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03 April 2007

Pasqua di Resurrezione

Ci fu un tempo che oggi mi appare remoto dove la mia vita subiva la scansione del calendario gregoriano. Si onoravano tutte le festività: i santi, i beati, i patroni del villaggio e di quelli adiacenti con le relative processioni e le fiere. E di tutte le festività, la mia preferita era la Pasqua, ancor più del Natale. Allora c'erano dei perchè non dissimili da quelli d'oggi: i giorni che si allungano fino a tarda ora, il risveglio di una natura festante, il tripudio di fiori... E le galline di mia nonna che facevano i pulcini e le uova. Mia zia mi portava dalla sua sarta perché mi confezionasse un nuovo elegante vestitino primaverile. Mia madre mi comprava le scarpe bianche un po' decolleté da bambola (col cinghino alla caviglia allacciato da un bottoncino) e dovevo preservarle immacolate per la giornata pasquale. Eppoi c'era l'uovo di Paqua di cioccolato fondente (il mio preferito) con le incrostazioni in zucchero . Oggi amo la Pasqua perché non si è costretti a passarla tra parenti come il Natale. Non ci sono fatui regali da fare e da ricevere né corse ai negozi affollati. I pranzi sono leggeri e a base di verdure primaverili. Gli alberi gemmano e fioriscono in veli rosa e bianchi, e il tintinnio giubilante delle campane mi infonde allegria.
Pesach, passaggio. Festa ebraico-cristiana. Per gli Ebrei rappresenta la liberazione dalla schiavitù degli Egizi; per i Cristiani la Resurrezione dopo la morte. Il trionfo dello spirito sulla caducità della materia. E la croce che è sofferenza ma anche salvezza eterna.


La domenica delle Palme si andava al mattino presto dal fiorista a comprare le palme dalle lunghe foglie lanceolate nuove di un bel gialletto tenero, intrecciate manualmente fino a farne delle piccole sculture vegetali. A Sanremo li chiamano parmureli e sono diffusi per tutta la Riviera ligure. Costavano care e mia madre me ne comprava una non molto grande. Mentre io l'avrei voluto gigantesca come quella che portava il parroco quando officiava la Messa. Poi c'era il momento solenne della benedizione nel quale alzavo la mia palmetta circondata da una "asparagina" (così la chiamavo) di rametti d'ulivo verde-argenteo più scuro e aspettavo che un po' di quell''incenso profumato si aspergesse su di me e sulla palma che riportavo a casa come se dovesse propiziare chissà quali benefici sulla mia vita. Quindi mia madre e mia zia, durante la settimana di Passione mi mandavano in chiesa per la Via Cruicis. Dove le donne invocavano delle iterazioni ossessive sulle piaghe del Signore ("siano impresse nel mio cuore" - questa era la rima che rammento vagamente). Queste donne coi loro cantici monotoni mi impressionavano un po'. Nel mentre, il sacerdote con i chierici percorrevano le stazioni del Gòlgota di un Cristo sofferente. Era un' età dove si aderisce ai riti e alle cerimonie senza spiegarseli. Lo si fa con la curiosità e l'entusiasmo dei bambini. Perfino il sepolcro mi pareva una festa di luci, di profumi di ceri accesi, di azalee e tuberose, e non qualcosa di mesto. Una strana pianta dai pallidi e lunghi germogli era lì in bella vista su una ciotola di rame brunito accanto all'urna del Signore.


Erano i lupini. Ovvero i germogli di luppolo. Mia madre mi aveva raccontato la sua leggenda. Quando il Signore venne braccato dai soldati lui si nascose in mezzo a un campo di lupini , ma questi si misero a fremere e a sibilare palesando la sua presenza. I soldati lo videro e lo catturarono. Non so quanto ci sia di vero in questa leggenda agiografica tramandata per via orale e che non ho mai visto riscritta. So che nell'Italia del sud mettono nei sepolcri germogli di fagioli, di ceci, lenticchie e anche di lupini quasi a indicare che pur nella morte, la vita germoglia, segue il suo corso, continua. E per propiziare questa continuità.

