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26 February 2017

Le parole vietate e il ddl Gambaro




Pessimi segni. Chi vuole cambiare il senso delle parole ha come fine quello di impedire la reale conoscenza del concetto che la parola esprime (compresa l'etimologia). E' un reato non solo contro la conoscenza, ma se utilizzato in materia politica e sociale, diventa un reato contro la Libertà dei popoli e la democrazia che ad essa si richiama. Oggi il compito di mettere la mordacchia a pensieri e parole, tocca alla magistratura, ai governanti abusivi e non eletti di cui stiamo subendo la dittatura, a quei numerosi media prezzolati e al loro servizio. L'ultimo caso in ordine di tempo è toccato alla Lega a Saronno.
CLANDESTINO! Da quando in qua dobbiamo assistere a una revisione così liberticida del lessico e dello stesso dizionario? Eppure lo stabilisce una sentenza del giudice Martina Flamini della prima sezione civile del tribunale ordinario di Milano, che ha condannato la Lega a pagare 10 mila euro di danni (oltre a 4 mila euro di spese processuali) "per il carattere discriminatorio e denigratorio dell'espressione clandestini” contenuta nei manifesti affissi nell'aprile scorso a Saronno. Si portano avanti certi giudici: in attesa che la pessima legge sullo ius soli venga approvata (il che non deve mai accadere) provvedono loro a sdoganare il concetto di "cittadinanza internazionale". Siamo tutti cittadini del Pianeta e c'è la libera circolazione degli uomini, merci e capitali... Capito? Ergo, tu cittadino italiano, sopporta e taci. 

Ma non finisce qui. Giace in parlamento il famigerato ddl Gambaro. L’Italia adesso ha una proposta di legge per sanzionare con multe fino a 10 mila euro e reclusione fino a due anni chiunque pubblichi o diffonda in Internet (ma non su testate giornalistiche) «notizie false, esagerate o tendenziose» o si renda responsabile di «campagne d’odio». Il testo, con prima firmataria Adele Gambaro del gruppo Ala-Scelta Civica, ed ex Movimento 5 Stelle, è stato presentato in Senato con sottoscrizioni bipartisan. Vale la pena di ricordare che compare tra i firmatari anche un leghista assai "discusso" un tal Sergio Divina, ed è proprio la Lega che in questi giorni subisce, a causa delle parole, un attacco senza precedenti quale pena di contrappasso!

Alcuni articoli del ddl Gambaro


Cara Lega Salviniana,
liberati subito dai provocatori come il Divina, mediante espulsione. Non esiste che per la sua "libertà di coscienza"  tutti noi dobbiamo subire un disegno di legge altamente tirannico e liberticida. Inoltre come ho già avuto modo di esprimere, noto che non hai ancora capito che quando c'è un'escalation dittatoriale come questa in atto, bisogna imparare ad alzare l'asticella. In caso contrario si gioca sempre e solo in difesa col rischio di subire vere e proprie intimidazioni, persecuzioni e magari incarcerazioni. Ai giudici non piace la parola "clandestino"? Allora chiamateli direttamente "invasori". Già, perché questa che ci spediscono quotidianamente è soldataglia demografica inviataci dalle élites allo scopo di sostituirci.

Lo Zibaldone dei termini politicamente corretti ad uso stampa, era già stato distribuito nel 2007 dalla Boldrini, allora alto (si fa per dire) commissario ONU, alle redazioni dei giornali. Da allora, stiamo scivolando sempre più su un piano inclinato. Guai a usare la parola zingaro da sostituire con l'onusiano "rom". Loro possono invece rubare, picchiare, seviziare, stuprare e perfino uccidere  (il caso Mailat a Tor di Quinto nei confronti della povera sig.ra Reggiani). Noi non possiamo nemmeno chiamarli col loro nome.

Vietato dire "frocio" (solo  tra di loro possono chiamarsi così) obbligatorio usare l'acronimo Gay (Good As you).  Non si dice "outing" ma  si deve usare "coming out". Intanto dobbiamo sentire che a Palazzo di Vetro s' inventano anche reati con parole non semantiche come "omofobia" (neologismo non significante poiché proviene dal prefisso greco ὁμός (uguale, simile), pertanto paura dell'uguale non esiste, giacché l'etero è diverso dall'omo; o "xenofobia" (paura dello straniero) e  "aver paura" per costoro, non solo è  vietato, ma passibile di reato.  Come pure "islamofobia" vietato aver paura dell'Islam, nota religione di Pace.

E che dire del termine divenuto sempre più assillante e ricorrente di "femminicidio" imposto dall'ONU che ha preteso e ottenuto la riscrittura del linguaggio giuridico nazional-istituzionale?Neologismo che  obbliga poi a  ripetere a pappagallo ai mezzi busti dei TG che tutto ingoiano e trangugiano acriticamente come tubi catodici.

In Italiano si dice e si scrive "omicidio" e la legge lo punisce in egual misura che sia ad opera di un uomo o di una donna. Non esiste uno statuto speciale dei crimini a seconda della vittima; non esiste una vittima più vittima di chi muore per mano omicida, quale che ne sia il sesso. E se poi c'è  il caso di una donna assassina nei confronti del marito o fidanzato, come la si chiama? "Maschicida"? Suvvia,  non cadiamo nel ridicolo!

Ma in questo modo, non solo stanno ammazzando la lingua italiana; con essa, stanno ammazzando un popolo, una storia, una civiltà. E se sono arrivati a punire gli autori del manifesto della Lega a Saronno, è perché non c'è mai stata vigilanza né adeguate battaglie culturali nei confronti di questi soprusi ideologico-lessicali di stampo orwelliano (la neolingua col famigerato Ministero della Verità) da parte della cosiddetta "opposizione" (Lega inclusa).
Non retrocediamo e stiamo tutti all'erta e tutti alla Pugna!

Cerchiamo di essere consapevoli che queste "linee guida" (si chiamano massonicamente così) provengono da lontano e hanno a che fare con l'appello lanciato in  un articolo ("Un patto sociale contro i populismi") tradotto da La Stampa (giornale agnellifero assai sensibile alle dinamiche mondialiste) del 15 febbraio che inizia una collaborazione con l'autore  del pezzo: Charles Kupchan, uno di quegli illustri personaggi legati ai think tank internazionalisti,  i quali cercano di porre freni alle forze identitarie in USA, in Europa  e altrove.
Charles Kupchan  è infatti uno dei principali maître à penser dell’establishment americano vicino ai Dem. Docente di affari internazionali alla Georgetown University e membro del Council on Foreign Relations (CFR), assistente speciale per la Sicurezza nazionale di Barack Obama (dal 2014 al 2017). Nel citato articolo sulla Stampa, ha lanciato l'allarme "populismo"   e propone i  suoi "contrappesi istituzionali" che sono i tribunali, i media, l'attivismo ecc.

...mentre gli Stati Uniti e le altre democrazie occidentali sono scosse dalle forze populiste, gli effetti moderatori dei contrappesi istituzionali saranno di importanza cruciale. Il sistema legislativo, i tribunali, i media, l’opinione pubblica e l’attivismo - rappresentano tutti un freno all’autorità esecutiva e devono essere pienamente adoperati.

Capito? E udite udite questa chiosa di detto articolo che autorizza la UE (Eurss) ad assumere il ruolo di gendarme internazionale contro le forze cosiddette "populiste" e i tentativi dei popoli di affrancarsi dalla globocrazia:

Infine, se gli Stati Uniti e la Gran Bretagna saranno, almeno temporaneamente, latitanti quando si tratta di difendere "l’ordine liberale internazionale" (ndr: così lo chiama lui), l’Europa continentale dovrà difendere la posizione. Nel momento in cui la coesione interna dell’Unione europea è messa alla prova dallo stesso populismo che occorre sconfiggere, non è buon momento per chiederle di colmare il vuoto lasciato dal disimpegno anglo-americano. Ma almeno per ora, la leadership europea è la migliore speranza per l’internazionalismo liberale.(ndr: così lo chiama lui).


