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24 April 2018

ALFIE




Mentre scrivo il battito cardiaco del piccolo Alfie potrebbe cessare da un momento all'altro e la sua fragilissima vita appesa ad un filo, spezzarsi. Il suo nome è Alfie Evans di 23 mesi di Liverpool, affetto da una patologia neurologica che nessuno sa spiegare, ma che per la sanità e la legge inglese, gli vale una condanna a morte. Curiosamente anagrammando il nome Alfie salta fuori LIFE.  Storia del tutto analoga a quella del piccolo Charlie Gard a cui abbiamo dedicato questo post corale, con un di più: questa volta la diplomazia vaticana si è mosssa per tempo e tutto era pronto per l'accoglienza all'ospedale vaticano Bambino Gesù, ma in queste ultime ore i giudici inglesi hanno posto il loro veto. Hanno  forse paura che durante il viaggio  il bimbo si strapazzi e muoia?
Così Alfie potrà tornare a casa, ma sempre solo e quando lo decidono loro. Soprattutto non potrà recarsi a Roma. Un piccolo miracolo però la personcina di Alfie lo ha fatto: destra e sinistra italiana che in queste ore litigano su tutto,  si sono mossi  di comune accordo per cercare di salvarlo e perfino Tajani e il cardinal Bassetti nella cornice europea, una volta tanto non hanno parlato il linguaggio della burocrazia, ma dell'umanità. La sua odissea di tubi staccati, riattaccati, di cibo negato, di genitori disperati che hanno rimproverato i medici i quali gli hanno negato la nutrizione; di medici che all'ultimo momento si sono fatti commuovere e hanno ripristinato la nutrizione, di cittadini infuriati che hanno sfidato la polizia,  è stata riassunta in molte cronache. Ma non ha fatto in tempo a riaccendersi la speranza per quei due poveri giovani genitori che l'alta Corte britannica ha posto il suo incomprensibile veto. Non ci sarà nessuna Italia, nessun ospedale del Bambin Gesù, ma il piccolo potrà solo tornare a casa sua.
Sarò sincera: per quanto non abbia mai fatto sconti a Bergoglio,  questa volta ho constatato che ha ricevuto con benevolenza  i due giovani genitori, li ha benedetti e la diplomazia vaticana ha potuto lavorare con giudizio. Ma se anche ci fosse stato un papa ancora più solerte, più convincente  e più  attivo di lui, temo che il cuore delle autorità inglesi sia rimasto quello crudele, gelido e spietato dei tempi di Elisabetta I contro Maria Stuarda (Mary Stuart) la sua cugina cattolica, già regina di Scozia da lei fatta uccidere. Quello di Enrico II contro l'arcivescovo Tommaso Becket trafitto a fil di spada dai cavalieri del monarca nella cattedrale di Canterbury mentre era in procinto di pregare, reo di non essersi piegato all'autorità regale avendogli preferito quella religiosa del Papa. Quello di Enrico VIII contro il grande pensatore Tommaso Moro.  Non a caso i due Tommasi (Becket e Moro) sono stati canonizzati dalla Chiesa cattolica ed eretti a simbolo della libertà di pensiero e del loro grande spirito di sacrificio, fino al martirio.  A Becket è stato dedicato un famoso dramma "Assassinio nella Cattedrale" dal poeta drammaturgo T.S. Eliot. Le armi da taglio con cui venne trucidato, sono esposte e appese ai muri della Cattedrale di Canterbury (foto sotto) e spesso, dato che ormai siamo tutti scristianizzati, dimentichiamo che da quel sangue innocente versato, nacque la loro "riforma" anglicana.


 Nel 2000 papa Giovanni Paolo II (Wojtyla)  proclamò il filosofo umanista Tommaso Moro,  il santo patrono dei governanti e dei politici cattolici.  Ovviamente non avrà pensato a quelli attuali, ma a politici dotati di una spiritualità che ancora non si vedono all'orizzonte.


Ma torno ad Alfie e alla sua dolorosa vicenda umana. Forse non ci sarà nessun aereo del Ministero della Difesa in volo per Ciampino che porterà il bimbo all'ospedale Bambin Gesù di Roma. E' assai probabile che la generosità del governo italiano che ha offerto la cittadinanza quale salvacondotto per il piccolo, non serva più  a niente. La cosa atroce di tutto questo travagliato dramma sono i due genitori che affidano a un ospedale inglese il proprio bambino, ma i sanitari per tutta risposta lo tengono sotto sequestro, non più piccolo paziente, ma prigioniero.  Negando a questi due giovani genitori la patria potestà, decidendo come divinità infernali se deve vivere o morire. Opteranno per la seconda terribile scelta.




RIDATECI INDIETRO NOSTRO FIGLIO, nel cartello esibito dai due genitori,  suona ben più di una rivendicazione o di una supplica. E' il grido di chi vuole vivere,  sopravvivere, di chi vuole salvare la specie prendendosene personalmente cura.
Dove si vuole arrivare? A una legislazione mondiale dell'eliminazione degli "scarti umani"? O di quel che si ritiene tali?  Scommetto che se fosse stato un bambino pakistano o nigeriano, lo avrebbero tenuto in vita per i prossimi 50 anni...Se si fosse chiamato Abdul o Mohammed avrebbe ottenuto analogo trattamento? Ormai il razzismo è solo "antibianco" e "anticristiano".

Presidio poliziesco davanti all'Alder Hey Hospital di Liverpool


Ecco cosa scrive in proposito Massimo Micaletti su Radio Spada. :

"Quindi Alfie morirà e morirà per il suo bene, ucciso come un cavallo azzoppato o un cucciolo difettato.
Ordunque, se Alfie muore per il suo bene, io chiedo che i caritatevoli soppressori che hanno così al cuore la dignità di questo bambino mi spieghino come posso fare anch’io a far tanto del bene.

Insomma, io voglio un protocollo Alfie.

Non voglio sapere, cari giudici inglesi ed europei, cari medici inglesi, perché fate morire Alfie, questo lo so: muore perché vi fa schifo, perché non ce la fate a sopportare la sua esistenza in vita, vi turba, non ve la spiegate, non ci trovate nulla che abbia un valore, è un barattolo che per un po’ avete preso a calci di qua e di là della Manica finchè le vostre parrucche settecentesche hanno iniziato a sudare ed è quindi ora di gettarlo, ecologicamente coscienziosi, nella differenziata. Lo gettate, sì, ma tutto a norma perché siete persone civili". (continua qui).


21 April 2018

Mattarella si scervella...


