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30 November 2009

A Natale compra Italiano

Occupiamoci di acquisti e non di shopping. Non è solo una premessa terminologica protezionista, la mia. Cresce sempre più la voglia di autentico made in Italy. E lo si vede dalla cura con cui i compratori girano e rigirano la merce tra le mani,  in cerca della fatidica etichetta che indichi la provenienza. Meglio comprare meno, ma comprare italiano e di buona qualità.
Cominciamo con i viveri.
Frutta e verdura (guardare la provenienza sull'etichetta). Dolci e dolciumi rigorosamente  nostrani dato dato c'è solo l'imbarazzo della scelta. Per il pesce, controllate che il pescato provenga dal Mediterraneo. Olio extravergine: che sia spremuto con olive italiane. Idem per vini di nostra produzione, formaggi e carni.  Per queste ultime, meglio ricorrere al macellaio di fiducia che ai soliti supermercati dove la distribuzione delle carni proviene da altri paesi europei.
Nell'ambito degli accessori rinunciate alle borsette e alle scarpe fatte altrove, anche se vi sembrano carine. Non durano. Meglio spendere di più, ma avere un buon paio di scarpe italiane.
Per il vestiario è un po' più complessa, la faccenda.  Spesso anche le stesse griffe delocalizzano in Cina e firmano come se articolo fosse fatto in Italia. E allora meglio vestirsi con buoni capi italiani, ma non griffati. Camice, cravatte, maglioni, pantaloni e gonne fatte in Italia, ce ne sono ancora di egregia qualità senza bisogno di voler strafare con capi firmati e poco sicuri. Se comprate articoli domestici, vettovaglie o arredamento per la casa rinunciate all'esterofilia che ci ha afflitti per secoli: ne guadagnerete in bellezza, grazia e funzionalità.
Leggiamo la testimonianza di un imprenditore tessile di Busto Arsizio (VA)  a nome Roberto Belloli che si fa portavoce di una controtendenza: quella di valorizzare chi sceglie di rimanere nel nostro paese e non delocalizzare altrove, nell'articolo di Marcello Foa apparso su Il Giornale del 21 novembre:

"Oggi bisogna distinguere chi produce davvero in Italia e chi invece, pur avendo un marchio italiano, confeziona tutto o quasi all'estero. Noi chiediamo che solo i primi possano esibire il marchio Made in Italy, ma le grandi griffes della moda, che hanno dislocato le fabbriche in Cina o in Vietnam, non ci sentono e infatti stanno ostacolando la legge con una lobbing pressante sia sul mondo politico che sulle associazioni degli industriali. Gli interessi ormai sono divergenti. Mi chiedo: Confindustria difende noi o loro?"
E ancora: "Stiamo uccidendo la nostra ricchezza in nome di una globalizzazione che non ci ha portato alcun vantaggio e che sta favorendo solo l'Estremo Oriente», spiega. Cita l'esempio del marchio Burberry. «Ognuno di noi pensa che sia inglese. E invece è di proprietà cinese e naturalmente produce tutto in Cina». E così descrive un paradosso che riguarda tutto il mondo della moda, anche quella italiana. Nei negozi vengono messi in vendita capi, ad esempio jeans di lusso, a 120 euro. «Il costo reale di produzione è otto», precisa. E se fosse stato fabbricato in Italia?, gli chiedo. «Circa 12 euro e peraltro di qualità superiore». La differenza non è abissale, eppure la delocalizzazione continua...

«Per anni ci hanno detto che la globalizzazione portava benefici ai consumatori, ma io vedo solo svantaggi: i prezzi al dettaglio continuano a essere alti, mentre molte aziende italiane sono state costrette a chiudere, in nome di un processo che arricchisce solo le grandi multinazionali, che aumentano all'estremo i margini strozzando i fornitori, e i top manager che incassano bonus sempre più ricchi. Ci stanno spolpando: la qualità dei prodotti non migliora, anzi spesso peggiora, la vita resta cara, ma intanto perdiamo posti di lavoro. Andando avanti di questo passo cosa rimarrà del nostro Paese?».

Credo che se proprio dovremo alleggerirci un po' delle nostre agognate tredicesime, allora è meglio lasciare i quattrini...in famiglia. Cioè in Italia.

