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29 March 2006

Ius sanguinis, ius soli e stravolgimento identitario

Un tempo quando i popoli dominatori e invasori non riuscivano ad aver ragione sui popoli ribelli ricorrevano allo ius primae noctis. E cioè, non potendo conquistarli  e annettersi il loro territorio, vi penetravano attraverso il ratto delle loro donne. E, attraverso il ventre delle loro donne, li espropriavano della paternità  e della loro prole. Ora invece,  per espropriarci del nostro diritto all'autoctonia e alla sovranità hanno inventato lo ius soli (diritto di suolo) o ius loci (diritto di luogo) da contraporre allo ius sanguinis. Attenzione, a pag. 256 compare questa voce all'interno del malloppo delle 280 pagine dell'Unione: il loro programma. E così recita: riformare la legge sulla cittadinanza legandola per i nuovi nati, allo "ius soli". Una norma che, si guardi la coincidenza, è proprio quella richiesta dalla Consulta islamica. Che cosa accadrebbe se la norma che vuole la sinistra venisse approvata? Che basterà che una qualsiasi donna islamica clandestina e  incinta arrivi in Italia a partorire  e il suo bambino diventerà automaticamente italiano, ancorché clandestino. E che tutto ciò creerà uno stravolgimento demografico e identitario nel giro di pochissimo tempo.
Il meccanismo dello ius loci  è stato introdotto negli USA, perché erano una vasta  landa disabitata che aveva bisogno di braccia da lavoro  e  di venire in fretta ripopolata. Così pure come nella  Francia spopolata durante le guerre napoleoniche.
Ma torniamo a noi in Italia. Chi ha rischiato la pelle e il sangue, per costruire una nazione libera e unita, chi ama il proprio paese e ha lottato di generazione in generazione per vederlo migliorato con i propri sacrifici e quelli dei figli, ha o no il diritto di sentirsi a casa propria? ed esiste o no il diritto  (antropologico-culturale) di autoctonia? Io sono convinta che sangue e luogo siano, in realtà, due concetti inscindibili. Ci sono volute 3 guerre di Indipendenza più due Guerre Mondiali per liberarci dall'invasore austro-ungarico prima  e nazifascista poi. Inoltre, una guerra di Liberazione per affrancarci dalla tirannide fascista del nemico interno. Conta o non conta tutto ciò? O vogliamo forse illuderci che chiunque possa prendere d'assalto questo piccolissimo nobile e antico paese, accapararrarsi in fretta e furia un certificato di cittadinanza, diventi automaticamente italiano?  E tutto ciò, grazie alla dabbenaggine delle leggi multiculturaliste atte a ripetere il modello "Londonistan"  della Gran Bretagna, con il suo 88% di musulmani che affermano di non sentirsi inglesi.  O magari, copiare il modello Olanda dove, per fare posto alle comunità islamiche, sono gli olandesi a doversene andare. E se sbagliano gli altri paesi UE dobbiamo sbagliare anche noi, così, tanto per "armonizzarci"?. Con ciò, non sono nemmeno sfiorata dal dubbio che la deputata olandese Ayan Hirsi Ali, somala di nascita, non possa essere un'ottima cittadina che fa onore all'Olanda più di tanti pavidi olandesi stessi.  Né dubito minimamente che il cittadino Magdi Allam, sebbene nato in Egitto,  non possa essere un ottimo italiano più di tanti altri italiani. Ma qui siamo a un terzo diritto difficilmente ascrivibile sulla carta: il diritto all'italianità "elettiva" o di elezione. Una sorta di italianità della mente, del cuore, della cultura ed educazione. Scrivere in Italiano, parlare italiano, pensare italiano, e mettere a repentaglio la propria vita per difenderne i valori democratici, vorrà ben dire qualcosa!
Detto ciò, per scendere nel pratico, fintanto non vi è sicurezza per le 611 moschee, e verso quanti penetrano clandestinamente nel nostro Paese (foraggiati magari da Al Qaeda che ha il trust della migrazione clandestina) è bene tenerci il nostro ius sanguinis e fare come la piccola Svizzera: ingressi col contagocce e  moschee monitorate. Per il bene e la sicurezza di tutti, (cristiani e di altre confessioni). E per evitare una libanizzazione precoce del nostro territorio che creerebbe nel giro di poco tempo uno stravolgimento identitario pressoché irreversibile.
Stiamo attenti, però,  alle trappole linguistiche politicamente corrette  del falso progressismo già  in agguato: diranno che nella nozione di "sangue" si nasconde qualcosa di intrinsecamente razzistico e di "nazista" a priori. Diranno che la logica dello ius sanguinis è un  anacronistico e controproducente ostacolo all'emancipazione sociale, economica e culturale del nostro Paese nel contesto sempre più plurale e globalizzato. E scatteranno tutte le sante alleanze del caso: sinistra e sindacati, alcuni settori della destra demagogica e populista, certi vescovi incalliti multiculturalisti alla  card. Martino o Tettamanzi e ovviamente la solita Caritas. 