Questo disegno l'ho preso dal sito Dagospia,  un sito che non è molto fine in quanto associa stampa e pornografia (un binomio che poi non è così peregrino né  inverosimile), ma in questo caso è  più che eloquente. Un lettore fa questa domandona: 

PERCHÉ NON CI DICIAMO CHIARAMENTE CHE LA VOLONTÀ DEGLI ELETTORI NON CONTA UN CAXXO? PIÙ DEL 50% DEI VOTANTI ALLE ULTIME ELEZIONI HA SCELTO LEGA E M5S. IL MESSAGGIO È CHIARO. MA LA NOSTRA “DEMOCRAZIA” DEVE PRIMA SODDISFARE BRUXELLES, RASSICURARE I MERCATI, CONFORTARE BERLINO, TRANQUILLIZZARE LE AGENZIE DI RATING, PLACARE WASHINGTON, ALLISCIARE MOSCA E MITIGARE PARIGI.

Forse l'ingenuo lettore non sa ancora che il M5S ex aequo col PD sono forze in realtà del tutto funzionali agli equilibri Nato.  Forse non sa ancora della strana coppia FI e M5S i quali hanno in comune il loro I LOVE YOU ad un PD, che in queste ore fa finta di fare il riottoso.   Non si sa ancora da che parte andrà quest'ultimo, ma è fin d'ora presumibile. 

Frattanto Mattarella  si scervella (perdonate la rima) e si prende due giorni di riflessione, per dar tempo al 25 aprile e al primo maggio (su coraggio!) di arrivare.  Questione di ponti e non di muri. Dai risultati del 4 marzo hanno  iniziato prendendosi tutta la tregua di  Pasqua, ma per il Natale  prossimo venturo Di Maio andrà ancora in giro a dire che è lui a dover fare il premier, quali che siano le forze in campo.
Il PD per ora fa la meretrice che mostra la mercanzia in gioco e  alza la tariffa. Ma già al suo interno ci sono i prodi Orlandi e i temerari Franceschini  che  scalpitano, affilano le lame e non vedono l'ora di fare il grande balzo pentagrullo. Questione di tempo.

E' da segnalare in queste ore la reazione scomposta, senza dignità e al limite del  grottesco di Berlusconi che spasima  dalla voglia di far parlare di sé come un concorrente ai talent-show della De Filippi. Che pena!

Oggi nel Molise  si è  scatenato, facendo saltare tutti i ponti diplomatici con gli alleati dei quali in questi giorni se ne  è sempre infischiato mettendoli in grave imbarazzo, ma pretendendo però "fedeltà" alla sua ingombrante persona.
“Nessun accordo è possibile con i Cinquestelle, un partito che non conosce l’ABC della democrazia, che prova invidia sociale, formato solo da disoccupati, e che rappresenta un pericolo per l’Italia“.



E non è tutto. Poi aggiunge: “Gli italiani hanno votato molto male (ma certo!  Non hanno votato per lui!). Seguo tutto con disgusto, va tutto di male in peggio”.
Ma la perlina finale è stata: "Mi sono abbastanza rotto!”.
E la deriva non si ferma: “E’ gente (ndr: i 5 stelle) che non ha mai fatto nulla nella vita: nella mia azienda li prenderei per pulire i cessi”.  E chiama il PD al governo per un "governo di responsabilità", considerandolo anni luce più avanti del M5S in fatti di "democrazia".
Si dà il caso che ce lo siamo sorbiti per ben 5 anni senza l'imprimatur elettorale e che ne abbiamo constatato la volontà liberticida, un'invasione migratoria fuori controllo, oltre a tasse e rincari da rapina. E ora questo suonato  d'un malfattore, ce lo vorrebbe rifilare in versione riciclata in qualche compagine governativa: Ordini di scuderia eurocratica. 

E la vecchia Mummia deve mostrare di spendersi fino all'ultimo respiro per un'eventuale Grosse Koalition PD-FI. Se la faccia da solo se gli riesce. Salvini e Meloni gli hanno già risposto picche.  

Tutti sanno che questo blog non ha nessuna stima né simpatia per i 5 stelle, ma se questo Bischero oramai da Trattamento Sanitario Obbligatorio, voleva far loro un grande dono, doveva esprimersi  proprio in questo modo da trivio: così li valorizza. 

Intanto, così per occuparci di cose a noi vicine, il sottomarino americano che ha sferrato l’attacco missilistico era ancorato nel porto di Napoli ed i voli di ricognizione che hanno preceduto il blitz sono partiti dalla base siciliana di Sigonella

Ma come mente Gentiloni,  "all'attacco in Siria come sapete l'Italia non ha partecipato, abbiamo anzi esplicitamente condizionato la nostra disponibilità ad attività di supporto logistico - basate su trattati bilaterali tra Italia e Stati Uniti - al fatto che dal nostro territorio non partissero azioni dirette a colpire il territorio siriano. E così è stato". Il supporto logistico, ha precisato il premier, "si è svolto in particolare dalla base aerea di Aviano".

Palle! L'Italia rischia di diventare la grande portaerei sul Mediterraneo al servizio delle forze Nato. Lo è già stata, dopotutto (vedasi impresa libica).



Ah, dimenticavo: qualcuno ha già ventilato l'ipotesi di un eventuale governo "tecnico", una sorta di Monti bis da rapina che metterebbe tutti d'accordo tranne gli Italiani. Se ne  accorgono tutti che la loro volontà non conta un tubo, tranne Mattarella che si arrovella (scusate la rima). 


15 April 2018

Patetico, imbarazzante, indecoroso!





Capisco che con una guerra alle porte di casa, ci sono cose più serie e più gravi delle quali occuparsi ma sono costretta a tornare sugli atteggiamenti invidiosi e livorosi di Berlusconi scatenatisi qualche giorno fa al Quirinale verso Salvini di cui non vuole riconoscere la premiership. Anche perché siamo senza governo nel bel mezzo della tempesta perfetta sul Mediterraneo e sembra lontana, l'ipotesi di avere un esecutivo che tenga e che sia espressione del voto degli Italiani.

Purtroppo c'è ancora tra il popolo di destra e centrodestra chi vede in Berlusconi la diga foranea contro il comunismo e fa fatica a distaccarsene. In realtà sono sette anni che mentre ulula al "pericolo comunista", poi ci fa gli inciuci insieme attraverso Verdini, Letta, Alfano (proveniente dalla sua scuderia), con patti delle crostate, patti del Nazareno;  senza contare  Napolitano, un vecchio comunista della peggior risma per ben due volte eletto col suo appoggio.
La verità è che quando ricevette l'avviso di sfratto da Bruxelles nel settembre del 2011 e poi  il commissariamento di un fasullo governo Troika Monti-Fornero, lui disponeva ancora di una maggioranza schiacciante e avrebbe potuto e dovuto riferire in Parlamento e ai suoi elettori che era in atto un golpe tecno-finanziario ai danni del Paese, cercando una maggioranza in Parlamento. Non lo fece e non ci provò neppure.  Lasciò alla chetichella il timone della Nave-Italia come un capitan Schettino qualunque, lasciandoci nelle fauci delle banche.  E furono anni neri per quella classe degli imprenditori (piccoli, medi, grandi) alle cui sofferenze avrebbe dovuto essere sensibile e ai quali avrebbe dovuto porgere aiuto disinteressato mediante opportune iniziative. Una marea di toccanti suicidi di massa, sui quali non finiremo mai di piangere! Non è ancora finita...




