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30 October 2024

Cyber-insicurezza e portafogli digitali

 


Confesso che mi sento spossata e perfino sfiduciata sull'ennesima iniquità propinataci dalla Ue, accolta da questo governo che non ha il coraggio di differenziarsi da quanto avrebbero fatto gli avversari-avversati comunisti. Oltretutto su questo blog ne parlò la sottoscritta - devo dire nell'indifferenza generale - già il 28 dicembre del 2023 in questo post. Capisco che alla vigilia di un Capodanno nessuno abbia voglia di intristirsi, ma il portadocumenti virtuale e digitale, purtroppo è una novità che pochi hanno voglia di approfondire, ma che incombe. La fregatura sta già nella parola inglese: WALLET ovvero portafoglio, portadocumenti....Digitale, naturalmente. Una prigione digitale ancora peggiore del green pass, in quanto più onnicomprensiva, vendutaci dai media come un passo verso la "semplificazione". Non sono l'unica ad averne parlato in rete. Lo ha fatto Blondet, l'ing Negri e Martina Pastorelli, in un memorabile video che ho già postato varie volte e fatto passare ad amici.

Il 23 ottobre scorso lo hanno sperimentato su 50 persone, non so se consenzienti o scelti a random. Tutti zitti e mosca!
Il calendario dei prossimi test di  questo Wallet è già stato definito:

- Il 6 novembre verrà aperto a 250.000 cittadini
-  Il 30 novembre sarà aperto a 1.000.000 di cittadini
 - Il 4 dicembre verrà aperto a tutti gli utenti che hanno l’app IO.
Con queste "finestre di Overton" progressive ci sospingono verso il comunismo alla cinese e al suo sistema totalitario del credito sociale. 
Ricordo che il  23 ottobre,  è pressappoco la stessa data nella quale fu instaurato quel green pass per chi doveva recarsi al lavoro, pena la sospensione da ogni attività per chi ne fosse stato sprovvisto. Sul web, infinite raccomandazioni a non scaricare l'app IO e a come disinstallarla nel caso foste il "prescelto". 
Abbiamo lottato tanto contro il "marchio verde" sanitario, e ora se verrà normalizzato questo portafoglio digitale, saremmo giunti alla "trappola finale". 



 Martina Pastorelli  nel video di cui sopra,  ci parla di come prenda corpo il progetto di trasformare i cittadini in utenti da sorvegliare e da qui a prigionieri il passo è breve. Con il progetto di trasformare gli stati non più sovrani,  in entità smaterializzate in stile "piattaforma". E il progetto  successivo dell'euro digitale va in questa direzione.  Ma è mai possibile che non ci lascino più  vivere in pace e che dobbiamo preoccuparci se hanno infiltrato abusivamente e a nostra insaputa un'APP che si chiama IO come il verso del somaro? Sono già al lavoro gli sbufalatori di regime che lanciano gli allerta dei nuovi pericolosi "NO Smart" per coloro i quali rifiutano questo nuovo abuso. Nessuno vuole rifiutare le comodità e il progresso. Si tratta semplicemente di non voler cedere ai ricatti e alle coercizioni che fanno parte del pacchetto. 

Scrivono pure, per consolarci, che l'Italia sarebbe la prima a sperimentare le meraviglie di questa digitalizzazione. Sì, ma chi è tanto stolto da essersi fatto avanti?  Se è così preferisco i  faldoni cartacei che arrivano fino al soffitto.

Frattanto,  per la cronaca fioccano inchieste su spionaggio informatico in grande stile e compra-vendita di dati che oramai sono più preziosi dell'oro e del petrolio. Il nostro sistema di cyber-sicurezza fa acqua da tutte le parti ed è dimostrato che ex poliziotti della squadra mobile di Milano (Carmine Gallo), ex uomini della Guardia di Finanza e alti manager della Bocconi (mi riferisco a Enrico Pazzali), possono reclutare eserciti di hacker per spiare e trafugare dati da 800.000 persone. Per conto di chi? sarebbe interessante saperlo. Ed è evidente che costoro non lavorano per l'Italia, ma per servizi segreti di  potentati stranieri interessati a distruggerla. Ecco, in  tutto questo quadro assai poco rassicurante, vorrei chiedere agli uomini e donne di questo governo se hanno il coraggio di procedere ancora con il calendario delle "riforme" digitali basati sulla "semplificazione" . Ovvero, offrire le nostre vite in un portafoglio-dossier che rischia di diventare un comodo dossieraggio on line permanente e ricattatorio di dati preziosi come il petrolio,  con buona pace per la privacy. Ovviamente il rischio non è solo questo. Il peggiore di tutti i rischi è la trappola-Matrix in atto che ci trasforma da uomini in topi, come nel romanzo di Steinbeck.

