Nessie New Logo

28 November 2008

La Classe, un film claustrofobico

La Classe (titolo originale "La classe entre les murs") di Laurent Cantet è un film claustrofobico nel quale l'ambiente di lavoro (la scuola) ha il sopravvento sulla vita. E' una scuola media di periferia della Francia multirazziale dove gli insegnanti, poveretti, non sanno più che pesci pigliare. E fin qui nulla di strano. Ma la cosa sgradevole è non riuscire a impartire una disciplina, un metodo di lavoro, dei contenuti, è vedere dei ragazzi 15 enni della Francia multikulti comportarsi come dei bambini di 7 anni. Fare i mocciosi strafottenti, i bulli, rispondere male e contestare qualsiasi progetto didattico, trovare mille scuse per non eseguire compiti né studiare lezioni, non portare un minimo di materiale didattico come libri e quaderni, trasformare i docenti in "assistenti sociali", dargli del tu, come fossero loro coetanei eppoi prenderli pure in giro se vogliono essere rispettati. Che poi è quanto avviene sempre più anche da noi. Il film ha ottenuto la Palma d'Oro Cannes, ma questo oggi significa poco: Oscar , Nobel e Palme d'oro, Leoni di Venezia, non si negano più a nessuno. François Bégaudeau il professore di Lettere, suscita simpatia umana, perchè le tenta tutte e sembra innamorato del suo lavoro, ma quei collegi dei docenti dove si gira e rigira intorno al lume, dove si parla il "pedagogese" e lo "psicanalese" o il "sociologhese", dove c'è la pedagogista, la consigliera d'orientamento (i conseillers d'orientation, sono figure parascolastiche francesi) il Preside; dove c'è il tal collega che ti mette il bastone tra le ruote se vuoi effettuare una dura sanzione disciplinare contro chi fa il violento e lo smargiasso in aula, dove alla riunioni dei docenti partecipano anche due rappresentanti scolastiche di detta classe. Cioè due studentesse magrebine sciocche e svogliate in preda alla "stupidera" adolescienziale che poi si metteranno pure a fare le pettegole presso i loro compagni riportando falsità e mettendo zizzanie sulle decisioni prese dai professori in riunione, grazie al modello delle "democrazia assemblearista" trasferita dal Parlamento alla scuola. Dove cantano tanti - troppi galli - ma non si fa mai giorno; dove, da giorno si fa notte e tu sei là dentro a fare dei buchi nell'acqua, convinto di svolgere la missione dell'integrazione au Nom de la République. Beh, tutto ciò, risulta parecchio deprimente, almeno per me. Sono i frutti amari della democrazia europea nella sua fase degenerativa e nichilista detta "multiculturalismo"; sono l'ombra dell'eterno sessantottismo che ora, quasi per nemesi storica, si rivolta contro le generazioni che l'hanno fatto (gli insegnanti, vestiti nel film in modo molto sciatto e inelegante, con capelli incolti e arruffati in perfetto stile "gauchiste").
Il professore Bégaudeau che ha scritto questo romanzo autobiografico, ora ha potuto uscire dai muri della classe, grazie ai diritti d'autore che gli permettono di campare di scrittura. Che abbia almeno il coraggio di ammettere che la scuola multikulti è davvero l'improba fatica di Sisifo da cui non se ne viene a capo mai, per sua natura endemica. E che se alla fine delle medie (trattasi di una quarta, secondo l'ordinamento francese) non si può nemmeno far leggere il "Candido" o "Il giro del mondo in 80 giorni ", o "Il Diario di Anna Frank", tutti libri che un ragazzo di 15 o 16 anni comunemente alfabetizzato può leggere in 15 giorni, beh, allora sarebbe bene chiuderle le scuole. Buonismo e una certa dose di sinistrismo ipocrita e orsolino permea per tutto il film. Alle favolette edificanti, io non credo più da un pezzo, nonostante le ovazioni sul film da parte dei soliti Repubblica e Corriere. Ma questo era scontato.

26 November 2008

La stampa etilica e gli UBRIACHI al volante

Sul blog di Elly dopo l'ennesimo fattaccio di cronaca concernente i soliti "ubriachi" che uccidono, feriscono, rendono gravemente disabili gli investiti italiani, ho posto in un commento: stiamo assistendo ad una stampa etilica in preda ai fumi dell'alcol . La quale si limita a chiamarli genericamente UBRIACHI o anche UBRIACHI E DROGATI. Ovviamente fa parte anche questo di quella desertificazione del linguaggio voluta dagli organismi transnazionali (ONU in testa) dove c'è una direttiva esplicita data ai giornalisti dalla commissaria Laura Boldrini che invita (leggi: impone) a non creare allarme sociale nel dare le notizie di cronaca nera concernenti gli stranieri. Ecco perchè l'aggettivo "ubriaco" è diventato improvvisamente un sostantivo. Ubriaco di qui, ubriaco di là, ubriaco investe 10 persone (poi tra le righe si scopre che era uno zingaro); ubriaco investe due anziani morti sul colpo (poi si scopre più sotto la provenienza geografica: marocchino).
Si può dire? Sì, ma a condizione che prima si dica che era ubriaco, dato che occorre dargli il tempo di smaltire i fumi della sbornia colossale che si è buscato. Insomma, per chi non se ne fosse ancora accorto, la stampa tende a trasformare il delinquente strafatto di droga e che beve come una spugna, in una vittima in preda al possibile linciaggio di quei cattivacci del parenti. E allora protegge e sottrae preventivamente la "vittima" (ovvero il criminale in oggetto) al linciaggio degli "assassini potenziali" (cioè gli autoctoni-vittime) con dei titoli fantasiosamente "etilici" o drogati al cloroformio più tranquillizzante: UBRIACHI.
O cronisti somari, non ve l'hanno insegnato a scuola che aggettivo è qualcosa che si aggiunge al nome ovvero al sostantivo? Non ve l'hanno insegnato all'esame di Stato che per diventare giornalisti- professionisti bisogna rispettare, nel dare notizia, l'uso delle 5 W (WHO? (chi?) WHAT? (che cosa) WHERE? (dove?) WHEN? (quando?) WHY? (perchè?);
Bene, allora vista l'asineria della nostra stampa Cuor di Coniglio, riscrivo brevemente le due ultime notizie di interesse generale, avendo cura di rispettare le Five W :

