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27 April 2010

Enzo Bettiza racconta perché vota Lega

Incontrai per la prima volta Enzo Bettiza nel quadro delle manifestazioni legate al Premio Piero Chiara (VA), mentre presentava il suo romanzo  "Il Libro perduto" (2005). Enzo Bettiza è stato ed è  con Montanelli, Piovene, Parise e Arpino, il fautore e continuatore di quel giornalismo letterario, nel quale la pagina deve essere scritta alla perfezione come fosse un vivido racconto. Insomma il  classico giornalista-scrittore o scrittore-giornalista, rara specie in via d'estinzione, a causa di quel mass-mediese veloce e  standardizzato che imperversa oggi sui giornali e che Internet ha reso ancor più piattamente omologante.  E' assai gradevole ascoltarlo,  perché oltre a essere uomo coltissimo che parla molte lingue  (è nato a Spalato in un paese cerniera come la Dalmazia) , parla di politica in modo alto e sempre con rinnovata passione civile, attento a tutti gli scenari legati al dopo la caduta del Muro e in particolare all'Est europeo.  Quando lo ripresero con le telecamere davanti a Villa Recalcati, antica e nobile dimora settecentesca, oggi sede della Prefettura di Varese, ebbe a dire: "Qui mi sento per davvero a casa mia".
Inserisco questo sua intervista concessa al Corriere ad Aldo Cazzullo, nella quale spiega i motivi del suo voto alla Lega, offrendone una lettura davvero insolita. Bettiza non vota per il Carroccio, in quanto partito ribelle, territoriale e secessionista, ma proprio perché fautore di quell'ordine asburgico che lui, mitteleuropeo di nascita e di cultura, ben conosce e riconosce. Anche se la Lega stessa non ne è ancora del tutto consapevole.

Se sogno la mia balia Mare, sogno in serbocroato. Se sogno le Poljakove, madre e figlia, che mi ospitarono a Mosca quando Giulio De Benedetti mi licenziò dalla Stampa e mi tolse casa, sogno in russo. Se sogno Simone Veil, cui fui molto vicino all'Europarlamento, sogno in francese. Ma se sogno mio padre, sogno in dialetto veneto»
.
Enzo Bettiza ricorre a una metafora onirica per confidare al Corriere una cosa che non aveva mai detto: il giornalista più raffinato d'Italia, lo scrittore mitteleuropeo, vota Lega. La Lega di Bossi, con il Carroccio, Alberto da Giussano, lo spadone e tutto. «Ma Pontida è un mito immaginario, come i druidi, i celti e le bevute dell'acqua del Po. La Lega non è figlia della battaglia di Legnano, condotta dai lombardi contro un imperatore germanico. Al contrario: la Lega discende dal Lombardo-Veneto asburgico. Gli antenati di Bossi sono Maria Teresa, Giuseppe II, il lato umano di Radetzky. Il suo antecedente è la buona amministrazione austriaca».
«So che la Lega è stata considerata a lungo buzzurra e folkloristica. E in parte lo era, per necessità politica, per distanziarsi in maniera popolaresca e dialettale dal Sud, per marcare un'identità culturale e antropologica che, spinta all'iperbole, diventava differenziazione etnica. Ma eravamo ai primordi: Roma ladrona, la secessione, il separatismo. Una strada percorsa da altri gruppi regionali in Europa: baschi, catalani, irlandesi, prima ancora i sudtirolesi e anche i bavaresi, che si ritengono uno Stato nello Stato, come il Texas negli Usa. È in questa fase rozza, romantica, pittoresca che la Lega si balocca con riti inventati, zodiacali. Ora la Lega è un partito serio, solidificato. La sua grande forza è la correttezza amministrativa, la cura del Rathaus, il Comune. Detesto la parola "territorio", mi fa venire in mente la mafia. Non esistono partiti territoriali né partiti cosmici. Ora la Lega si insedia a Bologna, penetra negli Appennini, schiera in Toscana un'avanguardia che evoca il Granducato. È un partito nazionale, costruito su grandi temi come l'immigrazione e la difesa delle tasse lombarde, venete, piemontesi. Non a caso i due migliori ministri sono Maroni, uomo della Lega, e Tremonti, che alla Lega è molto vicino. E presto nascerà anche la Lega del Sud». (Continua qui)