PS: Imperdibile video animato passatomi da Giovanni sul decadimento dell'Umanità: 

 https://www.youtube.com/watch?v=ccQPgb_eilc 

Senza santi né in Cielo né in Terra

22 October 2024

La guerra dei 30 anni tra magistratura e politica

 


A che punto è la notte italiana? Al punto in cui la Magistratura in neanche un annetto è riuscita nei suoi intenti destabilizzanti: imbastire un processo contro l'ex ministro dell'Interno per l'affare Open Arms (sic: Braccia Aperte), la nave ong che "bighellonava" per il Mediterraneo, la quale avrebbe potuto attraccare ovunque, ma si era fissata su quell'unico porto considerato "sicuro": l'Italia. Sono previsti, come è noto, sei anni di reclusione per Salvini. In seconda battuta c'è un presidente della Regione Liguria (Giovanni Toti) che può piacere o meno, ma che è stato spiato per 5 anni con intercettazioni e "cimici" d'ogni tipo, accusato di corruzione per fondi illeciti, messo agli arresti domiciliari e costretto con manifestazioni a dir poco sediziose sotto il Palazzo della Regione (non poteva difendersi né reagire), a dimettersi. La consultazione elettorale prevista per il 27 e 28 di questo mese, potrebbe far vincere quella sinistra che non ha nessun pudore di andare al potere in modo sleale mediante intrighi e inganni. La terza mossa "magistrale" è la questione di quell'esternalizzazione migratoria in Albania, grazie ai patti tra Meloni e Rama, il primo ministro albanese. La faccenda è ormai nota.

Il provvedimento di trattenimento era stato disposto per i dodici stranieri dalla questura di Roma il 17 ottobre scorso: fanno parte dei 16 migranti (dieci provenienti dal Bangladesh e 6 dall’Egitto) trasportati in Albania dalla nave Libra della Marina Militare italiana e rinchiusi all’interno del centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader, località albanese. Bene, una magistrata a nome Silvia Albano, è riuscita nell'intento di bloccare il decreto sollevando questioni di "costituzionalità" europea nonché questioni di sicurezza, relativa ai paesi di provenienza dei richiedenti asilo : Egitto e Bangladesh. Va detto che tutti in Ue respingono migranti in modo anche duro e draconiano (lo fa Macron con la Gendarmeria di stato a Ventimiglia e  a Bardonecchia; lo fa Scholz che ha rimpatriati clandestini nientemeno che nell'Afghanistan dei Talebani). Lo fa pure la Svezia rimpatriando i richiedenti asilo in Iraq. Tutti paesi "sicuri"?
Ma Italia delenda est, pertanto deve starsene con le mani legate . Questo è un provvedimento che entra anche a gamba tesa nell'ambito della  diplomazia di uno stato con altri stati, dato che si arroga il diritto di stabilire quale stato di provenienza del cosiddetto "migrante" sia "sicuro" e quale no. Infine c'è stata la questione esplosiva dell'email di un giudice della Cassazione a nome Patarnello,  sulla Meloni che non sarebbe ricattabile e pertanto sarebbe anche più pericolosa di Berlusconi.  Qui il testo integrale della mail:

Si tratta di una palese ammissione nella quale non soltanto traspare l'obiettivo di vanificare la lotta contro l'immigrazione, ma anche quello di fermare ogni possibile tentativo di riforma della giustizia.
Questi gli ultimi fatti, ma come è naturale, tre spanne di ghiaccio non si formano in una notte sola, dato che la guerra punica tra Magistratura e Politica è quasi trentennale e molti italiani, nel frattempo ci hanno fatto i capelli bianchi. Nel mentre, la Magistratura in questi anni si è imbarbarita in un guazzabuglio di correnti, la più prepotente e arrogante delle quali è Magistratura Democratica (l'aggettivo non colga in inganno, si chiamava così anche la DDR) con al suo interno, punte di estrema sinistra. Esistono correnti di MD che sono legate alle Ong e la figura del magistrato-attivista in materia di "accoglienza" e ong  non è certo un' iperbole. MD, del resto, non ha mai fatto mistero di avere nel suo statuto l'obiettivo di interpretare le leggi per modellare la società e il diritto, secondo la propria ideologia. 

