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07 April 2008

ITALIA senza ALI

Paura di volare? Sì e credo che sia questo il più grande dei mali italiani. Curiosamente però se è vero che i nomi sono destini, IT-ALI -A ha già nel suo nome un paio d' ali. E se si hanno ali, bisogna volare. Per amore o per forza.
Riassumere una dozzina d'anni in cui si è avvicendata la parabola discendente del nostro più smagliante gioiello di famiglia, l'ALITALIA non è facile. Ma la crisi della nostra compagnia di bandiera è specchio e metafora di un paese impatanato che non ha saputo rinnovarsi e che si è penosamente accasciato su rendite di posizione. "Spolpata" (lo dice Cesare Romiti, ex amministratore delegato Alitalia nei pimpanti anni '70, nella sua ultima intervista al Corriere di venerdi 4 aprile) a tutti i livelli da politici e da sindacalisti. E non solo. All'amico Xavier che chiedeva lumi su questa crisi senza via d'uscita ho consigliato di guardare lo speciale tv

"La storia siamo noi " di Giovanni Minoli replicato anche giovedi 3 aprile in tv , il quale ha raccolto numerose testimonianze dall'interno del personale di volo. Non va preso tutto come oro colato (Minoli ex PSI, già genero di Bernabei e perciò un filogovernativo Rai), ma contiene molti buoni spunti per comprendere come abbiamo potuto precipitare in volo, da brillante e apprezzata compagnia che eravamo. Intanto, di chi è la colpa o le colpe, in un paese dove tutti si discolpano scaricandola sugli altri e si autoassolvono cercando comodi alibi? Alitalia si è fatta soggiogare dalla politica sempre così pervasiva in ogni ambito della vita pubblica. Poi le discordie e il gioco al massacro interno ed esterno al sindacato, e le solite camarille tra le varie sigle sindacali, tra le quali spicca la solita Triplice, organica alla sinistra. Si è arrivati a 12 sigle, di cui 8 stavano intorno al tavolo con Jean-Cyril Spinetta. Le risse corporative tra categorie, il logorìo degli scioperi selvaggi del personale di volo e di quello aeroportuale, che prendevano in ostaggio i passeggeri. Il conclamato tasso di assenteismo (si parla di 750 unità al dì). I manager di stato molti dei quali, rottami dell'Iri, strapagati. Tra gli ultimi quel Cimoli (ex amministratore delle disastrate Ferrovie dello stato) che se ne andò con una liquidazione da Mille e una notte. Insomma tutta gente più dedita a succulente prebende che alla vera risoluzione dei problemi. Ora le dimissioni dell'ultimo amministratore delegato Maurizio Prato.

Nel '98, KLM ci fece un'offerta vantaggiosa, ma fu costretta a chiudere la trattativa per UNRELIABILITY. Cioè inaffidabilità. In questo caso non sapemmo volare per rinnovare la compagnia, per ammissioni postume di alcuni vertici sindacali, così abili nell'arma comunistoide dell'autocritica.



Ma ora che si è rimasti con l'unico compratore Air France è evidente che il perfido duetto Prodi & TPS si dia alla macchia e rinunci alla regìa della trattativa per non creare una pessima immagine nonché ricaduta elettorale nei confronti del loro successore, il PD (ci farebbero la figura dei becchini liquidatori, quali sono). Così lasciano a sfangarsela da soli, i sindacati con Spinetta. Per poi fingere di smarcarsi denunciando l'intransigenza sindacale. Facile come sparare sulla Croce Rossa, dato che non sono esenti da colpe. Ma i sindacati non sono gli unici. E del resto, tagliare 2100 posti di lavoro (detti "esuberi") quale conditio sine qua non per l'acquisto da parte di Air France non è semplice da far digerire. Senza contare che quello fra i due volpacchioni Prodi-TPS nei confronti dei sindacati potrebbe essere un abile quanto cinico gioco delle parti, l'ennesimo teatrino. Nel contempo, i due snidano il Berlusca per saggiare l'affidabilità della sua "cordata di imprenditori", sicché poi la figuraccia preelettorale la lasciano fare a lui.


Forse è più facile vendere e basta. Ammesso che ci si riesca - conclude Sergio Rizzo nell'intervista a Romiti sul Corsera.


"Per me non è la soluzione" risponde asciutto Romiti. "Tutto si può vendere. La Fiat non poteva essere venduta?Anche il Corriere della Sera si può vendere. Ma poi, che Paese rimane?". Come dargli torto?