Si ode dappertutto un grande tintinnio di manette, una soffocante mordacchia del pensiero, delle parole, e una volontà oppressiva di  azzerare  i dizionari, la cultura, il buon senso per forgiare un neo lessico mistificatorio, piatto, del tutto  avulso dalla realtà, cancellando con esso,  le nostre certezze a partire dal dizionario italiano.
Potranno solo ritardare il processo di affrancamento dei popoli, ma non impedirlo.


Qui, una divertente provocazione del blog di Nino Spirlì:

Domenica, 26 febbraio 2017 – San Nestore, martire – a casa, in Calabria clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino clandestino […]

23 February 2017

Orge gay con soldi nostri





Nei giorni in cui il PD corre verso il suo cupio dissolvi è arrivato in concomitanza un bel pacco dove ne escono con le ossa definitivamente rotte: lo scandalo scoperchiato dalla Iene, programma tv che riceve decine e decine di telefonate  anonime di denunce di fatti e misfatti quotidiani, manco fossero i giustizieri del pueblo. Pochi hanno messo in concomitanza i due avvenimenti, ma vale la pena di farlo.
Ricapitoliamo. Molti di voi avranno visto l'inoppugnabile video di Filippo Roma l'impertinente inviato del programma Mediaset  "Le Iene" che ha preso in castagna Francesco Spano. Chi è costui? E' il dirigente dimissionario dell'UNAR (l'Ufficio Nazionale contro le Discriminazioni Razziali) , organismo imposto dalla Ue ai governi italiani (Presidenza del Consiglio dei Ministri) già dal 2003. Strada facendo ha preso un'altra piega, diciamo, così, più allargata: dalle discriminazioni di razza e origini etniche si è passati a quelle sessuali. Nel 2012 il Ministro non eletto del Lavoro con delega alle Pari Opportunità, Elsa Fornero con un atto amministrativo e senza alcuna norma primaria allarga la competenza di questo organismo al mondo LGBT. Ben 29 associazioni  della galassia gay legate al Pd e alla sinistra, vengono investite dall'UNAR del compito di stilare "una strategia educativa" contro le "discriminazioni" che comporta dei finanziamenti. Un lavoro che nel 2014 porta poi alla pubblicazione di tre opuscoli titolati "Educare alla diversità a scuola", costati circa 20.000 euro. Il progetto editoriale fu fermato dalle azioni del Family Day e da interpellanze parlamentari dei senatori Lucio Malan e Carlo Giovanardi (fonte: "La Verità").

Nel giro di 4 anni l'UNAR si trasforma in ente governativo sempre più permeato dall'associazionismo gay. Al punto che la sua presidenza viene affidata a un controverso personaggio dichiaratamente gay come Marco De Giorgi prima (poi licenziato da Renzi per aver invocato la censura contro la parlamentare Giorgia Meloni) e nel 2016 da Francesco Spano, l'avvocatuccio col cappottino arancione in stile Audrey Hepburn incastrato dalle Iene. Qui il filmato  eloquente nel quale viene mostrata la vera natura dei circoli associativi quali l'ormai famigerata ANDDOS (Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale) beneficiaria di ben 55.000 euro di fondi pubblici. Niente di "culturale" né di "educativo". Lì vi si praticano orge, scambismo, dark room e pratiche californiane dette glory hole, pratiche di sesso estremo  e sadomaso come fist fucking e altre porcherie da vomito che non sto ad elencare. Oltre al fatto che viene distribuita  cocaina a gogò per chi vi entra, mentre vi si serve alcol a fiumi. Per non parlare di marchette e prostituzione, inclusi nel pacchetto.
Come ha reagito Francesco Spano? Ha negato fino all'ultimo l 'evidenza; perfino il fatto di essere in possesso di una tessera d'ingresso dell'Andoss, il quale per raggirare il fisco e le spese di un  comune club privé è stato fatto registrare come "associazione culturale". Si dà il caso che Maria Elena Boschi sia il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, pertanto non poteva non sapere. Spano è stato costretto a dimettersi, la Fatina dai capelli turchini della lobby LGBT invece, resta al suo posto, ma lo scandalo l'ha costretta a depennare in queste ultime ore i fatidici 55.000 euro.
Ora di Spano sta saltando fuori il suo profilo professionale (uomo vicino ad Amato e alla Melandri) e anche quello di "cattolico adulto", vicino ai cardinali Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, all'arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi. Si è fatto pure ricevere dal card. Angelo Scola il 16 dicembre scorso con la scusa di perorare le sue cause contro le discriminazioni dei rom e sulle aperture della chiesa secondo il bergogliano motto del "chi sono io per giudicare i gay"? C'è interesse della chiesa bergogliana  anche per i  trans, sempre secondo il mantra del "chi sono io per giudicare....?".  Sono "inclusivi"  in Vaticano, e non si fanno mancare di niente. E Spano fa da pontiere. Dopotutto sta scritto:  occorre costruire "ponti" e non "muri".



Ma è chiaro che le sue dimissioni alla chetichella sono ancora quelle di un pesce piccolo. Le responsabilità sono più in alto: Boschi, Gentiloni, Renzi, la Ue, l'ONU... Quel Renzi che ora è volato in California, già paradiso del LGBT e che durante il suo governo triennale si è attorniato da questa gaia lobby, tanto che lo stesso Filippo Sensi, suo spin doctor la chiama scherzosamente "la Lobby frocia".
 E a proposito di Sensi qualche anno fa diede questa notizia sul suo blog:

"Si chiama Pink Hill Mafia ed è la mailing list più esclusiva a Washington sui temi delle politiche e del mondo LGBT. Capitanata dal ventottenne Brian Cook, connette staffers, assistenti di Capitol Hill con notizie, gossip, foto, video sulla comunità gay che vive e lavora in politica a Washington".


Certi dispacci non dovrebbero mai essere scritti su un blog di un portavoce governativo. Filippo Sensi è anche il portavoce di Gentiloni. L'analogia e la corrispondenza con quanto avviene da noi è fin troppo lampante. Anche da noi sono ben inseriti nei posti chiave della politica e intorno alla Presidenza del Consiglio.
Associazione culturale a scopo benefico
Il PD si spacca e si scinde in mille rivoli e in aggiunta a ciò,  qualcuno gli ha confezionato un bel pacco, un pink package, anche sulla "questione morale". Ma non doveva essere il mai morto partito dalle "mani pulite"? Non saprei dire chi ne sia l'autore, ma c'è da ringraziarlo per aver portato alla luce questo schifoso verminaio.
La gattara Cirinnà, titolare della sua pessima legge sulle unioni gay,  scuote - invasata - la sua chioma riccia  strillando istericamente: "Omofobia! omofobia!".
Ma lo tsunami si è  già messo in moto. E nemmeno il ddl Gambaro sulla censura del web potrà fermarlo.