 Non dimentichiamo che Monti si riuniva a Palazzo Giustiniani (sì, quello del Grande Oriente) , col trio politico  A, B, C.
A come Alfano (allora suo uomo), B come Bersani e C come Casini (suo ex uomo).  Tutti divenuti poi "traditori". Ma si dà il caso che  tutti quei "traditori" li abbia scelti lui, il cavaliere. Che razza  di cacciatore di teste è mai, dato che un oculato reclutamento del personale fa parte delle sue prerogative aziendali?

Dunque a golpe attuato,  Forza Italia fece parte del bel trio Monnezza che sostenne Monti. Ma molti l'hanno dimenticato. Monti incassò 52 fiducie anche grazie a FI. La Fornero poté fare la sua spaventosa "riforma" delle pensioni e Alfano andava sotto le finestre dei suoi uffici a gridarle "Forza Elsa!". Ovviamente non fu a titolo personale. Berlusconi, venditore di polizze private Mediolanum, qualche interessuccio su questa "fornerata", doveva averlo. La vedo dura per Salvini eliminare "la Legge Fornero", conoscendone i coautori, interessi e supporter che vi stanno dietro!

Ma torno al punto. Giovedi sera al Quirinale ha mostrato un comportamento imbarazzante, indecoroso e sguaiato da vecchio giullare di corte, non un comportamento dignitoso da statista e nemmeno da ex presidente del Consiglio in età avanzata. Tutto teso a regolare i conti  personali con Di Maio, a prendersi la scena, a gigioneggiare con una giungla di  microfoni per lanciare proclami alla stampa contro i 5 stelle, per sole ragioni di orgoglio personale ferito. Invadente, ingombrante, sgomitone: ha spinto via la Meloni che era arrabbiatissima  (ma che cavaliere senza macchia e senza paura!) e liquidato Salvini nell'ansia di prendersi tutta la scena -  l'ultima scena e l'ultima risata come un povero Calvero, il clown di "Luci della ribalta".
La grottesca parodia del labiale da parte sua mentre Salvini leggeva  il comunicato congiunto  (visibile nel video) del centrodestra, serviva a lanciare il messaggio al pubblico che l'autore di tutto quanto era lui e solo lui. Quando si dice, la megalomania!

E' pure inaffidabile, dato che muore dalla voglia di fare inciuci col PD. Del resto li ha già fatti in passato (si veda il Patto del Nazareno). E chi ha già tradito, tradirà di nuovo. Ma Sallusti  dal Giornale vede la realtà all'incontrario e per lui il "traditore" è Salvini (glielo ha suggerito il capo). Per questo si permette di lanciare avvertimenti minacciosi e omertosi  al capo della Lega nei suoi editoriali : "Occhio al confine tra un legittimo rinnovamento e tradimento. Sono certo che Salvini, anche per il suo bene, sappia esattamente dov’è e mi auguro non lo attraversi”.
Uomo avvisato, mezzo salvato....

Non solo. Occorre ricordare che sul referendum del 4 dicembre 2016 non si spese per nulla per far prevalere le ragioni del NO alla schiforma Renzi-Boschi, per non urtare il suo pupillo Renzi. Non è un mistero, infatti,  che Confalonieri e gli uomini Mediaset sostennero la "schiforma anticostituzionale"  Renzi-Boschi voluta da JP Morgan.
Il 28 gennaio andò personalmente a rassicurare l'ubriacone Juncker che finché c'è in pista lui, ci sarà un argine, una garanzia" contro i "populismi", quale che sarebbe stato il risultato elettorale.

Beh, per chi non l'avesse ancora capito, in questo momento Berlusconi, anatra azzoppata dalle procure, è l'emissario ricattabilissimo ma funzionale alle cancellerie europee.
Berlusconi sta comprando una sentenza favorevole alla Ue ed è pronto a dare qualcosa in cambio in questo patto: è lì per distruggere il centrodestra e impedire il premierato a Salvini  e l'avanzata della Lega.

Salvini deve stare in guardia perché le insidie interne sono le peggiori. Ma alla fine prevarrà, se saprà meritare la fiducia degli Italiani.

Il faccendiere di Berlusconi Gianni Letta

E' di ieri la notizia  apparsa su Libero che ci sarebbe la regia occulta di Gianni Letta dietro lo "show"  di messere Bunga  al Quirinale.  Ovvero, la mattana  che ha fatto saltare il tavolo tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio.  Ma guarda un po' che strano! un lobbista faccendiere ed ex advisor per Goldman Sachs ancora una volta regista di tranelli e inciuci!
 Il retroscena di "Repubblica" svela come sia stata piuttosto agitata l'ultima notte prima del secondo giro di consultazioni che ha portato il leader di Forza Italia e quello della Lega davanti al presidente Sergio Mattarella, insieme a Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia. Com'è finita, è cosa nota. E soprattutto la frase su "i veri democratici e chi non conosce l'ABC della democrazia", riferita al Movimento 5 Stelle. Un' uscita a gamba tesa non prevista che ha provocato le ire dei leghisti e della stessa Meloni. Un colpo di teatro, pare, studiato a tavolino. Fino a poche ore prima, scrive Repubblica, i leghisti erano sicuri di aver convinto al "passo di lato" Berlusconi. Letta però ha ribadito l'importanza di non mollare nulla, formalmente e simbolicamente.
Da qui, la cinica indecente  sceneggiata.
Giorgia Meloni e Matteo Salvini incupiti dopo la pupazzata di Berlusconi

E a complicare gli accordi c'è anche la guerra in Siria dove le posizioni tra Salvini e Berlusconi divergono, ancora una volta. 
Salvini: "Stanno ancora cercando le armi chimiche di Saddam, stiamo ancora pagando per la folle guerra in Libia, e qualcuno col grilletto facile insiste coi missili intelligenti'
Berlusconi: "In queste situazioni è meglio non pensare e non dire nulla". Forse troppo irruente Salvini o troppo in linea con i suggerimenti mondialisti Berlusconi?

In ogni caso, nessuno di noi si augura un "governissimo di guerra" con tutti dentro (PD compreso) per agevolare un'altrettanta "economia di guerra". Magari nel nome dell'"emergenza". In questo caso, meglio per la Lega passare all'opposizione. Soprattutto lavorare con cura per liberarsi di chi la intralcerà ancora. 