In Chiesa si doveva vestire con correttezza ed erano vietati i pantaloni alle donne. Il perché non l'ho mai capito, visto che una donna in pantaloni era più coperta che con le gonne. Ma si ubbidiva diligentemente alla regola. All'uscita della Messa pasquale, col mio bell'abitino nuovo plissettato e le scarpe candide scendevo sul lungomare con le mie amiche in uno scampanio festante e argentino che si propagava per il paese. Le giornate di Pasqua le ricordo gaie e solatie. A quel punto della mattinata, le donne più anziane del villaggio ci ordinavano di correre alla fontana a lavarci il viso per purificarci perchè Gesù Cristo era risorto. Noi si eseguiva di buon grado il semplice rito.

La vita scorre ora su altri binari. Sappiamo che oggi Pasqua sono i viaggi organizzati secondo gli itinerari turistici sui dépliants. Sono i turisti che si accalcano agli aeroporti all'inseguimento di mète tropicali. Ma io conserverò sempre nel cuore la gioia semplice di quell'inspiegabile splendore che mi sovrastava. Buona Pasqua!

33 comments:

Simo said...

Bei tempi. Anch'io ho dei bellissimi ricordi della Pasqua che in assoluto è la più importante festività cristiana. Ricordo che tornavo al paese di mio padre in Abruzzo, tra le montagne, dove le ricorrenze erano (e sono) sentite. La processione per il paese con le candele. La Via Crucis, la pizza di pasqua con le uova e la corallina la mattina presto.
Bei tempi. Più umani.
Cmq Buona Pasqua

Anonymous said...

Che bello, Nessie, grazie!
E auguri anche a te.

Stella

Anonymous said...

Non mi dire che siamo concittadini! Piccolo il mondo! E magari, a giudicare dalla tua narrazione, ci si conosce anche, senza saperlo!
Mi hai fatto ricordare l'infanzia: bei tempi (e ho la sensazione che siano gli stessi, anno più, anno meno)! E dire che ci vogliono togliere anche quello!
Non avendo altra modalità per farlo, approfitto di questo mezzo per augurare a Te e Familiari una felice e serena Santa Pasqua. :-)

Nessie said...

Anonimo sanremese, grazie mille!No, non sono di Sanremo, pur essendo ligure anch'io e rivierasca anch'io. Ma del Levante. E' vero, bei tempi. Ma sta a noi non farci strappare le nostre radici. Ho appena cassato il commento anonimo di un nazi anticristiano e antisemita. Nazi, comunisti, stessa roba. Ricambio di cuore gli auguri di una serena Pasqua!

Nessie said...

Simone, com'è fatta la pizza di Pasqua con la uova? E che cos'è la corallina? Vorrei saperne di più...cmq auguri pasquali anche a te.
Grazie Stella, Buona Pasqua.

Simo said...

Allora la pizza di Pasqua è un ciambellone nel quale sono inserite delle uova sode sane.
La particolarità di questo ciambellone che in Abruzzo si chiama "pizza" è quella di non essere né troppo dolce né troppo salato sicché lo si può mangiare sia con i cibi salati come la corallina che è un salame color corallo per l'appunto, sia con dolciumi (cioccolato, etc).
Ciao

Massimo said...

Un post da incorniciare per la sua ispirazione ... anche da parte di chi preferisce il Natale :-)
Buona Pasqua !

Nessie said...

Simo, mi hai fatto venire voglia di provare la corallina e la pizza alle uova sode né dolce né salata. Noi invece abbiamo la "torta pasqualina" (che si chiama così non a caso) e che è fatta con bietole e uova sode all'interno.
Grazie Massimo e auguri anche a te. :-)

Anonymous said...

Il "ciambellone" con le uova sode, descritto da Simone, ricorda molto da vicino quelli che in Sicilia, per lo meno nell'agrigentino, vengono chiamati "candelieri", che vengono realizzati di vari formati: a volte con un uovo solo, fino a più uova. La pasta utilizzata assomiglia, come consistenza a quella del pane, ma più soda e friabile. A volte sono decorati con ghiaccia, magari con l'aggiunta di quei minuscoli "confettini" multicolori. E' un dolce assai semplice, spartano, ma ha in sé un fascino tutto particolare.
Visto che si parla di tradizioni, nella chiesa ortodossa, che quest'anno festeggia la Pasqua contemporaneamente a quella romano-cattolica, (di solito la data cade una settimana dopo, ma qualche volta coincide e qualche volta cade quasi un mese dopo)si usano le uova dipinte di rosso, ma, a seconda delle tradizioni locali, possono essere anche di altri colori, talvolta con decorazioni. Nella tradizione romena, le regioni Moldavia e Bucovina, oltre a quelle dell'attuale repubblica moldava (cioè: Bessarabia, Bucovina del Nord e Transnistria), si segnalano per le uova pasquali con decorazioni molto elaborate e variopinte, veri gioiellini dell'artigianato, che ricordano tanto le uova di Fabergé: a differenza delle altre uova di gallina, usate in altre regioni, queste non vengono mangiate, bensì conservate con cura.
Concludo con i più sinceri auguri di Buona Pasqua per tutti quanti!

