nemmeno di una virgola da tutto ciò che gli viene propinato dal Regime: così è iper-europeista, iper-vaccinatore, iper-immigrazionista, iper-genderista ecc. E come tutti i fanatici, appeso al suo smartphone che gli ammannisce a sua dose di Pensiero Unico, ritiene legittimo eliminare chi ha opinioni diverse. Noto che è una tipologia praticamente assente nel nostro campo mentre è molto diffusa in quello avverso...
Scarth

Nessie said...

Sì, potrebbe, Scarth. Del resto non va dimenticato che quel termine nato dall'informatica ha ottenuto un certo successo proprio da quando fu usato da Travaglio contro Renzi, il quale incarna il perfetto modello del "Bimbominkia" insolente e arrogante.

Ma circa il nostro campo, non c'è da farsi illusioni. Ho dei giovani conoscenti modello "bimbominkia" che votano anche Salvini e M5s. Perché, mai come oggi, il "mezzo è il messaggio stesso" (Mc Luhan). E i mezzi tecnologici per poter essere inclusivi devono essere rigorosamente a-ideologici allo scopo di allargare il mercato. Qui parliamo soprattutto di modelli di vita e la modernità e postmodernità affligge e contamina tutti quanti, purtroppo. Questo va detto per onore del vero.

Quanto all'Italia industrializzata e ai grandi artefici creativi nati in Italia e divenuti noti nel mondo cui fai riferimento, temo che, con l'attuale bimbominkionizzazione di massa, avremo in futuro, poche genialità da esportare. La cosa più preoccupante è che i giovani d'oggi non sanno fare un bel nulla e la manualità artigianale e creativa si è perduta nelle notti dei tempi.
Tuttalpiù smanettano assorti come nella foto dei ragazzini con lo smart in mano. Tra l'altro nella cultura global-stereotipata d'oggi, le stesse scenette coi giocattolini high tech in mano, le trovi senza differenze sia sui bianchi che sui neri, senza differenze. Tra giovani e vecchi, senza differenze.
Forse la democrazia per L'Or Signori è proprio questa qui.

Nausicaa said...

Temo che Nessie abbia ragione. In questo processo di rincoglionimento collettivo ci sono (ci siamo ) dentro tutti, senza distinzioni di classe, di razze, di religioni, di fasce d'età anagrafica. Senza contare che anche i parlamentari stanno lì a baloccarsi con quell'aggeggio negli scranni di Montecitorio mentre lanciano gli sms. Anche l'abuso di cinguettii che spesso fanno o le dirette on line frequenti a mio avviso tolgono aura e autorevolezza a chi governa. Non si può sempre replicare, intervenire e fare battibecchi a colpi di tweet. Questo vale anche per Trump e per Salvini, anche quando dicono cose condivisibili.

Nessie said...

Questo è un altro discorso ancora. Il successo dei partiti populisti è proprio dovuto ai social, rispetto ai mainstream, che al contrario, remano contro. E' naturale che chi è stato eletto grazie a questi, ora se ne serva per comunicare col proprio elettorato. Soltanto, occorre una certa moderazione anche in questo, sennò alla lunga diventa tediante.

Un'altra cosa insopportabile e grottesca sono politici che durante i talk in tv, sembrano dei primati ricurvi sul loro giocattolino, pronti a chattare e a fare messaggini lì nei salotti che li ospitano.
Già i talk sono spazzatura ed è un po' come aggiungerne dell'altra.

Alessandra said...

Ieri riflettevo su quanto la strategia della rana bollita sia stata efficace anche qui.
Mi sono tornati in mente gli anni a cavallo tra i ‘90 e i 2000, cioè quelli in cui fu sancito il passaggio definitivo dei cellulari da status symbol (utilizzati più che altro da uomini d'affari, avvocati, giornalisti e cosiddetti Vip) a must have.
Noi adolescenti non potevamo fare a meno di dare un’occhiata al telefonino ogni tanto, e ci angosciavamo se non avevamo ancora ricevuto neppure uno squillo dalle amiche o dal fidanzatino.
Più numeri avevi in rubrica e più eri “figo”.
Aspettavamo con ansia di poter attivare la Christmas o la Summer Card, così non dovevamo preoccuparci di far fuori la ricarica dopo una settimana (penso anche a certi “metodi” usati da alcune ragazze per avere i soldi per comprarle … erano diffusi già all’epoca).
La facilità con cui maneggiamo i social è stata allenata dall’utilizzo delle chat e dei forum.
Ed ecco qui formati i 30-40enni di oggi, la generazione che di norma dovrebbe guidare un Paese.
Eravamo cavie da laboratorio e non ce ne rendevamo conto.

