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27 October 2011

Scarsa lingua di terra che orla il mare


Premetto che l'ambiente non è né di destra né di sinistra e  che vivere in un ambiente geografico sicuro è nell'interesse di tutti gli Italiani. Quello che sta accadendo in Liguria, terra nella quale sono nata, e naturale porta del Nord-Italia e del Nord-Europa, per tutti quelli che vengono a respirare un po' d'aria di mare nel mentre fanno qualche romantica passeggiata, è semplicemente catastrofico. E non è un'iperbole. Le Cinque Terre, che sono tra le più pittoresche località della Liguria, d'Italia e del mondo, all'improvviso si sono trasformate in un paesaggio spettrale. L'immagine di Monterosso annegata sotto un fiume di fango e di detriti è semplicemente angosciante (video). Lo stesso dicasi per Vernazza dove la Torre Doria emerge da acque marron invece che azzurre e il grazioso porticciolo è diventato simile ad una discarica (qui il video).
Anche Bonassola e Levanto, ridenti località del levante ligure sono ridotte allo stesso cupo scenario, mentre c'è stata una frana nella penisola di Sestri Levante. Il risultato di tutto ciò è una regione-regina in ginocchio e isolata dalle vie di comunicazione autostradali e ferroviarie. Scarseggia tutto, anche i generi di prima necessità e molti degli aiuti devono arrivare via mare.   
Ma torno alle Cinque Terre, famose in tutto il mondo e, mèta irrinunciabile di turisti provenienti dai 4 angoli del pianeta, classificate quale "patrimonio dell'Umanità" dalla solita Unesco, classificazione opinabile, dal momento che la terra dovrebbe essere innanzitutto di chi vi è nato e vi risiede. 
C'è da chiedersi perché queste piccole roccaforti a picco sul mare, che resistettero agli assalti dei saraceni, dei turchi, dei pirati, di tutte le intemperie, dei fortunali e dei venti che le hanno flagellate nel corso dei secoli,  si stanno sgretolando proprio ora. Sembra quasi la triste metafora del nostro bel Paese. Troppa pressione turistica,  troppe infrastrutture attrezzate ad uso esclusivo del turismo creano un impatto ambientale simile a quei campi coltivati esclusivamente a granoturco. Poi si depauperano e diventano sterili. Intere fasce di irti colli abbandonati, laddove un tempo c'erano terrazzamenti finemente coltivati a ulivi e viti recintati da sapienti  muretti a secco, ora franano impietosamente, trascinandosi dietro pezzi di montagne, cascate d'acqua, fango, tronchi e detriti. Siamo dunque al turismo come monocoltura e i risultati sono sotto ai nostri occhi.
E improvvisamente...l' estate scorsa, (la mia, nella fattispecie) a Monterosso diventa un lontano ricordo di giorni azzurri e sereni  con gli agavi che svettano controluce, un gatto che dorme all'ombra di una grossa anfora di coccio su una terrazza sul mare -  giorni che ora sembrano remoti come un vecchio album di fotografie.
Monterosso, il borgo marinaro, già solatia residenza di Eugenio Montale, piegato, distrutto dalla furia delle acque che sono scrosciate dal monte in pochi attimi insieme alla vicina Vernazza. Ci vogliono intere generazioni per costruire, ma basta un attimo per distruggere tutto. Colgo qui l'occasione per fare un encomio della  dignità burbanzosa del popolo ligure sempre così laconico e taciturno che ora si ritrova ad affrontare la dura realtà della mesta conta dei danni, delle vite spezzate (finora sette, più numerosi dispersi), senza tragedie greche, senza sceneggiate napoletane.  Specie quelli dei paesi dell'entroterra spezzino della Val di Vara come Brugnato, Borghetto Vara, di Sesta Godano,  della Val di Magra, della Lunigiana, gente assai più modesta di quella della fascia costiera; gente  che si è costruita la casa e qualche esercizio commerciale con grande sacrificio, ma che ora, oltre ai morti, ha perso davvero tutto.
Sarà per tutti costoro un triste ponte dei santi e dei morti (non chiamatelo Halloween, per carità di patria!). E ancora voglio ricordare la graziosa Bocca di Magra, che fu la residenza estiva di Elio Vittorini e di Vittorio Sereni,  diventata un cimitero delle barche e delle auto introvabili, mentre l'acqua del Magra sale ai primi piani delle case. La parola d'ordine d'ora in poi sarà dragare  e monitorare i greti dei fiumi, altrimenti creano tappi e alluvioni. Infischiandosene dei verdi talebani che quando vedono qualche vecchio contadino ripulire i greti dai tronchi d'alberi si precipitano a imperdirglielo. Ma cos'hanno costoro al posto del cervello?
Ma soprattutto occorre una diversa direttrice di marcia, se non vogliamo ritrovarci ancora in balia dei cataclismi, peraltro inevitabili.