Ascoltate bene il filmato "La storia siamo noi " di Minoli e nelle testimonianze dei comandanti di volo scoprirerte un altro nodo gordiano. Un comandante (già azionista Alitalia) ammette che quando c'erano controversie erano soliti ricorrere alla comunità europea. Ma poi aggiunge subito dopo, sconsolato, che questi giocavano al boia e all'impiccato: il traffico aereo italiano era una cospicua fetta di mercato che faceva gola ad altre compagnie straniere europee. E allora ogni pretesto era buono per denunciare irregolarità di Alitalia alla Commissione Ue da parte delle altre majors europee. Sai che arbitraggio imparziale! Con ciò non voglio affatto sollevare da responsabilità pesanti tutte le componenti già citate. Ma Alitalia è, sì, una questione tutta italiana carica di pecche. Ma anche Italiana-Europea. Torneremo a volare, sciogliendo tutti questi pesanti catenacci e a vincere le nostre paure?

Ho volutamente tralasciato l'affare Malpensa su cui mi riprometto di tornare. Destini incrociati con Alitalia o separarsi e dirsi addio? Ma questo è il dilemma di un'altra prossima storia....

22 comments:

Anonymous said...

Che tristezza cara Nessie! A leggere tutta questa intricata matassa, da cui non se ne viene a capo, se ne deduce che siamo proprio un Paese in svendita. Tutto quel che toccano questi irresponsabili finisce il contrario di quello che accadeva a re Mida. E cioè da oro a sterco. E i liquidatori presto arriveranno a comprare all'incanto quel che resta del nostro sistema paese. Ciao
Demetra

Anonymous said...

Cara Nessie, avevo chiesto lumi su Alitalia a grandi blogger economisti, ma quelli non hanno avuto il tempo di rispondermi intenti, come sono, a pontificare a destra e a sinistra ed a impartire lezioni a tutti (governi nazionali ed esteri, opposizioni, sindacati, ecc, ecc). Tu invece, prima mi hai mandato un bel video che ho apprezzato e ora mi spieghi tutte queste cose chiare chiare anche a costo di farla lunga dato che semplici non sono. Se ho capito bene Alitalia è così perché è stata trattata al solito modo: succhiando soldi finché si è potuto e scappando poi quando sono rimasti i debiti. Mi pare insomma che, anche in questo caso, siano mancati gli uomini di Stato veri capaci di anteporre gli interessi pubblici a quelli privati. Non è peraltro malattia solo italiana ma, se me lo concedi, gli italiani sono specialisti in questo genere di faccende. Mi auguro però che l'Italia sappia darsi quel colpo di reni che la riporti al posto che le spetta in Europa e nel mondo anche nel campo delle compagnie aeree. Sono ottimista? Forse, ma all'Italia voglio un gran bene. E credo che tu lo sappia. Grazie di cuore.
Xavier

Nessie said...

Sì Demetra, è una vera tristezza. A parte le guasconate di queste ore di Berlusconi (che farebbe bene a tenere un low profile sulla vicenda) sarebbe cosa buona che si staccasse "la Spinetta" fino a nuove elezioni. Tutto questo sembra una pièce assurda di Jonesco dove la scena è sempre strapiena di personaggi inutili e non avviene mai una vera trama. Sindacati che "ballano da soli" senza nemmeno il governo dimissionario alle spalle. Un governo di due canaglie pronte a svendere pezzi all'unico compratore rimasto (Air France) dicendo in giro che "è un'occasione d'oro". Le occasioni d'oro sono quelle che si possono scegliere, non le scelte obbligate.

Nessie said...

Troppo buono Xavier. Mi spiace che i tuoi soloni non ti abbiano dato soddisfazione. E oggi Tocqueville era troppo impegnato a dare visibilità ai columnist di professione come Carlo Panella e Paolo Guzzanti (che già dispongono di ampi spazi giornalistici per fare campagna elettorale) per rendere visibile questo post.
Dodici anni di agonia dell'azienda non sono facili da riassumere e mi scuso se ho dovuto per forza di cose allungare. Ho trovato l'intera intervista di Romiti (già amm. delegato di Alitalia in anni fortunati) eccoti il link: http://archiviostorico.corriere.it/2008/aprile/04/Romiti_Alitalia_non_venduta_dico_co_9_080404006.shtml
Mi convince la sua medicina di "azzerrare il consiglio di amministrazione e nominare un amministratore unico (anche straniero ma capace) intorno al quale costruire un gruppo dirigente e una strategia".
Ma lo seguiranno? Superfluo aggiungere che anch'io conto in un nuovo colpo d'ala, perché amo il mio Paese. Si riempieno tutti la bocca con la parola "mercato" ma dovrebbero sapere che anche i mercatisti più sfrenati degli altri paesi europei, le loro compagnie di bandiera se le tengono ben strette. Per contare. Ciao, et à la prochaine, mon ami.

