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29 April 2008

Questa Terra è la nostra Terra

Non faccio mai copiaincolla, ma questa volta invito tutti i lettori di questo blog a leggere ( o a rileggere) per intero il pezzo di Ida Magli "L'acquisto del territorio italiano" dove esorta espressamente gli uomini del nuovo governo insediatosi , a non cedere pezzi della propria terra ad acquirenti stranieri in nome dell' ingannatoria "libertà di mercato".
This Land is my Land - cantava Woody Guthrie in una famosa canzone popolare americana. Ma almeno gli Americani hanno scritto nella loro carta costituzionale il legame Land/God ("questa terra me l'ha data Dio"). Noi invece abbiamo la socialcomunista enunciazione: "L'Italia è una repubblica basata sul lavoro". Ricordo a chi se ne fosse dimenticato che "Partito del Lavoro" era pure il partito comunista albanese di Enver Hoxha, il costruttore di bunker. E che anche alcuni partiti di ispirazione nazista mettevano la parola "lavoro" nella loro definizione. Quindi la formuletta magica degli immigrati-che-sono-qui-per lavorare è un' altra utopica idiozia socialisteggiante (e attualmente, mercatista e liberal-socialista). Chi è qui "per lavorare" non ha che una aspirazione: fare fortuna e diventare padrone. Ed è comprensibile se fossimo meno stolti da capirlo al volo. Se da un punto di vista legale è giusto e prioritario rimpatriare i clandestini, è errato continuare a sottolineare: clandestini NO, immigrati regolari SI. Clandestini NO, immigrati regolari da regolamentare in quote rigorosissime, dando la precedenza ai lavoratori autoctoni : è questa la vera soluzione. Ma non voglio dilungarmi oltre e passo la parola a Ida Magli, che dopo la caduta del governo Prodi, appare meno pessimista del solito.
N.B: quando la Magli si è soffermata su Roma, c'era ancora Veltroni sindaco. Ora che Alemanno ha ricevuto il mandato al Campidoglio in modo quasi plebiscitario dai romani, che ne faccia buon uso e che non dorma sugli allori. Sporcizia, degrado, campi nomadi da sgombrare, più sicurezza e ripristino della legalità; ma soprattutto impedire che la nostra capitale diventi terra altrui attraverso la vendita (o svendita) di immobili, terreni, negozi ed edifici.

Genova non appartiene più ai genovesi. Il centro storico è stato comprato, un pezzo alla volta, un negozio alla volta, dagli immigrati africani, in maggioranza marocchini e tunisini, e i genovesi vi si sentono ormai stranieri; non osano quasi più attraversarlo, tanto meno passeggiarvi. Le moschee vi pullulano e nessuno può validamente opporsi all'erezione della moschea principale, di faccia al Duomo.

Firenze non appartiene più ai fiorentini. Il centro storico è stato comprato, un pezzo alla volta, un negozio alla volta, dagli immigrati africani e i fiorentini vi si sentono ormai stranieri; non osano quasi più attraversarlo. Ricchissimi "sceicchi" hanno acquistato i palazzi intorno al Duomo, anche quelli abitati da secoli dai discendenti di Dante. Evidentemente il Sindaco non vi ha trovato nulla da eccepire, e adesso ha la soddisfazione di affacciarsi dal suo ufficio slle grida dei venditori e sugli effluvi di aglio provenienti dalle cucine musulmane. I negozi africani vendono ai turisti, sotto il naso dei fiorentini impotenti, borsette di autentico "cuoio fiorentino" conciato in Cina e, malgrado l'estrema battaglia ingaggiata da Oriana Fallaci, le moschee prosperano al pari dei commerci.

