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31 January 2010

Da escort a cavallo di Troia

Dunque si sta smontando pezzo per pezzo il caso  D'Addario. Un'altra bieca figuraccia per quella sinistra che l'ha eletta a  nuova eroina  del femminismo, facendola passare per vittima alienata di  una strumentalizzazione sessuale ad opera di un Satrapo. E via con panzane da Anno Zero, dove comparve a chiome sciolte come una Maria Maddalena pentita, non si sa bene di che. Ci sono inchieste assai pesantucce su di lei a Bari. Il suo mestiere, oltre a essere, beninteso, la professione più antica del mondo ribattezzata col nome inglese di escort tanto per edulcorarla, era la ricattatrice. Sì, perché una che va a mettere foto con pose osé di lei e del suo ex compagno, un tal Vincenzo  Barba imprenditore edile, davanti al cantiere edile dove il malcapitato lavorava, per ricattarlo presso la moglie, non può che denominarsi in questo  modo. Un altro enigma fiscale e non, sono le mazzette di banconote nascoste nella guepière della D'Addario per trasferire un milione e mezzo di euro a Dubai, dove pare abbia messo al sicuro certe sue...laute mancette. Inoltre chi l'ha frequentata la descrive come un soggetto instabile mentalmente, una mitomane pronta a tutto con la mania di girare sempre con registratori in tasca, telefonini perché non si sa mai, un ricattuccio coi Vip è sempre possibile, per cui utilizzarla come esca è stato un gioco da ragazzi. Insomma il "cavallo di Troia" (mi si consenta il parallelismo tra la città e il mestiere) al servizio di altri. Coloro i quali avevano in mente un vero e proprio golpe bianco in grande stile: rovesciare il risultato elettorale di un leader legittimamente eletto. E a proposito di ciò, si legga questa intervista di Stefano Zurlo  effettuata all'esperto di 007 Aldo Giannulli. Che poi Berlusconi sia cascato in questo trappolone da vero tonno in un barile, è un altro paio di maniche. Un perfetto frascone, data l'età che ha e che dovrebbe conferirgli almeno  un po' di astuzia e cautela, se non propriamente di saggezza -  merce rara di questi tempi. Ma chi pianifica di queste nequizie, si studia bene i suoi polli e sa sfruttarne le debolezze.   Resta comunque il fatto che Panorama ha pubblicato anticipazioni importanti:  dell'ordito atto a destabilizzare il quadro politico facevano parte politici, amministratori, pezzi di servizi segreti, e perfino magistrati connessi a relativi megafoni nei giornali italiani e stranieri. Scontato poi che la Procura di Bari smentisca "ipotesi di accordi fraudolenti  timiranti a una calunniosa rappresentazione processuale" al riguardo: fa parte della prassi. 
Ma come si evince anche dall'intervista di Zurlo, la cabina di regia era altrove, in Usa, tanto per cambiare. Il che vuol dire che in casa nostra, non siamo nemmeno padroni di votare per chi vogliamo. Se Berlusconi deve cadere, ebbene che cada onorevolmente a fine legislatura, e per il tramite di un esito di nuove regolari elezioni. Ma non con questi attacchi canaglieschi alla diligenza  che presumo, non siano ancora finiti. 

