Assistiamo sempre più spesso ad un nuovo fenomeno. Da quando esiste la Rete e l'universo informatico, il libro ha perso sempre più interesse. Gente che fa a gara a disfarsi di libri divenuti improvvisamente ingombranti. Parenti di proprietari deceduti che non sanno più come disfarsi di libri avuti in eredità dal caro estinto. Nemmeno le biblioteche pubbliche li accettano più. Mi sono chiesta non senza sorpresa cosa è successo. La gente moriva anche prima, ma i libri non erano mai stati così superflui come oggi. E' successo che il mondo miniaturizzato dello smartphone ha preso il sopravvento sul mondo di Gutenberg. Mi piacerebbe sapere quanti tengono ancora in casa enciclopedie o dizionari per consultarli invece di ricorrere alla scadente Wikipedia. I libri invecchiano, le pagine ingialliscono e si strappano, le copertine si sciupano. Le librerie e cartolibrerie chiudono.. Sempre più spesso assistiamo a libri regalati e riposti nelle cassettine delle stazioni ferroviarie o dei parchi pubblici. Lo chiamano col solito ipocrita nome inglese di bookcrossing. Letteralmente, passalibro, giralibro. Pare che detto fenomeno provenga dagli Usa. Un modo pietoso e forse un po' ipocrita di rendere circolare il caro vecchio libro caduto in disuso, nell'illusione che possa riavere una nuova vita. Qua e là si moltiplicano le iniziative delle stazioni ferroviarie collegate a bibliotechine comunali per incentivare lo scambio di libri...vagabondi. Ecco un esempio, nel Varesotto:
https://www.ferrovienord.it/2019/06/27/bookcrossing-via-a-libero-scambio-di-libri-nella-stazione-di-barasso-2/
Ho letto la lettera di Marina Berlusconi al Corriere della Sera. Su alcuni punti ha ragione, specie quando scrive: I libri sono da sempre efficaci anticorpi contro barbarie e totalitarismo, ma oggi assumono anche una funzione nuova: quella di anticorpi contro l’assottigliamento del pensiero imposto dallo smartphone, veri e propri strumenti di resistenza contro l’omologazione digitale.
Ma non vorrei che il suo grido di allarme contro le BIG TECH, senz'altro comprensibile in quanto editrice, nascondesse la voglia di imporre una authority esterna deputata, non si sa bene a che titolo, di vagliare che cosa è vero e cosa è falso. Una authority falsamente imparziale magari a caccia di bufale contro gli inevitabili inganni truffaldini della IA. Se i "discorsi sull'odio" vanno stigmatizzati e sanzionati da chi e da quale commissione. Meglio vigilare che la toppa non diventi peggiore del buco. Per il momento, insegniamo ai più piccoli e alle giovani generazioni di fare a meno, quando è possibile, di quel falso talismano elettronico che serve a farli deconcentrare, a creare analfabetismo di ritorno oltre a renderli dislessici e privi di manualità grafica. Ma occorre che gli esempi partano proprio dagli adulti, anch'essi vittime reinfantilizzate di quel Paese dei Balocchi elettronici che ci circonda. Quanto ai libri, mi auguro che ritornino quanto prima nelle case, negli scaffali e sui comodini, e non ghettizzati in cassettine da riserva indiana ferroviaria.
Per carità, lodevole iniziativa, ma non facciamo finta di ignorare che le nostre stazioni ferroviarie non vengono presidiate da tempo, nemmeno più per l'emissione di biglietti e che i vandali a corto di cattive azioni, non di rado si attaccano anche ai libri per bruciarli su modello del racconto di fantascienza Fahrenheit 451. In questi casi, non c'è bisogno della dittatura del solito omino coi baffetti: basta già l'ignoranza e la brutalità diffusa.
Senza ignorare che anche gente simile, possiede un telefonino magari per filmare le loro infime prodezze vandaliche che poi mette in rete.