Poiché quello che non sono riusciti a fare gli agenti atmosferici nel corso  dei secoli, quello che non hanno fatto i predoni del mare, lo ha fatto il mercato, la cementificazione, l'eccesso di impatto turistico, di motorizzazione. Ridare la Liguria ai suoi poeti, ai suoi santi e ai suoi navigatori è solo un impossibile sogno. Ma qualcosa per salvarla dal suo dissesto idrogeologico bisognerà pur fare. 
  



Scarsa lingua di terra che orla il mare,
chiude la schiena arida dei monti;
scavata da improvvisi fiumi, morsa            
dal sale come anello d'ancoraggio;         
percossa dalla fersa; combattuta
dai venti che ti recano dal largo
l'alghe e le procellarie
- ara di pietra sei, tra cielo e mare
levata, dove brucia la canicola
aromi di selvagge erbe.
Liguria,
l'immagine di te sempre nel cuore...
(Camillo Sbarbaro)

TELEFONO SOLIDALE per alluvionati - Dalle 19, 30 di giovedì 27 ottobre è aperto il  numero solidale 45500 a cui inviare SMS da cellulari TIM, Vodafone, Wind, 3, Postemobile e Tiscali oppure chiamando da rete fissa Telecom Italia, Fastweb e Tiscali e Tele Tu. Il valore della donazione per ciascun messaggio è di 2 euro. Il numero resta attivo fino al 28 novembre. Come ho fatto per l'alluvione a Vicenza dello scorso anno, io ho  aderito.








34 comments:

marshall said...

Complimenti per l'articolo. Me lo aspettavo. Mi aspettavo un articolo così bene articolato e bene impostato da parte tua, visto che è la tua terra d'origine. C'è passione, sgomento e tristezza per quei morti e per tutta quella distruzione che abbiamo visto in tv. Dalle voci degli intervistati pare che tutto il dramma sia svolto nel giro di appena 20 minuti: una violenza inaudita.
Poi però ci son quei talebani verdi dalla testa bacata che impediscono ai vecchi contadini di ripulire gli alvei dai trondhi d'alberi che vi si depositano. Li citerei per corresponsabilità nei danni.

Nessie said...

Marsh, guarda i video. Sono talmente impressionanti che non ho avuto cuore di metterli nel post se non attraverso il link. Paesaggi tanto ridenti sono diventati all'improvviso da incubo. Comunque si sapeva da tempo che i colli sovrastastanti le 5 Terre sono di roccia friabilissima. E come al solito a questo paese manca la cultura della prevenzione.

roby said...

http://www.cnrmedia.com/cronaca/newsid/12788/cnr-ecco-la-mappa-del-dissesto-idrogeologico-in-italia.aspx

Qui sopra la mappa del dissesto idrogeologico d'Italia. Adagio adagio rischiamo di non esistere più, altro che celebrazioni dei 150 anni!

Nessie said...

Già Roby, in simili circostanze le celebrazioni (peraltro carissime in termini di soldi sperperati) assumono un valore ancora più beffardo.