Notizia Corriere 1) Il mio titolo: Bruno Radosavljevic il rom ubriaco e drogato che ha investito 11 persone torna al campo nomadi.
Il tribunale del riesame di Roma ha deciso di scarcerare Bruno Radosavljevic il nomade che era al volante ubriaco e drogato investendo 11 persone (chiamate sprezzantemente dal Corriere "pedoni"), rinviandolo agli arresti domiciliari che non esistono : cioè un campo nomadi abusivo, dove può darsi alla fuga quando e come vuole. A Regina Coeli è rimasto solo 20 giorni. Lo ha scarcerato il Procuratore Giovanni Ferrara con le vive proteste dell'on. Alfredo Mantovano che invoca i caschi blu (ci mancherebbero solo quelli!) per l'Associazione Nazionale Magistrati. .
Tuba come un piccioncino Gianni Alemanno che nei giorni in cui queste cose accadevano sotto l'amministrazione di Veltroni faceva invece lo sceriffo-tolleranza-zero: "E' un segnale sbagliato, perché non si possono concedere i "domiciliari" a chi ha dimostrato un tale disprezzo della vita. Credo questa decisione debba essere rivista». Ah sì? Tutto qui? Alemanno avrebbe l'intera comunità dalla parte sua: perché non ha preso parte a un sit in di protesta coi parenti delle vittime? Lo zingaro in questione si è limitato a mostrarsi "frustrato". Però...

Notizia Giornale 2) Il mio titolo: Marocchino senza patente e ubriaco uccide due anziani .Noterete che la seconda notizia è del Giornale, quotidiano di destra ma che si mostra nella titolazione, "etilico" quanto il Corriere della prima notizia Solo dopo la sesta riga "l'ubriaco" ha un nome, cognome e provenienza geografica: si chiama Ichallah Abdallah, ha 35 anni e guidava senza patente una Citroen C1 non sua, travolgendo due poveri anziani coniugi di Sommo (PV) su una Panda, morti sul colpo. Ora si trova in galera. Domani non si sa...Dobbiamo aspettare che smaltisca la sbornia. - Fine - .

Avanti con il prossimo Superciuk dalla fiatata mortifera. Se qualche nesci osa passare di qui a scrivermi l'ovvietà demenziale che si ubriacano anche gli Italiani, è pregato di stare alla larga e di guardarsi le statistiche di questi incidenti. Quanto alla popolazione carceraria, provino a chiedere ai secondini delle non più "patrie" galere, quanti detenuti stranieri ci sono: la maggioranza.
Aggiornamento: Qualcuno a dire il vero, fra "gli ubriachi" in galera ci va: ieri a Roma il GUP Marina Finiti si è espressa con la sentenza di "omicidio volontario" per il "pirata" (così l'ha chiamato il Corriere nel titolo) Stefano Lucidi. Dieci anni di galera per aver ucciso una coppia di fidanzati, mentre era ubriaco alla guida. Sentenza giusta in termini di anni da scontare, ma xenofila, perché attuata in via sperimentale per la prima volta su di un Italiano, che fa da cavia. Perché lo zingaro Marc Ahmetovic non ha fatto un sol giorno di galera dopo aver stroncato quattro giovani vite? Perché ha trovato subito un mecenate che gli ha offerto riparo in una villa al mare sulla Riviera del Conero?Ingiustizia è fatta, ancora una volta!

24 November 2008

Via i crocifissi in Spagna e denunce alla Binetti in Italia


Non si può non mettere in relazione quanto sta avvenendo a Valladolid (la città spagnola dove morì incatenato in galera il nostro Cristoforo Colombo) con quando sta accadendo in Italia.

La rimozione dei crocifissi nelle aule per decreto giudiziario era già nell'aria da parecchio tempo. Del resto un paese come la Spagna di Zapatero che autorizza a mettere nei documenti Genitore A e Genitore B a prescindere dal sesso, cancellando i termini "padre" e "madre", abrogando il concetto di "famiglia", non poteva che procedere a questa desertificazione della sua tradizione cattolica nel nome di un laicismo del quale non potrà mai godere i frutti. I quali frutti nascono già avvelenati a causa della pesante invasione islamica. La natura (e anche la società) rifiutano la tabula rasa e quando un posto viene lasciato vacante, c'è chi si affanna a riempirlo e a sostituire in fretta il vuoto lasciato.
I sostituti di questa iconoclastia decristianizzante la Spagna li ha già: l'immigrazione islamica che in un domani imminente prevarrà attraverso una demografia fuori controllo. E allora i signori giudici (per me, degli autentici destabilizzatori come del resto è già avvenuto in Italia) si piegheranno alla sharia. Maramaldi col Cristianesimo, succubi con l'Islam, è la migliore delle ipotesi.


La seconda notizia sulla scia di questa pericolosa china riguarda la deputata "cattolica" nel raggruppamento del centrosinistra Paola Binetti, denunciata dall'Arcigay per aver espresso idee non gradite alla lobby omosessuale. Siamo, per chi non lo avesse ancora capito, davanti ad un altro caso simile a quello di Buttiglione costretto a viva forza a dimettersi dal Parlamento europeo per idee non gradite alla premiata lobby, la quale ora parte alla riscossa con nuove manifestazioni pro Pacs. Voglio aggiungerne un'altra. Nei mesi scorsi i deputati del PD Emanuele Fiano di fede ebraica e Khaled Fouad Allam di fede musulmana (da non confondere con Magdi con cui ha il cognome in comune) annunciarono il progetto di voler estendere e inasprire la famigerata Legge Mancino sui reati d'opinione anche alla questione omosessuale nella forma di "lotta alla discriminazione sessuale". Leggere qui per saperne di più. Con la scusa della lotta all'antisemitismo ci si agganciano altri target che tendono al bavaglio d'ogni legittima opinione e dissenso. Così si confeziona un pacchetto-omaggio della serie, paghi uno e pigli tre.