23 April 2010

Balotelli e Fini, anime affini

Prelevo dal sito Dagospia questa chicca divertente. Si tratta della lettera di un lettore del sito :
Caro Dago,
c'è una squadra, condotta da un bravo allenatore (molto criticato da alcuni) che ha vinto, che continua a vincere e che probabilmente vincerà ancora, raggiungendo importanti traguardi che non riusciva ad ottenere da molto molto tempo. In questa squadra c'è un elemento che gioca controvoglia, sbuffa, non segue la linea del coach. Di più. Butta via la maglia e manda tutti aff... Sto parlando di Balotelli ? No ! di Fini. Lux
Per quanto Balotelli e Fini  non rassomiglino affatto, hanno in comune:
  1. la protezione dei mass media  e degli opinionisti più in voga, qualunque scorrettezza essi commettano.
  2. il tenere in ostaggio, nel caso di Fini, il governo; nel caso di Balotelli, la squadra del'Inter e  il ct Mourinho con la faccenda del "razzismo".
  3. Il fare delle proprie manchevolezze, un'arma proditoria di ricatto, anziché fare un onesto mea culpa.

Al giocatore dell'Inter tutto è permesso. Ma guai a chi ne contesta i comportamenti pessimi. Insorge Gian Antonio Stella contro quei "fascistoni" e "razzistoni" degli Italiani che non accettano  questi  poveri "nuovi italiani". Per fortuna, ci sono i portoghesi come Mourinho. Per Fini ci attrezzeremo per trovarcene uno. Di nazionalità portoghese, intendo.  Qualcuno che ce lo tenga saldamente inchiodato in panchina, senza farlo scendere in gioco. In mancanza di meglio, manderemo il Berlusca  a prendere delle ripetizioni accelerate. Da chi?  da Mourinho, naturalmente.

19 April 2010

La nube islandese e la vulnerabilità del nostro mondo

Da quando hanno creato il cosiddetto mondo "globalizzato" emergono considerazioni molto importanti: ci siamo precipitosamente ristretti in un condominio litigioso, abbiamo perduto sovranità nazionale e le calamità altrui (anche quelle generate da sconsideratezza, disonestà, frodi economiche e finanziarie, e da mancanza di cautela) ci vengono addebitate come fossero nostre. Insomma, siamo diventati tutti meno liberi, meno felici e anche meno abbienti. La nube islandese dovuta al vulcano in eruzione, ci ha immediatamente mostrato il volto crudele della globalizzazione. Vuoi muoverti perché hai prenotato il tal viaggio di vacanze? Non puoi. Per lavoro? non puoi? Vuoi tornare a casa nella tua casa dolce casa? non puoi. Vuoi fuggire? non puoi?  I cieli sono a rischio. La gente corre impazzita verso il mare, ma per navi e traghetti bisogna aspettare. I treni? troppo intasati e le ferrovie con le linee internazionali dirette per il Nord Europa viaggiano a scartamento ridotto. Tutto questo potrebbe far pensare al saggio: "ma stattene a casa tua, che è meglio". Ma è ovvio che una società occidentale che ha spinto e sospinto in modo quasi coattivo al "movimento", alla "mobilità", all' utopia dell' "altrove", alla fine del posto fisso, alla ridicolizzazione della sedentarietà e della stanzialità, alla disgregazione dei nuclei famigliari e a farsi beffe delle radici e delle identità, ora non può venire, attraverso i suoi media (globali anche questi), a farci la morale e a magnificarci i bei tempi in cui Berta filava e raccoglieva gli ortaggi e i frutti direttamente dal suo orto. NON NE HANNO IL DIRITTO. Non loro, per lo meno. Intanto, pare che il problema più importante sia non poter più magiare frutti esotici a causa dei voli interrotti. Se è per questo tanto meglio: mangeremo più arance, mele e pere italiane. Questo è proprio l'ultimo dei miei pensieri.
In tutto questo marasma emerge però, almeno un fatto importante da considerare: perché le compagnie aeree dopo aver intascato ingenti soldoni dei biglietti che in buona parte non restituiranno, non hanno allestito loro le emergenze di pasti caldi e di brandine per i loro clienti, cercando di alleviarne il disagio? Cosa c'entra più in un mondo privatizzato fino all'usura e all'usurocrazia,  la Protezione Civile con il buon Bertolaso, che dopo lo sputtanamento globale  subìto (come ormai sono tutte le campagne di sputtanamento, le quali non risparmiano più manco i papi) adesso, poveretto,  corre a mettere pezze laddove i pesci piranas delle compagnie aeree sottraggono solo quattrini scaricando i disagi sui viaggiatori?
Voglio dire, perché non sono state le compagnie a provvedere a un minimo di comfort per i loro clienti?
Intanto in tv durante i TG, c'è una cronista che continua imperterrita a chiamare Trenitalia, con il vecchio nome di "Ferrovie dello Stato".  Quale stato?
Nossignore! Lo stato italiano è in via di smantellamento: le sue ferrovie sono state privatizzate, le sue industrie svendute, la sua banca si chiama Bankitalia e fa parte della filiera di banche internazionali, senza più  far riferimento ad alcuna riserva aurifera. E anche l'acqua non è più nostra. Ci mancava solo l'aria, ma a questa ha provveduto la nuvola islandese. Il mondo e tutti noi, siamo diventati più vulnerabili e fragili. Meglio prendere una zappa e andare a zappare. Ma anche ripensare a noi stessi come esseri umani degni di questo nome. E'  un PIL in termini di "pensiero" quello di cui abbiamo bisogno e che forse siamo ancora in grado di recuperare", scrive Ida Magli a conclusione del suo ultimo articolo. Speriamo...

