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17 March 2011

L'Italia da salvare e da preservare

 Oggi ricorre il compleanno dell'unità italiana. Come fa giustamente rilevare Massimo, però in realtà dovremmo festeggiare un'unificazione non ancora compiuta e a cui mancano tanti pezzi,  all'insegna del Regno, della Monarchia sabauda, cosa di cui si tace. Ho già scritto su due post come la penso su questa data rabberciata all'ultimo momento e su questa decisione di farne una ricorrenza civile. Tuttavia c'è un'Italia nel mio cuore che vorrei salvare: le 4 repubbliche marinare, poiché la nostra grandezza e ricchezza iniziò quando avevamo flotte per difenderci e per commerciare, e perché la nostra è una società che proviene dal mare e nasce dal mare come la Venere di Botticelli che ci rappresenta nel mondo, simbolo di grazia e di  immacolata bellezza. La bandiera della Marina militare, perché raccoglie i 4 gloriosi stemmi delle repubbliche di Venezia, Genova, Amalfi e Pisa,  e  per rispetto a una mia antica tradizione di famiglia, dove tutti gli uomini andavano per mare. I dipinti meravigliosi di Botticelli, Piero della Francesca, di Leonardo, Duccio Boninsegna, Tiziano, del



Pontormo, del Parmigianino... E potrei citare non so quanti pittori del nostro  Medio Evo, Rinascimento, del Barocco, del Manierismo, le sculture neoclassiche del Canova. Le architetture e sculture del Brunelleschi, del Bernini e del Borromini, le fontane di Roma, le corti di Mantova, le luci sulla Laguna di Venezia e le gibigiane che filtrano dalla finestra in un  sospeso risveglio lagunare veneziano. I giardini di Ravello, di Villa Borghese e  i laghi  del suo  Nord, i parchi  botanici dell'Isola Bella, le archeologie di Paestum e di Agrigento. Con le montagne ho poca dimestichezza, ma le Cime del Lavaredo, le Tofane, il Cristallo e altre Dolomiti, devono rimanere patrimonio italiano e non il solito onusiano "patrimonio dell'umanità". Vorrei che si conservassero i suoi eleganti caffé spalancati sulle  ridenti piazze italiane; le sue stupende cattedrali, la sua lingua di cultura come i suoi dialetti tipici delle città-stato; la sua musica, la sua ottima cucina, i suoi  prelibati vini, la sua alta moda senza cedere a delocalizzazioni di sorta, rispettando quel made in Italy e quello stile sempre più in via di  estinzione.
Ma soprattutto, le sue coste preservandole da sbarchi, da orde di invasioni barbariche attratte dal miraggio  di Eldoradi impossibili. Che le nostre coste ritornino ad essere i litorali delle nostre  serene vacanze.  Non festeggio oggi 17 marzo, ma non osteggio. Perché vorrei poter festeggiare la mia Italia tutto l'anno d'ogni anno. In modo degno e non solo tanto per sfoggiare tricolori e coccarde comprate in un negozio all'ultimo momento, alla ricerca del patriottismo perduto per una patria che ci portano  sempre più via.
                                                                  

60 comments:

Massimo said...

Ricordando Venezia (anche se non solo) hai inflitto una stilettata ai comunisti che pensano che festeggiare sia solo uno sfoggiare di Tricolori appena usciti dal negozio e mai utilizzati nè posseduti prima :-)

Vanda S. said...

Bellissimo post, Nessie! Mi hai fatto venire le lacrime agli occhi...pensa che fino a poco tempo fa io vivevo all'estero ed ogni volta che sentivo il nostro inno o le note del "Va Pensiero" facevo molta fatica a trattenere il pianto.
Noi, il popolo degli italiani all'estero, quei 60 milioni sparsi per il mondo spesso ci troviamo a superare dure prove ed ostacoli per garantirci una sopravvivenza in un paese straniero. Allora ci aggrappiamo ai ricordi della nostra terra, della nostra gente e speriamo che un giorno quando torneremo, le cose saranno migliorate da come le avevamo lasciate, e la nostra patria sarà pronta ad accoglierci come figliol prodighi.
Finché si resta fuori dall'Italia si riesce a perpetuare questo sogno ma, per chi come me ritorna, purtroppo deve scontrarsi con la dura e spietata realtà.
Lasciai l'Italia nel 1984, dopo gli anni di piombo, di violenza e caos sociale.
Torno nel 2010 e trovo un’Italia in condizioni economiche, sociali e soprattutto CULTURALI peggiori di allora, ma aggravate dalla legittimata presenza di prepotenti invasori i quali diritti scavalcano anche quelli di noi VERI italiani.
Celebrare l'Unita' d'Italia? L'unita' di chi e per chi?
Non so se resterò nel mio paese perché mi sento davvero una straniera e non riesco più a relazionarmi con la maggior parte dei miei connazionali.
Forse ritornerò negli USA, un paese multiculturale e multirazziale, dove almeno ho una ragione di sentirmi straniera!
.....e pensare che quando vivevo li, spesso mi compiacevo del fatto che nonostante i tanti problemi, almeno l'Italia aveva una sua identità etnica e nazionale, per la cui sopravvivenza aveva combattuto anche il mio bisnonno durante la I Guerra Mondiale!
Oggi invece in questo paese i BARBARI e gli INVASORI li chiamiamo "nuovi italiani" ed il nostro governo, attraverso le elite dei media, perpetua il suo "mantra" sull'accoglienza e l'inserimento sociale.
Oggi per me non e' festa, semmai e' il giorno della memoria di un paese che in passato diede i natali a UN POPOLO DI EROI DI SANTI DI POETI DI ARTISTI DI NAVIGATORI DI COLONIZZATORI DI TRASMIGRATORI.