Anonymous said...

Il numero solidale che hai messo non risulta attivo. Purtroppo in questo disastro tutte le amministrazioni comunali hanno fatto del loro peggio per non salvaguardare il territorio, quale che sia il colore politico (vale per il Veneto). Ma la Liguria oggi non può dire "piove governo ladro" dato che le sue giunte sono sempre state rosse dal dopoguerra a oggi.

Ernesto

Josh said...

che scempio!
Non è la mia regione natale ma ho sempre sentito quei luoghi miei per elezione, specie le Cinque Terre.

Al di là delle memorie personali, peggio di così! ...e il numero delle vittime continua a crescere.

Nessie said...

Grazie Ernesto. Ho verificato e effettivamente mi dice che il numero non è attivo. Strano. Ho avvertito la redazione del Corriere della Sera, da cui ho copiaincollato l'iniziativa del numero solidale. Se c'è una cosa che ha caratterizzato questa penosa emergenza è la disorganizzazione a tutti i livelli.
Sì, le regioni rosse (e la Liguria è tra queste) che da sempre hanno fatto uso capione, dei loro potentati amministrativi, dovrebbero in queste ore assumersi la loro parte di fardello e di responsabilità. Chi ci va di mezzo sono i cittadini.

Nessie said...

Grazie Josh. Un vero scempio, sì. Tutto quel che avevamo di bello adagio adagio se ne va. Dovevo andare giù per il ponte di Ognissanti, ma chi si fida con le autostrade e i viadotti crollati. Chissà che casino c'è...

Massimo said...

Le Cinque Terre sono note in tutto il mondo per il loro fascino. Adesso, purtroppo, anche per questa alluvione.

Nessie said...

Bah, Massimo, ormai c'è una povera Italia che viene giù a tocchi. Pezzo per pezzo. Ogni anno alla stagione delle piogge va così.

Anonymous said...

Ciao Nessie, mi dispiace moltissimo per quelle povere persone. Si è trattato di qualcosa di terribile, in una giornata lì è caduta tanta pioggia quanta ne cade in 7 - 8 mesi a Milano.
Il n. 45500 per gli SMS funziona, grazie per averlo segnalato.
Scarth

Nessie said...

Benissimo Scarth, grazie per averlo segnalato. Mia sorella mi ha raccontato che il Palasport di SP ora sembra un lager di poveracci buttati lì nelle brande. E' inziata una gara di solidarietà, ma ovviamente non avere più casa né lavoro (molti della Val di Vara e della Lunigiana hanno perso anche le dittarelle artigianali che avevano) con questi chiari di luna, è il peggio che poteva capitare loro.

Anonymous said...

Errata corrige. Il numero 45500 funzionava anche prima. E' che il sottoscritto non aveva capito che era attivato solo ad uso SMS e pensava fosse attivo anche come messaggi di segreteria tel. Chiedo venia. Ernesto

Josh said...

avevo scritto un commento, oggi pomeriggio, ma mi sa che la piattaforma non l'ha preso.

ci riprovo.
Si sapeva che i colli sopra le 5 terre erano friabili, da tanto, e non s'è fatto nulla.

Nessuna prevenzione lì. Ma nemmeno in Toscana. Quest'ultima è tra l'altro tutta traforata per via della TAV e percorsi autostradali intramontani, sì regionali ma voluti dalla Ue per trasformare l'Italia in un tragitto perenne tra sud del mondo, Africa & co, e NordEuropa.
In più, anche dove non traforano si aggiunge l'incuria, la non prevenzione.

pensiamo un attimo a che caciara immonda avvenne dopo che cadde la prima pietra a Pompei, tanto che le sinistre chiedevano con martellamento quotidiano le dimissioni di Bondi....

