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09 April 2018

Il sogno di Orban è già realtà





Mi occupo per la seconda volta (dopo il discorso della Le Pen) di sogni, pensieri, parole e azioni altrui, riguardo leader e  popoli  a noi vicini geograficamente. Jacopo Foscari mi ha girato il discorso integrale di Viktor Orban che è , come sapete, uscito vittorioso da questa tornata elettorale dell'8 aprile e che riporto integralmente. I nostri Tg hanno cercato di mettere in fondo pagina e a pochi minuti dalla chiusura, la notizia. Idem i giornali, per non dire della stampa mainstream legata a Bruxelles. 
Alta l'affluenza, che ha raggiunto il 68,80%. Alcuni seggi sono rimasti aperti per consentire agli elettori già in fila di votare. Il partito di governo Fidesz, secondo i risultati diffusi quando lo spoglio era ormai oltre l'80%, conserva la maggioranza assoluta nel parlamento con il 49% dei consensi. E sarà al suo terzo mandato.
In attesa di scrivere il nostro Sogno che per ora si è arenato con un Mattarella, il quale viaggia a ritmo di Tir lumaca, con Di Maio che fa i veti su questo o quel personaggio tranne che coi piddioti, ai quali sta offrendo la chance di "dissoterrare l'ascia di guerra",  con veti incrociati, inciuci incrociati, con Napolitano che sta cercando di convincere i suoi piddioti a fare alleanze con il M5S, beh....ancora una volta è bene far capolino a casa d'altri, non fosse altro che per sollevarci un po' il morale. 

"Dobbiamo decidere bene, perché sbagliando non ci sarà più modo di riparare, rischiamo di perdere il nostro Paese, che diventerà un Paese di immigrati", aveva detto ancora il giorno delle elezioni Orban ai suoi. Un messaggio concreto e conciso che ha evidentemente raccolto il favore  unanime dell'elettorato. La sua campagna elettorale ha tratto ispirazione dal questo memorabile grandioso discorso alla Nazione nell'ottobre del 2017...

Discorso in occasione delle celebrazioni per l’anniversario della Rivoluzione ungherese del 1956 

Rendo omaggio e saluto gli ungheresi che davanti agli eroi del ’56 chinano la testa. Saluto voi, sparpagliati in tutto il mondo da Toronto a Parigi, da Dunaszerdahely a Munkács passando per Szabadka fino alla Terra dei Siculi. Saluto chi festeggia qui nella capitale della nazione ed anche chi sta a casa davanti ai televisori, anche loro sono con noi. Saluto quelli che sentono che noi ungheresi, popolo della libertà,siamo un particolare popolo della libertà. Può piovere, può tirare il vento, possono arrivare lacrimogeni o cariche a cavallo, noi ci riuniamo, perché ovunque viviamo nel mondo oggi noi vogliamo ricordare. Dignità e giustizia. Vogliamo ricordare quel stupendo giorno d’ottobre, quando un popolo disse: ora basta, e tremarono i piloni del sistema comunista mondiale. Vogliamo ricordare quel momento, che vivrà per sempre nel ricordo delle nazioni libere del mondo.

Egregi Signori e Signore!

La patria è una realtà naturale e spirituale. Il potere sovietico invece ci aveva portato in uno spazio senza storia, voleva annientare il nostro passato e la nostra cultura. Contro il ripetersi del terrore fisico e spirituale l’arma più forte è la memoria nazionale. Per questo siamo venuti oggi proprio qui. L’edificio accanto a noi è stato prima sede delle crocifrecciate [ndr: collaborazionisti ungheresi del regime nazi-fascista], poi sede del terrore del partito-stato comunista. Prima i nazional-socialisti, poi i socialisti internazionali si sono insediati qui. Qui tenevano imprigionati e torturavano, quelli di cui avevano maggiormente paura e che per questo odiavano di più. Nel 2002 l’abbiamo ritagliato fuori dal tempo e dallo spazio e abbiamo eretto un “memento”, abbiamo collocato qui un museo, a Budapest, in Ungheria nel cuore dell’Europa. Affinché ricordi sempre il mondo che la voglia di libertà degli ungheresi non si può soffocare. L’abbiamo collocato qui affinché ricordi anche a noi stessi che se si perde la libertà, se si perde l’indipendenza nazionale, saremo persi anche noi. Ci esorta, che la libertà a noi non è mai stata data gratuitamente. Dobbiamo sempre combattere per averla. Che arrivino i labanc [ndr: soldati imperiali nella guerra di indipendenza di Rakóczi] o i muszkák [ndr: il nome popolare dei russi] i tedeschi o i sovietici, si vestino con panni da crocifrecciati o comunisti, la nostra libertà tocca sempre a noi difenderla. Altri non lo faranno mai. Siamo abituati: per noi la liberazione ha sempre rappresentato l’inizio di una nuova occupazione. E’ fortunato quel popolo che nel momento del bisogno, nelle ore decisive, ha giovani donne e uomini pronti a difendere la patria. Perché in quest’angolo d’Europa arriveranno quei momenti, quando dell’amore per la patria non basterà parlare, ci saranno tempi quando la patria dovrà essere difesa veramente.