D'altro canto, si vive sempre più immersi in una bolla fatta di notizie, immagini, commenti, repliche ai commenti, like e dislike e la Rete si rivela sempre più un universo parallelo fatto di trappole e di inciampi. La lettura on line, stanca gli occhi, non consente concentrazione e non è fatta per essere memorizzata. Davanti a un articolo di approfondimento anche interessante, sono portata io stessa a dire: troppo lungo. E a stancarmi alla sua lettura, cosa che non avviene sulla carta. Si crede di imparare, ma poco dopo non si ricorda più nulla e capita di chiedere a sé stessi: dove ho letto, questo o quell'argomento? Dove ho preso la tale o tal altra notizia? Insomma, il passaggio estratto da un libro lo si segna col segnalibro, con una sottolineatura o con una cara vecchia orecchia piegata. Quello del web, svolazza e si dissolve su qualche Cloud. Il mondo delle informazioni ti entra in casa (infodemia), ma si è soli e dispersi nel mondo e il presunto sapere infinito del web, alla fine genera ignoranza e presunzione di saperla lunga.
Stiamo sprofondando nell'universo dell'immediato tipico degli insetti senza memoria, quella memoria che avevamo imparato a coltivare proprio dai libri. Il libro è già una selezione basata sullo spirito critico e saper discernere, selezionare, riflettere è un esercizio che richiede tempo e fatica: non ci sono scorciatoie!
Senza ignorare che anche gente simile, possiede un telefonino magari per filmare le loro infime prodezze vandaliche che poi mette in rete.
D'altro canto, si vive sempre più immersi in una bolla fatta di notizie, immagini, commenti, repliche ai commenti, like e dislike e la Rete si rivela sempre più un universo parallelo fatto di trappole e di inciampi. La lettura on line, stanca gli occhi, non consente concentrazione e non è fatta per essere memorizzata. Davanti a un articolo di approfondimento anche interessante, sono portata io stessa a dire: troppo lungo. E a stancarmi alla sua lettura, cosa che non avviene sulla carta. Si crede di imparare, ma poco dopo non si ricorda più nulla e capita di chiedere a sé stessi: dove ho letto, questo o quell'argomento? Dove ho preso la tale o tal altra notizia? Insomma, il passaggio estratto da un libro lo si segna col segnalibro, con una sottolineatura o con una cara vecchia orecchia piegata. Quello del web, svolazza e si dissolve su qualche Cloud. Il mondo delle informazioni ti entra in casa (infodemia), ma si è soli e dispersi nel mondo e il presunto sapere infinito del web, alla fine genera ignoranza e presunzione di saperla lunga.
Stiamo sprofondando nell'universo dell'immediato tipico degli insetti senza memoria, quella memoria che avevamo imparato a coltivare proprio dai libri. Il libro è già una selezione basata sullo spirito critico e saper discernere, selezionare, riflettere è un esercizio che richiede tempo e fatica: non ci sono scorciatoie!
Le notizie vengono esasperate e ingigantite per l'uopo, ma non importa più se siano vere o false... L'importante è che facciano rumore, tanto rumore.
I bambini ai tempi del Digitale, dal canto loro, hanno disimparato a scrivere in corsivo. In compenso (ma meglio sarebbe dire "in scompenso") sanno digitare abilmente con una velocità supersonica i messaggi sulla tastiera accompagnati da piogge di emoticon. Il periodo dei confinamenti legati alla cosiddetta "pandemia", li ha già coartati all'isolamento e ad adattarsi alla finzione virtuale e immateriale del web, privandoli di veri contatti umani.
Ho letto la lettera di Marina Berlusconi al Corriere della Sera. Su alcuni punti ha ragione, specie quando scrive: I libri sono da sempre efficaci anticorpi contro barbarie e totalitarismo, ma oggi assumono anche una funzione nuova: quella di anticorpi contro l’assottigliamento del pensiero imposto dallo smartphone, veri e propri strumenti di resistenza contro l’omologazione digitale.