Roma non sta meglio. Gran parte del centro, a cominciare dalla Basilica di S. Maria Maggiore fino a Piazza Vittorio e a S. Giovanni, appartiene agli immigrati, soprattutto cinesi e africani (ma a Roma sono presenti quasi tutti i gruppi etnici esistenti al mondo). Comprano tutto quello che possono, convincendo facilmente i proprietari con l'abbondanza di denaro contante che possiedono, senza dilazioni o mutui, cosa che nessun italiano può permettersi. I cinesi, poi, sono silenziosissimi. Non salgono quasi mai alla ribalta delle cronache perché obbediscono, senza osare lamentarsi, ad una disciplina ferrea, lavorando in modo disumano, al di fuori di qualsiasi normativa igienica e sindacale. Quando si ammalano o quando partoriscono ricorrono alle cure di un proprio medico allo scopo di non far scoprire il loro numero effettivo. Ci si accorge della loro presenza soltanto dalla lingua delle insegne. La questione delle insegne dei negozi, del resto, è di per sé indicativa del disprezzo dei Sindaci verso la propria città. Neanche i benemeriti Sindaci di Roma, tanto solerti verso la cultura, hanno ritenuto doveroso imporre ai nuovi padroni almeno l'uso della doppia lingua sulle insegne dei negozi.
E' urgente, dunque, emanare una legge che vieti l'acquisto di terreni, di edifici, di locali agli stranieri (continua)

24 April 2008

Fiori nuovi, stasera esco


Risposta a T.S. Eliot. Quest'anno Aprile non è stato il mese più crudele (almeno per me) e i lillà non sono generati dalla "terra morta". Forse avremo il tempo di essere delusi anche da questo governo, ma intanto per ora mi godo l'estinzione di ben 130 parlamentari comunisti, falcemartellati, iridei come le trote d'allevamento, no global, verdi-pecorari. Ma a rendere più felice il mio Aprile (che in Inglese è anche un nome femminile), è il fatto che non vedrò il solito corteo in collegamento tv del solito 25 aprile con la ricarica dei trombati incazzati in cerca di una rivincita piazzaiola, magari sfasciatutto. Né ne sentirò parlare. Parto domani per un breve viaggio verso il profondo Nord europeo. E vi lascio questa poesia su un'isola che ha un nome che mi piace: Innis-free, del poeta irlandese W.B. Yeats (scuola dei "laghisti") . La foto sopra an-ness-a è di Nessie :-). Se i commenti rimarranno un po' in moderazione vi chiedo di scusarmi: li leggerò al mio ritorno.


L'isola del lago di Innisfree


Io voglio alzarmi e andare ora, e andare a Innisfree,
E lì costruirmi una piccola capanna, fatta di canne e d'argilla:
Nove filari di fave vi voglio, e un'arnia con le api da miele,
E vivere solo nella radura ronzante d'api.


E lì avrò un po' di pace, ché la pace stilla lenta,
Stilla dai veli del mattino dove canta il grillo,
Lì la mezzanotte è tutta un luccichìo, e il meriggio un bagliore di
porpora,
E la sera è densa dei voli del fanello.


Io voglio alzarmi e andare ora, ché sempre giorno e notte
Odo l'acqua del lago lambire con i suoni lievi la riva;
Mentre io stando per strada, o su grigi marciapiedi,
Io la sento nella profondità del cuore.


William B. Yeats

22 April 2008

Sorprese rosa a Primavera


Berlusconi ha annunciato che ci saranno "sorprese" nel team governativo da lui messo in piedi. Oggi il quotidiano Libero è uscito col titolo "Troppe donne" - da un'esagerazione all'altra. Segue il catenaccio "prima erano escluse da ogni carica, ora tutti le vogliono ai vertici...".
La mia idea riguardo il binomio donne e politica, l'ho già espressa tempi addietro. Se una donna è più brava e più competente di un uomo, sono favorevole al suo ingresso. Ma mettere lì delle quote-panda è contrario ai miei principi. Come contro i miei principi sono le logiche spartitorie ai ministeri, segretariati e sottosegretariati tanto per dare un contentino a questo o a quel raggruppamento partitico, in virtù (o disgrazia) di rappresentanti poco qualificati (siano essi maschi o femmine).
Spero che Berlusconi non si faccia irretire dalla zapaterizzazione grottesca a cui abbiamo assistito in questi giorni, come la nomina a Ministro della Difesa spagnola, Carme Chacon: una giovane donna dall'allure assai neosessantottina in dolce attesa, vestita senza nessun decoro istituzionale, in pantaloni e blusa bianca mentre mostra, sorridente, il suo pancione di 7 mesi, sullo sfondo di un plotone militare.