27 November 2009

Per Fare Futuro il più grave dei delitti è SCRIVERE


La teoria dell'anonimato etnico-geografico proposta da Filippo Rossi della fondazione finiota Fare  Futuro è un' aberrazione e sappiamo bene che si può errare ma che non si deve aberrare. Pensare di mettere la mordacchia alla stampa per ottenere la cancellazione della provenienza geografica di chi uccide, stupra, ruba, rapina, ferisce è un'altra idea che non avrà alcun Futuro né immediato né lontano. I lettori sono intelligenti e acuti e snobbano i quotidiani "velinari". Pensare di fare pressione sull' Ordine dei Giornalisti, è un'altra pia illusione. Quand'anche la ottenessero, ci sono ormai molti scriventi sui giornali che (forse per loro  fortuna) non sono iscritti a tale ente.   Ci aveva già provato Laura Boldrini dell'ONU ad approntare il suo buonistico Zibaldone per la stampa. Ma dato che è rimasto lettera morta, ora ci prova  Filippo Rossi.  Qual è dunque il peggiore dei delitti, caro sig. Rossi, uccidere, stuprare, penetrare a casa d'altri a spaventare dei tranquilli cittadini coi passamontagna e le armi puntate, rapinare i negozi, spacciare droga o SCRIVERE? E perché mai sarebbe irrilevante specificare la provenienza degli assassini, secondo questa raffinata testa "pensante"? 

Noi Italiani non abbiamo mai avuto un simile privilegio quando eravamo popolo di emigranti (e non "migranti" come si predica oggi). E ancor oggi dobbiamo sopportare lo scherno e i pregiudizi di altri paesi sempre pronti ai luoghi comuni nei nostri confronti. Eppure non ci sognamo di mettere dei microchip nei cervelli altrui per farci amare. E nemmeno, a varare delle leggi contro l'antiitalianismo. E neanche, di pretendere che si ometta di scrivere che il tal cittadino proveniente dalla tal provincia italiana ha  perpetrato il tale reato, cosa che del resto in Germania, durante la recente sparatoria e regolamento dei conti a sfondo mafioso si è fatto.
La cancellazione della provenienza etnico-geografica è un altro mattone del nuovo  Muro Europeo che si vuole costruire. Altro che fratellanza tra i popoli d'Europa! Another brick in the wall, come cantavano i Pink Floyd. Una società liquida, senza memorie né identità con esseri uomini ridotti allo stato amebico: è questo che vuole il signor Filippo Rossi e il suo Mentore?
Sempre Fare Futuro sfoggia un'altra chicca: il dissolvimento dell'identità nazionale che chiama col termine televisivo di  "identità generalista" , a favore di una nuova reinventata "identità espansa, dinamica, molteplice". Leggere l'articolo di Franco Belolli qui. La morale è chiara : si vogliono reinventare una pseudodestra globalista, internazionalista, immigrazionista  "antiindentitaria" e far fuori quella legittimamente eletta dai cittadini.

