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18 November 2017

Oltre le nubi...la Dichiarazione di Parigi




Il 7 Ottobre di quest'anno  un gruppo di intellettuali europei ha ideato e pubblicato un manifesto conservatore  con 36 punti che difendono la "Vecchia Europa" (così come la conoscevamo prima della Ue e dell'entrata in vigore dell'Euro)  che intendo riportare in versione integrale e che propongo ai lettori e visitatori di questo blog quale argomento di discussione.  Avrete notato come  sia  stato completamente ignorato dai media.  Pregherei di leggere con attenzione tutto il documento nei vari punti. Dobbiamo iniziare a pensare e a progettare oltre le nubi...

LA DICHIARAZIONE DI PARIGI ovvero UN'EUROPA IN CUI POSSIAMO CREDERE

1. L'Europa è casa nostra L’Europa ci appartiene e noi apparteniamo all’Europa. Queste terre sono la nostra casa; non ne abbiamo altra. Le ragioni per cui l’Europa ci è cara superano la nostra capacità di spiegare o di giustificare la nostra lealtà verso di essa. Sono storie, speranze e affetti condivisi. Usanze consolidate, e momenti di pathos e di dolore. Esperienze entusiasmanti di riconciliazione e la promessa di un futuro condiviso. Scenari ed eventi comuni si caricano di significato speciale: per noi, ma non per altri. La casa è un luogo dove le cose sono familiari e dove veniamo riconosciuti per quanto lontano abbiamo vagato. Questa è l’Europa vera, la nostra civiltà preziosa e insostituibile.

2. Una falsa Europa ci minaccia. L’Europa, in tutta la sua ricchezza e la sua grandezza, è minacciata da un falsa concezione di se stessa. Questa Europa falsa immagina di essere la realizzazione della nostra civiltà, ma in verità sta requisendo la nostra casa. Si appella alle esagerazioni e alle distorsioni delle autentiche virtù dell’Europa, e resta cieca di fronte ai propri vizi. Smerciando con condiscendenza caricature a senso unico della nostra storia, questa Europa falsa nutre un pregiudizio invincibile contro il passato. I suoi fautori sono orfani per scelta e danno per scontato che essere orfani ‒ senza casa ‒ sia una conquista nobile. In questo modo, l’Europa falsa incensa se stessa descrivendosi come l’anticipatrice di una comunità universale che però non è né universale né una comunità.

3. La falsa Europa è utopica e tirannica. I padrini dell’Europa falsa sono stregati dalle superstizioni del progresso inevitabile. Credono che la Storia stia dalla loro parte, e questa fede li rende altezzosi e sprezzanti, incapaci di riconoscere i difetti del mondo post-nazionale e post-culturale che stanno costruendo. Per di più, ignorano quali siano le fonti vere del decoro autenticamente umano cui peraltro tengono caramente essi stessi, proprio come vi teniamo noi. Ignorano, anzi ripudiano le radici cristiane dell’Europa. Allo stesso tempo, fanno molta attenzione a non offendere i musulmani, immaginando che questi ne abbracceranno con gioia la mentalità laicista e multiculturalista. Affogata nel pregiudizio, nella superstizione e nell’ignoranza, oltre che accecata dalle prospettive vane e autogratulatorie di un futuro utopistico, per riflesso condizionato l’Europa falsa soffoca il dissenso. Tutto ovviamente in nome della libertà e della tolleranza.

4. Dobbiamo difendere l'Europa vera. Siamo in un vicolo cieco. La minaccia maggiore per il futuro dell’Europa non sono né l’avventurismo russo né l’immigrazione musulmana. L’Europa vera è a rischio a causa della stretta asfissiante che l’Europa falsa esercita sulla nostra capacità d’immaginare prospettive. I nostri Paesi e la cultura che condividiamo vengono svuotati da illusioni e autoinganni su ciò che l’Europa è e deve essere. Noi c’impegniamo dunque a resistere a questa minaccia diretta contro il nostro futuro. Noi difenderemo, sosterremmo e promuoveremo l’Europa vera, l’Europa a cui in verità noi tutti apparteniamo.

5. La solidarietà e la lealtà civica incoraggiano la partecipazione attiva. L’Europa vera si aspetta e incoraggia la partecipazione attiva al progetto di una vita politica e culturale comuni. Quello europeo è un ideale di solidarietà basato sull’assenso a un corpo di leggi che si applica a tutti, ma che è limitato nelle pretese. Questo assenso non ha sempre assunto la forma della democrazia rappresentativa. Ma le nostre tradizioni di lealtà civica riflettono un assenso fondamentale alle nostre tradizioni politiche e culturali, quali che ne siano le forme. Nel passato, gli europei hanno combattuto per rendere i propri sistemi politici più aperti alla partecipazione popolare e di questa storia andiamo giustamente orgogliosi. Pur facendolo, talora con modi apertamente ribelli, hanno vigorosamente affermato che, malgrado le ingiustizie e le mancanze, le tradizioni dei popoli di questo continente sono le nostre. Questo zelo riformatore rende l’Europa un luogo alla costante ricerca di una giustizia sempre maggiore. Questo spirito di progresso è nato dall’amore e dalla lealtà verso le nostre patrie.


6. Non siamo soggetti passivi. È uno spirito europeo di unità che ci permette di fidarci pubblicamente gli uni degli altri, anche tra stranieri. Sono i parchi pubblici, le piazze centrali e i grandi viali delle città e dei borghi europei a esprimere lo spirito politico europeo: noi condividiamo una vita e una res publica comuni. Riteniamo nostro dovere assumerci la responsabilità del futuro delle nostre società. Non siamo soggetti passivi sottoposto al dominio di poteri dispotici, sacrali o laici. E non ci prostriamo davanti all’implacabilità di forze storiche. Essere europei significa possedere la facoltà di agire nella politica e nella storia. Siamo noi gli autori del destino che ci accomuna.

7. Lo Stato Nazione è il tratto distintivo dell'Europa. L’Europa vera è una comunità di nazioni. Abbiamo lingue, tradizioni e confini propri. Eppure ci siamo sempre riconosciuti affini, anche quando siamo arrivati al contrasto, o persino alla guerra. A noi questa unità nella diversità sembra naturale. Tuttavia è una realtà notevole e preziosa poiché non è né naturale né inevitabile. La forma politica più comune di questa unità nella diversità è l’impero, che i re guerrieri europei hanno cercato di ricreare per secoli dopo la caduta dell’impero romano. L’attrattiva esercitata dal modello imperiale è perdurata, ma ha prevalso lo Stato-nazione, la forma politica che unisce l’essere popolo alla sovranità. Lo Stato-nazione è quindi diventato il tratto caratteristico della civiltà europea.