Ora, come in quel caso, prima del Ministro, per i rendiconti, gli studi geologici, le scelte locali,
i primi responsabili sono i Comuni, la Provincia, la Regione

e la Liguria, come la Toscana sono regioni rosse dal primissimo dopoguerra.
Che non hanno investito in prevenzione. E' un male nazionale, ma intanto qui le colpe sono palesi.

Scommettiamo che non si dimetterà nessuno, e l'unico colpevole sarà stavolta il Padreterno che ha mandato il temporale?

Josh said...

Inquietante poi la vicenda delle zone "patrimonio dell'Umanità" Unesco, per cui, prima,
il luogo di pregio è "di tutti" e quindi viene idealmente sottratto ai legittimi abitanti e proprietari,
tanto..."è di tutti"....

poi però,
quando succedono i disastri (essere dell'Unesco non prevede speciali manutenzioni, pare)
la terra torna misteriosamente dei proprietari, di chi ci è nato e abita,
che deve ovviamente pagarsi tutti gli aggiustamenti, i restauri, e subirsene le perdite sulla propria pelle.

il succo di sto passaggio:
quando va bene, il tuo bene storico è di tutti,
quando va male, sei tu in perdita, te lo aggiusti tu e ti arrangi.

Il tutto in un'epoca di crisi mondiale, in cui o perdi tutto per cataclisma, o lo rischi comunque grazie a banche, patrimoniali e finanziarie più o meno reali o paventate, sospinte dai nostri 'centralizzatori' mondiali.
Proprio un bel mondo.

Nessie said...

Ah, mi pareva strano Ernesto. A me ierisera lo aveva preso l'SMS. Evidentemente pensavi che il numero fosse attivo anche per messaggi vocali.

No, Josh, è evidente che la piattaforma non ha preso il tuo post.

Nessie said...

"La Liguria, come la Toscana sono regioni rosse dal primissimo dopoguerra.
Che non hanno investito in prevenzione. E' un male nazionale, ma intanto qui le colpe sono palesi.

Scommettiamo che non si dimetterà nessuno, e l'unico colpevole sarà stavolta il Padreterno che ha mandato il temporale"

Ma no Josh, che vuoi mai, qua l'unico Padreterno che ha mandato il nubifragio violento è il solito Berlusca. E se piove, il governo è ancora più ladro. E se poi non nelle regioni dove i Governatori sono rossi dal dopoguerra a oggi, fischiano un sindaco rosso e un poresidente della regione Toscana (Aulla è in prov. di Massa-Carrara) allora ci pensano i giornali a scrivere che hanno fischiato Matteoli. Come vedi, non se ne esce.

Nessie said...

Della serie, se non lo fa la gente, lo fanno i giornali.

Sopra la stazione di Monterosso, non ridere, ma hanno messo una reticella per contenere il rischio frane della montagna a picco sulla piccola stazione in riva al mare, che sembra quella che usava mia nonna per i polli. Hai presente quelle reticelle sottili lavorate a esagoni che usavano gli antichi per i gallinai?

Infatti come hai potuto vedere a spalare e a farsi il mazzo c'era l'ONU e l'Unesco :-)

Nessie said...

Bella quella della crisi mondiale: o le banche o i cataclismi.

Hai notato che quelle due sceme che in tv fanno le meteorine, si sono messe a fare le previsioni meteorologiche globali? Il risultato è che se devo andare a fare un weekend non so che tempo farà, ma devo sapere cosa succede in Cina o in Corea minuto per minuto.

Nessie said...

PS: Josh, lo vedi sul promontorio della foto in alto quell'edificio? E' il convento dei Cappuccini di Monterosso, un monastero molto antico.
Lì c'è un frate valtellinese molto in gamba e attivo. Il convento ora è pieno di sfollati.

johnny doe said...

La furia della natura é spesso incontrollabile....ma invece dovrebbero esserlo i permessi di costruzione a 3 metri dai torrenti,in deroga ai 10 metri canonici.Conosco bene queste zone e i torrenti impetuosi che in giorni come questi si riversano tra le case inondandole.
Non é la prima volta,ma pare che certi amministratori non lo sappiano.Credo che ci siano indagini per omicidio colposo...e non certo a carico della pioggia.