Anonymous said...

Nessie, i tuoi sospetti sono già realtà. I sindacati di concerto col governo stanno già faccendo ammuina e fingono di riunirsi giovedi per non si sa bene che cosa, visto che Spinetta non si sposta dalle sue decisioni. Poi finirà come finirà aspettando le elezioni. E cioè con un bel commissariamento pilotato da Bersani.
Victor

marshall said...

Nessie,
un commento te l'ho lasciato sul mio blog. Ora che ho letto il post, ed ho trovato almeno tre spunti interessanti, più tardi passerò a dirti la mia.
Comunque, bel lavoro. Complimenti.
Ciao.

Anonymous said...

Un tizio, uno a caso, mettiamo Berlusconi, diventa presidente del Consiglio nel 2001 e si incarica di mandare definitivamente a picco un'azienda pubblica già cagionevole di salute. Per essere sicuro che non ne resterà più traccia, la affida nelle mani sicure della Lega e di An, che ci giochicchiano per l'intera legislatura con i loro leggendari supermanager. Si comincia con l'ex deputato leghista Giuseppe Bonomi, promosso presidente di Alitalia e rimasto celebre per aver sponsorizzato i mondiali di equitazione indoor salto a ostacoli, ad Assago (Milano), dove lui stesso si esibì in sella al suo cavallo baio. Poi Bonomi viene spedito alla Sea (Linate e Malpensa) e ad Alitalia arriva un fedelissimo di Fini: Marco Zanichelli. Ma subito Tremonti litiga con Fini: «Giù le mani da Alitalia, non c'è più una lira». Zanichelli, preso fra le risse di potere del Cdl, se ne va dopo appena 70 giorni, rimpiazzato dall'ottimo Giancarlo Cimoli, che aveva già fatto così bene alle Ferrovie. Il tempo di scortare la compagnia verso il burrone, poi anche lui leva il disturbo, con una modica liquidazione di 5 milioni di euro. A quel punto, affondata la flotta, Berlusconi se ne va in ferie per un paio d'anni. E al suo posto arriva gente seria, come Prodi e Padoa Schioppa che tentarono di riparare ai guasti suoi. Quando ce la stanno per fare, trovando Airfrance interessata a rilevare un bidone che brucia 1 milione e ha perso 15 miliardi in 15 anni, riecco l'Attila di Arcore che, travestito da Buon Samaritano, tenta di sabotare la trattativa con l'aiuto consapevole di Bobo Formigoni, Bobo Maroni e Morticia Moratti e l'aiuto inconsapevole dei soliti sindacati miopi. Dice che compra tutto lui, anzi «i miei figli», più il celebre Toto, naturalmente coi soldi degli altri: o delle banche, o dello Stato. Perché lui, com'è noto, è un imprenditore che si è fatto da sé, e anche un vero liberale. Una compagnia della buona morte talmente inguardabile che perfino Bonomi, da Malpensa, prende le distanze e, sotto sotto, si tocca. Basti pensare che - come rivelava sulla Stampa Minzolini - sul caso Alitalia il consigliere più ascoltato di Berlusconi è il deputato forzista Giampiero Cantoni, già presidente craxiano della Bnl, più volte inquisito e arrestato, dunque titolare delle giuste credenziali per occuparsi della faccenda: per esempio, un patteggiamento di 11 mesi di reclusione per corruzione (con risarcimento di 800 milioni di lire) e un altro di 13 mesi per concorso in bancarotta fraudolenta del gruppo Mandelli. Un esperto. È la via berlusconiana al risanamento. Chi si chiama al capezzale di un'azienda dalla bancarotta? Un bancarottiere. Per dargli un'altra chance!

Nessie said...

Victor- Vittorio?!
Sì, ho sentito gli ultimi sviluppi e hai ragione da vendere quando parli di "ammuina".Tra un'ammunina e l'altra non si sa dove andremo.