Ma non vorrei che il suo grido di allarme contro le BIG TECH, senz'altro comprensibile in quanto editrice, nascondesse la voglia di imporre una authority esterna deputata, non si sa bene a che titolo, di vagliare che cosa è vero e cosa è falso. Una authority falsamente imparziale magari a caccia di bufale contro gli inevitabili inganni truffaldini della IA. Se i "discorsi sull'odio" vanno stigmatizzati e sanzionati da chi e da quale commissione. Meglio vigilare che la toppa non diventi peggiore del buco. Per il momento, insegniamo ai più piccoli e alle giovani generazioni di fare a meno, quando è possibile, di quel falso talismano elettronico che serve a farli deconcentrare, a creare analfabetismo di ritorno oltre a renderli dislessici e privi di manualità grafica. Ma occorre che gli esempi partano proprio dagli adulti, anch'essi vittime reinfantilizzate di quel Paese dei Balocchi elettronici che ci circonda. Quanto ai libri, mi auguro che ritornino quanto prima nelle case, negli scaffali e sui comodini, e non ghettizzati in cassettine da riserva indiana ferroviaria.
Sant'Orsola




29 comments:
Tema molto attuale. Purtroppo occorre aggiungere che le librerie chiudono perché anche i libri indulgono al mainstream e ai temi da essi proposti. Chi se ne frega della biografia di Alba Parietti, tanto per fare un esempio scadente? Bisognerebbe spiegare a Marina Berlusconi che il buon editore deve assumersi qualche rischio e non rincorrere solo le classifiche di vendita.
Per il resto è ben vero che l'urgenza di avere quelle risposte immediate che solo il web fornisce, uccide il sapere.
Fabio
Hai toccato un tasto dolente. La cultura muore quando rincorre l'attualità e i modelli ultramoderni proposti dal mainstream. Un libro "istantaneo" (li chiamano "instant book") e "attuale" invecchia subito e nel migliore dei casi finisce al macero e non va nemmeno nelle cassettine delle stazioni. Insomma, la cultura è anche qualcosa di inattuale. Detto tra noi, non mi pare che Mondadori si sia mai assunta dei rischi di pubblicazioni scomode. Resta inteso che l'industria libraria non potrà mai gareggiare con Internet se si prefigge come unico scopo, quello di rincorrere l'attualità.
21/10
Proprio cosi', i libri ingombrano, bisogna liberarsene ,specialmente dai dizionari e vocabolari. Internet ci ha resi stupidi e senza memoria, anche se fingiamo di sapere tutto.Studiare e' faticoso, e' molto piu' facile saltellare da un sito all'altro e credere di essere informati. Oltre al cervello, si rovinano pure gli occhi e la schiena, stare al pc. fa male, meglio i cari vecchi libri.
Rosaspina
Che tristezza, vedere i libri non solo lasciati in giro nelle cassettine dei parchi, delle stazioni o nei bar, ma anche buttati nei cassonetti....della spazzatura.
Rosaspina
Mah... io credo che questo fenomeno sia voluto e che abbia a che fare con la cancellazione delle radici. La gente moriva anche prima, ma nessuno si sognava di smantellare intere biblioteche mandando i libri al macero o depositati in giro nelle cassette, cara Rosaspina. Da quando esiste la Rete, si fa piazza pulita di tutto. Mi hanno appena raccontato cose da far rabbrividire sull'Intelligenza artificiale.
21/10
Proprio oggi sono entrato in una libreria, chiamiamola, "mainstream" (Feltrinelli)... Una desolazione di titoli.
In evidenza libracci di attualità che, fingendo una parvenza di timida critica, osannano l'entità statuale illegale, illegittima, genocida e satanica del Vicino Oriente. Saranno stati una ventina (!).
Poi libri che (ho chiesto) vendono pochissimo, di cialtroni che incensavano, per soldi, il falso vaccino della mai esistita "pandemia".
Truccando i dati di vendita, è il modo di ricompensare con tangenti mascherate e legali quei miserabili.
Inutile fare i nomi. Immaginate o verificate in libreria.