12 April 2018

Ballando sull'orlo di un precipizio



Assumono un sapore particolarmente beffardo la lentezza e le lungaggini di questi giorni per formare un governo, i suoi estenuanti minuetti con la Mummia Sicula,  a fronte della velocità supersonica con cui la macchina bellica si è  già messa in moto in queste ore per aggredire la Siria. Non ho più voglia di seguire i rituali quirinalizi quando è in gioco la nostra pelle. Perciò non mi occuperò più della pièce dell'assurdo sul genere di "Aspettando Godot".

Sembra che alle  17.33 del 10 aprile l’agenzia Al Sura ha segnalato che una cisterna volante italiana KC-767 è entrata in Giordania dallo spazio aereo dell’Arabia Saudita. L’aereo, un Boeing, farà il rifornimento in volo dei caccia occidentali che lanceranno i missili contro la Siria.
Dunque il governo Gentiloni, scaduto e senza legittimità, ha portato l’Italia in guerra contro uno Stato che non ci ha mai fatto nulla di male, e contro cui non abbiamo nemmeno dichiarato guerra prima di aggredirlo. Il governo scaduto ci mette anche in linea di ostilità armata contro la Russia, contro la nostra nazione non ha alcun motivo di inimicizia, e contro cui abbiamo esercitato qualsiasi possibile offesa senza alcun motivo e contro i nostri interessi, ed anzi storica amicizia.  (E così  Gentiloni ci ha portato alla guerra. Impunito  di Blondet).





Già stasera  in tv il conte soporifero Gentiloni, da pescione qual è, ha già preso per buona la versione ufficiale sull'attacco chimico in Siria. Cioè quella senza le verifiche né riscontri ad opera di una commissione, che del resto Washington non vuole . Quella del "fate presto! fate presto!". Magari a inviare truppe. PRESTO E MALE, è diventata la routine affannosa  e angosciosa dei nostri tempi. Serve a non riflettere, a non acquisire prove. A obbedire e tacere. A farci sentire inadeguati, e in eterna colpa.
Fate presto, c'è lo spread! E i conti correnti si polverizzano. Fate presto c'è il terrorismo. E le vite si spezzano. Ora c'è il fate presto, c'è la guerra. Eppure ci sono Cassandre anche negli Usa che è da tempo che paventano questa opzione: Paul Craig Roberts, ad esempio. Ma si sa, le cassandre non piacciono e non sono mai ascoltate volentieri. 

Naturalmente non c’è stato nessun uso del gas cloro, se non da parte dei mercenari supportati da Washington. Ma i fatti non sono importanti per Washington. Quel che è importante è la richiesta di Israele che Washington distrugga la Siria e l’Iran per sbarazzarsi dei sostenitori di Hezbollah, in modo che Israele possa impadronirsi del Libano del sud.
Nessun dubbio che ci siano altri interessi nella trama. Le compagnie petrolifere che vogliono il controllo delle ubicazioni dei gasdotti e degli oleodotti, i pazzi neocon sposati alla loro ideologia dell’Egemonia Mondiale Americana, il complesso militare/della sicurezza a cui servono nemici e conflitti per giustificare il proprio enorme bilancio. Ma è la determinazione di Israele a espandere i suoi confini e le sue risorse idriche che mette in moto tutti i conflitti del Medio Oriente. ("La terza guerra mondiale si sta avvicinando" - P.C. Roberts dal sito Voci dall'estero)

ll Trump di queste ore non ha proprio nulla a che vedere con quello eletto 18 mesi fa: prima ce ne facciamo una ragione, meglio è.  Trump e Putin non sono minimamente paragonabili in quanto Putin ha le mani (e il cervello) libere e non deve dipendere da nessuno. Trump invece è tenuto per i testicoli dal "deep state" e da Israele. E lo si vede in queste tragiche ore. L'Erba Voglio non cresce nemmeno nei giardini della Casa Bianca. Prima lo si capisce, meglio è. Alla fin fine, il suo comportamente non divergerà dai suoi predecessori: quelli che lui criticava per accaparrarsi i voti che lo videro vincitore. 

"Naturalmente le sinistre sono tutte con Trump (che hanno maledetto e schernito e disprezzato odiati parossisticamente), ora che sta per bombardare. Loro, non hanno nessun dubbio che Assad ha tirato armi chimiche", ironizza Blondet.
L’attacco chimico in Siria è assai dubbio e dovrebbe essere, come ho già detto, verificato da una commissione indipendente, alla quale però gli Usa non sono interessati. Bastano le immagini strazianti di bambini intubati per trascinare l’opinione pubblica, suscitando scalpore ed emotività fuori controllo. Molto probabilmente un giorno scopriremo la verità, ma la verità al momento non interessa ai manipolatori della notizia. Perché bisogna far presto a sfruttare l'ondata emozionale.

E' il caso di ripetere lo slogan: Ciò che è bene per la sinistra è male per l'Italia. Vale anche per Trump in queste ore sostenuto dalla sinistra "interventista" gentilona, saviana, boldrinica e littizzetta. E' stato pubblicato un tweet (ormai le guerre si dichiarano in tweet e si supportano cinguettando), nella quale la Littizzetto ha già capito tutto sull'attacco chimico e non si pone nemmeno dubbi. Qui a proposito dell'attacco chimico in Siria abbiamo la nota maîtresse à penser "interventista" nonché gracchiante Testimonial del Bene Universale: 



Non so, in queste ore, quale delle due tragedie sia la peggiore: una guerra imminente alle porte di casa o la Littizzetto con la sua conclamata stupidità e volgarità. Una cosa è certa: dove c'è sinistra ci sono sempre  macerie e calamità. In tutti i sensi e nonsensi. Le tragedie che hanno cagionato (e stanno cagionando) a questo paese, ormai non si contano più. 

09 April 2018

Il sogno di Orban è già realtà





Mi occupo per la seconda volta (dopo il discorso della Le Pen) di sogni, pensieri, parole e azioni altrui, riguardo leader e  popoli  a noi vicini geograficamente. Jacopo Foscari mi ha girato il discorso integrale di Viktor Orban che è , come sapete, uscito vittorioso da questa tornata elettorale dell'8 aprile e che riporto integralmente. I nostri Tg hanno cercato di mettere in fondo pagina e a pochi minuti dalla chiusura, la notizia. Idem i giornali, per non dire della stampa mainstream legata a Bruxelles. 
Alta l'affluenza, che ha raggiunto il 68,80%. Alcuni seggi sono rimasti aperti per consentire agli elettori già in fila di votare. Il partito di governo Fidesz, secondo i risultati diffusi quando lo spoglio era ormai oltre l'80%, conserva la maggioranza assoluta nel parlamento con il 49% dei consensi. E sarà al suo terzo mandato.
In attesa di scrivere il nostro Sogno che per ora si è arenato con un Mattarella, il quale viaggia a ritmo di Tir lumaca, con Di Maio che fa i veti su questo o quel personaggio tranne che coi piddioti, ai quali sta offrendo la chance di "dissoterrare l'ascia di guerra",  con veti incrociati, inciuci incrociati, con Napolitano che sta cercando di convincere i suoi piddioti a fare alleanze con il M5S, beh....ancora una volta è bene far capolino a casa d'altri, non fosse altro che per sollevarci un po' il morale. 