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Puntata di Matrix sullo scoop delle Iene, è presente il capo dell'Anddos e la Cirinnà: https://www.youtube.com/watch?v=L2YthjKHx8A

Sullo stesso tema, anche questo articolo: https://www.riscossacristiana.it/le-iene-lunar-e-linferno-gaio-di-elisabetta-frezza/

19 February 2017

Lettera aperta ad un elettore del PD




Caro elettore del Pd,
io non ti conosco personalmente, ma so che  appartieni alla classe media, disponi di una casa di proprietà, forse hai una seconda casa in località di villeggiatura, vai in vacanza, mantieni i figli all'università...Insomma appartieni a quel ceto medio che il tuo partito d'elezione vuole distruggere. E in parte c'è riuscito, anche grazie al tuo voto. Curioso destino quello di un elettorato che vota per la sua estinzione. In queste ore il tuo partito sta litigando in modo abominevole tra "correnti": giovani turchi contro renziani, renziani il cui Giglio Magico perde petali, il gruppo dei centristi franceschiniani, il sottogruppo dei bersaniani, dei dalemiani, la minoranza DEM, e chissenefrega.
Forse non l'hai capito ancora, caro elettore, ma gli esponenti della nomenklatura del partito che voti si detestano a vicenda. E se qualcuno della corrente rivale, occupa posti di maggior spicco, ecco che volano stracci, si mettono panieri di aspidi nel salotto e si infilano perfino grosse tarantole velenose nel letto in cui dorme. Che gliene importa al piccolo agricoltore della zona terremotata delle vostre risse e congiure di Palazzo? Che gli frega ai senza-casa  terremotati di Amatrice, di Norcia, di Camerino, del Marchigiano, del Molisano,  delle vostre scissioni o secessioni che dir si voglia? Che gli frega al pensionato con le pensioni che crescono come il letame al sole, delle vostre baruffe eccellenti?


La storia della sinistra è sempre la stessa a partire dal 1921 a Livorno dove il vecchio PCI (che allora si chiamava Partito Comunista d'Italia) nacque da una scissione socialista. E non sto qui a ricordare le numerose scissioni dei socialisti dal dopoguerra a oggi,  ma dei vostri duri e puri. 
Anche il Partito Comunista subì una scissione importante e mai rientrata nel 1969: quella del gruppo del Manifesto di Rossana Rossanda, Luigi Pintor ed altri intellettuali assai "pipparoli"  radiati (si diceva così) dal Partito con accusa di "frazionismo".  
Il Partito (sempre chiamato così, senza aggettivi),  del resto era una specie di Grande Occhio del Signore che tutto vedeva e udiva  dalla fortezza dell'oscuro Bottegone. 
Dal '68 in poi fu tutta una fuoriuscita di gruppuscoli che provenivano dal vostro album di famiglia. E le sigle si susseguivano: LC come Lotta Continua, POTOP, come Potere Operaio, AO come Avanguardia Operaia, Servire il Popolo. Sempre dal vostro album di famiglia arrivarono gli irriducibili della lotta armata proletaria, le BR con loro i fatidici e fatali anni di piombo, ma anche tante altre sigle omicide come Prima Linea, Nuclei Armati Proletari ecc.. Piombo per cronisti "non allineati", piombo per magistrati accusati di non essere "democratici", piombo per imprenditori, perfino per sindacalisti. E morti, tanti. Ma non rattristiamoci e andiamo avanti.

Improvvisamente il Muro di Berlino cadde e...Good Bye Lenin! Arriva il libero mercato, ovvero from Marx to Market.  Correva il 9 novembre 1989.
Per i patiti di numerologia abbiamo il ricorrere del numero 9 per tre volte. E allora fu tutta una corsa di masnadieri e filibustieri in cerca di un nuovo posto al sole, di nuove carriere e di nuovi privilegi, in una scatenata Sarabanda delle Vanità. Ma soprattutto, c'era una voglia matta di resettare il passato. Comunista io? Jamais couché avec...



Caro elettore, certamente anche tu farai finta di non conoscere il marxismo-leninismo e chi era Antonio Gramsci. E il partito del comunista Achille Occhetto si è dato da fare, l'indomani della Caduta per mettere cespugli, querce e rose al posto del vecchio simbolo della falce e martello: un campionario botanico degno delle classificazioni di Linneo, chiamandolo Partito Democratico della Sinistra (PDS). Poi DS quindi PD. 
E così dopo la Caduta del Muro sono subito spuntati  come funghi i  "transcomunisti", i postcomunisti, i neoconvertiti al mercato unico di un mondo unico, dal pensiero unico. Strada facendo, "la Cosa" perdeva pezzi e vecchi militanti  che si acquartieravano in nuovi gruppi politici, risvoltando la casacca d'antan. 
Ma intanto il neonato (si fa per dire) PD si candidava a diventare il partito più Euroservo, più mercantilista filo Schengen di tutta la galassia partitocratica col risultato che ora insieme ai capitali e alle merci ci sono anche flussi incontrollati di uomini dai vari angoli del pianeta (moldavi, romeni, rom, asiatici solo dall'Est, migrazioni dal Sud del mondo, dall'Africa, dall'America latina).

Sei contento di tutto ciò o elettore piddino? Ti piace veder dimezzato il tuo reddito grazie all'Euro moneta senza Stato e Stato senza Moneta? Sei felice di pagare tutte queste tasse espropriative sulla casa?  E ora dobbiamo pagarne ancora di più: ce lo dice l'Europa. 

"Le tasse sono bellissime" predicava il comunista poi Eurista ed Eurocrate, poi FMI Padoa-Schioppa, te lo ricordi? Sei felice di sentir chiamare "bamboccioni" i tuoi figli ai quali vuoi garantire un futuro migliore del tuo? O anche "choosy" dall'ex-comunista poi top manager di Banca Intesa e Banca Mondiale Elsa Fornero?

Sei contento di veder svalorizzare la tua casa dal buon vicinato multietnico che sbarca tutti i giorni grazie allo zelo dei governanti che voti proprio tu? L'hai pagata salata alle banca la tua casa, ma ora arrivano migrazioni di ogni colore, etnia e confessione. E in un baleno la tua piccola reggia è diventata la tua prigione che non riesci nemmeno più a vendere per scappare altrove. E se ti lamenti sei "razzista" anche se voti il partito del Bene.  Il Partito senza aggettivi ti vede, ti ascolta e non te la perdona. 


E dimmi, che effetto fa aver portato il tuo denaro nelle banchette rosse, le "popolari" come le chiamano, constatare che sei rimasto con un pugno di mosche in mano solo per aver creduto ai Commissari del Popolo dietro allo sportello  che ti hanno promesso la moltiplicazione dei pani e dei pesci? Ricorda: i titolari di quelle banche non solo non hanno pagato pegno delle loro colpe, ma grazie alle loro amicizie con quelli che voti tu, pretendono da tutti  noi cittadini italiani (anche da quelli che non sono clienti di quegli Istituti) di venir rifinanziati.



Parliamo dei  vostri sindaci e amministratori. Sei soddisfatto di quel Sala che vuole più  moschee a Milano al punto tale da aver trasformato in moschea perfino il Duomo dalle guglie svettanti verso il cielo, grazie a palmizi e banani lì trapiantati?
Ti piacciono le installazioni di Federici, primo cittadino di La Spezia che ha fatto decapitare bellissimi  frondosi pini per mettere archetti di cemento colorato spaventosi?

Gli archetti di cemento del sindaco Federici in Piazza Verdi (SP)


Piazza Verdi (La Spezia) prima della cura di Federici

E  che dire di quei sindaci che per accontentare i vertici del loro partito, trasferiscono nottetempo e di nascosto gli immigrati in pensioni, alberghi, agriturismi in villaggi  sperduti di campagna e montagna dalle consolidate abitudini dei paesani che assistono attoniti a detto inquietante fenomeno? E quei 40 euro al giorno che vengono negati agli Italiani che diventano la paghetta quotidiana di fancazzisti, ti garbano?