Oggi ricordiamo quelli che un giorno si sono svegliati, e si sono resi conto che gli avevano tolto tutto, tutto quello per qui valeva la pena non solo di morire ma anche di vivere. Non hanno tolto loro solo quello che avevano, ma anche quello che avrebbero avuto. Erano paralizzati dal terrore, se fosse andato avanti così l’Ungheria sarebbe stata persa per sempre. E allora sull’orlo del precipizio, sulla soglia di polverizzazione della patria millenaria e del mondo ungherese si sono ribellati. Nel 1956 è sbocciato un paese meraviglioso dall’ombra dell’oppressione. Quello che desideravamo da sempre. E’ apparso a noi, si è rilevato come possibile, l’idea che potrà esistere un’Ungheria costruita dal nostro io migliore. La rivoluzione è stata una rivoluzione nazionale. Si capì in un baleno che i lavoratori delle fabbriche non erano proletari internazionali ma operai ungheresi. E di questo momento ci ricorderemo sempre finché un ungherese vivrà sulla terra. Facciamo una piccola deviazione e confessiamolo: noi non solo ricordiamo ma non dimentichiamo nemmeno. Non dimentichiamo chi si è messo contro di noi. E’ normale criticarci del fatto che noi non sappiamo perdonare. Ma sono loro che non sanno scusarsi di tutte le cose che hanno fatto contro di noi in quasi cinquanta anni.

Egregi Signori e Signore che qui commemorate!

Gli occidentali anche se hanno osannato la rivoluzione ungherese, non l’hanno capita. Non hanno capito la forza che lavora dentro di noi. Non hanno capito perché lottammo contro un nemico così potente che secondo i calcoli umani era imbattibile. Non l’hanno capito che lottiamo perché fino alla fine siamo attaccati alla nostra cultura e al nostro stile di vita, e non vogliamo fonderci in un crogiolo di nessuno. Vogliamo che ci rispettino per chi e per cosa siamo. Da mille anni abbiamo protetto i confini dell’Europa e abbiamo lottato per la nostra autodeterminazione nazionale. Siamo una nazione forte e coraggiosa che sa bene che chi non è rispettato è disprezzato. Non ci capiscono oggi a Bruxelles perché già allora non ci capivano.

Egregi Signori e Signore!

Non siamo solo vicini alla Casa del Terrore, ma siamo su uno dei più bei viali al mondo. Si manifesta davanti a noi nella nella sua inimitabile realtà quella bellezza e quella grandezza che dimostra la capacità della nostra nazione. Qui ci sono in fila i maestosi palazzi del viale Andrassy, là Piazza degli Eroi, da quella parte l’Opera e il Ponte delle Catene. Un patrimonio. Una eredità suggestiva che ci obbliga tutti. Le nostre piazze non sono apparati scenici, sui quali passare meravigliati. Sono strumenti di misura, segni e avvertimenti. Una nazione che è arrivata a un tale apice come siamo arrivati noi – e non solo una volta- non può accontentarsi di meno. Ci sono stati tempi in cui dirigevamo un Impero. Ci sono stati tempi – e non solo una volta- nei quali dopo la distruzione abbiamo dovuto ricostruire e riorganizzare la nostra devastata patria. E non ci siamo nascosti né dalla responsabilità né dal lavoro, né dalla volontà di Dio, abbiamo accettato quello che c’era da accettare. C’è chi ha garantito l’aiuto alla nazione sul campo di battaglia, chi invece nel lavoro spirituale. Oggi festeggiamo quel giorno in cui milioni di ungheresi hanno scoperto insieme, sebbene viviamo vite differenti, che facciamo parte tutti della stessa nazione. Oggi ricordiamo quel momento in cui il cardinale e il tornitore, i filosofi ed i ragazzi di Pest, il principe e il partigiano sovietico diventato Ministro della difesa, volevano la stessa cosa. Oggi ricordiamo quel momento, che ha attraversato i muri che separavano le parti divise della nazione ed è passato nelle riunioni studentesche della Transilvania o le celle della prigione di Szamosújvár. Mansfeld Péter, Wittner Mária, Dózsa László, Szabó János, Pongrátz Gergely, Nagy Imre, Mindszenty József. Guardiamo a loro, ma vediamo una nazione.

Egregi Signori e Signore!

