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28 May 2008

Più decoro (floreale) e meno degrado

Di tanto in tanto occorre dare anche qualche buona notizia. Altrimenti quelle cattive finiscono con l'investirci pesantemente come il camion del film "Duel". Le buone notize sono ad esempio il termoutilizzatore di Brescia, un modello ad alta tecnologia e precisione che ho visto sfrecciando in autostrada ergersi come una torre azzurra e che, mentre brucia rifiuti, eroga anche energia agli abitanti: ne ricevono tutti l'acqua calda e pure il 30% di energia elettrica. Lì intorno ci vivono e si vedono case e industrie: nessuno si lamenta e nessuno dice beh...per saperne di più sulle sue funzioni cliccare qui.

Ma una buona piccola notizia mi è giunta sotto gli occhi durante la mia consueta passeggiata all'aria aperta sulla pista ciclabile dietro casa mia. Noto un donnone grande e grosso che coltivava fiori in un campo selvatico, come fosse un giardino domestico. "Che bello", dico nel vedere tutte quelle calendule arancioni risplendere come piccoli soli, " E' suo questo prato?".
"No, mi risponde la signora. "Ma essendo vicino alla mia proprietà lo coltivo come se fosse mio, così non si formano cespugli ed erbacce, gli escursionisti che passano non ci tirano lattine e bottiglie vuote e tutta l'area intorno alla mia casa resta bella pulita".

Ecco una buona idea: presidiare il territorio con...i fiori. Che non è il pacifinto "mettete dei fiori nei vostri cannoni". Ma è rendersi conto che in Italia, la terra di tutti diventa in fretta terra di nessuno e cioè, area di degrado. Se invece (per chi può) se ne coltiva un pezzetto anche dietro casa, poi resta fiorita con decoro per la gioia degli occhi di tutti quanti. Un lembo di prato non è un bosco intero, ma lascia pur sempre ben sperare. Ne è valsa la pena di farne una foto. Piccoli esempi virtuosi crescono, nonostante tutto.

25 May 2008

A far del bene agli asini si riceve dei calci

...diceva mia nonna. Versione popolare del più evangelico "non gettare le perle ai porci". Questo governo non sarà il migliore dei mondi possibili, ma non si può negare che si sia già attivato su quanto si era prefisso: in primo luogo, risolvere una volta per tutti, l'emergenza rifiuti di Napoli. Per tutta risposta, il giorno stesso della pubblicazione della Gazzetta Ufficiale dei siti preposti alla raccolta-rifiuti si è messa in moto la protesta antidiscarica E' deprimente vedere i vigili del fuoco venir presi a sassate. E ora i poliziotti a Chiaiano venir battezzati con molotov e cartelli con scritte come "assassini", pullman bruciati, cassonetti rovesciati e altre bellurie. Eccoli quelli che lamentavano "O' Stato ce lassa soli". Ora che o' stato ce sta', che o' govierno ce sta', niente di meglio che prenderlo a sassate, berciando il solito napoletanissimo chiagni e fotti. Chi capeggia la prevedibile rivolta del NIMBY (Not In My Backyard) made in Chiaiano? Infiltrazioni camorriste interessate a mantenere lo status quo, l'esercito dei trombati rifondaroli, Caruso e i disobbedianti, no-tavini e udite udite, perfino quell'avanzo di galera di Oreste Scalzone (che fa rima con Monnezzone) , ex terrorista esiliato in Francia e restituitoci al mittente. Dietro a questa brava gente, un esercito di pecoroni imbufaliti che hanno mandato il cervello all'ammasso insieme ai rifiuti. E che non si rendono conto che la loro emergenza-monnezza costa e costerà miliardi al Paese: e cioè a tutti noi. Per fortuna non tutti li seguono e ci sarà anche gente di buon senso che se ne è stata a casa, si spera.