Oppure, saggi da quattro soldi, di una banalità sconcertante.
Come i libri-ciofeca (scritti da altri) di Bruno Vespa o, una volta, del massoncello Enzo Biagi che denominavo "il principe delle banalità".
Libri che meritano veramente ce ne sono, per fortuna, ma non raggiungono quasi mai la visibilità in queste librerie e bisogna cercarli in rete col lanternino.
Mi metto, quindi, anche nei panni di un giovane di buona volontà: a parte i classici, che cavolo di offerta trova in libreria ? Quelle indipendenti, sono state quasi tutte soffocate. Solo un affitto in centro, per loro, è insostenibile.
Da questo punto di vista, internet la considero positivamente, altrimenti non verremmo a conoscenza di opere valide.
Libri-ciofeca ce n'è a iosa, caro Cangrande. E sono il frutto di autori-ciofeca come Vespone & affini. La cosa più triste della Feltrinelli (storica libreria de sinistra) è che sembra di essere a un supermercato, con la coda alla cassa per pagare.
Certamente, accanto alle critiche da me fatte alla rete (sulle quali non ritratto di una virgola) , esiste anche un lato positivo: poter di tanto in tanto scaricare qualche testo "proibito", come quelli di Céline, ad esempio.
21/10
Per esempio, introvabile in libreria, di Céline, insieme a tutti i suoi, consiglio particolarmente "Bagatelle per un massacro".
Per me, un capolavoro.
Ce l'ho. Edito per Guanda nel 1984 e in seguito, è stato fatto ritirare. Ti lascio immaginare il perché. Venne la Guardia di Finanza a ritirarne le copie per tutta Italia. La scusa ufficiale era che la moglie di Céline (Lucette) ne aveva richiesto il ritiro.
22/10
Argomento che non mi stanca. Da appassionato bibliofilo, collezionista improbabile, convertitosi da tre anni al libro elettronico per improrogabili esigenze di spazio. Potrei dilungarmi, l'ho fatto e lo farò di nuovo. Mi limito a citare un episodio che mi ha deluso, molto. Prima del Covid morirono due coniugi che abitavano nel condominio difronte da decenni. Erano professori in pensioni, conoscenti di lunga data di mio padre. Dopo qualche mese vidi arrivare un pick up che si sistemò sotto la terrazza (abitavano al primo piano). Cinque minuti e gli eredi, suppongo, scaricarono nel furgone, senza alcuna cura decine, centinaia di libri. Gli eredi svendono collezioni senza neppure conoscerne il valore. Ogni tanto nelle librerie arrivano casse di libri e poi vedo in vendita, a poco, pochissimo, introvabili volumi, spesso conservati in modo ineccepibile. Destinati ad un pubblico sempre più ristretto. Così mio padre prima di me ed io ancora adesso, ogni tanto trovo una qualche prelibatezza cui, con grandi acrobazie, riesco ancora a trovare un posto nelle mie librerie. Quanto ai volumi in vendita, spesso fanno parte di un gioco di fatturazioni, perchè, per quanto ne so io, le vendite, tranne conclamati best sellers trainati dalla casa editrice e dalla pubblicità, sono circoscritte a poche decine di copie.
Massimo, una testimonianza, la tua, che mette un po' l'amaro in bocca, sui professori amici di tuo padre. E che testimonia un fatto del tutto nuovo: prima si aveva rispetto per i libri di valore (c'erano le biblioteche antiquarie) e soprattutto per gli oggetti appartenenti al caro estinto. Si conservava la vecchia cipolla (gli orologi tascabili) del nonno, il fermacarte, i libri borchiati come fossero reliquie. Oggi si ricorre ai "pick up" e ci si sbarazza in fretta delle proprie radici. Ma senza il passato non può esserci alcun futuro.
22/10
@ Massimo 2.22.
Sì. Stringe il cuore.
Buttare quei libri, per me, è come distruggere definitivamente l'ultimo e più intimo contatto di quei defunti con questo mondo.
Cancellare la loro memoria.