16 April 2010

Alla fin Fini...

Viviamo in un mondo dove  tutto sembra correre a rotta di collo. Non faccio nemmeno più in tempo a scrivere qualcosa o a paventare qualche pericolo che già succede. Prima delle vacanze pasquali  subito dopo il risultato elettorale scrissi: "Penoso il solito Fini con le sue lezioncine ex cathedra, il quale neanche in queste ore di certe sue gelide dichiarazioni, si rassegna all'evidenza dei fatti: che perfino i suoi vanno avanti solo se c'è quel "bauscia" del Berlusca a spendersi in prima persona".
Non ho mai avuto nessuna simpatia né stima per Fini che ritengo essere una scatola vuota, e l'ho dichiarato apertamente in numerosi post. La sua dissenteria oratoria mi annoia e più che un maitre à penser quando va per Atenei a fare il bagno di gioventù studentesca pensando di aver qualcosa da trasmettere è un povero maitre à ennuyer. Per chi volesse deliziarsi, legga quanto ho già scritto in precedenza  qui  qui   e anche qui. 
 Poi non so più in quanti altri post ho mostrato davvero insofferenza e antipatia per quest'uomo rigido, freddino e inconsistente come un manichino da confezioni Facis o Lebole, sempre così studiato nel parlare, alla cui timbrica vocale rassicurante non fa mai riscontro alcuna brillante idea. Una bella voce, incapace di dire qualcosa di veramente condiviso e sentito per tutti gli Italiani. Lo ritengo, addirittura, un vero e proprio nemico dell'Italia col suo smaccato e spudorato trasformismo, con la sua voglia di riempirici di immigrati che lui chiama "nuovi italiani". Gli preferisco di gran lunga quell'energumeno di Bossi che, reduce dal suo coccolone, riesce con la sua vociaccia da osteria  e i suoi capelli irsuti da capitan Cocoricò, a dire in quattro parole quel che tutti pensano. Soprattutto a farle.

Durante la campagna elettorale la condotta di Gianfuffa è stata a dir poco vergognosa: mentre da una parte faceva  raccattare ai suoi, i voti e le simpatie degli italiani dedicate a Berlusconi fingendo di stare in disparte e  "super partes" nella veste di Presidente della Camera, in realtà non faceva che remargli contro, mostrando di essere una vera e propria zavorra nel PdL, comportandosi come fanno gli hackers e i crackers dentro i computer, i quali cercano  solo di spaccare e di mandare tutto a carte quarantotto!
Male, molto male fece Berlusconi durante il famoso discorso del "predellino" a sciogliere Forza Italia per creare quella "fusion" forzitalico-aennina  chiamata PdL .
I predellini portano iella e la faccenda della duomata in faccia avrebbe dovuto chiarirgli ulteriormente le idee. Ora, grazie a un successo elettorale non certo suo né tanto meno ottenuto grazie a a sé stesso, il solito Fini minaccia di portarsi via i suoi (mi piacerebbe sapere in quanti lo seguiranno) e  perfino di creare un gruppo parlamentare autonomo. I suoi farefuturisti senza avvenire si autoproclamano  già "generazione Italia". Uhmm! rieccoci al nuovismo in naftalina che avanza!
 Ma soprattutto, riecco per gli Italiani appena dopo le elezioni (sono passati solo 15 gg) , l'incubo dell'ennesimo ribaltone, dell'ennesima imboscata, dell'ennesima scissione, dell'ennesima instabilità, del solito ottuso e miope politicume politicante prezzolato da quei poteri occulti che non hanno nemmeno bisogno di farsi eleggere e che se ne fanno un baffo del nostro voto, poiché vogliono destabilizzarci. Leggere la nuda cronaca riferita dal Corriere sulle tensioni in corso. Chi credete che ci sia dietro alla fretta di Fini di voler fare due cloni di uno stesso PdL?!
Povero Luttwak dagli occhi di ghiaccio, come ha puntato male le sue carte, sponsorizzando un uomo senza qualità come Fini! Me lo facevo più intelligente, l'autore de "Il Pentagono e l'arte della Guerra" nel scegliersi i pupilli.
Che Fini se ne vada in fretta, ma che abbia la decenza di dimettersi da Presidente della Camera.
Chi ci dice che sia una disgrazia? potrebbe nascere una diarchia leghista-forzitalica. Dopotutto il verde e l'azzurro sono due colori che non si contrastano e se la Lega ha aumentato il  suo numero di voti è proprio grazie alla sua politica di smarcamento dal finismo. Ma che questo tormentone abbia fine. Senza doppi fini. Mai così minuscoli.