Il governo vada avanti nell'interesse nazionale e non annacqui i suoi piani, poiché l'estate è alle porte. E i cari ecologisti nel NIMBY (o meglio, del MENGA) fingono di ignorare che anche l'immondizia inquina, puzza e crea malattie. Aumenteranno i rischi di colera e di febbri tifoidee, insetti infetti e topi.
E si ricordino che a biasimare questa condotta esecrabile non ci sono i soliti polentoni mugugnoni del Nord - quelli che accettano umilmente fabbriche inquinanti in nome di un benessere diffuso, una parte del quale vola verso la voragine Sud. Polentoni, che accettano i termovalorizzatori e le discariche pubbliche, poiché non amano trovarsi i rifiuti sotto le finestre e dietro casa.
Questa condotta viene pure biasimata dai loro stessi conterranei della Costiera Amalfitana, delle isole di Procida, Ischia e Capri i quali temono l'effetto d'alone del capoluogo. E cioè che il tanfo della monnezza si reverberi su località e isole che tutto il mondo ci invidia. E vedono diminuire di colpo fior di prenotazioni turistiche. Quel turismo che è risorsa principale della Regione Campania. Perciò, per colpa di qualcuno, non hanno nessuna voglia di cantare tra le zagare "Capri c'est fini".

21 May 2008

ACHTUNG Schulz!

C'è un'altra minaccia incombente sull'Italia oltre al beduino Gheddafi e alle sue bombe demografiche, alle provocazioni di Zapatero con le sue (basse) quote rosa.

ACHTUNG SCHULZ! Herr Martin Schulz von EURSS. Lo ricordate? Era quella faccia da generale nazi pluridecorato dipinta da Georg Grosz nelle sue vignette, l'eurodeputato che incominciò a provocare Berlusconi durante il suo insediamento al Parlamento Ue nel 2003. Dargli del kapò è stato troppo poco. Bisognava andare più in alto nella gerarchia. Ma potrebbe essere altrettanto perfetto come agente della STASI che indaga nelle "vite degli altri". Una figura davvero repellente capace di suscitare immediati istinti lombrosiani. Per la cronaca è il capogruppo dei socialisti (PSE), un partito inasprito e incattivito come tutti i perdenti (lo stesso partito di Zapatero e della Royal, per intenderci). Ebbene il suddetto è riuscito per una manciata di voti a indire un'assemblea straordinaria al parlamento Ue sulla questione intereuropea (leggi: italiana) dei Rom. Chissà come mai l'emergenza nomadi esisteva anche con Prodi ma herr Schulz allora faceva l' agente in sonno. Voi penserete che sia stata fatta per aiutarci a sgravarci dal problema? Neanche per sogno. Saranno lì ad architettare leggi, gabbie, lacci e lacciuoli burocratici e veterosovietici per inchiodarci al nostro destino di oppressi da moltitudini illegali. Per impedire la nostra rinascita. E intanto anche ieri a Catania hanno tentato di rapire un'altra bambina. Ma a lorsignori va bene così, perché per loro siamo noi quelli del pogrom. Come ben preconizzò Vladimir Bukovskij nel suo libro Eurss (Unione Europea delle Repubbliche socialiste sovietiche).
Ci dicono di reprimere i nostri sentimenti nazionali, i nostri pregiudizi, le nostre tradizioni, e allora vivremo felici e contenti nelle nostre comunità multietniche. Possiamo dire in anticipo che il risultato sarà l'opposto.
Adesso che abbiamo un governo fortemente voluto dal popolo italiano, la UE farà di tutto per sabotare tutte le sue posizioni in materia d ' immigrazione, e non solo con:
  • il rifiuto di farci sospendere dal trattato di Schengen e le critiche a Maroni per il ddl del reato di immigrazione illegale (dove siamo già fin troppo sulla difensiva)
  • L' UE che boccia i conti italiani (naturalmente con Prodi, il quale faceva gli interessi della nomenklatura Ue, andavano a meraviglia)
  • L'Ue si intromette nell'affaire Alitalia perché vuole vederci chiaro nelle cordate (traduci: le impedirà)
  • Qualora questo governo facesse qualcosa di veramente efficace contro l'immigrazione selvaggia aspettiamoci pure sanzioni economiche come fu fatto all' Austria di Haider, se non peggio (si può sempre essere trattati come lo è stata la Serbia).
Temo tutto questo e altro ancora. Nel frattempo, luglio non è lontano. Le vacanze degli Italiani pure e al povero ministro Bobo gli faranno du' maroni così...Spacchettandogli e alleggerendogli il pacchetto. Che insicurezza!

19 May 2008

Che roba Contessina...