28 January 2010

Hillary Clinton: la gallina che canta ha fatto l'uovo



Bertolaso non aveva ancora  finito di dire la sua sulla questione degli aiuti ad Haiti che alcuni blogger di provata fede atlantista, quelli che "right or wrong, my country" se trattasi di paesi  altrui, ma sempre pronti a lanciar sputi al proprio Paese (che poi è come lanciare sputi per aria e farseli venire in faccia) scrivevano che quel poveraccio del capo della Protezione civile ha torto marcio
Bene, curiosamente l'eco ha avuto una grande risonanza per tutti i giornali del mondo, ma nessuno ha preso le parti della Clinton. Un  perchè ci sarà. E lo fa notare perfino Lucia Annunziata di provate simpatie di sinistra nonché  filoatlantista. Pertanto, non certo ostile all'amministrazione Obama. La quale interpellata da Maria Antonietta Calabrò per il Corriere della Sera (mercoledi 27 gennaio) afferma: "Non è che voglio difendere a tutti i costi Bertolaso. Ma mi interrogo: ci sarà pure un motivo se la BBC, il Los Angeles Times ed altre testate internazionali hanno ripreso con grande evidenza le parole del nostro sottosegretario. Il fatto è che la situazione di Haiti è sotto gli occhi di tutti i giornalisti".
Secondo la giornalista, la Clinton è stata punta sul vivo e si è mostrata piccata "perché la condizione in cui versava il paese prima del sisma è stata una conseguenza dell'amministrazione di suo marito". E pertanto "lei è in grave conflitto di interessi e lui l'ex Presidente Bill Clinton, incaricato di seguire gli aiuti di Obama, si è fatto vedere ad Haiti un solo giorno, si è fatto riprendere con una cassetta di frutta in mano e se ne è andato". Lucia Annunziata che,  come  è noto è sposata a un giornalista del Washington Post,  per cui  ha il polso della situazione, conclude: "Insomma, io dico anche a Berlusconi: non facciamoci intimidire perché protestano gli americani. Affermare  che la macchina dei soccorsi non funziona, perchè i viveri non vengono distribuiti, non è un'offesa di lesa maestà".
Ecco, appunto, Mrs. Clinton: gallina che canta ha fatto l'uovo. Le pesava evidentemente quella demogogia del maritino intento a farsi fotografare con una sola cassetta di frutta. Patetico!- per dirla con Bertolaso. Ovvio, prudenza suggerisce che il nostro sottosegretario non avrebbe dovuto mettere in imbarazzo  il governo, sapendo che Frattini sarebbe dovuto volare proprio là in mezzo alle forche caudine. E che forche!  Tuttavia, ci sono state a mio avviso, troppe genuflessioni  postume da parte governativa.
A ripensarci,   non è la prima e disastrosa gaffe da  parte della Clinton. Un'altra è stata quando, dopo la sentenza sul caso  Amanda Knox ha dichiarato di voler indagare se da parte dei giudici di Perugia c'erano "pregiudizi antiamericani". Anche qui  in questo caso, insorsero immediatamente quelli del "right or wrong".

26 January 2010

Benetazzo e la retorica dell'antirazzismo


Eugenio Benetazzo è un giornalista che ha fatto un reportage sulla tanto osannata società multietnica americana e la cosa più interessante è che nel descriverne alcuni rioni dove la polizia non osa entrare neanche per sbaglio, non ha trovato ostacoli, polemiche e critiche dai cittadini statunitensi, ma dagli Italiani. La tesi di Benetazzo (molto ben argomentata)  non è  nuova e nel suo piccolo anche la sottoscritta la ribadisce di continuo in questo spazio: il vero razzismo è  quello concentrato nel cervello di quelle élites economico-finanziarie che dalla Caduta del Muro a oggi, non hanno fatto che accelerare migrazioni bibliche dall'Africa,  dall'Europa dell'Est,  dall'Asia, dall'America Latina con un solo scopo: invaderci, lavorare in modo sistematico al nostro etnocidio mediante la bomba demografica allogena, creare la lotta tra i poveri autoctoni e quelli allogeni. Ma soprattutto garantirsi nuova  carne da sfruttamento salariale, a cui far subire quelle condizioni di lavoro disumano e poco dignitoso che nel corso del tempo, noi occidentali (in particolare noi europei)  pensavamo di esserci lasciati alle spalle e  sotto le quali,  invece ci risospingono cinicamente, causando una sleale concorrenza che avviene sotto gli occhi compiaciuti della Trimurti sindacale, per il tramite della delocalizzazione delle nostre aziende e dei relativi indotti, presentata come fenomeno "inevitabile". Nel mentre, queste masse di immigrati (legali e non)  in spostamento, degradano le nostre città, attratti dal mito propagandistico di facili Eldoradi d'Occidente,  ammassandosi in tanti rioni-bidonville e  facendo subire a quei ceti popolari italiani che vivono una povertà dignitosa e decorosa, ogni genere di conseguenze dovute a una promiscuità coattiva. Il motivo per cui sono costretta a tornare su queste idee sono stati i recenti fatti di Rosarno, la pessima reazione del Vaticano e della Cei, la reazione scomposta dell'Egitto di Mubarak (terra, dove i cristiani copti sono perseguitati e uccisi), le reprimende della solita sinistra e ovviamente quelle dell'ONU, di Fini e  dei suoi farefuturisti e delle varie ong.

