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30 March 2011

Svuotare il mare col secchiellino

Avete mai visto la tenera e poetica immagine del bambino che prende il secchiello e gioca a svuotare il mare? Bene, in queste ore vorrei poter parlare di cose altrettanto tenere e poetiche ma non si può. La metafora però è chiara: stiamo svuotando la marea col secchiello. E' come se fossimo precipitati in un vortice infernale da cui non c'è salvezza. Me ne accorgo anche dai desolanti discorsi che ascolto in giro nei negozi, dal panettiere, dal giornalaio. E anche qui sul blog e dai blogger amici: è un coro a voce unica. Improvvisamente gli Italiani si sentono espropriati e vulnerabili, delusi, disorientati, amareggiati e traditi. Soprattutto traditi da chi, oltre ad aver consegnato le nostre basi militari in una guerra incomprensibile (Gheddafi ci ha forse attaccato o minacciato? ) permette, anzi vuole,  che ci riempiamo di eserciti di disperati dall'Africa. E si badi bene, ho detto Africa e non solo Nord Africa. Poi sarà l'Asia.  Perché è vero che l'attuale emergenza di Lampedusa è composta da tunisini in fuga dalla "ricostruzione democratica" i quali non vogliono fare nessuno sforzo per edificarla, ma vanno a casa d'altri dove pensano di trovare una bella "pappa scodellata". Non so quante ore e quanti giorni ci vorranno per ripulire l'isola da cumuli di immondizia, di rifiuti, di escrementi umani lasciati sul terreno, nelle grotte, nelle cavità. Settemila persone, immaginatevi di quanto possono alte le montagne  dei loro escrementi. E' razzismo parlarne? Ipocrita, falso e idiota chi lo dice.
Non so quanto tempo ci vorrà per ripulire quei meravigliosi specchi d'acqua, un tempo smeraldina, da sacchetti di plastica e bottiglie galleggianti, con buona pace delle associazioni ambietaliste che nei loro piani di repulisti non prevedono mai le transumanze migratorie, nel nome del correttismo politico. So che non è ancora finita l'emergenza lampedusana, che già scatta l'emergenza siciliana, quella pugliese, quella ligure dei disperati che hanno trasformato la stazione di Ventimiglia in un lurido bivacco non dissimile a quello lampedusano. Eppoi sarà toscana, emiliana, lombarda, piemontese, veneta... Che Berlusconi non si illuda e non ci illuda che accetteremo passivamente di trasformare l'Italia in dieci, cento, mille Lampeduse!
I nostri governanti ci dicano CHIARO e TONDO perché i francesi possono cacciare i clandestini e rimpatriarli alla frontiera a loro spese e a piedi au nom de la Patrie, mentre noi non possiamo farlo. Ci dicano CHIARO e TONDO, perché un paese già densamente popolato come l'Italia dovrebbe assorbire sul suo ristretto territorio questo mastodontico esercito di una sporca guerra demografica non dichiarata. Ci dicano perché dovremmo andarci a impegolare nel  pasticciaccio ONUsiano dei distinguo tra "profughi" e "clandestini", fatto apposta per entrare in una spirale perversa e incomprensibile, ma soprattutto a tirarla per le lunghe. Ammesso e concesso che riuscissero a rimpatriare i tunisini, perchè dovremmo prenderci i profughi dalla Somalia, dall'Eritrea, dall'Etiopia, dall'Africa subsahariana, dal Mali, dal Ghana, dalla Libia  e via elencando?
Annibale venne in Italia coi suoi elefanti, noi stiamo assistendo ad un esercito ininterrotto di elefanti africani che schiacciano il moscerino Italia. E a nessuno (governo, opposizione, chiesa, Cei, sindacati) se ne importa.  Tutto quello che Maroni, Berlusconi, Frattini possono fare è distribuire un tanto di questi extracomunitari per regione.
Parlate chiaro: un tanto, quanto? E fino a quando? Perché qui stiamo svuotando il mare col secchiellino del bimbo che vedete in fotografia e stiamo esaurendo le nostre energie fisiche, economiche, morali, spirituali in una lotta impari, mostruosa e disumana.
Frattanto si è messa in moto la macchina delle lacrime a buon mercato. Napolitano chiagne (e fotte) le sue lacreme napuletane, dall'America dove va a visitare il museo dell'emigrante. Peccato ometta di dire che i nostri emigranti venivano selezionati per stato di salute, fedina penale con documenti alla mano,secondo cultura, mestiere e li si tenevano in quarantena prima di decidere se farli entrare nel loro paese o rispedirli indietro senza tante complicazioni. Quelli accettati, li lasciavano per strada. senza preoccuparsi di creare punti di accoglienza o mettere su tendopoli, sprecare denaro pubblico. E se commettevano reati gravi, venivano giustiziati, senza andare troppo per il sottile (Sacco e Vanzetti docent). La fabbrica delle lacrime è anche la tv e i media che ci mostrano donne somale che partoriscono a bordo, che sbarcano col neonato coperto di stracci a cui danno un nome tipo "dono del Cielo" e roba simile. Berlusconi ci ricorda che sono "poveri cristi": benissimo, c'è posto ad Arcore, presidente!
 Dobbiamo  forse correre a fare la carità a tutti i disperati del Pianeta, dimenticandoci dei nostri figli,  solo per ubbidire ai decreti dell'ONU o a quegli stracciatonache della Cei?  Matrigna e malvagia è la madre scellerata che soccorre i figli altrui facendo morire di fame i propri.   E' questo che vogliono?
Non bastassero i minus habentes che ci sgovernano, arrivano in soccorso i becchini liquidatori della povera Patria, dell'opposizione di sinistra: diamo loro il permesso di soggiorno, teniamoceli tutti e facciamoli votare, mettiamoci sul nostro territorio 30 milioni di immigrati, così alzeremo il PIL e ci sarà la ripresa economica, suggerisce il signor Alim (Babà) diventato D'Alema. 
Tutti buoni a nulla imbroglioni  capaci solo di fare i Samaritani col cuore e con il portafoglio degli altri.  
Si vergognino di aver appena festeggiato i 150 anni dell'Unità di un'Italia che non amano e che stanno disonorando e si tolgano dal petto quelle inutili coccarde tricolori!