Grazie Marsh, lo avevo visto :-). A dopo.

Cittadino, ho un altro anonimo che si firma in questo modo ma aggiunge il "perplesso". Non penso che si tratti di lui. Ti sei soffermato solo sulla legislatura berlusconiana e ti do ragione su tutta la parte di spolpamento che hanno fatto anche loro. Ma non parlarmi degli altri due (Prodi e TPS) come di due risanatori, perché non ci credo nemmeno se li vedo. Prodi poi di aziende di stato fallimentari ne ha amministrate diverse. Vale per tutti la Cirio. La verità è che dalla DC in su, il caso Alitalia è andando sempre più peggiorando.

Anonymous said...

Sì, sono io. Certo che se poi tutto viene messo nelle mani di FINTECNA, la società finanziaria del Ministero del Tesoro che controlla Alitalia, allora stiamo freschi.
Sull'autocritica arma "comunistoide" postuma ti quoto in pieno. E finora, tra l'altro, l'unico che ha osato farla è Savino Pezzotta ex Cisl. Gli altri sciacalli della CGIL, tacciono. Per fare la cosiddetta autocritica, si prendono ancora qualche decennio di tempo. Ora è presto.
Victor-Vittorio

Anonymous said...

Cara Nessie,
come tutti, sto seguendo sia pure a fasi alterne la lenta agonia dell'Alitalia che ricorda quella non già di una linea aerea o di un singolo aereo, ma di un altro mezzo di trasporto:la nave:a me fa venire in mente il Titanic che, come l'Alitalia, era grosso e ingovernabile una volta che andò a sbattere contro quell'enorme iceberg che ne decretò la fine ingloriosa e precoce.
Ma qui non abbiamo a che fare con iceberg;come spieghi tu nel tuo post con dovizia di informazioni, l'Alitalia l'hanno spolpata i piranha della politica italiana, i grossi manager (amministratori delegati:gente che guadagna milioni di euro in cambio di servizi puramente nominali, quando non addirittura perniciosi)senza distinzione di colore, le politiche aziendali folli etc etc.Risulta sempre più evidente che la gestione- e le interferenze politiche- non hanno mai avuto a cuore la sopravvivenza della compagnia di bandiera.Ora che questa enorme Balena morente si è incagliata, eccoli tutti lì i deplorevoli personaggi del solito teatrino cui siamo abituati e ormai rassegnati, a scagliarsi insulti e a distribuire colpe agli avversari.
Per rispetto del nome che mi sono scelto in questo Loch, mi càpita spesso di viaggiare in aereo per i cieli d'Europa:sicurezza e qualità dei servizi offerti da altre compagnie europee non sono inferiori alla nostra agonizzante Alitalia:soltanto che costano meno(sia i biglietti che la gestione delle linee aeree).Rubare humanum est anche altrove:evidentemente, se l'Alitalia è ridotta ormai a questa misera cosa che viene presentata quasi quotidianamente sui giornali e in tv, vuol dire che in Italia i ladroni di stato esagerano.Io spero che questa vicenda si chiuda presto, perché sono fiducioso nel rilancio di Malpensa che, ne sono certo, sarà un'ottima occasione per le tante linee aeree che trarranno vantaggi dallo smantellamento dell'Alitalia, o dalla sua vendita, con vantaggi anche-speriamo- per i passeggeri del bacino milanese e varesotto.
Saluti da Occidentale

Lo PseudoSauro said...

Beh, storicamente e' Prodi il liquidatore per conto di Goldman Sachs. E' lui a cui e' intestato un ufficio, e NOMISMA gliel'hanno messa su loro. Berlusconi e' invece proprio quello che gli ha sempre messo i bastoni tra le ruote. Gia sotto Craxi si presto' a contrastare la svendita di consistenti pezzi d'Italia. Pertanto l'analisi di un commento sopra sarebbe da leggere al contrario. E dire che a Fininvest queste cose dovrebbero essere note. :-) Berlusconi e' un po' tonno, perche' pensa di avere a che fare con gente onesta. Basta vedere i dipendenti che assume...

Anonymous said...