23 November 2009

Lo scempio di Rovato nel bresciano


Fa male vedere in tv il padre di quella povera ragazza di Rovato  in provincia di Brescia  (zona di produzione del  Franciacorta) rilasciare dichiarazioni amare e sconfortanti, voltato di spalle per non offrire il suo volto sofferente alle telecamere,  sulla notte degli orrori vissuta da sua figlia. Fa male sentire i cittadini di una tranquilla e laboriosa provincia, la Leonessa d'Italia, che non sanno più che pesci  pigliare, dopo che quella coppia di fidanzati ha passato la peggior notte da incubo della sua vita: il ragazzo accoltellato alla pancia, e la ragazza, gravemente ferita, investita con l'auto, sequestrata e violentata fino all'alba da un magrebino balordo e cocainomane. Ben Karim Cherkaoui, questo è il suo nome, accusato dell'aggressio­ne dell'altra notte, era libero malgrado una denuncia per possesso di droga del 2007 e precedenti per spaccio.
Sì, questa è la sua provenienza geografica, caro sig. Fini  e per il momento, non basta posare il piede sul suolo italiano, per esserlo.
 Fa anche male constatare che le forze dell'ordine sempre irrilevanti e invisibili, quando c'è da prevenire episodi come questi , siano pronte a salvare dal linciaggio il criminale di turno, quando sanno perfettamente che non otterrà nessuna punizione esemplare da una magistratura imbelle e specializzata solo nei processi "griffati" dei VIP. Già: nessuno tocchi Caino e crepino gli Abele. Ma fino a quando potranno resistere a questo scempio gli Italiani? Sono scene già viste e riviste.
Ammettiamolo  francamente, qui è EMERGENZA e casi come questi se ne contano ormai una media di una decina al mese.  I nostri  politici (sinistra e destra) si riempiono la bocca di parole retoriche  vuote come "integrazione", "valori fondanti", "accettazione di usi e costumi del nostro paese", "diversità è bello" e via di seguito.
Nessun politico (di sinistra come di destra) ha il coraggio di dire che di occupazione non ce n'è neanche per noi e che è inutile fomentare le illusioni dell'integrazione attraverso il "lavoro" e l'immigrazione quale "volano" per far crescere il solito dannato PIL. E detto in tutta sincerità, forse che lavorare rende gli uomini tutti così buoni, mansueti docili come pecorelle? Se così fosse, saremmo al Rousseau universale.  Non è forse vero che ci sono stati serial killer o criminali violenti che svolgevano professioni rispettabili? Perciò il tempo delle illusioni circa  la bellezza della società multietnica, della cosiddetta integrazione attraverso il cosiddetto lavoro,  è abbondantemente scaduto.
 Ad esacerbare gli animi c'è pure un Presidente della Camera specializzato in "stronzate" xenofile quotidiane, in sfregio e in disprezzo di quegli Italiani che hanno subito aggressioni, furti, rapine, ammazzamenti, stupri e violenze d'ogni genere per mano di stranieri, ai quali la nostra magistratura riserva sempre trasferte ai domiciliari, franchige e forti sconti di pena, in omaggio a quel  nuovo ordine mondiale che prevede la "fratellanza universale" fra i popoli.
L'orrendo misfatto di Rovato non sarà l'ultimo della serie, purtroppo. E' già stato versato molto sangue italiano, quasi che  fossimo animali da macello. Le donne italiane in primis, sono state il bottino preferenziale di questi assassini vagabondi e balordi.
Ma che i nostri politici stiano attenti alle inutili ciance e alle futili  risse di Palazzo tra la destra che litiga con i suoi di destra, e la sinistra coi suoi  di sinistra : i frutti   dell'ira sono maturi. Non riusciranno a sacrificarci all'altare dei loro interessi. E nemmeno a quelli di chi dà loro ordini "superiori" di scuderia, specie a partire da dicembre  prossimo venturo con la messa a regime del famigerato Trattato europeo.
Aggiornamento: Al peggio non c'è mai fondo. Ora Fini, e i suoi finioti come un tal Filippo Rossi della sua fondazione Fare Futuro vogliono la cancellazione etnica e la cancellazione geografica dei nostri assassini e carnefici, e cercano di  imporre un decalogo-bavaglio alla stampa. Leggete assolutamente questo post dell'amica Mary di Orpheus. C'è solo da rabbrividire. Vogliono sterminarci senza nemmeno farci sapere chi sono i nostri carnefici.

20 November 2009

Le mani dei privati sull'ORO AZZURRO


Con la scusa che tutto ciò che è pubblico è in mano alle baronie (il che purtroppo è anche vero) si privatizzano larghi settori dei servizi nella speranza (illusoria) che diventino più efficienti. E  che ci sia maggior "trasparenza", "qualità" e "rispetto" per i consumatori. E' tutto da dimostrare. Ve le ricordate le vecchie ferrovie dello Stato ovvero  FF.SS? Beh, da quando sono state privatizzate in Trenitalia, i  treni sono più in ritardo di prima, ci hanno trovato pulci e zecche, le norme di sicurezza si sono allentate, le toilette sono delle vere latrine e per chi come la sottoscritta si è trovata a viaggiare mentre era in corso lo sciopero delle ditte appaltatrici delle pulizie, è stato un vero incubo. Già perché i tanto decantati "privati" questo fanno: appaltano e subappaltano. Ma forse sarà un caso.