Mio Dio, che débacle per le forze armate iberiche sentirsi comandare da chi è l'emblema stesso della vulnerabilità e della fragilità fisica. Che farà la signora in Afghanistan con l'ostetrico-ginecologo appresso? La riservatezza è la conditio sine qua non per una serena gravidanza. Viceversa, l'ostentazione del pancione è voler realizzare l'utopico e velleitario "fate l'amore e non fate la guerra"! E ogni utopia finisce nell'incubo, come la storia ci ha già ampiamente insegnato. Sconfitta garantita di una nazione. Non più nazione. E del resto, è proprio quanto si vuole.

18 April 2008

Kid is Beautiful



Bimbi è bello. "No Kid" invece, è un libro da evitare. La sua autrice francese Corinne Maier vorrebbe essere alla testa di un presunto movimento di donne senza figli. Che non ne facessero più (o si ricorresse alla fecondazione in vitro in tarda età) lo si sapeva: la carriera (anzi, il Dio Carriera) innazitutto è diventato un feticcio oltre che un comandamento. Ma che addirittura ci fosse anche una bibbia che lo teorizzasse, è un fatto nuovo. La scrittrice è quella che ricordiamo per aver scritto il pamphlet "Bonjour paresse", ovvero il suo diritto alla pigrizia. E fin qui, nulla di strano in un mondo assatanato di aziendalismo che ti costringe a portare il pc a casa o in treno per finire di svolgere il lavoro. Ma questo avrebbe dovuto, semmai, indurla a usare del suo tempo dai ritmi più placidi, per dedicarsi con profitto al ruolo di madre. A quanto pare non è così. E pur essendo madre di due figli "si dissocia" dal ruolo. Così, dopo i comunisti "pentiti", i terroristi "pentiti", i mafiosi "pentiti", abbiamo anche le madri "pentite".

Leggete nell'articolo La generazione delle "no kid" di Alessandra Mangiarotti, comparso sul Corriere del 16 aprile.
La Maier suggerisce alle Italiane di tener duro e di non filiare in ben 40 ragioni, quasi tutte edonistiche. Avevamo la pillola, l'aborto usato come antifecondativo, la RU 486 del giorno dopo. Ora anche il Decalogo dell'astensione a procreare con tanto di cartello "divieto d'accesso ai bambini" nella copertina del libro. Si tratta, come avrete capito, dell'ennesima "patacca" editoriale per fare clamore e suscitare vespai di polemiche preventive
pour que l'on parle, come diceva già il vecchio Voltaire. Dagli USA era già arrivato il libro "Contro l'amore" e circola da tempo in Europa una fitta pubblicistica contro il matrimonio. Ora non mancavano che i figli.

I bambini sono la vita che si rinnova. Attraverso i loro occhi incantati possiamo tornare un po' bambini anche noi e riscoprire il meraviglioso che c'è nella vita. Ma in un mondo dove prevale l'egoismo e il solipsismo, si afferma sempre più la sindrome narcisista dell' eterno infans (che vuol dire inarticolato, non formato) Peter Pan. Con conseguenze disastrose per l' igiene mentale degli individui che sembrano ubbidire al dogma: si è giovani una volta sola, si è immaturi sempre. Senza il prodigio di un bimbo sul quale riversare le nostre amorevoli cure, ci condanniamo a rimanere noi, dei patetici vecchi ragazzini eternamente scontenti e viziati. E' questa la verità che la Maier non dice. E a rinunciare a vivere le vere stagioni della vita, un po' come quella frutta conservata nelle celle frigorifere e mai portata a vera maturazione: bella in apparenza ma priva di dolcezza. Solo i bambini possono salvarci dall'involuzione.