27 March 2011

Scene (e retroscena) da una democrazia di guerra

Perché il Cav in queste ore ha il volto cupo e si nega ai giornalisti? Perché si è rifiutato di "metterci la faccia" durante il dibattito parlamentare per la missione in Libia, quasi a voler dire "Avete voluto la vostra guerra? Adesso fattevela". Perché La Russa fa l'intrepido soldatino di stagno manco dovesse sorvolare personalmente sui cieli libici coi Tornado o dovesse inviare in Cirenaica suo figlio Geronimo? Perché Frattini fa il pasdaran di Hillary Clinton? Perchè la Clinton parla del nostro Governo come se esistesse solo La Farnesina? Oh Franco is my favourite, my best friend!




Perché Napolitano che sembra diventato improvvisamente il Presidente di una Repubblichetta Presidenziale rosso-Tricolore, prende iniziative che spettano all'esecutivo e fa dichiarazioni ed esternazioni che non gli competono? Chi gli ha dato una simile investitura? E l'eminenza grigia Gianni Letta, che ruolo ha in questo strano Direttorio?

Ma soprattutto perché, quella dichiarazione di Berlusconi da molti considerata improvvida e fuori protocollo nel ritenersi "addolorato" per Gheddafi? Cosa nasconde? Cosa non può dire al suo elettorato a lettere chiare, senza creare un intrigo internazionale? Al suo posto, rovescerei il tavolo, parlerei e spiffererei tutto quanto ho nel gozzo.
Ora gli "alleati" dopo aver perorato la causa (persa) di Fini, hanno ripreso a lisciargli il pelo: basta aver ascoltato Luttwak giovedi sera in collegamento ad Anno Zero, per capirlo. Il baciamano all'anello al rais sembra essere stato perdonato e tratterebbesi secondo il Luttwakpensiero di gesto "estetico" e non politico. Ma è proprio questo il grave della situazione: ad Accomplished Mission, ci sarà la restaurazione dell'effetto Mubarak.  In altre parole, la sua defenestrazione è rimandata al dopo. Sempreché il conflitto libico non duri troppo a lungo, nel qual caso il Cavaliere "esautorato", rimarrebbe de facto come un'anatra azzoppata fino a fine legislatura. Intanto si legga questo illuminante articolo de La Stampa:" L'angoscia di Berlusconi trascinato in guerra". Data l'importanza del pezzo ne copioncollo degli stralci. E chi la vuole capire la capisca.