Faccina dabbene un po' slavata incorniciata da lunghi capelli biondi, una voce da capretta belante e una pronuncia con la "pesseta", quella esse farfugliata con la lingua tra i denti incisivi come i bambini affetti da dislalìa. Sembra un'alunna che ha imparato la poesiola a memoria per la festa di fine scuola. La prima volta che esordì da Santoro, pareva una letterina da telequiz.Era appena ventenne e ancora agli inizi degli studi universitaria che era già lì, in RAI. Ma c'è chi può. Parliamo di Beatrice Borromeo, classe 1985. Le scorciatoie, a quanto pare, valgono solo per chi nasce come lei, da antica e nobile casata dei signori di Milano, già feudatari del Lago Maggiore, delle tre isole Borromee, della Rocca Borromeo di Angera. Suoi antenati, i cardinali Federico e Carlo Borromeo: il primo citato dal Manzoni nella conversione dell'Innominato. Il secondo, Principe e dottore della Chiesa canonizzato e santo patrono di Arona dove svetta la sua statua gigantesca (detta il Sancarlone) su un colle prospiciente il Lago Maggiore (sponda piemontese).

Ad un altro giovane più brillante e promettente della signorina, ma sconosciuto, avrebbero richiesto master, titoli accademici e professionali a non finire. E senza nessuna garanzia di assunzione. Non a lei che sta ancora studiando, ma già ci delizia delle sue fini notazioni di cronista in erba. Catapultata dai défilé d'alta moda dove lavorava come top-model, alla RAI, la Borromeo si è riscoperta subito reginetta protettrice degli 
immigrati, Teresa di Calcutta dei clandestini. E non perde occasione per perorarne le cause. Chi ha modo di fare una gita all'Isola Bella, noterà che una parte del Parco botanico è chiuso ai visitatori (che pure pagano), perché riservato al solo passaggio delle contesse Lavinia (sua sorella e moglie del novello mr. Fiat John Elkann), Beatrice e sorelle. L'isola Madre poi è un altro vasto orto botanico chiuso ai visitatori per buona parte dell'anno. Mica Lampedusa aperta ai quattro venti e ai mille sbarchi di clandestini per la gioia degli abitanti!




Si paga un biglietto anche per visitare la Rocca Borromeo di Angera (sponda lombarda) e ammirare arazzi, armature e dipinti d'epoca sparsi per le sale. In altre stanze dello stesso Castello, il Museo delle Bambole. Ce ne sono di tutti i tipi: in finissimo biscuit con capelli veri e occhi azzurri e verdi in cristallo - pregiati giocattoli delle antenate della fanciulla. Eppoi interi corredini in pizzo, sangallo, merletto, amazzoni in velluto blu per bambine-contessine vestite come bambole. Ed eleganti bambole vestite da contesse e principesse.

Che ci fa ordunque una damigella di così alto lignaggio da Michele Santoro, untore e spargitore d' antica peste chiamata odio di classe? Fa chic per entrambi, ovvio. L'ex proletario di Servire il Popolo (organizzazione marxista-leninista) tiene a bottega una nobile, invece di una povera operaia della Breda. Che roba contessa...diceva una canzone del '68. La Borromeo, dal canto suo, può mostrare al suo milieu il bello di schierarsi dalla parte dei diseredati. Lui la chiama: "Bea, Bea!", quasi un belato di supplica. E lei si mostra attenta, diligente, pendendo dalle sue labbra. Insomma il mito di Pigmalione e Galatea. Michele chi? e Beatrice perchè? Un probabile idillio multikulti tra eccelsi intelletti interclassisti.

Nipote di Marta Marzotto, la giovin capretta subisce, come la sua anziana nonna, il fascino indiscreto del proletariato senza rivoluzione. La quale Marta da legare, già amante del comunistone Guttuso, il pittore dei cortei operai di cui è usa sbandierare per salotti buoni i loro amori e furori con dovizia di dettagli, ebbe pure una liaison dangereuse con Lucio Magri de Il Manifesto. Però... questi compagnucci! Mai una volta che copulassero con una cassiera della Coop.

Guardate ora l'inoppugnabile filmato di Anno zero con una contessina allocca almeno quanto è ricca. Noterete che per essere all'altezza di quei diseredati che difende con tanto ardore, rinuncia perfino a sfoggiare le griffe di haute couture come qui, per limitarsi a jeans e camicetta. Poverina, che sacrificio! Nel mentre, sparge sui telespettatori un intero zuccherificio sulla bontà dell'immigrazionismo senza frontiere.
Ho 21 anni e vivo a Milano. Mi capita di arrivare a Milano la sera tardi, magari alla Stazione centrale: mi sento abbastanza tranquilla, ma sento che attorno a me cresce la paura, la diffidenza verso gli immigrati.

