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26 February 2008

Camp Bondsteel, la base militare sui Balcani

Finalmente si cominciano a dissipare le nebbie, sul perché di tanta fretta nel voler proclamare l'indipendenza della nuova entità statuale kosovara. I giornali tacciono. O mettono l'argomento a livello di posta del cuore. Ma ora non si può più nascondere qual è il vero succo della notizia. Gli Americani avrebbero impiantato sui Balcani un'importante base militare, Camp Bond Steel di circa 500 ettari nei pressi del confine macedone. Lo scrive Sergio Romano in risposta ad un lettore sul Corriere di ieri 25. Non sono quasi mai d'accordo con Romano, ma i fatti sono fatti e le notizie oggettive e verificabili sono tali. Poco importa chi le dà. Un giornale serio deve darle e non relegarle alla posta dei lettori, quasi fosse un optional. Poi ci sono le vie e i viadotti per l'approvvigionamento di risorse petrolifere nonché la scoperta di cospicui giacimenti di petrolio e gas naturale nell'Albania nord-orientale ai confini col Kosovo. E se nasce il rischio di un terzo conflitto mondiale tra Usa e Russia di Putin (che ha minacciato l'uso della forza militare) noi lì in mezzo che ci facciamo? Sarebbe nostro interesse tenerci alla larga e non farci coinvolgere, tenuto conto che dipendiamo dalle forniture Gazprom dalla Russia. Invece D'Alema o' kossovaro, si è affrettato subito a estendere il riconoscimento dell'Italia. Bastava una diplomatica "epoché" (sospensione del giudizio) . Invece no. Siamo abili, noi, a fare le mosche cocchiere. Poi c'è l'inoppugnabile filmato di Madeleine Albright del governo Clinton che nel 1991 a Rambouillet abbraccia Hashim Thaci (detto il Serpente) miliziano dell'Uck, organizzazione terrorista albanese. Sarebbe interessante sapere, perché se con Hamas non si tratta, con l'UCK (organizzazione nella lista dei terroristi) si può addirittura mandare i suoi esponenti a capo del "nuovo stato". Da ultimo, l'intervista ieri del regista serbo Emir Kusturica (nella foto piccola a sinistra) autore dei suggestivi film Arizona Dreaming e Underground, concessa a Battistini sul Corriere di ieri, il quale conferma la nascita della colossale base militare di Bondsteel. "Io rispetto il mito di Hollywood. Ad Angelina Jolie nessuno si sogna di togliere Frank Capra. Allora che nessuno uccida la mia mitologia". E ancora: "Come potreste avere un presente se a voi Italiani togliessero Venezia o Roma?".

Perché gli Americani possono palesare il loro patriottismo quale valore aggiunto, mettendo bandiere a stelle e strisce dappertutto nelle case, negli uffici e perfino come loghi e tags nelle lettere ed email, mentre i Serbi dovrebbero farsi amputare un pezzo di terra nel cuore della loro patria e tacere? Perché la stampa si fa beffe e usa il termine "ultranazionalista" ogni volta che parla di serbi per arrivare quasi a giustificare l'esproprio territoriale? Già, "ultranazionalista" è quasi a due passi dal fascismo, quindi giù bombe all'uranio impoverito (in Italia furono benedette dal governo dell'Ulivo), e ben gli sta. A questo servono le guerre mediatiche delle parole. Condoleezza Rice si stupisce delle ambasciate al rogo. Ho sempre deplorato questi gesti. E anche fischiare gli inni e bruciare bandiere è indice di inciviltà. Ma provate voi a svegliarvi un bel mattino e vedere l'effetto che fa se per caso la Florida dovesse esservi sottratta dai cubani. Che fareste al loro posto? La marcia per la pace?
Si profila un'esportazione della democrazia fatta di basi militari e di banche. E' questa la Pax americana?

Attenzione però: separatismo chiama separatismo. E il vaso di Pandora è stato scoperchiato.

18 February 2008

Kosovo: 17 febbraio h.17

A giudicare dalla data di nascita e ad essere superstiziosi, il Kòsovo (che io continuo a chiamare con l'accento sulla prima o e non Kossòvo all'albanese) non nasce sotto i migliori auspici. Scegliere il numero 17 per proclamare il giorno dell'indipendenza e per di più pure alle ore 17, non sono certo numeri portafortuna. Sul Corriere di sabato 16 febbraio l'ex comandante della Nato Fabio Mini ha rilasciato un'intervista a Francesco Battistini dove dichiara che il nuovo stato conviene solo ai clan mafiosi e che sarà un porto franco per il denaro che arriva dall'Est.
Riporto alcune delle sue affermazioni che potrete reperire dall'intervista integrale in archivio.
Fabio Mini non ha molta stima della nuova dirigenza di Pristina:

"Da lavarsi le mani, dopo avergliela stretta. Spero che la nuova generazione se ne liberi presto.L'anima nera è un signore di cui non le dico il nome, perché se lo scrivo vengono lì e mi ammazzano. E' il mandante di almeno 28 assassinati del partito di Rugova. Uno che , come molti dei capi UCK, non ha mai spiegato la fine d'un migliaio di rom, serbi e albanesi accusati di collaborazionismo, desaparicidos negli annni del I dopoguerra." (...)