"Non ho niente da dire». Berlusconi attraversa a passo spedito la hall del Conrad. Evita i giornalisti italiani che, almeno questa volta, non vogliono chiedergli di cucina politica nostrana, del rimpasto di governo, ma di Libia, del «povero Gheddafi da salvare», di una nostra possibile mediazione, del «saccente Sarkozy», dei nostri interessi petroliferi. E invece lui si nega (vedremo se oggi farà una conferenza stampa al termine del vertice europeo).




Si nega per il momento perché sa che potrebbe dire quello che non può dire in pubblico e cioè di essere «angosciato», di essere stato trascinato in questa avventura libica. A trascinarlo «obtorto collo» sarebbero stati Franco Frattini, Gianni Letta e Ignazio La Russa. Con l’autorevole sponda del presidente della Repubblica Napolitano. Il kingmaker, a suo giudizio, sarebbe innanzitutto il ministro degli Esteri, in presa diretta con l’Amministrazione americana e il Segretario di Stato Hillary Clinton, la quale non perde occasione per elogiare la politica estera italiana (la Farnesina) in questa circostanza. Gli stessi elogi che ieri ha scritto il capo dello Stato in una lettera. «Cosa del tutto inusuale - osservano sospettosi a Palazzo Grazioli - visto che di solito Napolitano prende carta e penna per bacchettare il governo...».
Alle cinque del pomeriggio Berlusconi, che in mattinata aveva dato forfait alla riunione del Ppe («per studiare i dossier europei», spiegano i suoi collaboratori), s’infila in macchina e di fronte alle telecamere nemmeno un sorrisino. Via verso Justus Lipsius, il palazzo dove lo attendono i colleghi europei, anche il «Napoleone dell’Eliseo». E qui lo raggiunge la buona notizia dell’accordo di affidare il completo controllo delle operazioni militari alla Nato. Adesso il Cavaliere ha tutte le ragioni per vendersi questa decisione come una sua vittoria (in effetti è sempre stata la linea di Roma).


Buone notizie anche da Parigi dove il presidente dell’Unione africana, Jean Ping, fa sapere che oggi al vertice di Addis Abeba ci saranno pure esponenti degli insorti libici e del regime. Un flebile spiraglio di una possibile mediazione con Gheddafi per arrivare al cessate il fuoco e convincere il raiss a passare la mano. Ma è lo stesso Berlusconi a non crederci molto. È convinto che il suo vecchio amico del deserto non mollerà mai e ...(continua)

Ma ecco una riflessione extraprotocollare assai illuminante di Berlusconi:

"E poi,  è mai possibile che il nostro interesse è portare democrazia e libertà sempre nei Paesi dove c’è il petrolio? Allora se dovessimo seguire questo criterio dovremmo dichiarare guerra a mezzo Medio Oriente...». (E difatti Presidente, tutto il MO è in fiamme, non se ne è accorto?).Insomma, il premier si sente trascinato dentro una missione che non riesce a sentire propria, che non corrisponde a una vera finalità di pace, ma è solo legata a interessi economici e di egemonia politica nel Mediterraneo.

Dubbi sacrosanti, ma la realtà è che l'Italia è un vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro.






24 March 2011

Lampedusa, Maroni e gli errori che si pagano


Di tutte le critiche che l'imbufalito popolo della Lega su Radio Padania ha riversato sui suoi dirigenti in questi  caldi giorni, mi ha colpito questa: "Non credevo di dover rimpiangere Andreotti". Per chi ha buona memoria, quando cadde il muro dopo il 1989 e la dittatura  comunista albanese di Enver Hoxha si sfaldò, i profughi presero d'assalto orrende navi carretta dal canale d'Otranto all'Italia. Andreotti li radunò tutti in uno stadio per farli identificare, furono rifocillati e in seguito rimpatriati in massa. Interpellato dai cronisti, Andreotti rispose serafico che se tutti quelli che vogliono lasciare il loro paese,  si sognassero di spostarsi in massa in Italia non ci sarebbe più spazio per i suoi cittadini. I maligni dicono che nei processi che lo perseguitarono per un decennio, ci fosse in conto anche questo. Ma andiamo oltre.