Comunque, nei mercatini dell'antiquariato/usato/modernariato, specie in quelli più importanti, io mi riferisco al Veneto, ovviamente, si trovano, appunto, dagli sgomberi di case di defunti, dei veri gioielli.
A Padova, Prato della Valle e soprattutto a Piazzola sul Brenta. Pochi lo sanno, ma quest'ultimo è il più grande mercatino, del genere, AL MONDO.
Più di quello delle pulci di Parigi, più di quelli di Londra e New York.
Chi può, ci vada. Occorre essere lì all'alba. E lo stesso è impossibile visitarlo bene con calma.
C'è di tutto, ma, tornando ai libri, è un paradiso. E non solo.
C'era un bellissimo film dal titolo "84 Charing Cross Road" dedicato alla corrispondenza epistolare fra una intellettuale (Helen Hanf) e un libraio antiquario (Anthony Hopkins). Poi lei si recò a Londra a trovare questo devoto libraio, ma era morto. Quando mi recai a Londra a visitare questa elegante libreria, non c'era già più traccia. Gli inglesi si sbarazzano in fretta dei loro ricordi e delle loro tradizioni. Peggio che da noi.
Cangrande: "Buttare quei libri, per me, è come distruggere definitivamente l'ultimo e più intimo contatto di quei defunti con questo mondo.
Cancellare la loro memoria."
Temo che questa inflazione di dispositivi elettronici, che di volta in volta vengono perfezionati e velocizzati in 5G, dati con incoscienza estrema in mano ai bambini financo a quelli delle prime classi elementari, serva proprio a questo.
22/10
Nausicaa, grazie per aver ricordato quel bellissimo film, che giaceva abbandonato in un cantuccio della mia memoria. La scrittrice Helen Hanff era interpretata da Ann Bancroft e Hopkins, sempre straordinario nel ruolo del compassato ma sensibile librario antiquario. Ho trovato critiche di quel film che non trasmettono mai in tv. C'è un altro mercato che va sparendo: quello dei DVD soppiantato dalle piattaforme (Netflix, Infinity ecc). Ma avere disponibilità di un film sulle piattaforme, non significa affatto possederlo.
In questi giorni passerò a ordinarlo, sempre ammesso di trovarlo:
https://www.mymovies.it/film/1987/84-charing-cross-road/
22/10
Argomento molto intrigante che ho visto è stato ripreso dal sito Come don Chisciotte. Mi hanno regalato un kindle per il mio compleanno e ho provato a utilizzarlo per la lettura.
Ma non lo trovo comodo né immediato come pretende di essere. L'idea poi di doverlo ricaricare con la spina la trovo per lo meno peregrina. Ho provato a leggere con quell'aggeggio a letto, ma tra le altre cose, le fonti luminose non conciliano il sonno. Anzi, sono sollecitanti.
Mentre un buon libro, tra le sue tante qualità, ti accompagna dolcemente tra le braccia di Morfeo.
PS: C'è un certo capitan Hook lì su Cdc che ti risponde personalmente
Dario
Grazie Dario. Anche qui a casa mia, mio marito possiede un kindle, ma dopo i primi entusiasmi, è tornato serenamente al cartaceo. Se ci si fa caso, ormai ogni scusa è buona per dover "ricaricare" e sprecare energia per qualsiasi dispositivo. Macchine fotografiche "ricaricabili", smart ricaricabili, kindle ricaricabili e così via. E' il Progresso, bellezza! Quello stesso "progresso" che ci fa fare file interminabili in posta o in banca quando saltano i terminali elettronici. Come il recente black-out dovuto ad Amazon.
23/10
Ho anch'io un Kindle che uso per leggere i libri che sono riuscita a trovare solo su Internet, oppure ci salvo alcuni articoli.
Ma per quanto provi a ricreare il piacere che mi dà il tenere tra le mani e sfogliare le pagine di un libro cartaceo, non ci riesco mai. Persino vedere appoggiato un libro su un mobile o su un tavolo mi dà una sensazione diversa rispetto a vederci un lettore e-book. Sarà che sono stata abituata così per tanti anni ed ero già adulta quando la tecnologia ha cominciato a prendere il sopravvento.