Angelo D'Amore said...

anch'io, condivido ma non festeggio. ti giro il mio ultimo post, sperando in un tuo commento.
saluti,
angelo
http://nonsolonapoli.blogspot.com/2011/03/lunita-che-divide.html

Nessie said...

Massimo, li vedi i quattro stemmi crociati della 4 repubbliche marinare? Il messaggio è chiaro: HIC SUNT LEONES. Dobbiamo tornare ad essere altrettanto rispettati. In ogni caso la nostra cultura ed arte risale a molto più indietro del 1861.

Nessie said...

"Forse ritornerò negli USA, un paese multiculturale e multirazziale, dove almeno ho una ragione di sentirmi straniera!
.....e pensare che quando vivevo li, spesso mi compiacevo del fatto che nonostante i tanti problemi, almeno l'Italia aveva una sua identità etnica e nazionale".

Cara Vanda, l'hai detta finalmente: chi ha importato questo schifo apparentemente "democratico" ma in realtà vessatorio e dittatoriale? LOro, i nostri "Liberators". Noi eravamo a identià italiana con tanto di ius sanguinis, e a queste élites globaliste legate a Wall Str. questo dà fastidio, molto fastidio. E di fatti ci stanno sconquassando in mille modi. No, ti prego, non andare proprio tra le fauci di quel mostro che sta buttando per aria tutto il mondo rendendoci apolidi e déracinés. E' quel che vogliono loro. Detestano il fatto che amiamo la famiglia e lo chiamano "familismo amorale", facendo dei fatti di cronaca, d'ogni erba un fascio. Detestano che siamo formichine risparmiatrici e che abbiamo tutti la casa di proprietà. Detestano che non ci hanno potuto vendere e impacchettare il "sogno-incubo" americano, come hanno fatto coi mutui subprime con i poveri immigrati che loro stessi hanno fatto entrare, per turlupinarli meglio.

Io starò qui, a combattere fino all'ultimo respiro. Perché anch'io ho un nonno che ha fatto la guerra 15- '18 in artiglieria. E perché questa terra è mia e me l'ha data il Padreeterno.

Nessie said...

Angelo, non ricominciare a tediare con il fatto che vuoi la mia presenza sul tuo blog. Se voglio ci vengo e se non voglio no.

sdat said...

ciao Nessie,
l'Italia l'hanno fatta i Savoia, geograficamente, gli Italiani li ha fatti Mussolini.
Scusa la sintesi.

TADS

Nessie said...

Scusa la controsintesi, ma gli Italiani esistevano già prima degli uni e dell'altro, per fortuna. Ed è di questi, al di là della ricorrenza che occorre essere consapevoli.

Luka said...

Non mi è piaciuta la Lega e come si è comportata. Non sono un fanatico di queste celebrazioni in parte imposte, ma questo rifiuto lo trovo rozzo e incivile.

Anonymous said...

Perché - da cattolico - non festeggio l'unità d'Italia.
di Francesco Colafemmina

http://fidesetforma.blogspot.com/2011/03/perche-da-cattolico-non-festeggio.html

Anonymous said...

Nessie, le belle cose che hai elencato sono state create da un' altra "Italia", un'Italia che non c'è più da tempo, non da questa che non ha nemmeno più la propria sovranità e al massimo crea retorica e intrallazzi vari.
Scarth
P.S. : la distinzione non è tra nord e sud o tra unità o separazione ma tra schiavi ed oppressori ovunque essi si trovino.

Nessie said...

Luka, condivido. Benché non apprezzi questa retorica dell'ultimo minuto (il patriottismo è cosa troppo importante per farne sfoggio a scopo propagandistico, da parte della sinistra) la Lega non avrebbe certamente perso la sua verginità, visto che il sostanzioso emolumento dei suoi parlamentari proviene pur sempre dallo Stato e non dalla Padania.

Nessie said...

Sareth, sei tu? i linkatori si firmino :-) .Comunque vedo che le ragioni per non festeggiare attraversano la coscienza di molti al Nord, come al Sud. Tra cattolici e tra laici.

Nessie said...

Scarth, colgo l'occasione per ringraziarvi tutti, perché spesso le risposte e le corrette analisi mi provengono proprio dai vostri interventi. Verissimo: qui la distinzione non è tra nord e sud, padani o terroni, o tra unità o separazione ma tra schiavi ed oppressori ovunque essi si trovino.
Ritengo che bene abbiano fatto i lampedusani a esporre la bandiera a mezz'asta. Se salta loro la stagione turistica, sarà un grave LUTTO.

roby said...