Ma veniamo all'acqua che già scarseggia nel pianeta e viene chiamata non a caso,  l'ORO AZZURRO. Già le multinazionali hanno messo gli artigli sulle acque minerali, curative e termali. E già molte famiglie italiane sono costrette a spendere considerevoli somme economiche del loro bilancio,  se vogliono sapere  esattamente cosa bevono. Ora si  vuole, sempre secondo le direttive europee, privatizzare un bene irrinunciabile e indispensabile per tutti come l'acqua dei nostri rubinetti. Così, multinazionali per l'acqua minerale in bottiglia e multinazionali sui nostri rubinetti dell'acqua domestica. Quella che usiamo ogni giorno.
Dirò subito che ci sono delle ragioni per arrivare a tutto ciò. La nostra rete idrica è vecchia e obsoleta e il governo non ha denaro sufficiente per rinnovarlo da cima in fondo. Quindi ha bisogno di capitali privati. Ma il  punto è che poi tutto DOVREBBE essere ancora sotto il controllo governativo. Ma  sarà vero? Chi vende quote di servizi, non sono più suoi: è la regola. Se entrano dei privati vi pare che rinuncino a dettar legge? Bisogna essere degli ingenui per crederlo.
La sinistra ha poco da alzare la voce , tenuto conto che se fosse stata al posto dell'attuale maggioranza avrebbe risposto mestamente OBBEDISCO all'Europa, esattamente come i loro avversari politici. Questo lo sa anche quel demagogo Arruffapopolo di Di Pietro che ora lancia manifestini sull'Italia "disidradata".
Ma ciò non toglie che  il decreto Ronchi  appena approvato dalle camere, sia stato fatto passare in modo subdolo, poco trasparente e antidemocratico: a colpi di fiducia, tanto per cambiare. E ciò non  toglie che la Lega anche questa volta (come già fece per il Trattato di Lisbona) si è meschinamente accodata alle normative della Ue che prevedono una vera e propria deriva mercatista delle privatizzazioni, invece di mostrarsi fiera, ribelle e identitaria nel difendere le ragioni degli elettori italiani che ripongono in lei le ultime speranze.  Lo si è capito subito da come Bossi, mentre veniva  approvato il decreto Ronchi abbia attaccato surrettiziamente Fini sul tema immigrazione. Che c'entrava quella sceneggiata gratuita in quel preciso contesto?
Semplice, serviva a distrarre il suo elettorato sul fatto che si sono accodati anche loro alla privatizzazione  dell'ORO AZZURRO. E' stato come voler rassicurare: guardate che noi siamo sempre i leghisti duri e puri ed euroscettici  tutti d'un pezzo. Stornare il pubblico sull'annosa questione degli immigrati, significa gettare una cortina  fumogena sull'acqua.  Bene, è già il secondo grande scivolone della Lega, e molti di noi non sono così fessi da non averlo notato. BOSSI CHE ABBAIA, NON MORDE. A Bruxelles, d'ora in poi,  possono dormire sogni tranquilli.

16 November 2009

Il Somario parla inglese ma dimentica l'Italiano




Il grande scrittore e traduttore francese Michel Tournier dice che gli Inglesi sono i più disgraziati del pianeta, perchè esportando la loro lingua nel mondo, l'hanno perduta irreparabilmente. E io sono d'accordo. Specie dopo aver visto e sentito Trichet  della BCE, parlare Inglese con l'accento francese, poveretto! Come mai dalla lingua di Molière sono passati al Financial Language anche i francesi? E dov'è  finita la lingua di Shakespeare e di Milton, con tutte le sue sfumature e le sue sottigliezze ora che per il mondo si parla un povero e piatto inglese "veicolare"? Già questa parola che paragona una lingua a un mezzo di trasporto mi dà francamente sui nervi. 


Il nostro buon Somario Italiota di un mio post precedente non capisce ma si adegua all'AngloItaliese. Come? Usando un italiano contaminato e imbastardito di termini inglesi per sembrare più aggiornato e al passo coi tempi...Beh...non fatemi dire, "per sembrare più trendy", perché proprio non lo sopporto.  Magari non mette congiuntivi, o li mette al posto dei condizonali e viceversa. Non sa cos'è la consecutio temporum, scrive "celebrissimo" invece di "celeberrimo", scrive eccezzionale con due zeta, ma non rinuncia al solito inglese passepartout. "Ho fatto il planning della settimana. Devo partecipare a un briefing, con un brunch. Prenderò un volo low cost e poi ti mando delle news".