Il ricordo ci aiuta a vedere in faccia la verità della nostra vita odierna. La verità è, che dopo 30 anni dalla caduta del comunismo c’è di nuovo una forza mondiale, che vuole plasmare le nazioni europee in modo che diventino dello stesso colore e della stessa sostanza. Come tutte le nazioni europee di cultura, anche noi ungheresi, abbiamo un’idea di Ungheria. Un’idea di libertà, di civilizzazione, una visione di come devono essere e vivere degnamente le persone. Abbiamo sempre ricostruito così l’Ungheria, appena ci siamo liberati dagli oppressori attuali. E’ stato così anche dopo l’abbattimento del comunismo quando abbiamo mandato a casa i sovietici. La verità è che ora, trenta anni dopo, c’è di nuovo un pericolo che minaccia tutto quello che abbiamo pensato dell’Ungheria e del modo di vivere ungherese. La verità è che dopo l’ottenimento della libertà del 1990, siamo arrivati di nuovo ad un momento cruciale della nostra storia. Volevamo credere che i vecchi problemi non potranno ripetersi. Volevamo credere che l’ossessivo sogno comunista di creare l’Homo Sovieticus al posto degli ungheresi, fosse sconfitto per sempre. Ed ora siamo qui increduli e vediamo che le forze della globalizzazione tentano di scassare le nostre porte e lavorano affinché al posto degli ungheresi venga creato un Homo Bruxellicus. Volevamo credere che non avremmo più avuto a che fare con forze politiche, economiche e intellettuali che volessero tagliare le nostre radici nazionali. Volevamo credere anche che in Europa non avrebbe mai più potuto rialzare il capo il terrore e la violenza.


Non è andata così. L’Europa si è abbagliata dai successi di una volta. E così si è marginalizzata nel teatro mondiale senza neanche rendersene conto. Sognava un ruolo mondiale ed oggi i vicini a malapena la considerano, e riesce a malapena a mantenere l’ordine nel suo territorio. Invece di riconoscere questo ha iniziato una campagna vendicativa contro chi l’ha avvertita del pericolo della abnegazione spirituale e del nichilismo. Hanno bollato come pedanti, quelli che hanno detto che l’Europa ha bisogno di confini esterni proteggibili. Hanno chiamato razzisti chi diceva che le migrazioni mettono a rischio la nostra cultura. Hanno bollato come ripudianti chi ha alzato la voce in difesa della cristianità. Hanno bollato omofobi chi è andato in difesa della famiglia. Hanno bollato come nazisti chi difende un’Europa come federazione di nazioni. E infine hanno bollato come sognatori chi ha deviato dalla via di Bruxelles che conduce nella palude. In pochi siamo sopravvissuti a queste campagne punitive. Questa superbia ha portato l’Europa nella crisi economica, politica e spirituale dalla quale oggi ogni stato vuole scappare. Questa è la verità con la quale oggi dobbiamo confrontarci. Parentesi. Si vede che da quelle parti non conoscono il monito più famoso del nostro Santo Re, Stefano: “Niente si solleva, solo l’umiltà, niente precipita, solo la superbia e l’odio.”

Egregi signori e signore,

Gli uomini europei – e tra loro anche noi – ci siamo stancati di quelli che vogliono farci accettare la globalizzazione come una forza irresistibile. Ci siamo stancati che ripetono questo giorno e notte, che non possiamo fare niente, dobbiamo solo sopportare, dobbiamo solo conformarci e chinare il capo. Noi volevamo e vogliamo ancora oggi l’Unione Europea. Che sia sicurezza ed uno strumento con il quale le nazioni europee proteggano i loro pensieri comuni della civiltà. Invece in realtà ci siamo resi più vulnerabili di quanto eravamo. In ogni situazione di crisi gridano Europa, come se fosse una parola magica, quale solo se essa possa cambiare le nostre sorti. L’Europa è su un binario morto. Noi ungheresi sappiamo perché. In questo periodo, il 23 ottobre lo vediamo ancora più chiaramente. Nel XX secolo i problemi sono stati causati dagli Imperi militari, ora sulla scia della globalizzazione si ergono Imperi economici. Non hanno confini, ma hanno i media mondiali dalla loro parte e hanno decine di migliaia di persone comperate. Non hanno una struttura forte, ma hanno una rete sviluppata. Sono veloci, forti e brutali. Questo impero speculativo finanziario ha fatto prigioniera Bruxelles e qualche paese membro. Fino a che non riconquisterà la sua sovranità il governo europeo non potrà guidarci nella direzione giusta. Questo impero ci ha portato queste ondate migratorie della nuova era, milioni di migranti, l’invasione di migranti. Loro hanno elaborato questo progetto con il quale vogliono far diventare l’Europa un continente meticcio. Ora siamo solo noi che resistiamo. Siamo arrivati a questo punto che l’Europa centrale rimane l’ultima area senza migranti. Proprio per questo la lotta per il futuro dell’Europa si concentra qui.

Egregi Signori e Signore!

Noi ungheresi siamo stati quelli che hanno rotto il ghiaccio del silenzio. Noi siamo stati quelli che hanno indicato quali sono le forze che vogliono tagliare le radici nazionali dell’Europa. Abbiamo portato alla luce, l’alleanza, prima nazionale poi internazionale, contro di loro. Non potevamo fare altrimenti. La semioscurità e la guerra nascosta non fanno parte del nostro mondo. Quella noi non la potremmo mai vincere. Nell’oscurità i nostri nemici sono più forti. Solamente in una lotta a carte scoperte, con un discorso chiaro e diritto abbiamo probabilità di vincere, di difendere i nostri confini, fermare le migrazioni, e difendere la nostra identità nazionale. Se vogliamo una Ungheria ungherese e un’Europa europea allora dobbiamo dirlo apertamente. E non basta dirlo, ma bisogna anche lottare. Come sempre abbiamo fatto quando si trattava della nostra libertà e indipendenza.

