Nessie New Logo

30 March 2007

L'insostenibile sudditanza del CorServa


Non se ne può più. Errare è umano, perseverare è diabolico. Non basta che un quotidiano che si definisce d'informazione (quindi, non un organo di partito) abbia sostenuto indecentemente la candidatura di Prodi alle ultime elezioni (parlo dell' endorsement di Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera). Non basta che, proprio perchè d' informazione, dovrebbe rendersi conto dei vari orientamenti politici dei suoi lettori, e che solo i lettori dovrebbero essere i suoi padroni . Non basta che a causa di tutto ciò, abbia perso numerose copie e sia costretto a trasformare le edicole italiane in un supermercato di gadget (cassette, libri-omaggio, fumetti erotici di Crepax ecc.), dove quasi quasi ci vuole il carrello della spesa solo per acquistare un giornale. Non basta che il direttore del settimanale OGGI (gruppo RCS - Corsera) Pino Belleri si mostri arrogante e protervo davanti alle telecamere di Porta a Porta , sostenendo la tesi - per lo meno stravagante - che acquistare le foto compromettenti di Sircana (braccio destro di Prodi) ad un prezzo fuori mercato ed esorbitante (100.000 euro), sia cosa normale. Belleri ha omesso di dire la semplice verità su chi voleva agevolare, allorché decise di tenere quelle foto occultate nel cassetto senza pubblicarle. E vien fatto di chiedersi: "cui Prodest"?


L'indomani della manifestazione milanese sulla sicurezza indetta dalla Moratti, il Corrierone ha scritto un articolo corredato di foto degno di una serva in preda alla rupofobia. Da qui, CorServa, più che mai. Catena di incidenti, blocco del traffico, motociclisti a ruzzoloni, a causa della cera delle fiaccole caduta sull'asfalto durante il corteo milanese. Poi a fine resoconto, è stato costretto ad ammettere che non ci sono stati feriti e che nessuno è andato al pronto soccorso. Ma che però, i poveri netturbini dell'ASM hanno dovuto raschiare la cera a mano. Che serva 'sto CorServa! E l'urlo dei titoloni cubitali è quel che conta. Dov'era la notizia? Con tutte le fiaccolate di ogni tipo che sfilano a Roma (città di pellegrini in transito permanente) non mi è mai capitato di leggere una notizia simile. E nemmeno di vedere il CorServa fotografare zelantemente a uno a uno tutti gli ingenti danni causati dalla teppaglia rossa durante i loro facinorosi cortei a base di bandiere bruciate, semafori scassati, lampioni frantumati, targhe delle strade rimosse, sfregi su palazzi d'epoca con le bombolette spray. Morire se si vede un loro fotografo sbattere in prima pagina quel che invece si è visto sul Corriere on line del 27 u.s. in una sequenza di fotogrammi che riprendeva i ruzzoloni dei motociclisti...

Non è finita. Il 28 marzo ( e cioè l'indomani del voto al Senato per il rifinanziamento della missione in Afghanistan) Pierluigi Battista se ne esce con un "colto " editoriale sull'insuccesso dell'opposizione, sulla sua irresponsabilità, incoerenza e lacerazione interna, dal titolo "L'errore del Cavaliere". Dov'è la notizia per un cronista il cui ruolo dovrebbe essere quello di fare da pungolo, da stimolo e da contraltare ad un governo che non ottiene i numeri al Senato all'interno della sua stessa coalizione?
Ci volevano 158 voti. Se il pallottoliere non inganna, ce n'erano solo 155. E la maggioranza ha dovuto prenderli dai soliti senatori a vita (augurandosi il loro buon stato di salute) e dal transfuga Casini. E allora?
Non doveva essere questa, la vera materia di analisi per il suo editoriale? E invece no, invece si è messo a maramaldeggiare su un'opposizione che sappiamo già, essere sgangherata e in difficoltà a rinserrare le file. Gli fa eco il giorno dopo Panebianco con un fondo dal titolo "Opposizione spiazzata". Tu quoque, gentil Professore solitamente così equidistante? Massì, facciamo così: opposizione a casa e governo in sella forever. Malgrado i quotidiani sfracelli nazionali e internazionali.