Ma non voglio farla troppo lunga. 
Tra poche ore (domenica 19 febbraio) all’hotel Parco dei Principi a Roma alle 10 di mattina, si svolgerà l'Assemblea Nazionale del PD. All’assemblea sono convocati circa 1.500 delegati, di cui circa due terzi sono stati eletti alle primarie del partito del dicembre 2013, tramite le liste collegate ai candidati segretario. Una larga maggioranza dell’assemblea, secondo alcuni circa il 75 per cento, sostiene Renzi. Al momento, non c’è ancora un ordine del giorno, ma è probabile che l’assemblea cominci con un discorso del presidente del partito Matteo Orfini a cui seguirà una relazione con cui Renzi dovrebbe formalizzare le sue dimissioni. Sempre che non subentrino colpi di scena.
Renzi, avrebbe certamente bisogno di ricevere una nuova investitura popolare prima delle elezioni amministrative di giugno e dei referendum della CGIL su Job's Act, due eventi che rischiano di andare molto male per il PD. 
Una larga vittoria alle primarie subito prima dell’eventuale sconfitta alle amministrative e al referendum avrebbe probabilmente l’effetto di neutralizzare molte delle critiche che gli arriverebbero dall’interno del partito. Per le stesse ragioni la minoranza preferirebbe affrontare Renzi in autunno, dopo le eventuali sconfitte che ne indebolirebbero ulteriormente la leadership.(il Post) 

Tra poche ore sapremo se la giornata dei lunghi coltelli si concluderà con lo spezzatino e la scissione del peggior Partito del Disastro Italiano. Io sono di quelli che non piangerà di certo se se ne andrà a ramengo. 
In caso di secessione tu, o stolto elettore piddino, da che parte andrai? Sempre in cerca di qualche scheggia impazzita di sinistra nell'eterna  paura che ci sia -  come ti suggeriscono per spaventarti - qualche rigurgito di fascismo e qualche ritorno delle camicie nere?


Pensa un po', è  dal dopoguerra che il Partito che ha cambiato tante sigle e tanti simboli,  vi spaventa con questa storiella del Babau, rendendovi degli eterni bambini sciocchi e creduloni. E che è proprio questo Babau che gli ha fruttato poltrone,prebende, carriere, fiumi di denaro, Potere. Un Potere senza nemmeno  più l'investitura elettorale. Un Potere autoreferenziale che si alimenta di discordie interne ed esterne. 
Liberati dalla paura del Babau, o ingenuo elettore, e  prova a pensare con la tua testa!


13 February 2017

Treni della paura e ministri falsi sceriffi




C'è da farsi cadere le braccia. Da tempo non affronto direttamente l'argomento immigrazione, dato che le cronache riportano solo bollettini di guerra e i fronti sono talmente numerosi, che non so da che parte iniziare. Non c'è bisogno di Isis: il terrore c'è già, e corre sui binari. E non solo. I treni delle ferrovie private Trenord (regolarmente scalate in Borsa) delle tratte lombarde,  sono diventati i treni della Paura. L'ultimo episodio relativo alla liceale, una ragazzina diciassettenne malmenata in modo violento e molestata sessualmente  da nord-africani (sono tuttora in corso le indagini della polizia) sulla tratta di Vigevano, è solo l'ultimo in ordine di tempo. Curioso poi che con tutti i sistemi di videosorveglianza con i quali siamo perennemente monitorati, non si acchiappino mai i responsabili, quando trattasi di balordi extracomunitari. Ma sentiamo quest'altra testimonianza.
Proprio lungo la Cremona-Mantova, qualche settimana fa, una donna era stata accoltellata al collo e all’addome, e trasportata d’urgenza in ospedale. «Prendere il treno è diventato rischioso – spiega un altro pendolare della stessa tratta -. Siamo completamente da soli e alla mercé di chiunque voglia salire per farci del male. I gruppi di bulli extracomunitari si approfittano della fragilità di molti miei coetanei, che non si difendono di fronte alle sopraffazioni. Basta uno sguardo, considerato da loro inopportuno, per far scattare dispetti e umiliazioni. Non c’è il minimo controllo, neppure dopo gli episodi di violenza che si sono verificati non molto tempo fa». Spesso, a causa del binario unico, il convoglio si arresta tra due stazioni intermedie per attendere l’arrivo della coincidenza. «In quelle situazioni – spiega il testimone -, quando il motore del convoglio e le luci si spengono, ci sentiamo in pericolo e completamente abbandonati. Abbiamo paura, nessuno ci difende». ( fonte: voxnews)



Conosco personalmente queste tratte, e io stessa ho preso treni di Trenord.  Durante gli orari dei pendolari e degli studenti che si recano in facoltà a Milano, si può viaggiare relativamente sicuri. Ma non tutti hanno la possibilità di scegliersi le "fasce orarie" fuori pericolo. In ogni caso, i balordi immigrati se vedono una bigliettaia e controllore donna se ne approfittano, non pagano biglietto e fingono di scendere per poi risalire  a scrocco nelle ultime carrozze del treno, facendola impazzire (ho visto e assistito coi miei occhi). Ma sentiamo la testimonianza diretta di una di queste bigliettaia:

«Viaggio spesso a bordo dei treni nelle ore serali – ha detto la dipendente di Trenord -, mi ritrovo sempre da sola, con queste persone che minacciano la sicurezza generale.È il mio lavoro, è vero, ma qui ogni volta la sicurezza è a rischio. Se dovesse succedere di nuovo qualcosa di serio, non so come farei a difendere da sola i ragazzi contro questi prepotenti». La richiesta di un aiuto da parte delle autorità non è servita. «Conosco questi ragazzi (ndr: gruppi di immigrati che creano disordini), ho già segnalato il loro comportamento alle autorità – conclude la donna -, ma mi è stato detto che nessuno è in grado di fare qualcosa per contrastare la situazione. Ho chiesto di avvertire le loro famiglie, ma non ho ottenuto nulla. Anzi. Mi è stato detto che non devo reagire, perché potrei turbarli». (fonte: citata).
Capito? Si pratica il laissez-faire al punto che si è pensato  di regalare delle "attività-premio" proprio a loro e nascono pertanto gli "addetti alla sicurezza" di colore. Ovviamente la scusa ideologica è già bell'e pronta: si tratta di lavori che gli Italiani non vogliono più fare.  Poi per un bianco, sanzionare "un immigrato africano che sbaglia" sarebbe considerato  "razzista". Meglio pertanto far fare il lavoro a gente della stessa razza. Sì, ma così la sostituzione etnica che si fa occupazionale, diventa  completa.


Lavori che gli Italiani "non vogliono più fare"


Palle! si vuole importare in Italia il modello yankee della "discriminazione positiva". Ovvero, la disparità di trattamento in favore di chi appartiene a una minoranza, a una categoria  considerata "debole". Le categorie considerate "forti" e i "garantiti nel lavoro", con ogni evidenza,  saremmo noi. 

Ci sarebbero aperti altri contenziosi tra le prefetture e i sindaci di paesi, come il recente caso nel beneventano (a Vitulano)  dove un sindaco (che pure è del PD) ha cercato di disubbidire al prefetto che voleva imporre quote più numerose di extra degli stessi abitanti del paesino. 

Ma sentite cosa propone Minniti il Lupo della Sila, già successore di Alfano l'Africano: «L’Italia ha fatto un grande sforzo, siamo orgogliosi, ora il Paese va più orientato verso un’accoglienza diffusa. Abbiamo fatto un patto con l’Anci e si lavora per avere in tempi ragionevoli una progressiva diminuzione dei grandi centri d’accoglienza».
In altre parole trattasi di una santa Alleanza "tra stato e poteri locali" per mezzo dell'ANCI, l'Associazione  dei Comuni d'Italia presieduta proprio dagli stessi piddioti, per garantirsi un controllo più  capillare del territorio. 
Ecco cosa prevedono i due decreti varati dal governo Gentiloni:

Il ministro dell'Interno Marco Minniti 


Asilo più veloce 
 I tempi di esame per le domande di asilo verranno tagliati. Adesso sono di due anni in media. Per fare questo è prevista l’assunzione di 250 specialisti (10,2 milioni di euro l’anno la spesa prevista) per rafforzare le commissioni di esame. (leggi: altri soldi pubblici che vanno a beneficio del settore "immigrazione").