"Io capisco la fretta dei kosovari...E' legittimo avere uno status definito dopo anni di prese in giro e tante promesse da Usa e GB. Quello che non capisco è la fretta della comunità internazionale.Questi processi non si risolvono in pochi anni. E non si affidano a chi ha partecipato allo sfascio".

Sul timore dell'effetto domino così replica il generale Mini.
"Certo. Questa proclamazione fa saltare il diritto internazionale fondato sulla sovranità degli stati. Uno scempio voluto dagli Usa, che in questo diritto non credono e l'hanno dimostrato in Iraq.(...) Se all'Onu passa il riconoscimento, dopodomani mattina saranno tutti autorizzati a fare lo stesso: L'Irlanda del Nord, i baschi, i ceceni, i catalani...".
Alla replica formulata da Battistini su D'Alema che riconoscerà quest'indipendenza a nome dell'Italia, Mini ha risposto:
"Sarebbe un errore fatale, peggio di quando si riconobbe a tempo di record la Croazia. Quella almeno era una repubbica federata, non un territorio sottratto a uno stato mebro dell'ONU.Non credo che l'Italia ci cascherà: il riconoscimento non spetta ai singoli paesi, basta l'ombrello Ue".

Qui mi fermo, perché invece l'Italia ci è cascata eccome. E l'hanno confermato Prodi e D'Alema in queste ultime ore, il quale ha sancito l'immediato riconoscimento dell'Italia del neostato kosovaro. Non senza reazioni da parte dei serbi che hanno già ritirato la loro ambasciatrice.
Ricapitolando gli effetti di questo atto unilaterale al di fuori della risoluzione 1244 Onu, si vedono già in queste ore:

1) La nascita di uno stato fragile, crocevia di traffici di droga, armi, criminalità e clandestini e preda di possibile penetrazione islamista integralista, proprio a causa della sua fragilità.
2) La reazione della Russia di Putin e possibili ripercussioni sulle forniture di gas da cui dipendiamo.
3) Le ritorsioni economiche e diplomatiche della Serbia (i vinti non devono essere umiliati e frustrati secondo il crudele vae victis).
4) Le divisioni all'interno della Ue fra stati che appoggeranno il nuovo Kosovo e stati contrari come Spagna, Romania, Bulgaria, Grecia e Cipro.
5) La divisione delle grandi potenze nello scacchiere internazionale (Russia e Cina hanno diritto di veto all'ONU) nei confronti della neonata repubblica kosovara.


Sempre il Corsera ha pubblicato il risultato di un sondaggio. Alla domanda se la secessione del Kosovo minaccerà la stabilità nei Balcani hanno risposto 72, 2 SI su soli 22, 8 NO. In queste ultime ore la percentuale dei SI è sensibilmente aumentata. Sullo stesso tema, leggere anche il mio post del 6 u.s.

14 February 2008

Chi ha paura di S. Valentino?

Non Al Capone che in quel giorno compì il famigerato massacro sotto il suo nome. Ne hanno paura, invece, nei paesi islamici, poichè - a detta delle gerarchie politicoreligiose - può corrompere gli animi. E non saranno i cioccolatini, le rose rosse, i cuoricini, gli animaletti di pelouche offerti alle devote seminvisibili donne velate, a terrorizzare. Almeno, non solo quelli. C'è dietro assai di più. S. Valentino è un santo cristiano del calendario gregoriano, dunque festeggiarlo sarebbe una prima eresia. Nella concezione cristiana la donna ha pari dignità dell'uomo, checché ne dicano le frange estreme del femminismo radicale. Così come il povero ha pari dignità con il ricco. Il Cristianesimo ha inglobato nelle sue filosofie larga parte della cultura greca (attraverso Platone, riscontrabile nei dipinti di Botticelli, di Filippo e Filippino Lippi, in Piero della Francesca ecc.) e di quella romana. Nell'iconografia cristiana la Vergine (demiurgo tra terra e cielo) schiaccia il serpente, cioè il Male. Nelle chiese cristiane, uomini e donne siedono negli stessi spalti per pregare (in piedi, seduti, o al massimo inginnocchiati, ma mai prosternati). Per saperne di più sui vari richiami culturali, poetici, estetici, letterari, e artistici annessi alla cultura dell'amore, della sensibilità e degli affetti, cliccare il sito Il Giardino delle Esperidi.
L'immagine che ho messo qui in alto è Amore risveglia Psiche con un bacio, scultura di Antonio Canova, e mostra due fanciulli eternamente giovani, dai corpi snelli e in tensione, quasi in procinto di prendere il volo (volo radente verso il basso Amore, e verso l'alto Psiche). Simili e perfino speculari nella loro complementarietà. Canova si rifece al mito greco di Eros e Psiche così come ce lo tramanda Apuleio. Ma è chiaro che nell'anno del Signore 2008 una donna "anima gemella" e speculare all'uomo, nei paesi islamici, le cui culture sono notoriamente anafettive, poligame e iconoclaste, non può e non deve trovare spazio.
I giovani sauditi sapranno raggirare i divieti a S. Valentino, festa commerciale e consumista finché si vuole, ma che rappresenta per essi un simbolo della loro lotta per la libertà, contro i temibili "mutawwa", la polizia religiosa saudita che ha sequestrato non so quante partite di rose rosse ai fioristi.