24 March 2006

Brutta sporca e cattiva, la campagna contro il Premier

Eh sì. Se fossimo degli storiografi attenti dovremmo dire che la campagna elettorale della sinistra contro Berlusconi non data di questi ultimi mesi, ma dall'intera legislatura. Nel senso che a giudicare dalla quantità di cortei, di scioperi selvaggi, di contestazioni e guerriglie inurbane e suburbane dei No Tav, No global, dei vari movimenti anti-Tutto (perfino antismaltimento rifiuti)che hanno accompagnato questo governo è stata una lunga, ostile, violenta campagna all'insegna della destabilizzazione quinquennale. Ma fissiamo per comodità qualche data. I fischi di alcuni poveri mentecatti al presidente del Consiglio seduto in platea durante la serata conclusiva di metà febbraio alle Olimpiadi di Torino quando tutti gli atleti hanno dato il meglio di sé per fare figurare il nostro Paese, sono degni di una terra sudamericana. Neanche quel pizzico di amor patrio. Macché dico? Di amor proprio, davanti alle telecamere accese con tutto il mondo che via satellite guardava con interesse sia le performance sportive dei nostri atleti, che il servizio d'ordine, sicurezza e di vigilanza contro il terrorismo nonché l'immane sforzo organizzativo compiuto.
Niente! I minus habentes dovevano fare sapere che Torino è città "rossa" ma non italiana. Andiamo avanti.
Ad un mese dal voto il Corriere della Sera, dopo aver visto che i sondaggi erano vicini al pareggio, ha fatto sapere ufficialmente che non solo il CdR è di sinistra (cosa che coi vari Raffele Fiengo da poco in pensione e altri papaveri sindacali sapevamo già da tempo), ma che sarebbe sceso in campo per sparigliare le carte come Alice nel paese delle Meraviglie contro la Regina di Denari con la faccia del Berlusca. Tu chiamalo se vuoi endorsement o outing : in realtà è stato un trasformare una testata prestigiosa in un gadget elettorale. Andiamo avanti. Arriviamo all'11 marzo data fatidica del rendez-vous dei black-bloc, di anarcoinsurrezionalisti, tute bianche, di teppisti armati fino a denti, di giannizzeri d'assalto fatti apposta venire dalla Germania con gli appuntamenti via Internet e via siti-latrina, per mettere a ferro e fuoco la città di Milano.
Andiamo avanti. In Confindustria si schierano frattanto le truppe cammellate della tribù del doppiopetto e delle grisaglie rassicuranti con Prodi che garantisce di dare stabilità al Paese. E che contestualmente rassicura pure i Sindacati di fare altrettanto, mettendo d'accordo il Diavolo e l'Acqua santa. Lui sì, è in grado di farlo: il bolognese dottor Balanzone, mica quel ganassa meneghino del Berlusca! Poi c'è stato il coup de theatre del magnifico Ganassa in Confindustria e allora la tribù delle grisaglie tutte arsenico e vecchi merletti si è chiusa a riccio nella teoria dell'Indipendenza di Confindustria: la stessa teoria della Magistratura e del Corriere della Sera, ma beato (e beota) a chi ci crede! Andiamo avanti.
Frattanto dalla Magistratura fioccano avvisi di garanzia per Berlusconi e i suoi ministri che compaiono nel registro degli indagati dopo essere stati tenuti a lungo in frigo pronti per essere sfornati come brioche belle calde per la campagna elettorale: cade Storace ora riabilitato da quello stesso pentito che lo aveva incriminato, e per questo già finito nelle pagine interne del Corriere. Pisanu, indagato pure lui per avere rimpatriato i clandestini in Libia, invece sta ancora in sella. Andiamo avanti.
Da Milano dove i cittadini hanno reagito pestando personalmente i provocatori di professione, il teppismo anti-campagna elettorale contro la CdL e il suo leader, si è trasferito a Genova davanti al Carlo Felice. C'est plus facile : i genovesi non li picchiano i teppisti dei centri sociali, di solito li incoraggiano. E quando qualcuno di loro muore, gli innalzano pure tanto di cippo. Andiamo avanti. Durante i tafferugli davanti al Carlo Felice si cerca per provocazione un caso Giuliani 2 la Vendetta, per poter dire quanto sono malvage le forze dell'ordine. Uno di quei cialtroni offende il premier con "W Mangano !" (cioè il mafioso) e invece di prendersi una manganellata su quella zucca vuota che si ritrova, a sorpresa, salta fuori uno sponsor parlamentare in Violante che raccoglie la provocazione e la rilancia. Andiamo avanti.
Berlusconi, palesemente sotto attacco e con una campagna elettorale boicottata come facevano un tempo i fasci contro i socialisti nel 1924, lancia l'allarme dei servizi segreti americani e del loro Warning, e sapete cosa si becca? Lo scherno e le canzonature del Mortadella che parla addirittura di ingerenza dei servizi segreti americani nelle nostre faccende. Ovvio, la truppaglia no global e dei centri sociali violenta e facinorosa stanno a Prodi oggi, così come le milizie fasciste stavano a Mussolini nel ventennio: tutto è pronto per il suo insediamento indolore e la sua marcia su Roma. Poi una volta insediati a Roma, il Romano dirà: io sì che so mantenere la legge, l'ordine, la tregua sociale e il concertino del volemose bene sindacale, i no Tav e i no global. Per forza: ce li ha in coalizione! Andiamo avanti? Sì, ma avanti dove?!
E' una campagna elettorale brutta, sporca e cattiva, all'insegna di veleni, delle ingiurie, della mancanza di rispetto, del teppismo stradaiolo da un lato e doppiopettaro con colpi bassi dall'altro: due facce della stessa insidiosa medaglia. E il timore di molti è che a Berlusconi possa accadere qualcosa di irreparabile come al povero prof. Marco Biagi.
Stia all'erta, Presidente! Le raccomandiamo di fidarsi pure del Dipartimento americano. Un Enzo Bianco (della Margherita) al Comitato di controllo per i servizi segreti italiani (il Copaco) non vale proprio un copeco (antica moneta russa fuori uso). E scongiurando l'incipit del poema di T.S. Eliot Waste Land (Terra Desolata), le auguriamo che Aprile non sia affatto il mese più crudele dell'anno, ma che sia gentile e che nasca sotto i migliori auspici. In fondo chiediamo solo lealtà, correttezza e campagne elettorali "normali" da qui al 9 prossimo venturo.