Egregi Signori e Signore che siete qui per festeggiare!
Oggi ogni votazione è determinante in Europa. Lo erano quella austriaca, quella tedesca, quella ceca e lo saranno il prossimo anno quella italiana ed anche quella ungherese [ndr: nel 2018 si tengono le elezioni politiche in Ungheria]. Si deciderà adesso se i popoli d’Europa riconquisteranno la guida della propria vita nazionale dai burocrati europei che sono intrecciati con l’elité economica. In ogni campo, nella politica, nell’economia, nella vita intellettuale e prima di tutto nella cultura dobbiamo conseguire cambiamenti profondi. Si deciderà ora se riusciremo a far tornare la vecchia, grandiosa Europa, quella che era prima della multiculturalità. Noi vogliamo un’Europa sicura, dignitosa, borghese, cristiana e libera.
Ancora tanti pensano che questo sia impossibile, ma noi pensiamo al 1956. Quanti avrebbero pensato alla mattina del 23 ottobre andando al lavoro sul tram, che alla sera al posto della statua di Stalin sarebbero restati solo gli stivali? Quanti avrebbero pensato che, in caso di necessità, anche gli uomini-bambini prenderanno le armi in mano? Scrive Örkény [ndr: scrittore ungherese] di un bambino che bussa la porta di un’appartamento borghese “Signora prego, se pulisco bene i piedi mi sarà permesso di sparare dalla finestra?” E quanti credevano nel 1988 che saremmo riusciti a far franare il comunismo in un anno imponendo alle truppe sovietiche di ritirarsi. E in quanti hanno creduto prima del 2010, che in breve avremo una costituzione su basi nazionali, di cultura cristiana e capace di proteggere le nostre famiglie. Dicevano che è impossibile. Dicevano che è impossibile mandare a casa l’FMI. Dicevano che è impossibile far rendere conto alle banche. Impossibile fare pagare le tasse alle multinazionali, impossibile abbassare le spese. Dicevano impossibile dare lavoro a tutti, che è impossibile mettersi contro la migrazione e che è impossibile fermare l’invasione dei migranti con il recinto.Non ho potuto dirvi, nemmeno una volta, che si riuscirà a farlo con certezza. Nella vita per queste cose non c’è garanzia. Una cosa invece è sicura: se non ci proviamo, allora non ci potremmo riuscire. Un po’ di possibilità c’è sempre. Nel 1956 abbiamo salvato l’onore della nazione, nel 1990 abbiamo ripreso la nostra libertà, e nel 2010 ci siamo messi sulla strada dell’unificazione della nazione. A noi nessuno può dire che è impossibile. Noi sappiamo che la migrazione si può fermare, si può frenare la globalizzazione, si può contenere Bruxelles, si può forare il piano speculativo finanziario, e alla pazza idea degli Stati Uniti d’Europa si può mettere la camicia di forza.

Manifesto ungherese contro Soros: Non lasciamolo sorridere!
Egregi Signori e Signore!
La posta in gioco è alta. Non possiamo trattare niente dall’alto in basso. Nonostante la nostra forza odierna non possiamo gongolarci nell’inattività e nella comodità. Non dobbiamo sottovalutare mai la forza del lato oscuro. I favoriti per la prossima tornata elettorale siamo noi, ma non abbiamo ancora meritato, non abbiamo ancora combattuto per la vittoria. Abbiamo bisogno di tutti. Per questo nei mesi seguenti ci organizzeremo. A marzo ricominceremo. E allora in aprile vinceremo di nuovo.

... e difatti  ieri 8 aprile hanno vinto.  Chissà i Messieurs les Dictateurs alla Juncker, Merkel, Moscovici come rosicano in queste ore! Per non dire di Soros!

http://micidial.it/2017/10/leuropa-un-binario-morto-discorso-orban-alla-nazione-ungherese/

25 comments:

Alessandra said...

Viktor, vittoria! :-)
Meglio di così non poteva andare in Ungheria: vittoria schiacciante e indiscutibile.
Il partito di governo Fidesz dovrebbe aver conquistato 133 seggi su 199, avrà quindi i due terzi e la maggioranza assoluta all'Assemblea monocamerale e potrà apportare alla Costituzione le modifiche proposte nel corso delle precedenti legislature.
Le presstitutes avevano insinuato che l'alto tasso di affluenza potesse essere la prova di una crescita dei partiti d'opposizione. Illusi!
Juncker ha impiegato un po' di tempo prima di inviare un messaggio al "dittatore" (come lui l'ha definito in passato) Orban; tardive e tiepide anche le reazioni dei "leader" (lacchè) eurocratici.