Anonymous said...

Sniff!!Mi sono commossa. Anch'io ricordo il vestitino nuovo e le scarpette bianche che si dovevano indossare rigorosamente il giorno di Pasqua. E il pranzo con i miei nonni materni, i ravioli fatti in casa da mia madre (non ne ho più mangiato di così buoni), il suono delle campane che quel giorno era particolarmente allegro (abitavo vicino alla Cattedrale di Cagliari, roba da sfondarmi i timpani..)Purtroppo si diventa adulti, scompaiono i nonni e poi i genitori, si diventa genitori a nostra volta ma non c'è più quel profumo, quei colori, quei suoni... sniff, sniff...Cmq. Buona Pasqua di cuore.
Kaminito

Anonymous said...

Com'era quel detto genovese, che non c'è cuoca che possa dirsi sopraffina se non sa preparar la torta pasqualina. L'avevo letta in dialetto, ma non mi ricordo più le parole esatte.
Comunque, slurrrrrp!
Interessante il numero di fogli che dovrebbe avere la pasta sfoglia: 33!
Lo stesso numero vale per la baclavà, dolce tipico arabo-turco, in uso in tutti i Balcani (ma come la fanno i Turchi, onore al vero, non la fa nessuno: è una vera poesia!) In romania la chiamano plăcintă (ricorda placenta? Certo: d'altra parte, la denominazione della "placenta" indica proprio la somiglianza con una "focaccia sfogliata" o giù di lì): in altri termini, immaginate la torta pasqualina (che, cuocendo, gonfia pure, formando una specie di cupola), con ripieno di formaggio, dolce, oppure salato, oppure carne, verdura o ancora, zucca (in questo caso dolce); semplicemente sublime! Non posso dire con sicurezza, però, se, dietro questa variante romena della torta pasqualina, ci siano i Genovesi, cosa anche probabile, visto che avevano una fortezza proprio in riva al Danubio, La fortessa di San Giorgio, da cui prese nome l'attuale città di Giurgiu. Be' chiudo qui, se no rischio una crisi ipoglicemica (e, in questo momento, non dispongo in casa di nessuna delle specialità citate)!

Nessie said...

Cittadino, veniamo tutti a fare un corso di etnogastronomia interregionale da te, vedo che te ne intendi per davvero. E' vero, la torta pasqualina è difficile. Io non la so fare, ma la gusto volentieri da mia sorella che la fa molto buona. Contraccambio gli auguri pasquali più sinceri. Parto domani e non so se potrò accedere con frequenza al pc.

Kaminito non mi dire: ma sei una donna? e dire che dal nick ti facevo maschio. Mi parli di scarpette bianche e di vestitini primaverili... :-)
Auguroni a tutti i visitatori. Ci sentiamo dopo la tradizionale Pasquetta. Che spero non sia bagnata.

Anonymous said...

Arrivo tardi per farti gli auguri, ma te li faccio lo stesso in questa fantasmagoria culinaria che mi da' nostalgia e dolcezza insieme.
I profumi, i sapori e la mitezza del clima Pasquale ( si spera almeno là).
Le scarpette bianche me le ricordo anche io, anche se non legate alla Pasqua. La cosa di Pasqua che piu' mi affascinava era la visita ai sepolcri. Scuri, profumati e misteriosi. Bisognava visitarli in numero dispari o tre o cinque, ma erano sempre tre...:-)
Ho passato anche io tantissime Pasque in Liguria e di torte pasqualine ne ho mangiate!
Tanti cari auguri a te Nessie e agli altri commentatori che mi hanno fatto ricordare la meravigliosa varietà italiana.

Simo said...

E basta! Torte pasqualine, placinte, baclave, candelieri...
...sto sbavando sulla tastiera!