Voltaire e i capisaldi d'Occidente sul diritto d'espressione si rivolta nella tomba e l'art. 21 della Costituzione si fa sempre più carta straccia. Tutti religiosamente "sacri" e "inviolabili" tranne i soliti Cristiani svillaneggiati, citati in tribunale, martirizzati e uccisi in talune zone del mondo sotto il silenzio dell'opinione pubblica, con gli arredi sacri in via di smantellamento (vedi i crocifissi) e le chiese in disarmo. Cristiani, non porgete l'altra guancia!

20 November 2008

Garcia Lorca: "Ahi, Wall Street!"



Danza della Morte
Ormai i cobra fischieranno sugli ultimi piani
Ormai le ortiche faranno tremare cortili e terrazzi
Ormai la Borsa sarà una piramide di muschio
Ormai verranno le liane dopo i fucili
E molto presto, molto presto, molto presto,
Ahi, Wall Street!


Ancora intossicato da ciò che ha visto, Lorca durante il suo viaggio a New York (sbarcò nel giugno 1929) scrive di getto i suoi versi raccolti e pubblicati da Einaudi con il titolo Poeta a New York. Pietro Calabrese che ha scritto nel Magazine del Corriere di giovedi 6 novembre scorso "Dolore e poesia di un crack", esordisce con un "Bisogna credere ai sogni diei poeti. Bisogna credere soprattutto alle loro visioni. Se poi a essere visionario e profetico è il trentunenne Federico Garcia Lorca, si può essere certi del risultato". In quei mesi del suo soggiorno americano, Lorca vive in diretta il crollo di Wall Street.

"E' qui che ho avuto un' idea chiara di quel che è una folla che lotta per il denaro" annota il Poeta andaluso. "Si tratta di una vera guerra internazionale con una lieve traccia di cortesia. Colin aveva 5 dollari in tasca, io 3, e mi disse con eleganza:"Siamo circondati da milioni, eppure i due unici gentiluomini che ci sono qui siamo tu e io.".
Il 28 ottobre la Borsa più solida del mondo si inabissa in poche ore e il panico si impossessa di un'intera nazione. Lorca rimane soggiogato dallo spettacolo crudele della gente che s'aggira come una farfalla impazzita e narra nei suoi appunti:

"Sono stato lì per sette ore in mezzo alla folla nei momenti del grande panico finanziario Gli uomini gridavano e discutevano come belve e dappertutto le donne piangevano. Alcuni gruppi di ebrei lanciavano forti grida e lamenti sulle scalinate agli angoli delle strade. Era questa la gente che entrava nella miseria dalla sera alla mattina. Le strade, o meglio i terribili passaggi in mezzo ai grattacieli, versavano in un disordine e in un isterismo che soltanto a vedere si poteva comprendere la sofferenza e l'angoscia di quella gente: persone svenute, clackson, squilli dei telefoni ".
Il Poeta si fa per noi cronista e testimone del dramma di allora.

Nel '39 gli USA ebbero un cantore della Grande Depressione in John Steinbeck autore di "Grapes of Wrath" ( I Frutti dell'Ira, titolo che richiama una citazione biblica) , romanzo di grande vigore espressivo che fu distribuito in Italia col titolo di " Furore". Steinbeck descrive con spietato verismo, la frantumazione del sogno, la povera gente che si sposta affamata in cerca di cibo e le lotte sociali tra lavoratori stagionali e i proprietari terrieri. Venne criticato per il finale drammatico e per il linguaggio duro e crudo dei personaggi del suo romanzo. E quando John Ford un paio d' anni dopo, si mise al lavoro basandosi sul quel libro per tirarne fuori un magnifico capolavoro filmico dallo stesso titolo con protagonista Henry Fonda, i produttori gli ordinarono di dargli una sorta di happy ending , in ossequio al New Deal roosveltiano. Hollywood fu e resta ancor oggi una formidabile macchina di propaganda, la più prestigiosa del sistema americano.




Un' altra artista della Grande Depressione fu la fotografa Dorothea Lange della quale cui ho potuto visitare una mostra a lei dedicata (seconda sua foto piccola a destra e terza in basso a sinistra). La sua , è una capillare opera di ricognizione tra disoccupati e senzatetto della California.

Le poesie del Lorca "newyorkese" sono state ristampate mentre i giornali del secolo successivo al suo, di concerto con i nostri TG, bruciano quotidianamente cifre astronomiche impossibili da comprendere. Ma - conclude Pietro Calabrese nel suo pezzo - dietro a ognuno di questi zeri ci sono i "gemiti" delle migliaia di operai disoccupati.
I versi di Lorca, il romanzo di Steinbeck, il film di John Ford e le foto della Lange non diminuiranno certamente il numero dei nuovi disoccupati del terzo millennio, ma ci inducono a riflettere sul "tormentato motore del mondo", i cui ingranaggi sembrano incepparsi ieri come oggi. Chi saranno i nuovi dolenti cantori della crisi del secolo che stiamo attraversando?