I nuovi centri di permanenza

Un’altra novità, già anticipata nelle scorse settimane, è la costituzione dei Centri permanenti per il rimpatrio che prenderanno il posto dei vecchi, affollati e contestati Cie. Ce ne sarà uno per regione per 1600 posti in tutto, preferibilmente ubicati fuori dai centri urbani.

Rimpatri più efficaci

Un punto importante è l’introduzione di misure che garantiscono l’effettiva espulsione. In tal senso vengono stanziati 19 milioni di euro nel 2017. Il rilevamento delle impronte verrà fatto non solo per chi arriva via mare, ma anche per gli irregolari rintracciati sul territorio. Chi si rifiuta può essere trattenuto in un centro per un periodo di 30 giorni massimo. I richiedenti asilo potranno svolgere, in maniera volontaria e gratuita, lavori di pubblica utilità all’interno di progetti promossi dai prefetti d’intesa con i Comuni.
Detto fuori dal solito politichese ministeriale, significa trovar loro "lavori socialmente futili".

Gentiloni: “Porte aperte ma legali”  (ndr:  ormai siamo agli ossimori)

Il premier Paolo Gentiloni ha spiegato in conferenza stampa che «l’obiettivo strategico non è chiudere le nostre porte ma trasformare sempre più i flussi migratori da fenomeno irregolare a fenomeno regolare, in cui non si mette a rischio la vita ma si arriva in modo sicuro e in misura controllata nel nostro Paese».

Il decoro pubblico

Il ministro dell’Interno ha precisato che in Italia «non c’è emergenza sicurezza» (che film ha visto, Minniti? Le elezioni sono ancora lontane, basta bugie!).  Ma servono «politiche più attente di controllo da Bolzano ad Agrigento». E qui siamo al secondo decreto ispirato da un concetto di fondo: la sicurezza, il decoro e la vivibilità urbana fanno parte di un grande bene pubblico. Il provvedimento, chiesto a gran voce dall’Anci, prevede il rafforzamento dei poteri di ordinanza dei sindaci. (i sindaci-sceriffi, possono fare molto poco, se gli sbarchi continuano e scarseggiano i rimpatri).


Il Daspo urbano

Non vengono introdotti nuovi reati (sembra che Minniti avrebbe voluto e Orlando si sarebbe opposto. (siamo al duo scemo e più scemo): Si tratta di una misura simile ai Daspo per gli stadi. Anche i sindaci potranno proporre il divieto di frequentare alcune zone della città. Si tratta di salvaguardare il decoro e la vivibilità di luoghi di pregio artistico, di transito turistico, di divertimento, locali, discoteche, piazze. Non potranno frequentarli chi spaccia e fa uso droga, abusa di alcolici, chi pratica l’accattonaggio, la prostituzione o attività commerciale illegale. Chi si è reso protagonista in maniera ripetuta di questi comportamenti sarà tenuto lontano per un periodo di 12 mesi in base ad un’ordinanza del sindaco. «Ma non ci saranno sindaci-sceriffo», ha puntualizzato Minniti.  (fonte: "La Stampa").

Saranno i cittadini che diventeranno "sceriffi di sé stessi", se pensano di  continuare a dare fumo negli occhi e di andare avanti con queste toppe. Ovviamente in questo polverone fumogeno ad uso beoti, il Trattato di Schengen non si deve toccare e permane il dogma irrinunciabile del governo Gentiloni.
per questa Europa.
Gentiloni al vertice di Malta
Il Piano Migratorio scaturito dal recente  vertice di Malta  (Malta Plan) sull'immigrazione lo potrete leggere sintetizzato qui. 
Ma questa frase sibillina della solita Mogherini: “Abbiamo raggiunto un accordo su un pacchetto di misure che ci aiuterà a gestire meglio il flusso e a salvare vite,  è prevista la cooperazione con le agenzie delle nazioni unite, l’alto commissariato per i rifugiati e l’organizzazione mondiale per le migrazioni, in Libia nei paesi di origine, con una forte iniziativa esterna europea per diminuire ed evitare la perdita di vite”, non lascia presagire proprio niente di buono.
Apocalisse Now. 

10 February 2017

Ariston, tribuna del LGBTQ





Oggi venerdi 10 febbraio, giornata delle Foibe che occorre ricordare in quanto non viene rubricata nel Calendario ONU. E tutto quel che l'ONU non mette in agenda, allora vale la pena di ricordarlo. Lo fa già in un ottimo articolo, Fausto Biloslavo, che proviene da quelle parti. Oggi venerdi è sant'Amaldo. Ma non è di argomenti santi e sacri, e nemmeno espressamente storici che intendo parlare, ma del Luna Park allestito al teatro Ariston di Sanremo e dei suoi messaggi nemmeno più subliminali.

Premetto che non è affatto obbligatorio sorbirsi ogni anno quella purga di cinque sere detta Sanremo. Cinque serate di lustrini, paillettes, ospitate strapagate ed estenuanti, luci stroboscopiche e psichedeliche da discoteca di quart'ordine che servono a sottolineare il ritmo di una musica-che-non-c'è; conduttori abbronzati e lampadati amici di Matteo Renzi, sciure Defilippi con vociacce da trans di Via Gradoli che abbandonano  i loro format  amerikani  su Mediaset per affacciarsi in Rai. Meglio uscire con amici a mangiare una pizza insieme, cosa che ieri sera ho puntualmente fatto. Però poi si rientra a casa, mentre la macchina del teatro Ariston sanremese va avanti fino all'una e mezza. E qualcosa trapela. Poi ci sono "i video civetta" sul web, pronti a immortalare le scene salienti per ricordare "quel che vi siete persi".


Ma soprattutto arriva la temuta pagina dei Tiggì del giorno dopo. E allora si sente un cantantino libanese poliglotta, famoso per i suoi falsetti beatlesiani (che originalità!) dire che non dobbiamo aver paura dell'Arcobaleno. Cioè delle rivoluzioni colorate di Soros & Co, che hanno deciso di mettere i 7 colori dell'iride in un sol colpo. LGBT e ora con Q che significa queery. E cioè la possibilità di essere in perenne transito da una di quelle 4 lettere all'altra, aggiungendone una nuova. È un termine-ombrello, che indica le minoranze sessuali e di genere più disparate, molto più riassuntivo e semplificativo:  quelle che possono facilmente saltabeccare da una "opzione" all'altra.

Mika il predicatore contro le discriminazione gay
"La musica cambia il colore della mia anima. E' molto bello essere di tutti i colori, se qualcuno pensa che un arcobaleno sia pericoloso perché rappresenta tutti i colori del mondo... beh, peggio per lui, lo lasciamo senza musica".

Magari, fosse vero!


E così, Mika il gay dai coming out clamorosi, riporta all'ordine del giorno, la causa Arcobaleno (ovvero LGBT e poi Q) sul palco dell'Ariston. Ne sentivamo tutti quanti l'esigenza!

"Al termine, sudatissimo, si asciuga con un fazzolettino offerto da Carlo Conti. Ed è proprio Conti a regalare ad uno spettatore il fazzoletto con il sudore di Mika. Un fuori programma carino". 