20 March 2006

Il Caimano ci può dare una mano

Sì, non solo denti aguzzi ma una mano, fino alla vittoria elettorale della CdL.Come accadde per Michael Moore nel suo Fahrenheit 11/9 che non  fu solo un autogol per il suo autore, ma aiutò a  vincere Bush per il secondo mandato. Capezzone ha rilasciato un'intervista sul Corriere facendo appello a Nanni Moretti, perché si astenesse dal distribuirlo in data elettorale, allo scopo di non conferire un'inutile aureola di martirio a Berlusconi. Appello inascoltato!
L'arte (sic!) non può attendere e la decima Musa (in Italia, sempre più dechirichianamente  Inquietante) ha già fissato il suo calendario: il 24 marzo.  Tutte le sale cinematografiche avranno in distribuzione per la Mikado "Il Caimano", animale strano, misterioso, segreto, inafferabile. Gli aggettivi si sprecano e la cassa di risonanza mediatica si è già messa all'opera. Dicono che anche il trailer sarà altrettanto indecifrabile. E che perfino la locandina ci stupirà.  Insomma quasi tutti i giornali  (di sinistra e anche di destra) parlano del Caimano come della probabile arma segreta di Adolfo (di sinistra, si intende). 
 
Film dentro film, registi e regìe occulte, attori che fanno registi, manipolatori di bambini (anche a questo arriverebbe il povero Cavaliere mascarato e disastrato!). Girotondini che fanno comparse. Scene che si girano venti volte e che si interrompono perché non gradite al deus ex machina di Arcore.  Non è ancora chiaro il ruolo (o comparsa)  di Nanni Moretti che si è ritagliato marginalmente dentro il film, a mo' di sir Alfred Hitchcock -  film intepretato da Silvio Orlando, Margherita Buy e Elio De Capitani. E non si riesce a capire chi interpreterà davvero il Berlusca. Pare che tra le tante virtù attribuite a sinistra al povero Mr. B,  ci sia pure quella di menagramo e porta-sfiga, e che nessuno lo volesse interpretare. Michele Placido ha dato forfait per timore che gli resti una macchia di disonore nella carriera.  Il Nanni del partito della Nutella e della Sacher, il Nanni dalla voce simile a quella di una gallinaccio strozzato, il Nanni che milita nel partito della superiorità Intellettuale, Morale e ora anche Estetica (con le maiuscole) non si pronuncia al riguardo e  non rilascia interviste. Uhmm... sai che suspense! Più che Hitchcock con i suoi mistery però, mi pare che Moretti si sia rifatto a una brutta copia di  Walter Chiari in tv e al suo tormentone sul Sarchiapone. Ricordate? Parlava sempre del Sarchiapone, ma nessuno sapeva esattamente cosa fosse. Sarà  un Caimano sarchiaponato o un Sarchiapone caimanizzato? Questo è l'amletico problema che tormenterà le menti degli Italiani durante questa burrascosa primavera elettorale. 
Intanto si bypassa la par condicio  in nome dell'arte e della fatidica decima Musa. E perfino un rifondarolo come Mario Giordano si precipita a dire che il Parnaso (con l'Apollo Musagete Nanni) non può attendere la fine della campagna elettorale per distribuire una tal reliquia, poiché trattasi di Arte per Arte,  Art for Art's Sake.Ovvero del Bello e del Sublime! 
 
Diciamolo, questi ruffiani pamphlettini elettoralistici a scadenza elettorale preordinata (si veda il precedente e  miserevele "Aprile" che avrebbe propiziato la vittoria dell'Ulivo nel '96) a noi ci hanno proprio rotto! Pertanto, non farò l'improba fatica di correre a vederlo per poi farne masochisticamente una recensione. Prendete queste mie note, se volete, come una stroncatura preventiva genere da me inaugurato su questo blog ai tempi di un' altra autorevole pisciatina di pollo: La Tigre e la Neve di Benigni.
Allora ci azzeccai e pisciatina di pollo fu per davvero. Oltre che un bel flop per i botteghini. Vuoi scommettere che ci azzecco anche stavolta? Ci metterei la mano, non sul fuoco, ma tra le fauci acuminate del Caimano.
A' Caimà:  facci vincere dai! Sotto i denti del Caimano... niente. E nessun dolore. Nessun mistero né brutto né bello né buffo.Solo una patacca, l'ennesimo tarocco  De Sinistra.  (Nessie the Stronkator)