Ed ecco le conclusioni della sua inchiesta sull'American Nightmare che potrete leggere per intero qui.


Chi ancora non fosse convinto di questo quadro spero si convinga almeno della voce autorevole di Market Watch, la prestigiosa testata giornalistica online statunitense, la quale ancora nel 2007 in un passato redazionale analizzava i rischi per l'economia americana legati al credito facile a fasce sociali dal basso rating creditizio. Voglio terminare infine con una considerazione rivolta proprio a tutti coloro i quali in questa ultima settimana non hanno fatto altro che etichettarmi come razzista o leghista: fate attenzione invece, cari lettori, a non essere proprio voi i razzisti. Chi non lo avesse ancora compreso i cosidetti processi di integrazione tanto propagandati in passato come fenomenali processi di crescita culturali per tutti i paesi che li vogliano abbracciare, conditi da buonismo ed accoglienza sfacciata, altro non hanno fatto se non istituzionalizzare lo schiavismo moderno asservito al capitale e sfruttare senza limiti tutte quelle popolazioni che avrebbero dovuto essere oggetto di integrazione, spingendo proprio queste persone ad accettare lavori pericolosi, insalubri o fisicamente usuranti per una paga notevolmente inferiore a quella che sarebbe invece spettata ad un lavoratore autoctono.

E questa strada è stata perpetrata ai danni di altri lavoratori (italiani, tedeschi, francesi, inglesi, americani e cosi via) che hanno visto in pochissimi anni modificarsi verso il basso i loro livelli minimi salariali. L'unico beneficio che ha portato la menzogna dell'integrazione razziale è stato il vile aumento dei profitti delle grandi corporations che hanno beneficiato cosi di manodopera a costo inferiore senza tante seccature sindacali o rispetto per la dignità umana altrui. Chi invece si scalda tanto per consentire ed osannare le fenomali opportunità dell'integrazione, perchè così pensa di poter aiutare queste popolazioni dai mezzi limitati, non fa altro che condannarle ad una nuova era di schiavismo moderno, andando nel contempo a compromettere il tenore reddituale dei lavoratori autoctoni. Fate quindi attenzione, ed iniziate a considerare le opportune conseguenze (i famigerati side effects) di queste politiche di integrazione (da Gheto Capio)


Altro articolo sul tema: Razza che ramazza : http://www.eugeniobenetazzo.com/razza_che_ramazza.htm