Nessie said...

Riflessioni interessanti che andrebbero estese un po' a tutte le fasce anagrafiche, Ale. Una mia amica professoressa assai solerte nel ritirare i cellulari dei suoi alunni (e giustamente!) ha un vizio di "incoerenza" comune un po' a tutti noi: risponde sempre alle chiamate anche quando si trova in visita a casa d'altri. Fai conto che se si conoscono una media di una trentina di persone per motivi professionali, le sue visite si trasformano in una fastidiosa soneria continua per chi la ospita e non creano più quelle ore liete, adibite a una vera conversazione. Le ho fatto osservare la cosa, ma si è quasi offesa negando l'evidenza.

Con ogni evidenza, "i selvaggi col telefonino" sono sempre "gli altri". Ecco perché ho concluso un po' amaramente il post scrivendo che con noi stessi scatta sempre una forma di autogiustificazione e che in questa Matrix planetaria ci siamo dentro tutti.
Non so se lo sai, ma esistono pure cellulari subacquei per chi ha la passione della pesca sub. Della serie, rimanere eternamente connessi anche quando si fa qualcos'altro di divertente e che dovrebbe distrarre da quella che ormai è divenuta un'ossessione.

Nessie said...

PS: comunque nella Russia di Putin, piccoli scout adibiti alla difesa della nazione, crescono. Hanno l'aria certamente più sveglia e vigile dei nostri teen-ager dagli atteggiamenti autistici con lo smart e l'I-phone in mano:

https://www.maurizioblondet.it/elogio-dei-30omila-adolescenti-russi-che-occupano-il-tempo-libero-cosi/

Anonymous said...

#Alessandra.
Ho incominciato ad usare il cellulare ancor prima del decennio 1990/2000 e posso garantire che non tutti, all’epoca, lo facevano per ostentare uno status symbol. Io lavoravo - e lavoro - sui cantieri, dove puoi trovare manovali, carpentieri, muratori, elettricisti ecc. , non certo Vip in vena di pavoneggiarsi.
Per me era una questione di praticità: sul cantiere non c’erano (e non ci sono) linee telefoniche attive e l’unico modo per contattarti era che venissero a trovarti di persona o che ti munissi di un radiotelefono: attrezzo ingombrante, costoso e dalla portata limitata.
Dunque, i corni del dilemma erano e restano questi: “usare” o “farsi usare”…

Condivido ciò che scrivono Nausicaa e Nessie. Il continuo ciarlare su twitter di quanti hanno responsabilità di governo toglie loro autorevolezza e, alla fine, diventa tedioso. Personalmente, sono arcistufo di vedere sui giornali fotografie di Salvini con le trippe di fuori in spiaggia, mentre mangia la nutella, beve birra o sbaciucchia la sua morosa. O, peggio ancora, rintuzza questo e quello, dimenticando che chi governa ha ben altri modi per farsi intendere. Sono sicuro che potrebbe impiegare meglio il tempo sprecato a postare sui social.
E ripenso al fatto che in Italia il battistrada di questo modo di fare comunicazione politica è stato proprio lui, il Bimbominkia per antonomasia: Matteo Renzi.
(no caste)

Nessie said...

E' vero, il capostipite di tutti i Bimbiminkia è proprio lui, il pentolaio di Rignano sull'Arno. Ma non è obbligatorio seguire il suo esempio...Anzi...dovrebbe servire da monito per evitarlo. Salvini dovrebbe stare molto attento a non fare bulimia di questi social che così come danno consenso, te lo possono togliere in un battibaleno, per saturazione. il M5Stelle, nato proprio su questi mezzi (la rete) se non trova altri strumenti per radicarsi, sarà il primo a evaporare.

Poc'anzi parlavo di primati e non ho resistito alla tentazione di pubblicarne la foto di uno vero col telefonino. Il fatto è che più ci ripenso, più un simile atteggiamento lo osservo oggi negli umani.

Nausicaa said...