17 March 2006

El nost Milàn, la città che vince

Ci voleva proprio un segnale in questo paese disastrato. E non poteva venire che da Milano, la città che vince perché vuole vivere - così come recitava uno slogan scritto su un lungo striscione bianco. Perché vuole ribellarsi alla violenza, alla guerriglia urbana, al disordine , alle provocazioni continue, agli scioperi selvaggi e senza preavviso dei Cobas & co. E - diciamolo - anche perché Milano ha introiettato tanta di quella violenza duranti quei luttuosi anni di piombo che si sono trascinati per due decenni, che non poteva che avere una sana crisi di rigetto nei confronti di quei cialtroni vagabondi in permanente tournée con spranga, bastoni, pugni di ferro, molotov, sassaiole continue. E così in preda all' esasperazione, i milanesi li hanno pure pestati al grido di "Va' a lavurà lazarùn !"
Leoncavallo, per incominciare - scrisse Montanelli non appena fu eletto il sindaco Formentini della Lega, auspicandone la chiusura. Ma il Leonka rimase in piedi. Poi venne l'Albertini e il Leonka l'è lì anca mo'.
Ovvio, nessuno accusa questi poveri sindaci, ostaggi a loro volta dei facinorosi di professione dentro e fuori palazzo Marino, di non aver potuto chiudere i Centri Sociali. Tutti abbiamo visto come perfino la faccenda della Scala fosse stata trasformata nella sgangherata "Prova d'Orchestra " alla Fellini: tanti, troppi musicanti-musicisti, trambusto di fiati, ottoni e stecche e mai che si facesse davvero concerto. Una metafora? Con un prefetto (Ferrante) assurto - guarda caso - a mediatore politico della vertenza. E da lì spiccò poi il volo la sua carriera con candidatura per l'Unione.
A Milano è dura. Ieri sera però il corteo Law and Order c'è stato. Silenzioso, ordinato e civile. Senza slogan minacciosi, senza simboli di partito, senza pugni chiusi, urla, vociacce, sanpietrini, e barricate. Sfilano le corporazioni dei fornai coi cappelli bianchi in testa.
Sfila la brava gente operosa che per questo viene sbertucciata e vilipesa quotidianamente dai disservizi e disagi degli scioperati permanenti.
Massì! C'è stato Prodi, Fassino ed Enrico Letta che hanno dato forfait all'ultimo momento perché hanno visto qualche cartello a loro non gradito; perché sono stati promessi fischi (Ferrante qualcuno l'ha pure beccato) e fiaschi. Ma c'est la vie! Tanta fatica per smarcarsi dalla teppaglia, dopotutto a sinistra non la si fa. E c'è tra di loro, chi è addirittura più preoccupato che la teppa finisca al fresco come merita, piuttosto che gli impiegati abbiano le auto bruciate o che i negozianti, le vetrine in frantumi come in una nuova buia notte dei cristalli o i poliziotti il braccio rotto.
Perciò si sapeva, che il Berlusca là in mezzo era a casa sua più che in tv. E il Silvio se l'è è goduto, il suo bagno di folla! La fiaccolata c'è stata. Le maestranze comunali erano in prima fila (maggioranza e opposizione) una volta tanto senza stemmi di partito. Per una volta non abbiamo visto la tripla pappagorgia di Dario Fo sponsor dei Centri sociali, pontificare da tribuno dei lonkacavallini, né la faccia da primate di Milly Moratti, o il ranocchio Paolo Rossi che nessuna principessa trasformerà mai in Principe con un bacio.
Milàn, quella laboriosa e onesta, l'era tuta là, a godersi la sua serata di quasi primavera. Quasi.