Nessie said...

Johnny, è verissimo.E le indagini sono già scattate. Resta poi da vedere come finiranno.

Ma se vogliamo dirla tutta c'è mezza Italia costruita sui fiumi e i corsi d'acqua. Tutta la parte relativa alla zona detta Foce di Genova, sede del Salone Nautico e di altre Esposizioni è una gigantesca colata di cemento gettata sul torrente Bisagno, ad esempio. Intere zone di Milano sono costruite sul Lambro. E così via.
E siccome tutte queste costruzioni sono state fatte molti anni fa,negli anni del Boom economico, poi alla fine diventa difficile (per non dire impossibile) accertare le reali responsabilità.

Anonymous said...

Dal Corriere un commento di un lettore sul forum sotto la notizia:

Lo stupore dell'ignoranza.


28.10|12:05

solaretermico

Cementificare non vuol dire solo costruire case e palazzi. Gli antichi borghi delle Cinque Terre (a parte Corniglia) sono stati costruiti sule sponde dello sbocco a mare dei fossi (o rii, vedi Rio Maggiore) che durante le piogge, più o meno forti, convogliano l'acqua a valle. Questo vuol dire che tra un lato e l'altro del paese c'era un fosso, non una strada. Nei decenni scorsi questi fossi sono stati coperti ("tombati" come si dice in gergo) con delle solette di cemento, appunto. Sopra queste solette sono stati fatti parcheggi e le strade dello shopping. L'acqua, finché può, scorre sotto queste solette. Quando non può più (perché ne scende tanta e non trova uno spazio sufficiente, o perché dopo il taglio del bosco ceduo non si sono tolte le ramaglie e queste, trascinate dall'acqua stessa, attappano l'ingresso della parte tombata del fosso) quando non può più scorrere sotto la soletta di cemento, appunto, scorre sopra... Ed è quello che è successo. La soletta è di cemento, anche questa è cementificazione. E tutto era prevedibile. Come la distruzione delle case e, soprattutto, delle zone industriali/artigianali costruite sulle sponde dei fiumi. Ora chi deve pagare? Io o chi ha dato il permesso di costruire quelle cose scellerate?

Zeta

Nessie said...

Letto il commento del lettore sul Corriere e riporta molta verità. Grazie Zeta.
E' vero che i borghi antichi delle 5 terre non sono stati rovinati da nuove costruzioni, perchè lì più di tanto non si può fare, ma quello che ha riportato il lettore sulle colate di cemento sopra ai fossati e ai rii per creare aree di parcheggio fuori dal borgo ad uso di turisti e visitatori, è vero.

Altra cosa per la Val di Vara e la Val di Magra, dove addirittura hanno deviato i corsi dei fiumi per permettere il sorgere di infrastrutture commerciali e artigianali. E i fiumi si sono brutalmente ripresi il loro antico letto. Ora i morti sono saliti a 9 e mancano all'appello ancora numerosi dispersi.

Aldo said...

61.000.000. Più un altro milione ogni 2-3 anni, in massima parte al Nord. Buona fortuna, Italia.

Nessie said...

Sbagli Aldo, il governo ha stanziato finora 65 milioni di euro che ovviamente sono una bazzeccola visto che la stima dei danni della sola Monterosso è di 30 milioni di Euri. Altrettanto, se non di più ne richiederà Vernazza.
Ma il grosso della tragedia è nella zona artigianale della Val di Vara e della Lunigiana (Aulla ecc.) . E' ovvio che saranno le regioni a tirare fuori il resto.

Inoltre verso metà settimana ci saranno nuove piogge e il governo (ma anche l'opposizione, visto che amministra buona parte di queste giunte) non saranno mai stati così ladri.

Nessie said...

E comunque sono d'accordo con la tua conclusione: Bye bye Italia.