NB: Sullo stesso tema anche il post di Marshall De Profundis del sogno americano

17 November 2008

Zampognaro di lusso

Purtroppo esiste ogni anno la pessima abitudine di anticipare sempre di più il Natale. In pratica non si sono ancora seppelliti i morti del 2 novembre che già attaccano con le luminarie natalizie. Pessima cosa, perché se l'anno è fatto di due mesi e mezzo di Natale, rischiamo di avere un Nightmare before Christmas assai pagano, prosaico e globoconsumistico. E non è che allestendo vetrine , mettendo luminarie costose quest'anno i commercianti guadagneranno di più, data la recessione in atto. Anzi...Ma il vero Incubo pre, durante e post natalizio lo abbiamo con gli zampognari, personaggi che provenivan dagli Abruzzi, dal Molise, dall'Alta Sabina o dalla Ciociaria, e che nemmeno gli attuali tempi prosaici - ahimé! - pare abbiano cancellato. Ve li ricordate con quelle pive nel sacco e quelle cornamuse piva piva l'olio di uliva, firulì firulà? Sì, quelli a cui tiravamo le monetine dalla finestra, affinchè si spostassero più in là e la smettessero di rompere con quella solfa insistente. Viene avanti ora una sorta di nuovo Zampognaro vestito in rassicuranti grisaglie di fresco lana vergine (altro che il manto di pecorone sulla schiena) , viaggia in Mercedes, percepisce un emolumento da maragià e, tra un "che ci azzecca" e l'altro, si permette pure delle amanti. Chiamasi Tonino O' Zampognaro da Bisaccia. Già, Montenero di Bisaccia, un nome che fa pensare a un borgo sperduto tra i bricchi, situato in culo ai lupi.

Che fa Tonino o Zampagnaro? Vive. E come vive? Lui vive. Sciala da gran Signore tra zampogne, rampogne e chimere sostituendo il megafono alle antiche ciaramelle. E' sempre in cerca di buone cause in cui buttarsi. E' un arruffapopolo in cerca di proteste da sponsorizzare. Perfino gli strapagati piloti, steward e hostess di Alitalia gli vanno bene, pur di gettarsi anima e core nei tumulti. Parla in un improbabile Italiano sgangherato e sgrammaticato zeppo di errori d' ortografia e perfino di pronuncia. Bei tempi in cui i parlamentari venivano criticati solo per l'uso errato del congiuntivo o della consecutio tempori. Si crede un gran simpaticone strabuzzando gli occhi come O' Pazzariello napoletano, agitando le mani a carciofo e ripetendo "che c'azzecca? che c'azzecca?". Le ha cavalcate proprio tutte le sue tigri. "Io a quello lì lo sfascio" ( disse di Berlusconi ai tempi di Mani Pulite). Poi la svestizione plateale della toga davanti alla Tv, perchè alla fine, riuscì a litigare anche coi suoi delle Procure. Gli piace, al nostro Zampognaro, fare l'uomo "contro", l'intellettuale scomodo in versione villaneggiante. E allora le tenta proprio tutte: ai tempi del governo Prodi, dov'era ministro, si smarcò dall'inchiesta della scuola Diaz di Bolzaneto (GE) durante il G8 e fece mancare i numeri perché, avendo fatto nella vita, il poliziotto, non poteva mettersi contro i suoi colleghi.
Ora invece, dopo la sentenza, vuole ricorrere in Parlamento per vedere come mai i vertici della polizia della suddetta scuola Diaz sono stati assolti. Quando le telecamere lo inquadrano è come se gli si gonfiassero i polmoni a mo' di zampogne. E allora prende fiato, si gasa, si guarda in giro per vedere l'effetto preventivo che farà e dice: "Signor Presidente del Consiglio " ...e uno pensa che si rivolga rispettosamente al Premier in carica. Macché, va avanti e aggiunge: "Signor Primo Ministro Videla" (ndr: quello argentino dei desaparicidos). Berlusconi, manco a dirlo, è l'ossessione della sua vita. Ma povero Zampognaro, alle reti del Berlusca che ambisce sfilargli ad una ad una da quando è sceso in politica, può tuttalpù aspirare a finire nel Blob di Ghezzi. Ovvero nel regno dell'indistinzione televisiva più triturata e frullata. E ora infatti è congelato là dentro a ripetere "Signor Primo Ministro Videla".




Fu sempre Tonino O' Zampognaro che sostenne il suo collega spagnolo Garzòn (un altro che non ne ha mai azzeccata una) quando pensarono di processare Pinochet per mezzo degli avvisi di garanzia invece che in patria a furor di popolo come storia comanda.
L'ultima sua sparata è nota: sulla commissione di vigilanza parlamentare RAI dove aveva caldeggiato con forza alla Presidenza nientemeno che un altro collega di rampogne permanenti nonché chiagni-fottista di gran concetto: Leoluca Orlando. Sarebbe stato troppo: passi uno zampognaro molisano, ma anche il suo "doppio" siculo, proprio non è il caso. Entrambi, tuttalpiù, vanno bene per il Presepe natalizio come statuine di gesso. Sempre che Gesù Bambino ce li voglia.


Udii tra il sonno le ciaramelle/ho udito un suono di ninne nanne,/ci sono in cielo tutte le stelle,/
ci sono i lumi nelle capanne.


Sono venute dai monti oscuri /le ciaramelle senza dir niente; /hanno destata ne' suoi tuguri/
tutta la buona povera gente (G. Pascoli).









Udii tra il sonno le ciaramelle,
ho udito un suono di ninne nanne,
ci sono in cielo tutte le stelle,

14 November 2008

Fatece largo che passamo noi!