Vengo all'annosa parabola di Mani Pulite, quella nella quale una casta di magistrati fece piazza pulita della politica e dei suoi partiti con l'eccezione di uno (il PC- Pds oggi Pd).
Quanto c’entrano gli americani con l’operazione Mani Pulite? “Mani Pulite”, giova ricordarlo, è la traduzione pura e semplice di “Clean Hands”, nome di un’operazione americana da lungo tempo attiva per combattere criminalità e malaffare. Qualche "malpensante" l' ha messa in concomitanza con la crociera del Britannia del 2 giugno 1992 e non è un caso che è anche la data da cui prese avvio la sua "rivoluzione".
Se qualcuno si illude (o si è illuso) che questo furore da smantellamento di buona parte della nostra industria fosse dovuto solo a puri e semplici intenti moralizzatori giudiziari, sbaglia. Si doveva lavorare, dopo la Caduta del Muro, quanto prima, a un cambio di guardia: quell'ingresso di holding private straniere nel nostro tessuto economico. Certo, sarà stata - la nostra -  industria decotta e di stato, sgangherata finché si vuole, ma ancora italiana.
Dopo di allora, si è visto in che direzione stiamo andando: perdita progressiva di posti di lavoro, assoggettamento dell'industria a gruppi finanziari stranieri, aziende a scatole cinesi (le cosiddette bad company), orde di immigrazioni selvagge fatte entrare con lo scopo di tenere bassi i salari degli autoctoni, sempre ricattati, se non addirittura scalzati dall' "esercito di riserva" proveniente dai 4 angoli del mondo, e pronto a sottostare a quei salari da fame che avevamo dimenticato, grazie a un minimo di conquiste civili; ricatti morali e minacce perpetue di "razzismo" per chi si ribella a questo stato di cose, guerre tra i poveri autoctoni e neo-poveri allogeni, e via verso il precipizio.

Mani Pulite è stato il classico pied de biche per scardinare l'apparato politico e industriale e creare il vuoto in questione. Da cosa e da chi esso sia stato riempito lo si constata abbastanza chiaramente, sebbene il processo di occupazione continui con la pressoché totale complicità della classe politica. 
E a proposito di classe politica, mi corre altresì l'obbligo di ricordare che fu in quel periodo di furori giustizialisti, che si mostrò pavida e incapace di difendersi, votando contro l'immunità parlamentare, mostrandosi inetta nel mettere mano a una seria riforma della giustizia. Pusillanime e restia nell'essere solidale coi colleghi colpiti dalla ghigliottina giudiziaria in atto.  In buona sostanza, votò per accelerare la sua stessa  fineE oggi ne paghiamo ancora tutte le conseguenze.

San Donato

14 October 2024

Paradossi storici sul MO




Il conflitto israelo-palestinese (ma sarebbe più corretto dire oramai arabo-israeliano) rischia di diventare un'atroce guerra dei 100 anni. E quando le guerre diventano di durata secolare è difficile pensare che torti e ragioni stiano da una parte sola. Vale la pena di ritornare alla famosa dichiarazione di Balfour che spesso viene indicata dagli storici come l'atto fondativo dello stato di Israele. Ecco cosa scriveva il 2 novembre 1917 (e cioè durante la prima guerra mondiale) Lord Balfour a Lord Rothschild. Sopra in alto, l'originale della lettera: 

Egregio Lord Rothschild,

È mio piacere fornirle, in nome del governo di Sua Maestà, la seguente dichiarazione di simpatia per le aspirazioni dell'ebraismo sionista che è stata presentata, e approvata, dal governo.

"Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adopererà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni".