24 January 2010

Ermellini a orologeria



Sono per caso già iniziate le regionali? In procura, sì. E da un bel pezzo. Curioso che  procedano a ritmo di TIR lumaca solo quando fa comodo. Impiegano la bellezza di 16 anni per capire che quel poveraccio di Calogero Mannino non c'entrava nulla con la mafia, facendolo marcire "preventivamente" in galera. Con la stessa buona volontà  ora hanno impiegato 14 anni per arrivare a capire che le camice verdi della Lega, non erano mica tutto Padania e folclore! Eh no, secondo il gup Rita Caccame si trattava nientemeno che di un'organizzazione paramilitare eversiva. Presumo che ce ne vorranno altrettanti per proscioglierli dall'accusa.
Ora poi, nell'imminenza delle elezioni,  c'è pure la giustizia-spezzatino. Un tanto a te, un tanto a lui, un tanto all'altro per non far torto a nessuno. E' capitato nell'affare Mediatrade tra il Padre (Berlusca), il Figlio (Piersilvio) e lo Spirito Santo (Confalonieri).
Curioso come le Procure siano maramaldesche e accanite con i politici e gli imprenditori, e viceversa sempre magnanime, innocentiste e clementi coi "poveri extracomunitari" (anche se illegali) che magari rapinano, rubano, stuprano, sequestrano e sgozzano le figlie, investono in stato di ubriachezza e strafatti di droga con auto rubate e privi di patente  provocando ecatombi, praticano la violenza in branchi selvaggi contro le coppie di fidanzati.  Ovvio - si dirà -  quelli possiedono altri codici...etnici. Pertanto gli ermellini non capiscono il codice, ma si adeguano agli effetti secondari della globalizzazione. E allora un omicidio "straniero" diventa un po' meno delittuoso; uno stupro è un'esotica carezza; una rapina a mano armata è  un buffetto, e  la clandestinità non è reato. Che volete mai...
L'ermellino, come è noto,  è un piccolo mammifero della famiglia dei Mustelidi, diffuso in Europa, Asia e Nord America. Ha coda ha una lunghezza che va dagli 8 ai 12 cm. Il corpo varia da 22 a 32 cm. I maschi sono molto più grandi delle femmine. Il corpo è lungo e snello, con corte zampe. La sua caratteristica principale è quella di cambiare il colore della pelliccia di stagione in stagione. In estate, è bruno rossastro nella parte superiore del corpo e bianco nella parte inferiore, con sfumature giallastre. La punta della coda è nera. In inverno la pelliccia diventa totalmente bianca (tranne la punta della coda che rimane nera), e serve a ornare le toghe dei Giudici della Corte di  Cassazione, della Consulta e del CSM.
La sua pelliccia  molto ricercata, soprattutto nella variante bianca, per l'industria della pellicceria, ha scatenato una vera e propria caccia, che  ha causato una drastica riduzione della specie. È un grande carnivoro. Anche i nostri ermellini della Corte suprema sono dei carnivori. Ma di una specie molto selettiva. Amano soprattutto i politici, in particolare se al governo (molto di rado all'opposizione). Con una spiccata tendenza a dare la caccia al Presidente del Consiglio. Cacciano con aggressività e avidità la preda sotto le campagne elettorali, puntuali,  a orologeria. Allora sbranano e straziano le carni delle loro prede per determinarne l'esito.
Forse si sarà capito: in questo caso, mi sento di essere profondamente animalista. Via gli ermellini quale simbolo regale dalle toghe! Restituite questi mustelidi ai loro boschi e alle foreste del Nord Europa e della Russia.
E mandate a lavorare nei campi i giudici rivestiti in grezzi sacchi di iuta, con il capo cosparso di cenere. Ma facciamoli lavorare sul serio, fino allo sfinimento fisico. Gli Italiani non ne possono più di dover sopportare a lungo questa indecenza e aspettano il loro 14 luglio.
NOTA: per comprendere il ruolo delle tempeste giudiziarie e delle rivoluzioni colorate guardare questo filmato dall'emblematico titolo: Perché l'Italia è sotto attacco.

21 January 2010

L'invenzione della malattia


Ritorno sulla nuova influenza su cui avevo già fatto un post  l'8 settembre scorso. Ormai continuano ad essere in molti ad aver mangiato la foglia, l'albero e anche la foresta a proposito di pandemie e malattie. La cosiddetta "suina" (o influenza A o H1N1) si è rivelata un'emerita bufala, ma la stampa mondialista (Financial Times in testa) non trova che penose pezze d'appoggio legate alla cosiddetta "sicurezza sanitaria " e "prevenzione"  tirando in ballo assurdi parallelismi con le case antisismiche, le porte blindate ecc. Della serie, meglio prevenire che curare. Il che sarebbe giusto se il vaccino fosse stato precedentemente testato. In ogni caso, poi una casa antisismica non te la inietti in corpo ed è chiaro che un terremoto è un evento assai più raro e straordinario di un'influenza. Mi riferisco all'articolo  del citato quotidiano inglese "Neppure un euro speso per i vaccini è stato inutile o sprecato" che si trova tradotto in Italiano su L'Occidentale. Quindi avere la faccia tosta di mettere pandemie, terremoti e attentati sullo stesso piano, non fa che accrescere dubbi sull'onestà di chi crea l'evento. La verità è ormai chiara: ci danno il veleno per poterci vendere l'antidoto. E se non arrivano ancora a "inoculare" i virus, sanno comunque  essere bravissimi nel creare campagne di stampa paranoidi e allarmistiche coi loro stessi organi di informazione così "indipendenti". Ma non  hanno nemmeno l'onestà di assumersi le responsabilità dei prodotti in commercio, tenuto conto che obbligano praticamente i governi all'acquisto, facendo spendere centinaia di migliaia di euro per il vaccino, senza immetterlo nel mercato "da privati" nel timore di class action e contenziosi che possono mandarli in rovina. Bravissimo il governo della Polonia che si è rifiutato di acquistarlo. Questo significa avere la schiena dritta! Vedere questo filmato Non altrettanto, il nostro che ha sprecato milioni e milioni di euro, caro ministro Sacconi e caro ministro Fazio.
Occhio dunque alle malattie mediatiche dette "disease mongering". "Sì, perché una malattia si può inventare, anche se il disturbo non esiste. Si può studiare a tavolino. Case farmaceutiche da un lato, medici dall'altro, un'ottima campagna di marketing. E il gioco è fatto. Viene prodotto un farmaco, magari si fa un convegno che legittimi una certa malattia, e quel farmaco inizia ad essere venduto. Le aziende farmaceutiche si arricchiscono, la classe medica perde la propria indipendenza a scapito delle reali necessità del paziente e dell'etica professionale". Per saperne di più, leggere tutto qui su Affari italiani .
Altri link di interesse: La suina era una bufala. Ma cosa mi dici MUAIII - direbbe Topo Gigio, principale testimonial di questa solenne pagliacciata.