15 March 2006

card.Martino: chi vuol salvare la propria Chiesa la perderà

Diamo pure a Cesare quel che è di Cesare. A Dio ciò che è  di Dio. A cardinale ciò che è di cardinale. A condizione che quest'ultimo non si prenda per  imam.  Il Vaticano faccia pure il Vaticano. Ma non La Mecca o la Medina. Altrimenti di questo passo si avverrerà la profezia di Nostradamus sui cavalli dei mori che verranno ad abbeverarsi alle fontane di S.Pietro. E senza neppure dover forzare le porte della caput mundi. Parlo ovviamente dell'ipotesi peregrina e francamente sconcertante di introdurre l'ora di Corano nelle scuole, da parte del card. Renato Martino avvenuta 48 ore dopo che quella stessa caldeggiata dall'UCOII dentro la Consulta di Pisanu, è stata bocciata dall'ala più moderata dei rappresentanti musulmani. Non ci mancava che Martino a perorare le proposte (indecenti)  degli integralisti legati ai Fratelli Musulmani d'Egitto. Molti settori ecclesiali sono attraversati da un preoccupante  irenismo, orientamento teologico questo, che tende all'unione delle differenti confessioni in base a punti considerati comuni. E' da considerarsi in un certo senso, un atteggiamento irenico anche quello del rabbino Di Segni e la sua visita alla moschea di Roma  (cfr: http://www.deborahfait.ilcannocchiale.it  post del 14/3 "Ma la par condicio, Rabbino?").
Ma torniamo a Santa Romana Chiesa di casa nostra per ricordare alcuni significativi antefatti. Il card. milanese Dionigi Tettamanzi in uno dei suoi frequenti afflati irenici ed ecumenisti, si fece fotografare a braccetto con l'imam di Gallarate. Non dovette trascorrere un lungo periodo perché quest'ultimo fosse sotto arresto e fatto espatriare per collusione col terrorismo islamista e si dovette chiudere la  moschea. Poi ci fu l'inopportuna  dichiarazione del card. Silvestrini contro le vignette anti-Maometto, prontamente  strumentalizzata dagli ulema. Passarono pochi giorni perché vi fosse un massacro da parte islamica di 45 cristiani africani nel Sudan, dove ovviamente non solo non circolavano vignette, ma i giornali non li leggono proprio perché non arrivano. Avete per caso visto un imam andare in Vaticano a scusarsi col Papa? 
Esulta ovviamente l'Ucoii nel trovare un membro di spicco del Consiglio Pontificio come il card. Martino, perorare l'ora di religione islamica. L'ora di religione cristiana   è continuamente messa in discussione e aggredita dalla forze ateiste e laiciste, come pure il crocifisso nelle aule, ma chissà perché, secondo Martino, bisognerebbe trasformare le scuole nell'oratorio multiconfessionale di Santa Rosalia, magari con annessi i tappettini per le eventuali genuflessioni musulmane: trascorsa l'ora col prete in tonaca nera, subentra l'imam in tonaca bianca. Frenano il Coreis e Scialoja: meglio qualche ora di storia delle religioni comparate. La stessa proposta la fanno i Radicali accompagnata, ovviamente, dalla revisione delle norme del Concordato.
E allora ecco svelato l'arcano del cardinale: piuttosto che rimettere in discussione il Concordato, con l'eventuale cacciata dell'ora di religione dalle scuole, allora si sarebbe disposti a cedere le "quote" di ore religiose: un tanto a me e un tanto a te, in una ridicola e spiazzante par condicio delle religioni. E' solo che il rimedio è peggiore del male. Levata di scudi dallo stesso mondo cattolico e   laico, con esponenti  di spicco come Galli della Loggia, il quale rinfaccia al cardinale di non occuparsi minimamente dei risvolti pratici che avrebbe una simile proposta: solo i bambini islamici avrebbero diritto all'ora di Corano? E i bambini buddisti e induisti? E i testimoni di Geova? Davvero non ce la caviamo più... Eppoi quale Corano e in quale versione e traduzione? - incalza  Magdi Allam. E  con quali docenti?
Anche la proposta dei Radicali sulla storia delle religioni non è esente da rischi. Già si tende a ideologizzare la storia  semplice, figurarsi una materia delicata come le religioni nel loro sviluppo storico! Perciò il mio punto di vista è: meglio lasciare le cose come stanno. Con l'ora di religione cristiana e basta. Con l'eventuale esonero per chi non la vuole seguire.
Se il card. Martino pensa di mettere in salvo la cristianiatà dall'erosione secolare e laicista da una parte, e dall'invasione islamista dall'altra, con la par condicio tra le quote religiose, è il caso di ricordargli quella famosa frase di Dostoevskij (scrittore cristiano) ne "I Fratelli Karamazov": chi vuole salvare la propria vita, la perderà. Se mi è concesso parafrasare un grande: chi vuole salvare la propria Chiesa,  la perderà. Poiché vi è la rinuncia a costituirsi da parte della stessa, quale argine identitario a fronte di una cultura religiosa assai più aggressiva e pervasiva.

13 March 2006

Annunziata Lucia: e questa è casa mia...