Le sarò grato se vorrà portare questa dichiarazione a conoscenza della federazione sionista.

Con sinceri saluti
Arthur James Balfour»



Ordunque, nel corso del tempo, dal "focolare nazionale" siamo passati al focolaio permanente, ai roghi, ai bombardamenti e alle macerie.

Se Israele intende aprire una guerra contro l'ONU, vale la pena di ricordare che la sua "esistenza" la deve proprio alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU del 14 maggio del '48. Non che abbia mai amato l'ONU e tutte le sue appendici (Oms, Unesco, Unicef, Fao ecc.) ma dare delle persone "poco gradite" che devono sloggiare dalle ambasciate a coloro ai quali si deve la propria "esistenza", mi pare un altro di quei paradossi sui quali riflettere.

Cartina della spartizione dei territori tra arabi e israeliani nel '48

La risoluzione 1701 della missione UNIFIL dei caschi blu sulla linea di demarcazione detta "linea blu" venne concordata dalle parti  in conflitto nel 2006, durante il conflitto israelo-libanese. Alla missione partecipa un migliaio di nostri soldati. C'era allora al governo Ehud Olmert del partito di Kadima che dovette succedere ad Ariel Sharon, il quale venne irrimediabilmente colpito da ictus. E fu instaurata col consenso pieno dei due attori in gioco nel conflitto: Libano e Israele. In Italia c'era al governo la sinistra (Governo  Prodi).  Era ministro degli Esteri Tzipi Livni, colei che ha denunciato Netanyahu accusandolo di frode. 

Ora come è noto, l'Unifil non va più bene agli stessi che l'avevano caldeggiata e  dovrebbe sloggiare, perché  i nostri soldati rischierebbero di diventare "scudi umani" di Hezbollah. Il curioso è che per ora sono stati colpiti e feriti dal IDF, ovvero l'esercito israeliano. Sarà anche, come dicono dell'Unifil, una "missione fallita"; sarà pure vero che le missioni di peace-keeping oltre ad essere onerose, non riescono mai a venirne a capo di nulla, ma chi deve smantellare la missione non deve  e non può essere Israele. La tempistica, in ogni caso, non può essere lei a deciderla in un territorio non suo. Credo che non sia piaciuta a nessuno l'esternazione carica di arroganza di Netanyahu, trasmessa in questi giorni in tv. E mi domando a parti invertite (sto parlando dei feriti, alcuni dei quali gravi) cosa sarebbe accaduto. 

Ma ecco intravvedere un altro cruciale paradosso. L'Italia ha versato la bellezza di oltre 2 milioni di euro per inviare armi a Israele. Ci mancherebbe solo che i nostri soldati venissero feriti e magari uccisi con le armi che noi stessi gli forniamo, sottraendole ai nostri bilanci! Ma l'argomento embargo è argomento tabù, e non solo in Italia. In Ue, manco a dirlo, non trovano un accordo.  In Usa c'è la campagna elettorale e gli Americani, fuori dal loro cortile di casa, si girano dall'altra parte. Pur continuando, nonostante qualche sporadico mal di pancia, a foraggiare Israele di armi. Non si può bofonchiare  generici appelli alla tregua, rispetto dei diritti umani e continuare ad armare le mani di chi non esita a colpire in modo indiscriminato creando atroci sofferenze sulla popolazione civile. E' di questi giorni un ulteriore accanito attacco sull''ospedale Al Aqsa di Gaza. Cenere su cenere in quello che è diventato un cimitero a cielo aperto. Sì, perché ora i fronti sono tre: Gaza, la Cisgiordania (già soffocata e ridotta all'irrilevanza dai pervasivi insediamenti dei coloni molti dei quali armati), il Libano. Poi ci sarebbe anche quello di cui non si parla ma che è già da tempo nei piani di Israele: l'Iran. Ma questa è un altro fronte e un'altra storia.

