L'ultima malattia mentale americana è la guerra delle statue. Tutti ricorderanno le violenze a Charlotteville, ma anche le falsificazioni della stampa per proteggere i provocatori rossi (ci sono anche negli Usa) che hanno attizzato i fuochi della protesta e delle ritorsioni attraverso la guerra delle statue: da quella del mitico generale Lee, eroe della Guerra di Secessione dalla parte dei confederati, a quella più recente di Cristoforo Colombo, passando per la statua di Italo Balbo, reo di essere stato "fascista". Gli incidenti di Charlottesville, dove è morta la ragazza, sono nati proprio per la volontà di un sindaco Dem di asportare dal parco della città la statua del generale Lee.
Da mesi l’America è attraversata da violenze di piazza, aggressioni, manifestazioni cruente scatenate dalle truppe cammellate di Soros per contestare l'elezione di Trump, secondo quella regola tipica delle sinistre di tutte le latitudini “la democrazia vale solo se vincono loro”. Ed è questo clima di intolleranza diffuso generato dai liberal, che offre l’alibi ai cosiddetti "suprematisti" bianchi di scendere in piazza e dare spazio alla loro violenza. Pertanto Trump ha ragione a denunciare con fermezza il crimine razzista e la morte della giovane ragazza; ma poi, ha condannato con altrettanto vigore “le violenze da ambo le parti”, scandalizzando le anime belle del politically correct statunitense.
Statua di confederato abbattuta a Baltimora |
L'iconoclastia nei confronti delle vestigia, il distruggere simboli non è propriamente buttare giù i castellini di sabbia come fanno i bambini dispettosi. Significa ferire al cuore nel profondo dei sentimenti delle persone, distruggere il loro spirito d'appartenenza, la loro identità.
L’ultimo sudista non era un soldato in carne ed ossa, ma un soldato di bronzo. Una statua eretta nel 1924 “in memoria dei ragazzi che hanno vestito la divisa grigia”, come recitava la targa.
Non raffigurava un generale a cavallo, un politico, ma solo un semplice soldato, uno di quelli che nelle guerre ci entra per dovere, ideale, coraggio, follia, amore.
Più che un soldato era un simbolo e per questo faceva ancora più paura; perché le armi del significato sono più potenti delle armi della distruzione.
Statua del soldato sudista in North Carolina |
Così descrive Giampaolo Rossi nel suo articolo "L'ultimo sudista e l'America di fine stagione" circa l'abbattimento della statua dell'ultimo sudista abbattuta a Durham in North Carolina.
E così una folla delirante e invasata di democratici progressisti gli ha messo una cinghia al collo, lo ha abbattuto e poi si è scatenata su di lui con calci e sputi;
E ha altresì ragione quando scrive sul suo blog: "L’America del 1924, quella che eresse la statua, era una democrazia giovane e vitale che si affacciava con l’ottimismo della sua eccezionalità dal parapetto della storia pronta a lanciarsi nel vuoto di quel ‘900 di cui sarebbe stata protagonista. La statua dell’ultimo sudista non fu voluta da nostalgici confederati, idioti suprematisti bianchi o nazisti dell’Illinois di John Belushi; fu voluta ed accettata fino ad oggi da un’intera comunità per rendere onore a quei giovani che nella Guerra Civile combatterono dall’altra parte, quella sconfitta. Per ricordare a tutti che la forza di una democrazia sta nel saper includere non nell’escludere, nel saper vivere il passato nella consapevolezza non nella paura"
La parola "simbolo" viene dal latino symbolum che a sua volta si origina dal greco σύμβολον [symbolon] ("segno") che a sua volta deriva dal tema del verbo συμβάλλω (symballo) dalle radici σύν «insieme» e βάλλω «gettare», avente il significato approssimativo di "mettere insieme" due parti distinte. Asportare i simboli (bandiere, statue, monumenti, stemmi, cippi, ecc.) significa rimuovere qualcosa che va al di là del mero significato, qualcosa che ha a che fare con il sacro, o quantomeno con la sacralità e la storia di un popolo.
L'idiozia collettiva che attraversa il continente americano si sta spingendo fino a voler riscrivere la loro storia e le forme d'arte. Ora è la volta di "Via col vento" (1939), il film di Victor Fleming sulla guerra di Secessione tratto dall'omonimo romanzo di Margaret Mitchell che ha fatto sognare intere generazioni. Mia madre mi raccontava, a tale proposito, che si portavano da mangiare al cinema, dato che durava 4 ore. Ecco cosa scrive al riguardo Maria Giovanna Maglie:
Non ci avreste mai creduto che saremmo arrivati a Via col vento? Ebbene sì, un cinema di Memphis, Tennessee, ha annunciato che smette di fare la sua annuale proiezione dello storico film con Clark Gable e Vivien Leigh perché è un film privo di sensibilità. Proprio così.