Ho vissuto un'esperienza simile a quella raccontata da Massimo, con i libri dei miei nonni e bisnonni.
Da ragazzina, quando andavo a trovarli, mi piaceva andare nella stanza di un mio prozio, passare in rassegna i libri - in gran parte romanzi e saggi - che riempivano la sua libreria, sceglierne uno e sedermi alla sua scrivania per leggerlo.
Anni dopo, quando questo prozio è morto, ho saputo che tutti quei libri erano stati ceduti dai miei zii a qualche loro conoscente. Avrei voluto prenderli io, dato che loro non li hanno voluti …
So di anziani possessori di libri che hanno messo, nel loro testamento, la donazione alle biblioteche comunali. Probabilmente hanno immaginato quello che ne avrebbero fatto gli eredi, senza precise disposizioni.
(23/10)
Ho come l'impressione che i libri siano diventati un po' come i presepi. Quando le case erano piccole, i presepi erano grandi. Quando le famiglie erano unite e la casa era effettivamente un rifugio, i libri erano oggetti pressoché irrinunciabili. Dopotutto le supposte ragioni di spazio si possono sempre ovviare. Una mensola, un ripiano, uno scaffale in più, lo si può sempre trovare, magari rinunciando a qualche suppellettile. Ma non ai libri che abbiamo letto, che hanno segnato la nostra esistenza e che ci hanno formato.
L'altro giorno, durante una mia passeggiata al parco, una signora vedendo una di quelle cassettine con all'interno dei libri abbandonati, mi ha chiesto con una certa ingenuità, se in Comune non temevano che venissero trafugati. Le ho risposto che erano lì proprio per questo. Se qualcuno lo ruba, dopotutto, significa che lo ama ed è interessato a leggerlo. Certo, fanno un po' di tristezza i libri abbandonati per strada, nei bar o in ferrovia. Meglio le biblioteche frequentate da chi studia e riflette.
23/10
C'è un altra cosa che mi fa optare per il cartaceo piuttosto che per i dispositivi elettronici (ci metto dentro anche i kindle): la censura. Basta un clic e si possono tagliare ed espungere pezzi o frasi non gradite di un'opera.
Perfino pagine e capitoli. Cosa che non avviene coi libri. Forse è questa la vera ragione per la quale si tende a sbarazzarsene.
Raffaele
Sì Raffaele, esiste anche questo aspetto. Così come quello opposto descritto da Alessandra: poter scaricare libri introvabili e magari "fuori catalogo". In fondo niente di più facile per gli algoritmi della "demenza artificiale" che tagliare e sopprimere pezzi scomodi di opere scomode. Pare che sia capitato perfino alla Divina Commedia nel capitolo su Brunetto Latini e i sodomiti. Ce ne occupammo. a suo tempo, qui:
https://sauraplesio.blogspot.com/2010/02/giu-le-mani-da-dante-alighieri.html
In ogni caso, sono tutte buone ragioni per non sbarazzarsi del cartaceo, dove spesso l'opera si trova in versione integrale e "originale".
24/10
@ Raffaele - 1.35.
Non solo.
Per quanto riguarda i film, non conservandoli più come supporto fisico, prima cassette e poi DVD, ora dipendiamo, noleggio e acquisto "virtuale"da "loro".
Cosa fanno "lorsignori" ?
Rimasterizzando i film, con la scusa teoricamente lodevole di restaurarli, nei cieli aggiungono le scie chimiche !
O in subordine "ingrigiscono" il cielo, nella versione originale, blu cobalto.
In modo che per i giovani e i posteri lo scempio dei cieli sia normale e non riescano più ad immaginare com'è il vero cielo senza l'opera di quei satanisti.
Verificate pure.
Esempio, i film di Verdone. Ma i film col cielo taroccato posteriormente, sono, solo che sappia io, decine e decine.