Di questa faccenda mi colpiscono alcune cose. La mancanza di trasparenza sulla estromissione delle altre cordate alcuni mesi fa, con annessa ostinazione per la vendita o regalo ad Air France. C'è da domandarsi visto che Air France è una compagnia statale francese se sono state concordate tra il nostro governo e quello francese delle contropartite e se si quali.
L'altro aspetto che oltre ad essere ingiusto, contro la concorrenza e il beneficio dei cittadini fa un danno enorme a una regione che economicamente è un pilastro del nostro Paese è quello che Ali France pur non volando più da Malpensa ne conserverebbe per sette anni (se non sbaglio) i diritti (che ha dichiarato di non avere intensione di cedere) impedendo così ad altre compagnie di subentrare cioè il migliore dei regali che si possono fare che da solo vale l'intera trattativa.
Non prendo neanche in considerazione la UE' che è il regno incontrastato delle lobby più assatanate e si muove solo di conseguenza ai loro interessi.
Scarthorse

Nessie said...

Occidentale, anch'io spero tanto nel rilancio di Malpensa.Milano merita di più e la Lombardia, pure. Anche se a dire il vero Bonomi di Varese (quota Lega) non è stato un amministratore delegato all'altezza sia di SEA (la società che gestisce gli aeroporti milanesi) che di Alitalia (per quest'ultima vedere l'intervista di Romiti di cui la link). Purtroppo pensare in termini di difesa della propria fascia di elettorato è unpessimo modo per fare management. Ma la conditio sine qua non per l'acquisto da parte di Air France è quella di non presidiare l'aeroporto ma di tenere i voli col suo imprimatur per sette anni. Come ha scritto più sotto l'amico Scart: impensabile. Anzi, Malpensabile! :-)
Verissimo il parallelo con il Titanic.

Nessie said...

Sauro, tonnissimo. Fosse stato furbo questa storia della cordata non l'avrebbe manco tirata fuori, ma avrebbe dovuto applicare il pragmatico DO IT. E in silenzio ascetico. Ma l'uomo è fatto così: un ganassa.
Inoltre manca la tempistica. Il governo neoeletto si insedierà a metà maggio. Per procurarsi la cordata di industriali volonterosi (ammesso che ci siano) ci vogliono almeno 3 o 4 mesi. E intanto il castello tira sassi. Cioè, abbiamo in cassa una spicciolata di milioni malapena.
Se hai un po' di tempo, guardati il documento "La storia siamo noi" che ho messo in link. C'è da rabbrividire.

Nessie said...

Scart, anche a me ci sono un po' di conti che non tornano in materia di trasparenza. Perché estromettere Air One- S.Paolo IMi dalla trattativa, ad esempio? Francamente non saprei nemmeno dirti come sia finita. Poi neppure io capisco cos'è tutto questo zelo di voler vendere-svendere ai francesi. Chi lo sa quali patti nell'ombra sono stati fatti?! Intanto alcuni supermercati GS (legati un tempo all'IRI e cioè con Prodi con le solite mani in pasta) sono diventati CARREFOUR con nuovi compratori francesi,neopadroni. E' successo nella mia città. Naturalmente non ci vado più, a fare la spesa. Questo per la cronaca spicciola di un paese sempre più in svendita.
La faccenda di Malpensa che ho volutamente lasciato fuori, perché per il momento basta e avanza il ginepraio Alitalia (ci vorrebbe uno Sherlock Holmes per entrambe le questioni), merita di venire ripresa e investigata a dovere. Nel documento di Minoli "La storia siamo noi" si mostra che Malpensa 2000 stata inaugurata quando c'era quello jettatore di Burlando, ministro dei trasporti. E questo non è certo di buon auspicio :-)

Quanto alla Ue, sappiamo essere fatta di sciacalli usi ad approfittare della nostra debolezza. Ma si sa anche che, a cavallo malato, vanno addosso mosche.

nuovopatriota said...

L'alitalia è un'azienda pregna di raccomandati. Dove si gioca a carte nei corridoi direzionali. Ci sono stato ed ho visto con i miei occhi..

+nuovopatriota+
[torneranno i crociati.. e saran mazzate!]

Lo PseudoSauro said...