"Dobbiamo decidere bene, perché sbagliando non ci sarà più modo di riparare, rischiamo di perdere il nostro Paese, che diventerà un Paese di immigrati", aveva detto ancora il giorno delle elezioni Orban ai suoi. Un messaggio concreto e conciso che ha evidentemente raccolto il favore  unanime dell'elettorato. La sua campagna elettorale ha tratto ispirazione dal questo memorabile grandioso discorso alla Nazione nell'ottobre del 2017...

Discorso in occasione delle celebrazioni per l’anniversario della Rivoluzione ungherese del 1956 

Rendo omaggio e saluto gli ungheresi che davanti agli eroi del ’56 chinano la testa. Saluto voi, sparpagliati in tutto il mondo da Toronto a Parigi, da Dunaszerdahely a Munkács passando per Szabadka fino alla Terra dei Siculi. Saluto chi festeggia qui nella capitale della nazione ed anche chi sta a casa davanti ai televisori, anche loro sono con noi. Saluto quelli che sentono che noi ungheresi, popolo della libertà,siamo un particolare popolo della libertà. Può piovere, può tirare il vento, possono arrivare lacrimogeni o cariche a cavallo, noi ci riuniamo, perché ovunque viviamo nel mondo oggi noi vogliamo ricordare. Dignità e giustizia. Vogliamo ricordare quel stupendo giorno d’ottobre, quando un popolo disse: ora basta, e tremarono i piloni del sistema comunista mondiale. Vogliamo ricordare quel momento, che vivrà per sempre nel ricordo delle nazioni libere del mondo.

Egregi Signori e Signore!

La patria è una realtà naturale e spirituale. Il potere sovietico invece ci aveva portato in uno spazio senza storia, voleva annientare il nostro passato e la nostra cultura. Contro il ripetersi del terrore fisico e spirituale l’arma più forte è la memoria nazionale. Per questo siamo venuti oggi proprio qui. L’edificio accanto a noi è stato prima sede delle crocifrecciate [ndr: collaborazionisti ungheresi del regime nazi-fascista], poi sede del terrore del partito-stato comunista. Prima i nazional-socialisti, poi i socialisti internazionali si sono insediati qui. Qui tenevano imprigionati e torturavano, quelli di cui avevano maggiormente paura e che per questo odiavano di più. Nel 2002 l’abbiamo ritagliato fuori dal tempo e dallo spazio e abbiamo eretto un “memento”, abbiamo collocato qui un museo, a Budapest, in Ungheria nel cuore dell’Europa. Affinché ricordi sempre il mondo che la voglia di libertà degli ungheresi non si può soffocare. L’abbiamo collocato qui affinché ricordi anche a noi stessi che se si perde la libertà, se si perde l’indipendenza nazionale, saremo persi anche noi. Ci esorta, che la libertà a noi non è mai stata data gratuitamente. Dobbiamo sempre combattere per averla. Che arrivino i labanc [ndr: soldati imperiali nella guerra di indipendenza di Rakóczi] o i muszkák [ndr: il nome popolare dei russi] i tedeschi o i sovietici, si vestino con panni da crocifrecciati o comunisti, la nostra libertà tocca sempre a noi difenderla. Altri non lo faranno mai. Siamo abituati: per noi la liberazione ha sempre rappresentato l’inizio di una nuova occupazione. E’ fortunato quel popolo che nel momento del bisogno, nelle ore decisive, ha giovani donne e uomini pronti a difendere la patria. Perché in quest’angolo d’Europa arriveranno quei momenti, quando dell’amore per la patria non basterà parlare, ci saranno tempi quando la patria dovrà essere difesa veramente.

Oggi ricordiamo quelli che un giorno si sono svegliati, e si sono resi conto che gli avevano tolto tutto, tutto quello per qui valeva la pena non solo di morire ma anche di vivere. Non hanno tolto loro solo quello che avevano, ma anche quello che avrebbero avuto. Erano paralizzati dal terrore, se fosse andato avanti così l’Ungheria sarebbe stata persa per sempre. E allora sull’orlo del precipizio, sulla soglia di polverizzazione della patria millenaria e del mondo ungherese si sono ribellati. Nel 1956 è sbocciato un paese meraviglioso dall’ombra dell’oppressione. Quello che desideravamo da sempre. E’ apparso a noi, si è rilevato come possibile, l’idea che potrà esistere un’Ungheria costruita dal nostro io migliore. La rivoluzione è stata una rivoluzione nazionale. Si capì in un baleno che i lavoratori delle fabbriche non erano proletari internazionali ma operai ungheresi. E di questo momento ci ricorderemo sempre finché un ungherese vivrà sulla terra. Facciamo una piccola deviazione e confessiamolo: noi non solo ricordiamo ma non dimentichiamo nemmeno. Non dimentichiamo chi si è messo contro di noi. E’ normale criticarci del fatto che noi non sappiamo perdonare. Ma sono loro che non sanno scusarsi di tutte le cose che hanno fatto contro di noi in quasi cinquanta anni.

Egregi Signori e Signore che qui commemorate!

Gli occidentali anche se hanno osannato la rivoluzione ungherese, non l’hanno capita. Non hanno capito la forza che lavora dentro di noi. Non hanno capito perché lottammo contro un nemico così potente che secondo i calcoli umani era imbattibile. Non l’hanno capito che lottiamo perché fino alla fine siamo attaccati alla nostra cultura e al nostro stile di vita, e non vogliamo fonderci in un crogiolo di nessuno. Vogliamo che ci rispettino per chi e per cosa siamo. Da mille anni abbiamo protetto i confini dell’Europa e abbiamo lottato per la nostra autodeterminazione nazionale. Siamo una nazione forte e coraggiosa che sa bene che chi non è rispettato è disprezzato. Non ci capiscono oggi a Bruxelles perché già allora non ci capivano.

Egregi Signori e Signore!