Per sentirsi "abbastanza tranquilla", o signorina, basta uscire in fretta dalla Stazione Centrale (che sembra la Corte dei Miracoli) , fiondarsi direttamente su un taxi, o in auto personale bypassando la metropolitana. Alla contessina non mancano certo queste minime possiibilità . Poi, un weekend all' isola Bella tra le orchidee della serra dei Borromeo, via dalla pazza folla. Urbana e suburbana. Dalle alture del Lago, il Sancarlone contempla e benedice ieratico. Che ci protegga dalla stupidità e dalla malafede di sua nipote. E che la illumini.




14 May 2008

Venere tarocca con badante ucraina



La bellezza non morirà? Salverà il mondo? E quale bellezza? Quella delle donne tutte fitness, diete e lifting della pubblicità in tv e sui rotocalchi?

Di tutti i problemi intercorsi durante la Fiera del Libro di Torino, questo di cui parlo, può essere considerato del tutto accessorio. Tuttavia la dice lunga su come noi amiamo i nostri supremi Beni culturali per i quali ogni anno migliaia di turisti si riversano nel nostro paese in visita agli Uffizi o ai Musei Vaticani. Così arriviamo al paradosso che gli altri ci amano mentre noi ci autosvalutiamo. Che le donne orientali si farebbero stirare gli occhi a mandorla e mettere lenti a contatto azzurre per rassomigliare a Simonetta Cattaneo Vespucci, la musa ispiratrice della Venere di Botticelli, ritratta anche da Piero di Cosimo, la cui vita e morte è avvolta nel mistero. Noi al contrario, potremmo arrivare a farci stirare gli occhi a mandorla, per compiacere "il gusto degli altri". Se ci amassimo un po' di più, non avremmo avuto bisogno di prendere a prestito una giovane modella ucraina (Olena Popova nella foto piccola in basso), metterle in testa una parrucca attorcigliata come la capigliatura di Medusa (ancorché bionda) e farne il logo della Fiera del libro di Torino. Eppoi perché usare Venere per metaforizzare la Sapienza? Non è Minerva-Pallade Athena la dea della Sapienza? Ah, già l'Arte. Ma chi lo dice che nella scrittura odierna ci sia arte. C'è molta saccenza e poco talento su molti dei libri di oggi. Basta leggere Magris, germanista nonché dotto mostro intoccabile della cultura mitteleuropea, per rendersi conto di come l'eccesso di erudizione possa uccidere l'arte. Sfido chiunque a leggere un romanzo di Magris: non ne ha mai scritti e ha sempre versato fiumi d' inchiostro su quelli degli altri.


Ma torniamo a Venere e al mito della Bellezza. C'è in essa "un elemento eterno e invariabile la cui percentuale è indefinibile", scrive Raffaele La Capria nel suo brillante e paradossale articolo "Ma il brutto salverà il mondo", ospitato sul Corriere. In questo senso, la famosa frase di Dostoevskij (oggi abusatissima) sulla bellezza che salverà il mondo, giunge a noi svilita della sua preziosa aura, proprio perché strappata con violenza al suo contesto di Sacralità e di Annunciazione che la Bellezza inevitabilemente reca con sé. Non ha senso quindi ridurlo a uno slogan per attirare i visitatori.


Ma non lo è più - continua La Capria - da quando all'Annuncio misterioso si è sostituito il linguaggio "concettoso". Dunque Annunciazione, Rivelazione, Agnizione ed Epifanie non si spiegano: ci travolgono, ci sorprendono e ci meravigliano. Il concettualismo a cui mi riferivo prima facendo l'esempio di Magris, è uno dei tanti killer odierni della Bellezza.


Ma killeraggio della Bellezza è anche e soprattutto prendere la nostra Venere botticelliana Simonetta le cui beltà vennero cantate dal Poliziano, da Lorenzo il Magnifico e attraversando i secoli, arrivarono al D'Annunzio ("la bella Vespuccia"), pretendere di modernizzarla, di rifarle il lifting, di clonarla come una pecora Dolly e alla fine, di metterla in mostra con tanto di badante ucraina in nome del dogma della società multiculturale.