Anonymous said...

Cara Nessie, quanti bei ricordi...eravamo tutti più poveri, ma più felici. Lo so, può sembrare la solita frase fatta, ma é vero.
Io passo ancora la Santa Pasqua con tutta la mia famiglia, anche noi andiamo in Liguria dai miei, ormai anziani. Niente vacanze esotiche e famiglie divise, ma fra le mie conoscenze siamo gli unici.
C'é persino chi pianta i figli da soli a Milano e va in Egitto.
Non so, non riuscirei a essere felice lontano dai miei cari.
Anch'io ricordo con quanta gioia e stupore stringevo fra le mani, la palma intrecciata e quanta attesa per la sorpresa dell'uovo di Pasqua. Bei tempi, tempi andati.
Tempi in cui l'ingenuità e il calore umano, la facevano da padroni. E NON esisteva il politicamente corretto, quindi celebrando le feste cattoliche, non c'erano i soliti ebeti a blaterare che si offendono gli immigrati di altre religioni...
Insomma si stava meglio quando si stava peggio.
Grazie per il bel post pieno di dolci ricordi, e Buona Pasqua anche a te.
Un abbraccio Mary

Anonymous said...

E' molto bello il tuo ricordo, Nessie.
A me la Pasqua piace perché in fin dei conti è ancora oggi legata alla sua ragion d'essere cristiana, molto più di quanto non sia il Natale, considerato da moltissimi alla stregua di una festa commerciale (un mio amico è stato in Cina a dicembre e mi ha spiegato che pure i cinesi festeggiano il Natale: vai a capire il perché). E' vero che oggi la Pasqua è anche un'occasione per viaggiare, ma credo mantenga in buona parte il suo fondamento religioso.
Buona Pasqua!!

Anonymous said...

Bei tempi davvero, che nostalgia. Buona Pasqua Nessie.

Anonymous said...

E sì Nessie, sono una donna. Sposata, con due figlie. Ho scelto questo nick perchè il testo spagnolo dell'omonimo tango evoca lo scorrere del tempo, la lontananza nel tempo e nello spazio e la nostalgia per ciò che è stato. Tutte cose che mi affascinano. Per non esagerare con la "lagna" ho cambiato la c in k: fa più figo, eh eh eh...
ciao ciao
Kaminito

Anonymous said...

Magico, Nessie!

Grazie per la fantastica lettura,
anche se devo associarmi a Massimo nel prediligere il Natale.

Felice Pasqua anche a te, cara.

Lo PseudoSauro said...

Nessie e' la solita artista, ma cos'e' diventata una loc-anda?

Quando si parla astrusamente di "tradizioni" s'intendono appunto queste coae.

Chi adesso sta intorno ai cinquant'anni d'eta' puo' ritrovarsi in cio' che e' scritto qui, ma difficilmente chi e' piu' giovane ci capira' qualcosa.

Una volta erano i vecchi i custodi delle tradizioni, ma i vecchi di domani avranno persa la memoria storica. Temo che finiremo come a NY dove i piu' credono che il kebab sia un piatto tipico italiano.

Non credo che questo risultato possa essere addebitato solo alla cultura socialista, anche se e' pacifico che le istituzioni sociali sono state appiattite proprio da questa. E' anche colpa nostra.

Nella Sicilia della Cavalleria Rusticana (concepito negli anni trenta) si augurava ancora la "mala pasqua" ai nemici, oggi non si offenderebbe piu' nessuno.

In ogni caso: buona Pasqua a tutti.

Anonymous said...

non la ho mai sentita in maniera particolare,ho sempre preferito il natale.buona pasqua a tutti

Nessie said...

Lontana, Monica, ovunque voi siate vi auguro una serena Pasqua. Stasera vado a vedere i sepolcri. Però quella dei 3 o dei numeri dispari, non la sapevo. :-)

Anonymous said...

Simpatica Nessie, ho mandato una risposta alla tua replica. Forse non ti è arrivata; se lo fosse straccia questa. Volevo solo dire che sì, sono una donna, sposata e ho due figlie. Il mio nick è kaminito per ragioni affettive. ciao ciao a presto
Kaminito

Nessie said...

A te la Buona Pasqua, Sauro. E non "mala", come dice la Cavalleria Rusticana :-)

Anonymous said...