8. Noi non sosteniamo un’unione imposta o forzata. Una comunità nazionale è fiera di governarsi a modo proprio, spesso si vanta dei grandi traguardi raggiunti nelle arti e nelle scienze, e compete con gli altri Paesi, a volte anche sul campo di battaglia. Tutto ciò ha ferito l’Europa, talvolta gravemente, ma non ne ha mai compromesso l’unità culturale. Di fatto è accaduto semmai il contrario. Man mano che gli Stati-nazione dell’Europa sono venuti radicandosi e precisandosi, si è rafforzata una identità europea comune. A seguito del terribile bagno di sangue causato dalle guerre mondiali nella prima metà del secolo XX, ci siamo rialzati ancora più risoluti a onorare quell’eredità comune. Ciò testimonia quale profondità e quale potenza abbia l’Europa come civiltà cosmopolita nel senso più appropriato. Noi non cerchiamo l’unità imposta e forzata di un impero. Piuttosto, il cosmopolitismo europeo riconosce che l’amore patriottico e la lealtà civica aprono a un mondo più vasto.

9. Il cristianesimo incoraggiava l’unità culturale. L’Europa vera è stata segnata dal cristianesimo. L’impero spirituale universale della Chiesa ha portato l’unità culturale all’Europa, ma lo ha fatto senza un impero politico. Questo ha permesso che entro una cultura europea condivisa fiorissero lealtà civiche particolari. L’autonomia di ciò che chiamiamo società civile è dunque diventata una peculiarità della vita europea. Inoltre, il Vangelo cristiano non consegna all’uomo una legge divina esaustiva da applicare alla società, e questo rende possibile affermare e onorare la varietà delle legislazioni positive delle diverse nazioni senza recare minaccia alla nostra unità europea. Non è un caso che il declino della fede cristiana in Europa sia stato accompagnato da sforzi sempre maggiori per raggiugerne l’unità politica: ovvero l’impero monetario e regolatorio, ammantato dai sentimenti di universalismo pseudoreligioso, che l’Unione Europea sta costruendo.

10. Le radici cristiane nutrono l'Europa. L’Europa vera afferma la pari dignità di qualsiasi persona, senza fare differenze di sesso, di rango o di razza. Anche questo proviene dalle nostre radici cristiane. Le nostre virtù nobili hanno un’ascendenza inequivocabilmente cristiana: l’equità, la compassione, la misericordia, il perdono, l’operare per la pace, la carità. Il cristianesimo ha rivoluzionato le relazioni tra gli uomini e le donne, dando valore all’amore e alla fedeltà reciproca come mai era stato fatto prima. Il legame del matrimonio consente sia agli uomini sia alle donne di prosperare in comunione. La maggior parte dei sacrifici che compiamo sono a vantaggio dei nostri coniugi e dei nostri figli. Anche questo spirito di donazione di sé è un altro contributo cristiano all’Europa che amiamo.

11. Le radici classiche incoraggiano l'eccellenza. L’Europa vera trae ispirazione altresì dalla tradizione classica. Noi ci riconosciamo nella letteratura della Grecia e di Roma antiche. Da europei, ci sforziamo per raggiungere la magnificenza, gemma sulla corona delle virtù classiche. A volte questo ha condotto alla competizione violenta per la supremazia. Ma al suo meglio è l’aspirazione all’eccellenza che ispira gli uomini e le donne dell’Europa a creare opere musicali e artistiche d’ineguagliata bellezza o a compiere svolte straordinarie nella scienza e nella tecnologia. Le virtù profonde dei Romani che sapevano come dominare se stessi, nonché l’orgoglio nel partecipare alla vita civica e lo spirito dell’indagine filosofica dei Greci non sono mai stati dimenticati nell’Europa vera. Anche queste eredità sono nostre.

12. L'Europa è un progetto condivisoL’Europa vera non è mai stata perfetta. I fautori dell’Europa falsa non sbagliano nel proporre sviluppi e riforme, e tra il 1945 e il 1989 molte di apprezzabile e di onorevole è stato fatto. La nostra vita condivisa è un progetto che continua, non un’eredità sclerotizzata. Ma il futuro dell’Europa riposa in una lealtà rinnovata verso le nostre tradizioni migliori, non un universalismo spurio che impone la perdita della memoria e il ripudio di sé. L’Europa non è iniziata con l’Illuminismo. La nostra amata casa non troverà realizzazione di sé nell’Unione Europea. L’Europa vera è, e sempre sarà, una comunità di nazioni a volte chiuse, e talvolta ostinatamente tali, eppure unite da un’eredità spirituale che, assieme, discutiamo, sviluppiamo, condividiamo e, sì, amiamo.

13. Stiamo perdendo la nostra casa.  L’Europa vera è a rischio. I risultati ottenuti dalla sovranità popolare, dalla resistenza all’impero, dal cosmopolitismo capace di amore civico, il retaggio cristiano di una vita autenticamente umana e dignitosa, l’impegno vivo nei confronti della nostra eredità classica stanno tutti scemando. I padrini dell’Europa falsa costruiscono la loro fasulla Cristianità di diritti umani universali e noi perdiamo la nostra casa.

14. Sta prevalendo una libertà falsa. L’Europa falsa si gloria di un impegno senza precedenti a favore della libertà umana. Questa libertà, però, è assolutamente a senso unico. Viene vista come la liberazione da ogni freno: libertà sessuale, libertà di espressione di sé, libertà di “essere se stessi”. La generazione del 1968 considera queste libertà come vittorie preziose su quello che un tempo era un regime culturale onnipotente e oppressivo. I sessantottini si considerano grandi liberatori, e le loro trasgressioni vengono acclamate come nobili conquiste morali per le quali il mondo intero dovrebbe essere loro grato.

15. L’individualismo, l’isolamento e l’astuzia sono diffusi.  Per le generazioni europee più giovani, invece, la realtà è molto meno dorata. L’edonismo libertino conduce spesso alla noia e a un profondo senso d’inutilità. Il vincolo matrimoniale si è indebolito. Nel mare torbido della libertà sessuale, il desiderio profondo dei giovani di sposarsi e di formare famiglie viene spesso frustrato. Una libertà che frustra le ambizioni più profonde del nostro cuore diventa una maledizione. Sembra che le nostre società stiano cadendo nell’individualismo, nell’isolamento e nell’inanità. Al posto della libertà, siamo condannati al vuoto conformismo di una cultura guidata dai consumi e dai media. È quindi nostro dovere dire la verità: la generazione del 1968 ha distrutto, ma non ha costruito. Ha creato un vuoto ora riempito dai social media, dal turismo di massa e dalla pornografia.