12 May 2008

Indietro o popolo, senza riscossa

Una signora della Milano-bene mia conoscente, moglie di un imprenditore aderente alla Confindustria, proprietaria di una casa nelle Alpi svizzere, di un isolato con parco sulla Riviera Ligure e di un attico di superlusso nel cuore di Milano, con la borietta tipica di quelli che...la sinistra da salotto buono...mi dice tra il sarcastico, l'incredulo e il disgustato: "Ma che paese è questo con gli operai della nostra fabbrica che votano per la Lega?!".
Prontamente la sottoscritta replica:"Lo stesso paese dove i capitalisti votano per i postcomunisti e per la sinistra".
Già. Non lo diceva forse Marx che gli interessi della classe operaia e quelli del suo padrone sono incompatibili e antagonisti? Forse la prima dei due non andrà più in Paradiso. Ma certamente non vuole sprofondare all'Inferno.

Dunque, la sinistra non capisce e non si adegua. Dopo la duplice batosta (quella elettorale e quella della perdita di una municipalità importante come Roma) oscilla schizofrenicamente tra vari atteggiamenti:
  • Finge di ignorare le ragioni dell'insuccesso minimizzandolo (come fa la Finocchiaro sulla questione di un Bassolino irremovibilmente seduto su montagne di monnezza).
  • Lamenta l'ignoranza e la rozzezza degli Italiani che non capiscono.
  • Diventano isterici e perdono la calma (come Fassino in tv);
  • Litigano tra di loro (D'Alema che vorrebbe recuperare gli arcobalenghi contro Veltroni).
  • Continuano a mostrarsi moralmente e intellettualmente superiori come Bersani.
  • Sguinzagliano la canaglia mediatica e i disinformatori di professione alla Travaglio, alla Santoro e alla Crozza , e i troll ingiuriosi della lotta di classe via web.
Se n'è accorto perfino Aldo Cazzullo, cronista solitamente leggero e faceto nel suo editoriale "Sinistra senza Popolo" (Magazine del Corsera del 8 u.s.), che li ha paragonati a quei dinosauri dei socialisti francesi: un partito di statali, insegnanti, ceti intellettuali, studenti e pensionati che da anni perde le elezioni presidenziali sul tema "immigrazione".
E chiosa: "Quando la sinistra capirà che è cominciata una guerra tra poveri per il lavoro, la casa, il posto in ospedale o all'asilo, che insomma il prezzo dell'immigrazione lo stanno pagando i ceti popolari, sarà sempre tardi".

Ma tutto questo Alice (ovvero la sinistra) non lo sa.

07 May 2008

Maggiolata


Sul blog di Anna Vercors ho trovato la bella storia del misterioso simulacro sardo della Madonnina di Bonaria, protettrice dei naviganti (oggi anche del web) approdato nel Golfo degli Angeli 1l 27 marzo del 1370 che vi consiglio di leggere. Più laicamente, per il mese mariano io ho trovato in un vecchio libro di quando facevo le elementari, una poesia del Carducci che ci facevano imparare a memoria. Curioso che in francese e in inglese si dica par coeur, by heart e cioè "dal cuore". Pratica in disuso l'esercizio mnemonico, giacché le meningi non vengono più coltivate. Siccome non ci sarò per qualche giorno ve la lascio in dono. (foto di Nessie)


Maggio risveglia i nidi,
maggio risveglia i cuori;
porta le ortiche e i fiori,
i serpi e l'usignol.
Schiamazzano i fanciulli
in terra, e in ciel gli augelli;
le donne han nei capelli
rose, ne gli occhi il sol.
Tra colli, prati e monti,
di fior tutto è una trama:
canta, germoglia ed ama
l'acqua, la terra, il ciel.