«Dobbiamo decidere bene, perché sbagliando non ci sarà più modo di riparare, rischiamo di perdere il nostro Paese, che diventerà un Paese di immigrati»
Aveva detto Orban durante la campagna elettorale e i cittadini ungheresi hanno capito benissimo, non come noi che ci stiamo svegliando un po' alla volta, ma sempre troppo lentamente.
Spero che i partiti sovranisti degli altri Paesi traggano nuova linfa da questo trionfo del premier ungherese e delle sue politiche e continuino a lottare per fare in modo che il blocco Visegrad non rappresenti più un'enclave all'interno dell'Europa e dell'UE, ma la culla di una riscossa identitaria.

http://www.askanews.it/esteri/2018/04/09/ungheria-per-il-sovranista-orban-altri-quattro-anni-al-comando-pn_20180409_00074/

Credo però che dopo questo risultato, i tecnocrati della Troika porranno nuovi e più ardui ostacoli alla formazione di un governo che comprenda la Lega di Salvini, meno isolata in Europa di quanto vorrebbero - basti pensare al Front National di Marine Le Pen, rilanciato con il congresso di Lille dello scorso 11 marzo, grazie al famoso e splendido discorso che deve aver fatto rizzare i capelli in testa ai vari Soros, Juncker, Malmström, Lagarde, Draghi, Guterres, Attali e Macron.
Staremo a vedere, ma gli ultimi sviluppi non incoraggiano granché.

Nessie said...

Alessandra, ho riportato qui il tuo commento dato che ho aggiornato la pagina su Orban.

I popoli dell'Est sono più svegli, perché più smaliziati rispetto a noi sul comunismo e i suoi vari trasformismi. Anche europei. E il discorso di portata storica di Orban lo testimonia bene.

Quanto alla Francia che citi, Macron deve accreditarsi presso l'opinione pubblica francese, per la sua pessima Loi Travail (peggio del Job's Act renziano). Per questo è costretto a fare il duro sul tema "immigrazione" (l'episodio della donna incinta a Mentone). Senza contare che in questo momento sta rubando vento alle vele del Front National, i cui numerosi voti per Marine sono congelati, e lui lo sa. Quale che sia la ragione di tanto rigorismo, va comunque detto che loro sono attenti ai loro interessi.

Anonymous said...

Però Jobbik da da pensare. https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-i_miracoli_di_soros_jobbik_si_allea_con_il_centrosinistra_ungherese_e_ora_non__pi_un_partito_antisemita/82_20073/

XY

Nessie said...

Grazie XY, ma la cosa puzza parecchio. E anche l'autore dell'articolo sospetta altamente che queste Croci Frecciate, siano simili ai nazi di Maidan.

"Qualcosa che, per certi versi, ricorda la sceneggiata andata in onda a Kiev, prima e dopo il golpe di EuroMaidan, con formazioni come Svoboda e Pravy Sektor, che non hanno mai celato le simpatie neonaziste, spacciate dai media mainstream e dagli esponenti politici occidentali per "giovani in marcia per la democrazia e contro la dittatura filo-russa".

Per il momento godiamoci la schiacciante vittoria di Orban, vittoria sicura, nonostante le critiche dell'OCSE.

Jacopo Foscari said...

C'è chi dice che lo Jobbik sia la Svoboda d'Ungheria, nazistelli fanatici russofobi e per questo disposti a rendersi utili perfino a Soros. Altri li paragonano addirittura al nostro Fini. Sì, c'è da tenerli d'occhio dato che sappiamo perfettamente che il nazismo e il fascismo sono il "male assoluto", fintantoché non tornano utili come in Ucraina o ai tempi in Croazia con gli ustacia scatenati contro Milosevic.

Comunque complimenti ai magiari che ancora una volta mettono i bastoni tra le ruote ai piani della nota lobby. Pagherei per avere un premier che fa discorsi di questo genere.

Nessie said...

A chi lo dici!!! Come vedi ho riportato e copiaincollato il discorso che mi hai linkato in apposito post. Speriamo che a forza di pubblicare buoni discorsi che , come nel caso di Orban, poi si materializzano in vittorie, prima o poi, tocchi anche a noi.

Anonymous said...

So che è un discorso che non piace ma non si può aggirare la realtà dei fatti : la differenza tra italia e ungheria ( due tricolori simili) , non la fa orban ma chi lo vota. Orban in italia non farebbe più di salvini e la ragione di ciò ha soprattutto origine nell' eterna illusione italiana delle "scorciatoie", di potersi curare con i "pannicelli caldi" dei vari "dottor dulcamara" che il sistema non avrà mai problema a suscitare di sempre nuovi per i nostri "furbiciucchi".