In questi giorni Maroni fa discorsi che ricordano un po' quelli del  card. Tettamanzi. "Solidarietà interregionale" con tanto di accordi con Napolitano durante la visita a Varese per applicare anche un "federalismo migratorio", in ragioni da quote da distribuirsi regione per regione di 50.000 a testa. No grazie!  Intanto è già nato il solito pasticciaccio onusiano tra chi è profugo e chi clandestino. Chi ha diritto a rimanere, chi a sloggiare. E le verifiche andranno per le lunghe. Per inciso, la Tunisia non è un paese in guerra, e appare per lo meno stravagante lodare la rivoluzione dei gelsomini, cacciare l'oppressore Ben Alì, magnificare le virtù della democrazia eppoi invece di  aiutare ad edificarla a casa propria, venire in incognito a creare pesanti disagi a casa d'altri. Si sono ascoltati in questi giorni discorsi di alcuni lampedusani non appropriati,  anche se è del tutto comprensibile la loro esasperazione. Se dicono "mandiamoli in Lombardia invece di tenerceli qui", non hanno capito l'entità del problema: prima di tutto i clandestini senza status di rifugiati NON devono sbarcare, perché Lampedusa o Lombardia o Veneto, Puglia o Sardegna è Italia. Pertanto la guardia costiera faccia a meno di correre a prelevarli in acque internazionali per rifilarceli qui. Lampedusa è la cartina di tornasole di quel che può toccarci a tutti quanti quando arriverà l'esodo massiccio dalla Libia, con tanto di status di rifugiati per tutta Italia.  I lampedusani devono pretendere la cessazione degli sbarchi tout court, non la girata dell'amara cambiale ad altre regioni, pensando di difendere il loro particulare. Altrimenti, risulterà un palese incoraggiamento per il Maghreb a fare il fuggi fuggi da casa propria per trasferirsi in massa qui da noi. E per paradosso,  sarà ancora l'Itaca-Lampedusa, la mèta agognata dell'inarrestabile odissea degli sbarchi.   
Ora c'è una guerra e ci sono delle imbarcazioni militari: quale pretesto migliore per dire NON POSSUMUS? Non si può accettare più nessuno, pena la risposta armata, che Zapatero fece nelle enclave spagnole di Ceuta e Melilla. E' così  che dovrebbe e comportarsi uno stato sovrano.
E quelli che sono sbarcati ritornino in Tunisia, visto che sono giovanottoni robusti e forti e qui non c'è lavoro nemmeno per noi .
Mandare le motovedette a prelevarli in acque internazionali, scortarli e rifocillarli è demenza allo stato puro. Lo ripeto, nemmeno Andreotti giunse a tanto, caro  ministro Maroni.
Inoltre trasferire i profughi da Lampedusa al Mineo, per poi farne sbarcare di nuovi (ierisera ne sono sbarcati altri 400) è  inutile e disperante un po' come cercare di svuotare il mare con un cucchiaino da caffè. Questo continuo entra ed esci , sbarca e rimbarca di clandestini ci porterà alla rovina (economica, turistica, e di immagine).
Se Lampedusa, la Sicilia, e l'Italia tutta hanno come risorsa principale il turismo e la bella a stagione si sta avvicinando, un'Italia coi profughi non ci frutterà  il becco di un quattrino e ci farà precipitare in men che non si dica  nella miseria e nel degrado. Frattanto i predoni della Libia cercano di portarci via tutte le commesse che avevamo conquistato. La Total (multinazionale francese) non contava un due di coppe prima in Libia, ma ora aspira all'egemonia. L'idea di Giuliano Ferrara a Radio Londra non è così peregrina. Visto che la Ue non esiste, che la solidarietà europea non esiste, che i cuginastri d'Oltralpe cercano di fregarci su tutti i fronti, propone l'accompagnamento dei profughi a Nizza. Sarko, on va te faire un cadeau!
Ma di tutta questa sporca faccenda, occorre aggiungere soprattutto quel che non si vede: la regia occulta angloamericana che mette in prima fila il burattino Sarkozy ben delineata da Italia Oggi  nell'articolo di Piero Laporta.  Di questo Ferrara tace e si limita ad evidenziare solo quanto è già visibile: l'operazione Sarkò De Funès, ovvero il funambolo contoterzi. 