...e qui comando io...Dopo Rosy Bindi torniamo a parlare ancora di donne e di politica. Questa volta è di turno Lucia, la miracolata di Sarno, alla quale accadde da bambina, che mentre la mamma la  imboccava, un fulmine le si abbatté sul cucchiaino della pappa, ma la risparmiò. Cos'era? Un segno premonitore del destino? Le due donne sebbene appartengano, la prima alla politica, la seconda al giornalismo, hanno molto in comune: arroganza, presunzione, supponenza, mancanza di sense of humour e seriosità. Ma soprattutto un antiberlusconismo assai livoroso e pregiudiziale.
L'intervista era partita assai male: nervosismo, incapacità di concordare la struttura del programma, ma soprattutto una voglia matta da parte di Annunziata di prendersi una rivincita dopo che fu costretta a dare le dimissioni da presidente della Rai. Ovvio che fosse partita col piede sbagliato e con il pregiudizio un po' dipietresco di "io a quello  lì, lo sfascio". Si rilevava anche dalla fisiognomica del volto arcigno che è pur sempre un linguaggio extraverbale. Anche l'asprezza della voce è un linguaggio. Anche la scortesia esibita è un linguaggio.  Anche dare sulla voce e sovrapporre la propria a quella dell'interlocutore è un segno palese di impazienza, di intransigenza, di chiusura della comunicatività mediatico-giornalistica nonché di conflittualità. Sarò volutamente scorretta politicamente e a detta di qualcuno, anche poco solidale col mio stesso sesso,  ma quando vedo lo strabismo dell'Annunziata così poco venusiano e quel suo modo di guardare da sotto in su, e da sopra in giù con quell'aria di sufficienza di chi si sente "intellettualmente e moralmente superiore", sono presa da un irrefrenabile attacco di torcibudella. E quel suo reiterato "Questo non può dirlo, Presidente!" "Che lei dica che si alza e se ne va, questo non può dirlo". E quel ricordare di essere a "casa sua" dove comanda lei. Quale casa sua? TeleKabul alias Rai3? In un certo senso è vero: è roba loro dai tempi della lottizzazione RAI. Ma sottolinearlo è un atteggiamento da "padrona delle Ferriere" perfino scarsamente socialista. Lucia Lucia: ma non hai imparato niente dalla Rossanda quand'eri al Manifesto? O forse sei stata un'allieva fin troppo diligente, di quelle che poi superano i maestri. In questo caso, i cattivi maestri.
Certo è che da quando è iniziata questa campagna elettorale brutta,sporca e cattiva,  la sinistra ha dispiegato, perfino nei dettagli, una formidabile macchina da guerra antiberlusconiana: Confindustria, Corriere-Rcs Mediagroup, Magistratura (l'affaire Storace e il rinvio a giudizio per Berlusconi), sindacati e scioperi a gogò, no Tav, no global, guerriglia urbana, comici e satiri scatenati con lazzi e frizzi, giornalisti e mezzibusti schieratissimi. E ora anche l'Annunziata, il bisonte di Sarno, che carica a corna basse rotolando giù dalla penisola sorrentina.
Cosa avrei fatto al posto di Berlusconi? Non lo so se me ne sarei andata. Forse sarei rimasta lì a prenderla  un po' per i fondelli. Tuttavia non posso biasimare lo scatto di impazienza che lo ha indotto ad abbandonare la trasmissione e non vedo cosa ci sia da scandalizzarsi: se ne andò la Melandri da Excalibur, allorché litigò con Socci. Se ne andò Cacciari da Porta a Porta dopo aver litigato con Galan, se ne andò Cossiga da Ballarò. Perché non poteva farlo anche il Silvio? Semplice, perché per i mass- media il Berlusca è un San Sebastiano da trafiggere in ogni momento della legislatura. Mentre l'Annunziata sarebbe un esempio di giornalismo incalzante "all'americana". Ma quale americana? A me pareva una matronazza napoletana da Quartieri Spagnoli,  giù al mercato ortofrutticolo di Forcella. E alla faccia dello spirito yankee così imparziale e oggettivo. Premio Pulitzer per Lucia la miracolata, la quale non si sa bene se è più bella che intelligente o più intelligente che bella.