06 February 2008

Ma il Kosovo merita davvero indipendenza?




A giorni ci sarà la dichiarazione di indipendenza unilaterale del Kosovo, ottenuta senza il rispetto della risoluzione 1244 dell'ONU, che aveva confermato la sovranità serba su quei territori. I kosovari preparano già le loro bandiere e non sembrano essere interessati ai risultati delle elezioni serbe che confermano la vittoria del moderato filo-europeo Boris Tadic, sul più nazionalista Nikolic. Giordano Bruno Guerri aveva già messo in guardia dai pericoli di una secessione kosovara nel suo pezzo comparso su Il Giornale " Kosovo, e se un giorno dovesse accadere anche da noi "?
Massimo Fini sul suo piccolo pamphlet "Il vizio oscuro dell'Occidente" (2002) scriveva :


"In realtà agli Stati Uniti interessava insinuare un cuneo di musulmanesimo non integralista - Albania più Bosnia più, in seguito, Kosovo - in Europa a favore del loro più importante alleato nella regione, la Turchia".


Più di recente è apparsa l'opinione del famoso scrittore e drammaturgo austriaco
Peter Handke figlio di madre slovena sul Corriere del 31 dicembre '07 che alla domanda della cronista Elvira Huelbes "Il Kosovo è una regione fatta di odio" così risponde:


" E' sconvolgente che in Kosovo - e non ho niente contro la gente - i bambini albanesi di tre o quattro anni si mettano automaticamente a lanciare pietre contro i pulmini scolastici che hanno scritte in cirillico. Che cosa fanno i padri e i nonni? E' l'educazione dell'odio. Come credere nelle parole del signor Thaci sulla riconciliazione? Uno dei peggiori criminali dei Balcani! Non meritano uno stato. Forse tra dieci anni, se davvero arriveranno ad acquisire una cultura, delle anime, della letteratura, del cinema: ma adesso usano la loro cultura solo per i loro interessi, con odio. Che tipo di Stato potrebbe essere? Ci sono interi villaggi in cui i serbi sono morti o sono fuggiti, e gli albanesi hanno occupato le loro case e le loro terre. Se questo è il nuovo Stato che vuole l'Europa, congratulazioni. Hanno bruciato i dipinti, le icone serbe, hanno bruciato i libri.Questo distrugge la nostra Europa. mi chiedo: come proteggerenno le enclave serbe?".
Va detto che nel territorio kosovaro, le enclave serbe sono distribuite a macchia di leopardo, il che crea non pochi problemi di sicurezza.



"Voi dategli il Kosovo e vedrete: tremerà il mondo" disse un vecchio generale dei parà russi alla fine del conflitto serbo-kosovaro del '99. Così ricorda Francesco Battistini nel suo pezzo "Voglia di secessione, effetto Kosovo nel mondo" sul Corriere di venerdi 1 febbraio, paventando un incontrollabile effetto domino di rivendicazioni separatiste nell'intero mondo occidentale. E non solo.


E allora giù con le dichiarazioni del leader dell'Abkhazia che reclama il suo distacco dalla Georgia ("Anche noi siamo maggioranza, anche noi abbiamo subito una pulizia etnica..."). In Belgio ci sono le Fiandre fiamminghe, in Spagna, l'Eta basca, la Catalogna e l'Aragona. In G.B, l'Ulster, la Scozia e il Galles. Perfino nel tranquillo Canada, compaiono le spinte autonomiste del Québec. Insomma, piccole patrie crescono, avanzano e secedono. O cercano di secedere. E fin qui nulla di particolarmente sconcertante, visto che la globalizzazione economica reca appiattimento, omologazione, frustrante satellizzazione e fa sorgere (e insorgere) più forte la voglia di "identità". Più sconcertante, invece, è un paese mondialista e universalista come gli USA che sponsorizza uno stato artificiosamente autonomo come il Kosovo, nato sulle macerie delle bombe NATO. Chi spulcia i vari postings di questo blog, non può certo tacciare la sottoscritta di antiamericanismo. Al contrario, direi. Ma questa volta cara America, non ti capisco, non mi adeguo e non ti seguo.


Men che meno riesco a comprendere un'Europa che si allarga a dismisura e richiede l'annessione alla cosidetta Unione (?) europea della Serbia, in cambio dello strappo del Kosovo, ottenuto senza la copertura ONU. Chiedere poi la fedina penale alla Serbia per crimini di guerra commessi, e bypassare sul terrorismo dell'UCK albanese e sui misfatti di quel "galantuomo" di Thaci, è un'altra cinica assurdità. Dopotutto c'è più Europa e Occidente in Serbia (paese cristiano) che altrove. L'Italia del ministro degli Esteri D'Alema dell'attuale governo uscente, in questa complessa partita, non capisce ma si adegua e si allinea. Pro Kosovo.