17 January 2010

Ripensare Mani pulite: nacque l'internazionale globalista?


In questi giorni si fa un gran parlare su Di Pietro, la Cia, l'FBI, i servizi segreti. Una cosa è certa: la faccenda della laurea conseguita in 31 mesi getta un'ombra inquietante. Nessuno, nemmeno un genio si laurea in 31 mesi sostenendo esami pesanti e impegnativi e continuando a lavorare come un mulo. Sempre oggi 17 gennaio si è svolta ad Hammamet la celebrazione del decennale della morte di Bettino Craxi. Molte sono le trasmissioni tv e gli articoli che ne ricordano l'uomo. Con le sue luci e le sue ombre come avviene per ogni statista. La sua caduta non fu solo una congiura di Palazzo nostrano e a detta di non pochi testimoni ci fu lo zampino d'Oltreatlantico.  Lo ha scritto lo stesso Guzzanti nel suo blog qui. E non mi si dirà che Guzzanti lo ha fatto per compiacere Berlusconi, tenuto conto che si considera suo avversario e ha appena scritto un libro su di lui, non propriamente a suo favore.
Estraggo un suo commento dal suo blog : L'AMERICA quando vuole sa come muoversi. Craxi e Andreotti che hanno creato gravi problemi strategici agli americani, hanno sperimentato la potenza del FBI.
Mani Pulite nasce come operazione FBI (un'operazione, fra l'altro, internazionale nata proprio con il nome "clean hands") e l'FBI segue con attenzione le vicende di mafia, finanza sporca eccetera.
Sulle escort non c'è neanche bisogno di operazioni tanto complicate.
Gli americani sono anche furibondi con SB perché si spaccia per il mediatore fra Usa e Russia.
Il declino di SB in Usa era cominciato già con Bush, per quante salve di cannone gli sparassero, trattandolo che SB tratta Gheddafi.


Ma torno a Mani pulite (Clean Hands). Se qualcuno si illude (o si è illuso) che questo furore da smantellamento di buona parte della nostra industria fosse dovuto solo a puri e semplici intenti moralizzatori giudiziari, sbaglia. Si doveva lavorare, dopo la Caduta del Muro, quanto prima, a un cambio di guardia: quell'ingresso di holdings private straniere nella nostra industria. Certo, decotta e di stato, sgangherata finché si vuole, ma ancora italiana.
Dopo di allora, si è visto in che direzione stiamo andando: perdita progressiva di posti di lavoro, assoggettamento dell'industria a gruppi finanziari stranieri, aziende a scatole cinesi come l'Eutelia (le cosiddette bad company), orde di  immigrazioni selvagge fatte entrare con lo scopo di tenere bassi i salari degli autoctoni, sempre ricattati, se non addirittura scalzati dall' "esercito di riserva" proveniente dai 4 angoli del mondo, e pronto a sottostare a salari da fame che avevamo dimenticato, grazie a un minimo di conquiste civili; ricatti morali e minacce perpetue di "razzismo" per chi si ribella a questo stato di cose, guerre tra i poveri autoctoni e i neopoveri allogeni, e  via verso il precipizio.