No caste scrive : "Personalmente, sono arcistufo di vedere sui giornali fotografie di Salvini con le trippe di fuori in spiaggia, mentre mangia la nutella, beve birra o sbaciucchia la sua morosa. O, peggio ancora, rintuzza questo e quello, dimenticando che chi governa ha ben altri modi per farsi intendere. Sono sicuro che potrebbe impiegare meglio il tempo sprecato a postare sui social."
Salvini è un iperattivo e non è che si limiti ai cinguettii. E' solo che un po' di ascetico silenzio renderebbe ancora più efficace la sua iniziativa politica. Nell'arte della politica dovrebbero parlare le azioni e i fatti.

Giano said...


Tutto vero. Il problema è molto serio, più di quanto si creda.
"Il valore medio globale dell'intelligenza, valutata attraverso i test del QI (quoziente intellettivo) è in caduta libera. E’ l’allarme lanciato a seguito di un complesso studio da un team di scienziati del Ragnar Frisch Centre for Economic Research, in Norvegia. Secondo gli esperti, che hanno analizzato i risultati di 730 mila test del QI effettuati in Norvegia, i punteggi ottenuti sono inesorabilmente in calo dalla metà degli anni '70. I risultati dello studio, pubblicati sulle pagine della rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), smentirebbero altre precedenti ricerche, che davano il valore medio globale dell'intelligenza in crescita costante, di circa 3 punti per ogni decennio per tutto il ‘900.".

https://notizie.tiscali.it/scienza/articoli/quoziente-intellettivo-in-picchiata/

Giano said...

E ancora: gli smartphone danneggiano la memoria degli adolescenti: http://www.ilgiornale.it/news/salute/smartphone-danneggiano-memoria-degli-adolescenti-1557889.html

- Malati di selfie finiscono in psichiatria: https://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2017/01/09/malati_di_selfie_finiscono_al_reparto_psichiatria_ossessionati_da-68-559460.html

- Una potente droga chiamata internet: https://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2018/09/14/una-potente-droga-chiamata-internet-l-intervento-del-neuroscienzi-68-770874.html

Ed altri ancora che denunciano i pericoli dell'uso incontrollato delle nuove tecnologie. Gli allarmi ci sono, ma inascoltati; perché ormai troppa gente ci campa. "Il mondo sta impazzendo, ma non se ne rende conto (proprio perché sta impazzendo).

Nessie said...

Senza contare quei "malati di selfie" che mettono a repentaglio la propria vita per farsi una foto in un luogo estremamente pericoloso. Non sono pochi i giovani morti di...selfie, perchè scivolati da uno scoglio, dal tetto di un treno, da una torre eccetera. Ieri hanno aperto la stagione dei saldi e io mi trovavo a Unieuro per compare delle pile. Ovviamente il reparto più preso d'assalto era quello high-tech e le astine che fanno da prolunga per fotografarsi o fotografare un paesaggio inaccessibile, andavano a ruba. Manco a dirlo!

Sugli abusi della rete e la perdita di memoria ti segnalo (ma forse l'avrai già letto) questo libro di Edward Carr:

https://www.ibs.it/internet-ci-rende-stupidi-come-libro-nicholas-carr/e/9788860303776

Alessandra said...

@ no caste
Grazie per la precisazione.
Lungi da me pensare che tutti quelli che utilizzavano il cellulare più di 20 anni fa lo facessero per vantarsi della loro condizione agiata, men che meno chi lavora nei cantieri.
Così come non condanno l’uso dei cellulari e dei social in generale (sarei un’ipocrita, visto che ho uno smartphone) che se usati con assenatezza ed equilibrio, portano vantaggi e benefici.
Nel mio commento intendevo dire che fino alla seconda metà degli anni ‘90 i cellulari erano utilizzati solo da alcune fasce di popolazione, per poi diventare un prodotto di consumo di massa, grazie all’introduzione degli sms a scopo anche di svago. Proprio gli sms sono stati decisivi per la diffusione del telefonino tra i ragazzi.
Il loro successo, così come quello delle chat e dei forum su Internet, ha preparato gli adolescenti di allora (e non solo) a diventare appassionati, e in certi casi compulsivi, utilizzatori di Whatsapp, Twitter, Facebook, Instagram ecc.
Per questo i 30-40enni di oggi (senza generalizzare) faticano a essere un esempio per i ragazzini, almeno questo mi risulta da una riflessione nata dai miei ricordi di adolescente, che può essere condivisibile o meno.