Un vero schifo, vorrete dire. Il kleenex è fatto per essere gettato nel cestino, non è la Sacra Sindone.

Ma il peggio doveva ancora saltare fuori. Stavo per andare a dormire quando sento annunciare un/una cantante straniera, una guest star  chiamata con una sigla: LP. Lì per lì ho pensato ai vecchi Long Playing di vinile, ve li ricordate?
Salta fuori un esile stelo di ragazzo piatto come una tavola, ricciuto con capelli lunghi bruni, giacchetta, pantaloni cascanti e sembianze anoressiche. Impossibile pensare che potesse essere una donna, nonostante gli orecchini a crocetta quale unico vezzo (li aveva anche George Michael),  un paio di pantaloni neri col cavallo basso, dato che  ogni  donna, anche se indossa un paio di pantaloni, ci tiene a non sembrare un sacco informe da corsa campestre. Canta, compone, suona l'ukulele e fischia, LP, e direi che anche il fischio è acuto e potente, di quelli maschili.
Mi sbagliavo: LP sta per Laura Pergolizzi americana di Long Island di origine italiane. Qualcosa non quadra nei suoi tratti somatici e apprendo da fonti internettiane che è lesbica dichiarata e che convive con una donna. Ovviamente si fa vedere lei, vestita da uomo in giacca e cravatta, piatta come un tavolo, con una vamp fasciata in abiti ultrasexy. Ecco il nuovo che avanza: avere davanti un alieno e non sapere se è una lei che sembra un lui, o viceversa.  Salvo poi venire a sapere che è una lei che si comporta da lui.
La cantautrice LP & Compagna

Due anni fa il Conti amico stretto di Renzi a cui ha dato anche uguale nome al suo figlioletto,  ci propina quell'uomo fasciato in abiti in  lamé, boa di struzzo e parrucca femminile  che però porta barba, basette e baffi, con quel nome che sta ad indicare due organi genitali (femminili, maschili): Conchita Wurst;  poi Elton John reduce da paternità surrogate di due figli attraverso "zie" che prestano uteri in affitto e ovociti. E ancora Ricky Martin,

Ricky Martin & Compagno
felice padre di due figli con analoghe alchimie. Carmen Consoli, ha sperimentato anche lei la maternità assistita, sola, con un bimbo senza padre,  mentre Tiziano Ferro  sogna una bambina "anche da solo".
Troppe, troppe coincidenze per non pensare che questo è un piano preordinato, una propaganda insistente, martellante, dispotica, autoritaria, portata avanti per legittimare la famosa Agenda, per mezzo di stelle, stelline e starlettes dello show biz che si prestano a fare da  testimonial.  E non c'è niente di più facilmente manipolabile degli adolescenti, che da sempre si identificano nei miti  della musica e dello spettacolo. E a loro che è obbligatorio far passare che l'idea che la famiglia non è solo quella "naturale" di papà e mamma. Che si possono avere due babbi, due mamme, magari con più zie.

Elton John e New Family


Tutte cose già stigmatizzate da Mario Adinolfi del Family Day, ma ecco il punto. I laici che fanno? Sono contenti di queste baracconate genderiste perennemente sotto i riflettori? Pagano un canone Rai per questo continuo lavaggio al cervello senza mai aver nulla obiettare? Lasciano le proteste solo ai gruppi cattolici, del tutto indifferenti ai criteri che dovrebbero animare la formazione di una famiglia?


Che cosa hanno a che vedere le canzoni con tutto ciò? La verità è che anche quello che il grande Carmelo Bene chiamava "l'intrattenimentaccio", non è più disimpegnato e fatto per svagarsi, ma serve a indottrinare. Loro non mollano mai, noi invece sì. Comunque sia, meglio una pizza con amici con la consapevolezza che la loro fottuta agenda la faranno continuare, anche quando uscite a cena per divertirvi. Show must go on, in particolare quando c'è l'Agenda da dover spingere avanti.

L'ultima la riservo a Bergoglio imitato dal guittone di regime  Maurizio Crozza, un soggetto che non poteva essere assente dal citato ridondante baraccone.
Ma ecco crescere e infittirsi il Mistero gaudioso:  è Crozza che fa l'Argentino che venne dalla fine del mondo,  o è l'Argentino che fa Crozza? 

06 February 2017

Gioco di Spie (troll, fake, flame war ecc)




Chi opera sul web da qualche anno, si sarà già  imbattuto nel fenomeno dei troll. Nel linguaggio di internet  dicasi troll  un  utente di una comunità virtuale, solitamente anonimo, che intralcia il normale svolgimento di una discussione inviando messaggi provocatori, irritanti o fuori tema. Scopo precipuo del troll è mandare a ramengo le conversazioni.  Flame war o flamer ne è il sinonimo, giacché il troll è un incendiario, un provocatore che punta a infiammare le conversazioni. Ma accanto al troll individualista che soffre  più o meno di turbe psichiche, ci sono schiere di eserciti reclutati per l'uopo.  Specie di questi tempi che il web viene prescelto per diffondere quelle notizie alternative delle quali la stampa mainstream ignora l'esistenza o non vuole di proposito  mettere a fuoco. Ogni volta che  su un forum di discussione sui giornali ci si avvicina alla verità -  toh! -   ecco spuntare il sabotatore-guastatore in veste di troll. Non abbiate paura di sembrare "complottisti": non spunta per caso e non l'hanno messo  lì a caso.

Meno facile è capire  che questi disturbatori dalla strategia ben definita, sono a libro paga. Sì, ma chi li paga? E chi può fare un lavoro tanto ripugnante, anche se ben pagato? Ce ne sono a frotte a libro paga detti "influencer" (in realtà preoccupati di non far prevalere l'influenza di idee scomode che non siano contemplate nel mainstream), e ne dà anche conto questo video su Leonida alle Termopili, al servizio di Renzi e del Pd:  300 troll, pagati con denaro pubblico. Suo consulente informatico e spin doctor è Filippo Sensi:

https://www.youtube.com/watch?v=HyhQCioGVPs

Non posso più  servirmi di video attivi prelevati da You Tube, perché ora ci sono strane leggi sui copyright e pochi giorni dopo te lo disattivano, ma vale la pena di aprirlo e di ascoltarlo.

Quel che mi lascia perplessa dei blog sui giornali, (anche quelli cosiddetti "di destra" come "Il Giornale") è la mancanza di risposte ferme da parte degli amministratori del blog (di solito cronisti di una certa fama) che lasciano il campo indisturbato e alla mercé di questi mostriciattoli, i quali applicano la strategia della provocazione. Eppure detti amministratori non sono così fessi da non sapere che la strategia della provocazione prevede diverse fasi, tra le quali l'ultima: applicare censura uguale per tutti e far chiudere il blog secondo questo prevedibile schema :

  1. Troll infiltrato che provoca e insulta
  2. Risposte spazientite del commentatore insultato
  3. Reiterazione della provocazione e dell'insulto da parte del troll
  4. Risposta collerica del commentatore
  5. Vittimismo da parte del provocatore che rigira le frittate a suo favore (solitamente sono anche vigliacchi affetti da masochismo).
  6. Provvedimenti di CENSURA indiscriminata uguale per tutti.
  7. Desertificazione del blog, relativo fuggi-fuggi ed eventuale chiusura
Per i troll in questione: Obiettivo Raggiunto. A questo si vuole arrivare, e gli "arruolati" lo sanno benissimo. I cronisti invece ignorano, o fingono di ignorarlo:  sono solo preoccupati della loro vanità, della Fiera delle Vanità. "Specchio specchio delle mie brame, chi è il più bravo del Reame?". E i commentatori creano l'effetto-specchio. Più sono numerosi, più vuol dire che "sono bravo".
Saltano fuori di tanto in tanto, i giornalisti,  a ringraziare se ricevono complimenti per i loro articoli o per le loro conferenze, o apparizioni in tv,  ma lasciano impazzare il (o i) troll:  dopotutto,  tutto quanto fa "accesso". E poi loro sono "liberali", al punto di non voler capire che la libertà finisce dove inizia il danno per qualcun altro. Ogni clic è una persona in più che accredita i loro siti. Succede in altre parole sul web, quel che accade in tv: l'importante è l'audience, l'importante è il clic. Che si tratti del clic del telecomando o del mouse, i risultati devono essere quelli: clic! 