Non siamo solo vicini alla Casa del Terrore, ma siamo su uno dei più bei viali al mondo. Si manifesta davanti a noi nella nella sua inimitabile realtà quella bellezza e quella grandezza che dimostra la capacità della nostra nazione. Qui ci sono in fila i maestosi palazzi del viale Andrassy, là Piazza degli Eroi, da quella parte l’Opera e il Ponte delle Catene. Un patrimonio. Una eredità suggestiva che ci obbliga tutti. Le nostre piazze non sono apparati scenici, sui quali passare meravigliati. Sono strumenti di misura, segni e avvertimenti. Una nazione che è arrivata a un tale apice come siamo arrivati noi – e non solo una volta- non può accontentarsi di meno. Ci sono stati tempi in cui dirigevamo un Impero. Ci sono stati tempi – e non solo una volta- nei quali dopo la distruzione abbiamo dovuto ricostruire e riorganizzare la nostra devastata patria. E non ci siamo nascosti né dalla responsabilità né dal lavoro, né dalla volontà di Dio, abbiamo accettato quello che c’era da accettare. C’è chi ha garantito l’aiuto alla nazione sul campo di battaglia, chi invece nel lavoro spirituale. Oggi festeggiamo quel giorno in cui milioni di ungheresi hanno scoperto insieme, sebbene viviamo vite differenti, che facciamo parte tutti della stessa nazione. Oggi ricordiamo quel momento in cui il cardinale e il tornitore, i filosofi ed i ragazzi di Pest, il principe e il partigiano sovietico diventato Ministro della difesa, volevano la stessa cosa. Oggi ricordiamo quel momento, che ha attraversato i muri che separavano le parti divise della nazione ed è passato nelle riunioni studentesche della Transilvania o le celle della prigione di Szamosújvár. Mansfeld Péter, Wittner Mária, Dózsa László, Szabó János, Pongrátz Gergely, Nagy Imre, Mindszenty József. Guardiamo a loro, ma vediamo una nazione.

Egregi Signori e Signore!

Il ricordo ci aiuta a vedere in faccia la verità della nostra vita odierna. La verità è, che dopo 30 anni dalla caduta del comunismo c’è di nuovo una forza mondiale, che vuole plasmare le nazioni europee in modo che diventino dello stesso colore e della stessa sostanza. Come tutte le nazioni europee di cultura, anche noi ungheresi, abbiamo un’idea di Ungheria. Un’idea di libertà, di civilizzazione, una visione di come devono essere e vivere degnamente le persone. Abbiamo sempre ricostruito così l’Ungheria, appena ci siamo liberati dagli oppressori attuali. E’ stato così anche dopo l’abbattimento del comunismo quando abbiamo mandato a casa i sovietici. La verità è che ora, trenta anni dopo, c’è di nuovo un pericolo che minaccia tutto quello che abbiamo pensato dell’Ungheria e del modo di vivere ungherese. La verità è che dopo l’ottenimento della libertà del 1990, siamo arrivati di nuovo ad un momento cruciale della nostra storia. Volevamo credere che i vecchi problemi non potranno ripetersi. Volevamo credere che l’ossessivo sogno comunista di creare l’Homo Sovieticus al posto degli ungheresi, fosse sconfitto per sempre. Ed ora siamo qui increduli e vediamo che le forze della globalizzazione tentano di scassare le nostre porte e lavorano affinché al posto degli ungheresi venga creato un Homo Bruxellicus. Volevamo credere che non avremmo più avuto a che fare con forze politiche, economiche e intellettuali che volessero tagliare le nostre radici nazionali. Volevamo credere anche che in Europa non avrebbe mai più potuto rialzare il capo il terrore e la violenza.


Non è andata così. L’Europa si è abbagliata dai successi di una volta. E così si è marginalizzata nel teatro mondiale senza neanche rendersene conto. Sognava un ruolo mondiale ed oggi i vicini a malapena la considerano, e riesce a malapena a mantenere l’ordine nel suo territorio. Invece di riconoscere questo ha iniziato una campagna vendicativa contro chi l’ha avvertita del pericolo della abnegazione spirituale e del nichilismo. Hanno bollato come pedanti, quelli che hanno detto che l’Europa ha bisogno di confini esterni proteggibili. Hanno chiamato razzisti chi diceva che le migrazioni mettono a rischio la nostra cultura. Hanno bollato come ripudianti chi ha alzato la voce in difesa della cristianità. Hanno bollato omofobi chi è andato in difesa della famiglia. Hanno bollato come nazisti chi difende un’Europa come federazione di nazioni. E infine hanno bollato come sognatori chi ha deviato dalla via di Bruxelles che conduce nella palude. In pochi siamo sopravvissuti a queste campagne punitive. Questa superbia ha portato l’Europa nella crisi economica, politica e spirituale dalla quale oggi ogni stato vuole scappare. Questa è la verità con la quale oggi dobbiamo confrontarci. Parentesi. Si vede che da quelle parti non conoscono il monito più famoso del nostro Santo Re, Stefano: “Niente si solleva, solo l’umiltà, niente precipita, solo la superbia e l’odio.”

Egregi signori e signore,

Gli uomini europei – e tra loro anche noi – ci siamo stancati di quelli che vogliono farci accettare la globalizzazione come una forza irresistibile. Ci siamo stancati che ripetono questo giorno e notte, che non possiamo fare niente, dobbiamo solo sopportare, dobbiamo solo conformarci e chinare il capo. Noi volevamo e vogliamo ancora oggi l’Unione Europea. Che sia sicurezza ed uno strumento con il quale le nazioni europee proteggano i loro pensieri comuni della civiltà. Invece in realtà ci siamo resi più vulnerabili di quanto eravamo. In ogni situazione di crisi gridano Europa, come se fosse una parola magica, quale solo se essa possa cambiare le nostre sorti. L’Europa è su un binario morto. Noi ungheresi sappiamo perché. In questo periodo, il 23 ottobre lo vediamo ancora più chiaramente. Nel XX secolo i problemi sono stati causati dagli Imperi militari, ora sulla scia della globalizzazione si ergono Imperi economici. Non hanno confini, ma hanno i media mondiali dalla loro parte e hanno decine di migliaia di persone comperate. Non hanno una struttura forte, ma hanno una rete sviluppata. Sono veloci, forti e brutali. Questo impero speculativo finanziario ha fatto prigioniera Bruxelles e qualche paese membro. Fino a che non riconquisterà la sua sovranità il governo europeo non potrà guidarci nella direzione giusta. Questo impero ci ha portato queste ondate migratorie della nuova era, milioni di migranti, l’invasione di migranti. Loro hanno elaborato questo progetto con il quale vogliono far diventare l’Europa un continente meticcio. Ora siamo solo noi che resistiamo. Siamo arrivati a questo punto che l’Europa centrale rimane l’ultima area senza migranti. Proprio per questo la lotta per il futuro dell’Europa si concentra qui.

Egregi Signori e Signore!