San Callisto papa

07 October 2024

Dalla Milano da bere a quella da spiare




Pare che lo scopo precipuo del sindaco milanese  Beppe Sala non sia quello di mettere a proprio agio i suoi cittadini, ma di mettere in atto sempre più sofisticati sistemi di sorveglianza. Non basta la segnaletica stradale perennemente spostata delle varie zone milanesi, non bastano i problemi di ecopass e di parcheggi, le multe e nemmeno l'incuria verso gli straripamenti del Lambro e del Seveso che allagano gli scantinati e i primi piani dei palazzi della città, se appena cade un po' di pioggia . Ora il sindaco-imprenditore vuol lasciare un altro segno del suo transito, prima della scadenza del suo mandato. La notizia è passata quasi inosservata. Se n'è già occupato il settimanale Panorama, quale unica eccezione. Il suo assessore alla Sicurezza Marco Granelli vorrebbe rendere "più sicura" la vita degli automobilisti con un radar dotato di IA per meglio controllare chi guida col cellulare. 
Click! Scatta la fotografia ma nessuno è certo se poi la foto è veritiera. Una cosa è certa: in caso di installazione di questi marchingegni c'è il rischio di venire sommersi  da una pioggia di contestazioni e ricorsi perché i cosiddetti "falsi positivi" (li chiamano così, come al tempo dei tamponi) sarebbero troppi.
"Granelli avrebbe deciso di prendere spunto dall'esperienza australiana, dove grazie a questi controlli avrebbero ridotto di oltre il 21% gli incidenti stradali". Qui, la fonte del citato settimanale: 


Metodo già in auge in Gran Bretagna dove oltre alle multe per il telefonino sono fioccate anche quelle per il mancato uso delle cinture di sicurezza. Ma anche in Australia. Ecco dunque un altro modo per far rinunciare alla privacy all'interno dell'abitacolo dell'autovettura, incamerando nel contempo denaro fresco.
Granelli, come potete leggere, si vanta di voler importare il metodo australiano con un sistema già sperimentato nel 2019 da quelle parti (un anno prima della "pandemia", per chi sa osservare le date), sviluppato dalla società ACUSENSUS, attiva nel settore "sicurezza stradale". Ma in cosa consisterebbero questi nuovi marchingegni?
"La struttura di questi apparecchi consiste in un'asta alla cui estremità è installata una fotocamera in grado di individuare la targa del veicolo e soprattutto di fotografare dall'alto e all'interno dell'abitacolo degli automobilisti". 

Un software che sarebbe in grado dunque di individuare se il povero conducente ha in mano, oppure all'orecchio, un cellulare. E' sanzionabile, in Australia,  anche chi avesse un telefonino spento, come risulta da lettura dell'articolo. 
 
Ma secondo gli esperti, nascono già problemi di intrusione potenziale nella sfera privata dei cittadini (che scoperta!). Inoltre, come verrebbero raccolti e utilizzati i dati rilevati dai cittadini?
 


 Va aggiunto a ciò, che già la semplice automobile "connessa" con tanto di webcam davanti e didietro, sistemi di geolocalizzazione, e app che raccolgono enormi quantità di dati, comprese le informazioni personali dei rispettivi conducenti, offre non pochi spunti per intercettare dati, conversazioni telefoniche eccetera, come ci riporta lo stesso Sole 24 ore .
 "Nel bene e nel male gli autoveicoli moderni non sono più un semplice mezzo di trasporto, ma stanno diventando sempre più digitali e simili proprio agli smartphone a cui vengono spesso collegati, con tanto di webcam davanti e didietro, sistemi di geolocalizzazione, e app che raccolgono enormi quantità di dati, comprese le informazioni personali dei rispettivi conducenti." 
Ma ora, coi nuovi software citati da Panorama, la frontiera della video-sorveglianza e dell'intrusione nel privato, pare allargarsi  a dismisura.

Le vite degli altri

Il vecchio agente della Stasi un po' guardone con le cuffie e il magnetofono con tanto di nastro che girava e registrava per tutta la giornata intento a spiare "le vite degli altri" dalla finestra, in confronto a questi sistemi Cyber e a chi intende adottarli, era quasi un dilettante. Sorge inoltre un altro interrogativo di non poco conto: nel comune meneghino non ci sono soldi per rappezzare le buche,  per sfalciare e rendere decenti le aiuole spartitraffico e il verde urbano (si sono inventati la teoria falso-ecologica dello "sfalcio pigro") e in quanto a incolumità, ordine pubblico e sicurezza, siamo alla Gotham City dei fumetti... E allora dove mai prenderebbero fondi per dotarsi di simili sofisticate apparecchiature? 