C'è un spot pubblicitario ipocrita e irritante da parte del Ministero degli Esteri - politiche per l'Integrazione, che circola in tv. Quello di stranieri che cantano nei dialetti delle nostre regioni. Una filippina badante mentre spinge una carrozzina con un'anziana signora disabile, attraversando un ponticello, canta in romanesco "Fatece largo che passamo noi/ li giovanotti de 'sta Roma bella", un impiegato ucraino canta in siciliano "Sciuri Sciuri", un egiziano canta in milanese "La mia bèla Madunina" mentre sforna un pizza. E via con quest'orgia di carinerie tutte false. Non sono pochi gli italiani provenienti da alcune regioni che non capiscono dialetti e vernacoli di altre regioni, figuriamoci se è vera la fòla di stranieri che canticchiano nei dialetti che nessuno parla quasi più. Inoltre l'integrazione è già un processo difficile e delicato fra italiani che si spostano da una regione all'altra (non dimentichiamo il fatto che l'Unità d'Italia, sia dal punto di vista storico-politico che anche dal punto di vista linguistico, è un fenomeno relativamente recente); figuriamoci per quelli che provengono da altri continenti. Menzogne spudorate, dunque! Pubblicità ministeriale mendace. E pazienza se una simile demagogia la facesse Prodi o Veltroni, ma è ridicolo che la faccia un governo di centrodesra.
Perché l'uomo non è fatto per vivere ovunque e per piantare radici avventizie in ogni angolo del pianeta con la facilità di un ramoscello d' edera. Ma la globalizzazione esige masse in perenne spostamento insieme ai capitali e alle merci. E l'integrazione è l'ennesimo mito-bufala dell'Europa degli Idioti. Chi non si adegua a questo 11esimo comandamento creato per spostare denaro e masse di uomini mercificati, allettati da improbabili Eldoradi, è un "razzista". L'atteggiamento arcigno e autoritario riguardo la proposta della Lega di chiudere gli ingressi per due anni e concedere i diritti sanitari solo a chi ha la residenza, è stata la risposta di Napolitano e di Fini. Il primo dei due , eternamente fautore del NWO, ha frustrato sul nascere la proposta leghista, parlando di anacronistiche diffidenze. Quanto a Fini, è ormai un uomo senza più alcuna "identità" politica che dice solo "cose di sinistra" mentre tace sul fatto che il 2008 è stato l'anno peggiore in materia di esodi biblici e di richieste d'asilo nel nostro paese. La moratoria proposta dalla Lega di due anni è la classica pezza per porre un freno al disastro (anche ambientale) che questi flussi indiscriminati stanno provocando. Un modo per cercare di arginare la catastrofe che può così riassumersi:

  • degrado nelle nostre aree urbane

  • criminalità diffusa con legami tra malavita endogena e quella di nuovo acquisto

  • aumento esponenziale di rapine, stupri e scippi e ammazzamenti impuniti

  • possible guerra tra poveri autoctoni e poveri allogeni a causa di una crisi spaventosa.

  • coabitazione interetnica forzata, istigatrice di discordie e d' incompatibilità di usi e costumi differenti, tra allogeni e autoctoni, nei quartieri delle periferie

L'amica Mary del blog Orpheus ha sottolineato con forza gli ultimi sviluppi sul diario della paura quotidiana con il suo post "Italiani figli di un dio minore: apriteci pure la testa a sprangate. L'ultimo episodio della lunga scia delittuosa è un moldavo che a Urbino (la splendida città di Raffaello) ha fracassato la testa a sprangate al datore di lavoro che lo ha licenziato. E', evidentemente, un modo democratico per rivendicare i suoi "diritti sindacali".

Non un cenno da parte di Napolitano e di Fini (quest'ultimo, sempre più asservito a logiche globaliste relative alla cittadinanza facile) a proposito di questa lunga sequela di fatti delittuosi. Tanto, che volete mai, noi autoctoni siamo carne da macello. Eppoi, suvvia, non bisogna "generalizzare", no? Lo dice anche il Vaticano che dobbiamo essere accoglienti. Napolitano fa sempre più rima con Vaticano e Vaticano fa rima con Napolitano. Sarà un caso di rime baciate, ma è così. Udite infine l'ipocrisa dell'Uomo del Colle in questa affermazione"Questo afflusso di nuove energie, provenienti da ogni parte del mondo e radicatesi nel nostro paese, è un fattore di freschezza e di forza per la nazione italiana".
Della serie, fatece largo che passamo noi...Cioè loro.
Si tratta di vedere ora, se la Lega saprà davvero impuntarsi con rigore e determinazione a fronte di una grave crisi senza precedenti, stoppando gli ingressi per almeno due anni, o se sarà l'ennesima politica degli annunci. I cittadini che l'hanno votata esigono coerenza.

11 November 2008

Che cosa nasconde il livore dei media contro Berlusconi


A-a-abbronzatissimo. Molti italiani dopo l'elezione di Obama hanno letteralmente portato il cervello all'ammasso, rivelando sempre più una vocazione pulcinellesca, sapientemente indotta dalla macchina mediatica. Qualcuno è convinto di vivere sogni non suoi, quando la realtà prossima ventura saranno invece altri incubi economici provenienti dagli Usa. Che c'entriamo noi, ad esempio con questi incubi, che siamo un popolo di formichine risparmiatrici, che compriamo pochissime cose usando la carta di credito (in Usa sempre più "di debito") senza mai "splafonare" (brutto termine economico che signica andare in rosso)? Che quando andiamo in banca troviamo (per nostra fortuna) dei banchieri parrucconi che vogliono avere almeno 10 documenti probatori della nostra redditività prima di erogarci un mutuo? Niente! ma a quanto pare, anche le formiche dovrebbero cicaleggiare facendo i "puffi" (che non sono gli omini azzurri dei cartoons, ma i debiti); puffi all'americana. Prima o poi anche le formiche italiane nel loro piccolo si incazzeranno, oso sperare.
Ma torno a quelli che corrono a scrivere sui blog "not in my name", "ho scritto a Obama per chiedere scusa sul mio Premier imbecille", "mi vergogno di essere italiano" e così via, tutti riportati dal Corriere on line in questi giorni.

I media nostrani, e stranieri sono macchine del consenso e in quanto tale, anche gioiose macchine da guerra mediatica. Avete notato la poca differenza di forma e di sostanza tra testate italiane e testate straniere? stessi argomenti, stessi scoop e stesso stile perbenista political correct omologante. Le famose campagne di sputtanamento servono, tant'è vero che la stampa viene chiamata Quarto Potere.

Ora, io non avrei nulla contro un vero contropotere preposto a smascherare gli intrighi di Palazzo. Anzi, sarebbe questa la sua funzione... Ma normalmente la stampa è l'altra faccia dei vari Santuari (della Finanza, delle Banche, delle Imprese, dei poteri forti ecc.), di quelli, cioè, che il Palazzo lo vorrebbero condizionare e dirigere secondo i loro tornaconti. Che non sono i miei, e nemmeno del resto degli Italiani. Nella stizza di quel giornalista americano a Bruxelles contro Berlusconi che ha insistito affinché porgesse le scuse a Obama, c'è dell'altro e non solo il suo disappunto per la battuta sull'abbronzatura. Ed ecco rivelato cosa Italia-Russia: un'alleanza da nascondere sul sito etleboro di cui al link.