"Mani pulite è stato il piede di porco per scardinare l'apparato politico e industriale e creare il vuoto in questione. Da cosa e da chi esso sia stato riempito emerge abbastanza chiaramente, sebbene il processo di occupazione continui con la pressoché totale complicità della classe politica".
 La citazione in oggetto è stata estratta da questo sito.  E' un articolo lungo, ma vale la pena di leggerlo tutto, poiché spalanca scenari inediti. Altri articoli su Di Pietro e i suoi legami "stranieri": Usa, 007 e Seychelles: il lato oscuro di Di Pietro ; L'autogol dell'ex PM.
Buona lettura! E ai posteri l'ardua sentenza.

12 January 2010

No ai body scanner!



"Nuove lobby, nuove spese per noi cittadini. Dobbiamo ancora pagare i milioni di vaccini influenzali inutilizzati e da gettare ed ecco che menti eccelse trovano subito una nuova fonte di spreco : inutili scanner. Forza, avanti!" Ho pescato questo commento di un lettore sul Corriere on line a proposito dei body scanner sulla cui installazione nei nostri aeroporti non sono d'accordo. Forse non tutti sanno che ormai non c'è angolo di strada, crocevia, semaforo, foto-finish che non ci riprenda fotograficamente. E che mai a memoria d'uomo, c'è mai stata tanta criminalità, delinquenza e teppismo, come da quando ci siamo fatti schiavi della videosorveglianza universale. Perchè?
Semplice: perchè quelle stesse lobby che ci danno il veleno dell'immigrazione fuori controllo proveniente dai 4 angoli del mondo per puri scopi mercantili e mercatistici, sono le stesse che poi fingono di propinarci l'antidoto: carte d'imbarco con dati biometrici, come già avviene all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv e che ora si vogliono estendere per il cosiddetto "Occidente"; umilianti body scanner che ci spogliano nudi, e così via.
Poi l'ipocrisia vuole  che per amore di quella privacy di cui in realtà se ne  fanno un baffo, ci occultino il viso.
Palle! Se conoscono ogni millimetro del mio corpo, sai quanto me ne frega di avere il viso cancellato. Anzi, è la dimostrazione palese che ci trattano per quel che ci considerano: biomassa da sperimentazione, senza volto a cui spremere quattrini.
Se qualcuno se ne fosse dimenticato, abbiamo già in vigore il cervellone universale che conosce e spia i nostri conti correnti e i nostri movimenti bancari, con un alibi di ferro: "la lotta al terrorismo internazionale".
Ricordate quando nel 1992 dall'oggi a domani quel Topo Rosicans di Giuliano Amato ci prelevò il 6 x mille da tutti i conti correnti e depositi bancari? Beh, quel che è avvenuto può riaccadere. E pure su larga scala. La mia posizione sui body scanner è che oltre a spararci un bel po' di radiazioni addosso, non servano allo scopo.  Perciò Maroni che da un po' di tempo in qua non è precisamente nelle mie corde, CI RIPENSI.
 In ogni caso, apra un dibattito parlamentare prima di prendere decisioni così delicate sulla pelle dei cittadini. Sarò sospettosa e malfidata, ma dopo quel nigeriano depresso con le mutande esplosive, chissà come mai, si è subito provveduto a installare queste tecnologie già belle e pronte e preconfezionate. E' chiaro ormai che certi "attentati" sembrano cadere a fagiuolo proprio nel momento "opportuno".
Inutile dire che gli attentati terroristici hanno dato la migliore delle giustificazioni a tutte le misure di controllo nel movimento dei singoli individui che sono state instaurate, e che sono diventate sempre più invasive della privacy fino a quella odierna del "body scanner". Le autorità italiane si sono già espresse a favore, nella scia di quelle americane. Si tratta, però, di una decisione molto grave.

Così scrive Ida Magli. C'è la crisi? bisogna ben rifarsi in qualche modo. Nuove guerre? nuove pandemie con relativi antidoti da vendere ai governi di tutto il mondo? Nuovi attentati magari con rimedi "giusti" al momento "giusto"?
Una vera soluzione "antiterrorista" io ce l'avrei: fermare l'immigrazione e selezionarla drasticamente. Ma i veri rimedi a favore dei popoli,  le élites globaliste non si sognano nemmeno lontanamente di applicarli. Meglio i palliativi onerosi, dannosi per la salute nonché  umilianti per la riservatezza. 
AGGIORNAMENTO: Pare che dalle ultime notizie provenienti dalla stampa statunitense, le scansioni conservate dai body scanner possono essere rubate o utilizzate impropriamente. E, alla faccia della privacy. Per saperne di più leggere qui.