"Ci vediamo stasera a un Happy Hour per consumare un drink, mettiti l'abito più smart che hai nell'armadio e mi raccomando: che  il make up sia particolarmente glamour. Ti consiglio di ricorrere ad un centro di wellness".
Il computer col suo  informatichese  ci costringe poi a italianizzare verbi inglesi come "linkare", "loggare" o "bloggare"; ad aprire il "browser", fare "l'update" in luogo dell'aggiornamento. O un "refresh". Un orrore di Italiano dimenticato. Perfino le esclamazioni diventano angloamericane. Avete mai sentito nessuno dei vostri amici dire "WOW!?
Quanta  tristezza  mi fa  questa colonizzazione linguistica!
L'inglese te lo ritrovi nello sport con termini come "pressing", "dribbling"  (da cui il verbo angloitaliota dribblare), "assist", ecc. Ovviamente nel mondo degli affari e della finanza con "target" "input", "output" "budget", "spread". La psicoanalisi parla di "guilty feeling" invece che complesso di colpa e di "mobbing" invece di maltrattamenti sul lavoro. 
Anche i giornali fanno la loro parte: non sono più capaci di parlare di grandi "magnati" dell'industria o della finanza senza dire "tycoons". In politica il congresso di partito si chiama oramai "convention". Per non dire del summit internazionale!
Quando poi non sappiamo le corrette parole in inglese, ce le inventiamo. Come "stage" (pronunciato  steidz)  credendo che sia inglese, quando invece è francese. In francese, soprattutto pronunciato alla francese,  vuol dire "corso di formazione". In inglese significa  "palcoscenico". Un giorno una docente di Inglese madrelingua se la rideva per questo disinvolto uso di anglicizzazione generale made in Italy a proposito di stage  Al  che, incuriosita, le chiesi come si dicesse "corso di formazione" in Inglese e mi rispose"refreshment course". Imbarazzata domandai come mai nell'immaginario popolare italiano si continuasse a usare "stage" e "stagista" (per chi frequenta il corso).
"Per la stessa ragione che voi Italiani dite "una fiction" televisiva quando da noi si dice "tv movie".
Già,  a questo punto, tanto vale dire sceneggiato tv che almeno è una parola italiana e non  inglese maccheronico reinventato dai papaveri della RAI allo scopo di fare effetto.
Insomma gli Inglesi perdono l'Inglese, essendo diventata "lingua globalizzata". Anche gli americani  si inventano un ridicolo Italiano-che-non-c'è nel termine "pasta e fazul" (pasta e fagiol) o "spaghetti bolognaise"  e cioè inesistenti spaghetti alla bolognese, tenuto conto che Bologna è famosa per le tagliatelle o i tortellini o le lasagne, ma non necessariamente per gli spaghetti.   E gli Italiani parlano un pessimo inglese con termini addirittura taroccati, smarrendo irreparabilmente la lingua di Dante. Tanto varrebbe che ciascuno si tenesse la propria lingua e l'approfondisse meglio, invece di continuare a contaminare il proprio lessico con parole d'importazione, sfidando l'analfabetismo di ritorno.
Ma nel nostro volonteroso Somario  è previsto che domattina si vada a fare shopping invece che delle compere. Che i figli facciano un party di compleanno, invece della solita festicciola tra amici, che in serata si faccia un salto al pub in luogo del solito "ritrovo". E chi più ne ha più ne aggiunga. Ma le orecchie dell'animale di cui alla foto, si fanno sempre più lunghe.

13 November 2009

D'Alema Mr. Pesc? No, grazie!


Non c'è nulla da fare, il più gran difetto del centrodestra è sempre stato l'eterno complesso di inferiorità verso la sinistra. La Carfagna rilancia una legge sul reato di omofobia "migliore" di quello dei suoi avversari, dicendo che sarà fedelissima al Trattato di Lisbona. Ma guarda un po': proprio vero che il liberticidio e i  reati d'opinione che non riescono a condurre in porto la sinistra li fa la destra. Berlusconi promette che terrà fede alla candidatura "italiana" dell'Ulema Maximo, per diventare Mr. Pesc. A proposito, qualcuno mi spieghi cosa vuole dire questa burocraticissimo acronimo perchè francamente non lo capisco. Lì per lì credevo volesse dire patch nel senso di straccio. E naturalmente ho pensato alla kefiah. Capisco solo che vuole dire l'Alto (sic) Rappresentante europeo per gli Affari Esteri e la Sicurezza.  Eh già:  l'Annunziatona l'aveva classificato "statista tra gli statisti", per aver parlato di "scosse" prossime venture sull'inchiesta di Bari contro il Berlusca. Mammamia, certo che ne ha delle credenziali!
Ora Berlusconi si trova nella ridicola veste di essere un sodale del suo antagonista, il Kapò Schulz (quello che perse insieme al  PSE alle ultime elezioni europee) nel sostenere un relitto del comunismo, riciclatosi come bombardiere della Serbia per conto Nato, quando la stessa non era più comunista, naturalmente. Mica avrebbe avuto un simile coraggio se ci fosse stato il maresciallo Tito, il Lider Maximo! Ricordate poi che ammuine fecero alle ultime elezioni europee, quelli del Pd? Fecero finta di snobbare i socialisti europei "schulzini" per non mostrarsi degli antiquati  paleolitici e costituirono un gruppo "democratico-progressista", per poi usare i voti di sostegno del PSE e delle vecchie carampane social-comuniste a cose fatte: leggere qui. Sempre chiari, i postcompagnucci!
Ma c'è dell'altro. Berlusconi si è già dimenticato di tutte  le campagne di sputtanamento europeo ai suoi danni promosse dalla sinistra di casa nostra quand'era candidato.
Penso siano giuste, le rampogne di Castelli anche nei confronti del suo partito, la Lega. Gli scorpioni velenosi  come D'Alema pungono per indole e  a nulla servono le implorazioni delle rane che li portano sul dorso. De te fabula narratur. Lo ricordi il PdL. E anche la Lega.
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09 November 2009