16. Siamo regolati e gestiti. E mentre ascoltiamo i vanti di questa libertà senza precedenti, la vita dell’Europa si fa sempre più globalmente regolamentata. Ci sono regole ‒ spesso predisposte da tecnocrati senza volto legati a interessi forti ‒ che governano le nostre relazioni professionali, le nostre decisioni nel campo degli affari, i nostri titoli di studio, i nostri mezzi d’informazione e d’intrattenimento, la nostra stampa. E ora l’Europa cerca di restringere ancora di più la libertà di parola, una libertà che è stata europea sin dal principio e che equivale alla manifestazione della libertà di coscienza. Ma gli obiettivi di queste restrizioni non sono l’oscenità e le altre aggressioni alla decenza nella vita pubblica. Al contrario, la classe dirigente europea vuole manifestamente restringere la libertà di parola. Gli esponenti politici che danno voce a certe verità sconvenienti sull’islam e sull’immigrazione vengono trascinati in tribunale. La correttezza politica impone tabù così forti da squalificare in partenza qualsiasi tentativo di sfidare lo status quo. In realtà, l’Europa falsa non incoraggia la cultura della libertà. Promuove una cultura dell’omogeneità guidata da criteri mercantili e della conformità imposta da logiche politiche.

17. Il Multiculturalismo è impraticabile. L’Europa falsa si vanta pure di un impegno senza precedenti a favore dell’eguaglianza. Pretende di promuovere la non-discriminazione e l’inclusione di tutte le razze, di tutte le religioni e di tutte le identità. In questo campo sono stati effettivamente compiuti progressi veri, ma il distacco utopistico dalla realtà ha preso il sopravvento. Negli ultimi decenni, l’Europa ha perseguito un grandioso progetto multiculturalista. Chiedere o figuriamoci promuovere l’assimilazione dei nuovi arrivati musulmani alle nostre usanze e ai nostri costumi, peggio ancora alla nostra religione, è stata giudicata un’ingiustizia triviale. L’impegno egualitario, ci è stato detto, impone che noi abiuriamo anche la più piccola pretesa di ritenere superiore la nostra cultura. Paradossalmente, l’impresa multiculturale europea, che nega le radici cristiane dell’Europa, vive in modo esagerato e insopportabile alle spalle dell’ideale cristiano di carità universale. Dai popoli europei pretende un grado di abnegazione da santi. Denunciamo quindi il tentativo di fare della completa colonizzazione delle nostre patrie e della rovina della nostra cultura il traguardo glorioso dell’Europa nel secolo XXI, da raggiungere attraverso il sacrificio collettivo di sé in nome di una nuova comunità globale di pace e di prosperità che sta per nascere. 

18. Cresce la fede falsa. In quest’idea c’è una grande misura di malafede. La maggior parte degli esponenti dei nostri mondi politici è senza dubbio convinta che la cultura europea sia superiore, ma non lo può dire in pubblico perché offenderebbe gl’immigrati. Stante questa superiorità, pensano che l’assimilazione avverrà in modo naturale e rapido. Riecheggiando ironicamente l’antica idea imperialista, le classi dirigenti europee presumono infatti che, in qualche modo, in obbedienza alle leggi della natura o della storia, “loro” diventeranno necessariamente come “noi”; e non concepiscono che possa accadere invece l’inverso. Nel frattempo, s’impiega la dottrina multiculturalista ufficiale come strumento terapeutico per gestire le incresciose ma “temporanee” tensioni culturali.

19. Aumenta la tirannia tecnologica.  Ma vi è una malafede ancora maggiore, di un genere più oscuro. Negli ultimi decenni, una parte sempre più ampia della nostra classe dirigente ha riposto i propri interessi nell’accelerazione della globalizzazione. I suoi esponenti mirano a dar vita a istituzioni sovranazionali che possano controllare senza l’inconveniente della sovranità popolare. È sempre più chiaro che il “deficit di democrazia” di cui soffre l’Unione Europea non è solo un problema tecnico che si può risolvere con mezzi tecnici, ma un impegno basilare difeso con zelo. Legittimati da presunte necessità economiche o attraverso l’elaborazione autonoma di una nuova legislazione internazionale dei diritti umani, i mandarini sovranazionali delle istituzioni comunitarie europee confiscano la vita politica dell’Europa, rispondendo alle sfide in modo tecnocratico: non esiste alternativa. È questa la tirannia morbida ma concreta che abbiamo oggi di fronte.

20. L'Europa falsa è fragile e impotente. Nonostante i migliori sforzi profusi dai suoi partigiani per cercare di tenere in piedi un castello d’illusioni confortanti, l’arroganza dell’Europa falsa sta però ora diventando del tutto evidente. Soprattutto, l’Europa falsa si sta rivelando più debole di quanto chiunque avrebbe mai immaginato. L’intrattenimento popolare e il consumo materiale non alimentano la vita civica. Depauperate d’ideali nobili e inibite dall’ideologia multiculturalista a esprimere orgoglio patriottico, le nostre società hanno difficoltà a trovare la volontà di difendersi. In più, non sono certo la retorica dell’inclusione o l’impersonalità di un sistema economico dominato da gigantesche società internazionali per azioni a poter ridare vigore al senso civico e alla coesione sociale. Dobbiamo essere franchi ancora una volta: le società europee si stanno sfilacciando malamente. Se non apriremo gli occhi, assisteremo a un uso sempre maggiore del potere statalista, dell’ingegneria sociale e dell’indottrinamento culturale. Non è solo il terrorismo islamico a portare soldati pesantemente armati nelle nostre strade. Per domare le contestazioni antisistema e persino le folle ubriache dei tifosi di calcio oggi sono necessari poliziotti in tenuta antisommossa. Il fanatismo delle tifoserie sportive è un segno disperato nel bisogno profondamente umano di solidarietà, un bisogno che d’altra parte l’Europa falsa disattende.