A che punto nauseante arriva la sudditanza di certi soloni della carta stampata! Eppure sanno che oggi esiste Internet e che i lettori possono accedere a più fonti di informazione. Che c'è più cultura e sovente i lettori odierni sanno le lingue straniere, accedono a agenzie giornalistiche nel mondo con notizie che il CorServa omette di proposito. Sanno che il quotidiano di Via Solferino è un pachiderma in via di progressiva estinzione. Sanno...ma tirano dritto col loro patto sindacale dei 15 azionisti. Con il CdR sindacalisticamente e ottusamente bulgaro e con i soliti finanziamenti dello stato alla carta stampata. Con un Paolo Mieli (detto Budda) che sorride ieraticamente ed enigmaticamente coma la Gioconda, ma che resiste, resiste, resiste. Come farà? chi lo tiene in piedi?

Il povero Ferruccio De Bortoli, per molto meno, è stato costretto a lasciare. Idem Stefano Folli. Mentre il mielismo continua imperterrito a coniugare il serio e il faceto; l'effimero e il duraturo (si fa per dire). Con una sola costante, tra le numerose variabili: Sputtanopoli permanente nei confronti degli avversari politici del governo Prodi. Con il premio di maggioranza per il solito Berlusca. Non c'è che dire: come dice Totò la serva serve; se non servisse, che serva è?


26 March 2007

Rimossa alla Camera la Battaglia di Lepanto


Paolo Caliari (il veronese) - La battaglia di Lepanto

Dunque oltre alle rimozioni storiche, esistono pure le rimozioni pittoriche. E' accaduto in questi giorni che il quadro di scuola napoletana del '700 Battaglia navale tra cristiani e barbareschi il quale celebra la famosa battaglia di Lepanto, sia stata rimosso dalla Sala del Cavaliere alla Camera per essere confinato in postazione più defilata. E che al suo posto sorga un altro dipinto con rassicuranti scene di caccia con tanto di capriolo. Ne ha dato un burlesco annuncio Carlo Panella su Il Foglio nelle Lettere al Direttore, il quale direttore, replica con analogo sense of humour. Ma qua c'è poco da ridere. Lo staff di Fausto Bertinotti, cerca di minimizzare e smentisce di averlo fatto per non urtare la permalosità dei visitatori di fede mussulmana.

"La decisione è stata presa all'inizio delle legislatura", dice il portavoce del Presidente della Camera "in sintonia con la linea di dialogo e di pace scelta da Bertinotti, si è voluto mandare un segnale di novità e diversità".

Mamma mia che alchimie politichesi: "segni di discontinuità", "segni di diversità", "linea di dialogo"... Un'orgia di carinerie, che ascoltate in questi giorni dove i talebani sgozzatori ce ne fanno vedere di tutti i colori, mentre i pasdaran iraniani di Ahmadinejad penetrano in acque non loro per rapire 15 marines della Royal Navy allo scopo di ricattare il governo britannico, ci fa sentire quanto insulsamente irenici siano questi appelli fatti di buone intenzioni. Oltretutto, non richiesti.

La data di Lepanto è nota, il 7 ottobre 1571 e ci sono parecchi dipinti che ricordano tale aspra battaglia navale dove la Lega Santa si scontrò con le forze Ottomane, conclusasi con la vittoria della cristianità. Bertinotti e i suoi, che temono lo scontro di civiltà, dovrebbero spiegarci se per "amor di pacifismo" - come dice lui - si devono censurare, tagliare e omettere tutte le pagine della storia d'Italia dai libri di testo in adozione per le scuole di ogni ordine e grado, visto che buona parte di queste parla di guerre, lotte e battaglie campali. O se si devono asportare tutti i quadri e arazzi con scene belliche, disseminati nei musei Vaticani, e nei vari musei d'Italia. Eppure lo stesso inFausto presidente della Camera, ha fatto carte false per intitolare un'aula del Senato ad un....combattente con l'estintore in mano e il volto coperto a nome Carlo Giuliani.