Il Teatro Orfeo ha mostrato questo film come parte della serie classici tutti gli anni più volte negli ultimi 34 anni, in fin dei conti e’ un film che ha vinto 10 Oscar, compreso il ruolo oggi infame di attrice non protagonista a Hattie McDaniel per Mammy, la tata nera di Rossella.
Che cosa e’ mai accaduto a rompere la felice tradizione nel 2017 ? È accaduto che la sera dell'11 agosto, la stessa degli incidenti a Charlottesville, il teatro ha ricevuto lamentele e proteste perché continua a proiettare un film nel quale il vecchio Sud e i neri sono dipinti in modo idilliaco ed edulcorato.
La parola "simbolo" viene dal latino symbolum che a sua volta si origina dal greco σύμβολον [symbolon] ("segno") che a sua volta deriva dal tema del verbo συμβάλλω (symballo) dalle radici σύν «insieme» e βάλλω «gettare», avente il significato approssimativo di "mettere insieme" due parti distinte. Asportare i simboli (bandiere, statue, monumenti, stemmi, cippi, ecc.) significa rimuovere qualcosa che va al di là del mero significato, qualcosa che ha a che fare con il sacro, o quantomeno con la sacralità e la storia di un popolo.
L'idiozia collettiva che attraversa il continente americano si sta spingendo fino a voler riscrivere la loro storia e le forme d'arte. Ora è la volta di "Via col vento" (1939), il film di Victor Fleming sulla guerra di Secessione tratto dall'omonimo romanzo di Margaret Mitchell che ha fatto sognare intere generazioni. Mia madre mi raccontava, a tale proposito, che si portavano da mangiare al cinema, dato che durava 4 ore. Ecco cosa scrive al riguardo Maria Giovanna Maglie:
Non ci avreste mai creduto che saremmo arrivati a Via col vento? Ebbene sì, un cinema di Memphis, Tennessee, ha annunciato che smette di fare la sua annuale proiezione dello storico film con Clark Gable e Vivien Leigh perché è un film privo di sensibilità. Proprio così.
Detto fatto, il film non sarà più presentato perché come ha spiegato il presidente del Orpheum Theater Group: “in quanto organizzazione la cui missione è quella di intrattenere, educare e illuminare le comunità che serve, la Orpheum non può mostrare un film così insensibile a un grande segmento della popolazione “.
Eccoci serviti di ideologia mondialista becera e talebana nonché di forme nemmeno troppo larvate di CENSURA. "Via col vento", film "suprematista" dato che parla della sconfitta dei Confederati e della caduta di un Sud orgoglioso, ribelle e sognatore?
Bandiera dei Confederati |
E' un caso se la talebana de noantri Laura Boldrini ha fatto capire che, se fosse lei a decidere, passerebbe alla distruzione fisica degli edifici e dei simboli del Ventennio fascista? No, nulla è per caso. Significa solo che il governo mondiale a guida Onu è sempre più vicino. La Boldrini ha argomentato che ci sono persone che si sentono offese nel vedere i simboli del regime di Benito Mussolini e ha riferito che recentemente ha ricevuto alla Camera un gruppo di partigiani, i quali le hanno fatto notare che in Germania i simboli del nazismo sono stati distrutti. Pertanto ha detto di rispettare la sensibilità di questi vecchi combattenti.
Domanda: abbattere gli acquedotti solo perché li ha fatti costruire il Duce? Ripristinare le malsane paludi della Maremma e dell'Agro Pontino, solo perché la bonifica la fece Mussolini?
E via delirando...
Ma torniamo agli Usa, Ecco l'ultima follia: dare del piccolo KKK a un bimbetto biondo sui cosiddetti social. Perchè? E' biondo, bianco di pelle, ha gli occhi azzurri e ha una bandierina stelle e strisce in mano. Ergo...
Siamo arrivati dunque al razzismo anti-bianco. Ma di questo nessuno parla.
Aggiungo questa ballata sulla caduta del vecchio Sud (The Night they drove old Dixie Down).
E via delirando...
Ma torniamo agli Usa, Ecco l'ultima follia: dare del piccolo KKK a un bimbetto biondo sui cosiddetti social. Perchè? E' biondo, bianco di pelle, ha gli occhi azzurri e ha una bandierina stelle e strisce in mano. Ergo...
Siamo arrivati dunque al razzismo anti-bianco. Ma di questo nessuno parla.
Aggiungo questa ballata sulla caduta del vecchio Sud (The Night they drove old Dixie Down).