Noi ungheresi siamo stati quelli che hanno rotto il ghiaccio del silenzio. Noi siamo stati quelli che hanno indicato quali sono le forze che vogliono tagliare le radici nazionali dell’Europa. Abbiamo portato alla luce, l’alleanza, prima nazionale poi internazionale, contro di loro. Non potevamo fare altrimenti. La semioscurità e la guerra nascosta non fanno parte del nostro mondo. Quella noi non la potremmo mai vincere. Nell’oscurità i nostri nemici sono più forti. Solamente in una lotta a carte scoperte, con un discorso chiaro e diritto abbiamo probabilità di vincere, di difendere i nostri confini, fermare le migrazioni, e difendere la nostra identità nazionale. Se vogliamo una Ungheria ungherese e un’Europa europea allora dobbiamo dirlo apertamente. E non basta dirlo, ma bisogna anche lottare. Come sempre abbiamo fatto quando si trattava della nostra libertà e indipendenza.

Egregi Signori e Signore che siete qui per festeggiare!
Oggi ogni votazione è determinante in Europa. Lo erano quella austriaca, quella tedesca, quella ceca e lo saranno il prossimo anno quella italiana ed anche quella ungherese [ndr: nel 2018 si tengono le elezioni politiche in Ungheria]. Si deciderà adesso se i popoli d’Europa riconquisteranno la guida della propria vita nazionale dai burocrati europei che sono intrecciati con l’elité economica. In ogni campo, nella politica, nell’economia, nella vita intellettuale e prima di tutto nella cultura dobbiamo conseguire cambiamenti profondi. Si deciderà ora se riusciremo a far tornare la vecchia, grandiosa Europa, quella che era prima della multiculturalità. Noi vogliamo un’Europa sicura, dignitosa, borghese, cristiana e libera.
Ancora tanti pensano che questo sia impossibile, ma noi pensiamo al 1956. Quanti avrebbero pensato alla mattina del 23 ottobre andando al lavoro sul tram, che alla sera al posto della statua di Stalin sarebbero restati solo gli stivali? Quanti avrebbero pensato che, in caso di necessità, anche gli uomini-bambini prenderanno le armi in mano? Scrive Örkény [ndr: scrittore ungherese] di un bambino che bussa la porta di un’appartamento borghese “Signora prego, se pulisco bene i piedi mi sarà permesso di sparare dalla finestra?” E quanti credevano nel 1988 che saremmo riusciti a far franare il comunismo in un anno imponendo alle truppe sovietiche di ritirarsi. E in quanti hanno creduto prima del 2010, che in breve avremo una costituzione su basi nazionali, di cultura cristiana e capace di proteggere le nostre famiglie. Dicevano che è impossibile. Dicevano che è impossibile mandare a casa l’FMI. Dicevano che è impossibile far rendere conto alle banche. Impossibile fare pagare le tasse alle multinazionali, impossibile abbassare le spese. Dicevano impossibile dare lavoro a tutti, che è impossibile mettersi contro la migrazione e che è impossibile fermare l’invasione dei migranti con il recinto.Non ho potuto dirvi, nemmeno una volta, che si riuscirà a farlo con certezza. Nella vita per queste cose non c’è garanzia. Una cosa invece è sicura: se non ci proviamo, allora non ci potremmo riuscire. Un po’ di possibilità c’è sempre. Nel 1956 abbiamo salvato l’onore della nazione, nel 1990 abbiamo ripreso la nostra libertà, e nel 2010 ci siamo messi sulla strada dell’unificazione della nazione. A noi nessuno può dire che è impossibile. Noi sappiamo che la migrazione si può fermare, si può frenare la globalizzazione, si può contenere Bruxelles, si può forare il piano speculativo finanziario, e alla pazza idea degli Stati Uniti d’Europa si può mettere la camicia di forza.

Manifesto ungherese contro Soros: Non lasciamolo sorridere!
Egregi Signori e Signore!
La posta in gioco è alta. Non possiamo trattare niente dall’alto in basso. Nonostante la nostra forza odierna non possiamo gongolarci nell’inattività e nella comodità. Non dobbiamo sottovalutare mai la forza del lato oscuro. I favoriti per la prossima tornata elettorale siamo noi, ma non abbiamo ancora meritato, non abbiamo ancora combattuto per la vittoria. Abbiamo bisogno di tutti. Per questo nei mesi seguenti ci organizzeremo. A marzo ricominceremo. E allora in aprile vinceremo di nuovo.

... e difatti  ieri 8 aprile hanno vinto.  Chissà i Messieurs les Dictateurs alla Juncker, Merkel, Moscovici come rosicano in queste ore! Per non dire di Soros!

http://micidial.it/2017/10/leuropa-un-binario-morto-discorso-orban-alla-nazione-ungherese/

03 April 2018

La Tratta Bardonecchia-Briançon e la via africana della neve



I doganieri del governo Macron hanno ecceduto in zelo nel fare irruzione nel nostro territorio, e senz'altro a parti invertite, ci avrebbero sparato addosso. Questo è  un po' nel loro DNA.
La possibilità di sconfinamento per ragioni di accompagnamento coatto al confine rientra tra gli accordi sovranazionali che l'Italia ha pattuito con la Francia. I francesi non hanno del tutto sbagliato, dato che esiste un accordo dal 1990. Quello che proceduralmente è sbagliato è stato non aver avvisato l'autorità italiana di confine dell'attività che dovevano fare e pertanto dovevano essere accompagnati e supportati dai nostri agenti.
Non potevano sicuramente entrare armati in territorio nazionale.
Ma c'è un ma...La tratta Bardonecchia- Névache-Briançon è diventata la nuova via africana e illegale all'immigrazione sulla neve d'alta montagna, per la Francia. E con tanto di spalloni italioti che li accompagnano. Qualcosa di invasivo quasi peggiore di Annibale e i suoi elefanti. Le ong, onlus e tutto il cuccuzzaro sorosiano arcobaleno (Rainbow for Africa) più i No Tav, che per l'occasione si sono trasformati in No Borders, non solo si sono impadroniti di sale e salette, un tempo adibite ai controlli delle due dogane transfrontaliere, ma ora parlano in tv, facendo gli scandalizzati contro i doganieri francesi, voltando rigorosamente le spalle ai telespettatori. Chi sono? Chi era quella "mediatrice culturale" (sic!) che non viene ripresa dalle telecamere? E vi sembra normale che la Magistratura abbia aperto un fascicolo? Contro chi? contro le autorità francesi che hanno bistrattato un "povero africano"?  Ma che non ci facciano ridere! Siamo qui ancora in attesa di giustizia per la povera Pamela fatta a pezzetti in valigia e  hanno pure il tempo di occuparsi della "gendarmerie" che tratta male il povero migrante?