Caso mai la domanda interessante è chiedersi il perché della resilenza di Orban, uno che sicuramente non è "italiano" perché "opera col coltello" le "piaghe" invece di "amorevolmente" fasciarle di " chiacchiere" come si usa da noi . In altre parole perché gli Ungheresi sono rimasti impermeabili alle sempre più massicce campagne "anti-orban"? In ungheria operano certamente le stesse "forze" che spadroneggiano da noi , le "elites" ungheresi sono certamente traditrici come le nostre.
La ragione deve essere la stessa che ha fatto unire i russi sotto putin: quando si è subito ,sopravvivendone, una enorme tragedia , quel ricordo non può essere facilmente cancellato dai guitti ben pagati che certamente operano in ungheria e russia come da noi; occorrono 2-3 generazioni almeno affiché questo ricordo possa essere cancellato dal " clero" del sistema .
Ecco agli italiani manca ancora l' acme della tragedia e soprattutto l' esserne sopravvissuti, una cosa peraltro,tuttaltro che probabile.
ws

Anonymous said...

Jobbik da da pensare

Ancora dei dubbi sul REALE ruolo della "ultradestra" ( e dell' "ultrasinistra" ovviamente ) ? Siete ancora convinti della "buonafede" di questi movimenti " arrabbiati" che a volerne risalire i fili si arriva sempre dalle parti di londra ?
C' è sempre una opportuna "fratellanza" ( " compagnia" o " cameratismo" ) con cui i... are i popoli.
ws

Nessie said...

Fermo restante le tue ragioni sul popolo ungherese passato attraverso immani tragedie storiche e proprio per questo "vaccinato", resta il fatto che l'Ungheria non ha la stessa posizione strategica per i mondialisti che ha l'Italia. Come hai potuto constatare quel discorso di Orban ha tutto il sapore di una mobilitazione nazionale e popolare. Inoltre, come hai potuto leggere nel suo discorso, lui stesso è consapevole di questo patrimonio storico metabolizzato dal suo popolo nella frase:

E’ fortunato quel popolo che nel momento del bisogno, nelle ore decisive, ha giovani donne e uomini pronti a difendere la patria. Perché in quest’angolo d’Europa arriveranno quei momenti, quando dell’amore per la patria non basterà parlare, ci saranno tempi quando la patria dovrà essere difesa veramente.

I ns. giovani nel migliore dei casi invece sono già in fuga all'estero con la valigia trolley. Per ora e finora.

Nessie said...

Sui movimenti di estrema destra. Se non arrivano da Londra, arrivano direttamente dal premiato laboratorio di Soros che deve aver capito benissimo che non c'è più trippa per i movimenti progressisti e le rivoluzioni colorate. E allora ha deciso di cambiare birilli nella forma e nel colore. Ma il gioco è sempre quello.

Jacopo Foscari said...

Per agganciarmi al discorso di WS ricordo che appena eletto presidente della repubblica Bella Napoli ebbe la faccia tosta di presentarsi alle commemorazioni per i 50 anni della rivolta d'Ungheria, beh, venne accolto in maniera gelida dalle autorità e soprattutto dalla popolazione. I magiari hanno la memoria un po' più lunga della nostra e ricordavano benissimo da che parte della barricata stava Bella Napoli e gli tributarono l'accoglienza che meritava un tale figuro. Sulle ragioni della maggior resistenza degli ungheresi in particolare, ma in generale dei popoli dell'est, come Polonia o Slovacchia, alla dissoluzione della società credo giochi molto il passato recente. Il nazionalismo e la religione sono state le uniche ancore che hanno assistito quei popoli nel lungo inverno bolscevico e sanno bene cosa significa abbandonare tradizioni e sovranità e quali conseguenze possa avere. Sul supporto di Soros ai nazionalisti, nihil sub sole novi, ai tempi dell'URSS Giorgino nostro finanziò fior di nazistelli e fascistoni contro "l'impero del male" e sempre lo stesso Giorgino nostro cominciò la sua scalata al potere collaborando proprio coi nazisti vendendo, facendo la spia su altri ebrei e depredando e vendendo i loro cimeli. Insomma, il primo amore non si scorda mai, potremo dire

Nessie said...

Infatti. L'errore che noi facciamo su questi rettili, sta proprio nel pensare che abbiano un'ideologia o comunque un sistema di pensiero. L'unica loro fissazione costante è il DENARO. E per questo, venderebbero pure la loro madre ai cani.

Aldo said...

Da un mesetto a questa parte non sento più Salvini pronunciarsi col calore al quale ci aveva abituati appena prima in favore di provvedimenti per respingere l'invasione in corso da una ventina d'anni. Eppure, girando per le strade, direi che il fenomeno sta continuando ad aggravarsi (clandestino o meno che sia).

Nessie said...

L'ho appena risentito l'altra sera. Ma qui il problema non è più DIRLO, ma FARLO!

Anonymous said...