14 April 2008

Col senno di poi

A proposito di elezioni, come si può ben vedere ho tenuto un low profile, parlando d'altro fino all'ultimo. Non ho messo banner. Non ho rotto gli zebedei a nessuno su come avrei votato per mezzo di endorsement, con dichiarazioni da curva sud o post logorroici sfornati ogni due per tre. Votare o non votare? Questo era il problema del mio "last minute". Poi mi sono detta che è meglio sbagliare votando piuttosto che essere infallibili non votando. Ho votato per la Lega, perché ritengo la questione immigrazionista e la sicurezza che ne deriva, la madre di tutte le questioni.
Perché vivo al Nord e qui in queste regioni, provincie e comuni la Lega amministra bene, con senso pratico e con grande responsabilità. Non mi è piaciuta la campagna della Santanché (volgarissima contro Berlusconi) e nemmeno una destra che se la prende di più con chi non è ancora al potere, piuttosto che con chi c'è appena stato. Che imita la sinistra nel frazionismo e nelle lotte intestine. Non mi piace la destra sociale e assistenziale, redistributiva (che rassomiglia tanto alla sinistra), di Fiore (in tv parlava come Ferrando, il trotzkista); e nemmeno quella nostalgica di Storace. Dove li si piglia i quattrini per il welfare e la redistribuzione se non c'è produttività?
La Lega ha mostrato di avere un'identità forte, di aver sopportato anche provocazioni avvelenate che hanno tentato di vanificarne l'operato pragmatico fin qui attuato (legge sulla legittima difesa di Castelli, il voto contro l'indulto) e oggi viene premiata dagli Italiani. I lanciatori di pallottole P38 di professione e delle sedie di ferro contro Ferrara non hanno avuto nulla di meglio che criticare i "fucili" sparati a salve da Bossi. Ma il peggio è che questo è venuto anche dai blogger di destra, che hanno mostrato molte pruderies con la stessa puzza sotto il naso della sinistra snob, nei confronti dei "bifolchi del Nord". Parlo anche di razzismo apertamente antinordico di qualche blogger "sudista". Oggi la Lega cresce anche al Sud (in particolare in Sicilia) e questo vuole dire che si candida a essere un partito nazionale. Personalmente, sono abbastanza colta di mio da sopportare questi simpatici "bifolchi". Adesso comincia il bello e occorre darsi da fare per evitare inciuci e compromessi al ribasso.

12 April 2008

Interludio di Primavera
















La primavera

Ecco nuova la luce della terra:
brillano nella valle primaverili piogge,
bianco di fiori vividi è giù sul fiume nitido;
più chiaro giorno s'è piegato all'uomo.



Vince il vistoso, il nitido, il distinto.
Con tanta pace indugia il nuovo cielo
che si ripensa quieti al fascino dell'anno,
si osserva, della vita, che è perfetta.

Friedrich Hoelderlin (foto di Nessie)

07 April 2008

ITALIA senza ALI

Paura di volare? Sì e credo che sia questo il più grande dei mali italiani. Curiosamente però se è vero che i nomi sono destini, IT-ALI -A ha già nel suo nome un paio d' ali. E se si hanno ali, bisogna volare. Per amore o per forza.
Riassumere una dozzina d'anni in cui si è avvicendata la parabola discendente del nostro più smagliante gioiello di famiglia, l'ALITALIA non è facile. Ma la crisi della nostra compagnia di bandiera è specchio e metafora di un paese impatanato che non ha saputo rinnovarsi e che si è penosamente accasciato su rendite di posizione. "Spolpata" (lo dice Cesare Romiti, ex amministratore delegato Alitalia nei pimpanti anni '70, nella sua ultima intervista al Corriere di venerdi 4 aprile) a tutti i livelli da politici e da sindacalisti. E non solo. All'amico Xavier che chiedeva lumi su questa crisi senza via d'uscita ho consigliato di guardare lo speciale tv