Salvini e Meloni non dimentichino mai che i veri traditori della Patria li abbiamo in casa e che continuano a sgovernare. Pertanto non facciano "i sovranisti alla carbonara". Gentiloni ha concesso i mari alla Francia (tratta di Sanremo e mari di Sardegna). Ha inviato soldati nel Niger a fare da supporto a Macron e i precedenti governi Monti, Letta (quest'ultimo in queste ore si straccia pure le vesti) e Renzi hanno fomentato una crisi economica che ha regalato alla Francia a prezzi stracciati e di sottocosto, realtà produttive fino a poco tempo fa considerate invidiabili, veri gioielli di famiglia come Loro Piana, Parmalat, Lactis e tante altre belle cosette del miglior "made in Italy". Marchi iconici, che hanno contribuito a rendere grande il nome dell'Italia nel mondo, ma che lentamente si sono trasformati da fiore all'occhiello del Belpaese in ghiotto bottino per i francesi. Mentre sembra sfumare l'affaire Fincantieri, e prende corpo l'ipotesi di una nazionalizzazione dei cantieri navali, dalla moda alle banche, passando per le telecomunicazioni, l'energia e la grande distribuzione, sono tanti i settori sui quali le società d'Oltralpe hanno messo le mani, conquistando pezzo per pezzo un'importante fetta della produzione italiana. (Emilio Pucci, Prada, Bulgari, Luxottica ecc.) Qui  nell'articolo "Le mani dei Francesi sull'Italia", potete farvi un'opinione esaustiva di tutto quello che abbiamo concesso ai francesi per colpa dei nostri scellerati politici e senza  udire nessuno di quegli strilli scomposti  che si sentono in questi giorni. Come non si sentirono latrati quando perdemmo a causa di Sarkozy, tutte le committenze con la Libia, oltre ad avere infranto quegli accordi sui respingimenti dei profughi e immigrati che avevamo con Gheddafi e che ci permettevano una boccata di ossigeno.



Ma torno alla "via migratoria della neve", perché è tutto l'inverno che si sentono i corifei dei buonisti di casa nostra, contro quello che ormai viene definito "il bullismo di Macron".  Il bullo respinse una donna africana incinta, come può il bullo avere un tal cuore di ghiaccio da respingere i bambini? La nostra stampaglia si sta specializzando nelle opere di misericordia corporali e spirituali. Ora quando si scioglieranno le nevi, il prossimo incessante sermone sarà dopo aver constatato che i "migranti" sono morti di freddo sotto la neve.

Lungi da me difendere Macron che semmai dovrebbe capire che non si può essere anti-immigrazionisti  verso i propri confini e filo con i nostri. Ma il peggior biasimo, la peggiore riprovazione deve essere riservata all'attuale governo Gentiloni, tuttora in carica. E prima di lui, quello Renzi che hanno permesso che il nostro paese pullulasse di ong, onlus, di tutte le bandiere possibili e immaginabili. Che hanno fatto del nostro paese il "corridoio umanitario" (leggi: il lazzaretto)  d'Europa con compiti di crumiraggio assoluto verso chi non si adegua, mettendoci di continuo nei pasticci: prima con l'Austria e il Brennero, poi con la Francia a Ventimiglia  e ora a  Bardonecchia. Se volete farvi un'idea di quel che accade sulla via africana della neve,  leggete questo reportage. E' di una rivista notoriamente di sinistra, ed ha un nome che è un programma: L'Internazionale. 
Ma anche leggere i nostri "nemici" aiuta a svelare i loro piani. Qui, con la scusa di essere compassionevoli, riporta tutto quel che avviene nella tratta Bardonecchia-Névache-Briançon sulla montagna, con spalloni, "passeurs" e cooperanti al seguito del "passaggio  a nord-ovest" alpino per la nuova Terra Promessa: la Francia. E con  una Bardonecchia da ridente località sciistica, trasformata nell'ennesima cloaca...


Nonostante tutto a Bardonecchia ogni sera, quando chiude la sala d’attesa della stazione, una decina di richiedenti asilo si rifugia nel sottopassaggio, aspettando di entrare nel ricovero notturno. Ad assisterli arrivano a turno dalla val di Susa e da Torino i volontari che si sono riuniti nella rete Briser les frontières, “sbriciolare le frontiere”. Portano bevande calde, pasti, vestiti, scarponi, giacche a vento, guanti. “Il nostro compito principale è informare le persone dei rischi a cui vanno incontro”, spiega Daniele Brait, attivista di Bussoleno. “Se uno guarda una cartina sembra che la distanza tra l’Italia e la Francia sia molto piccola, mentre in realtà in questa stagione andare in montagna senza equipaggiamento potrebbe significare non arrivare mai”.


Molti volontari sono anche attivisti No Tav e spiegano che la battaglia contro l’alta velocità ha molto in comune con quella per la libertà di movimento delle persone. “I No Tav vogliono evitare che le montagne siano devastate per far passare un treno merci, in un sistema che permette alle merci di passare liberamente e lo impedisce alle persone”, afferma Brait.


Tutti, ma proprio tutti, stanno trattando l'Italia come la discarica e la cloaca d'Europa. Nell'ordine:
  •  Francia con tutto quel che  già sappiamo e che ho esposto più sopra  (Bardonecchia, acque territoriali, made in Italy, spedizione in Libia, Niger e tutto il resto).
  • Austria con tanto di polizia al Brennero e referendum che vorrebbero effettuare ai cittadini del Sud Tirolo, se vogliono sentirsi o meno austriaci, primo passo per un'eventuale annessione (Anschluss). Ricordo che i referendum vanno promossi solo dalla Repubblica Italiana, se ce ne fosse bisogno. http://www.ilgiornale.it/news/mondo/doppio-passaporto-laustria-sudtirolo-gi-2018-1475392.html
  • Ong spagnola Pro Activa OPEN ARMS che ha cercato con ogni mezzo di riversarsi sulle nostre coste per scaricare quel che a casa loro non avrebbe mai potuto. Sì, perché da quelle parti (Ceuta e Melilla) si SPARA!
  • Bibi Netanyahu che non vuole profughi a casa sua (perché Israele è "piccola") , ma che ha fatto il nome dell'Italia (subito smentito dalla Farnesina e ora annullato, ma chissà  poi se è vero!) per scaricarcene un bel po':


Tralascio il manigoldo satrapone Erdogan e la sua indegna provocazione contro la nave dell'ENI Saipem 12000 a Cipro,  tanto per non farmi venire  un ulteriore travaso di bile. Ma la morale di questo discorso è che l'Italia è un cavallo magro e malato. E a cavallo malato vanno addosso mosche. Pertanto, ogni giorno di permanenza del governo Gentiloni-Mattarella, accresce questa agonia.