C'è che la visita di Berlusconi in Russia non è stata così gradita. C'è che le committenze commerciali, nemmeno. E neanche i contratti sull'energia. Berlusconi incontra Medvedev e firma oltre 20 accordi di cooperazione istituzionale ed economica con la Russia, gettando le basi per ulteriori spiragli di collaborazione bilaterale. L'Italia si conferma così uno dei partner europei privilegiati di Mosca. C'è che la verità sull'Ossezia e l'aggressione georgiana nell' agosto scorso, è molto meglio se non la si viene a sapere. Berlusconi sa come è andata, ma non può dirlo apertamente. Così si barcamena tra Scilla e Cariddi. C' è tutto questo e molto altro ancora. Intanto il popolino bue di Internet si diletta a fare il moralista, il perbenista, l'amerikano alla Alberto Sordi con in testa il berrettino da base ball. Mentre i media cosiddetti "seri" e "accreditati" ci riempiono di statistiche idiote alla Mannheimer (ex comunista filocinese di Servire il Pollo), VOTA anche tu: Berlusconi dovrebbe chiedere scusa a Obama? SI, NO, NON SO.
Che tristezza!

10 November 2008

From Marx to Market: il lato oscuro della globalizzazione


Il 9 novembre 1989 è caduto il Muro di Berlino e con esso la fine del comunismo. Molti blogger lo hanno ricordato con opportune immagini. Ma questa, purtroppo, non sarà mai una data da poter ricordare con la stessa esultanza con cui si festeggiò la fine della IIa guerra mondiale e con essa la caduta del nazifascismo. Perchè? Perchè non tutti i muri cadono per portarci gioia e letizia... E perchè a volte sono anche peggio del vaso di Pandora...
Leggi tutto a Occidente di questo blog...

08 November 2008

Nicholas Farrell, inglese antiamericano

Tempi duri. Fare l'americano è facile, facilissimo: oggi lo sono tutti, anche i piromani di bandiere a stelle e strisce comunisti. Perfino la sinistra più livorosamente antiamericanista e sovietica oggi dice "Chi? io? Mai stato antiamericano". Io ero anti BUSH, contro la guerra, ma da quando c'è Obama...". Lo dice perfino Lilli Gruber, le cui cronache dall'Iraq erano marcatamente saddamitiche. Beh, Obama Obama in excelsis Deo. A Natale non canteremo più Osanna Osanna, ma Obama Obama, con tanto di striscia scritta sul Presepe tenuta da due angeli.
Nicholas Farrell, dal nome e cognome che più anglosassone non si può, che rassomiglia un po' a Errol Flynn, naturalizzato italiano dopo aver sposato una giovane donna romagnola nonché scrittore nella nostra lingua che padroneggia splendidamente, va invece contromano. E scrive un pezzo di una paradossalità esilarante. Mi spiace per quei tirchioni di Libero che fanno pagare l'accesso al loro giornale on line, ma ora una volta tanto copio. Certo non posso incollare perché lavoro sul cartaceo di un pezzo ritagliato. E allora copio manualmente. Ma il pezzo di mercoledi 5 novembre è troppo divertente e merita la fatica di amanuense che sto per compiere. Titolo: Sono inglese e scusate se ce l'ho con gli americani.

La scelta è tra McCain e Obama ma diciamolo: come ci stanno sull'anima 'sti americani! Il mondo deve parlare solo di loro. Perché? Chissenefrega?! Forse ce l'ho con l'America perché sono inglese e prima di loro comandavamo noi. Fatto sta però che da poliziotti mondiali creano casini ovunque. L'impero britannico gestiva molto meglio la situazione. Meno ipocrita. Gli americani dicono: non vogliamo assolutamente governare il Vostro Paese, vogliamo solo aiutarvi a fondare la democrazia.


Noi inglesi dicevamo: noi vogliamo governare il vostro Paese, tutto lì, poi vedremo. Ma diciamolo: in fin dei conti funzionava molto meglio il sistema inglese.In ogni caso, chiunque di questi due pupazzi vince, l'America farà come ha sempre fatto. Farà L'Americano Whisky soda rock & roll, cioè il presuntuso e il prepotente con quel nauseante sorriso "Have a Nice Day". Sorriso finto che proviene dalla Costituzione con quella famosa clausola dove si parla del diritto alla felicità.

Macché felicità! Nessuno è felice perché la felicità è impossibile. Quindi nessuno ha diritto alla felicità. Al limite, esistono momenti di felicità. E basta. L'America però dispensa la felicità con la forza "if necessary" come il Duce dispensava il fascismo con l'olio di ricino. (...)

Confesso: quando penso all'America mi sento non solo "di sinistra" ma "comunista" (ndr: in realtà l'autore è un conservatore thatcheriano). Mi ritrovo negli slogan "Yankee go home" e "Hasta la victoria" (...).

L'America mi dà fastidio per tanti altri motivi. Non solo i mutui subprime ma anche la sinistra italiana è un "derivato" americano: no America no Veltroni . La sinistra della vecchia Europa si è trasformata dopo il crollo del muro di Berlino, da "cosa comunista" stile sovietico in "cosa democratica" stile politically correct. Questa political correctness è roba inventata non in Europa, ma in America, sia in California (costa ovest) sia in New England (costa est). Ma cos'è questa correctness? Beh, tante cose, ma tra l'altro Vittorio Feltri sarebbe stato licenziato per il suo fondo di ieri. In proposito di Obama il grande Feltri ha scritto:"Massì, quel nègher lì della Casa Bianca". No direttore, ma no.Scrivere una cosa del genere non si può, in America, perchè lì la legge la proibisce da 20 anni. La gente comune che abita nel Mid-West pensa esattamente come te, direttore. Ma i salottieri al comando a Los Angeles e a New York hanno deciso che non si può più dire quello che si pensa.
Gli americani sono ossessionati con i propri denti. Vogliono vivere per sempre. Sono ossessionati con shopping, jogging e lifting. Ma a me, inglese thatcheriano e anarchico, amante della libertà, l'America mi sta sull'anima.(...)
Peggio, forse senza l'America non ci sarebbe Veltroni.
(il pezzo è stato ridotto da Libero- rubrica "Fumo di Londra").