Aldo said...

Non mi sono spiegato. I 61.000.000 e (sempre) più sono le persone che devi alloggiare sul nostro dissestato territorio. Il che include posti dai quali il semplice buon senso suggerirebbe di tenersi alla larga se non per una breve visita nei periodi dell'anno più favorevoli. Aggiungi la pretesa che ogni luogo debba essere abitabile allo stesso modo (ovvero con la sua bella strada ampia e dritta da percorrere in auto fin sotto casa, piazzali per parcheggi anche dove non ci stanno, impianti anche dove non esistono le condizioni per mantenerli...) e completi il quadro. Da questo punto di vista, la Liguria è un disastro, particolarmente lungo la fascia costiera e per il primo paio di chilometri verso l'interno.

La verità è che posti del genere o li abiti come il luogo richiede, ovvero in modo molto rustico, prudente e sparso, stando bene attento a dove "metti i piedi", o li abbandoni in favore di qualche altro posto. Piccolo problema: non c'è "altro posto" a sufficienza, perché l'"altro posto" è già occupato.

So che sembro un monomaniaco, ma questo che non perdo occasione di sottolineare è il nodo chiave. Soffermarsi sui sintomi va bene, tentare d'alleviarli anche, ma fintanto che non si prende coscienza della radice del male e non si fa qualcosa per estirparla non si risolve gran che. E di quella "radice" chi ha in mano l'informazione non ne vuole parlare, o ne parla solo quando riguarda casa d'altri e nei soliti modi carichi di luoghi comuni inutili se non addirittura dannosi (vedi i recenti sprazzi di "notizia" circa la nascita dell'umano n. 7.000.000.000).

P.S. A proposito dei senza tetto liguri, poveracci loro, a me son venuti in mente i Tunisini e chissà quali altri variamente forestieri ancora ospitati negli alberghi in giro per l'Italia. Non se ne parla più, ma sono tanti. Anche quei posti temporanei non sono disponibili per gli "sfigati" di casa nostra perché già occupati. O pensiamo di avere possibilità infinite?

Aldo said...

E' di ieri la notizia dell'apposizione di una nuova accisa sui carburanti finalizzata al finanziamento di interventi nelle aree alluvionate. Ovviamente non è neppure passato per l'anticamera del cervello (cervello?) delle nostre amate (amate?) dirigenze l'idea di stornare a favore dei nostri alluvionati l'accisa imposta sui carburanti pochi mesi fa per sostenere le spese dovute alla marea migratoria. No, se ne è aggiunta un'altra con la scusa dell'alluvione.

Ma... gli immigrati non erano una risorsa? Come si spiega l'aggiunta di un'accisa sui carburanti per pagare le spese di quella che è una risorsa, una opportunità irrinunciabile per la nostra economia, energie fresche per l'Italia? Fa sempre piacere verificare la coerenza dei dirigenti e il modo in cui quella coerenza viene tranquillamente bevuta dalla cosiddetta "gente" (noi).

Nessie said...

Ho sentito Aldo e quella delle accise mi pare una pessima idea.
Quanto a quello che scrivi sul paesaggio ligure, è verissimo. I miei nonni dovevano fare mulattiere di mare ripide e impervie con la borsa della spesa. Oggi invece si parla addirittura di costruire ascensori per le zone alte, garage dove sventrare altri pezzi di collina, e via con le grandi opere su un minuscolo territorio, ecc. Più di tanto non si può intervenire sulla struttura orografica della regione. O così o niente. Ma a quanto pare si preferisce il "niente".

Quanto alle "risorse" non tocchiamo questo dolente tasto che è meglio. Non ce n'è manco per noi figuriamooci per le "risorse"...

Aldo said...

Nessie: «Quanto a quello che scrivi sul paesaggio ligure, è verissimo.»