Sbagliano. Spesso non si tratta di semplici disturbatori molesti e di guastatori-sabotatori in preda a turbe psichiche, ma di vere e proprie spie, arruolate dalla Ue per monitorare accuratamente il livello di "euroscetticismo", e per saggiare i loro potenziali  nemici. Non ultimi, anche quegli stessi cronisti che strizzano l'occhiolino alla causa anti-Ue e anti Euro, magari soltanto perché vi intravedono la possibilità di poter fare da apripista di cambiamenti, all'interno del mainstream stesso.



Ricordate le elezioni europee del 2014? Ne diede conto il Telegraph: tanti e ben pagati troll chiamati elegantemente "influencer", per saggiare il tasso di europeismo o piuttosto, del suo contrario. Altrettanti ne furono ingaggiati per far trionfare le ragioni del SI' al referendum, al soldo di Renzi e del Pd.
Può anche capitare che venga preso di mira il cronista che dà ospitalità a forum di discussione non gradite e considerate "non allineate". E' accaduto a Marcello Foa, in veste di avvertimento più o meno mafioso.

Ma  a dirla tutta, la maggior parte degli "avvertimenti mafiosi" tocca ai comuni mortali, ovvero i commentatori, nell'indifferenza quasi totale del gestore del blog, con ogni evidenza troppo compiaciuto dei suoi accessi.  O troppo impegnato a prezzemolare altrove.  Qualche utente è stato addirittura minacciato di morte da una tal trollazza plurinick ma che viaggia spesso sotto nome tedesco,  famosa perfino su google. Un altro utente è stato minacciato di confiscargli la casa, a causa di leggi sulla comunicazione scritta (i suoi post) di cui non sarebbe stato a conoscenza. Il tutto espresso in modo obliquo, ma comprensibile. Al gestore del  blog sarebbe bastato andare nelle impostazioni di disqus (piattaforma ormai in uso di parecchi giornali) e bloccare l'accesso del troll, (un gioco da ragazzi), proteggendo così i suoi commentatori. E invece, niente di tutto questo.

Come si riconosce un troll da un normale commentatore? Beh, è semplice. Il troll non dispiega mai una sua analisi dei fatti, non esprime  mai una visione del mondo in uno spazio proprio, ma si limita a fare il parassita (la zecca) dei commenti altrui. Si pone sempre al di sotto dei commentatori per irridere, deridere, disprezzare, sminuire, depistare, fare pulci, fingere di contro-informare, cercare di pigliare in castagna per delegittimare  le opinioni altrui. Oppure cambia argomento e fa volutamente dei fuori tema, pur di inzaccherare la conversazione. In questo modo il display dei commenti si presenterà confuso e ingarbugliato alla lettura.  Spesso dispone di vari account e di nick nuovi per portare avanti idee vecchie, sempre quelle. O assume false identità (fake) con una quantità di millanterie. Ma è sempre riconoscibilissimo dallo stile di scrittura (se così può chiamarsi) e nella strategia, dato che nella mia ultra decennale esperienza non ho ancora visto un troll che sappia esprimersi in più stili discordanti tra di loro (solo un vero scrittore-narratore lo sa fare) o impiegare più registri di comunicazione.
Se vedete un utente che ad esempio si mette con serietà nome e cognome in luogo del nome di fantasia,  ma che vi apostrofa con acrimonia e pretende di puntualizzare in modo pedante ed ostile, quello è un vecchio troll (magari una vostra vecchia conoscenza) con un nuovo account, reso più credibile dall'uso del nome e cognome al posto del nick.
Ecco un esempio della tipica way of life del troll qui descritta in questa intervista: 



Vivi sempre connesso?
Purtroppo sì. Abbiamo un software che ci consente di monitorare le discussioni a cui partecipiamo e quando c'è una notifica abbiamo poco tempo per rispondere. Se lasciamo "andare" o ritardiamo, ci viene scalato dal compenso.

Quanto guadagni per fare questa attività?
Beh, dipende. Se sono efficiente anche 4-5mila euro al mese.

Sono un sacco di soldi.
Sì, ma è una vita tremenda. Devi leggere decine di blog, forum, account facebook, tweet. Giorno e notte. Alcuni di noi non reggono, dopo un po' i loro nick "spariscono", non c'è modo di sapere che fine abbiano fatto.

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Eh sì, vita grama, vita da troll!  O meglio da Troika's troll. Il mondo va a  tr... , ma i troll gli danno una mano ad accelerarne il processo.

Perché mi sono occupata di questi immondi parassiti  fino ad aprire un topic specifico su di loro?

Soros e le sue tentacolari ong (in primis la solita Open Society Foundation) sta attivando la sua attività di CERCA-BUFALE (leggi: Censore Planetario). Si chiama International Fact-Checking Network (IFCN) ed è la rete di organizzazioni che ha sottoscritto i principi del Fact-Checking Code redatto dal Poynter Institute, uno dei più importanti istituti giornalistici e analisi media del mondo. Si tratta di una serie di norme e regole della cosiddetta  “buona informazione” (cioè quella mainstream) che serviranno a capire quando una notizia è vera e corrisponde a criteri di veridicità e affidabilità delle fonti. Il codice IFCN è stato accettato anche da Facebook che sta attivando un sistema di segnalazioni per gli utenti, delle notizie ritenute false.
Non poteva, una simile iniziativa che essere seguita a ruota e in modo acritico da Laura Boldrini che ha assodato una task force alla Camera con a capo un informatico, un tal Paolo Attivissimo,   cittadino svizzero.
Attivissimo (nomen/omen) si occupa di smascherare “bufale” (pur non avendo alcuna competenza specifica) e ci ha fatto sopra una sorta di impero mediatico di lucrosi guadagni. L'Acchiappabufale, lo chiamano anche l'Acchiappafantasmi, perché sostiene ("scientificamente", of course) di averne visto uno. Naturalmente lui dice che il lavoro di Acchiappabufale per la Boldrini,  non lo fa per soldi ma che ha solo un “rimborso spese”. Vedremo in seguito se è vero. In ogni caso lo Stato italiano deve pagargli costose trasferte dalla Svizzera all’Italia. Qui la notizia.

Aspettiamoci quindi, nel quadro delle nuove professioni del futuro anche quella del "troll accreditato", del "debunker istituzionale", dei "censori in cerca di Verità" (perdonate l'ossimoro) e degli Ologrammi in libera uscita in un calderone indistinto simile a quello delle tre streghe di Macbeth.



Il bello e' brutto,
il brutto e' bello
.
Fair is foul,
and foul is fair.