21. Si è sviluppata una cultura del ripudio. In Europa, i ceti intellettuali sono, purtroppo, fra i principali partigiani ideologici della boria dell’Europa falsa. Senza dubbio, le nostre università sono una delle glorie della civiltà europea. Ma laddove un tempo esse cercavano di trasmettere a ogni nuova generazione la sapienza delle epoche passate, oggi per i più il pensiero critico equivale alla semplicistica ricusazione del passato. La stella polare dello spirito europeo è stata la rigorosa disciplina dell’onestà e dell’obiettività intellettuali. Ma da due generazioni questo nobile ideale è stato trasformato. L’ascetismo che un tempo cercava di liberare la mente dalla tirannia dell’opinione dominante si è mutata in un’animosità spesso compiaciuta e irriflessiva contro tutto ciò che ci appartiene. Questo atteggiamento di ripudio culturale è un modo semplice e a buon mercato per atteggiarsi a “critici”. Negli ultimi decenni, è stato sperimentato nelle sale da convegno, diventando una dottrina, un dogma. E l’unirsi a questo credo viene preso come segno di elezione spirituale da “illuminati”. Di conseguenza, le nostre università sono diventate agenti attivi della distruzione culturale.

22. Le élites esibiscono in modo arrogante le loro virtù. Le nostri classi dirigenti promuovono i diritti umani. Combattono i cambiamenti climatici. Progettano una economia di mercato più globalmente integrata e l’armonizzazione delle politiche fiscali. Supervisionano i passi compiuti verso l’eguaglianza di genere. Fanno così tanto per noi! Che importa dunque dei meccanismi con cui sono arrivati ai loro posti? Che importa se i popoli europei sono sempre più scettici delle loro gestioni?

23. Un'alternativa c'è. Lo scetticismo crescente è pienamente giustificato. Oggi l’Europa è dominata da un materialismo privo di obiettivi incapace di motivare gli uomini e le donne a generare figli e a formare famiglie. La cultura del ripudio defrauda le generazioni future del senso d’identità. In alcuni dei nostri Paesi vi sono zone intere in cui i musulmani vivono informalmente autonomi rispetto alle leggi vigenti, quasi fossero dei coloni invece che dei nostri connazionali. L’individualismo ci isola gli uni dagli altri. La globalizzazione trasforma le prospettive di vita di milioni di persone. Quando le si sfida, le nostre classi dirigenti dicono che la loro è semplicemente la gestione dell’inevitabile e la sistemazione delle necessità più impellenti. Nessun’altra strada è possibile, e resistere è irrazionale. Le cose non possono andare altrimenti. Chi si oppone, soffre di nostalgia, e per questo merita di essere moralmente condannato come razzista e fascista. Man mano che le divisioni sociali e la sfiducia civica si fanno evidenti, la vita pubblica europea diviene più rabbiosa, più rancorosa, e nessuno sa dove questo potrà condurre. Dobbiamo smettere di camminare lungo questa strada. Dobbiamo liberarci della tirannia dell’Europa falsa. Un’alternativa c’è.

24. Dobbiamo rifiutare i surrogati della religione. L’opera di rinnovamento inizia con l’autocoscienza teologica. Le pretese universaliste e multiculturaliste dell’Europa falsa si rivelano essere surrogati della religione, con tanto di impegni di fede e pure di anatemi. È l’oppio potente che paralizza politicamente l’Europa. Noi dobbiamo quindi sottolineare che le aspirazioni religiose appartengono al mondo della religione, non a quello della politica, meno ancora a quello dell’amministrazione burocratica. Per recuperare la nostra capacità di agire nella politica e nella storia, è imperativo risecolarizzare la vita politica dell’Europa.

25. Dobbiamo ripristinare un vero e proprio liberalismo.  Quest’impresa esigerà che ognuno di noi rinunci al linguaggio bugiardo che evita le responsabilità e che favorisce la manipolazione ideologica. I discorsi sulla diversità, sull’inclusione e sul multiculturalismo sono vuoti. Spesso è un linguaggio utilizzato per travestire i nostri fallimenti da conquiste: la dissoluzione della solidarietà sociale viene “in realtà” presa come un segnale di benvenuto, di tolleranza e d’inclusione. Ma questo è linguaggio da marketing, inteso a oscurare la realtà invece che a illuminarla. Dobbiamo allora recuperare il rispetto profondo per la realtà. Il linguaggio è uno strumento delicato, e usandolo come un randello lo si degrada. Dobbiamo farci fautori del decoro linguistico. Il ricorso alla denuncia è il segno della decadenza che ha aggredito il nostro tempo. Non dobbiamo tollerare l’intimidazione verbale, men che meno le minacce di morte. Dobbiamo proteggere chi parla in modo ragionevole anche quando pensiamo che sbagli. Il futuro dell’Europa dev’essere liberale nel senso migliore del termine, ovvero garante di discussioni pubbliche appassionate, libere da ogni minaccia di violenza e di coercizione.

26. Abbiamo bisogno di statisti responsabili. Rompere l’incantesimo dell’Europa falsa e della sua utopistica crociata pseudo-religiosa votata a costruire un mondo senza confini significa incoraggiare una nuova arte del governo e un nuovo tipo di uomini di governo. Un uomo politico di valore salvaguarda il bene comune di un determinato popolo. Un valido uomo di governo considera la nostra comune eredità europea e le nostre specifiche tradizioni nazionali doni magnifici e vivificanti, ma al contempo fragili. Quindi né le ricusa né rischia di smarrirle per inseguire sogni utopici. Gli uomini politici così desiderano sinceramente gli onori conferiti loro dalle proprie genti, non bramano l’approvazione di quella “comunità internazionale” che di fatto è solo la cerchia di relazioni pubbliche di una oligarchia.

27. Dobbiamo ritrovare l’unità nazionale e la solidarietà. Riconoscendo il carattere particolare dei Paesi europei, e la loro impronta cristiana, non dobbiamo lasciarci confondere dalle affermazioni pretestuose dei multiculturalisti. L’immigrazione senza l’assimilazione è solo una colonizzazione, e dev’essere respinta. Ci attendiamo giustamente che chi migra nelle nostre terre divenga parte dei nostri Paesi, adottando le nostre usanze. Quest’aspettativa deve però essere sostenuta da una politica solida. Il linguaggio del multiculturalismo è stato importato dagli Stati Uniti d’America. Ma l’età d’oro dell’immigrazione negli Stati Uniti è stata all’inizio del secolo XX, un periodo di crescita economica notevolmente rapida in un Paese sostanzialmente privo di Welfare State e caratterizzato da un forte senso d’identità nazionale che ci si attendeva gl’immigrati assimilassero. Dopo avere accolto numeri enormi d’immigrati, gli Stati Uniti hanno poi praticamente sigillato le porte per due generazioni. L’Europa deve imparare da quell’esperienza americana invece che adottare le ideologie americane contemporanee. Quell’esperienza dice che il lavoro è un potente forza di assimilazione, che un Welfare State indulgente può invece impedire l’assimilazione e che a volte la prudenza politica impone di ridurre le cifre dell’immigrazione, anche in modo drastico. Non dobbiamo permettere che l’ideologia multiculturalista deformi la nostra capacità di valutare in sede politica quale sia il modo migliore per servire il bene comune, cosa che peraltro esige che comunità nazionali sufficientemente unite e solidali considerino il proprio bene come comune.