Giosuè Carducci

03 May 2008

Gian Antonio Stella e la puzza d'aglio

La notizia della risposta di G.A. Stella all'antropologa Ida Magli merita d'essere ripresa. Perché il Corriere della Sera (detto anche Corriere della BCE) ancora non si è risollevato dalla batosta elettorale. E allora che fa? Cerca la rivincita sul Magazine di giovedi 1 maggio. Lo ha fatto per mezzo di G.A. Stella con il suo astioso pezzo di replica all'articolo della Magli apparso sul Giornale (che ho ripreso sul mio blog nel post sottostante) dal titolo L'acquisto del territorio italiano .
Stella inizia il suo editoriale "Quella puzza d'aglio"con la canzoncina di Gino Latilla "La casetta in Canadà" per ricordare alla professoressa (ormai ultra-ottuagenaria), i tempi in cui anche noi eravamo emigranti. Poi si indigna del disgusto dell'antropologa "sugli effluvi d'aglio provenienti dalle cucine musulmane". E allora cosa scrive? Menziona un reportage del San Francisco Cronicle che risale nientemeno al 6 luglio 1902 in cui si scriveva che ogni quartiere italiano poteva essere individuato immediatamente per l'odore d'aglio "che pervade ogni cantuccio e ogni fessura". Embé? Che razza di paradigma è questo? La Magli sarebbe dunque, secondo il pensierostellare una razzistona su modello americano? Si dà il caso - e Stella lo sa benissimo - che siano proprio gli Usa i fautori di quel multietnicismo che crea non pochi problemi di integrazione per tutto l'Occidente (compresi dalle loro parti, che però in quanto a spazio sono messi assai meglio di noi).

Poi getta la maschera quando fa l'equazione Usa = Ku Klux Klan. Che fantasia da centri sociali!
E alla fine chiosa: "A quel tempo i nostri nonni, compresi i Magli , sbarcarono a Ellis Island sognando di diventare americani e di comprarsi anche loro una casetta e sapevano distinguere tra la sacrosanta difesa delle radici e la xenofobia, chiamavano queste cose con una sola parola: razzismo. ".
Ehilà, che finezza di pensiero!

Allora al giornalista de La Casta, una propostina gliela voglio fare io. Provi a prendere un treno regionale in Liguria, ad esempio. O un treno regionale delle Ferrovie Nord in Lombardia. O il tratto Val-di-Magra-Parma passando per l'Appenino. O un qualsiasi treno per pendolari di quelli che fanno tutte le fermate come i vecchi convogli del Far West. E allora si accorgerà che i sedili emanano uno sgradevole fetore da carro bestiame. E che di quel fetore ne sono tutti impregnati. A quel punto se le sue papille olfattive funzionano bene, chiederà conto al bigliettario o al controllore delle scarse norme igieniche delle Ferrovia, che intendiamoci, ci sono tutte. E chiederà anche il perché le toilette sono sempre sbarrate a chiave, in caso di necessità Ma si sentirà rispondere (come si è sentita rispondere la sottoscritta) che immigrati e sbandati molto spesso ci dormono sui treni, che sono tanti, troppi e che se possono eludono il controllo mettendo i piedi sui sedili per coricarsi; che spesso e volentieri viaggiano pure gratis senza biglietto. Che i WC diventano immonde latrine impossibili da ripulire. Che ci vuole più personale di controllo, più personale per la pulizia e che lui da solo non ce la fa, perché se sanziona i senza-biglietto, si scatenano zuffe violente e minacce coi coltelli alla sua persona, e bla, bla, bla.
Ma no, il signor Stella, viaggia con le comode auto prepagate e con i fringe benefits di Via Solferino e queste cose non le sa. Tuttalpiù va in tv o nei salotti per la promozione dei suoi libri su casta e castaroli con deriva. E da buon benpensante scollegato dalla realtà ha in bocca sempre la stessa paroletta magica "de sinistra", buona per tutte le stagioni: razzista!
La political correctness è proprio l'arte ipocrita di reprimere le papille olfattive e le narici oltre che il linguaggio. E' l'andazzo vile di praticare l'intimidazione e il ricatto ideologico senza tener conto dei VERI cripto-razzisti che ci costringono a subire queste squallida promiscuità per le solite "ragioni economiche" e di "mercato": l'Ue e i suoi governi-fantoccio. Con quella casta di eurocrati G.A. Stella non se la prende mai. Dimenticavo già la prevedibilissima obiezione dei soliti minus habentes buonisti che si fionderanno su questo blog: ma possono puzzare anche gli autoctoni. Certamente, ma un paese dalla demografia fuori controllo (a quando un censimento?) con maree umane d'ogni tipo non può sollevarsi facilmente dal degrado, dai miasmi, dall'illegalità diffusa e perfino da malattie di esotica provenienza che già esistono nei nostri ospedali, e di cui i sanitari tacciono per non creare altro panico. Altro che puzza d'aglio, signor Stella della Casta dei giornalisti! La professoressa Magli è stata fin troppo edulcorata nella sua tragica fotografia delle nostre città.E si è limitata a parlare di edifici, case e negozi in cessione agli stranieri. E adesso, forza, o filisteucci della carta stampata: mettetela al rogo come avete già fatto con la Fallaci.