Ne inventi sempre una, Nessie. Perché non ci hanno pensato anche personalità autorevoli del mondo politico a esporre lo stemma delle 4 repubbliche marinare con le 4 croci? O almeno della bandiera della Marina. Sarebbe stato un modo bello chiaro per dire "non passa lo straniero".

Nessie said...

Grazie Roby, ma la risposta è semplice. Mentre si festeggia l'indipendenza dall'oppressore austriaco, non ci si vuol rendere conto che oggi i nuovi invasori vengono dal mare. Mare Monstrum, e non più mare nostrum. Come ho già detto più volte, tanto valeva allora tenerci gli Asburgo.

marshall said...

Nessie,
"La Dama con L'ermellino" è libro di Daniela Pizzagalli che leggerò prossimamente, e in copertina c'è quel quadro.

Anonymous said...

Giusto Nessie, «gli italiani esistevano già prima», per fortuna…
C’erano già al tempo di Dante e all’epoca dei Vespri siciliani, ad esempio, ed è certo che altrimenti sarebbe stato impossibile fare l’Italia. La famosa frase di D’Azeglio andrebbe dunque rovesciata o, quanto meno, interpretata: abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo dare agli italiani il senso di appartenenza ad un unico Stato. In questo Mussolini fece ciò che fecero tutti i suoi predecessori.
La musica cambiò dopo il 1945, quando la gestione del potere politico e di quello culturale cadde nelle mani di due partiti discendenti da idee ostili al Risorgimento e al concetto stesso di Nazione. Al punto che oggi massimo statista italiano (nonché prossimo beato) viene considerato un De Gasperi, austriacante che definì se stesso «un trentino imprestato all’Italia», già deputato al parlamento di Vienna e volontario come Ufficiale nell’esercito di Cecco Peppe allo scoppio della Grande Guerra.
Ernest Renan diceva che «la Nazione è il plebiscito di tutti i giorni», altrimenti muore.
Ebbene questo plebiscito in Italia non è stato celebrato per oltre 65 anni. E per troppo tempo esibire il Tricolore in piazza per motivi diversi da una vittoria della nazionale di calcio fu considerato apologia di fascismo (lo scrivo a ragion veduta e “per fatto personale”, come si dice). Sicché non mi meraviglia che il livello di coesione nazionale sia agli attuali minimi termini, bensì che – nonostante tutto – esista ancora.

Io oggi festeggio, come ha già avuto modo di scrivere la settimana scorsa. Lo faccio da prima che Marcello Veneziani, una ventina di anni fa, proponesse la data sulle colonne del Giornale e della sua rivista L’Italia Settimanale. Né mi impedisce di farlo la presenza di tanti neofiti imbacuccati di tricolore e visibilmente impacciati in un ruolo al quale non sono affatto abituati. Non ho smesso di predicare le mie idee sul signoraggio bancario solo perché un avanzo ci cellula comunista come Bebbe Grillo ha incominciato a sostenerle…
Anche qui, come in altri campi, vale il proverbio sul colore del gatto.
(no caste)

PS:
Mi trovo ad ammettere – e mi costa parecchio – la mia invidia verso i “cugini” francesi che hanno ancora una Fiamma tricolore sulla quale riporre le proprie speranze (e pensare che fu Almirante a regalare quel simbolo a Le Pen). La “mia” fu spenta nelle acque di Fiuggi qualche secolo fa…
Tuttavia mi sarebbe piaciuto che Marine Le Pen avesse rinfrescato la memoria al suo neo “gemellato” Borghezio (ex Ordine Nuovo) sul significato dell’aggettivo “National” nel nome del suo partito.

Nessie said...

Marshall, non è la mia icona preferita la Dama con l'ermellino, ma ha un'aria astuta. E di questi tempi non guasta. Ci sono donne, Madonne e Veneri ben più belle di questa nelle nostre Arti figurative, ma la Bellezza è troppo vulnerabile. Bisogna che l'Italia si scaltrisca :-).

Nessie said...

No caste, questa in ogni caso, è stata una data assai controversa, e si vede e si sente da molti interventi qui su blog. Tutti contengono qualcosa di vero e anche il tuo intervento, nel quale molto generosamente riesci a turarti il naso, accanto a cattivissime compagnie, che viceversa io non perdono, e l'amico Massimo nemmeno.

Tuttavia se può consolarti, anch'io invidio la coesione e la compattezza dei cugini d'Oltralpe con le quali festeggiano tutti uniti" il loro 14 Juillet, che volendo essere pignoli è una data da ghigliottinatori massonici e da tricoteuses.
Però, ecco, la France per loro è pur sempre "la patrie" di allons enfants.

Sarebbe interessante fare un elenco di "castratori" di quello spirito nazionale, che mai come in queste ore sarebbe necessario per tutti noi.

Nessie said...