"La storia siamo noi " di Giovanni Minoli replicato anche giovedi 3 aprile in tv , il quale ha raccolto numerose testimonianze dall'interno del personale di volo. Non va preso tutto come oro colato (Minoli ex PSI, già genero di Bernabei e perciò un filogovernativo Rai), ma contiene molti buoni spunti per comprendere come abbiamo potuto precipitare in volo, da brillante e apprezzata compagnia che eravamo. Intanto, di chi è la colpa o le colpe, in un paese dove tutti si discolpano scaricandola sugli altri e si autoassolvono cercando comodi alibi? Alitalia si è fatta soggiogare dalla politica sempre così pervasiva in ogni ambito della vita pubblica. Poi le discordie e il gioco al massacro interno ed esterno al sindacato, e le solite camarille tra le varie sigle sindacali, tra le quali spicca la solita Triplice, organica alla sinistra. Si è arrivati a 12 sigle, di cui 8 stavano intorno al tavolo con Jean-Cyril Spinetta. Le risse corporative tra categorie, il logorìo degli scioperi selvaggi del personale di volo e di quello aeroportuale, che prendevano in ostaggio i passeggeri. Il conclamato tasso di assenteismo (si parla di 750 unità al dì). I manager di stato molti dei quali, rottami dell'Iri, strapagati. Tra gli ultimi quel Cimoli (ex amministratore delle disastrate Ferrovie dello stato) che se ne andò con una liquidazione da Mille e una notte. Insomma tutta gente più dedita a succulente prebende che alla vera risoluzione dei problemi. Ora le dimissioni dell'ultimo amministratore delegato Maurizio Prato.

Nel '98, KLM ci fece un'offerta vantaggiosa, ma fu costretta a chiudere la trattativa per UNRELIABILITY. Cioè inaffidabilità. In questo caso non sapemmo volare per rinnovare la compagnia, per ammissioni postume di alcuni vertici sindacali, così abili nell'arma comunistoide dell'autocritica.



Ma ora che si è rimasti con l'unico compratore Air France è evidente che il perfido duetto Prodi & TPS si dia alla macchia e rinunci alla regìa della trattativa per non creare una pessima immagine nonché ricaduta elettorale nei confronti del loro successore, il PD (ci farebbero la figura dei becchini liquidatori, quali sono). Così lasciano a sfangarsela da soli, i sindacati con Spinetta. Per poi fingere di smarcarsi denunciando l'intransigenza sindacale. Facile come sparare sulla Croce Rossa, dato che non sono esenti da colpe. Ma i sindacati non sono gli unici. E del resto, tagliare 2100 posti di lavoro (detti "esuberi") quale conditio sine qua non per l'acquisto da parte di Air France non è semplice da far digerire. Senza contare che quello fra i due volpacchioni Prodi-TPS nei confronti dei sindacati potrebbe essere un abile quanto cinico gioco delle parti, l'ennesimo teatrino. Nel contempo, i due snidano il Berlusca per saggiare l'affidabilità della sua "cordata di imprenditori", sicché poi la figuraccia preelettorale la lasciano fare a lui.


Forse è più facile vendere e basta. Ammesso che ci si riesca - conclude Sergio Rizzo nell'intervista a Romiti sul Corsera.


"Per me non è la soluzione" risponde asciutto Romiti. "Tutto si può vendere. La Fiat non poteva essere venduta?Anche il Corriere della Sera si può vendere. Ma poi, che Paese rimane?". Come dargli torto?

Ascoltate bene il filmato "La storia siamo noi " di Minoli e nelle testimonianze dei comandanti di volo scoprirerte un altro nodo gordiano. Un comandante (già azionista Alitalia) ammette che quando c'erano controversie erano soliti ricorrere alla comunità europea. Ma poi aggiunge subito dopo, sconsolato, che questi giocavano al boia e all'impiccato: il traffico aereo italiano era una cospicua fetta di mercato che faceva gola ad altre compagnie straniere europee. E allora ogni pretesto era buono per denunciare irregolarità di Alitalia alla Commissione Ue da parte delle altre majors europee. Sai che arbitraggio imparziale! Con ciò non voglio affatto sollevare da responsabilità pesanti tutte le componenti già citate. Ma Alitalia è, sì, una questione tutta italiana carica di pecche. Ma anche Italiana-Europea. Torneremo a volare, sciogliendo tutti questi pesanti catenacci e a vincere le nostre paure?