Cara Nessie,
grazie per averci fatto ricordare the way we were:nella tua rievocazione di riti e tradizioni legati alla Pasqua ci siamo riconosciuti in parecchi:sicuramente per vicinanza anagrafica oltre che per retroterra comune.
Saluto anche gli altri navigatori del Loch (temporaneamente divenuto Loch anda...)e in modo particolare il Cittadinoperplesso che ci stupisce tutti con la sua conoscenza della gastronomia comparata.
Buona Pasqua a tutti da Occidentale

gabbianourlante said...

Buona Pasqua a tutti... sauri e non!

Anonymous said...

non disperdiamo queste tradizioni.appartengono a tutti noi,credenti e non credenti.sono fondamenti della nostra vita.nei cinegiornali d'epoca che hanno immortalato le nostre abitudini in bianco e nero,c'è un pezzetto i noi,qualcosa in cui riconoscersi.ognuno si vive le tradizioni come gli è stato insegnato:il credente ne capterà il vero spirito religioso,il laico ne aprofitterà per farsi una vacanza,ma comunque è pasqua per tutti.un momento per rallentare e guardarsi intorno,per riordinare le idee.lo so',c'è molto consumismo attorno alle feste,ma meglio questo di niente.se perdiamo queste cose,ci rimane ben poco,a livello di cultura popolare.adesso una cosa che non c'entra niente..gentile nessie,visto che lei è una insegnante e io manco dai banchi di scuola da troppo tempo,potrebbe spiegarmi come si scrivono le cose tipo "fa'","sa'","da'" etc etc etc??giuro che non ne vengo a capo.grazie e buona pasqua

Nessie said...

Buona Pasqua Gabbiano e Andrea.
Per quest'ultimo le lezioni ortografiche sono sospese, causa lontananza da pc per vacanze. In ogni caso "fa" - voce del verbo fare, 3a persona singolare (es: egli fa) non ha accento. E nemmeno "sa", se è voce del verbo sapere. :-)

paoletto said...

Qui in Romagna per motivi climatici le palme sono da sempre state sostituite da rametti di ulivo. Divergenze climatiche a parte, anche nelle diversita' rituali e culinarie e' innegabile non constatare l'unicita' del messaggio che si celebra.
Riscoprire la semplicita' e la spontaneita' di quei riti sacri e profani che hanno plasmato la ns societa' ci arricchirebbe certamente, perlomeno costringendoci a fermarci e a riflettere.
Un augurio di serena e felice Pasqua alla guardiana del Loch e a tutti i frequentatori.

Nessie said...

Grazie Paoletto, grazie Occidentale, qui le giornate sono state bellissime e soleggiate :-)

Anonymous said...

mi dispiace arrivare solo adesso ad augurarti la buona Pasqua e a leggere questo saggio strappa-cuore sulle tradizioni, io ho 30 anni e forse perchè in Sicilia và tutto un pò più lento mi sembrava di rivedere una vecchia fotografia di me bambino fuori dalla chiesetta del mio paese con la palma in mano;
il ricordo più nitido è il bagliore di quelle giornate e la corsa verso casa per andare a rompere gli " a ceddu cù l'ova" per ristoraci dal digiuno seguito nell'attesa di ricevere l'Eucarestia, erano biscotti simili ai pani di cui parlate, con dentro una o più uova sode, ci abbuffavamo;
ancora oggi mia mamma mi ricorda di mangiare almeno un uovo sodo a pasqua per buon augurio, ho la fortuna di avere una madre che ancora li prepara cercando di farsi aiutare da più amici e parenti possibile, diventa una festa, da ragazzi ricordo che spesso boicottavamo, io e mi sorella, questo evento, per andare in discoteca (c'erano anche da voi "al nord" i pomeriggi ggiovani?) o in birreria, come rimpiango adesso che abito in Veneto quei tempi...solo oggi scopro che sei un insegnante, ricordati di trasmettere queste gioie anche ai tuoi allievi, Buona Pasqua... ritardataria.

Nessie said...

Grazie ugualmente Davide. Auspici graditissimi. :-)

Nessie said...

Mary, Stefania, Kaminito e Siro, scusate il ritardo ma per un errore informatico e i vostri commenti sono finiti per giorni e giorni nel limbo della moderazione. E' probabile che sia il servizio google. In ogni caso li ho letti solo oggi e mi hanno fatto piacere.