28. Solo gli imperi sono multiculturali.   Dopo la Seconda guerra mondiale, l’Europa Occidentale ha saputo far crescere sistemi democratici vitali. Dopo il crollo dell’impero sovietico, i Paesi dell’Europa Centrale hanno recuperato la propria vitalità civica. Sono due delle conquiste più preziose cui l’Europa sia mai giunta. Ma andranno perdute se non affrontiamo il nodo dell’immigrazione e dei cambiamenti demografici in atto nei nostri Paesi. Solo gl’imperi possono essere multiculturali, ed è esattamente un impero ciò che l’Unione Europea diventerà se non riusciremo a fare di una nuova unità civica solidale il criterio per valutare le politiche sull’immigrazione e le strategie per l’assimilazione.

29. Una giusta gerarchia nutre il benessere sociale. Molti pensano erroneamente che l’Europa sia scossa solo dalle controversie sull’immigrazione. In verità, la questione dell’immigrazione è solo uno degli aspetti di un processo di disfacimento sociale più generale che dev’essere invertito. Dobbiamo ripristinare la dignità sociale che hanno i ruoli specifici. I genitori, gl’insegnanti e i professori hanno il dovere di formare coloro che sono affidati alle loro cure. Dobbiamo resistere al culto della competenza che s’impone a spese della sapienza, del garbo e della ricerca di una vita colta. L’Europa non conoscerà alcun rinnovamento senza il rifiuto deciso dell’egualitarismo esagerato e della riduzione del sapere a conoscenza tecnica. Noi abbracciamo con favore le conquiste politiche dell’età moderna. Ogni uomo e ogni donna debbono avere parità di voto. I diritti fondamentali debbono essere protetti. Ma una democrazia sana esige gerarchie sociali e culturali che incoraggino il perseguimento dell’eccellenza e che rendano onore a coloro che servono il bene comune. Dobbiamo restaurare il senso della grandezza spirituale e onorarlo in modo che la nostra civiltà possa contrastare il potere crescente della mera ricchezza da un lato e dell’intrattenimento triviale dall’altro.

30. Dobbiamo ripristinare la cultura moraleLa dignità umana è più del diritto a essere lasciati in pace e le dottrine dei diritti umani internazionali non esauriscono la sete di giustizia, meno ancora la sete del bene. L’Europa deve riorganizzare il consenso attorno alla cultura morale di modo che le gente possa essere guidata all’obiettivo di una vita virtuosa. Non possiamo consentire che una falsa idea di libertà impedisca l’uso prudente del diritto per scoraggiare il vizio. Dobbiamo perdonare la debolezza umana, ma l’Europa non può prosperare senza restaurare l’aspirazione comune alla rettitudine e all’eccellenza umana. La cultura della dignità sgorga dal decoro e dall’adempimento dei doveri che competono al nostro stato sociale. Dobbiamo ricuperare il rispetto reciproco fra le classi sociali che caratterizza una società che dà valore ai contributi di tutti.

31. I mercati devono essere ordinati verso fini sociali. Mentre riconosciamo gli aspetti positivi delle economie di libero mercato, dobbiamo resistere alle ideologie che cercano di rendere totalizzante la logica del mercato. Non possiamo permettere che tutto sia in vendita. I mercati che funzionano bene esigono che sia il diritto a precedere e a presiedere (rule of law) e il nostro diritto che tutto precede e presiede deve puntare più in alto della mera efficienza economica. Del resto i mercati funzionano meglio quando sono inseriti in istituzioni sociali forti organizzate sui princìpi autonomi non mercantili. La crescita economica, benché benefica, non è il bene sommo. I mercati debbono essere orientati a fini sociali. Oggi il gigantismo aziendale minaccia persino la sovranità politica. I Paesi debbono cooperare per dominare l’arroganza e l’irragionevolezza delle forze economiche globali. Noi ci riconosciamo quindi in un uso prudente del potere esercitato dai governi per sostenere beni sociali non economici.

32. L'istruzione deve essere riformata. Noi crediamo che l’Europa abbia una storia e una cultura degne di essere difese. Troppo spesso, però, le nostre università tradiscono la nostra eredità culturale. Dobbiamo riformare i programmi scolastici per incoraggiare la trasmissione della nostra cultura comune invece che indottrinare i giovani con una cultura del ripudio. Gl’insegnanti e i mentori di ogni livello hanno il dovere della memoria. Dovrebbero essere orgogliosi del ruolo di ponte fra le generazioni passate e future che hanno. Dobbiamo recuperare anche il senso della cultura europea alta, usando il Bello e il Sublime come norma comune e rigettando la degradazione delle arti a una fattispecie della propaganda politica. Questo esigerà che si allevi una nuova generazione di mecenati. Le società per azioni e le burocrazie si sono rivelate essere custodi davvero poveri delle arti.

33. Il Matrimonio e la famiglia sono essenziali. Il matrimonio è il fondamento della società civile e la base dell’armonia fra gli uomini e le donne. È il legame intimo tra un uomo e una donna che si organizza per il sostentamento della famiglia e per la crescita dei figli. Noi affermiamo che i ruoli più fondamentali che abbiamo sia nella società sia in quanto esseri umani sono quelli di padri e di madri. Il matrimonio e i figli sono parte integrante di qualsiasi prospettiva di prosperità umana. A coloro che li hanno generati al mondo i figli richiedono sacrificio. È un sacrificio nobile cui deve essere reso onore. Noi pertanto auspichiamo politiche sociali prudenti che incoraggino e rafforzino il matrimonio, la maternità e l’educazione dei figli. Una società che non accoglie i figli non ha futuro.