Vivo in Piemonte, ma a pochi chilometri dal confine ligure. Quando le ginocchia e il fiato me lo permettevano, fino a pochissimi anni fa, ho vagabondato in lungo e in largo, estate e inverno, giorno e notte, per i monti liguri ben più di quanto abbia fatto per i monti piemontesi, apprezzandoli e amandoli per quello che sono: monti bassi, gradevoli e facilmente accessibili nella bella stagione, ma sconsigliabili con ogni forza nei mesi in cui il tempo si fa bigio e grondante acqua. Le piene improvvise sono un fenomeno ovvio, lungo i brevissimi torrenti della zona, e le frane sono lì da vedere, anche nelle (poche) aree disabitate. L'abbandono non c'entra nulla. Semplicemente, la Liguria è franosa e ha acque solitamente scarse ma occasionalmente e improvvisamente rapide e sovrabbondanti. Viverci significa dover fare i conti con quelle caratteristiche.

Le stradine tortuose che citi non erano certo un vezzo, né la conseguenza d'una scarsità di mezzi per costruire cose più "pretenzione". Erano piuttosto un modo per evitare di violentare il territorio, onde turbarne il meno possibile il fragile equilibrio. Ho percorso i resti delle mulattiere dell'entroterra genovese per anni, apprezzandone alquanto il sapiente studio dei percorsi, scelti con tre cose in mente: evitare i dislivelli inutili (indispensabile quando devi contare sulle tue gambe e su quelle di un asino per spostare te stesso e le tue mercanzie), aggirare i passaggi più pericolosi ed evitare scavi inutili. I tanto mitizzati "muretti a secco", quando applicati alla viabilità, pressoché mai compaiono con funzione di contenimento, quasi sempre con funzione di appoggio; gli sbancamenti sono pressoché introvabili o hanno comunque estensione limitatissima, lungo quelle mulattiere. Vorrà dire qualcosa!

La stessa caratteristica l'ho verificata verso la metà degli anni '90 proprio nell'entroterra delle 5 Terre, che appare impressionante per la sua pericolosità a chiunque sappia tenere gli occhi aperti e osservare le cose che contano.

Se periodicamente si verifica quel che si verifica non è una fatalità, è solo la conseguenza di un pericoloso incrocio tra una acquisita ignoranza (avere una laurea appesa ad una parete non sempre è sufficiente), una smisurata presunzione e una non meno ipertrofica ghiottoneria. «Chi è causa del suo mal, pianga se stesso» sarebbe il detto adatto per questa situazione, se non fosse che a volte ci finisce in mezzo anche chi non c'entra niente.

Scusa se mi son dilungato tanto, spero almeno d'aver scritto qualcosa di non troppo banale.

Nessie said...

"una smisurata presunzione e una non meno ipertrofica ghiottoneria"

I nativi della 5 Terre erano contadini rudi assai abituati alla fatica fisica. Lì su quei tradizionali terrazzamenti coltivavano il vino sia secco che il loro passito molto apprezzato (lo Sciacchetrà). Poi è arrivato il turismo e hanno pensato di guadagnare in fretta senza doversi fare il mazzo che i loro "antichi" si sono fatti, con quella terra arsa sotto la canicola, che richiede cure infinite. E quel che è accaduto sembra una triste pena di contrappasso. Lì, a ricordare che nella vita, non ci sono scorciatoie. Io sono nata a Portovenere (da qui, l'avatar della piccola Venere) ma non ci vivo. Perciò il mio borgo natio è vicino di casa di quelle zone che in linea d'aria, di mare e di terra sono vicinissime. C'è anche il sentiero di Campiglia (noto ai praticanti di trekking) che collega P.Venere alle 5 Terre, molto praticato dai turisti tedeschi e che senz'altro tu conoscerai.

Anonymous said...

Ti ho molto pensato!
Con profondo dolore!
Un abbraccio, mytwocents

Nessie said...

grazie Lil, anch'io penso a voi quando siete nell'occhio di qualche uragano. Le nostre terre stanno diventando sempre più fragili e che il Signore ci protegga.