Per inciso No caste: leggo sulle ultime notizie che i fautori del tricolore in tempi non sospetti (Alemanno, La Russa e oggi anche Berlusconi che ha sdoganato il simbolo del tricolore in Forza Italia) sono stati sonoramente fischiati dagli sbandieratori "rossi" dell'ultimo minuto. Che l'Inno di Mameli è cantato ierisera al Colosseo da Gianni Morandi e francamente io ne ho le saccocce piene :-(.
QUalche tenore, non si poteva cooptare, visto che siamo la patria della lirica?

Johnny 88 said...

Post di gran classe, come sempre. Io però non riesco a sentirmi italiano. Più ripenso a come questo paese è stato costruito, come sia stato disegnato da certi "architetti" e meno mi sento di festeggiare. Ormai che c'è teniamocelo e difendiamolo dalle invasioni barbariche, però sinceramente di festeggiare ho poca voglia. Certo comunque patetici coloro che fino a vent'anni fa tacciavan di fascista/reazionario chiunque osasse esporre il tricolore ed ora dan lezioncine di patriottismo al mondo. Proprio loro che vorrebbero sciogliere questo paese nell'UE e diluirlo con le migrazioni bibliche. Per la serie, da che pulpiti...

Nessie said...

Giovanni, lo so che voi "serenissimi" non vi sentite italiani. Ma il Veneto è italianissimo e Padova, città di S.Antonio, pure.
Te ne devi andare via per un annetto, magari a fare un lungo stage all'estero, come Vanda. POi vedrai che quando torni, ti sentirai italianissimo. Specie se ti raffronti con altri popoli e nazioni.
Non confondiamo la nostra storia e geografia coi politici che abbiamo.
Per il resto, anch'io, come ho già scritto, ho poca voglia di festeggiare.
C'è sete di vera identità e di vera riscossa, ma i media e le istituzioni ci danno una patacca, per confonderci le idee.

Anonymous said...

Quella del compagno Morandi che canta l’Inno nazionale non la sapevo, Nessie.
Hai ragione: meglio un tenore, visto che siamo la patria della lirica (e io sono un amante…). Anzi, meglio un Coro, poiché gli inni sono scritti per essere cantati in coro, altrimenti perdono la loro stessa ragion d’essere.

Quanto al turarmi il naso a causa di certe compagnie non ne ho bisogno, cara amica. Posso benissimo festeggiare le “mie” ricorrenze senza averle accanto. Ma non sia mai che io vi rinunci a causa dei “convertiti” dell’ultima ora. Sarebbe come dargliela vinta, come disertare un campo che difendevo quando scambiavo cazzotti ed altro proprio con “loro”. Mi sparerei piuttosto.

Solo, mi fa un po’ pena il povero Marcello Veneziani che si vanta di essere stato il primo (ed è vero) a tirare fuori la data del 17 marzo. Asseriva, tra l’altro, che mentre il 25 aprile e il 2 giugno dividono, questa avrebbe unito.
All’anima dell’ “unione”…
(no caste)

Anonymous said...

Se anche in questo caso la "storia" fosse stata scritta ad uso dei vincitori come parrebbe da più di uno studio e prova i festeggimenti sarebbero altrettanto malriposti.
Indietro non si torna e poi gli italiani esistevano anche da prima ma bisognerebbe almeno affrontare la faccenda con più spirito di verità e con meno retorica. Il farlo però comporterebbe scoprire gli altarini su certi giochetti che si tengo oggi alla stessa maniera.
Noto poi che i più sperticati acclamatori (che non ammettono accertamenti storici) appartengono alle nomenclature ed oligarchie direttamente beneficiate con soldi e lavoro altrui da questo stato di cose. Non credo sia un caso.
Scarth

Nessie said...

No caste, è un punto di vista rispettabilissimo anche il tuo: non darla vinta a costoro. Però c'è la Lega che con la sua assenza e le dichiarazioni di Borghezio che l'Italia diverrà il nuovo Belgio che tiene banco. Secondo te cosa vuole? la Secessione ? lo spezzatino Italia? Gioca a fare bastiancontrario? Trattasi di semplici guasconate folcloristiche nelle quali fino a poco tempo fa credevo anch'io, dato che abito nei suoi territori?

Anonymous said...

auguri :)

Nessie said...

Scarth, credo anch'io che questa sia un'ottima occasione di riflessione per porsi alcuni importanti interrogativi.
Trovo beota sia appiattirmi nelle ricorrenze indotte che forse proprio certe élites globaliste (Ciampi, Napolitano) ci hanno inoculato perché hanno fiutato l'aria che tira, sia saltare a piè pari un periodo della nostra storia e magari sbianchettarlo in modo iconoclasta e burino, come fa la Lega.

johnny doe said...

Questa retorica delle coccarde è ridicola,come un cappello che il giorno dopo si ripone in solaio.
E' anche ridicolo che gente che per decenni ha osteggiato il concetto di patria se ne faccia ora paladino.Una festa artificiale.
Caso mai,l'Italia è quella che illustra Nessie e non quella che oggi va di moda ricordare.Con tutto il rispetto per coloro che han dato la vita nell'idea che credevano giusta(e che oggi sarebbero alquanto delusi del loro sacrificio),e non per quelli che ora pontificano.
Per quanto mi riguarda e a differenza di Napolitano,l'ideale situazione italiana era quella rinascimentale,quando divisi in otto stati,siam stati la guida culturale del mondo.
Altro che sparire!
Ma come noto,sto dallapartedeltorto.