Tuttavia, questa tendenza al cedimento della nostra cultura e storia, non è solo comunista, anche se per questi ultimi, l'iconoclastia è sempre stata parte integrante del loro DNA storico-ideologico. Purtroppo è ' già iniziata da parecchio tempo in Occidente e quasi ogni giorno ne fioriscono clamorosi esempi. Dal Tamerlano di Marlow, a cui hanno cambiato il finale per non urtare gli islamici, agli inni cristiani nelle scuole dove Gesù viene sostituito con virtù. All' impiegata della British Airways licenziata perché porta una crocetta al collo, mentre viene permesso di indossare il velo islamico o il turbante sikh ad altri impiegati. A commedie o pièces teatrali edulcorate e modificate per la paura di dispiacere ai soliti suscettibil islamici e di creare casi analoghi all'affaire "vignette danesi". Ma quando l'intimidazione degli " altri" penetra già preventivamente in noi, senza che questi altri abbiano nemmeno proferito verbo, ebbene vuole dire che le battaglie sono già perse. O sul punto di esserlo. Poiché ciò che non ci è più caro, è destinato ad esserci sottratto.


PS: Ad un presidente della Camera come Bertinotti, non do nessuna solidarietà per ciò che gli è accaduto oggi all'Università La Sapienza, dove è rimasto vittima della stessa protervia che ha a lungo disseminato.E proprio dalla sua gente. A ciascuno il suo contrappasso.

22 March 2007

La pagina disonorevole di un governo da dimenticare

Andiamo agli esteri. Ma pure lì, c'è da mettersi le mani nei capelli. Pagare quegli stessi terroristi talebani che poi useranno i tuoi denari per ritorcerli contro i nostri soldati è sempre stata una pessima idea. Lo scrissi in occasione delle due Simone, della Sgrena, di Clementina Cantoni (la più dignitosa delle quattro) - tutti ostaggi rapiti sotto il governo Berlusconi. Ma almeno non era in discussione l'alleanza Nato, e le scelte di campo occidentali del precedente governo. Non erano in discussione le regole di ingaggio dei nostri soldati che trovavano nel ministro Martino, un po' di decoro. Ora invece la faccenda è assai grave. Si è esautorato un ministro della Difesa che non brilla certo per carisma e per "physique du role", Arturo Parisi, ma che è pur sempre ministro della Difesa. Si sono incarcerati gli 007 del Sismi, mentre quelli attuali, sono stati messi da parte per accontentare Gino Strada, che ha preteso "mani libere".
Fassino se ne viene fuori con la peregrina proposta di un tavolo negoziale aperto ai talebani, manco fossero uno "stato sovrano" riconosciuto, e non già dei tagliagole suddivisi in tribù ed etnie.Quegli stessi che hanno brutalmente sgozzato e decapitato come un quarto di bue da macelleria, il povero autista Said Agha, la cui moglie ha abortito per lo choc. Cinque di questi fior fior di tagliagole sono stati scarcerati in cambio di Mastrogiacomo e sui siti islamici adesso si ulula alla vittoria come per una partita di calcio: 5 a 1. Quanto al giornalista di Repubblica, ha rilasciato da subito improvvide dichiarazioni sui talebani come gente "motivata", e " molto religiosa". Mai, come in questi casi, il silenzio è d'oro ed è bene tacere, invece di farci ricordare con atteggiamenti da campione reduce da una vittoria olimpionica, che la sua scarcerazione è costata:
1) denari; 2) farabutti tagliagole liberati; 3) il sacrificio umano di un poveretto di cui la sinistra razzista se ne impipa saldamente l(l'autista Agha); 4) aspri contrasti e freddezza nei confronti degli Alleati (non solo americani, come vorrebbe certa propaganda).
Che potevano dire e fare gli americani in guerra contro i talebani dall'11/)? Dire "Up with Massimo"? Nossignore, hanno detto fuori dai denti quel che pensano di noi. E lo hanno fatto con la chiarezza che gli è propria . Sostenuti dai britannici che hanno avuto molti soldati in prima linea, morti per dare a questo Occidente un po' di quella dignità e fierezza che la nostra classe politica calpesta. Anche la Germania per voce della Merkel, ha detto chiaro e tondo che lei, con questa canaglia fatta di decapitatori non tratta (pur avendo due ostaggi nelle loro mani).