08 January 2010

Rosarno: quel che non si vuole capire sull'immigrazionismo



Pensavo che di fronte alla gravità dei fatti di Rosarno ancora in corso, una parte dell'opinione pubblica e dei media si svegliasse e  invece, mentre con l'auto tornavo a casa sotto una pioggia battente, ne ho sentita una clamorosa alla radio che mi ha fatto saltare sul sedile: gli africani sarebbero quelli che difendono gli Italiani dalla 'ndrangheta e che forse la loro ribellione presagisce quel mondo "giusto" che noi non sappiano procurarci. Non ricordo bene chi fosse quel gran genio della cronista radiofonica di uno dei tanti programmi di "approfondimento". So solo che a questo geniaccio manco passa per la mente che la forza lavoro africana fa comodo anche alla 'ndrangheta e alle mafie. Come fa comodo alla chiesa e alle organizzazioni non governative (ONG e ONLUS). Come fa comodo alla sinistra e ai sindacati (più voti e più tessere sindacali). A una parte della destra (Fini e i Farefuturisti). Al commercio mondiale (WTO), alla Confindustria, ai proprietari terrieri e alle industrie agricole e  conserviere, alle banche centrali e agli eurocrati e all'Onu. E chi più ne ha più ne metta. Poiché i fautori dell'immigrazionismo si trovano a destra come a sinistra. Tra gli "operaisti" come tra i "capitalisti": è questo che non si vuole vedere.
La verità è sotto gli occhi di tutti: se andiamo avanti così il vandalismo, gli scontri interetnici, la violenza e lo sfascio saranno le realtà con cui dovremo commisurarci quasi quotidianamente. Poi magari nascerà qualche Mandela che penserà di fare l'apartheid al contrario: cioè contro gli autoctoni. Intanto i grandi media come Il Corriere pubblicano  timidi articoli come quello di Panebianco che giungono a noi fuori dai tempi massimi. O articoli parziali come quello di Giovanni Sartori (Corriere- domenica 20 dicembre 2009), che si limita a vedere solo la "questione islamica" all'interno della più complessa "questione immigrazionista".
Caro prof. Sartori,
non che non siano vere certe sue  asserzioni, ma se ci fosse, ad esempio, un'invasione di indiani sikh o di rom, o di animisti africani, al posto degli islamici, forse che potremmo più facilmente "integrarli"?
Nei fatti di Rosarno, l'islam non c'entra, eppure volano bastoni, pietre, si bruciano e si sfasciano auto e case.  Vogliamo ammettere che una folla di neri (o negri) inferocita suscita abbastanza paura negli abitanti del villaggio calabro, o no?
Inoltre chiedo a Maroni che si limita a parlare di soli "clandestini": se avessero tutti quanti  il permesso di soggiorno come i banlieusards magrebini che sono addirittura nati in Francia, ma poi si comportassero in quello stesso modo mettendo  a ferro e fuoco le periferie, cambierebbe forse qualcosa? Sarebbe anche peggio, perché ce li dovremmo tenere. Per amore o per forza.
Altro post sul tema da PRESS