Nessie said...

JohnnY, non vorrei sbagliarmi ma mi viene uno strano sospetto: che le élites globaliste giochino su più tavoli: da un lato i festeggiamenti unitari supportati dal duo Ciampi-Napolitano. Dall'altro lo spezzatino in macroregioni voluto dalla Lega, specie dopo le dichiarazioni sul Belgio di Mario Borghezio.
In ogni caso, leggi qui:

http://www.movisol.org/draghi3.htm

E in ogni caso, noi saremmo le cavie di un disegno bifronte.

Close, gli auguri a quando capirò meglio cosa bolle in pentola ; -)

Anonymous said...

Difficile capire cosa passi per la testa dell’ex Camerata Borghezio, Nessie.
Tacciava di fascismo (lui!) il Front National quando all’europarlamento Le Pen faceva gruppo col Msi, mentre oggi è culo e camicia con la figlia Marine. Era contrario, giustamente, alla secessione del Kossovo dalla Serbia (che sta al primo come l’Italia sta al Piemonte) e oggi pare un fautore della disintegrazione del Belgio.
Sembra fermo all’epoca in cui la Fondazione Agnelli - per conto della Trilaterale - elaborò il “progetto Padania” e credere ancora al disegno di Miglio che voleva staccare la Padania dall’Italia per costituire, con Austria, Baviera e magari Svizzera, un unico Stato “mitteleuropeo”, senza avere peraltro mai chiesto ai cointeressati cosa ne pensassero.
Fumisterie di un teorico il quale ignorava che gli Stati si formano con gli eserciti e non con le chiacchiere.
Battaglia di retroguardia, persa in partenza. E se è la stessa battaglia della Lega, abbiamo la spiegazione psicologica della scelta del suo inno: una nenia bellissima e struggente, ma che resta il lamento di un popolo sconfitto e mal si adatta alla pugna.

Lo scrivo con amarezza avendo, dopo il repulisti del 1993, accarezzato l’idea che proprio la Lega potesse proporsi come un polo di attrazione per la riscossa l’Italia intera, se solo Bossi avesse saputo (o voluto) pensare più in grande e trasformare il suo movimento in una Lega Nazionale. Invece preferì fondare il parlamento di Mantova e perdersi nei riti dell’ampolla, condannando il suo partito al ruolo che in Germania è recitato dalla CSU: fortissimo localmente, indispensabile per battere la sinistra nelle elezioni politiche, ma che non potrà mai esprimere un Capo del governo.

Queste cose Borghezio le sa, se non si è divorato anche il cervello. E dunque hai ragione tu: trattasi di semplici guasconate folcloristiche…
(no caste)

Angelo D'Amore said...

prima del 1861 eravamo i piu' ricchi, detenevamo una lista enorme di primati( http://www.vocedimegaride.it/html/primatidelregno.htm ).
poi qualcosa e' cambiato.
l'italia sara' davvero grande, quando il sud tornera' a svolgere il ruolo che aveva prima del 1861.

johnny doe said...

Conoscevo la storia del Britannia,ed è ovvio che noi,per questa gente, siamo sempre materiale da manipolare con l'aiuto dei media (vedi Libia).

Ma il mio commento,al di là della Lega o altri,era solo una consideazione e provocazione specificatamente legata a queste inutili celebrazioni.Il sentimento di patria non è costruito e esplicitato in un giorno tipo festa della mamma o ub san Valentino.
Poi la mia idea è simile a quella della confederazione elvetica,ci son troppe differenze.
L'Italia è stata unita solo due volte in un sentimento unitario:
al tempo dei Romani e col Fascismo,tutta la nostra storia è contraria.
Questo al di là di tutti i giochi occulti possibili,e che poco cambierebbero con un italia unita.
E si vede tuttora,con o senza macroregioni.

Nessie said...

No caste e Johnny, forse sono diventata un po' diffidente, ma ho l'impressione che oramai non c'è da fidarsi né dai disegni unitari e dalle conseguenti celebrazioni che ci danno il contentino come a quelle a cui assistiamo, né dai disegni secessionisti. Mah...
Vero quel che dice Johnny che l'Italia è stata unita in due occasioni, quelle che hai citato.

No caste, ottime le info che mi hai dato su Borghezio. Dalla fondazione Agnelli-Bilderberg con il "progetto Padania" a oggi non è poi passata poi un'eternità. E io in ogni caso, non credo che il disegno mostrato nell'Economist con la cartina geografica ridisegnata in base alla redditività sia un'ubbia.

Nessie said...

Ecco il link dell'Economist con detta piantina:

http://barcellonablog.blogspot.com/2010/05/leconomist-ridisegna-la-mappa.html

Mi rifiuto di vedere uno spezzatino-Europa basato sul PIL e senz'anima né cultura.
Peggio che tornare ai tempi del Metternich con gli staterelli modello "espressione geografica".

Anonymous said...