11 April 2010

RU486, la mammana chimica

Sono sempre molto attenta alla tempistica dei cosiddetti eventi. E francamente mi domando come mai l'indomani dei risultati elettorali, sembra che il problema più importante per l'Italia, della quale si lamenta in continuazione di essere a "nascite zero", sia diventato la pillola abortiva, altrimenti detta RU486. Chi ce la impone? Quando non si sa a cosa rispondere viene automatica una rispostina prefabbricata: "ce lo chiede l'Europa". Leggi, le grandi corporation farmaceutiche. E ora salta fuori che detta pillola fa parte del pacchetto Legge 194, una legge che fu invece emanata nel 22 maggio 1978, in seguito poi estesa in altre parti mediante referendum abrogativo "radicale" del 1981 - referendum  mirante a sopprimere le restrizioni volute del Movimento per la Vita. Come si sa, nella vecchia legge è prevista un lasso di tempo per rifletterci sopra, prima dell'intervento. Ora con l'introduzione del farmaco tutto sembra più semplificato e velocizzato. Immediate le risposte dei governatori Cota (Piemonte) e Zaia  (Veneto) della Lega che ne hanno visto subito il rischio "liberalizzazione" come si fa per la droga nonché i delicati risvolti etici sulle adolescenti minorenni. Detti governatori sono stati subito messi a tacere per "ragioni di stato". In effetti, la pillola abortiva può portare a prendere sotto gamba quel rispetto per la tempistica nonché il ricovero ospedaliero previsto dalla 194. Eugenia Roccella, sottosegretario alla Sanità del PdL, ha messo in  guardia in una sua intervista dai rischi di emorragia e perfino di mortalità di detto farmaco e di come in GB ci siano già stati ben 5 donne decedute quali "effetti collaterali". Inoltre ha lanciato l'allarme che in alcune regioni (e cita il caso della Puglia) si possa prendere sottogamba il problema dimettendo immediatamente la paziente senza opportuno ricovero ospedaliero allo scopo di creare una sorta di "aborto fai-da-te" e di disimpegno dalle strutture sanitarie.  Ma vorrei soffermarmi su un altro problema più esplicitamente demografico.

Dagli anni '70 in poi si è incoraggiato a dismisura (complici le battaglie radicali del duo Pannella-Bonino) la pratica dell'aborto fino ad arrivare alla mammana chimica odierna, la RU486. Con il risultato che oggi è sotto i nostri occhi: nascite di bambini italiani pari a zero e invecchiamento progressivo della popolazione autoctona. In compenso, hanno incentivato a dismisura e senza alcun limite l'immigrazione dai 4 angoli del pianeta nel nostro piccolo Paese, hanno incrementato le nascite degli allogeni, importando perfino donne africane e asiatiche incinte sui barconi e introducendo di fatto la poligamia islamica in Europa (più mogli  e  più figli per uno stesso marito).  Con la conseguenza diretta di far sempre più collassare il nostro welfare e i nostri servizi sociali. Questa, cari signori, si chiama pianificazione demografica mondialista concertata nonché colonizzazione forzosa del nostro territorio: migliaia di bambini italiani  "mai nati" immediatamente sostituiti da milioni di bambini stranieri importati,  nati e cresciuti  qui ai quali si vuole, oltretutto, regalare quanto prima la veloce cittadinanza-premio. E' il neo-umanitarismo delle élites globaliste che lo vuole. Nel contempo si incrementano gli interessi finanziari e i lauti guadagni delle grandi corporation farmaceutiche produttrici della mammana chimica a cui danno per nome due lettere dell'alfabeto seguita da tre numeri pari. A donne-numero, pillola numerata. Tu chiamalo se vuoi, progresso. Quanto alle femministe (radicali e di sinistra), credevano di combattere contro l'"oscurantismo" della Chiesa e ora si ritrovano a fare gli sponsor acritici per le multinazionali e per le "illuminate" finanziarie filo-immigrazioniste.