L'Italia sul Viados del Tramonto e del de-Gradoli


L'umanità è sull'orlo di un impazzimento e a ciascuno il suo mondo-immondo.  Parlo di quella vasta zona franca di clandestinità brasiliana detta viados, pagati  "profumatamente" da personaggi pubblici, professionisti e cittadini al di sopra d'ogni sospetto. Alla faccia della disoccupazione e dei cassintegrati! Basta venire clandestini  dal Brasile a Roma o in altra città italiana, essere uomini travestiti da donne, battere il marciapiede, che si può far fortuna coi politici più pervertiti o professionisti in cerca di buone vibrazioni. Tanto paga lo stato, la regione, gli enti pubblici. Cioè noi gonzi. E magari gli danno pure la corsia preferenziale per il permesso di soggiorno, se poi devono testimoniare in tribunale (si veda il caso Natalie).
Ormai non c'è giornale, rotocalco, trasmissione o salotto tv che non ospiti trans e metta in copertina qualche trans. Dalle "quote rosa" alle "quote gay",  e da queste alle "quote trans". Siamo all'Italia delle quote. E guai a chiamarli al maschile nonostante abbiano dei falli lunghi tre spanne! No, secondo l'ex onorevole Luxuria Guadagno di PRC  bisogna chiamarli "le trans", al femminile. Ma perché, se vogliono appartenere al genere  femminile non se lo fanno asportare, allora?
Si scomodano psicologi e sessuologi per sapere come mai molti uomini (vista la clientela notturna che traffica intorno ai Viados) snobbano le mignotte per andare con dei mostri che sembrano mascheroni da fontana. Labbra modello gommone Zodiac, più truccati di una battona del raccordo anulare (poveretta, ormai un reperto archelogico da proteggere come il panda), con addosso paccottiglia da fiera di S. Giuseppe, lustrini calze a rete e minigonne che scoppiano loro addosso con tanto di tacchi sadomaso. Credevamo di averli visti solo nel pianeta Transylvania del Rocky Horror Picture Show o in  Priscilla, regina del Deserto, e invece  si scopre che  i "transylvani" sono pure mercenari ricercati.
L'affare Marrazzo ha dato definitivamente la stura a un fenomeno che si era già evidenziato con Sircana dalla faccia pensosa ed emaciata e con Lapo Elkann,  lo squatter-chic cocainomane di casa Agnelli. Cosa ha portato quest'ultimo a rinunciare a una ragazza  graziosa come Martina Stella, la giovanissima e bionda attrice che abbiamo visto ne " l'Ultimo bacio" di Muccino, per andare con un vecchio trans a nome Patrizia (foto piccola in basso) a cui cade la faccia come un mastino napoletano e dai capelli come crine di cavallo?
Cosa porta Marrazzo a mettere corna su corna alla sua distinta signora Roberta  Serdoz per poi correre a sollazzarsi di nascosto con  tanto di denaro pubblico e auto di servizio presso simili mostroni baracconeschi? Una risposta ce l'avrei.
Il  trans è  la personificazione di quel "De Immundo" che già era arrivato a noi nei musei, nelle mostre, nelle "installazioni" coi water e i bidet come sculture, la merda d'artista, le siringhe della droga, i quadri con le uova strapazzate sulle tele, quando non addirittura fatti con cenere ed escrementi. Insomma, dall'età del gusto a quella del disgusto.
Con le sue orrende tette rigide al silicone, il trans fa pensare all'incarnazione degli effetti speciali di un fanta-horror popolato da  crudeli androgini del tipo androide che vagano per metropoli fatiscenti e sconquassate in stile Blade Runner. Chi li frequenta pratica quello stesso  cupio dissolvi per cui vediamo tanti giovani beccarsi infezioni (anche mortali)  col piercing sulla lingua, nell'ombelico o in altre parte intime, coi pluriorecchinati su ambedue i lobi delle orecchie, o coi tatuaggi a carta geografica sul corpo fino a non lasciare nemmeno più un centimetro di pelle naturale. Con le movide dove si fanno baccanali all'aperto, si orina e si vomita sotto le case dove vive gente onesta che va al lavoro, ma che non può dormire, a causa loro. Coi rave party in aperta campagna dalla musica tribale e assordante, organizzati tramite appuntamenti via internet o via sms, dove si consuma il pasto nudo della droga, innaffiato di disgustosi beveroni alcolici, in mezzo a una canea di tossicomani inscimmiati che pensano solo a crivellarsi il corpo con le "dosi" a suon di frastuono a tutto decibel fino all'alba.  Ecco poi come il nostro paese  del Trans-Italia-Express , con i suoi vagoni sgangherati  corre  incoscientemente verso il suo sfacelo.
Nei rioni romani dove il   "via vai era continuo e lo è stato per anni, senza che ci sia mai stata un'irruzione, una retata di Carabinieri e Polizia con i lampeggianti accesi.
Gli inquilini "normali" dello stabile e quelli dei palazzi vicini vedevano e sapevano cosa succedeva in quegli appartamenti, ma tacevano o per complicità o per paura di rappresaglie.
Un condominio in una zona elegante della "città eterna", in una traversa dell'antica via consolare che da Roma porta al Nord, trasformato in una sordida sentina del vizio, dove l'Aids la fa da padrone, si è lentamente "evoluto" in un'area "ad alto rischio" che sfugge al controllo dello Stato"
(e continua)...
Storia di spie e di spiati, di trans e di travestiti, di clienti politici viziosi, di pusher uccisi, di paparazzi guardoni, di filmini porno, di cocaina, di ricatti e di ricattati, di proprietari di condominio che affittano in nero a questi  baracconeschi marchettari sbarcati nella "città aperta", in un intreccio di omertà senza fine.
Sul Viados del Tramonto e  del  degrado. Peggio,  del de-Gradoli, già vecchio covo dei Brigatisti,  quelli che dicevano "colpire al cuore dello Stato". Sarà un caso?