Domandina postuma da un milione di sterline: Nicholas Farrell, lei è inglese, parla la lingua di Shakespeare e scrive in ottimo italiano. Proviene da un ex grande potenza imperiale, alleata di ferro degli USA. Mi chiedo però: avrebbe potuto, un giornalista italiano di una grande testata, scrivere un pezzo simile? pensa che glielo avrebbero lasciato fare in tranquillità?

05 November 2008

Napolitano, Obama e il Nuovo Ordine Mondiale

Obama non si è ancora insediato alla Casa Bianca che Napolitano si è congratulato. E fin qui, normale diplomazia di prammatica, si dirà. Ma avrebbe potuto limitarsi agli auguri per un felice mandato presidenziale in grado di far prosperare gli States in un momento particolarmente drammatico e difficoltoso per l'economia. Nossignore, il Nostro non perde mai il destro né il sinistro (soprattutto il sinistro) per parlare di "Nuovo Ordine Mondiale" e fare, così, la delizia dei cospirazionisti. Chi scrive crede solo a quel che vede, a quel che sente e a quel che tocca concretamente con mano. Perciò mi accontento di registrare quel che sentono le mie orecchie. In un momento cruciale per l'economia mondiale e per una crisi finanziaria che - lo ricordiamo - è esplosa in territorio statunitense e si sta diffondendo ovunque con l'effetto tsunami, mi domando perché questo grigio comunistone non fa che parlare di governo del mondo. Innanzitutto dovrebbe cercare di pensare a porsi a capo di quel Paese che, a mio avviso, inopinatamente, lo ha mandato al Quirinale. Poi questo continuo vassallaggio nei confronti della superpotenza USA è sospetto oggi, almeno quanto lo era ieri quello all'URSS. Inoltre è riuscito a fare arrabbiare i tedeschi con i mai morti debiti di guerra. Si veda il caso della Frankfurter Allgemeines Zeitung. Ora saranno anche andati fuori dalle righe diplomatiche i giornalisti tedeschi e Frattini si è dato da fare per ricomporre diplomaticamente il quadro di amicizia e di buone relazioni italo-tedesche, ma non si può perorare in eterno - con l'appoggio determinante di una magistratura compiacente e militante di casa nostra - la causa dei mai estinti debiti di guerra.
Ciò darebbe la stura a insensate cause giudiziarie senza fine e alla riesumazione dei mai sopiti odii fratricidi. Siamo, come al solito, al "male assoluto" ricordato in eterno da una parte sola. Il suo "male relativo" e quello dei suoi correligionari rossi, invece, resta impunito ed è già caduto in prescrizione. Con buona pace per la verità storica. Se i tedeschi gli hanno ricordato il suo totalitarismo comunista e i suoi numerosi scheletri nell'armadio, ebbene, se l'è cercata.

03 November 2008

Mina, 50 anni di note d'argento

Cosa ci è rimasto in questo Paese da mettere in salvo? Dell'antichità molto, moltissimo. Della modernità quasi più nulla, con l'eccezione forse di un paio di cose che il mondo ci invidia. E non parlo certo dell'Alitalia che è peggio che prendere in mano un nido di calabroni. Parlo della Ferrari e di Mina: le uniche due made in Italy ancora degne di nota. Per poter essere italiana e regalarci la parte migliore di sé stessa , Anna Maria Mazzini detta Mina, nata a Busto Arsizio (Va) e vissuta a Cremona, ha dovuto però espatriare a Lugano e diventare la Signora del Lago, instaurandovi casa, famiglia e lavoro. Da laggiù , o meglio da lassù, continua impeterrita a minare e a disseminare il nostro mercato discografico dei suoi successi e del suo splendido strumento-voce.
Ero piccola ma piccola così, quando una ragazzona assai giraffona tutta occhi, gambe e braccia e con grandi mani che si intrecciavano come la Dea Kalì e che parevano sfondare lo schermo della tv cassettone, cantava una bislacca canzone. Non poteva che trovare dei seguaci tra i bambini per l'assurdità del testo: una zebra a pois. Ed erano gli anni dove si pensava che oltre che a improbabili zebre a pallini, le tintarelle fossero di luna; le banderuole fossero folli, i coriandoli, di sogno, i cubetti di ghiaccio, piacevolmente tintinnanti ", le bolle di sapone fossero blu, mentre bastava prendere una matita tutta colorata per disegnare un lago azzurro e buttarci dentro tutti i i dispiaceri. Il gioco era così innocentemente surreale, che per un po' si credette che la vita di questo nostro Paese potesse essere simile ad una spensierata canzonetta. Frattanto le bimbe crescevano e le mamme imbiancavano. E allora l'inventario musicale cambiava. Le città potevano essere piene o vuote, a seconda degli stati d'animo. Arrivavano le cotte e i flirts dell'estate fatti di inevitabili incanti e disincanti, di incontri, addii e distacchi, dopo neanche un anno d'amore. Ma Mina era così sottilmente punitiva che anche quando veniva piantata si insinuava nel sonno notturno del povero lui per intimargli " e di nottei e di nottei/ per non sentirti solo/ ricorderai...tutti i giorni felici...rimpiangerai tutti quanti i miei baci...". Perché la ragazzòla aveva un modo assai singolare di roteare le e, che suonavano ei come il suono alfabetico della A inglese. "Se adesso te ne vuai/ dove ritroverai/le cose conosciutei/ vissutei con me/ ".