Ho visto il filmato. Quello che si capisce a volo e' il cambiamento dovuto alla sproporzione tra i mercati nazionali e quelli internazionali. Che poi si riduce alla solita querelle tra nazionalismo e internazionalismo. Per competere sui mercati internazionali sono richieste risorse maggiori in quanto la concorrenza di riferimento e' quella delle grosse compagnie, non quella delle piccole e tutto va di conseguenza. Anche considerando la disonesta' della politica nazionale post-bellica, un conto e' il mangiare sul desco nazionale e un altro su quello internazionale. Non c'e' semplicemente proprorzione e il debito si moltiplica di conseguenza diventando ingestibile. Anche il mito della competizione ad armi pari e' una mera utopia quando c'e' una disparita' cosi' enorme di risorse tra compagnie grandi e piccole. L'aumento del prezzo del petrolio ha scompaginato tutto, ma le piccole sono quelle che ne hanno fatto maggiormente le spese, come sarebbe chiaro a chiunque. Una cosa e' sicura: se il popolo italiano ha ripianato piu' volte il deficit Alitalia, la sua vendita sul "mercato" e' un esproprio da codice penale.

Nessie said...

Patriota, giocano a carte nel corridoio? E ora ci sono i digiunatori di Pannella (uno di questi del personale di vole è pure un radicale) che fanno lo sciopero della fame, indovina per che cosa? Per venir divorati da Air France. Demenza allo stato puro!

Nessie said...

Errata corrige: Air ONE-BCE e non AIR One -S.Paolo IMI come ho scritto nel commento a Scart.
Refuso: Personale di Volo e non di vole.

Sauro, ma certamente. Io mi sono limitata nel post a parlare di sciacallaggio di majors europee, ma è chiaro che nel quadro politico esposto dal documento tv di Minoli - che ripeto - è da prendere con le pinze (in particolare, per quanto riguarda la querelle tra Fiumicino e Malpensa), tutto è incominciato con la "deregulation" voluta da Jimmy Carter.
E tuttavia, anche Swiss-Air (piccola compagnia) è andata a picco. Anche KLM è andata a picco. Ma un conto è fare delle fusion coi conti in ordine e da posizioni non deboli, cme ha fatto KLM, un altro conto è andare alle trattative da mendicanti e questuanti come noi in questo momento. La dignità e la fierezza, la coscienza di avere le carte in regola, pagano sempre anche se si è piccoli.Io la vedo così.

Lo PseudoSauro said...

Io di economia non ne capisco niente, ma se anche KLM ha sentita la necessita' di fondersi in una compagnia piu' grande (nonostante i conti in ordine) significa che in questa "competizione" se non sei grosso vai a fondo. Il che vale per tutto: anche per gli Stati. Il fatto e' che, corruzione a parte, la compagnia aveva una storia prestigiosa ed un mercato consolidato. Per quanto la gestione possa essere stata disastrosa, il problema e' sorto contemporaneamente a tutte le altre compagnie, il che significa che petrolio e alleggerimento dei vincoli sono stati i veri responsabili della situazione. La deregulation se la dovrebbero mettere ove non batte il sole, ma tutti i denari che abbiamo cacciati per anni in FIAT etc. sono rubati. Quella delocalizza all'est e questa se la vendono a pezzi. Da qualunque parte la si guardi abbiamo una classe dirigente da impiccare per poi disperderne le ceneri al vento.

Nessie said...

Scart, Sauro, ci si chiedeva perché di tanta ostinazione nel voler dare la preferenza ad ogni costo ad Air France da parte del perfido duetto TPS-Prodi. Beh, eccovi svelato l'arcano sul supplemento di Libero diretto da Oscar Giannino "Libero Mercato". Come si può ben vedere c'è molta ciccia sul fuoco. Altrimenti non si spiegava tutta questa mancanza di trasparenza e questo rifiutarsi di prendere in esame qualsiasi altra proposta "decente".
Che siano da impiccare e da far disperdere le loro ceneri al vento, non ci piove. Che si riesca a farlo, ne dubito. Questo è il retaggio della loro uscita dallo sgoverno.
Come ho sempre ammesso in tutta sincerità, di economia sono a livello di conti della serva, figurati!
Ma quando si tratta di fiutare odore di brogli e di truffe,posso trasformarmi in un piccolo segugio.
Questi signori hanno fretta, caro Sauro, troppa fretta . E noi riusciamo a capire (col senno di poi) i loro manneggi solo quando veniamo trombati.

Ecco il link su "La grande trama di Prodi e la sua ostinazione con Air France":
http://www.effedieffe.com/content/view/2808/183/

nuovopatriota said...

Si lo fanno, confermo. Ma tu Nessie, sei mai stata in altre aziende di stato? hai visto gente correre, sudare, ansimare per finire la giornata?
Io no.
E onestamente, quello che ho visto, non mi ha sorpreso più di tanto, purtroppo..

+nuovopatriota+
[torneranno i crociati.. e saran mazzate!]