Oppure i video musicali.
Osservate bene questo: Lessons in love. Dei Level 42.
Anno, si badi, 1986.
Nella versione originale, che detengo insieme ad altri video musicali anni '80 in una videocassetta, il cielo NON è così. Qui, invece...
Le modifiche, sono ultra-ventennali.
Il "piano" è in preparazione da decenni.
Dimenticavo il link del video musicale:
https://youtu.be/9x1RcVrGjGM?si=xcelQ3TYx5c_tUVe
Cangrande, ho visto il video dei Level 42 , ma sinceramente è un gruppo che non conosco e non posso darti un giudizio del videoclip precedente e di quello che mi mostri adesso, dove effettivamente si vedono delle scie chimiche. Comunque non mi stupirebbe che in fase di rimasterizzazione, ritoccassero video e Dvd. Quando rifecero il doppiaggio di "Via col vento" cercarono di rendere Mamie la governante negra di Rossella O'Hara, un po' meno nera nel parlare. Col risultato che venne richiesta dal pubblico all'unisono, la versione precedente. Ma forse erano altri tempi.
Raffaele
"Per quanto riguarda i film, non conservandoli più come supporto fisico, prima cassette e poi DVD, ora dipendiamo, noleggio e acquisto "virtuale"da "loro""
Esatto Cangrande e io ne so qualcosa. Amici e conoscenti mi chiedono perché non faccio abbonamenti alle piattaforme, ma io resisto, anche se è diventato un mercato di "nicchia" sempre più ristretto. E a volte non trovo nemmeno più i titoli dei film ordinati. La tendenza è sempre più quella della "smaterializzazione". Ebook, kindle, piattaforme ecc.
25/10
E i nuovi televisori, già da anni, NON hanno le prese apposite per collegare sìa i vecchi videoregistratori che gli apparecchi DVD.
Come i PC che, già da molto tempo, non hanno più il lettore DVD.
Chissà come mai...
Già, chissà come mai... Infatti mi chiedevo perché non si trovasse più un lettore DVD nei centri specializzati (Mediaworld, Unieuro, ecc). Ero riuscita qualche anno fa, a trovarne uno ad prezzo stracciato da regalare ad un'amica per il suo compleanno. E mi chiedevo il perché del prezzo stracciato: se ne dovevano sbarazzare in qualche modo!
25/10
Già, anch'io a suo tempo presi un lettore DVD praticamente "tirato dietro". Pochi mesi dopo mi recai nello stesso negozio per chiedere un videoregistratore e mi dissero che non li vendevano più.
Un'altra cosa che si riscontra nei libri, specie i classici, è il progressivo imbruttimento delle copertine.
Ricordo che negli anni 2006-2007 circa uscì una collana della Biblioteca Economica Newton con particolari di bei dipinti del '700 e '800 in copertina, e possiedo ancora oggi un bel po' di volumi nella mia libreria. L'anno scorso ho visto la nuova collana di quella casa editrice e le copertine erano a dir poco orribili. E questo è solo un esempio.
Sarà anche vero il detto "Non bisogna giudicare un libro dalla copertina", ma è anche vero che una bella immagine incuriosisce e attira di più, e dà una sensazione migliore.
(25/10)
Credo che sia l'effetto dell'abbruttimento psicologico che stiamo vivendo. Perché perdere tempo a disegnare belle copertine? Intanto coi buzzurri che ci sono in giro, è festa grande se il cosiddetto pubblico legge qualche fumetto. E tra l'altro anche in questo ambito, è da considerarsi finita la sua Età dell'oro. Dopotutto i fumetti li scriveva e disegnava anche il grande Dino Buzzati. Sì, ricordo la Newton Compton. E pure l'Adelphi con le sue copertine color pastello, che sarà stata massonica fino a che si vuole ("Gli Adelphi della dissoluzione", secondo Blondet). Ma pubblicava opere di un certo livello di autori di un certo calibro. Avercene, oggi!
25/10
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