34. Il populismo dovrebbe essere "impegnato". L’Europa di oggi è attraversato da grande preoccupazione per il sorgere di quello che viene chiamato “populismo”, anche se il significato del termine non viene mai definito ed è usato per lo più solo come invettiva. Sul tema abbiamo le nostre riserve. L’Europa deve attingere alla sapienza profonda delle proprie tradizioni piuttosto che affidarsi a slogan semplicistici e a richiami emotivi divisivi. Eppure ci rendiamo conto che molti elementi di questo nuovo fenomeno politico possono rappresentare una sana ribellione contro la tirannia dell’Europa falsa, che etichetta come “antidemocratica” qualsiasi realtà ne minacci il monopolio della legittimità morale. Il cosiddetto “populismo” sfida la dittatura dello status quo, il “fanatismo del centro”, e lo fa giustamente. È un segno che persino nel mezzo della nostra cultura politica degradata e impoverita è possibile ridare vita all’agire storico dei popoli europei.

35. Il nostro futuro è l'Europa vera. Rifiutiamo perché falsa la pretesa di dire che non esiste alternativa responsabile alla solidarietà artificiale e senz’anima di un mercato unificato, di una burocrazia transnazionale e di un intrattenimento dozzinale. L’alternativa responsabile è l’Europa vera.

36. Dobbiamo assumerci la responsabilità. In questo momento, chiediamo a tutti gli europei di unirsi a noi per respingere le fantasie utopistiche di un mondo multiculturale senza frontiere. Amiamo a buon diritto le nostre patrie e cerchiamo di trasmettere ai nostri figli ogni elemento nobile che noi stessi abbiamo ricevuto in dote. Da europei, condividiamo anche una eredità comune e questa eredità ci chiede di vivere assieme in pace in una Europa delle nazioni. Ripristiniamo la sovranità nazionale e ricuperiamo la dignità di una responsabilità politica condivisa per il futuro dell’Europa.

Philippe Bénéton (France)
Rémi Brague (France)
Chantal Delsol (France)
Roman Joch (Česko)
Lánczi András (Magyarország)
Ryszard Legutko (Polska) 
Pierre Manent (France)
Matthias Storme (België)
Janne Haaland Matlary (Norge)
Dalmacio Negro Pavón (España)
Roger Scruton (United Kingdom)
Robert Spaemann (Deutschland)

36 comments:

Nausicaa said...

Ho letto tutti i 36 punti ampiamente condivisibili. Ma c'è una sola cosa che non mi quadra: allo stato attuale per applicarli occorrerebbe l'uso della forza. Possibilmente militare.
Fprse i firmatari autori del documento avrebbero dovuto esserne consapevoli.

Nessie said...

Potrei semplicisticamente risponderti "a ciascuno il suo". Se questi firmatari di questo documento intraeuropeo sono degli studiosi, il loro compito è questo. Ad altri, quello a cui ti riferisci ;-)

Anonymous said...

Ottimo.
Costoro hanno le idee chiarissime ma gli resta il problema di avere accesso alle masse imbesuite dal LORO sistema massmerdiatico .
Non c'è dubbio infatti che questo demoniaco "sistema" non può tenere ancora molti anni , ma la sua vita residua sarà sufficiente a permettergi di distruggere tutto.
Quindi qrande "simpatia" per tutto ciò che vi si oppone ma se non arriva DA FUORI un qualche "cataclisma" che spezzi i meccanismi "sistemici" ( e anche tanti di noi purtroppo ) la nostra civiltà , la nostra cultura e direi anche la nostra "razza" saranno irrimediabilmente fottute.
ws

Nessie said...

Intanto ci sono quelle che Ratzinger chiamava le "élites creative". Ovvero quei pochissimi individui che ancora non hanno portato il cervello all'ammasso, ed è su questi che dobbiamo principalmente fare perno.
Stavo appena finendo di leggere il blog di Dezzani e lui - a proposito di cataclismi - sostiene che ci sarà un brutto default nel 2018 che ci sospingerà fatalmente fuori dall'euro.

http://federicodezzani.altervista.org/2018-italia-al-bivio-commissariamento-o-uscita-dalleuro/

Anonymous said...

Temo chi a stilato il documento non ha per nulla capito che cosa ha di fronte cioè una DITTATURA e non solo europea (rif. discussione precedente).
Scarth

Anonymous said...

@Ws, purtroppo invece temo che questo demoniaco "sistema" sia perfettamente strutturato per diventare irreversibile proprio grazie al completo e perfetto dominio delle "masse imbesuite dal LORO sistema massmerdiatico". Hai visto come le suddette masse, quelle che ad esempio per la Legge Fornero e tutto il resto non hanno mosso un dito, si sono scatenate per l'esclusione della Nazionale dai Mondiali?
Sono invece d'accordo sull'ultima parte del tuo ragionamento anche se mi vado convincendo che Lorsignori avendo il controllo su tutto siano in grado di creare e usare a loro piacimento "cataclismi" bellici, sociali, culturali, economici e magari anche sanitari di ogni tipo che noi crediamo casuali e spontanei.
Scarth

Giano said...

Leggerò tutto con calma. Ma poiché, anche se non sempre lascio commenti, condivido in toto quello che scrivi ed il tuo punto di vista, sono tentato di azzardare che anche in questo caso posso dare per scontato che condividerò questo manifesto; lo sento. Anche se ormai ho quasi perso le speranze di una possibile reazione allo sfascio totale, lasciamoci uno spiraglio; non si sa mai che la gente rinsavisca. Grazie per averlo pubblicato. Magari lo riprendo e lo pubblico anche sul mio blog.

Nessie said...

Caro Scarth, è proprio perché chi ha stilato il documento è consapevole che viviamo in dittatura che l'ha scritto, a mio avviso. Non fare gli studiosi più ingenui di quel che sono solo perché si esprimono ...da studiosi. Se hai fatto caso, ci sono firmatari polacchi, ungheresi, fiamminghi e cechi. Oltre a francesi e al famoso sociologo inglese Roger Scruton che è da sempre in prima linea contro il multuculturalismo. Se mi dici che il programma andrebbe affiancato con...nodosi bastoni, allora sono con te.

Nessie said...

Giano, sì, leggilo attentamente, ne vale la pena e ti ringrazio per il rilancio.

Nessie said...

Scarth, è evidente che anche le soluzioni apocalittiche come guerre, default programmati, exit strategy, eventuale uscita dall'Euro ecc. rechino sempre la loro stessa firma. Ma allora che facciamo? Gliela diamo vinta ancora prima di iniziare?