06 November 2009

La bufala dei diritti umani e lo scandalo del mirtillo


Et si omnes ego non. Ovvero, se l'unica religione rimasta per il mondo, quella dei diritti umani deve valere per tutti, non vale per me. Sembra essere questo il motto delle multinazionali americane scoperte nel Michigan a sfruttare bambini di 5 anni per la raccolta dei mirtilli. A questo serve l'immigrazione che il cosiddetto occidente (mai stato così minuscolo) ci fa subire. A importare nuovi schiavi, a importare l'esercito di riserva che crea poi guerre intestine tra lavoratori autoctoni e lavoratori allogeni; a tenere basso il costo del lavoro. E non ultimo, a ripristinare dalla finestra, quello sfruttamento minorile che avevamo cacciato dalla porta principale. Pensiamo anche a quante ditte italiane di divani e sofà, subappaltano lavoro ai cinesi per avere "nuovi schiavi" che non contano nemmeno più le ore di lavoro, da tante ne fanno. Pensiamo anche alla stessa America che finge di fare guerre allo scopo di "esportare la democrazia" ma che poi chiude gli occhi sui diritti umani in Cina dove ha delocalizzato tutta la produzione, consumando a debito. Per Clinton era tabù solo toccare il tasto, per Bush, pure e anche per Obama.  Lei consuma a debito, mentre la Cina produce lavorando (e facendo lavorare) giorno e notte. Anche i bambini, sì: inutile fingere di non saperlo. Sugli orrori della Chimerica (sintesi tra Cina e America) ho già parlato qui.


Post consigliato sul Giardino delle Esperidi : "Land of Plenty e la fine del sogno americano".

03 November 2009

Salto nel buio per l'Europa


Vaclav Klaus, presidente della repubblica ceca, ha firmato. La petizione on line di quelli che speravano in un'ultima occasione, si è fermata. La repubblica ceca che era l'ultimo anello per la ratifica completa del Trattato di Lisbona ha accettato tutte le clausole. La Corte Costituzionale ceca non trova elementi incompatibili con lo statuto nazionale. C'era da aspettarselo: tutto il mondo è paese. Il paese sbagliato.  Leggere qui. Da oggi siamo all'inaugurazione di un nuovo totalitarismo. Non eravamo ancora al completo con le firme del Trattato, che già la corte di Strasburgo non si è fatta attendere in materia di ingerenze e  ha vietato i crocifissi nelle scuole italiane, ritenuti contrari alla nuova "religione" dei diritti cosiddetti umani, e  condannando l'Italia a pagare una forte ammenda. Siamo alla cessione della sovranità nazionale. E' solo l'inizio per l'azzeramento dell'identità, della storia e della cultura italiana. E non solo italiana, ma di tutti i singoli stati membri europei. Non ho più parole.