07 March 2006

Rosy Bindi e Magdi Allam: scontro sul centro islamico di Colle Val d'Elsa

Ieri 6 marzo la Giovanna d'Arco di Asinalonga Rosy Bindi, deputato della Margherita, ha risposto a Magdi Allam dalle pagine del Corriere sul futuro del centro culturale islamico di Colle Val d'Elsa. Che dire? Siamo stupiti di fronte a tanto sfoggio di ingenuo quanto pervicace wishful thinking. Senza conoscere nulla delle fonti di finanziamento, nulla della longa manus degli integralisti sul progetto urbanistico-archittetonico, lei ha già deciso per tutti noi Italiani che il Colle è il luogo-principe dell' incontro multukulti, sminuendo con disprezzo la raccolta di firme dei cittadini per il referendum. Vediamo di puntualizzare passo dopo passo alcune delle sue "sagaci" note.
Magdi Allam si preoccupa che la Divina Commedia finisca nel posto sbagliato, la futura biblioteca del centro culturale islamico di Colle Val d'Elsa. Eppure da persona colta qual è, dovrebbe essere contento.
R - Proprio perché Magdi Allam è persona colta e attenta al mondo islamico (dal quale, tra l'altro proviene) ha visto subito nella Divina Commedia un possibile "obiettivo sensibile" da parte degli islamisti, dato che in essa Maometto viene condannato all'Inferno.
Per questo vanno incoraggiati tutti quei progetti che in un quadro di regole trasparenti, come nel caso di Colle Val d'Elsa, contribuiscono a dare corpo a un'idea di cittadinanza più forte e condivisa. E vanno sostenute le amministrazioni locali che verso gli immigrati adottano strategie di inclusione...
R - Gli Italiani hanno il diritto di sapere chi si mettono in casa, chi sia la sedicente "Comunità dei musulmani di Siena e Provincia", quali siano le fonti di finanziamento, perché certe Amministrazioni "rosse" che la Bindi, da cattocomunista qual è, difende a spada tratta, si sentano in dovere di individuare in una dispendiosa e onerosa struttura di 3.200 mq. con un minareto di 8 mt e mezzo, una priorità per gli immigrati. Infine, perché e a che pro la Monte dei Paschi di Siena (banca dei DS) deliberi fondi per la costruzione di detta moschea.
Non a caso, l'Imam, artefice di questa intesa è stato a suo tempo indicato proprio da Allam, come un rappresentante di quell'Islam moderato con cui si vorrebbe dialogare.
R - Questo purtroppo è vero. Dopo i fatti di Beslan del 2 settembre 2004, ci fu un manifesto degli islamici cosiddetti moderati firmato anche dall'imam di Colle Val D'Elsa. Da lì, poi Magdi partì per sostenere l'idea (assai peregrina) della Consulta islamica. Dopodi ché cadde egli stesso vittima di un'iniziativa che, grazie alla miopia di PIsanu, ha incluso l'UCOII. La Consulta così come è stata istituita, venne poi criticata dallo stesso Allam nei suoi successivi articoli apparsi sul Corriere. Ma ora la Bindi le rinfaccia la sua incongruenza e il suo dietrofront. Intendiamoci: errare è umano e si può anche sbagliare valutazioni sull'imam. Ma ora lei di tutto ciò ne fa un trofeo e se ne fa scudo.