Anonymous said...

Trovo dezzani un analista molto bravo ma anche un intollerante "positivista" che sorvola sulle " disfunzioni culturali" ( chiamiamole così) del "sistema italia", paese a cui ottimisticamente attribuisce ancora la forza di 30 anni fa e le potenzialità di 30 anni ancora prima.

Quindi non esiste il "dilemma" di Dezzani ; quando arriverà la prossima crisi finanziaria ( ovviamente da LORO pilotata) QUESTA italia "capitolerà badoglianamente" , perché questa è la scelta di sempre delle nostre elites incapaci e traditrici .

Per invece SPEZZARE il sistema "l' evento esterno" di cui parlavo deve essere un sovvertimento geostrategico traumatico ( es: grandi conflitti interni agli stati-guida e tra gli stati-guida o una grossa guerra persa dal sistema) o peggio ancora un cataclismatico "cigno nero" a cui certamente la futura ennesima "crisi finanziaria " , come tutte le continue socialmente corrosive "crisi" di cui il sistema ci inonda da 25 anni , aprirà la strada.

Deve essere comunque chiaro che non sarebbe "un pranzo di gala"; molta gente tra noi ne soccomberebbe ; sarebbe una TRAGEDIA di cui dovremmo cogliere fin da adesso l' insita "punizione morale " di non essersi opposti al LORO " sistema" per tempo, quando esso poteva essere fermato senza "lacrime e sangue".
ws

Anonymous said...

No certo Nessie: fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità come credo stiamo facendo tu prima di tutti noi "della comunità". Poi come si diceva una volta a noi la battaglia a Dio la vittoria...
Scarth
PS: non tanto "nodosi bastoni" ma un contropotere globale dotato, almeno in embrione, degli stessi strumenti e capacità dei Mostri nostri aguzzini per opporsi a medesimi. Voi lo (intra)vedete questo ipotetico "contropotere" ?

Nessie said...

ws, su Dezzani concordo, ma quel "positivismo" è tipico di chi si occupa di economia e la vede come il demiurgo per risolvere tutte le controversie ("L'economie d'abord").

Nessie said...

Scarth, ho guardato i curricula dei firmatari e ho visto che il polacco Ryszard Legutko è ministro della PI del governo Katchinsky. Perciò in materia di riappropriazione della sovranità sa di cosa parla. Altri sono cattolici vicino a RATZINGER. A mio avviso, non possiamo impedire agli studiosi di fare gli studiosi solo perché vorremmo accelerare lo spodestamento dei poteri forti. Sono i popoli che dovranno riprendersi in mano i loro destini. Giusto parlare di POPULISMO IMPEGNATO come si parla nel documento nel punto 34.

Unknown said...

Ho letto tutto con attenzione. Innanzitutto un grazie di cuore per averlo pubblicato, il tuo è uno dei pochi siti dove ho la certezza di trovare articoli non banali e veritieri.
Mi dispiace moltissimo che tra i firmatari non ci sia nessun italiano, ma almeno mi dai un pizzico di speranza per un futuro sempre più cupo.

Nessie said...

Grazie a te, Antonio. Hai ragione, l'importante è avere una visione e qui c'è. Solo questa fiammella interiore che non dobbiamo far spegnere, ci permette di mantenere quel pizzico di speranza di cui parli. Più che firmatari, ne sono gli autori. Pertanto è difficile che uno dei paesi più eurocratici della Ue (cioè l'Italia) e che tra l'altro ha un uomo come Amato che scrisse il Trattato di Lisbona, possa essere uno degli artefici di questo documento di libertà.

Jacopo Foscari said...

Leggere questo manifesto è una vera boccata d'aria fresca. Non ci sono ancora firmatari italiani, ma mi auguro che presto arrivino le adesioni. Speriamo soprattutto che questo manifesto non rimanga lettera morta ma che chi si definisce populista lo faccia proprio

Nessie said...

Grazie Jacopo. I firmatari sono gli autori stessi, è vero, ma basterebbe che in tutti gli stati-membri fioccassero adesioni con le varie firme tipo:

ADERISCONO ecc. ecc.

Quello che mi dà un particolare voltastomaco è che uno degli stati più eurocratici della Ue (cioè il nostro), sia anche quello ridotto peggio. Quando si dice "la sindrome di Stoccolma"...

Une autre vie said...

Mi associo al sig Baro notando l'assoluta mancanza di firme italiane.questo per me ha un significato grave, forse scontato.

Nessie said...

Hai un bel nickname :-) Grazie del passaggio.

marshall said...

Chi si rivede, Magritte. Ricordo un tuo bel post su questo pittore moderno.

Nessie said...

Ciao Marsh, che piacere! :-) Sì quello che vedi è un famoso quadro di Magritte dal titolo "La condizione umana". L'ho scelto perché ci sono le nuvole, ma anche perché la costruzione pittorica del quadro basato sul paesaggio vero (che è già un dipinto) e i cavaletti interni, creano un gioco interattivo tra il VERO/FALSO. Sì, ricordo il post dal titolo "Magritte il Tranquillo sabotatore":

http://esperidi.blogspot.it/2009/01/rene-magritte-il-tranquillo-sabotatore.html

Ma se cerchi su google-immagini "le nuvole di Magritte", ne trovi anche dei più stravaganti.

Anonymous said...

Il gruppo di Visegrad sta cercando di resistere alla pressione della UE sulla politica degli immigrati. La European Commission of Migration and Home Affairs sta spingendo per un nuovo disegno di legge che renda obbligatori i contingenti di migranti e almeno 30 amici di Soros lavorano per questa commissione.

La pubblicazione delle liste di Soros fornisce un indizio per comprendere chi governa veramente la UE


Z

https://it.sputniknews.com/punti_di_vista/201711135274710-soros-mito-democrazia-europea/

Nessie said...

Lo sappiamo già CHI governa la UE. E anche come Soros corrompa i politici (compreso i nostri PD) che ballano con la sua musica e lottano contro i tentativi di quei rari leader nazionali di proteggere gli interessi dei propri popoli.

Alessandra said...

Letto e salvato nel pc.
Questo manifesto smonta punto per punto gli inganni del globalismo, del multiculturalismo e del politicamente corretto, nessuna sorpresa quindi che sia ignorato dai msm: quando non si fa parola di uno scritto o di un avvenimento, significa che è considerato estremamente pericoloso dai fautori e sostenitori del TMT (Terzo Mostro Totalitario).
Cito in particolare l'esortazione a non restare passivi. Vorrei tanto che avessimo uno statista come quello descritto nel punto 26.
Non c'è molto tempo per reagire e ho la sensazione che i prossimi cinque anni saranno decisivi.
PS: il punto 24 mi fa inevitabilmente venire in mente il Pampurio ... un politicante che si spaccia per papa.