# Angelo D’Amore.
Finiamola con questa cazzo di menata dei primati e delle ricchezze rapinate, altrimenti qualcuno potrebbe domandare perché non vi siete battuti fino all’ultimo uomo per difenderle…
Che io sappia (e ne so parecchio) ci furono due sole “vere” battaglie: a Calatafimi (TP) e a Civitella del Tronto (TE), posta d’assedio per cinque mesi e che cadde solo il 20 marzo 1861, tre giorni dopo la proclamazione del Regno.
Siciliani e abruzzesi si batterono per un regno che avevano tutto l’interesse a perdere; dei napoletani neppure l’ombra, nonostante avessero da preservare tanto benessere e tanti primati…
Garibaldi si trovò a percorrere un’autostrada fino a Napoli, dove Liborio Romano – dopo aver “consigliato” il Re di ritirarsi a Gaeta – gli preparò un’entrata trionfale.
Per la cronaca, Liborio Romano era contemporaneamente Ministro di polizia dei Borboni e capo della camorra. E fu anche il primo napoletano ad essere eletto al Parlamento italiano.
Queste cose è bene saperle, per comprendere meglio quello che è successo dopo…
(no caste)

Nessie said...

No caste, se hai occasione, vai a vedere il film sul Risorgimento di Mario Martone "Noi credevamo". E' un'opera coraggiosa che andava fatta. E per nulla apologetica, ma veritiera. Sono appena stato a vederlo stasera.

Anonymous said...

Sono passati quasi vent’anni, Nessie, e di questi tempi possono essere un’eternità…
Infatti la piantina dell’Economist è molto diversa da quella che aveva in testa Miglio.
Gli inglesi sono molto bravi a tracciare i confini: in genere adoperano riga e squadra, stavolta hanno deciso di adottare criteri più complicati. Ma come al solito hanno dimenticato i popoli.
(no caste)

Aldo said...

Se quando si ricorda il passato che si è vissuto occorre sempre stare attenti al modo in cui ogni cosa tende a tingersi di rosa, ancor più occorre stare in guardia quando si ricorda un passato che si conosce solo dalle parole altrui -- molte le omissioni, frequenti le conclamate menzogne. Ad esempio, nel celebrare i monumenti del passato non sarebbe male ricordare (cosa taciuta in ogni libro di testo per la scuola di base) che a rendere possibile tanta magnificenza sono stati anche il passato schiavista d'Italia e la riduzione delle masse in condizioni di miseria. Per ogni monumento che oggi conserviamo, esistevano mille e mille baracche malsane ed affollate ormai scomparse e quindi dimenticate. In alcuni casi si conserva una documentazione scomoda e accuratamente taciuta che va oltre la miseria, fino ad arrivare a vere e proprie catene come nel caso dei quattrocento schiavi impiegati tra le maestranze che hanno contribuito alla costruzione della Reggia di Caserta, o alla prostituzione minorile accuratamente amministrata da un'istituzione come l'Ospedale della Pietà di Venezia (un orfanotrofio gestito da ambienti religiosi).

Questo basta a squalificare il passato delle popolazioni italiche? Non più di quanto sia squalificante il passato di ogni popolazione, ma è giusto ricordarlo perché aiuta a rifuggire dalle idealizzazioni, che sono ingannevoli e fuorvianti.

Ciò detto, temo che tu abbia comunque ragione nel ritenere che il nostro passato, per quanto fosco, si stia rivelando per certi aspetti migliore del presente e del futuro che si prospetta.

Aldo said...

Aggiungo una cosa...

Premesso che nessun cane muove la coda per niente, se si è sentita la necessità di mettere in piedi un'alluvione mediatico-pubblicitaria come quella che ci hanno propinato deve esserci una ragione. Le ipotesi possono essere le più varie, per cui non provo neanche a lanciarmi in illazioni strampalate, ma visti i trascorsi dubito che alla base dello sforzo (anche economico) sostenuto per questo centocinquantenario ci siano nobili intenzioni. Dove sta, secondo te, l'inghippo?

Nessie said...

Aldo, certo che è giusto ricordare che per ciascuna di queste signorie (in primis quella Medicea) che commissionava splendidi palazzi, fontane, chiese e monumenti, c'era tanta e tanta miseria. E' innegabile. Ma non dimenticare mai l'arcinota e paradossale frase di Orson Welles sulla Svizzera, la pace, la fratellanza, la democrazia e gli orologi a cucù, che penso conoscerai a menadito.

E se proprio non te la ricordi, rileggila qui:http://www.ilprimoamore.com/testo_2041.html

Circa il tuo secondo quesito "dove sta l'inghippo", ci ho pensato e ripensato varie volte. Specie per i costi di queste celebrazioni, che intanto per cominciare sono state tutte lautamente sponsorizzate da poteri forti (a Roma sono intervenute le Ass. Generali di Geronzi, per fare un esempio).