Per venire a capo di tutto questo sporco gioco che ci frutterà solo guai, bisogna che la Lega torni ad essere quella di lotta, e non l'attuale rammollita di governo. Ma soprattutto che Berlusconi vada in giro per tutte le cancellerie Ue e nelle varie sedi internazionali a battere i pugni sul tavolo facendo valere i nostri interessi, zittendo La Russa e il suo idiota protagonismo d' impavido soldatino di piombo. Altrimenti non se ne esce.

21 March 2011

Come si costruisce una guerra "umanitaria" in Libia e altrove

Prelevo dal sito Conflitti e strategie (cliccare per il filmato), quest'ottima suggestione dal film "Sesso e Potere" di Barry Levinson, con Dustin Hoffman e Robert De Niro a proposito di una presunta finta sommossa in Albania, che sarebbe poi servita quale pretesto per  scatenare un intervento "umanitario". Ogni riferimento all'attuale conflitto contro la Libia, e alle precedenti rivoluzioni nel Maghreb,  non è affatto casuale.
Aggiungo che non esistono "guerre umanitarie" e che trattasi di un ipocrita ossimoro di un'altrettanto ipocrita maschera ideologica ad opera del cosiddetto occidente, che, sempre più incapace di dotarsi di una credibile "democrazia"  rappresentativa degli interessi del popolo a casa propria, pretende esportarla con l'uso della forza e delle guerre in altre aree del mondo.  Questo filmato serve a rispondere in parte alle perplessità mosse da Aldo e da Giovanni, nel post precedente circa il fatto che oggi le guerre non si dichiarano più, ma si fanno. Non solo, ma per giustificarle si richiede la continua foglia di fico delle violazioni sui cosiddetti "diritti umani", chiamandole con tutta una gamma di eufemismi soft: ingerenza umanitaria, missione di peacekeeping, guerra al "terrorismo internazionale", guerra per il ripristino dei diritti umani, rivoluzioni colorate, esportazione della democrazia,  e via con le menzogne.

A onor del vero,  non solo si fanno senza dichiararle, ma c'era una volta il dibattito parlamentare nei paesi membri della Nato. Ora bastano le cosiddette commissioni esteri bipartisan, e oplà...si corre in guerra senza nemmeno la ratifica da parte del Parlamento. Come diceva una battuta del film di Nanni Moretti "Io sono un autarchico", no, il dibattito no! O magari il dibattito parlamentare si fa a conflitto già in atto e a decisioni prese altrove. Parigi val bene una guerra.

Poi c'è il mio non-Presidente della Repubblica che asserisce che non dobbiamo aver paura, perché intanto non siamo lì in Libia per fare la guerra, ma per rispettare la risoluzione di pace dell'Onu 1973.  Partono e bastimenti pe' terre assai luntane, cantava l'accorata canzone napoletana. In questo caso, partono  i Tornado. Missione da compiere: la pace, manco a dirlo. Credevo che Napolitano avesse raggiunto il colmo del ridicolo con la sua battuta a Venaria Reale sull'esportazione del "Risorgimento libico", ma a quanto pare al peggio non c'è mai fondo.
Gli fa eco Berlusconi con un'altra trovata davvero surreale, decisamente  all'altezza delle precedenti: i nostri Tornado sorvolano i cieli libici ma non sganciano bombe. Scusi, ma allora che sorvolano a fare? per prendersi qualche schioppettata dalla contraerea libica?

19 March 2011

L'Italia non deve aderire alla guerra contro la Libia

Non si pensi che il terremoto attuale non sia stato preparato e fatto scoppiare in base ad un piano preciso finalizzato alla sopraffazione dell'Europa. Per questo si è sviluppato in brevissima successione dall'Egitto alla Libia senza che a tutt'oggi si sappia con precisione chi abbia dato fuoco alla miccia, quali siano le forze in campo, che cosa si prefiggano i ribelli. Il caos a poca distanza da noi, dall'Italia soprattutto, significa soltanto una cosa: che si vuole costringere l'Europa, e l'Italia, a prendere posizione. E che questa posizione, guerra o non guerra, giustificherà il trasferimento di migliaia di africani, di musulmani, nel nostro territorio. Lo scopo è questo; tutto il resto - libertà, diritti umani, democrazia, petrolio – costituisce soltanto la solita occidentalizzazione del problema, visto che l'Occidente, l'America soprattutto, ritiene di potersi ancora servire di tali fragili  bandiere per mettere i piedi in casa altrui.