07 January 2010

Vestiti di petrolio

In questi giorni di grande freddo mi ha colpito l'uniformità del vestiario per uomini e donne, giovani e vecchi, italiani e stranieri: la plastica, i tessuti plastificati o comunque le fibre sintetiche. Magari imbottiti, ma pur sempre plastificati. Come mi ha colpito anche il colore: nero e grigio. Non ho  nulla contro il nero che è colore elegante, specie negli abiti da sera o negli smoking. Ma come mai, si vedono in giro giubbotti e giacconi sempre e solo neri, con sciarpe nere, berretti neri o al massimo grigi? E  perché mai ci si rassegna a sembrare uniformemente stormi di corvi del malaugurio? E a parte il colore, dove sono finite le fibre che si ricavavano dalla natura? Dalle pecore si ricavava la lana,  dai bachi, la seta; il lino e il cotone sono fibre tessili vegetali. Non ci sono più pecore? Non ci sono più fibre vegetali e campi per coltivarle? E' mai possibile che l'uomo abbia ridotto così ai minimi termini le risorse della natura e che imponga un vestiario globalizzato al petrolio, tenuto conto che se si va in viaggio per altri stati lo si vede vestito in questo stesso identico modo? Dove sono più i paletot di lana, o  i mitici loden o gli impermaeabili di gabardine? e dove finite sono le giacche di tweed o di Principe di Galles?
Da un po' di anni a questa  parte, la gente sembra vestita coi sacchetti condominiali della spazzatura (ancorché imbottiti) e viene il sospetto che abbiano degli stock di prodotti petroliferi da smaltire in giro per il mondo. Conosco già l'obiezione: sono pratici, non sono sporchevoli  (si lavano una volta all'anno) e non si spiegazzano.
Eppure, sarebbe sufficiente  pensare all'imposizione dei marchi di fabbrica di questi giacconi che  costringono le persone a diventare passivi strumenti, sponsor e addirittura uomini-sandwich di queste ditte, per cambiare vestiario. Alcuni di questi articoli portano una scritta a caratteri cubitali assai cafonescamente esibita  proprio sul petto del giaccone. Della serie, io promuovo questa ditta di abbigliamento.
Poi magari  in luoghi pubblici o in passeggiate al mare, dove tutti si ritrovano  vestiti allo stesso modo, calzati allo stesso modo, i "consumatori" di plastica, parlano moldavo, croato, ucraino, albanese, romeno, giapponese, cinese ecc.
"Noi siamo ciò che mangiamo" diceva il filosofo tedesco Feuerbach. Se fosse vivo sarebbe costretto ad aggiungere  "...e come ci vestiamo". Forse siamo vicini al modello metropolitano universale di "uomo a taglia unica".
A soffrire di questo saremo soprattutto noi Italiani che abbiamo esportato il buon gusto e l'eleganza in giro per il mondo, ricevendone in cambio paccottiglia di dozzina. E' ora di cambiare indirizzo.

02 January 2010

Neurodeliri inglesi: vietato il rosa


C'è del marcio in Gran Bretagna. Tant'è vero che secondo gli inglesi "il rosa puzza" (Pinkstinks). Altro che "La vie en rose" di Edith Piaf. O altre canzoni che inneggiano al rosa come "Rose" di Henri Salvador e lo stesso "Con il nastro rosa" di Lucio Battisti. Pare che il problema dei problemi per la sottosegretaria  alla Giustizia inglese Bridget Prentice sia vietare, o quanto meno scoraggiare, il rosa. Inteso come colore.Considerato troppo femminile, grazioso e in un certo senso "sessista",  e che non incoraggia abbastanza le donne all'intelligenza, all'intraprendenza, allo spirito competitivo. Insomma a quel femminismo eco-compatibile col correttismo politico  che viene esportato per il mondo. Per saperne di più leggere
 qui.

Contrordine: d'ora in poi la femminuccia neonata non sarà più di rosa  vestita, perciò via quel fiocco rosa dal portone. In fondo non abbiamo più "mamma" e "papà" ma genitore A  e genitore B.  Ergo se ne deduce che,  se  saltano i genitori saltano anche i generi e i sessi dei figli.  Cioè,  del maschile e del femminile. Con relativi contrassegni e simboli. Quindi a qualcuno di questi pinkstinkers pare "corretto" e sacrosanto esportare l'idea (balzana) della campagna anti-rosa, una livorosa crociata scatenata via Internet sotto Natale, contro oggetti di un colore da rigettare in blocco,  a vantaggio di altri, ritenuti più uniformi, omologati ma soprattutto, meno "differenziati".
Peccato che da risultati di studi di psicologia dell'età evolutiva effettuati sulle bambine in tenerissima età, di fronte a oggetti e giocattoli di vari colori, si orientino naturalmente verso il rosa, mentre i maschietti sono inclini a scegliere l'azzurro  e il blu.  Ciò non vuol dire che poi da grandi non sceglieranno e non apprezzeranno altri colori.
Ma perché creare loro, fin dalla più tenera età,  queste ridicole gabbie ideologiche predeterminate e questi paletti cromatici sessualmente corretti?