Alcune delle mie ipotesi sono:
a) la massoneria (di cui quella Carboneria che ci hanno fatto studiare a scuola era solo un ramo) celebra i suoi fasti passati: quegli stati-nazione che ha concorso a creare, quali primo tassello di un disegno pù vasto, che sta andando avanti.

b) può anche essere una sorta di "canto del cigno" della serie: non avrete più patria ma vi diamo il contentino prima del grande imminente commiato.

c) chi ci amministra sa che c'è sete di vera identità, e nel timore che prevalgano posizioni "separatiste" al Nord con la Lega e al Sud con movimenti neoborobonici che fanno ridere i passeri, allora dirotta questi entusiasmi nelle celebrazioni del buon tempo che fu, con tutta l'agiografia che sai.

Se hai qualche altro sospettuccio, suggerisci pure...

Nessie said...

No caste, sugli inglesi:
"Gli inglesi sono molto bravi a tracciare i confini: in genere adoperano riga e squadra, stavolta hanno deciso di adottare criteri più complicati. Ma come al solito hanno dimenticato i popoli".

L'attuale situazione di destabilizzazione nel Maghreb e nella stessa Libia, ha dimostrato, purtroppo, che i popoli per i loro progettini, non sono affatto necessari: bastano dei drappelli di "rivoluzionari" istruiti per l'uopo da chi sappiamo.

Sulla Lega, leggi l'ultimo post di Marcello Foa sul suo blog. Come vedi, anche lui sospetta che dietro a certe guasconate folcloristiche ci sia dell'altro.

Nessie said...

Qui il link:

http://blog.ilgiornale.it/foa/2011/03/17/la-lega-pensa-sul-serio-alla-secessione/

A quanto pare, nemmeno le guasconate sarebbero così gratuite.

Anonymous said...

Ho letto, Nessie, grazie.

Resto del parere che per fare gli Stati ci vogliono gli eserciti, non bastano le chiacchiere. Questo già Machiavelli lo sapeva, e ci sarà una ragione se dopo cinque secoli è ancora il filosofo della politica più studiato.
L’unica secessione indolore che io ricordi è quella della Cecoslovacchia. Ma lì erano tutti d’accordo fin dall’inizio e si trattava comunque di uno Stato artificiale.
Se il trippone è disposto a far scorrere il sangue ci provi. Io sono pronto.
Tuttavia sarei curioso di vedere il seguito, con l’est e l’ovest a cavarsi gli occhi dopo una settimana e le due regioni “specialissime”, che finora hanno campato a sbafo, rinunciare a quelle laute sovvenzioni statali con le quali è stata garantita la loro opulenza.
C’è anche il rischio di liberarsi per sempre di francesi, tedeschi e austriaci, vedendoli crepare dalle risate uno dopo l’altro…

Intanto, mentre noi ci balocchiamo con le coccarde e ci accapigliamo su Mameli, la Francia ottiene il suo risultato: bombardare la Libia, con lo scopo – neanche troppo nascosto – di sostituire l’Elf all’Eni.
Noi forniremo le basi ed alla fine avremo la ricompensa che ci spetta: qualche milione di africani.
Amen.
(no caste)

PS:
Vedo che i trinariciuti esistono ancora, anche se in molti hanno cambiato casacca. Una volta era fascista il Tricolore, adesso è fascista l’Alzabandiera…

Aldo said...

Nessie, su questa particolare questione non oso produrmi pubblicamente in interpretazioni e mi limito a mettere "in memoria" le tue per rifletterci a dovere. Prometto: dovesse venirmi in mente qualcosa di proponibile (nel senso di un minimo attendibile) non mancherei di renderti partecipe.

Anonymous said...

Noto che, selettivamente, c'è sempre qualche "popolo oppresso" da "liberare" allora come ora.
E al giorno d'oggi un bombardamento non si nega a nessuno.
Scarth

Nessie said...

No caste, hai dimenticato di citare la sanguinosa secessione del Kosovo, voluta dagli americani con gesto unilaterale e senza la solita copertura ONU. Certo che se ne fanno di soperchierie col "sangue degli altri".

Quanto al "trippone" chi sarebbe? Borghezio? Non ho capito bene a chi ti riferisci in questo passaggio: "Tuttavia sarei curioso di vedere il seguito, con l’est e l’ovest a cavarsi gli occhi dopo una settimana e le due regioni “specialissime”, che finora hanno campato a sbafo, rinunciare a quelle laute sovvenzioni statali con le quali è stata garantita la loro opulenza".

Sentito le ultime libiche, le prospettive per noi sono a dir poco disperanti.

Anonymous said...

da verificare..vedi te....

S'è risvegliato il Marsili, vulcano sommerso nel Tirreno: coste a rischio tsunami
http://eliotroporosa.blogspot.com/2011/03/se-risvegliato-il-marsili-vulcano.html

m

Nessie said...

Aldo, come sai non mi accontento di facili risposte. Certo che un'iniziativa di questa portata è costata montagne di quattrini. Pensa solo pagare un ponte di tre festività quanto costa. Sì, perché molti hanno fatto il ponte.

Scarth, lo schema-Serbia e Iraq è sempre quello, ma nessuno li ferma :-(

Anonymous said...