E' un nostro dovere, sancito dalla Costituzione, garantire la libertà religiosa, la più importante tra le libertà dell'uomo, ed evitare ogni forma di discriminazione.
R - L'articolo 19 della Costituzione sancisce la libertà di culto a condizione che i culti religiosi non contrastino con le norme penali, civili e amministrative del nostro Paese. Inoltre l'islam è realtà plurale e variegata (come mostrano anche le lotte irachene tra sunniti e sciiti), laddove ciascuna delle componenti religiose si arroga il diritto di essere "unica". E manca pertanto di una vera autorità ufficiale legalmente e civilmente riconosciuta.
Resto convinta che la via maestra per soffocare ogni forma di fondamentalismo politico sia quella di evitare la strumentalizzazione delle religioni e la demonizzazione di chi è diverso.
R - A patto poi che quei fondamentalisti che si vuole cacciare dalla porta principale non li si accolga in casa nostra facendoli rientrare dalla finestra, sotto mentite spoglie, sotto mendaci sigle e senza voler rendersi conto della loro astuta "taqiya" (dissimulazione).
Ben venga allora una biblioteca interculturale e interreligiosa in cui tra i testi sacri dell'Islam, del cristianesimo e dell'ebraismo, si possa leggere la biografia di S.Francesco scritta da Chiara Frugoni o quella mirabile novella di uno scrittore della Val d'Elsa, Giovanni Boccaccio, grande divulgatore di Dante, un cui l'ebreo Melchisedech mette i difficoltà il feroce Saladino e dimostra come tutti i credenti siano figli di un unico Dio...
R - E qui casca l'asina di Sinalunga (o Asinalonga). Chi ci va, una volta istituito il mega-centro islamico, a controllare che venga rispettata la par condicio e la reciprocità dei testi religiosi? Chi ne sarà il Garante? La Bindi? Stiamo freschi allora... Cominciamo subito a rimarcare la sua dhimmitudine psichica dal fatto che scrive Islam in lettera maiuscola, mentre cristianesimo ed ebraismo, lo scrive in minuscolo (notate voi stessi sul Corriere, prego!). La nozione di Dio unico, introdotta da Woytjla è materia di numerosi studi teologici e revisioni da parte di Papa Ratzinger. Se il Dio è uno per tutte e tre le religioni, allora non è più assoluto, ma diventa relativo. E perciò multiculturale. Questo spiegherebbe la dhimmitudine di molti cattolici verso l'islam e le loro debolissime resistenze specie in Terra Santa. Non sono osservante (benché cristiana) e non me ne intendo di teologia, ma qualcosa mi dice che se ciascuno si tenesse il proprio Dio Onnipotente, sarebbe molto meglio per tutti. Si eviterebbero tante - troppe confusioni.
Quanto alla "cattolicona" Rosy Bindi , dovrebbe semplicemente vergognarsi: i valori identitari dell'Occidente cristiano vengono difesi dagli atei (Oriana Fallaci e Giordano Bruno Guerri) , dai laici miscredenti (Marcello Pera e Giuliano Ferrara), dai cattolici eretici (don Baget Bozzo), perfino dai musulmani-laici come Magdi Allam. Ma non da lei.