B.V. Maria del Rosario

01 October 2024

Patente a punti contro infortuni è andare a nozze coi fichi secchi.





Apprendo da un mio conoscente, un giovane artigiano di una piccola ditta per imbiancature che dal primo ottobre (cioè oggi) è stata applicato una sorta di patentino a punti per la sicurezza dagli infortuni nei cantieri. Ne danno conto parecchi giornali ufficiali, tra i quali questo: 

 
Scatta l’obbligo della patente a punti, voluta dal Governo nel tentativo di frenare l’emergenza infortuni dopo un anno - il 2023- che in Lombardia si era chiuso con 5.493 incidenti denunciati all’Inail solo nel settore costruzioni. Anche l’ultimo passo formale, la pubblicazione del decreto attuativo in Gazzetta ufficiale, è stato fatto: la patente è a tutti gli effetti legge. Le imprese dovranno richiederla attraverso il sito internet dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl). Spetterà al rappresentante legale o al lavoratore autonomo accompagnare la domanda con una serie di documenti tra cui l’iscrizione alla Camera di Commercio, il documento unico di regolarità contributiva (Durc) e fiscale (Durf), il documento di valutazione dei rischi (Dvr), e l’adempimento degli obblighi formativi. La patente a punti sarà rilasciata in forma digitale con un tesoretto di 30 crediti iniziale. Sarà obbligatoria per 832.500 imprese che ruotano attorno alla casa: edili, imbianchini, piastrellisti, elettricisti, termoidraulici, ascensoristi, falegnami, serramentisti, fabbri, lattonieri, carpentieri. Senza non potranno lavorare nei cantieri.

La regione maggiormente cointeressata ai nuovi obblighi, quella che comprende una costellazione di piccole e media imprese è - manco a dirlo - la Lombardia. Si tratta di 144.029 società. Già sono sul piede di guerra piccoli, medi imprenditori, artigiani, tutte categorie già abbondantemente stressate e angariate di tasse, balzelli e continui controlli fiscali.

“Non è uno strumento utile a ridurre la mortalità e l’incidentalità sul lavoro. Dobbiamo essere sinceri e non alterare la verità dei fatti: si tratta di un onere puramente burocratico, che non produrrà più sicurezza sul lavoro ma più adempimenti e più carta – attacca Giovanni Bozzini, presidente Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato) Lombardia –. Siamo perplessi: le imprese, infatti, entro il 31 ottobre dovranno inviare una Pec all’Ispettorato del lavoro contenente una serie di autocertificazioni per il nuovo sistema”.


Il sistema del patentino con punteggio ricorda molto il sistema del credito sociale alla cinese:  tanti punti significa cittadino "virtuoso" con diritto a lavorare. Si parte da 30 punti e si può arrivare fino a 100. Si retrocede in caso di incidenti o di irregolarità.

  • 20 crediti, in caso di decesso di un dipendente causato dalla mancata osservanza delle norme di sicurezza sul lavoro.
  • 15 crediti, per mancato rispetto delle regole di prevenzione degli incidenti sul lavoro.
  • 10 crediti, per malattia professionale di un lavoratore riconducibile alla violazione delle norme di prevenzione sugli infortuni sul lavoro.

Il tutto però non convince. Se un governo detto di "centrodestra" copia i modelli di sinistra (più controlli, più burocrazia, forme di pretesa meritocrazia basata surrettiziamente su tesserini a raccolta dei punti) non solo non farà crescere l'economia né il PIL, ma costringerà questi poveretti del "patentino" a cambiare attività. Controllare i cantieri, vagliarne i sistemi di sicurezza (che sono principalmente gli impianti. gli strumenti e gli utensili) non significa vessare chi lavora con altre cartacce, App da scaricare e Pec da spedire. Ma mi rendo conto che si vuole andare a nozze coi soliti fichi secchi. Non ci sono abbastanza soldi per aiutare a rendere sicuri i cantieri e magari a rammodernarli? meglio allora mettere sotto il torchio chi lavora e dà lavoro. C'est plus facile.

Santa Teresa di Lisieux