Già Nessie ho letto che anche Russia e Cina hanno dato via libera e questa è la prova che fanno parte della illuminata combriccola anche loro.
( questo finalmente spiega anche perchè il nostro ingenuo Berlusca sia sempre stato lasciato solo dal suo "amico" russo )
A questo punto direi che quel Nuovo Ordine Mondiale di cui si parlava si è già perfettamente compiuto. Forse manca solo l'eliminazione o l'addomesticamento della Chiesa.
Scarth

Nessie said...

Scarth, io scrivo dei post sulla patria da preservare, ma qui oltre ad esserci adattati a fare gli stuoini altrui concendendo le basi ai bombardieri (Francia in testa), c'è davvero il rischio che l'elefante africano schiacci il moscerino Italia. Possibile che di tutti questi Soloni del tricolore last minute non ce ne sia stato uno che sia uno che si sia degnato di parlare dei rischi gravi che stiamo correndo?

Nessie said...

Scarth, amici, guardate qui cosa sta accadendo a Lampedusa,
la popolazione inferocita sta impedendo l'ennesimo sbarco dell'ennesima nave carretta:

http://videochat.corriere.it/index_H2401.shtml

Ormai la nostra ultima speranza è prendere le forche e i forconi e fare quel che i ns. governanti pusillanimi non osano fare.

Anonymous said...

Nessie, dopo avere visto pubblicato il mio intervento mi son accorto di aver saltato il nome delle due regioni “specialissime” (ossia le più speciali tra quelle a Statuto speciale) e che tale omissione ha reso oscura l’intera frase. Me ne scuso e faccio ammenda.
Alludevo alla Valle d’Aosta e all’Alto Adige, nelle quali lo Stato ogni anno riversa rispettivamente 17.500 e 15.300 euro per abitante, contro una media nazionale di 9.000. Senza contare alcune “piccole” agevolazioni che gli altri neppure si sognano (ad esempio in Valle d’Aosta la benzina è esentasse).
In fondo alla “classifica” ci sono Campania e Veneto con 7.500 euro.
E se ogni tanto si incazzano avranno pure le loro ragioni.
(no caste)

PS:
Sì, alludevo all’ex Camerata Borghezio. Chissà se anche lui considera fascista l’Alzabandiera…

Nessie said...

Ah ecco, adesso capisco :-)

Ieri sia Boni che Salvini (entrambi Lega) hanno menato fendenti non solo ai fascisti, ma anche ai comunisti. Hanno detto che i passanti che li insultavano in galleria Vittorio Emanuele a MI, erano terroristi comunisti tricolore. Accuse infondate, dato che si trattava di passanti di un dì di festa che nel vedere questi qui che si agitavano con le scrivanie, li hanno presi per toccati. Volendo dare delle etichette, il loro "arbeit macht frei" sarebbe nazista, allora.

Anonymous said...

Ho seguito il riprese del tuo link Nessie. Mi dispiace moltissimo per gli abitanti di Lampedusa usati come carne da macello (vale il solito detto romano). Capisco benissimo la loro esasperazione.
Ma il nostro è uno stato civile? Ma che cavolo celebriamo a fare?
Siamo messi peggio degli iracheni mi sembra.
Scarth

Anonymous said...

Bahrain, Arabia Saudita e Yemen...
Ricomincia il toto-rivoluzione.

http://www.ilgiornale.it/esteri/venerdi_collera_yemen_scontri_sanaa_polizia_spara_manifestanti_almeno_11_morti/cronaca-venerdi_collera-yemen-proteste-scontri-sanaa/18-03-2011/articolo-id=512267-page=0-comments=1

(no caste)

Anonymous said...

> No Caste : scommettiamo che in Arabia Saudita non succederà nulla ?
A meno che "qualcuno" non abbia deciso di incoronare re di quel Paese direttamente il CEO della Exxon...
Scarth

Nessie said...

Scart, dobbiamo dire chiaro e tondo all'Onu, alla Ue e a tutti gli organismi sovrannazionali che ci obbligano a sopportare questo schifo, di cui sono in prima fila i poveri lampedusani, che l'Italia è una barca che se continua ad essere riempita andrà a picco e affogherà.
Tutti i governi fanno schifo, quale che sia il colore, di fronte a questa emergenza. Devono parlare chiaro e difendere i nostri confini, altro che entrare in guerra contro la Libia!

Lo PseudoSauro said...

Vista da lontano sembra la bandiera sabauda... anche la mia famiglia ha una tradizione marinara. Io no, ma ho passato un bel po' di tempo a Livorno, per cui...

Marinai, alpini, fanti o aviatori, mi sa che prima o poi ci faremo una crociera a Lampedusa. Non prima che gli abitanti ci abbiano invitati, s'intende.

Per usare qualche perifrasi, lo Stato non fa un cazzo, solo cazzate.

Nessie said...

Gli abitanti di Lampedusa hanno tanto di quel casino, poveracci, che avere qualche italiano che li supporti per loro non può essere che un sollievo. Forse saranno stati ingiusti, caro Sauro, a prendersela con Maroni, ma la verità è che non possono essere lasciati soli con migliaia e migliaia di profughi (ma poi da che, visto che ora c'è la "democrazia"?) in sbarco perpetuo.

Sì, mi sa proprio che tutti quanti finiremo a Lampedusa con forche e forconi, se il governo non si sveglia.