Linko l'intervento di No caste sui buoni motivi per essere antieuropei, pubblicato sul blog di Lontana.
Su suggerimento di Elly pubblico anche questo pezzo prelevato dal Jester blog sulle incompatibilità tra le decisioni di Strasburgo e la nostra Costituzione.

02 November 2009

Bersani, dal materialismo storico a Vasco Rossi


Lo avete visto l'ultimo astuto manifesto elettorale di Pier Luigi Bersani? Ha l'occhietto furbo e un po' mandrillesco e  dietro c'è lo slogan " Un senso a questa storia" . E uno, vista la faccia da apparatchick di Bersani penserebbe al materialismo storico secondo Marx. O allo storicismo secondo Gramsci. Ci accontenteremmo pure - chessò -  di un Benedetto Croce.
Invece no, macché: lui pensa a Vasco Rossi dalla vociaccia estenuata e con quel look da posteggiatore abusivo mentre canta, o meglio, si sfiata: "Voglio trovare/un senso a questa storia/anche se questa storia/ un senso non ce l'ha/.
Siamo alle comiche. Le hanno provate proprio  tutte: Rino Gaetano e il cielo che è sempre più blu, per far dimenticare il vecchio "rosso". Veltroni che vo' fa' l'americano e faceva scrivere I Care come slogan del convegno. Franceschini che ha lanciato lo slogan da black power anni '60 Black is beautiful, candidando il congolese Touadi. Fassino che ha fatto mettere "Over the rainbow" in uno degli ultimi congressi - pardon - convention (ora si dice così). Poi arriva er Piacione Rutellante e così su due piedi, dice che il Pd è nato morto (cosa peraltro assodata), poi  alza i tacchi e se ne va.

Ma perché nonostante le  varie operazioni di marketing di facciata non riescono mai a decollare, questi poveretti? Eppure ogni volta il suo popolo, nonostante la scarsità di leader decenti, si mobilita; paga 1 euro per il Mortadella Prodi, 2 euro per Culatello Bersani. A proposito, che ne faranno del "tesoretto" ottenuto di oltre 4 milioni di euro, raccolto dai due milioni di partecipanti alle primarie? Non è che il nuovo segretario che ha messo l'emergenza-lavoro al primo posto, vorrà darlo proprio a qualche poveraccio che il lavoro lo sta perdendo e non alle solite spese di apparato e di apparatchicki?

Rispondo  (o meglio, ci provo) al quesito più sopra del perché, quale che sia la sigla, il simbolo, il logo o il segretario, la sinistra non prende il volo.

Perché il senso della storia lo si trova solo quando non la si nega e non la si mistifica. Se si fa della mistificazione sulle proprie origini, se si tace su Mosca e i sussidi economici sovietici al vecchio PCI, se non si dice a partire da quando è diventato un partito "indipendente" dall'Urss (se mai lo è diventato), se non si ha il coraggio di ammettere cosa si salverebbe oggi del marxismo e del gramscismo, e cosa invece si manderebbe in soffitta, imparando ad essere discernenti; se si scopiazza la correctness liberal all'americana, spingendosi a  dare fiato alle lobby transnazionali della gayezza che vogliono il reato di omofobia quale nuovo reato d'opinione, alle varie Concie che parlano della famiglia lesbica; se si eleggono a Governatori del Lazio quelli che poi vanno sordidamente a caccia di marchettari con le labbra gonfiate modello canotto Pirelli e i seni al silicone per la galassia brasiliana di Transessualia, se si ignora di essere stati nel bene e nel male il partito della classe operaia quando questa era composta di forze  sane, robuste e soprattutto italiane di casa nostra, una classe tutta d'un pezzo con ancora dei principi morali,  per poi ridurre la propria dirigenza di partito a fare i lecconi delle fondazioni bancarie, dei poteri forti e della finanza apolide e  strozzina, i tirapiedi delle multinazionali (le liberalizzazioni delle licenze secondo Culatello), i frequentatori dei salotti buoni con sniffo... 
Insomma se poi alla fine si piazza pure lì  il buon Blasco a cantar per loro il senso della storia, il minimo che può accadere è che la loro storia non abbia proprio nessun senso. Insieme al loro partito (il famoso bambino mai nato) che continua a cambiare sigla  (da PCI a PDS; da DS a PD, e poi cos'altro?), a cambiare logo, a cambiare simboli, colori;  a cambiare  canti, canzoni e segretari, ma che non ha più  radici. Dunque, non può avere un futuro.