Ma qualche parola voglio spenderla soprattutto per questo nostro governo. Hanno fatto - in nome di non si sa quale "concertazione - una raccolta parlamentare di ex terroristi, di no global, di espropriatori proletari (Francesco Caruso, Daniele Farina, l'ex Prima Linea Sergio D'Elia, segretario alla Camera, Roberto Del Bello, aiutante portaborse di un rifondarolo, ecc) . Che cosa credevano? Di costituire impunemente un simile caravanserraglio trasferito agli Esteri dove anglo-americani e talebani avrebbero dovuto sedere allo stesso tavolo all''insegna dell' embrassons-nous?

E' andata male. E D'Alema, se ne deve tornare a Gallipoli con le pive nel sacco. Cercherà di scaricare tutta la colpa su Fassino, e quasi certamente litigheranno tra loro. Potrà sempre consolarsi prendendo il largo con l'Icarus, la barca a vela.
Ma per fortuna, esistono ancora nazioni che hanno una dignità. Noi, con un governo come quello di Prodi, più che dentro la Nato, siamo quasi pronti per aderire alla Lega Araba.
Un consiglio all' opposizione della CdL, sempre più in stato comatoso e ridotta ad ameba. Voti NO al Senato, per il rifinanziamento della missione afgana . Con regole di ingaggio ridicole e umilianti come queste, i nostri poveri soldati sono lì a farsi impallinare come piccioni. E se questo governo ricadrà, George e Condi, di sicuro ringraziano . Moltissimi tra noi Italiani, pure.

18 March 2007

Basta alle moschee extraterritoriali nel nostro Paese

L'abbiamo detto e scritto dozzine di volte. Ci ripetiamo - lo so - ma non c'è altro mezzo per farci capire. Via Padova, n.366, Milano. L'indirizzo lo si sa già. Come pure il fatto che su quel territorio di mq 3.100, sta per nascere la più importante moschea dopo quella di Roma. Gestita anche questa volta (l'ennesima) dalla solita UCOII, l'organizzazioni integralista, filiale dei fratelli Mussulmani d'Egitto. Ne ha parlato puntualmente il solito Magdi Allam nel suo articolo sul Corriere al link http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/03_Marzo/09/allam.shtml

Perché i giornali e i media, con l'eccezione di Libero e de Il Giornale, non ne parlano? Perché i nostri politici si distraggono, e parlano sempre e solo di tasse, economia o di rifacimenti di leggi elettorali? Perché il nostro futuro non li interessa? Sappiamo che la sinistra ha nel suo DNA la politica degli ingressi indiscriminati uguali per tutti. Ma perché la destra non si oppone? E che fanno gli amministratori locali? La Moratti marcerà (e farà marciare) anche contro questa moschea di Via Padova? Ce lo auguriamo. Lo sanno o no gli assessori all'edilizia che una volta sorta, tutti gli appartamenti limitrofi degli autoctoni (parola sempre più in disuso) non varranno più nulla e dovranno essere svenduti per trasferirsi altrove lasciando agli islamici la possibilità di allargarsi ulteriormente per colonizzarci demograficamente di fatto, proprio a partire dai rioni delle nostre città, come già è avvenuto a Porta Palazzo a Torino? Lo sanno o no tutti i nostri politici che il territorio su cui si edifica la moschea, non è più italiano ma è
dar al islam? Ovvero territorio dell'islam. Ovvero una sorta di La Mecca e di Medina made in Italistan? Stupisce che mentre si procede sempre più ad una progressiva scristianizzazione della nostra civiltà attraverso una deriva nichilista, a sinistra soprattutto (ma anche in vari settori della destra) si è del tutto indifferenti nel lasciar spazio ad una religione invasiva e aggressiva che è tutt'uno con una concezione politica autoritaria, oscurantista e teocratica.