Eppoi i frammenti canori del discorso amoroso (Roland Barthes docet) erano già belli e strutturati nelle sue canzoni, fatte di colpi al cuore, di cieli in una stanza dal soffitto viola, di colpi di fulmine che all'improvviso scoppiano dentro il cuore , di voci nel silenzio, di ultime occasioni, di ora o mai più di telefonate con il gerundio, di rassicuranti Renati così carini e così educati da poter essere presentati ai genitori, e di baci maliziosi al fumo blu di una pipa. Sì, perché allora si poteva tranquillamente fumare tabacco. Non come oggi, dove il proibizionismo contro il fumo è andato di pari passo col permissivismo delle droghe e della cocaina in particolare. Ho messo tanti "tubi" linkati per ogni titolo di canzone e se provate ad andare su you tube vi colpirà la costanza patriottica e quasi commovente di un certo Mazzinyano (nel senso del cognome di Mina) che ha abilitato una quantità inesauribile di suoi video. E che piacere per me aver reperito da parte di un certo Gelido (inteso come nick) una canzone struggentemente chiaroscurale che credevo caduta nel dimenticatoio. Il titolo è "Giochi d'ombre". Ma andiamo avanti. Il sabato sera la Diva Sciantosa (ripresa dalla tv in bianco e nero) si vestiva elegantemente per le famiglie italiane che guardavano incantate l'esplosione della sua passione canora in abito lungo. Perché erano i tempi in cui registi tv di tutto rispetto come Antonello Falqui, provenivano dal cinema, cercando di riprodurne quell'aura risplendente in formato bonsai per il pubblico domestico, senza le repentine zoomate e carrellate dell'attuale tv, che ti fanno venire il mal di mare. Dunque non c'era spazio per la volgarità né la ridondanza pacchiana che imperversa oggi. Mina cantava rigorosamente dal vivo e detestava il play back, mentre le più grandi orchestre l'accompagnavano con maestri di grosso calibro che facevano a gara per comporre per lei. Oltre a Lelio Luttazzi, autore della pazza "zebra" (di cui ho linkato un esilarante duetto jazzistico con lei), Bruno Canfora, Gorni Kramer, Augusto Martelli, Gianni Ferrio, Ennio Morricone, ecc.). Cosicché anche le sigle delle trasmissioni da lei condotte (dove peraltro era anche una brava padrona di casa, mai invadentemente pippobaudesca) , diventavano dei gloriosi hits.


La Repubblica e l'Espresso raccolgono tutto questo materiale audiovisivo in una raccolta di dvd. Operazione nostalgia, si obbietterà. Beh, certamente. Ma di fronte allo sfacelo televisivo attuale è pur sempre meglio di niente. Celebri sono i duetti tra lei e vari personaggi (della musica, del grande schermo, del teatro). Memorabile quello con Gaber sul bambino della Milano-bene (lei) e il bambino della Milano-povera (lui), storico è quello con Battisti che per lei compose quattro indimenticabili successi ; poi con Astor Piazzolla che rivela in lei "un'anima latina", con Rita Pavone dove gareggiano in bravura e ironia, e con numerosi altri.


Frattanto canzonando e scanzonettando, il boom divenne sempre più sboom e il nostro bel Paese si attorcigliò tra una crisi congiunturale e l'altra, fino ai nostri catastrofici giorni.

Era bella Minona nostra? Più che bella in sé, diciamo che ha imposto un fascino tutto suo fatto di carisma, personalità, con l'aggiunta di un pizzico di eccentricità. Una fascinosità archetipa che non copia nessun altra, incurante degli stilemi della moda come avviene invece per le attuali soubrettes modello Barbie, tutte fatte in serie. Concordo con La Capria quando parla di una sua genialità basata sulla "distrazione". Lei entra così tanto dentro la musica che sembra distrarsi da tutto e da tutti (pubblico compreso, spettacolo compreso). E' quasi come se avesse un'orchestra in corpo. E se "due note si dondolano in cielo sopra una nuvola", in mezzo a melodie e ad armonie, si dondola anche lei, oscillando le braccia, tirando indietro la testa, acchiappando le note tra l'indice e il pollice, ad una ad una. E mettendo uno speciale paravento tra sé stessa e il pubblico con quel gesto che abbiamo imparato a conoscere: aprire i palmi delle mani quasi a fermarlo.

Possiede una contagiosa vitalità ed energia anche quando interpreta canzoni tristi. Lo si vede in "Un'ombra", o in "Io e te da soli". Infine, credo che, valga la pena di ricordare "La mente torna (una delle mie preferite, dalle atmosfere eleganti e un vagamente bacharachiane) dove quella frase "Io voglio vivere/ anche per me/ scoprire quello che c'è io voglio..." sembra pensata proprio per lei allorché lasciò la tv e lo show-biz ancora in giovane età. Ma da Lugano continua la sua produzione, scegliendosi le collaborazioni migliori e reinterpretando pezzi che fatti da altri parevano anonimi e impersonali. E' il caso di "Oggi sono io" di Alex Britti, dove la sua voce si dipana in estensione quasi immutata nel tempo. Perché non c'è bisogno di andare in America per essere grandi. Così ha detto di lei Liza Minnelli , durante una recente puntata a Porta a Porta (per inciso, Mina è la sua cantante preferita). E perchè "Mina è rimasta nel posto dove si sentiva sicura e felice. In questo modo ha potuto abbracciare tutti noi e ha potuto regalarci quella voce". E se lo dice Liza Minnelli che ebbe come padrino di battesimo Ira Gershwin (fratello di George), e che non è certo l'ultima arrivata in materia di spettacolo, ci possiamo credere. Grandi braccia e grandi mani avrò per te, cantava non a caso, e continua... Lunga vita alla Dama del Lago Ceresio, dunque. Così vicina, ma abbastanza lontana da mettersi in salvo.

NB: Gioco abbinato: Vota il tubo preferito