Analogamente il vero è falso, il falso è vero. Chiamateli come volete, ma questi alla fin fine sono spie e spioni del web nonché Guardoni del Sociale che fanno il gioco sporco

02 February 2017

Rivoluzioni colorate made in Usa, ma contro gli Usa




E' arrivato ciò che temevamo. Gli Stati Uniti, principale trampolino di lancio della globalizzazione, sono diventati l'ultimo prelibato boccone che i voraci coccodrilli oligarchici vogliono inghiottire, così da accelerare un governo mondiale a guida ONU. Dopo averlo usato come plancia di lancio per il mondo (la "dottrina dell'esportazione della democrazia" voluta dai neocon trotzkisti, succedaneo della dottrina marxista della "rivoluzione permanente") ora li vogliono destabilizzare. Rosa è il colore dell'ultima crociata sorosiana. Ma non è un think pink.  Ben sappiamo che i nemici interni  di Trump sono sempre i più temibili ed ostili. Ricordate la frase di Kissinger già diventato uno dei suoi celebri aforismi?

"In realtà, la globalizzazione è un altro nome con il quale si esercita il ruolo di governo mondiale a guida statunitense" ...

Beh, è arrivato Trump a scompaginare i giochi e tutto questo non è gradito. Ci sono in gioco interessi colossali e far saltare la globalizzazione, riportare in patria gli assetti industriali, la manifattura, le maestranze, dare lavoro a chi l'ha perso a causa della "distruzione della domanda interna" (copyright Mario Monti che se ne vanta pure), non è né sarà  propriamente una passeggiata. Senza contare che per gli oligarchi non deve esserci nel mondo un solo eventuale esempio di nazione sovrana. L'articolo di Zero Hedge tradotto da Voci dall'estero ha già fatto il giro del web. Prelevo alcuni passaggi:



"Nel frattempo, le brigate di Soros hanno già scelto il loro colore: il rosa. Stiamo vedendo la “rivoluzione delle pussyhat“, come spiegato su questo sito. E se pensate che si tratti solo di una piccola frangia di femministe lunatiche, vi sbagliate. Secondo le vere femministe lunatiche il “pussyhat” sarebbe un’allusione troppo sottile" (...)


(...) Io non sono un cittadino americano (avrei potuto, ma ho evitato la cittadinanza perché rifiuto di fare il giuramento di fedeltà), e l’unica lealtà che sento di dovere agli USA è quella di un ospite: non danneggiarli in modo deliberato, e obbedire alle loro leggi. Nonostante questo, mi rivolta lo stomaco vedere la facilità con cui milioni di americani vengono sollevati contro la loro stessa nazione. Ho scritto molto sulla russofobia in questo blog, ma ora vedo anche una profonda “americafobia” nelle azioni e nelle parole di quelli che oggi dicono che Trump non è il loro Presidente. Secondo loro, la loro micro-identità di “liberal”, di “gay” o di “afro-americani” sarebbe più significativa dei principi fondamentali sui quali è stato costruito questo paese. Quando vedo queste folle di detrattori di Trump, vedo ribollire il puro odio, non quello contro l’impero anglo-sionista o contro una plutocrazia travestita da democrazia, ma l’odio contro quella che definireste la “America semplice”, l’America ordinaria – la gente semplice tra la quale ho vissuto per molti anni, che ho imparato a rispettare e apprezzare, e che i seguaci della Clinton oggi considerano solo come l’America dei “deplorevoli”.

Mi sorprende vedere che la pseudo-élite americana nutre così tanto odio, indignazione e paura verso la massa degli americani, così come le pseudo-élite russe nutrono odio, indignazione e paura verso la massa dei russi (la parola russa equivalente a “deplorevoli” è “быдло” e suona come “bestiame”, “sottoproletari” o “plebaglia”). Mi sorprende vedere che le stesse persone che per anni hanno demonizzato Putin stanno ora demonizzando Trump usando esattamente gli stessi metodi. E se il loro paese deve scendere in guerra contro la gente comune – che così sia! Queste auto-dichiarate élite non hanno la benché minima remora nel distruggere il paese di cui pure sono stati parassiti e che hanno sfruttato per i propri interessi di classe. È la stessa cosa che hanno fatto alla Russia esattamente 100 anni fa, nel 1917. Spero proprio che non riescano a farla franca di nuovo nel 2017.

Tutto l'articolo qui.

Ma la cosa più inquietante e perfino irritante sono le dichiarazioni della Mogherini e del polacco Tusk di queste ultime ore.
Dopo decenni e decenni di complicità e omertà  verso tutti i delitti delle amministrazioni americane precedenti, dopo quasi un secolo di sudditanza psicologica e non, ora improvvisamente gli eurocrati si ergono a nemici giurati di un presidente legittimamente eletto e appena insediato.
 Gente "non eletta" gli dà lezioni gonfiandosi  il petto, in nome “dei nostri valori”. Ecco la dichiarazione della Mogherini in queste ore, riportata dalle varie agenzie:

"Come amica degli Stati Uniti, l'Europa ha il dovere di essere chiara in caso di disaccordo soprattutto se questo riguarda i nostri valori fondamentali. E certamente siamo in disaccordo con l'ordine esecutivo emanato dal presidente degli Stati Uniti il 27 gennaio. Anche molti in America sembrano non essere d'accordo".
"I nostri valori fondamentali?" E quali di grazia? Miseria, pauperismo, indebitamento forzoso, deindustrializzazione, sostituzione etnica e pure censura (è di queste ore il discorso pretestuoso di Tajani contro i social, le "fake news" e le bufale) nonché la sovietizzazione burocratica repressiva delle vostre istituzioni mai elette, contro i popoli d'Europa.

Fa pure ridere quando Lady Pesc puntualizza, sussiegosa:" In Europa abbiamo una storia che ci ha insegnato che ogni volta che qualcuno investe sulle divisioni e sui muri si può finire in una prigione". Così ha detto commentando l'ordine presidenziale di Donald Trump.  Forse si è già dimenticata che il partito dalla quale proviene ha fatto credere per molto tempo che quello di Berlino fosse un "muro antifascista", che a Est ci fosse la vera democrazia e il mondo libero, mentre a Ovest c'era l'odiato capitalismo. Federica Mogherini, donna  mediocre e senza talenti in un mare di smodate ambizioni.

Gli fa ecco il polacco Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo che sta per lasciare l'incarico a un maltese, il quale ha dichiarato da Tallin: "Gli Stati Uniti sotto la presidenza Trump” sono una minaccia esterna all’Unione Europea come Cina, Russia, terrorismo islamico”.
Non ultime, le reprimende di Antonio Guterres dell'ONU che ha chiesto a Trump di revocare il bando anti-immigrati.
Siamo alla Common Good Dictatorship, ovvero la Dittatura del Bene Assoluto. 
Non so come si svolgerà né quale epilogo avrà,  la vicenda umana e politica di Donald Trump, anni 71 che avrebbe potuto godersi in santa pace  con figli e nipoti, i profitti delle sue aziende insieme alla sua giovane e bella moglie, ma ha voluto giocarsela in questo progetto sovranista, certamente più  grande di lui. 
So però che il mondo che ci hanno preparato qui  in Europa è il peggiore dei mondi possibili.
La cosa più squallida e deprimente è come i nostri governanti mostrino zelo nel voler servire  fino all'ultimo rantolo, questo grande schema Ponzi bancario e bancocratico in via di collasso imminente che è la Ue. E come si affrettino a normalizzare questo infame progetto mediante la censura del web.  E' un po' come un rapinatore che prima ti lega mani e piedi per spogliarti dei tuoi averi, poi ti mette i cerotti in bocca affinché tu non ti metta a gridare.

Ora vorrebbero costruire in fretta la Superpotenza UE  da contrapporre all'America trumpiana in aiuto e supporto all'"altra America", quella dei Soros degli Obama, delle Clinton, la sola che essi ritengono  quella giusta, buona, sacrosanta e legittimata a governare.  Per  questo accelerano con le migrazioni dall'Africa.
Sarà quasi certamente la favola della Rana che si gonfia, si gonfia e si gonfia per somigliare al Bue, ma che alla fine  muore. Schiattata.