Perché fingere di disconoscere che dentro la moschea non si fa semplice culto, ma indottrinamento ideologico? I cittadini milanesi (sempre più sbigottiti e abbandonati a se stessi) hanno già costituito un comitato per il NO. E a proposito di cittadini, vale la pena di riportare testualmente, l'emblematico parere di un navigatore del mio blog, il cui nick è proprio Cittadino perplesso nel commento 29esimo posto nell'articolo più sotto (La Moratti ha detto BASTA!).

Mi risulta che in Cina stanno consentendo la proprietà privata e la vendita di edifici, man non del terreno su cui insistono. Lasciando perdere le considerazioni negative su quei sistemi, se ho ben capito vale lo stesso principio che è sempre valso anche in Russia, anche prima della sovietizzazione: la terra è sacra e inalienabile. (...) E questo per evitare la formazione di isole con la rivendicazione del principio di extraterritorialità. Si sa che le sedi diplomatiche occupano edifici di non loro proprietà. Finché vige la loro funzione vale il principio di extraterritorialità. Ma in qualsiasi momento se dovesse cambiare qualcosa nei rapporti reciproci, lo stato ospitante può invitarli a togliere il disturbo, restituendo quanto occupato. Tornando alla situazione italiana, non vedo perché non potrebbe valere un principio analogo, se non tra privati, almeno quando trattasi di istituzioni.Praticamente se la moschea viene costruita su un territorio di proprietà della comunità, l'area ne diventa extraterritoriale...". E' quanto avviene, purtroppo, anche a Colle Val d'Elsa in provincia di Siena dove i cittadini sono stati lasciati a se stessi con le loro rivendicazioni mai accolte e i referendum bocciati dalla giunta amministrativa toscana

Fa dunque riflettere il fatto che mentre in Cina e in Russia (paesi socialisti e postsocialisti) ci si ponga il problema della sovranità statale e nazionale , da noi è stato tutto smantellato mediante una lassista quanto inesorabile cessione di sovranità. Il territorio su cui vengono edificate queste moschee non appartiene più allo stato italiano e piano piano vi si accresce all'interno, un nuovo stato parallelo, con possibili loro leggi (la sharia), loro usi e costumi (la poligamia nonché forme di finanziamento poco trasparenti ecc.). Per paradosso curioso, in Cina esiste ancora uno stato centrale. Nell'UE del trattato di Schengen, invece, siamo all'Unione Repubblichette Socialiste democratiche. Così democratiche, che aiuteranno i nuovi arrivati ad applicare il fatale motto del leader dei Fratelli Mussulmani Hassan al-Banna "Vi invaderemo grazie alle vostre leggi, per sottomettervi alle nostre". Gli integralisti islamici ringraziano.

13 March 2007

La Moratti ha detto BASTA!