Gli ungheresi non sono idioti anzi piddioti come tanti italiani.Votano giustamente i politici che fanno le loro veci e soprattutto i loro interessi. A loro quel che dice l'Europa dei burocrati, delle multinazionali, delle leggi sul sesso degli angeli non frega una beata mazza. A loro quel che dice l'ubriacone Juncker , i vari Moscovici e la congrega degli usurai di Bruxelles e via dicendo se ne fregano altamente !Altro che pareggi di bilancio in Costituzione,altro che austerità per i ceti meno abbienti ,altro che leggi e leggine sulle quote latte,altro che invasioni di campo e suggerimenti (dicktat) al governo di turno e via dicendo! I politici come Orban quel che versan all'Europa degli strozzini (poco) e quel che ricevono in contributo dalla Ue (tanto) lo usano per il benessere della comunità magiara! Noi invece ,al contrario versiamo e continuiamo a versare miliardi a questa disunione europea e il poco che riceviamo in contributi servono a foraggiare immigrati clandestini,Ong ,Coop. rosse, (Buzzicoop docet),feste gaye, associazioni mondialiste ,lobby filo usurai(Pd) e filoyankee ! Il popolo italiano rimane praticamente escluso ricevendo le briciole (vedasi ridicola legge sul reddito di inclusione). Per fortuna tra poco ci saran le votazioni europee ed allora il parlamento sara' popolato di facce nuove e la maggior parte di queste saranon "nazionaliste" con buona pace della la kulona Merkel,del micron Macron e loro usuraia cricca che usa la UE solo per ingigantire loro potere! (Il Vate)

Nessie said...

Ritengo "democratico" chi fa l'interesse del proprio popolo. A distanza di poche ore, in Ungheria sappiamo chi governerà e chi farà i loro interessi. Altro che "dittatore"! Ritengo altamente antidemocratico chi dopo un mese sta ancora lì a fare balletti, giri di valzer, manovre di corridoio eccetera. Parlo di Mattarella, del Pulcinella Di Maio, del nonno di Arcore e i suoi intrighi (Salvini eviti di andare nella tana del lupo) e di altre camarille di cui gli italiani hanno uno sgonfiamento di testicoli spaventoso!

Intanto c'è stato un altro terremoto nelle Marche ma alla "ricostruzione" c'è la sostituta di Vasco Errani, la piddiota De Micheli. Tanto per non cambiare!

Anonymous said...

Meno male che nella mefitica palude Europa ci sono Orban e altri della stessa stoffa. Speriamo che queste varie anime della Libertà siano e restino compatte e coordinate viste l'enorme Potere che si trovano a fronteggiare. Meglio ancora, a tutela, sarebbe l'emergere di un bel contro potere planetario dotato degli stessi mezzi di cui dispongono i Mostri che ci calpestano impunemente. E dotato di anche di adeguata ideologia.
Su quanto diceva Ws credo che parecchio dipenda dal fatto che ad Est il Potere Globale per ora non in tutti i casi è riuscito, dopo il Crollo, ad arraffare tutti i mezzi d'informazione e tutti i centri di Potere come da noi. Ciò spiega perchè la popolazione in certi casi non è del tutto zombificata.
Un dato particolarmente interessante del risultato di Orban è che sembra avere i numeri per modificare la Costituzione. Infatti il trucchetto applicato dall'Occidente conquistatore per assicurarsi in ogni caso l'ex Patto di Varsavia, anche in Russia, è stato quello di introdurre delle Costituzioni che consentono di aggirare e sovvertire il voto popolare escludendo dal controllo elettorale i centri di potere strategici nominati per cooptazione che sono regolarmente imbottiti di cavalli di Troia fabbricati nei think thank occidentali e fedelissimi alle strategie occidentali (esempio superlativo è la Polonia).
Azzeccatissima l'osservazione sull'uso senza problemi da parte dei noti antifascistissimi Mostri del Potere Globale dei vari movimenti nazi per i loro fini. Il Golpe ucraino è un esempio da manuale dove i tutori dell'antifascismo di qui applaudivano senza ritegno con la massima faccia di tolla possibile i nazisti di là.
Scarth

Nessie said...


Eh certo! il primo saccheggio fatto dalle élites è stato proprio effettuato sulle costituzioni degli stati un tempo sovrani. Uno dei primi saccheggi fu l'aver introdotto il pareggio di bilancio secondo i desiderata di Bruxelles (art. 81) nella nostra cost. Il provvedimento passò grazie al voto inciucione Pd e PDL, per chi se ne ricorda.

Poi un altro vantaggio di Orban è il non aver rinnegato il cattolicesimo di matrice austro-ungarica, nella sua tradizione e nel sociale. Pertanto sta facendo un ottimo lavoro sulle politiche familiari.

Anonymous said...

Già Nessie e mi pare anche che sia piuttosto consapevole che tutto l'insieme sia più simile a una dittatura che a un reale libero stato di diritto. E' un punto cardine non sempre avvertito temo.
Scarth

Nessie said...

C'è un interessante articolo di Roberto Pecchioli nel sito di Blondet a proposito della "democrazia illiberale" di Orban. Se non l'hai letto te lo giro:

https://www.maurizioblondet.it/viktor-orban-la-democrazia-illiberale/

Morale paradossale: i "liberali" sono dei liberticidi, mentre gli "illiberali" farebbero i veri interessi del popolo.

Anonymous said...