Nessie said...

Hai fatto bene. Credo che comunque vadano le cose, è importante per tutti noi conservare una visione d'insieme dell'Europa che vorremmo e non quella che ci stanno propinando. Senza una visione, non si va da nessuna parte. E se conosci qualcuno nella Lega digli di leggerlo, rileggerlo e approfondirlo. "La Falsa Europa", la "Falsa fede", la "falsa religione" dei diritti umani...molti sono i punti di interesse, ma anche a me ha colpito quella frase del punto 24:

Noi dobbiamo quindi sottolineare che le aspirazioni religiose appartengono al mondo della religione, non a quello della politica, meno ancora a quello dell’amministrazione burocratica. Per recuperare la nostra capacità di agire nella politica e nella storia, è imperativo risecolarizzare la vita politica dell’Europa.

Purtroppo invece avviene il contrario: la religione si secolarizza e si mondanizza (Bergoglio docet); viceversa la politica si ammanta di dogmi religiosi. Uno su tutti: i diritti umani riservati alle minoranze.

Nessie said...

Il "migrante" è sacro e se muore per mare mentre voleva venire a invaderci, ha diritto a una "degna sepoltura" (parole udite in questi giorni). A noi invece ci dicono che non c'è più spazio nei cimiteri dove sono interrati i nostri cari. E ci tocca pagare, pagare, pagare anche post mortem. E allora qual è lo slogan? CREMAZIONE la purezza del ricordo.

Anonymous said...

http://www.tgcom24.mediaset.it/green/capsula-mundi-l-eco-sepoltura-che-trasforma-le-bare-dei-defunti-in-alberi_2098560-201502a.shtml
non c'è solo la cremazione.

Ho letto con attenzione la Carta di Parigi, e condivido tutti i punti, soprattutto il 16, 1l 17 e il 26.
Ho notato anch'io che fra le firme non ve ne è una italiana, ma temo che, ormai, i cervelli dei nostri "benpensanti"siano bolliti e strabolliti, in quanto alla competenza dei nostri cosiddetti governanti mi basta pensare alla Lorenzin e alla Fedeli.
Non ho fiducia nella nuova generazione, non perchè non sia intelligente o priva di capacità critica, ma per il continuo lavaggio del cervello fin dall'asilo, già i bambini sono stati disabituati al Natale e feste varie, già i libri di testo di quanto sia buona e bella l'immigrazione.Non hanno termini di paragone, conoscono solo quella realtà.
Maria Luisa

Aldo said...

Mi si permetta un fuori tema, perché questo sondaggio sullo ius soli è d'un'ironia davvero arguta. Lo so che c'è poco da ridere, infatti mi ha strappato un sogghigno, non una risata.

Nessie said...

Letto Maria Luisa. Solo per le risorse la "sepoltura" è "degna". A noi, le capsule spaziali.

Oggi in stazione Centrale a Milano ho visto un indano sik col turbante ai caselli di informazioni posti prima della barriera dei treni. Tutti i lavori che gli Italiani non vogliono più fare!!!

Ognuno di questi 36 punti è valido e ci sarebbe da discutere all'infinito. Ma come dici tu, hanno provveduto al lavaggio al cervello in giovanissima età.

Nessie said...

Visto, Aldo, grazie. Nessuno vuole lo ius soli, per questo lo faranno. Fatti un altro ghigno.

Loredana said...

Sono veramente sollevata di sapere che ci sono ancora persone che scrivono e agiscono in favore della verità e della giustizia. Penso che bisogna far circolare il più possibile questo manifesto, nelle università in primis: in pericolo è il sentire comune! La gente, specialmente le nuove generazioni, abbandonata a sè stessa e indottrinata senza possibilità di confronto critico perde la speranza e non lotta. A noi agire! (Diffondere questo opusculo stampato per ogni dove sia possibile, anche dal dentista)

Nessie said...

Brava, se hai occasione, fai circolare. Grazie mille!

Anonymous said...

Ancora queste cose tocca sentire... il cristianesimo come fondamento della cultura e dell'identità europea: il cristianesimo, che è stato ed è - insieme all'islam - il MASSIMO MOTORE dell'interculturalismo, del meticciato e dell'internazionalismo e che ha portato i suoi bravi mille anni di oscurantismo... ma per favore... a questo punto mi tocca addirittura spezzare una lancia a favore degli ebrei, i quali almeno alla loro identità etnica ci hanno sempre tenuto...

...se c'è qualcosa che è contrario STRUTTURALMENTE alla nozione di identità europea, è proprio il cristianesimo.

Ottimo, se 'sto sedicente manifesto di Parigi (che non si sa chi lo ha promosso e firmato) sia caduto nel dimenticatoio.

Nessie said...

Okay, puoi sempre collegarti con Urano, con Saturno, con le cartomanti o con la new age. Oggi esiste un mercato delle vacche per tutti i gusti. Anche per gli scontenti come te.

Anonymous said...

Indovinato, Nessie.

Sono ben collegato sia con Saturno (soprattutto questo) che con Urano, oltre che con tutte le Divinità Femminili. Su Giove, poi, ci stiamo pensando ma prendiamo tempo perché alcune cose non ci sono chiare... riguardo le cartomanti, non ne ho bisogno perché il cartomante sono io quindi faccio da solo.

Voglio spendere anche due parole sulla cosiddetta new age, che a mio avviso ha anche degli elementi d'interesse, ma alla fine altro non è che la banalizzazione (utile? forse) di una OLD, VERY OLD, VERY VERY OLD age che è poi quella che mi interessa (sono un romanticone? O forse un coglione? Può essere, ma mi sta bene così).

L'importante, per me, è tenermi lontano dalle farneticazioni del parrocozzo comunistoide argentino, MA ANCHE da quei "tradizionalisti" per cui la Tradizione riposerebbe su più o meno fantasiosi ritorni alle origini... alle origini di un culto straniero e mediorientale che con l'Europa e il suo Spirito c'entrano poco o nulla. 'Sta tradizione ve la lascio tutta, di cuore (ma senza offesa).

Comunque mi piace il tuo blog, ti faccio i miei complimenti, continuerò a leggerlo.

Charlie