Basta alla prostituzione. Basta allo spaccio di droga. Basta alle violenze sulle donne. Basta alle occupazioni abusive delle strade, delle case, dei palazzi. Basta alle rapine nei negozi e nelle botteghe. Basta ai maltrattamenti dei bambini. Basta alle sopraffazioni da parte di immigrati irregolari. Basta al degrado. Basta truffe agli anziani. E aggiungiamo noi, sperando che venga inserito nel pacchetto: Basta alle costruzioni di moschee come quella di via Padova gestita dall'UCOII, di cui ha parlato di recente Magdi Allam.
Chiedere al governo quel che è di competenza del governo, ma non nella potestà dei Comuni, poiché Milano fa già la sua parte con responsabilità ed è pur vero che la Lombardia (regione ammiraglia dello stato italiano) dà più oneri al paese, di quanti non siano gli onori ricevuti. E' questa la presa di posizione del sindaco Letizia Moratti, la quale ha scritto una lettera aperta ai milanesi invitandoli a manifestare per il ripristino della legalità e della sicurezza. Da qui, la richiesta di cinquecento uomini delle forze dell'ordine in più, già chieste ripetutamente, ma mai inviate da Amato. Eppoi leggi più severe e stringenti con chi maltratta donne, bambini, più risorse per contrastare l'immigrazione irregolare con pene certe ed efficaci. Apriti cielo!
Nel Belpaese dell'invidia sociale ecco muoversi come navi da guerra gli amministratori "rossi" subito pronti ad accusare la Moratti di demagogia e populismo. Accuse e controaccuse di aizzare la piazza, di fare la "Masaniella". A questi signori più che il senso del pudore, manca davvero il senso del ridicolo. Hanno passato la loro esistenza tra cortei, marce, fiaccolate d'ogni tipo, no Tav, no global. E se non l'hanno fatto personalmente, hanno permesso che altri lo facessero al posto loro, schiacciando l'occhiolino. Hanno intitolato le targhe stradali a teppisti (é il caso di Pericu, sindaco genovese, che ha cambiato addirittura il nome di una piazza, intitolandola a Carlo Giuliani, cui ora è stata intitolata pure un'aula del senato). E ora cosa diamine li si sente controbbattere? Che ci vuole "dialogo", "sensibilizzazione", "lunghe riunioni al Viminale" ecc. Ma ce l'hanno o no, costoro, un po' di faccia onesta da giocarsi? Poi è saltato fuori Don Ferrante il prefetto rivale, già trombato alla candidatura a sindaco di Milano, con aspre critiche. E ancora, è stata la volta del sindaco rosso Flavio Zanonato da Padova, il quale in sfregio allo slogan tutto sinistrese "costruiamo ponti e non muri", ha fatto erigere un bel muro di separazione contro lo spaccio di droga, la delinquenza, e la micro e macrocriminalità in Via Anelli. Insomma, loro possono. Gli altri sindaci di altro colore politico invece NO: sopportare e tacere. Ma soprattutto aspettare i tempi biblici degli invii dei contigenti e le rassicurazioni vaghe che tutto cambierà e che tutto alla fine si aggiusterà. Mi è piaciuta (si fa per dire) pure la presa di posizione di Gerardo D'Ambrosio, il quale evidentemente di fare il giudice in pensione non ne ha voglia e ha così, provveduto a candidarsi e ad essere eletto parlamentare nei DS, ricavandosi una seconda brillante e remunerativa carriera. Ha ricordato una verità sacrosanta: al momento di votare per l'indulto, anche FI (di cui la Moratti fu ministro incaricato per la PI) votò in molti casi favorevolmente. Purtroppo è vero: fu un errore madornale. Ma buon senso vuole, che si faccia pulizia innanzittutto a casa propria. E Gerardo D'Ambrosio si è candidato in uno dei partiti più "indultisti" della coalizione. Pasqua è vicina, e auspichiamo per l'ex giudice ora deputato, un bel repulisti nella sua dimora di sinistra, prima di rilasciare interviste con inutili rinfacciamenti.Non credo proprio (visti i risultati) che la sua posizione personale sul NO all'indulto (che peraltro approvo) sia stata così popolare all'interno del suo schieramento. Sarà per il prossimo indulto...
Frattanto la Moratti ha già ottenuto pieni consensi dalle associazioni dei commercianti, degli artigiani, dei comitati di quartiere, di quella Milano operosa che solitamente non fa la professionista di cortei, marce e dimostrazioni. Se ci sarà il 26 marzo prossimo ( e io mi auguro che la Moratti non demorda) sarà senz'altro una prova di civiltà e di educazione. Nel contempo però, non sarebbe male, pensare fin d' ora a possibili soluzioni politiche come la polizia federale in un'ottica di maggiori autonomie locali. Senza dover subire i soliti ricatti alla romana. E' evidente che Milano e la Lombardia, rappresentano per governanti, i ribelli di una Fort Alamo sempre più accerchiata. E che è assai più facile per costoro, accontentare amministrazioni "in linea" con le loro politiche. Ed è altresì evidente che se la manifestazione sarà un successo per quella maggioranza di cittadini che fanno parte della cosiddetta società civile, sarà questa una buona ragione in più per gli amministratori rossi, per criticare, dileggiare e disprezzare. Letizia, non ti curar di lor, ma guarda e passa...