Grazie Nessie, non l'avevo ancora visto. D'altra parte nella neolingua orwelliana di Lorsignori i Mostri e dei loro prediletti e privilegiati tirapiedi "la guerra è pace, la verità è menzogna ..." ecc.
Scarth

Anonymous said...

Una piccola luce nelle fitte tenebre di un periodo immerso in una profondissima oscurità.

Gli Ungheresi resisteranno, è la loro natura di popolo.


-Fireflag-

Anonymous said...

Un azzardo terribile sulla pelle dei popoli imbelli che si sveglieranno troppo tardi per comprendere che non erano nemmeno stati invitati quando si discuteva del fatto che potrebbero non avere nemmeno un futuro.
A proposito del valore della presunta democrazia.

Odio immenso per i saviani, le boldrine, i littizzetti, le bonine e tutta quella disumana spazzatura che sta soffiando vento nelle vele di una guerra che porrà fine alla civiltà occidentale.

Klemens von Metternich una volta disse "ogni ingiustizia è un sopruso intollerabile, ogni violenza, pur la più legittima, è un ingiustizia, e se nella risposta ad un sopruso saremo chiamati a far violenza, Dio possa giudicarci, infine, per non averla saputa impedire.
Non vi è ne mai vi sarà nei popoli la capacità di distinguere un sopruso da una ingiustizia, la violenza dalla legittimità, poichè questa è materia dei governanti e nella loro saggezza i popoli ripongono la propria quotidianità."

Disse, ovviamente da uomo del suo tempo, tante scomode verità anche sulla democrazia, tipo questa: http://www.azquotes.com/picture-quotes/quote-in-europe-democracy-is-a-falsehood-i-do-not-know-where-it-will-end-but-it-cannot-end-klemens-von-metternich-120-64-92.jpg

Da monarchico convinto, da persona che ripudia l'idea stessa che al governo dei popoli, della loro vita e della loro storia possano esservi posti nani, comici e ballerine che mai e poi mai avranno l'accortezza e la completezza umana e morale per comprendere cosa comporti essere un governante, quali siano le responsabilità e quali i doveri.
Non puoi fare di un grezzo individuo uno statista o un fine diplomatico, non puoi fare di persone deboli e dalle menti semplici dei governanti.
E' la natura che definisce ciò che siamo, e per quanto noi ci si possa, umanamente e con giusta abnegazione, sforzare di limare i nostri difetti, istruirci e ricercare meriti, vi sono larghissime maggioranze che non sono minimamente preposte ad affacciarsi alla vita pubblica o politica, con buona pace dell'universalismo e del mondialismo bugiardo.

La differenza tra Putin, statista nel senso letterale del termine (=uomo dello stato) , e i governanti occidentali è abissale.
Ma anche un uomo saggio e lungimirante prima o poi si incazza sul serio, e quando accadrà temo che sarà troppo tardi per i rimpianti.
Peraltro i russi ritengono Putin "troppo moderato", con termini ben diversi da quelli che userei io, ma ci sono numerosi analisti e politologi russi che contestano la passività e la tolleranza di Putin che a loro dire rischia di distruggere la Russia.

Se uno o più di questi un domani si trovasse nella posizione di scegliere od influenzare una scelta allora le bestie che ci governano forse comprenderanno il disastro a cui ci hanno spinti.

-Fireflag-

Nessie said...

Ciao Fireflag, è un po' che non ti si vede per questi schermi :-) . Su Orban sono d'accordo: un fascio di luce nelle tenebre.

Quanto al secondo commento, suppongo tu volessi inviarlo più sopra e se non ti spiace, lo copiaincollo e lo metto nel topic relativo alla crisi siriana che è quello più recente. A dopo.

UnUomo.InCammino said...

> voleva annientare il nostro passato e la nostra cultura

Annientare la cultura, gli usi, le radici delle genti è stato sempre nel DNA dei bolscevichi, dei marxisti, dei comunisti e dei loro piani di utopie distopiche di Nuovi Mondi infernali.
Annientare le culture, frantumare le società, distruggere l'etica e ciò che si fonda su di essa, come l'ecologia della famiglia. Erano le parole di Pol Pot, sono le parole di Scalfari o di D'Alema.
Ora si sono travisati, hanno assunto le sembianze progressiste, della sinistra al caviale, liberal radical chic e l'azione di distruzione sociale, omologazione, di grande sostituzione, per citare Renaud Camus, prosegue ancora più pericolosamente perché ammantato di buone intenzioni.
I cattolici, in questa barbarie e distruzione, di guerra migratoria e islamizzante sono parte attiva, Famiglia Cristiana compete con l'Espresso, Bergoglio con Scalfari, la Caritas con Fortress Europe, le parrocchie con i No Borders.

No grazie.
Orban è uno statista che risponde all'obbligo, al dovere morale di curare gli interessi dei magiari che lo hanno eletto, a differenza delle castalie mondialiste, progressiste, autoreferenziali, parassitarie, masosadiche che qui lavorano in tutti i modi contro le genti italiane ed europee.