Ho volutamente tralasciato l'affare Malpensa su cui mi riprometto di tornare. Destini incrociati con Alitalia o separarsi e dirsi addio? Ma questo è il dilemma di un'altra prossima storia....

02 April 2008

Se Berlusconi apre agli immigrati perde gli Italiani


L'ultima esternazione di Berlusconi è stata sull'apertura agli immigrati. Ma come? Quando c'era il governo Prodi in carica, non faceva altro che sparare a zero contro il duo Amato-Ferrero, reo di trasformare l'Italia in una società "multietnica" e multiculturalista per lui inaccettabile e ora si mette a fare il fautore dell'immigrazionismo?

E tuttavia sembra debole anche la risposta della Lega con Maroni che va ripetendo per ogni dove che il voto agli immigrati non-fa-parte-del-programma. Risposta certamente diplomatica in campagna elettorale, ma il punto che Maroni conosce benissimo è che i programmi sono fatti per essere disattesi. Più duro Bossi che ha detto chiaro e tondo che la gente del Nord queste proposte non le accetta. E proprio in questi giorni si sono moltiplicati i manifesti leghisti sul tema. Davvero efficace quello ripreso dalla Lega ticinese svizzera con l 'indiano che è finito nelle riserve, perché non ha saputo mettere regole all'immigrazione. La Lega ne ha ripreso l'immagine ritoccandone solo un poco lo slogan. In ogni caso Fini ha fatto capire che se i leghisti non ci stanno a dare il voto agli immigrati, si possono trovare i voti altrove in parlamento. Che cosa sia questo "altrove" lo sappiamo fin troppo bene: a sinistra.

Errato, tuttavia, credere che Berlusconi abbia bisogno del ventriloquo Fini e che quella sparata non sia farina del suo sacco. Un imprenditore come lui non può che piegarsi alle ferree leggi dell'economia globalizzata che è quella che muove legioni di immigrati da Asia e Africa, ai paesi della Ue. Inoltre il Cavaliere ha come azionista di Mediaset il Principe saudita Wahlid e tra i suoi candidati compare Souad Sbai dell'Unione donne marocchine, la quale ha detto chiaro e tondo che bisogna fare qualcosa per gli immigrati. Con tutto il rispetto, in questo momento se la passano assai male anche, e soprattutto, gli Italiani. Dunque, il Berlusca sappia che se apre agli immigrati, chiude con gli autoctoni. L'ho scritto laconicamente anche al buon Antonio Palmieri che invia sempre le newsletter a me, come ad altri blogger. E che i voti che normalmente avrebbero potuto transitare sul PdL, andrebbero più a destra. Senza centri e senza centrini. Non rendersi conto che oggi l'immigrazionismo, il multiculturalismo e multietnicismo sono la madre di tutti i problemi è un grave errore. Per colpa della demografia potremmo trovarci "islamizzati" e dhimmi in men che non si dica. E se non ancora islamizzati, comunque in situazioni di scarsa sicurezza di cui si vedono già tutte le tragiche avvisaglie: aumenti di stupri, furti, borseggi, rapine in appartamenti, risse sui treni, degrado, baraccopoli e sporcizia delle nostre belle città ecc. Si possono sopportare le tasse, la povertà, la precarietà, i sacrifici. Ma non l'incolumità personale.


PS: la sottoscritta si rifiuta di fare endorsement e di mettere banner e simboli su chi voterà, perché fino all'ultimo minuto si riserva la LIBERTA' di cambiare idea sul voto. Esistono le tariffe Last Minute per i viaggi organizzati, non vedo perché il last minute non possa essere applicato all'elettore.