03 March 2007

In Italia molti uomini pubblici vengono minacciati di morte

Non veniamo da un paese che brilla per la legalità. Ogni tanto qualche politico tronfio di propaganda dice: "Abbiamo sconfitto la mafia". Ma poi a smentirlo ci sono i fatti di quartieri come Scampia a Napoli. Poi si sente dire: "Abbiamo sconfitto le BR". Ed ecco che rispunta la minacciosa stella a 5 punte sghembe, davanti alla casa di qualche personalità pubblica. Poi quando meno ci se l'attende, ci scappa pure il morto, ed ecco tutti a stracciarsi le vesti e a fare tardiva ammenda degli errori. Ma facciamo i nomi dei minacciati eccellenti.

Silvio Berlusconi, non è un mistero che lo si vorrebbe morto. Tant'è vero che circola anche un libro sulla sua uccisione e si fanno dei musical con analogo finale: la sua morte in diretta. Libertà d'espressione, si dice.

Però poi guai a scherzare con la libertà d'espressione quando trattasi di musulmani (si veda l'affaire vignette danesi). E pure quando trattasi di ebrei (si veda il libro ritirato dalla circolazione "Pasque di Sangue" di Ariel Toaff, edito per il Mulino). Chiusa la parentesi.

Vittorio Feltri. Si sa che il rude orobico non piace a tutti. Troppo schietto e senza peli nella lingua e nello stomaco. Il suo, poi è l'unico giornale che le spiattella belle chiare e tonde. Tanto vale minacciarlo di morte: per qualcuno è libertà d'espressione pure questa.
Renato Farina. Da quando è stato implicato nell'affare Sismi, Farina è vittima di una persecuzione giudiziaria. Ha pagato la cifra di 6.840 euro, accordandosi col procuratore Armando Spataro. Ma si sa che in Italia se non si muore di "giustizia" del Palazzo, si può morire di "giustizia proletaria" ovvero di gruppi terroristi affiliati alle BR. Ed è appunto il suo caso, minacciato lui e la sua famiglia dal cosiddetto "Fronte rivoluzionario per il comunismo" e da un sedicente collettivo proletario, tutte sigle che credevamo in rottamazione.
Carlo Rossella. In assenza che passi il ddl Gentiloni, ci pensano i compagnucci delle BR a piazzargli la stellina sotto casa. Mediaset continua a essere nel mirino di questo governo di espropriatori proletari. E intanto se non si riesce con le buone, ci si prova con le cattive, minacciando i suoi giornalisti e operatori di rete. Minacciato pure Emilio Fede, ma sul povero Emilio si ride a crepapancia anche quando le minacce si fanno serie and show must go on...
Naturalmente le minacce, anche se non mortifere, sono quelle che impediscono a Giampaolo Pansa di tenere tranquillamente la sua conferenza per il suo libro "La grande bugia". E allora la Digos fa una telefonata e sconsiglia al giornalista dell'Espresso di promuovere il suo libro in quel di Modena. I gruppuscoli della sinistra cosiddetta "antagonista", ma che dovremmo imparare a chiamare teppista, gli impediscono di parlare. Perciò non si sa mai...

Magdi Allam, giornalista editorialista del Corriere della Sera. Non è un mistero che faccia una vita blindata con la scorta e di averne descritto i risvolti più segreti nel suo libro " Vincere la paura". Le minacce provengono per lo più da gruppi fondamentalisti islamici che circolano indisturbati nel nostro paese, grazie anche all'appoggio logistico che ottengono dalla solita sinistraglia dei centri sociali e dei siti-pattumiera come Indymedia. La quale si è pure specializzata nel mettere in rete nomi, cognomi e indirizzi dei giornalisti non graditi.
E' toccata analoga sorte a Pietro Ichino, il giuslavorista che firma editoriali per il Corriere. Tant'è vero che dovette difendersi con un coraggioso editoriale rivolto a coloro i quali gli stanno col fiato sul collo.

Concludendo, se ci fossero minacce di morte anche nei confronti di uno solo di questi casi da me citati, sarebbe comunque la spia profonda di un malessere connaturato nella storia del nostro angariato paese. La vita umana conta meno delle ideologie più forsennate e per taluni scellerati non assume proprio alcun valore.
E continuavano a chiamarla democrazia....