@ Nessie
Sì, avevo sentito questa dello smartphone “waterproof”.
E come faranno a pescare se stanno a controllare lo smartphone?
Saranno contenti i pesci. :-)
Eh sì, bisogna essere sempre connessi, sennò è come non esserci (per gli altri). E invece si perde la coscienza di sé, oltre che il senso della realtà.

Anonymous said...

#Alessandra.
Non volevo fare la figura del pignolo e se ho dato questa impressione me ne scuso.
La mia precisazione era dettata anche dall’età, come credo tu abbia intuito. Chi ha (purtroppo) abbastanza anni per ricordarlo sa che i primi cellulari erano dei “cosi” contenuti in specie di tascapane che si portavano a tracolla. Non certo eleganti e men che meno adatti ad essere esibiti come status symbol, ma molto utili in alcuni ambienti di lavoro, come il mio. E sebbene col tempo si siano notevolmente ridotti di dimensioni, aumentando in maniera incredibile le loro prestazioni, chi li ha usati fin dall’inizio ha continuato a trattarli come degli strumenti, poiché questo erano: strumenti dei quali servirsi, mentre oggi si tende ad esserne servi (in senso etimologico: servus = schiavo).
Io credo che si possa ovviare alle potenzialità distruttive della modernità, solo mantenendo un atteggiamento “attivo” verso le diavolerie della tecnica. E che sia imperativo provarci, se si vuole evitare che l’umanità si riduca allo stato di un immenso gregge di esseri lobotomizzati.
(no caste)

Giano said...

Gli smartphone, così come la televisione, e la pubblicità, non sono pericolosi in sé come strumenti. Sono pericolosi per i messaggi che trasmettono, e la loro capacità di influenzare e modificare le abitudini, le scelte, l’opinione delle persone e le loro relazioni. Quindi, di condizionare e determinare l’intera attività sociale; politica, culturale, economica, artistica. Chi controlla i media lo fa con conoscenza dei metodi e sistemi scientifici per manipolare la comunicazione e l’informazione per ottenere l’omologazione dell’opinione comune al pensiero unico. Il pubblico, non avendo conoscenza di questi trucchi mediatici, non solo non cerca di difendersi, ma non ha nessuna reazione, proprio perché non si rende nemmeno conto dell’esistenza di un pericolo. Ancora meno i ragazzi che vedono nella tecnologia non i pericoli, ma strumenti di gioco, divertimento, passatempo, socializzazione.

Nessie said...

Aggiungo che l'effetto-giocattolo si allarga anche ad una platea adulta. La tecnologia e i suoi oggetti lanciati sul mercato, richiedono un continuo "aggiornarsi" nella loro multifunzionalità. E questa continua scoperta delle "novità" ad ogni costo, delle varie funzioni, rende gli utenti consumatori TUTTI quanti BAMBINI.

Giano said...

Giusto Nessie, l'uso compulsivo e continuativo fa regredire allo stato infantile; tutti bambini. O, come più giustamente li definisci tu, con espressione quasi "icastica" che li rappresenta benissimo, "Bimbominchia". Appunto.

Alessandra said...

@ no caste
Nessuna pignoleria, anzi.
Il cellulare solo come status symbol è una definizione che lessi tempo fa in una rivista tipo “Gente” o “Oggi” … dev’essere una scoria mainstream rimastami nel cervello. :-)
E naturalmente concordo sul fatto che dobbiamo avere un atteggiamento attivo nei confronti degli strumenti a nostra disposizione.

Nessie:
La tecnologia e i suoi oggetti lanciati sul mercato, richiedono un continuo "aggiornarsi" nella loro multifunzionalità.
E infatti uno smartphone, per una causa o per un’altra, ha una durata media di circa due anni.
Conosco persone che hanno dovuto cambiarlo proprio perché non riuscivano più ad aggiornare il sistema operativo, il che rendeva impossibile usare certe app.

Nessie said...

Dopodiché se ne compra un modello più aggiornato inseguendo il Progresso. Quello che ci fa sentire di continuo inadeguati e in soggezione come scolaretti quando si è in procinto di apprendere nuove astruserie.

Come dice il paradosso, chi insegue il progresso è già superato.