Per l'Italia e per l'Europa, però, questa è l'ultima possibilità di affermare la propria volontà di continuare ad esistere. Bisogna cambiare del tutto l'atteggiamento tenuto fino adesso di superiore benevolenza, di comprensione, di tolleranza, di solidarietà.  Il primo e unico obbligo dei governanti è quello di proteggere il proprio popolo e i suoi beni. Quindi l'integrità del territorio, della cultura, dell'identità, di tutto ciò che un popolo possiede. Qui non si tratta di uno "scontro di civiltà", come spesso si è detto; quella che ci viene imposta con l'immigrazione è l'astuzia di una strategia che non ha bisogno di "scontri", che sfrutta i valori di cui ci facciamo vanto per vincerci senza armi, esclusivamente con la propria presenza. L'Italia non può consentire, dunque, ad azioni di guerra, da chiunque siano decise, perché provocherebbero gravissime azioni di guerra presso di noi e disordini e stragi di lunghissima durata nei paesi africani. Nessun interesse economico può giustificare un tale scenario. Ma soprattutto non ci salverebbero dall'immigrazione che ne è l'unico scopo.

Il governo deve dare subito il segnale che a nessuno sarà permesso di superare i nostri confini non lasciando apparire al di qua del limite neanche l'ombra di una barca e  sospendere il trattato di Schengen, senza timore di reazioni negative da parte dell'UE, perché è l'Italia ad avere il coltello dalla parte del manico: non può esistere un'Europa senza l'Italia. Dove porrebbe i propri confini? Quale credibilità avrebbe il concetto stesso di un'Europa unita senza l'Italia che ne ha tracciato con i Romani il profilo e la storia fondando Parigi, Londra, York, Strasburgo, che ne ha creato le lingue e il diritto, che ne ha irradiato la religione e custodisce la sede del Papato? Abbiamo il diritto e il dovere di salvare tutto questo.

Sono importanti passaggi dell'ultimo articolo di Ida Magli sui quali mi trovo completamente d'accordo. Ma invece,  il mondo politico si è già schierato a favore di questa No Fly Zone  sulla Libia con le due commissioni esteri dei due schieramenti PdL e Pd, con Frattini che ha promesso non solo l'uso delle basi militari, ma di concerto insieme a La Russa, addirittura aerei da caccia e interventi armati attraverso i bombardieri Tornado. Complimenti! Questo significa avere a cuore i nostri interessi.

Queste due aquile di politici, hanno  forse messo in conto la marea inarrestabile di profughi che ormai  già ci sta devastando e che aumenterà in modo esponenziale?  Come si è potuto vedere da cronache e filmati, i lampedusani sono esasperati, perché  lasciati soli in trincea a fronteggiare uno tzunami umano. Ma davvero si può pensare di girare questi immani fardelli su altre regioni italiane, pensando che non si arrivi a reazioni violente da parte di noi cittadini, trattati come pecore?
  
Altri problemi relativi a questa "avventura senza ritorno" sono il fatto che noi non avremo nessun ruolo, né appiglio da cui trarre vantaggi. La Francia entrerà col suo colosso ex Elf oggi TOTAL , mentre noi dovremo cedere le varie committenze Eni acquisite sul campo. La Lega ha disertato le votazioni nel merito. Speriamo non si tratti della solita pagliacciata del qui lo dico e qui lo nego, a cui ormai ci ha reso avvezzi, ma non c'è da farsi troppe illusioni. Una simile avventura organizzata dagli Usa, che in questo caso giocano all'armiamoci e partite, dato che sono già esposti nella penisola saudita con lo Yemen e il Bahrein, ha ben poche chances di poter  essere fermata.
Bene ha fatto la Merkel a far valere gli articoli della costituzione tedesca, chiamandosi fuori dall'intervento. Noi invece, per la posizione di estrema vicinanza con la Libia, potremmo addirittura essere soggetti a ritorsioni.
Ci mancava solo la guerra al Beduino! Peggio di così... 

Altre posizioni simili a questa, quella di Vittorio Sgarbi
"Io dico che questo conflitto è sbagliato".